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Full text of "Atti e memorie - Deputazione di storia patria per le province di Romagna"

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ATTI  E  MEMORIE 

DELLA 

R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA 

PER  LE  PROVINCIE  DI  ROMAGNA. 


ATTI  E  MEMORIE 


DELLA 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA 


PER  LE  PROVINCIE  DI  ROMAGNA 


Terza  serie  —  Vol.  XIV. 


(ANNO    ACCADEMICO    1895-96) 


BOLOGNA 

PRESSO   LA   R.   DEPUTAZIONE   DI  STORIA   PATRIA 
1896. 


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13  1834 

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Bologna,  Tip.  Alfonso  Garagnani  e  Figli 
già  Fava  e  Garagnani 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA 

PER  LE  PROVINCIE  DI  ROMAGNA 

Istituita  per  decreto  del  Governatore  dell' Emilia  del  10  febbraio  1860. 


PRESIDENTE  ' 
CARDUCCI  prof.  comm.  GIOSUÈ,  Senatore  del  Regno. 

SEGRETARIO 
MALAGOLA   prof.  comm.  CARLO. 

CONSIGLIO  DIRETTIVO 
BERTOLINI  prof.  comm.  FRANCESCO,   Vice 


Presidente  ,  •  ?  •  ,  • 

MALVEZZI  DE'  MEDICI  conte  cav.  dott.  NERIO    i   (^onstgUerz 
GAUDENZI  prof.  cav.  AUGUSTO 

CONSIGLIO   AMMINISTRATIVO 

FACCIOLI  cav.  prof.  ing.  RAFFAELE         )  . 

BRIZIO  prof.  cav.  EDOARDO  \    ^^^^^i?"^^* 

RUBBIANI  cav.  ALFONSO,  Tesoriere 


'  Presidenti  e  Segretarii  della.  Deputazione  : 
Presidenti  : 

Conte  comm.  Giovanni  Goszadini,  Senatore  del  Regno,  dal  10  febbraio 
1860  al  25  agosto  1887. 

Comm.  prof.  Giosuè  Carducci,  Senatofe  del  Regno,  dal  26  dicembre  1887; 
riconfermato  per  R.  Decreto  11  gennaio  1894. 

Segretarii  : 

Dott.  Luigi  Frati,  Segretario  dal  1860  al  26  dicembre  1863. 

Prof.  Luigi  Mercantini,  ff.  di  Segretario  dal  24  gennaio  al  24  febbraio 
1864;  Segretario  dal  24  febbraio  1864  al  26  febbraio  1865. 

Prof  Giosuè  Carducci,  ff.  di  Segretario  dal  12  marzo  al  10  dicembre 
1865;  Segretario  dal  10  dicembre  1865  al  26  novembre  1875. 

Conte  Cesare  Albicini,  ff.  di  Segretario  dal  28  novembre  al  26  dicembre 
1875;  Segretario  dal  26  dicembre  1875  al  27  giugno  1880;  ff.  di  Segretario 
sino  al  16  gennaio  1881  ;  Segretario  dal  16  gennaio  1881  al  28  luglio  1891. 

Prof  Car/o  Malagola,  flP.  di  Segretario  dal  28  luglio  1891;  Segretario 
dal  27  dicembre  1891  ;  rieletto  il  24  dicembre  1893. 

Gli  attuali  componenti  la  Presidenza  e  i  Consigli  della  Deputazione 
furono  eletti  nella  seduta  del  24  dicembre  1893  e  confermati  dal  Ministero 
di  P.  I    per  lettera  11  genn.  1894,  N.  16,863. 


ELENCO 


dei  Membri  Attivi  e  dei  Soci  Corrispondenti  della  R.  Deputazione 
colla  data  dei  decreti  di  nomina. 


t-Q^,,/^S*^,Si^ — 


MEMBRI  ATTIVI 

1.  Montanari  comm.  prof.  Antonio,   Senatore   del  Regno,   Meldola 

(Forlì) 1861-    8  maggio 

2.  Carducci  comm.  Giosuè ,  Senatore  del  Regno,  Membro   del  Cons. 

Superiore  di  pubbl.  Istruz.,  Accad.  della  Crusca,  Socio  onor. 
della  R.  Dep.  veneta  di  St.  Patria,  prof,  di  Letteratura  italiana 
nella  R.  Università,  Presidente  della  R.  Commiss,  pei  Testi  di 
Lingua ,  Bologna 1804  -  10  gennaio 

3.  Teza  comm.  Emilio,  professore   di  Sanscrito    e    di  Stor.  compar. 

delle  lingue  class,  nella  R.  Univ.,  Padova.  1864  -  24  aprile 

4.  Malagola  comm.  Carlo,  Socio   corr.   della   R.  Deput.  veneta    di 

St.  Patr.  e  della  R.  Dep.  per  le  Prov.  modenesi,  Segr.  della 
R.  Commiss.  Araldica  per  le  Romagne,  Direttore  dell'Archivio 
di  Stato,  professore  incaricato  di  paleografìa  e  diplomatica  e 
Dottore  Collegiato  Onorario  della  Facoltà  giuridica  della  R.  Uni- 
versità, Bologna 1876  -  15  giugno   * 

5.  Masi  avv.  comm.  Ernesto,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  veneta  di  St. 

Patr.,  R.  Provveditore  agii  studi,  Firenze,  1876  -  L5  giugno    * 

6.  Malvezzi    de'  Medici    conte    cav.    dott.    Nerio,    Presidente   della 

R.  Commissione  Araldica  per  le  Provincie  di  Romagna, 
Bologna 1878 -17  marzo    ' 

7.  Ricci  dott.  cav.  Corrado,  Dottore  Collegiato  Onorario  della  Facoltà 

di  Lettere  della  R.  Università  di  Bologna,  Socio  corr.  della  R. 
Dep.  veneta  di  St.  Patria,  e  della  R.  Dep.  parmense.  Reggente  la 
Direzione  della  R.  Pinacoteca,  Parma.     .  1884-    8  giugno   * 

8.  ViLLARi  comm.  Pasquale,  Senatore  del  Regno,  Membro  del  Cons.  Sup. 

di  Pubbl.  Istr.,  Socio  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  Socio  onor.  della  R. 
Dep.  veneta  di  St.  Patr.,  Vice  Pres.  della  toscana,  Accad.  corr. 
della  Crusca,  Pres.  d'ella  Fac.  di  Lettere  nel  R.  Istituto  di  Studi  su- 
periori pratici  e  di  perfezionamento,  i^zrense  1884-  8  giugno 


'  Socio  corrisp.     9  dicembre  1875. 
^      »  »         21  febbraio    1875. 


3  Socio  corrisp.     9  dicembre  1875. 
"       »  »  Sffiu^no     1880. 


ALBO    DEI    SOCI 


VII 


9.  Faccioli  prof.  cav.  ing.  Raffaele,  Dire tt.  dell'uff.  regionale  per  la  conser- 
vazione dei  monumenti  neìVEmìVia, Bolor/na,  1885  -  19  marzo     * 

10.  Brizio  cav.  Edoardo,  professore  di  Archeologia  e  Numismatica  nella 

R.  Università,  Direttore  del  Museo  archeologico  e  degli  Scavi  di 
antichità  per  l'Emilia  e  le  M-àvche,  Bologna,  1886  -  11  agosto    ^ 

11.  Bertolini  comm.  Francesco,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  Tose.  diSt.Patr., 

Preside  della  facoltà  di  Lettere  e  Filosofia  e  prof,  di  storia  an- 
tica nella  R.  Università,  Bologna      .     .     .  1887  - 16  genn.      ^ 

12.  RuBBiANi  cav.  Alfonso,  Membro  della  Comm.  conserv.  deiMonum.,  R. 

Ispettore  per  gli  scavi  e  monumenti,  Bologna  1887  -  16  genn.      * 

13.  CoMELLi  dott.  Giambattista,  Bologna  .     .     .  1889  -  17  genn.      ^ 

14.  Dallari  dott.  Umberto,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  per  le 

Prov.  modenesi.  Sotto  Archivista  nell'Archivio  di  Stato,  Modena 

1889  -  17  genn.      « 

15.  Gaudenzi  avv.  cav.  Augusto,  professore  di  storia  del  Diritto  ita- 

liano nella  R.  Università,  Bologìia  .     .     .  1889 -17  genn.      ' 

16.  Orsi  dott.  Paolo,   professore   incciricato   di   Archeologia   nella  R. 

Università  di  Catania,  Ispettore  del  Museo  Nazionale,  Siracusa 

1890 -13  marzo    « 

17.  Favaro  n.  u.  comm,  Antonio,  Socio  ord.  della  R.  Dep.  veneta  di  St. 

Patr.  e  corr.  della  toscana,  professore  nella  Scuola  d'  Appi, 
degl'  Ingegneri  e  Presidente  della  R.  Accademia  di  scienze,  let- 
tere ed  arti,  Padova 1892-    5  maggio  '■' 

18.  Pasolini  conte  cav.  dott.  Pier  Desiderio,  Senatore  del  Regno,  Socio 

corr.  della  R.  Dep.  veneta  di  St.  Patr.,  e  della  toscana,  Raveìina 

1893-    8  giugno*» 

19.  Sal VIGNI    dott.   Giambattista ,  professore    di    Statistica   nella   R. 

Università,  Bologna 1894  -  15  febbr.  " 

20 

21 

22 

23 

24 


'  Socio 

corrisp. 

4  giugno 

1873. 

7 

Socio 

coi'risp. 

29  marzo 

1885. 

-       » 

» 

1  maggio 

1881. 

8 

» 

» 

3  ottobre 

1882. 

3          » 

» 

14  febbraio 

1869. 

9 

» 

» 

4  aprile 

1886. 

"          » 

» 

G  marzo 

1881. 

10 

» 

» 

2  maggio 

1869. 

6          » 

» 

24  febbraio 

1884. 

11 

» 

» 

7  febbraio 

1890 

6         » 

» 

27  agosto 

1885. 

vili  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

SOCI  CORRISPONDENTI 

Alberti  prof.  avv.  Massimiliano,  Treviso      .     .  30  novembre  1861 

Albini  prof.  dott.  Giuseppe,  Bologna    .     .     .     .11  agosto      1886 

Amaducci  prof.  dott.  Paolo,  Preside  del  Ginnasio-Liceo,  e  Membro  della 
Comra.  prov.  cons.  dei  Monumenti,  Ravenna,  22  febbraio  1894 

Antaldi  march,  cav.  avv.  Ciro,  Vice  Pres.  della  R.  Dep.  di  St. 
Patr.  delle  Marche;  Membro  della  R.  Comm.  Araldica  delle 
Marche,  Bibliotecario  della  01iveriana,Pe5a?'o  21  febbraio  1875 

Anselmi  cav.  Anselmo,  Socio  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  delle  Marche, 
R.    Ispettore  dei  monumenti  e  degli  scavi,   Arcevt'a    (Ancona) 

16  aprile       1891 

Argxani  prof.  Federico,  R.  Ispettore  dei  monum.  e  degli  scavi.  Diret- 
tore della  Pinacoteca  comunale,  Faenza      17  maggio     1888 

Aria  conte  cav.  Pompeo,  Bologna 11  febbraio  1883 

Bacchi  Della  Lega  dott.  Alberto,  Sotto  bibliotecario  nella  Biblioteca 
della  R.  Università,  Bologna 16  gennaio    1887 

Bagli  avv.  Giuseppe  Gaspare,  Bologna     ...  29  marzo       1885 

Barnabei  prof.  comm.  Felice,  Direttore  del  Museo  Nazionale  romano, 
Socio  corr.  dell'  Acc.  dei  Lincei,  Roma    .  31  ottobre     1882 

Barozzi  n.  u.  comm.  Nicolò,  Socio  ord.  della  R.  Dep.  veneta  di  St. 
Patr. ,  Socio  corr.  della  R.  Dep.di  St.  Patr.  di  Piem.  e 
Lomb.,  Venezia 13  gennaio    1867 

Bellucci  commendator  Giuseppe,  Professore  nell'  Università,  Pe- 
rugia    11  febbraio   1883 

Beltrami  ing.  comm.  Luca,  Deputato  al  Parlamento,  professore  nel  R. 
Istituto  tecnico  superiore  di  Milano,  Membro  eff.  della  R.  Dep.  di 
St.  Patr.  di  Piem.  e  Lomb.,  Direttore  dell'ufficio  region.  per  la  con- 
serv.  dei  monumenti  nella  Lombardia,  Milano,  2  giugno      1889 

Benadduci  cav.  Giovanni,  Socio  della  R.  Dep.  di  St,  Patr.  delle 
Marche,  Tolentino 17  maggio     1888 

S.  E.  Berti  comm.  Domenico,  Deputato  al  Parlamento  ,  Prof.  onor. 
della  R.  Univ.  di  Bologna,  Socio  dell'  Acc.  dei  Lincei,  Socio  onor. 
della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  di  Piem.  e  Lomb.,  Socio  on.  della 
R.  Deput.  veneta.  Primo  Segretario  di  S.  M.  per  l'Ordine 
Mauriziano  e  Cancelliere  dell'  Ordine  della  Corona  d'  Italia, 
Roma 31  ottobre     1882 

Bollati  di  S.'  Pierre  barone  comm.  avv.  Emanuele,  M.  Eff.  della  R. 
Dep.  di  St.  Patr.  di  Piem.  e  Lomb.,  Soprintendente  dell'Archivio 
di  Stato,  Torino 28  dicembre  1864 


ALBO     DEI    SOCI  IX 

Brandi  avv.  prof.  Brando,  Bibliotecario  del  Ministero  dell'  Interno, 
Roma 19  luglio        1888 

Breventani  canonico  prof,  don  Luigi,  Bologna   .     2  giugno      1889 

Brini  avv.  Giuseppe,  professore  di  Diritto  romano  nella  R.  Università, 
Bologna 27  febbraio   1890 

Busi  cav.  avv.  Leonida,  Pi'of.  emer.  dell'  Univ.  di  Ferrara,  Bologna 

11  febbraio  1883 

Calzini  prof,  Egidio,  Forlì 22  maggio     1894 

Cant.alamessa  prof.  cav.  Giulio,  Socio  della  R.  Dep.  di  St.  Patr. 
delle  Marche,  Reggente  la  Direzione  della  R.  Pinacoteca,  Modena 

13  agosto      1889 

Capellini  comm.  Giovanni,  Senatore  del  Regno,  Socio  della  R.  Aec. 
dei  Lincei,  professore  di  geologia  e  Direttore  del  Museo  geo- 
logico, Bologna 31  ottobre     1882 

Carl'tti  di  Cantogno  barone  comm.  Domenico,  Senatore  del  Regno, 
Bibliotecario  di  Sua  Maestà,  Socio  della  R.  Acc.  dei  Lincei, 
Socio  on,  della  R.  Dep.  veneta  di  St.  Patr.,  corr.  della  toscana, 
Pres.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  pel  Piemonte  e  Lombardia, 
Torino 11  febbraio  1883 

Casagrandi  dott.  Vincenzo,  professore  di  Storia  antica  nella  R.  Uni- 
versità, Catania 31  ottobre     1882 

Castelfranco  prof.  Pompeo,  S.  Corr.  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  R.  Ispettore 
dei  monumenti  e  degli  scavi,  Milano   .     .15  aprile       1883 

Cavazza  conte  cav.  dott.  Francesco,  Bologna     .  17  gennaio    1889 

CiLLENi  Nepis  conte  Carlo,  R.  Ispett.  scoìast,  Aquila,  3  luglio       1892 

Corradi  dott.  prof.  Augusto,  Rettore  del  Collegio  Nazionale, 

Correggio  (Reggio  Emilia) 8  giugno      1884 

Costa  Torquato,  Anzola  (Bologna) 31  ottobre     1882 

Dall'Osso  dott.  Innocenzo,  Bologna     ....  11  febbraio  1883 

DaPonte  dott.  cav. Pietro, R. Ispett.  degli  scavi  e  mon.,  Corr.  della R.Dep. 
di  St.  Patr.  di  Piemonte  e  Lombardia  e  della  R.  Dep.  parmense. 
Conservatore  del  Museo  patrio,  Brescia,    25  luglio       1887 

Del  Lungo  prof.  comm.  Isidoro,  Socio  corr.  dei  Lincei,  Socio  ord. 
della  R.  Dep.  tose,  di  Storia  Patria,  corr.  delia  R.  Dep.  veneta, 
Accademico  residente  della  Crusca,  Firenze,  15  marzo       1863 

De  Montet  cav.  Alberto,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  di 
Piemonte  e  Lombardia,  Segretario  della  Società  storica  della 
Svizzera  romanza,  Vevey  (Svizzera)     .     .  18  febbraio    1886 

De  Paoli  avv.  comm.  Enrico,  Soprintendente  dell'  Archivio  di  Stato, 
Roma 19  ciugno      1890 


X  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

DuiiN  (vori)  tlott.  Federico,  professore  di  archeologia  nell'Università, 
I-leidcìherfj  (Baden) 24  febbraio  1884 

Ellero  corani.  Pietro,  Senatore  del  Regno,  Prof,  enaer,  della  R.  Univ. 
di    Bologna,  Consigliere  di  Stato,  Roma.  17  aprile       1865 

Fallktti  Fossati  cav.  Pio  Carlo,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  tose,  di 
St.  Patr.,  professore  di  Storia  moderna  nella  R.  Università, 
Bologna 15  febbraio  1894 

Fanti  avv.  cav.  Innocenzo,  Fermo 31  ottobre     1882 

Ferraro  prof.  cav.  Giuseppe,  R.  Provveditore  agli  Studi,  Reggio 
Emilia 18  febbraio  1886 

Ferrerò  prof.  cav.  Ermanno,  Dottore  aggregato  della  Facoltà  di  Lettere 
della  R.  Università,  R.  Ispettore  degli  Scavi  e  monumenti,  Mem. 
eff.  della  R.  Deputazione  di  St.  Patr.  di  Piem.  e  Lomb.,  Torino 

31  ottobre     1882 

S.  E.  Finali  avv.  comm.  Gaspare,  Senatore  del  Regno,  Presidente 
della  R.  Corte  dei  Conti,  Roma    ....  6  gennaio    1866  * 

Fiorini  cav.  Vittorio,  professore  di  Storia  nel  R.  Liceo  E.  Q.  Visconti, 
Roma 8  giugno      1884 

Fornelli  cav.  Nicola,  professore  nella  R.  Università,  Napoli 

29  gennaio    1891 

Gamurrini  comm.  Gian  Francesco,  S.  C.  della  R.  Acc.  dei  Lincei, 
Socio  ord.  della  R.  Dep.  tose,  di  St.  Patr.,  Presidente  dell'Ac- 
cademia di  Scienze ,  lettere  ed  arti  d'  Arezzo ,  Monte  S. 
Sarino 31  ottobre     1882 

Gandini  conte  Luigi  Alberto,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  per 
le  Prov.  modenesi,  Modena 25  luglio       1887 

Gandino  comm.  Giambattista,  Membro  del  Consiglio  Superiore  di 
pubblica  Istruzione,  professore  di  Letteratura  latina  nella  R. 
Università,  Bologna 10  gennaio    1864 

Gatti  prof.  Angelo,   Bologna 2  giugno      1889 

Gennarelli  avv.  comm.  Achille,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  tose, 
di  St.  Patr.^  prof,  emerito  nel  R.  Istituto  di  Studi  superiori, 
Firenze 21  dicemb.    1864  * 

Ghirardini  dott.  cav.  Gherardo,  professore  di  archeologia  nella  R.  Uni- 
versità, Socio  della  R.  Acc.  de' Lincei,  P/5(X  ,    11  febbraio   1883 

1  (j\k   Membro   Attivo    per    decr.  26   marzo    1860;   poi,    per    sua   do- 
manda, Socio   Corrispondente. 

2  Già  Membro  Attivo  sin  dal  Decreto  d'istituzione,  del  10  febbraio  1860; 
poi,  per  sua  domanda,  Sodo  Corrispondente. 


ALBO    DEI    SOCI  XI 

Giorgi  cav.  Francesco,  ufficiale  nel  R.  Archivio  di  Stato,  Bologna 

6  agosto      1890 

GoLDMANN  dott.  Arturo,   Vienna 2  giugno     1889 

GuARiNi  conte  Filippo,  Forlì 24  aprile       1873 

GuERRiNi  dott.  cav.  Olindo,  Bibliotecario  della  R.  Università,  Bo- 
logna   3  giugno     1880 

Gl'idotti  avv.  cav.  Achille,  Bologna     .     .     .     .31  ottobre     1882 

Hercolani  principe  Alfonso,  cav.  di  Malta,  Bologna  31  ottobre     1882 

HoDGKiN  prof.  Tommaso  ,    Neiccastle  on-Tyne  (Inghilterra) 

11  febbraio   1883 

HoFFMANN,  dott.  W.  J.,  Segretario  Gen.  della  Società  Antropologica, 
Washington 21  maggio     1885 

.JoNESCo  dott.  Nicola,  professore  di  storia  nell'Università,  Jassi 
(Rumenia) 17  gennaio    1889 

La  Mantia  avv.  cav.  Vito,  Consigliere  della  Corte  di  Cassazione, 
Palermo 31  ottobre     1882 

Lega  dott.  cav.  Achille,  Brisighella  (Ravenna)  .  10  giugno      1887 

LovATELLi  contessa  Ersilia,  nata  Caetani  dei  principi  di  Sermoneta, 
Socia  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  Roma  31  ottobre     1882 

Ll'mbroso  prof.  cav.  Giacomo,  Socio  della  R.  Acc.  dei  Lincei  , 
Roma 11  febbraio   1883 

LrscHiN  von  Ebengreuth  dott.  Arnoldo,  professore  di  storia  del  Diritto 
nella  I.  R.  Università,  Gratz 31  ottobre     1882 

Malaguzzi-Valeri  conte  dott.  Francesco,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di 
St.  Patr.  per  le  Prov.  modenesi,  Bologna,       5  febbraio    1893 

Malaguzzi- Valeri  conte  cav.  Ippolito,  Socio  etf.  della  R.  Dep.  di  St, 
Patr.  per  le  Prov.  modenesi.  Socio  corr.  della  R.  Dep.  ven., 
Segr.  della  R.  Comm;  Araldica  modenese ,  Direttore  dell'  Ar- 
chivio di  Stato,  Modena 29  gennaio    1891 

Manzoni  conte  Luigi,  R.  Isp.  dei  mon.  e  scavi,  Litgo,  18  marzo       1877 

Marcello  n.  u.  cav.  Andrea,  Socio  ord.  della  R.  Dep.  veneta 
di  St.  Patr. ,  Segr.  della  R.  Comm.  Araldica  veneta,  Ve- 
nezia   16  gennaio    1887 

Mazzatinti  prof.  Giuseppe  ,  Soc.  corr.  della  R.  Dep.  tose,  di  St. 
Patr. ,  Bibliotecario  e  Conservatore  dell'  Archivio  comunale , 
Forlì 2  giugno     1889 

Milani  prof.  cav.  Luigi  Adriano,  Direttore  del  R.  Museo  Archeologico, 
Libero  docente  di  archeologia  nell'  Istituto  di  Studi  superiori, 
Socio  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  Membro  della  Comm.  cons.  dei 
mon.,  Firenze 11  febbraio   1883 


XII  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

MoNTELius  prof.  Oscar,  Conservatore  del  R.  Museo,  Stocolma 

11  febbraio   1883 

MoRPURGO  dott.  Solomone,  Libero  docente  di  letteratura  itul.  nella  R. 
Univ.  di  Bologna,  Bibliotecario  della  Riccardiana,  Firenze 

11  febbraio   188.3 

Musatti  dott.  cav.  Eugenio,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  veneta  di  Storia 
Patria,  Padova 2  giugno      1889 

NicoLuoci  comm.  Giustiniano ,  professore  di  antropologia  nella  R. 
Università,  Napoli 31  ottobre     1882 

Orsini  Antonio,  Archivista  comunale,  Cento.     .  24  febbraio    1884 

Palmieri  avv.  Giambattista,  Bologna   ....     5  febbraio   1893 

Panzacchi  prof.  comm.  Enrico,  Pres.  della  R.  Acc.  di  Belle  Arti,  Direttore 
dell'  Istituto  di  Belle  Arti,  Prof,  di  estetica  nella  R.  Università, 
Bologna 31  ottobre     1882 

Pellegrini  dott.  Flaminio,  professore  di  Lettere  italiane  nel  R.  Liceo, 
Vigevano 6  agosto      1890 

Podestà  barone  cav.  Bartolomeo ,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  toscana 
di  St.  Patr.,  Pref.  della  Bibl.  Naz.,  Firenze,    10  gennaio    1864 

Poggi  magg.  comm.  dott.  Vittorio,  Membro  eff.  della  R.  Dep.  di  St. 
Patr.  di  Piem.  e  Lomb.  e  della  R.  Dep.  parmense  ,  Direttore 
della   Biblioteca    e    dell'  Archivio    Comunale,    Savona. 

11  febbraio  1883 

Ranci  Tommaso,  CoHgnola  (Ravenna)  ....     6  agosto      1890 

Rava  S.  e.  cav.  Luigi,  Deputato  al  Parlamento,  Sotto  Segretario  di 
Stato  pel  Ministero  delle  Poste  e  Telegrafi  ,  Professore  incar. 
nella  R.  Univ.  di  Bologna,  Roma    ...  17  gennaio    1889 

Rocchi  prof.  cav.  Gino,  Direttore  del  Ginnasio  Guido  Guinizelli., 
Bologna • .     .     .     3  gennaio    1875 

Roncagli  avv.  Giuseppe  Gaetano,  Bologna    .     .  11  febbraio  1883 

Rossi  prof.  cav.  Girolamo,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  tose,  di  St.  Patr. 
R.  Ispett.  dei  mon.  e  degli  scavi,  Ventimiglia.,  2   maggio     18(39 

Rossi  dott.  Luigi,  professore  di  Diritto  costituzionale  nella  R.  Uni- 
versità, Bologna 29  gennaio    1891 

Ruga    avv.     Cesare,    Adiut.    nel    Museo    archeol.    Bologna 

16  gennaio    1887 

Rugarli  conte  dott.  Vittorio,  professore  nel  Ginnasio  Guinizelli,  Bo- 
logna      1  aprile      1894 

Salinas  comm.  Antonino,  Membro  del  Consiglio  Superiore  di  Pubblica 
Istruzione,  S.  C.  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  professore  di  archeo- 
logia nella  R.  Università  e  Direttore  del  Museo  Nazionale, 
Palermo 31  ottobre     1882 


ALBO    DEI    SOCI  XIII 

Sammarixi  ing.  Achille,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St,  Patr.  per  le 
Prov.  modenesi,  Presidente  della  Commissione  municipale  di 
storia  patria  e  belle  arti.  Carpi  ....  25  luglio       1887 

Santarelli  avv.  cav.  Antonio,  Direttore  del  Museo  Archeologico,  R.  Ispet- 
tore dei  monumenti  e  degli  scavi,  Foì^lì ,    31  ottobre     1882 

Sant AGATA  comm.  Domenico,  Vice  Segr.  dell' Acc.  delle  Scienze,  Prof, 
eraer.    della   R.    Università,  Bologna  .     .     4  gennaio    1894 

Saxvitale  conte  cav.  Stefano,  Parma  ....  31  ottobre     1882 

ScARABELLi  GoMMi  Flaminj  comm.  Giuseppe,  Senatore  del  Regno,  R. 
Ispettore  dei  monumenti  e  degli  scavi,  Imola,  8  giugno      1884 

ScHUPFER  avv.  comm.  Fx'ancesco,  Membro  del  Cous.  Sup.  della  Pubbl. 
Istr.,  Socio  dell' Acc.  dei  Lincei,  Soc.  on.  della  R.  Dep.  veneta 
di  St.  Patr.,  professore  di  storia  del  Diritto  italiano  nella  R. 
Università,  Roma 28  gennaio    1872 

Serafini  comm.  avv.  Filippo,  Senatore  del  Regno,  Membro  del  Cons. 
Sup.  di  Pubbl.  Istr.,  Socio  dell' Acc.  dei  Lincei,  Rettore  della  R. 
Università,  prof,  di  Diritto  romano,  Pisa^     14  febbraio   1869 

Sergi  dott.  Giuseppe,  professore  di  antropologia  nella  R.  Università, 
Roma 11  febbraio  1883 

Setti  prof.  Giovanni,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  per  le 
Prov.  modenesi.  Libero  docente  di  Lettere  greche  nella  R. 
Università,  Pisa 15  aprile       1883 

Silveri-Gentiloni  conte  cav.  xlristide,  R.  Ispettore  dei  monumenti  e 
degli  scavi.  Macerata 11  febbraio   1883 

Simoni  cav.  dott.  Giuseppe,  Medicina    ....  16  maggio     1895 

Solerti  dott.  cav.  Angelo,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  per 
le  Prov.  modenesi ,  professore  di  Lettere  italiane  nel  R.  Liceo 
Galvani,  Bologna 27  marzo      1892 

Spinelli  cav.  Alessandro  Giuseppe  ,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di 
St.  Patr.  per  le  Prov.  modenesi  e  della  R.  Dep.  parmense, 
Modena 2  giugno      1889 

S.  E.  Tabarrini  comm.  avv.  Marco,  Vice  Pres.  del  Senato  del  Regno, 
Acc.  res.  della  Crusca,  Socio  dell'Acc.  dei  Lincei,  Pres.  della  R. 
Dep.  tose,  di  St.  Patr.,  Socio  on.  della  veneta ,  Socio  corr.  della 
parmense.  Presidente  del  Consiglio  di  Stato  e  del  Consiglio 
degli  Archivi,  Roma 28  dicembre  1864 

Tamassia  cav.  Nino,  Professore  di  storia  del  Diritto  italiano  nella 
R.  Università,  Pisa       7  maggio      1893 

Tonini  prof.  cav.  dott.  Carlo,  Bibliotecario  comunale,  R.  Ispettore  dei 
monumenti  e  degli  scavi,  Rimini    .     .     .11  febbraio   1883 


XIV  R,  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Toschi  dott.  Giambattista,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr.  per  le 
Prov.  modenesi ,  R.  Ispett.  dei  monumenti  e  degli  scavi,  Baim 
(Rog'gio  d'  Emilia) 8  giugno      1884 

Tkovanelli  prof.  avv.  Silvio,  Libero  docente  di  filosofìa  del  diritto 
nella  R.  Università,  Bologna 16  aprile       1891 

Ungarelli  Gaspare,  Bologna 29  gennaio    1891 

UiujANi  De  Gheltof  cav.  Giuseppe  Marino,  Direttore  del  Museo  Civico 
di  Murano,   Venezia 31  ottobre     1882 

Venturi  prof.  cav.  Adolfo,  Socio  corr.  della  R.  Dep.  di  St.  Patr. 
per  le  Prov.  modenesi.  Ispettore  dei  Musei  presso  il  Ministero 
della  pubblica  Istruzione,  Libero  docente  di  storia  dell'  arte 
nella  R.  Università,  Roma 29  marzo       1885 

Vernarecci  canonico  prof.  cav.  Augusto,  Socio  della  R.  Dep.  di 
St.  Patr.  delle  Marche,  Bibliotecario  comunale,  R.  Ispettore  dei 
raon.  e  degli  scavi,  Fossomhrone    ...  26  marzo       1882 

Zenatti  prof.  dott.  Albino,  Socio  coit.  della  R.  Dep.  tose,  di  St.  Patr., 
Messina 11  febbraio    1883 

ZoNGiii  mons.  Aurelio ,  Socio  On.  della  R.  Dep.  delle  Marche, 
corr.  della    R.   Dep.    veneta   e   della  toscana  ,  Vescovo  di  Jesi 

31  ottobre     1882 

ZoRLi  conte  dott.  Alberto,  professore  di  Scienza  della  finanza  nella  R. 
Università,  Macerata 15  aprile       1883 


DEFUNTI  DURANTE  L'  ANNO  1895 
MEMBRI  ATTIVI 

BoTTRiGARi    n.    u.  cav.    dott.    Enrico,   Bologna  —    Mem.    Att.    13 
dicembre  1878. 

("l-  in  Bologna,  1   novembre   1895). 
De  Leva  comm.  prof.  Giuseppe,  Padova  —  Mera.  Att.  8  giù.  1884. 

{-{  in  Padova,  30  novembre  1895). 

SOCI  CORRISPONDENTI 

SruTELLARi  cav.  dott.  Girolamo,  Ferrara  —  Socio  Corr.  15  maggio 
1870. 

(^  in  Ferrara,  13  marzo  1895). 

Bologna  1.°  gennaio  1896. 


DOCUMENTI  BOLOGNESI 

SULLA  FAZIONE  DEI  BIANCHI 


-Uopo  la  cacciata  del  1302,  molti  dei  guelfi  Bianchi  fioren- 
tini ripararono  a  Bologna  come  a  città  non  soltanto  vicina  e 
sicura,  ma  anche  singolarmente  propizia  ai  loro  disegni.  Qui 
infatti,  dopo  la  cacciata  dei  Lambertazzi  ghibellini  (1274  e  1280), 
la  parte  geremea  rimasta  padrona  del  campo  s'era  andata  sud- 
dividendo in  due  fazioni  quella  dei  guelfi  puri,  sostenuta  dal 
marchese  di  Ferrara  e  l' altra  con  tendenze  al  ghibellinismo,  che 
ormai  prevaleva  a  forza  di  violenze,  di  condanne  capitali  e  di 
proscrizioni.  Come  si  vede  lo  stato  politico  interno  delle  due 
città  presentava  un  notevole  parallelismo  ;  e  ciò  spiega  come  i 
profughi  fiorentini  potessero  trovare  in  Bologna  comunanza  di 
aspirazioni,  benevola  ospitalità,  e  più  tardi  anche  valido  soc- 
corso d' armati  nelle  spedizioni  che  essi  tentarono  contro  Fi- 
renze. 

Cosi  del  marzo  1303  noi  troviamo  che,  mentre  i  Bianchi, 
avendo  a  capo  Scarpetta  degli  Ordelaffì,  Signore  di  Forlì,  cer- 
cavano d' espugnare  il  castello  di  Montepulciano,  giunse  a  Bo- 
logna da  Faenza  Guidobono  Zalafoni  quale  ambasciatore ,  ed 
espose  in  Consiglio,  il  giorno  12  del  predetto  mese,  come  la 
sua  città  «  intendat  de  'peditihus  et  militibus  suis  macci- 
mum  subsidium  prestare  et  dare  illis  de  Florentia,  qui  vo- 
cantur  albi,  qui  sunt  in  eocercitu  apud  terram  et  castrum 
Pulizani  ».  Domandava  pertanto  che  il  Comune  bolognese  vo- 


2  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

lesse  a  sua  volta  mandare  circa  duecento  militi  per  la  guardia 
di  Faenza  ^  Il  soccorso  richiesto  non  solo  fu  concesso  ,  ma 
fu  anche  provveduto  all'  invio  d' altri  militi  in  soccorso  di- 
retto dei  fuorusciti  fiorentini.  Gli  storici  bolognesi,  e  fra  essi 
principalmente  il  Ghirardacci,  ^  ricordano  questo  fatto,  regi- 
strando precisamente  il  giorno  12  marzo,  nel  quale  lo  Zalafoni 
espose  la  sua  ambasciata  al  Consiglio  bolognese;  ma  questa 
ambasciata,  ed  in  conseguenza  l'assedio  di  Montepulciano,  pon- 
gono 'sotto  il  1302:  data  evidentemente  insostenibile,  se  nel  12 
marzo  di  quest'  ultimo  anno  i  Bianchi  non  essendo  ancora  stati 
espulsi  dalla  loro  città,  non  potevano  aver  bisogno  di  siffatti 
aiuti  dal  Comune  di  Bologna. 

Come  si  sa,  l' impresa  di  Montepulciano,  a  somiglianza  delle 
prime  di  Piantavigne  e  del  Mugello  nell'estate  del  1302,  fu 
fatale  ai  Bianchi,  dei  quali  alcuni  anzi,  catturati  dai  Neri,  ven- 
nero tratti  al  supplizio  in  Firenze,  Fra  questi  Alberto  Donati, 
di  cui  Dino  Compagni  descrive  la  tragica  fine  3,  e  che  in  ad- 
dietro dimorava  in  Bologna,  dove  il  4  marzo  1303  figurò  te- 
stimonio in  un  atto,  mediante  il  quale  il  fiorentino  Pinuccio  di 
Spina  Falconi  promise  di  rifondere  il  prezzo  di  tre  cavalli,  nel 
caso  che  morissero  o  si  guastassero,  a  certo  Bitino  di  Alberto 
Zapante,  da  cui  avevagli  avuti,  per  servirsene  «  in  felicem 
cavalcatam,  quam  fieri  debet  per  capilaneum  partis  Bianche 
civitatis  Florentie  versus  parfes  Florentie  »  ^.  Come  poi  la 
spedizione  riuscisse  felice  s'è  or  ora  veduto! 

In  seguito  alla  disfatta  di  Montepulciano,  Pistoia  stessa, 
alleata  dei  fuorusciti  fiorentini,  si  vide  in  pericolo;  e  preve- 
dendo un'  aggressione  dei  Neri,  a  meglio  premunirsi  mandò  nel 
maggio  quali  ambasciatori  a  Bologna  gli  stessi  suoi  Anziani  ed 


'  Archivio  di  Stato  di  Bologna.  —  Sezione  del  Comune.  —  Riforma- 
gioni,  voi.  D. ,  e.  216. 

'  Ghirardacci  C.  ,  Eistoria  di  Bologna,  ivi.  Rossi,  toin.  I,  p.  458. 

^  Del  Lungo  I. ,  Dino  Compagni  e  la  sua  Cronica,  voi.  II,  p.  238- 
240. 

■'  Ardi,  cit.;  Ufficio  dei  Memoriali.  —  Memoriale  del  1303  di  Bernardo 
DI  Giacomo  da  Pizaxo,  c.  34  v.'^ 


DOCUMENTI    BOLOGNESI   SULLA   FAZIONE    DEI    BIANCHI  3 

i  rappresentanti  dei  Bianchi  a  chiedere  aiuti,  essendo  che  il  Co- 
mune «  et  civitas  Florenlie  cum  siiis  sequacibus  intendant 
et  fivmav,erint  exercitum  facere  cantra  et  super  civitatem 
Pisiorii  in  dampnum  et  guastimi  eidem  oivitati  (sic)  Pistorìi 
hostiliter  dare  et  facere  intendunt  de  presenti  mense  madii, 
scilicet  incipere  die  vig esimo  dicti  mensis  »  ^  Ormai  Bologna 
era  impegnata  verso  i  Bianchi,  ed  inoltre  temeva  del  marchese 
d'Este,  alleato  dei  Neri  e  stimolato  dai  fuorusciti  bolognesi,  co- 
sicché venne  tosto  in  aiuto  di  Pistoia,  e  sulla  fine  del  maggio 
strinse  anzi  un  formale  trattato  d' alleanza  coi  Bianchi  di  Fi- 
renze, gli  Ubaldini,  Pistoia,  Forlì,  Faenza,  Imola,  Bagnacavallo, 
Bernardino  da  Polenta,  allora  Signore  di  Cervia ^  e  Cesena,  a 
reciproca  difesa  -. 

Intanto  i  Bianchi,  come  meglio  potevano,  si  davano  d'  at- 
torno per  provvedere  alla  buona  riescita  dei  loro  desiderii,  con- 
traendo  mutui  e  quotandosi  fra  loro  per  raccogliere  il  denaro 
occorrente  alle  spese  di  guerra.  Questo  risulta  da  atti  che  si 
conservano  nell'Archivio  di  Stato  bolognese.  Cosi  apprendiamo 
che  ai  17  di  maggio  del  1303  Scarpetta  Ordelaffi,  che  allora  era 
a  Bologna,  Caza  o  Goccia  Adimari,  Pigella  conte  di  Ganglandi, 
Vieri  Scali  ed  Onesio  di  Forese  stipulano  un  atto  di  mutuo  per 
duecento  cinquanta  fiorini,  garantendo  per  la  restituzione  di 
essi  coi  loro  beni  e  specialmente  con  alcuni  cavalli  ^.  Simil- 
mente ai  6  di  giugno  di  detto  anno  Caute  Bonfantini  e  Michele 
Marchi,  Vicarii  dell'  Ordelafti  «  et  executores  collecte  impjosife 
per  dietimi  dominun  capitaneum,  scilicet  florentinis  et  pra- 
tensibus  qui  morantur  in  cimiate  Bononie  »,  rilasciano  quie- 
tanza^ per  conto  del  predetto  capitano  Ordelaffi  e  dei  Bianchi,  a 
due  fiorentini,  Corrado  Bombotti  e  Corsino  Amedei,  di  due  di- 
verse somme  di  fiorini  ricevute  «  occasione  diete  collecte  »   ^. 


'  Arch.  cit.  —  Rif.  cit. ,  e.  371  v."  e  372  v." 

2  Doc.  I. 

3  Arch.  cit..  —  Memoriale  del    1303   di   Pietro  di   Merlino,   c.    54  v.° 
*  Arch.  cit.  —  Memoriale  del    1303   di   Bernardo  di  Giacomo    da    Pi- 

ZANO,  0.  62.   v." 


4  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Fu  in  questo  tempo  eletto  Capitano  generale  di  tutta  la 
lega,  in  Faenza,  Salinguerra  Torelli,  della  nobilissima  famiglia  ghi- 
bellina allora  fuoruscita  di  Ferrara;  ma  ad  onta  di  tutti  questi 
preparativi  e  della  sostituzione  di  un  nuovo  condottiero,  anche 
questa  volta,  come  si  sa,  la  vittoria  non  arrise  agli  alleati,  come 
non  arrise  mai  in  seguito,  o  perchè  non  seppero  valersi  delle  fa- 
vorevoli occasioni  o  per  reciproche  gelosie.  Questi  continui  insuc- 
cessi che  si  protrassero  sino  all'ultimo  disgraziato  tentativo  del 
1306,  come  narrano  minutamente  i  cronisti  fiorentini  ed  i  biografi 
di  Dante,  ed  altre  sconfitte  toccate  specialmente  ai  Bolognesi  nelle 
scorrerie  sulle  terre  del  marchese  di  Ferrara,  portarono  anche 
in  Bologna  un  grave  contraccolpo.  I  guelfi  puri  ripresero  animo, 
e  nel  febbraio  di  quell'anno  1306  furono  approvate  delle  ri- 
forme politiche  ^  male  accette  alla  parte  soverchiante  che  pos- 
siamo dir  ghibellina,  donde  sorsero  pericolosi  tumulti;  e  scopertasi 
frattanto  una  trama  ordita  contro  i  guelfi  medesimi,  essi,  or- 
mai prevalsi  sui  loro  avversari,  ai  10  di  marzo  bandirono  dalla 
città  e  dal  territorio  di  Bologna  tutti  i  forestieri,  ad  eccezione  degh 
scolari,  mercanti  ed  ambasciatori,  comprendendo  così  fra  gli 
espulsi  gì'  infelici  Bianchi,  che  ancora  vi  dimoravano,  e  proscri- 
vendo pure  i  loro  concittadini  di  parte  ghibellina  ^.  A  suggello  di 
ciò,  dopo  varie  trattative  fra  Bologna  e  Firenze,  fu  conchiuso  ai  5 
d'aprile  del  1306  un  patto  d'alleanza  con  le  città  guelfe  di  To- 
scana, e  cioè  con  Firenze,  Lucca,  Prato  e  Siena,  ad  esaltazione 
di  santa  madre  Chiesa,  del  re  di  Napoli  e  della  parte  guelfa 
«  et  ad  conculcalionem ,  depressionem,  exterminium  atque 
mortem perpetumn  ghibellinoriim,  atque  blancorum  »^.  Queste 
parole,  che  appena  l'odio  di  parte  spinto  agli  estremi  e  la  fie- 
rezza dei  tempi  possono  spiegare,  Bologna  tosto  si  accinse  a 
tradurre  in  fatto,  emanando  contro  i  Bianchi   severissimi  bandi, 


'  Queste    riforme  ed  i  successivi  avvenimenti  sono  riferiti  diffusamente 
dallo  storico  bolognese  Ghirardacci,  op.  cit.  p.  481  e  seg. 

2  Archivio  cit.  —  Atti  giudiziarii  del  Podestà,    voi.  del    1306  n.  434, 
e.  1  v." 

3  Archivio  cit.  —  Memoriale   del    1308    di   Rodolfo  di   Benvenuto  da. 
RiPOLi,  e.  56  v.^  57  r.°  e  58-59. 


DOCUMENTI    BOLOGNESI    SULLA    FAZIONE    DEI    BIANCHI  5 

pei  quali  era  lecito  a  ciascuno  di  ucciderli  impunemente  ;  chi 
poi  avesse  dato  loro  ricovero  era  condannato  alla  forte  multa 
dì  cinquemila  lire,  e  ad  aver  inoltre  distrutta  la  casa  ^ 


Gli  avvenimenti  riassunti  qui  sopra ,  e  che  sono  uno 
dei  numerosi  episodi  della  storia  italiana  di  quell'età  fortunosa, 
acquistano  eccezionale  importanza  per  essere  con  essi  collej^ata  la 
persona  di  Dante.  Ma  ebbe  egli  parte  in  queste  trattative  ed  in 
queste  imprese?    Di    certo    solo    sappiamo    che    nel    giugno  del 

1302  era  coi  compagni  d'esilio,  perchè  lo  troviamo  al  conve- 
gno di  san  Godenzo,  dove,  a  nome  della  parte  Bianca,  stipulava 
con  altri  la  nota  promessa  a  favore  dei  conti  Ubaldini  ^.  E 
dopo  ?  Fino  a  quando  cioè  rimase  con  la  coìnpagnia  malvagia 
e  scempia  contro  la  quale,  per  bocca  di  Cacciaguida  (Farad. 
XVIII),  si  scaglia  con  si  fiere  parole? 

Sarebbe  troppo  lungo  ed  anche  inutile  riassumere  qui  tutto 
•quanto  sul  distacco  del  Poeta  dal  suo  partito,  e  sul  tempo  in  cui 
esso  segui,  è  stato  scritto  dai  vari  suoi  biografi,  dal  Boccaccio 
in    poi,    alcuni    dei  quali    sono   di  parere    che  ciò  fosse    tra    il 

1303  ed  il  1304,  altri  nel  1306,  altri  nel  1307,  altri  in  altro 
anno  ancora,  mentre  tutte  queste  diverse  congetture  sono  già 
state  ampiamente  esposte,  discusse  e  confutate  sopratutto  dal 
Bartoli,  dal  Del  Lungo  e  dallo  Scartazzini  ^.  Ma  essi  pure  alla 
lor  volta  non  giungono  ad  una  conclusione  certa.  Ritengono 
però,  specialmente  i  due  ultimi,  di  poter  fissare  la  separazione 
di  Dante  dai  suoi  compagni  d'  esilio  tra  la  fine  del  1302  ed  il 
principio  dell'anno  successivo,  cioè  dopo  i  primi  rovesci  toccati 
dai  Bianchi  nel  Mugello.  Mi  permetto  pertanto  di  offrire  all'esa- 
me degli  studiosi  un  documento,  che,  a  mio  avviso,  ha  non 
mediocre  interesse  nella  dibattuta  questione.  Se  neppur  esso 
raggiungerà  forse,  agli  occhi   di  molti,  il  valore  di  prova  defi- 

'  Archivio  cit.  —  Atti  giudiziarii  del  Podestà,  voi.  cit.  e.  30  v.*> 

«  Del  Lungo  I.,  Op.  cit.,    ol.  II,  p.  569-574.   . 

^  Confi'.  Bartoli,  Storia  della  Letteratura  italiana,  Voi.  V,  p.  165-180. 
Del  Lungo  I.,  Op.  cit.,  voi.  II,  pag.  562-585;  Sc.\.rt.\zzini,  Prolegomeni  alla 
Divina  Commedia,  pag.  74-87. 


6  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

iiitiva,  si  coDsifleri  che  la  mancanza  assoluta  d'  altre  carte  più 
significanti  ci  obbliga  per  lo  meno  a  non  trascurare  del  tutto 
r  indizio  che,  a  rigore  di  logica,  mi  pare  si  possa  ricavarne. 

Il  documento  bolognese  è  uno  di  quei  contratti  di  mutuo 
che  ho  accennato  più  sopra,  e,  per  tempo,  è  di  un  anno  appena  po- 
steriore al  noto  {strumento  stipulato  a  San  Godenzo,  in  cui  Dante 
figura  tra  i  m.aggiorenti  dei  Bianchi:  risale  cioè  al  18  giugno  1303. 
Da  esso  apprendiamo  come  Dolcino  Barghensi,  procuratore  dell'Or- 
delaffi  e  capitano  dei  Bianchi  e  dei  loro  consiglieri,  ricevesse  in 
Bologna,  a  titolo  di  mutuo,  450  lire  di  bolognini  con  scadenza  e  un 
mese,  dal  bolognese  Francesco  Guastavillani,  a  nome  e  per  man- 
dato della  predetta  parte  Bianca  e  per  sostenere  le  spese  di  guerra. 
Il  valore  di  questo  documento  nella  questione  che  e'  interessa, 
consiste  in  ciò,  che  riproduce  i  nomi  di  tutti  i  fuorusciti  fio- 
rentini, i  quali  ancora  rimanevano  uniti  in  società  allo  scopO' 
di  tutto  tentare  per  il  riacquisto  della  patria  perduta.  Sono 
centotrentuno  individui  che  compongono  questo  nucleo,  od  uni- 
versità, come  si  ha  dall'  atto,  ma  fra  essi  Dante  non  si  trova, 
mentre  vi  sono  i  Cerchi,  gli  Adimari,  gli  Abbati,  gli  Uberti  i 
Gerardini  ed  altri  dei  più  noti  proscritti.  Non  sembra  assai  ve- 
rosimile, e,  direi  quasi,  certo,  che  l' esclusione  del  Poeta  da 
questa  imiiiersità  dei  Bianchi  porti  a  conchiudere  che  egli, 
avanti  il  18  giugno  1303,  si  fosse  definitivamente  diviso  dal 
suo  partito?  Come  mai,  se  altrimenti  fosse  accaduto,  avrebbe 
potuto  Dante  esser  stato  trascurato  questa  volta,  mentre  poco 
più  di  un  anno  prima  figurava  a  san  Godenzo  tra  i  consiglieri 
di  parte  Bianca,  tra  i  principali  esiliati? 

Ecco  dunque  perchè  ritengo  che  la  testimonianza  negativa 
del  rogito  bolognese,  testé  accennato,  e  che  riproduco  per  intero 
in  appendice  ^  sia  per  recare  un  sicuro  rinforzo  all'  opinione  di 
quei  biografi  di  Dante  2,  che  propendono*  a  fissare  la  separazione 
del  Poeta  dai  suoi  compagni  di  sventura  subito  dopo  i  primi 
insuccessi  del  Mugello,  cioè  sulla  fine  del  1302  o  nel  principio 
dell'anno  successivo. 

Emiijo  Orioli 

1  Doc.  II. 

-  ScARTAzziNi  cit.,^  pag.  87,  e  Del  Lungo,  op.  cit.,  pag.  578. 


DOCUMENTI   BOLOGNESI    SULLA    FAZIONE   DEI   BIANCHI 


DOCUMENTI 


DOC.  I. 

Millesimo  trecentesimo  lercio,  indictione  prima,  die  trigesimo 
primo  maii. 

In  nomine  sancte  et  individue  Trinitatis  amen.  Ad  honorem  et 
reverenciam  omnipotentis  Dei,  beate  Marie  virginia  matris  eins,  bea- 
torum  appostolorum  Petri  et  Pauli,  Ambroxii  et  Petronii  ac  Dominici 
et  Francisci  confessorum  et  patronorum  Comunis  et  populli  Bononie 
et  omnium  sanctorum  et  sanctarum  eius  tociusque  celestis  curie  et 
ad  honorem  et  reverentiam  sanctissimi  patris  domini  Bonifacii  pape 
octavi  et  romane  Ecclesie  ac  serenissimi  domini  regis  Carelli  et 
omnium  amicorum  et  partis  sacrosante  romane  Ecclesie  et  bonum 
securum  et  pacifficum  statum  Comunis  et  populli  et  civitatis  Bononie 
ac  districtus  et  amicorum  provinciarum  Tuscie,  Romaniole  et  Lom- 
bardie et  amicorum  provinciarum  ipsarum. 

Prudens  vir  dominus  Rolandus  quondam  domini  Bartholomei  Car- 
bonis,  iuris  peritus,  civis  Bononie,  syndicus  syndicario  nomine  domJ- 
norum  potestatis  et  capitanei,  anzianorum  consullum,  conscilii  seu  con- 
sciliariorum  octingentorum  et  populli  et  Comunis  populli  et  civitatis 
Bononie,  ex  instrumento  syndacatus  scripto  mauu  Stephani  Amati 
notarli,  et  nomine  et  vice  partis  et  universitatis  Blancorum  de  Floren- 
cia,  dominorum  Ubaldinorum  de  Monterinicho,  Comunis  Pistorii  et 
comunium  civitatis  Forlivii,  Favencie  et  Ymole,  nomine  eciam  comi- 
tatus  Ymole  et  comunis  et  universitatis  terre  Bagnacavalli  ac  providi 
viri  domini,  Saxus  fllius  magistri  Benvenuti  notarius,  civis  civitatis 
Cervie,  procurator  nobilis  viri  Bernardini  de  Polenta  filli  domini  Guì- 
donis  de  Polenta,  ex  instrumento  procurationis  scripto  manu  Ranucii 


8  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

olim  GriinoUi  de  Cervia  notarii  et  syndicus  coraunis  diete  civitatis 
Cervie  ex  Instruraento  dicti  Ranucii  notarii,  proeuratorio  et  sindicario 
nomine  quo  supra,  et  Travag-lolus  de  Travaglolis  civis  civitatis  Cesene 
syndicus  coraunis  civitatis  Cesene,  ex  instrumento  scripto  manu  Ray- 
nalducii  quondam  Hominis  santi  lacobi  notarii  syndicario  nomine  ad  hoc 
specialiter  constituti  ut  ex  ipsis  instrumentis  aparet  eorum  et  dictorum 
Bernardini,  comunium,  popullorura,  civitatum,  univei'sitatum  atque  loco- 
rum  et  eorum  distrietuallium  nomine  omnes  inter  se  in  simul  et  vicissim 
fecerunt,  iniverunt,  contraserunt  et  firmaverunt  unionem,  compagniam, 
societatem  et  ligara  atque  firmitatem  et  caritativum  amorem  perpetuo 
duratura.  Promitentes  sibi  ad  invicem  syndici  et  procuratores  supradicti 
videlicet  qailibet  eorum  prò  se  et  eius  seu  eorum  cuius  seu  quorum 
est  vel  sunt  procuratores  et  prò  suo  comuni,  popuUo,  civitate  et  univer- 
sitate  et  vice  et  nomine  predictorum,  quorum  nomine  dictus  dominus 
Rolandus  contrait  solempni  stipulacione  bine  inde  interveniente  et  michi 
notario  infrascripto  stipulanti  vice  et  nomine  omnium  et  singulorum 
quorum  interest  vel  interrerent  sub  pena  mille  marcharum  argenti 
ad  invicem  stipulacione  premissa  et  refecione  dampnorum  et  expen- 
sarum  litis  et  extra  et  obligacione  omnium  bonorum  dicti  Bernardini 
et  dictorum  comunium,  popullorum,  civitatum,  universitatum  atque 
locorum  quorum  sunt  procuratorum  et  sindici  ad  invicem  tote  posse 
fìdeliter  sine  flccione  vel  simuUacione  vel  consiencie  machula  se  iuvare 
ac  fraterne  et  caritative  tractare  et  predictorum  omnium  et  amicorum 
iura,  iurisdicionem,  honores  et  comoda  tractare  toto  posse  promovere, 
perfìcere  et  conservare  et  se  oponere  omnibus  contrarium  procuran- 
tibus  vel  facientibus  et  sine  intermissione  temporis  utiliter  revellare 
si  scenserint,  viderint  vel  audiverint  aliquid  mali,  dampni,  detrimenti, 
prodiciouis  vel  scandalli  centra  predictorum  vel  alicuius  eorum  statum, 
honorem  vel  comodum  procurari  vel  fieri  aut  tratari  unus  alterum  in 
eorum  brighis  et  discordiis  et  ceteri  alterum  centra  ceteros  vel  eorum 
extraneos  fìdeliter  adiuvare  atque  sucurere  et  ad  posse  facere  quod 
hostium  habeat  et  habeant  victoriam  et  trihunfum.  Et  si  contingeret, 
quod  Deus  advertat,  brigam,  guerram,  discordiam  vel  scandallum  inter 
aliquem  predictorum  popullorum,  comunium,  civitatum,  universitatum 
vel  locorum  vel  aliquam  singularem  personam  predictorum  locorum 
et  universitatum  postquam   status  ipsorum   seu  alicuius  eorum  posset 


DOCUMENTI   BOLOGNESI   SULLA    FAZIONE    DEI   BIANCHI  9 

quenlibet  perturbavi  aliqualiter  suboriri  teneantur  cetera  comunia, 
populli,  civitates  et  universitates  toto  posse  eorum  pacem  et  concor- 
diam  procurare;  quod  si  nequiret  perfìcere  teneautur  illud  comune, 
popuUum,  civitatem,  universitatem  et  singularem  personam  qui,  quod 
vel  que  parere  voluerit  compositioni  per  se  qui  velut  ostem  et  iai- 
micos  ipsorum  comunium,  popullorum,  civitature,  universitatum  atque 
locorum  et  cuiuslibet  eorum  prò  inimici?  habere  et  amicos  prò  amicis 
servare  atque  tractare  et  dare  operam  toto  posse  quod  inimicorum 
status  depniraatur  et  exaltetur  potencia  diete  lige  omnibusque  eiusdem 
lige  et  amicis  eorum  additus  undique  maxime  per  proviucias  Lom- 
bardie, Tussice  et  Romaniole  ad  earum  circhumvicinas  partes  pareant 
liberi  et  aperti,  salvo  pacto  quod  est  inter  comune  Veneziarum  et 
comune  Cervie,  et  salvis  daciis,  pedagiis  et  toloraeis  consuetis  inter 
dictas  comunitates  non  preiudicando  alicui  iuri  comunis  Bononie,  nec 
non  servire  sibi  ad  invicem  in  omnibus  et  singulis  velut  fratribus  et 
amicis  et  ab  inimicorum  servicii'  totaliter  abstinere  et  ipsis  ea  penitus 
prohibere  et  singulis  mensibus  in  civitate  Bononie  vel  allibi,  ubi  pla- 
cuerit,'sapientibus  diete  lige  die  ordinanda  per  eos  per  unum  saltem 
ambaxatorem  cuiuslibet  dictorum  comunium  seu  universitatis  se  ad 
invicem  revidere  siquid  utilitates  promocionis  et  status  diete  frater- 
nitatis  et  lige  agendum  fuerit  tractaturos  et  promoturos  id  sicut  visum 
fuerit  expedire.  Renunciantes  ad  invicem  procuratores  et  syndici 
supradicti  nominibus  supradictis  et  quilibet  eorum  fori  privilegio, 
exceptioni  doli  mali,  condicioni  sino  causa  indebiti  et  in  factum  et 
contractus  lige  et  societatis  predicte  non  sit  facti  celebrati  et  stipulati 
et  omni  alili  legum  iuris  et  usus  auxillio. 

Insuper  etiam  ad  maiorera  firmilatem  et  robur  omnium  predi- 
ctorum  predicti  procuratores  et  syndici  et  quilibet  ipsorum  nomine 
quo  supra  sibi  ad  invicem  in  animas  eorum  et  eorum  quorum  sunt 
procuratores  et  sindici  corporaliter  ad  sancta  Dei  evangellia  iurave- 
runt  fideliter  et  firmiter  perpetuo  et  inviolabiliter  observare  omnia  et 
singula  suprascripta;  ex  iustrumento  Baldi  Guidonis  Blaxii  notarli 
beri  facto  Bononie  in  pallatio  veteri  Comunis  in  dictis  conscilliis  pre- 
sentibus  dominis  Ubaldino  de  Malavoltis,  luliano  domini  Cambii,  Bleu- 
barisio  de  Azoguidis  legum  doctoribus,  Bonifacio  de  Samaritanis,  Roba- 
conte  de  Panzonibus,  Petro  de  Cernitis,  Bombologno  de  Corbellariis  et 


10  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Antonio  Yvani  notai'iis  et  iiUiis  multis'  testibus  vocatis  et  rogatis 
notis  a  dicto  Baldo  notarlo,  et  sic  dicti  contrahentes  una  cum  dicto 
Baldo  notario  dlserunt  et  scribi  fecerunt. 

Archivio  di  Stato  di  Bologna —  Sezione  del  Comune  —  Ufficio 
dei  Menooriali  —  Memoriali  del  1303  di  Pietro  di  Bernardo  d'Ar- 
gellata,  e.  82  r.'^  e  v." 

DOC.  II. 

Millesimo  trecentessimo  tercio,  indictione  prima,  die  decimoctavo 
iunii. 

DominusDolcinusNozi  de  Barghensibus,  sjndicus  et  nuntius  specialis 
constitutus  a  discreto  viro  domino  Scarpeta  de  Ordelaffis  deForlivio  ge- 
nerali capitaneo  partis  Blanchorum  de'Florentia  de  voluntate  et  consensu 
consiliariorum  dicti  capitanei  partis  predicte  et  etiam  ab  universitate, 
quorum  nomina  inferius  declarantur,  ad  pecuniam  mutuo  acquirendam 
a  quocumque  et  a  quibuscumque  voluerint  in  ea  quantitate  et  quan- 
titatibus  qua  et  quibus  voluerint  semel  et  pluries  et  quotiens  expe- 
dierit  prò  siipendiariis  diete  partis  equitibus  et  peditibus  persolvendis 
et  alliis  expensis  diete  partis  utiliter  faciendis  et  ad  promitendum 
dictam  pecuniam  et  pecunias  restituere  loco  et  termino  constituendis 
et  fatiendis  de  predictis  et  quolibet  predictorum  publica  instrumenta 
ad  valendum  contractus  qaoslibet  per  eos  conficiendos  super  predictis 
et  quolibet  predictorum  pactis  penis  promissionibus  obligationibus  et 
renuntiationibus  opportunis  et  ad  recipiendum  preceptum  generale  et 
quodlibet  aliud  preceptum  quod  de  iure  et  de  consuetudine  require- 
retur  in  loco  contractus  et  obligandum  dictam  partem  et  eius  bona 
et  dictos  constitutos  et  eorum  heredes  et  bona  et  ad  sensum  et  volun- 
tatem  contralientium  et  suorum  sapientum  et  generaliter  ad  omnia  et 
singula  generaliter  et  specialiter  facienda  et  operanda  in  predictis  prò 
predictis  et  quolibet  predictorum  principaliter  et  incidenter  occurentia 
facienda  et  que  tota  dieta  pars  et  ipsimet  facere  possent  si  persona- 
liter  interessent;  que  omnia  et  singula  et  allia  plura  evidenter  pateret 
publico  instrumento  scripto  manu  Philipi  Lamberti  Mariscotti  notarli 


DOCUMEISTI   BOLOGNESI   SULLA    FAZIONE    DEI   BIANCHI  11 

a  me  infrascripto  notano  viso  et  lecto  et  tacto.  Qui  sindici  constituti 
a  predictis  Scarpeta  capitaneo  et  a  suis  consiliariis  et  partis  Blance 
de  Florentia  et  ab  alliis  de  dieta  parte  inferius  norainandis  syndicario 
nomine  quo  supra  promisserunt  d.  Francisco  quondam  d.  Guilielmi  de 
Gruastavilaais  dare  et  reddere  solvere  ac  restituere  in  pecunia  nume- 
rata quadring'intas  quinquaginta  libras  bon.  liinc  ad  unum  mensem 
proxime  venturum.  Quain  pecunie  quantitatem  confessus  fuit  ex  causa 
mutui  habuisse  et  recepisse  ab  eodern  Francisco  syndicario  nomine  quo 
supra  prò  stipendiariis  diete  partis  equitibus  et  peditibus  persolvendis 
et  aliis  expensis  diete  partis  ut  supra  dictura  est  utiliter  fatiendum, 
promittens  dictus  syndicns,  syndicario  nomine  quo  supra,  dictam  quan- 
titatem pecunie  dare  reddere  et  solvere  in  civitate  Bononie  eidem 
Francisco  sub  pena  dupli  diete  quantitatis  pecunie.  Et  si  contingeret 
eura  dicto  loco  et  tempore  non  solvere  promisit  et  convenit  quod  qui- 
libet  de  dieta  parte  Blancorum  nominandorum  in  hoc  instruraeuto  et 
etiam  qui  nominati  sunt  in  dicto  instrumento  syndicatus  possint  con- 
veniri  et  cogi  special  iter  in  predieta  civitate  Bononie,  Ymole,  Faventie 
et  Forlivi  et  generaliter  ubicumque  locorum  inventi  fuerint  et  ab  eo 
seu  ab  eis  petitum  fuerit  quam  admodum  si  locus  ille  fuisset  a  princi- 
pio huius  contractus  specialiter  nominatus  et  in  eo  exspressim  ac  nomi- 
natim  dieta  solutio  nominata  se  integre  soluta,  asserens  et  protestans 
quod  in  omni  loco  ubi  conveniretur  vel  illi  quorum  syndicus  nomi- 
natus est  habebunt  eum  prò  vero  et  legiptimo  foro  et  prò  vero  et 
legiptimo  iudice  sub  quocumque  conveniretur,  cum  pena  precepti  dupli 
diete  quantitatis  pecunie  et  cum  omnibus  et  singulis  alliis  penis,  pro- 
missionibus,  obligationibus,  renuntiationibus,  pactis,  conventionibus  et 
ceteris  alliis  in  dicto  instrumento  contentis,  ex  instrumento  Bertolomey 
quondam  Michaelis  notarli.  Nomina  quorum  consiliariorum  et  Blan- 
corum ac  etiam  constituentium  dictum  syndicatum  sunt  hec  : 

D.  Pigellus  de  comitibus  de  Gangalandi,  d.  Goccia  de  Addama- 
ribus,  d.  Palmerius  Altovicti,  d.  Laurentius  Tedaldi,  d.  Johannes  de 
Cerchis,  d.  Gianus  de  Ubertis,  d.  Aldrobandus  de  Abbatibus,  d.  Nico- 
lutius  de  Scolaribus,  d.  Guido  de  Lambertis,  d.  Mulla  de  Soldaneriis, 
d.  Lapus  Antonecti,  d.  Federicus  de  lo  Stolto  et  Naldus  de  Gerardinis 
consiliarii.  D.  Lapus  de  Ubertis,  d.  Torizanus  de  Circulis,  d.  Carbone 
de  Circulis,  d.  Andreas  de  Gerardinis,  d.  Nasus  Directe  de   Nizzis,  d. 


12  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Cambius  Donisdey  de  Agolantibus,  ser  lereraias  Francisci  Nelli  de 
Alsteriis,  d.  Cacranus  Guidi  de  Rezano,  Tanus  sei'  Forensis  de  Lucho, 
Tutinus  sei'  Geride  Cignano,  Gianus  de  Magrino,  Bonacurxinus  d.  Cati- 
contis  de  Podiobonici,  Chele  Marchi,  Federicus  de  coraitibus  de  Gan- 
galandi,  Mone  Fedis  de  Podiobonici,  Cione  de  Abbatibus,  Andreas  de 
Abbatibus,  Guido  del  Pazo,  Johannes  Ciupi  de  Scolaribus,  Neri  Girar- 
dini  Diodati,  Lipus  de  lo  Scoto,  Geri  Caponsachi,  Guido  de  Abbatibus, 
Brunelinus  Delcanzante,  Soldus  Ranucii,  Vanus  de  Castilione,  Arnoldus 
de  Ciprianis,  Carlus  d.  Forensis,  Guarnerius  Stephani  de  Orchis,  Bo- 
chinus  de  Abbatibus,  Dolcie  Dolcebonis,  Scolaius  lohannis  de  Circhu- 
lis,  Lapus  Federichi  Gualterocti,  Bonus  Banutii,  ser  Menatus  Pasqua- 
lini,  ser  Tucius  do  Pulcis,  Taldus  et  Torigianus  de  la  Bella,  Azolinus 
de  Ubertis,  Tadeus  Lupi  de  Ubertis,  Gante  Bonfantini,  Granoctus  Be- 
vocti,  Mannus  Morgamuti  de  Prato,  Landus  de  Prato,  Albertus  Neglie 
Galuzi,  Mannus  Danielis,  Gianoetus  Micaelis,  Agnelus  Guidi  Leonardi, 
Ubaldinus  de  Circhulis,  Geri  filius  Dadi,  Tignosus  de  Soldaneriis,  Phi- 
lipus  Marchi,  Baldinotius  de  Addamaribus,  Canbinus  de  Soldaneriis, 
Gallus  et  Mai'cuzius  Orlanduzii,  Lapus  Marchi,  Sjmon  Philipi  Raj- 
nerii,  Cechus  Amodej,  Gerardinus  de  Circhulis,  Rufinus  de  Abbatibus, 
Bace  de  Minatolis,  Benfa  de  Tuschis,  Ceffus  Bonomini,  d.  Cianus  de 
Circulis,  Lapus  Gerardi  Guidaloti,  Maluvicinus  de  Falconeriis,  Mazia- 
lus  Ygnacole,  Bindus  de  Gerardinis,  Selvolinus  Caponsachi,  Branca  de 
Scolaribus,  Lipus  de  Branzardo,  Cresi  de  Pighis,  Lacus  de  Caposachis, 
Sidinari  de  Scolaribus,  Chechinus  de  Soldaneriis,  Maynetus  d.  Berti 
de  Gerardinis,  Dinus  Fracassi  de  Caposachis,  Ricovenus  de  Circulis, 
Donatus  de  Delcatola,  Tassus  de  ludis,  Baldus  de  Montenualdi,  Conte 
domini  Polini,  Brunelinus  de  Bonigis,  Radiuus  d.  Coradi,  Neri  Cioga 
de  Bonizis,  Muctius  d.  Guidi  de  Colle,  Cione  Delecte  de  Gerardinis, 
Tanus  de  Ganbosachis,  Meglus  Megliorelii^  Odaldinus  Guidelocti,  Lati- 
nus  Canassi  et  Nerlus  Guidalocti,  frater  Matheus  Bonacurxii,  Ghina- 
tius  de  Toschis,  Lapinus  Arichi,  Chantiiius  et  Geri  Naddi  de  Abba- 
tibus, Lapus  Davlcini,  Nanes  Perlere  de  Cinvatiis,  Bocacinus  de  Lan- 
bertis,  Cafa  de  Falconeriis,  Filignus  d.  Gocie,  Andreas  Benincaxe,  Cor- 
sus  Gotardus  d.  Gianis  de  Addamantibus,  Tucius  de  Abbatibus,  Fede- 
ricus Gualterocti,  Feus  Sachi  de  Bernardeschis,  Ugaldus  de  Falcone- 
riis, Lippus  Loxeti,  Polastra  lacobus  de  Abbatibus,   Butus   Bonoinini, 


DOCUMENTI   BOLOGNESI    SULLA   FAZIONE   DEI    BIANCHI  13 

Scarlatus  de  Bonaguidis,  Loctinus  de  Gerardinis,  Guidus  Tignosi,  More 
de  Abbatibus,  Lapus  Bernardi,  et  Johannes  Bernardi  de  Abbatibus. 
Heri  facto  Bononie  sub  porticu  palatii  veteris  comunis  Bononie,  iuxta 
discum  scharanie  presentibus  donoinis  Anthonio  de  Gallutiis,  qui  asseruit 
cognòscere  contralientes  predictos,  Santo  Albertini  Rafanelli,  Laurentio 
quondam  d.  Albertini  de  Plastellis  notario,  Alberto  Vinciguerre  Ro- 
vixii  notario,  Gerardo  Benzevennis  notario,  et  Alberto  d.  Luce  de  Pre- 
doxa  testibus,  et  sic  dicti  contrahentes  una  cum  diete  notario  dixerunt 
et  scribi  fecerunt. 

Archivio  di  Stato  dì  Bologna  —  Sezione  del  Comune  —  Ufficio 
dei  Memor'mVi  —  Memo)'tale  dal  1303  di  Bernardo  di  Giacomo  da  Pizano, 
e.  114  r.°  e  v.° 


COMMEiMTARIO  ALLE  LETTERE 

DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  DA  BOLOGNA 

[CRISTOFORO  KRESS,  1559-1560]  i 


«  Innanzi  tutto  il  mio  pili  amorevol  saluto  e  ogni  bene 
a  voi,  carissimo  padre.  Godrei  molto  di  sapervi  tutti  pro- 
speri e  sani;  in  quanto  a  me  sono  arrivato  a  Bologna  il 
17  settembre,  sano,  vigoroso  e  con  un  buon  cavallo.  V  on- 
nipotente Iddio  sia  laudato  e  voglia  durare  a  concedermi 
salute  e  prosperità  giusta  i  suoi  divini  propesiti  —  Amen  —  » 
(Lett.  37). 

Queste  parole  dirigeva  a  suo  padre  da  Bologna  Cristoforo 
Kress  il  18  settembre  1559.  Se  a  Bologna  i  giovani  tedeschi 
usarono  convenire  da  tempi  antichissimi,  non-  mai  furono  così 
numerosi  come  nel  tempo  che  va  dagli  ultimi  anni  del  secolo 
XV  alla  seconda  metà  del  Cinquecento  2.  Benché  lo  Studio  fosse 
fatalmente  decaduto  dall'  antica  eccellenza  e  1'  umanesimo  non  ne 
avesse  che  per  poco  migliorate  le  sorti,  tuttavia  la  tradizione 
costante,  i    larghi    privilegi,    la    moda  ^  conducevano    a  Bolo- 

1  Briefe  eines  nùrnberger  studenten  aus  Leipzig  iind  Bologna  (1556- 
1560)  Mitgeteilt  von  Georg  Frhr.  v.  Kress.  Debbo  alla  squisita  gentilezza 
del  barone  von  Kress  un  estratto  di  queste  lettere  stampate  nel  11. ^  fasci- 
colo delle  «  Mitieilungen  des  Vereins  fur  Geschichte  der  Stadi  Niirnberg  ». 

2  Scholam  insuper  Bononiensem  admodum  florere  omnes  praedicant , 
scriveva  nel  1555  un  altro  studente  di  cui  pure  ci  sono  rimaste  le  lettere 
da  Bologna.  (Bonifacii  et  Basilii  Amerbachiorum  Epistolae  mutuae  Bononia 
et  Basilea  datae  (pubblicate  per  V  YIII  centenario  dello  Studio  Bolognese) 
Basileae  typis  Schultzii  MDCCCLXXXYIII.) 

3  Nel  500  le  «  peregrinationes  »  per  gli  Studi  italiani  erano  con- 
siderate come  parte  integrante  dell'  educazione  di  un  giovane  tedesco  ben- 
nato. A  ciò  un'apposita  letteratura  teneva  le  veci  dei  nostri   Bàdecker;  né 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.         15 

gna  quanto  di  più  eletto  o  per  nobiltà  di  sangue  o  per  fer- 
vore d' ingegno  produceva  la  Germania.  Furono  all'  Università 
in  questo  periodo  tre  cardinali  e  due  arciduchi  d'  Austria,  e 
principi  delle  case  di  Baden,  di  Baviera,  di  Brunswik  e  di 
Sassonia. 

Allora  Filippo  Beroaldo  contava  duecento  tedeschi  fra  i 
suoi  uditori  e  Nicolò  Copernico  studiava  legi^i  a  Bologna,  protraendo 
le  notti  con  Domenico  Maria  Novara  nell'osservazione  dei  feno- 
meni celesti,  e  se  le  strade  antiche  non  risonavano  più  delle 
«  viole  epiche  e  dei  lirici  liuti  »  come  al  glorioso  tempo  delle 
prime  glosse,  l' Alma  Mater  ascoltava  amorosamente  levarsi  pei 
rossi  vespri  autunnali,  giovanile  e  sonoro,  l' Inno  per  S.  Mar- 
tino che  gli  studenti  tedeschi,  a  memoria  di  lei,  avrebbero  poi 
recato  in  Germania  ^ 

Cristoforo  Kress  nacque  nel  1541  a  Norimberga  di  antica 
famiglia  patrizia,  fece  i  primi  studi  con  Giovanni  Neudorfer  e 
apprese  in  patria  il  latino  e  la  musica.  Quattordicenne  fu 
air  Università  di  Lipsia  dove  rimase  tre  anni  in  casa  del  primo 
Giovacchino  Camerario,  ma  essendo  cagionevole  di  salute  fu 
mandato  in  Italia.  Fu  prescelta  Bologna  dove  poteva  giovargli 
la  presenza  di  Alberto  Scheurl  suo  zio.  Partito  da  Norimberga 
il  due,  arrivò  a  Bologna  il  17  settembre  contando  17  anni  di  età; 
non  ci  meravigli  la  sua  giovinezza:  Corrado  Celtis  fu  allo  Studio 
di  dodici  anni. 

Seguitiamo  a  leggere  la  sua  prima  lettera  a  casa:  Ri- 
guardo alla  mia  dimora  qui  non  posso  ancora  dirvi  niente 
di  sicuro,  però  il  più  presto  possibile  vi  terrò  informati  di 
quanto  lo  zio  Scheurl  avrà  fatto  per  me.  Non  jyosso  ce- 
larvi che  V  onnipotente  Iddio  ha  castigato  parecchi  luoghi 
d'Italia,  fra  i  quali  Bologna,  specialmente  nelle  viti  ;  per  il 


mancava  chi  di  quest'  uso  si  ridesse  in  Germania  come  ad  esempio  Seb. 
Brandt  nel  suo  Narrenschiff. 

(Vedi;  La  scuola  padovana  di  dir.  romano  nel  sec.  XVI.  Ricerche  del 
doU.  Biagio  Brugi,  Padova  1888). 

'  Dove  fu  parafrasato  nel  «  Gaudeamus  ic/itur  »  cosi  almeno  Gustavo 
Schwetschke  (Halle  1872). 


16  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

gran  secco  ne  andarono  a  male  un  sì  gran  numero,  che  al 
dir  degli  ahilanti,  a  memoria  d'uomo^  non  si  è  mai  veduto 
niente  di  simile;  anche  il  pane  è  assai  caro,  potrei  quasi 
comprare  da  voi  per  un  heller  quello  che  qui  vale  im  pfen- 
nig.... Che  anno  cattivo  mi  è  mai  toccato! 

Non  posso  dirvi  niente  né  della  pensione  né  del  precet- 
tore perché  siamo  appena  arrivati.  La  pjosizione  del  paese, 
la  lingua,  i  costumi,  le  usanze  mi  piacciono  molto,  e  benché 
qui  si  faccia  grande  sfarzo,  mi  studierò  in  ogni  modo  di 
risparmiare  quanto  potrò.  (Lett.  37) 

Buoni  propositi  che  saranno  mantenuti  in  seguito;  intanto 
però  dalla  seconda  lettera  impariamo  che  per  vestirsi  all'uso  del 
paese  ha  venduto  il  cavallo  ^  Ma  non  si  creda  che  abbia  curato 
male  il  fatto  suo:  dopo  così  lungo  cammino  e  stanco  com'era 
r  ha  venduto  bene  !  Al  famigliare  che  lo  servì  fedelmente  nel 
viaggio  darà  una  mancia:  è  un  uomo  cui  ci  si  può  fidare  e  che 
non  si  lascia  vincere  dal  vino.  Lo  zio  Scheurl  gli  ha  già  procu- 
rato un  maestro  d'  italiano  perchè  impari  la  lingua.  L"  unico 
male  è  la  gran  carestia.  Aveva  anzi  pensato  di  andare  in 
qualche  altra  città,  ma  a  Siena  e'  è  la  peste,  a  Padova  una 
carestia  anche  maggiore  sicché  è  meglio  non  muoversi. 

Mi  avevate  consigliato  —  scrive  —  di  mescolare  questo 
vino  italiano  grosso,  vigoroso  e  violento  con  dell' acqua,  ora 
però  non  ce  n'è  davvero  bisogno.  In  ogni  modo  l' Italia  mi 
piace  molto  e  Bologna  ^  é  un  antica^  grande,  magnifica  città 


1  Proprio  come  diceva  Fazio  degli  liberti  nel  suo  Dittamondo:  (libro  3^, 
e.  V):  Bologna  è  una  città  |  Sì  vaga  e  pie7ia  di  tutti  i  diletti  \  che  tal  vi  va 
a  cavai  che  torna  a  piede. 

'  Amplissima  civitas.  Familiae  nobilium  istuc  miiliae,  harum  autem 
potentissìmae  Pepulorum  (qui  sunt  a  partibus  regis  Franciae)  et  Malvitiorum 
qui  sunt  Caesareani. 

Cosi  Giovanni  Fichardo,  nella  sua  ras.  Italia,  del  1536. 

Sunt  enim,  nobiles  UH  m,irum  in  modum  officiosi,  humani,  atque  pru- 
dentes,  splendidique. 

Cardanus,  De   Vita  propria,  Caput.  XV. 

De'  trattenimenti  di  quella  nobil  città  verso  i  forestieri,  non  mi  è  stato 
punto  novo;  anzi  mi  sarebbe  partito  cantra  natura  sua;  e  parlo  per  prat- 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.        17 

con  ima  nobiltà  forte  e  generosa  e  ogni  giorno  sono  da 
vedersi  spettacoli  fastosi,  belli  e  signorili  e  specialmente,  mi 
hanno  detto ,  si  faranno  grandi  cose  per  V  elezione  del 
nuovo  papa.  (Lett.  39) 


Magnificenza  e  fame  trova  dunque  in  Italia.  Chi  non  ricorda 
r  ingresso  di  Galeazzo  Maria  Sforza  in  Firenze  e  le  terribili 
carestie  che  lo  seguirono  e  l' avean  preceduto  ?  Tale  fu  questo 
secolo  novellante  d'  amore  tra  l' infuriar  della  morte,  che  vide 
maturare  i  più  splendidi  fiori  del  Rinascimento  tra  la  rovina 
d'  ogni  politica  nazionale,  pieno  di  signorili  gentilezze  e  di  scel- 
leraggini  efferrate. 

I  tempi  di  Cesare  Augusto  pajono  congiunti  a  quelli  del- 
l'ultimo Romolo:  anche  ora  i  principi  studiano  in  ogni  modo  far 
dimenticare  con  feste  e  con  arti  le  mal  acquistate  signorie,  anche 
ora  i  barbari  ruinano  in  Italia  ad  apprender  la  nova  civiltà. 
Ma  a  Bologna  1'  umanesimo  non  potè  trionfare  accanto  al  diritto 
e  alla  medicina ,  e  cadde  troppo  presto  la  Signoria  che  pur 
valse  ad  avere  un  Francesco  Francia  che  le  decorasse  il  pala- 
gio. Tuttavia  poiché  «  la  gran  rovere  ruppe  i  denti  alla  sega  ben- 
tivolesca  ^»  i  legati  pontifici,  le  corporazioni  religiose,  le  associa- 
zioni civili,  i  patrizi,  i  popolani  novamente  arricchiti,  tentarono 
sovvenire  al  difetto  d'  un  principe  :  chiamarono  architetti  delle 
loro  case,  Baldassarre  Peruzzi,  Andrea  Palladio  e  il  Vignola: 
innalzarono  la  fontana  del  Nettuno. 

Nessun'  altra  città  d' Italia  e  forse  d'  Europa  —  scrive  amo- 
rosamente Leandro  Alberti  —  avrebbe  alloggiato  con  tanta  faci- 

tica  non  per  udita,  che  non  conobbi  mai  gioventù  né  maggior  età  meglio 
creata  della  Bolognese  ;  e  ho  sempre  detto  burlando  che  come  si  dice  di 
qualche  altro  paese  esser  il  paradiso  terrestre  hahitato  da  diavoli,  cosi  cote- 
sto all'  incontro  esser  V  inferno  habitato  da  angeli. 

Da  una  lettera  di  Ottavio  Bagatto  a  Fulvio  Orsini  (Roma,  26  maggio 
1565.  Vat.  4105,  f.  73). 

1  La  durezza  d'  una  querza  —  ruppe  i  denti  a  la  mia  sega,  Stanza  Vili 
della  Canzone  per  la  cacciata  dei  Bentivoglio,  Bib.  Com.  Mss.  «  Miscellanea 
bolognese  ». 


18  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

lit;\  e  comodità  tanti  cardinali,  signori  e  baroni,  soldati  e  altre 
genti,  come  Bologna  nel  1529  per  la  coronazione  dell'  imperatore, 
e  nel  1547,  allorché  i  legati  pontifici  e  trentaquattro  vescovi 
convennero  nei  suoi  palagi  a  seguitare  i  lavori  del    concilio    di 

Trento. 

Già  Martin  Lutero  nel  1510  non  riconosceva  più  la  severa  città 
d'Irnerio  e  di  Graziano,  e  infatti  la  mater  studiorum,  perduto 
r  antico  nome  non  era  più  che  una  grassa  città  dedita  alle  feste. 
Gli  è  che  Giulio  TI  era  entrato  nella  vinta  e  dominata  Bologna 
stremata  dalla  fame,  dalla  guerra,  dalla  peste,  tra  una  pioggia 
di  rose,  fra  selve  di  stendardi,  tra  nubi  d' incenso,  fra  migliaia 
di  ceri,  camminando  sopra  tappeti  coperti  di  fronde  odorose, 
passando  per  tredici  successivi  archi  di  trionfo  sul  frontone 
dei  quali  s'esauriva  in  una  litania  di  lode  l'adulazion  dei  caduti. 
Poi  Francesco  I  e  Leon  X,  Carlo  V  e  Clemente  VII  erano  passati 
fra  il  popolo  attonito  per  tanta  pompa,  desideroso,  almeno,  di 
rivedere  simili  spettacoli.  Ond'  è  che  ogni  nuova  incoronazione 
di  papa,  ogni  ingresso  di  potestà  o  di  legato  era  occasione  di 
feste  e  di  tornei.  I  senatori,  affievoliti  col  crescer  di  numero, 
festeggiavano  ogni  due  mesi  1'  elezione  del  gonfalonier  di  giu- 
stizia e  r  ingresso  dei  novelli  anziani;  alle  nozze  dei  privati  la 
città  si  pavesava  come  a  quelle  di  principi:  Marcantonio  Mar- 
sili  trovò  aver  speso  pel  matrimonio  di  suo  figlio  ventiduemila 
e  seicento  lire  bolognesi. 

Le  provvisioni  contro  il  lusso,  benché  piene  di  multe  ad 
arbitrio  di  sua  signoria  reverendissima,  si  succedevano  in 
vano  com  è  usanza  delle  gride  bolognese,  direbbe  il  Rainieri  ^  ; 
occorreva  proibire  alle  contadine  vestirsi  di  broccato  d'  oro  !  ^. 

È  naturale  che  gli  studenti,  trattandosi  di  feste,  non  ne 
stesser  lontani;  non  di  rado  se  ne  facevano  promotori:  Francesco 
Pedocca  rettore  dello  Studio  nel  '490  fece  giostrare  in  piazza 
donando  un  palio  di  veluto  cremisi  di  25  braccia,  e  un  rettore 

1  Diario  Bolognese  —  di  Iacopo  Rainieri  a  cura  di  0.  GlErrini  e  C. 
Ricci,  pag.  56. 

^  Provisione  sopra  le  pompe  reformata  et  publicata  in  Bologna  alli 
tre  di  agosto  MDLX.  In  Bologna  per  Alessandro  Benaccio. 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.    19 

nel  1537  promosse  fino  una  corsa  di  tori.  Se  in  questo  tempo 
era  proibito  1'  uso  antico  di  celebrar  la  laurea  con  grandi  balli 
suoni  e  conviti,  il  ritorno  dall'  esame  si  faceva  tuttavia  con 
grande  magnificenza:  il  nuovo  dottore  cavalcava  in  mezzo  a  una 
moltitudine  di  compagni  di  tutte  le  Nazioni  che  lo  accompagna- 
vano a  casa  a  suon  di  pifi'eri  e  trombe.  Gli  studenti  tedeschi 
poi,  usavano  riunirsi  nei  di  delle  feste  a  pranzi  e  a  cene  cui 
invitavano  anche  il  podestà  e  il  vescovo,  e  segnatamente  il  dì 
dell'  Epifania  la  gioja  doveva  essere  al  colmo,  se,  dopo  le  spese 
per  il  convito,  nei  libri  dei  conti  della  Nazione,  si  trovano  segnati 
quando  trenta  quando  sessanta  bolognini  pei  vetri  rotti  ^ 

Il  Rainieri  così  ci  racconta  le  feste  per  la  nomina  di  un 
rettore  :  A  di  19  de  mazo,  il  retore  di  scolari  fece  la  sua 
festa,  il  quale  retore  era  todescho  ~  et  fece  una  levrea  in 
questo  modo,  zioè  in  prima  ti  era  li  trombila  con  li  biteli 
dil  studio  con  le  loro  mazze,  e  poi  li  seguiva  uno  con  uno 
corno  e  quando  il  sonava  il  ditto  corno  treva  fuora  una 
fìama  de  fuocho,  et  da  poi  li  seguia  da  40  scolari  vesliti  a 
ima  levrea  de  Manco  con  una  manicha  berlina  morela  bian- 
cha,  la  quale  manicha  era  la  drita,  et  aveano  uno  elmo  in 
testa  de  cartono  indoor  alo  fato  a  fogliame  a  la  anticha  con 
imo  simero  belisimo,  in  nel  quale  era  una  aquila  negra 
che  è  V  aquila  de  lo  imperio,  et  poi  li  seguitava  asaisime 
scolari  tutti  vestiti  de  razo  e  de  veludo  con  li  scalchi  con 
li  bastoni  tutti  dorati,  e  di  poi  questo  li  seguia  uno  choctio 
pieno  de  homini  che  sostavano  liuti,  violoni,  alpe,  cornamu- 
siche  con  gran  melodia,  et  suso  li  cavali  del  choctio  erali 
dui  patini  vestito  de  razo  morelo  con  ghirlando  de  lauro  in 
testa;  il  chochtiero  era  vestito  de  razo  ìnorele  et  drielo  el 
chochtio  li  era  ima  bandiera  con  V  arma  de  lo  imperatore, 
et  li  ditti  putì  aveano  ancora  loro  una  bandirola  con  la 
dita  arma  afachata  de  dria,  et  l'  altro  chochtio  li  era  homini 


*  AcAa  nationis  Germanicae  Yniversatis  Bononiensis  ex  archeii/pis  tabu- 
larti Malvezziani.  —  Ediderunt  Ernestus  Friedlaender  et  Carolus  Mala- 
«OLA  Berolini  MDCCCLXXXVII. 

'  Ruggiero  Taxis. 


20  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

vestili  da  poeta  con  ghirlande  in  testa  che  cantavano  per 
raxon  de  canto Et  dipoi  li  era  asaisimi  dottore  de  Bolo- 
gna, con  lo  retoro  di  scolari,  et  andorno  per  Bologna;  et  in 
asai  locho  se  giostrò  in  lo  anelo,  zio  da  chasa  di  dottore 
holognisi,  li  quali  li  aveano  posto  uno  anello  con  un  palio 
de  razo  de  4  hraza  ^ 


Il  nostro  studente  intanto  cerca  casa;  ma  in  questi  tempi 
di  carestia  e  fuor  di  stagione  non  è  cosi  facile  trovare  un 
buon  alloggio. 

Figuratevi:  pretendono  sette  coronati  al  mese  perchè  que- 
si'  italiani  quando  possono  avere  un  tedesco  vogliono  che 
tutta  la  famiglia  ci  campi  su.  (Lett.  44)  E  meglio  dunque  stare 
in  casa  dello  zio  Scheurl  che  pare  si  contenti  di  cinque  coronati 
e  mezzo  al  mese. 

Tale  infatti  era  il  prezzo  giusto  della  vita  a  Bologna  nella 
seconda  metà  del  cinquecento  2. 

È  da  notarsi  che  in  questi  tempi  se  erano  in  uso  conviti 
d'  un'  abbondanza  e  d'  un  numero  di  portate  veramente  straor- 
dinario, pure  la  regola  quotidiana  era  molto  parca. 

Bene  due  fratelli  Spinola  studenti  pur  essi  a  Bologna  in  quel 
torno  avevano  al  loro  servizio  un  maestro  di  casa,  un  segre- 
tario, un  ripetitore,  un  cameriere,  uno  spenditore,  un  cano- 
varo,  un  cocchiero,  un  mozzo  di  stalla,  due  staffieri,  un  corsiero, 
un  ragazzo  detto  il  Todeschino  ed  alcune  vecchie  donne,  ma  noi 
abbiamo  notizia  di  un  magnifico  conte  del  Sacro  Romano  Impero 


1  L.  e.  pag.  37. 

-  L' AMERBA.CHIUS,  l.  c.  pag.  20,  al  padre  che  gli  domanda  quanto  costi 
la  vita  a  Bologna  risponde:  Ybique  fere  Bononiae  hoc  tempore  ciihiculum 
coronato  locari,  quamvis  hi'eme  pluris  conducta  quaedam  fuerint.  Pro  victii 
'paucos  existimo  mtnus  quatuor  coronatis  singulis  mensibus  solvere.  Itaque 
sine  vestimentis  et  aliis  necessariis  qiiinqiie  coronati  fere  prò  victu  et  habi- 
tatione  singulis  mensibus  consumuntur.  Eadem  quoque  Patavii  ratio.  Vene- 
tiis  cubicula  longe  plurius  aestimantur,  in  victu  fere  eadem  ratio  (1555). 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.        21 

che  pranzava  con  una  sua  donna  ^  di  fagioli,  formaggio  e  uva; 
sappiamo  di  tre  gentildonne  le  quali  merendarono  un  giorno  a 
Belpoggio  con  insalata  formaggio  e  pane. 


Io    io    io    io 
Gaudeamus  io  io 
Dulces  homeriaci. 

io     io 
Est  iam  tempus  ut  potemus 
Et  post  potum  sic  oremus 
Deflectamus  genua. 

io     io 
Ne  lucernae  extinguaniur 
Et  potanies  moriantur 
Date  nohis  oleum.     ■ 

Con  tali  bacchici  cantari  gli  studenti  bolognesi  del  cinquecento 
«alutavano  il  riaprirsi  dello  Studio,  e  non  sembra  poi  che  gli 
studenti  moderni  abbiano  molto  degenerato  dagli  antichi  se  an- 
che allora  occorrevano  continue  ordinazioni  per  V  abuso  delle 
poche  lezioni  che  si  leggono  e  delle  spesse  e  insolite  vacanze 
che  si  fanno,  e  se  occorreva  raccomandare  di  non  far  ru- 
mori,  gridi,  strepiti,  ciffiU,  battere  di  banche  et  altre  inso- 
lentie. 

Gli  studenti  ferraresi  per  la  nascita  del  primogenito  di 
Lucrezia  Borgia  in  segno  di  gioia  avevan  dato  fuoco  alle  pan- 
che; i  bolognesi  usavano  entrare  in  scuola  tumultuariamente  in 
maschera. 

Benché  i  diplomi  di  laurea  parlino  quasi  sempre  di  addot- 
toramenti concessi  a  chi  se  ne  rese  degno  longo  labore,  sum- 
mis  vigiliis,    omni  denique  conalu  et  nixu,  spretis  relictis- 

'  Annibale  Aldrovandi  e  donna  Camilla.  Così  almeno  appai-  da  un  pro- 
cesso pubblicato  dal  Toselli  [Appendice  pi-ima  al  cenno  del  foro  criminale 
bolognese  pag.  55). 

^  CoDRi,  Orationes,  epistolae,  silvae  ecc.  cura  Beroaldi,  Bononiae  1502 
Rhythmiis  die  divi  Martini  pronunciatiis,  strofe  1,  12,  15. 


22  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

que  mundi  delitiis  *,  tuttavia  non  pare  che  quanto  il  magni- 
loquente stile  cancelleresco  afferma,  corrisponda  perfettamente 
al  vero.  E  difatti  la  frequenza  degli  studiosi  non  doveva  essere 
proverbiale,  se  nei  Rotuli  ^  si  ingiunge  ai  professori  di  non  far 
lezione  quando  abbiano  meno  di  cinque  uditori. 

L'Università  avrebbe  dovuto  aprirsi  il  10  ottobre;  vice- 
versa poi  non  si  vedevano  studenti  prima  del  novembre,  le  va- 
canze invece  con  una  regolarità  veramente  ammirevole,  prin- 
cipiavano il  13  luglio;  durante  l'anno  scolastico  erano  circa  90. 

Le  lezioni  avevano  inizio  la  mattina  alle  nove,  appena  la 
campana  della  cattedrale,  detta  la  scolara,  aveva  finito  di  chia- 
mare per  mezz'  ora  gli  studenti,  si  riprendevano  alle  tre  pome- 
ridiane, talora  si  continuavano  in  vesperis. 

Chi  era  nobile  aveva  diritto  di  occupare  le  prime  panche 
e  ciascuna  nazione  sedeva  distinta  dalle  altre;  gli  scolari  pren- 
devano appunti  di  cui  ci  sono  rimasti  molti  utili  volumi. 

Finita  la  lettura,  si  tenevano  in  piazza  circoli  di  ripetizione 
ed  addestramento  pei  laureandi  :  a  casa  poi,  gli  studenti  ricchi, 
come  il  nostro  Kress,  avevano  un  precettore. 

Ai  lettori,  pagati  nei  tempi  antichi  dagli  scolari  per  con- 
tratti privati,  provvedeva  ora  il  governo  ;  e  poi  —  scrive  il 
Kress  —  questi  dotti  italiani  hanno  troppo  grave  aspetto  e 
S0710  troppo  signori  per  accettar  qualche  cosa;  tengono  già 
a  grandissimo  onore  la  frequenza  degli  scolari  alle  loro 
lezioni,  specialmente  quando  siano  tedeschi.  (Lett.  38) 

Le  letture  non  erano  per  nulla  accademiche;  abbiamo  molte 
prove  dell'  affetto  reciproco  che  correva  tra  professori  e  sco- 
lari, origine  questa  della  grandezza  delle  antiche  università 
italiane. 

Riguardo  ai  libri,  come  non  tutti  potevano  comprarne  (il 
corpus  civile  e  Bartolo  costavano  15  coronati  ^),  provvedevano 

'  Laurea  dottorale  del  Conte  Marco  Antonio  Marescotti  (14  Marzo  1520), 
Archivio  Aldrovandi-Marescotti. 

-  V.  Rotuli  del  tempo.  —  Archivio  di  Stato  di  Bologna. 

^  Amerbachius,  (o.  c.  pag.  11)  quindecim  (coronati)  tot  enim  ad  Corpus 
civile  et  Bartolum  emendum  necessarium  fuit. 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.         23 

gli  stationarii,  i  quali,  oltre  conservare  i  testi  per  l' insegna- 
mento, li  davano  in  prestito  ai  dottori  e  agli  scolari  che  ne 
avessero  fatta  domanda,  dietro  un  correspettivo  fisso  e  il  rila- 
scio di  un  pegno. 

Poiché  gli  scolari  si  erano  iscritti  nei  ruoli  universitari 
pagando  una  lieve  tassa  (a  Bologna  nella  metà  del  500,  12  soldi) 
il  Reggimento  li  proteggeva  in  ogni  guisa,  li  dichiarava  im- 
muni dalle  rappresaglie,  dai  dazi,  aggravava  le  pene  pei  delitti 
e  le  molestie  commesse  contro  di  loro,  e  lo  seppe  Torquato 
Tasso  imputato  nel  '64  di  una  pasquinata  molto  innocente  con- 
tro certi  scolari  :  buon  per  lui  che  un  teste  ebbe  a  dire  al  giu- 
dice :  qualmente  il  Tasso  non  areria  tanto  ingegno  da  fare 
quei  mediocrissimi  versi. 


Da  qualche  giorno  è  qui  un  tale  con  delle  tazze  smal- 
tate, cui  dicon  maioliche,  e  le  vende  molto  a  buon  mercato; 
lo  zio  ne  ha  già  comperate  molte,  non  ho  potuto  fare  a 
m,eno  dal  comprarne  anch'  io  benché  sapessi  che  a  casa  ne 
avete  un  servizio:  me  ne  hanno  date  16  o  il  per  una 
corona;  le  ho  fatte  incassare  con  quelle  dello  zio  e  vi  saranno 
spedite  fra  breve.  Vi  prego  di  volerle  accettare  da  parte 
mia  e  nel  caso  vi  garbassero,  quando  saprò  un  poco  più 
la  lingua,  potrò  ordinarne  delle  altre,  benché  occorra  av- 
vertire che  tali  generi  facilmente  si  rompono  in  viaggio. 
(Lett.  39) 

Leandro  Alberti  infatti  ci  narra  che  i  Faentini  nel  secolo 
XVI  conducevano  i  loro  vasi  di  terra  cotta  massimamente  a 
Bologna,  e  racconta  d'  un  artefice  che  solamente  nella  vigilia 
dell'Ascensione,  giorno  di  gran  festa  pei  bolognesi,  ritrasse  da 
essi  vasi  trecento  ducati  d'  oro. 

Ma  ahimè,  le  saggie  previsioni  del  nostro  studente  si  av- 
verano ;  le  belle  tazze  smaltate,  fino  il  bel  pezzo  comperato  dallo 


24  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

zio  Scheup],  dopo  un  grande  ritardo,    arrivano  rotte  a  Norim- 
berga! (Lett.  46) 


La  carestia  intanto  cresce  quotidianamente;  ogni  giorno 
si  ha  notizia  di  povera  gente  che  non  potendo  guadagnarsi 
il  pane  muore  di  fame:  colpa  del  Reggimento  e  della  No- 
biltà che  sperando  di  sostenere  il  grano  a  maggior  p/rezzo 
lo  nasconde  ai  poveri,  ma  bene  dovrà  renderne  conto  a  Dio! 
(Lett.  45) 

Veramente  questa  incuria  e  scelleranza  non  appare  dai 
documenti  del  tempo,  anzi  in  un' Insignia  del  1560  sotto  il  nome 
degli  anziani,  è  scritto:  opera  cura  labore  et  gratia  corum 
factum  est  ut  noìt  modo  in  urbe  sua  hostiatim  victum 
quaeritantibns  sed  honeste  domi  suae  paupertate  lahoran- 
tibus  abunde  pjrovideretur.  Ma  questo  elogio  è  di  fonte  so- 
spetta :  guardiamo  gli  atti  del  Senato.  Il  Gonfaloniere  e  i  Qua- 
ranta in  nessuna  delle  lettere  scritte  all'ambasciatore  ^  a  Roma 
tralasciano  di  parlare  della  carestia  e  di  incitarlo  a  provve- 
dervi. Secondo  queste  medesime  lettere  invece,  la  colpa  del- 
l' incetta  dei  grani  starebbe  ai  Governatori  e  Tesorieri  provin- 
ciali della  Marca.  Quello  che  è  certo  si  è  che  si  ripeteva  il 
pietoso  quadro  notato  dal  cronista  del  1540:  se  visto  per  Bo- 
logna  di  poveri  che  erano  indebeliti  per  la  fame,  i  quali 
erano  desteso  in  terra  comò  morti,  et  io  ne  ò  veduto  uno 
su  il  cantano  de  palazo,  e  una  in  piaza,  et  un  homo  in 
Porta  Nova  con  la  m.ogliera  et  dui  flglioHni  et  li  fu  dato 
un  becchiero  de  vino  con  del  pan  in  ditto  vin,  et  la  moglie 
li  bagnava  la  badia,  che  era  una  compasione  a  vederla 
quela  poverina.  (Rainieri,  e.  57)  Tuttavia  si  studiò  ogni  modo 
per  ovviare  a  tanta  jattura;  il  terzo  giorno  di  Pasqua  grande 
si  fece  una  processione  con  le  compagnie  temporali  e  spirituali 
dove  si  raccolsero  circa  undeci  migliar  a  de  libre  pjer  di- 
spensar  alti  poveri   contadini  brazanti  ^,    molti    cittadini    si 

'  Giovanni  Aldrovandi  1559,  Tomnaaso  Cospi  1560. 
^  Liber  memorialium  doìnini  ac  egregii  lur.    ustriusque  lieviti  Anclree 
Mamelini.   Mns.  Biblioteca  Comunale. 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  PI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.         25 

tassarono  spontaneamente:  furono  raccolti  cosi  undice  millia  e 
cinquecento  scudi,  senza  anelli  colane  et  altre  cose;  le  no- 
stre gentildonne  holognesc  —  scrive  Andrea  Mamelini  nel 
suo  curioso  liber  memorialium  —  personalmente  per  ghiesie 
piazze  palazzi  et  huteghe  andavano  cerchando  per  V  amor 
di  Dio  per  li  poveri  contadini  per  campjarli  dalla  fame, 
donde  che  si  tiene  che  habiano  colto  per  questa  offerta  scudi 
milli,  quali  tutti  se  presentorno  in  detta  processione,  a  laude 
di  Dio,  et  dico  che  mi  vengono  le  lagrhne  alti  ochii  di  te- 
nerezza et  alegreza  vedendo  tante  gentildonne  et  persone  di 
bulogna  a  questa  impresa  tanto  humilmente  cercare  per 
lamor  di  dio,  et  se  io  posso  liaver  i  li  loro  nomi  li  voglio 
qui  registrare  a  memoria. 

Il  cronista  non  potè  poi  compiere  il  suo  desiderio;  ma  un 
verseggiatore  del  tempo  loda  in  150  madrigali  altrettante  gen- 
tildonne bolognesi  ^  ;  Alessandro  Griffoni  ragiona  sopra  le  bel- 
lezze d'alcune;  ne  loda  un  ignoto  autore  in  un'altra  operetta, 
delineandone  la  bellezza  e  il  carattere,  la  gentilezza  e  i  costu- 
mi, pei  versi  del  Petrarca.  A  me  piace  imaginare  affrettarsi 
all'opera  buona  di  carità,  per  le  piazze  inondate  di  sole,  per  le 
chiese  odoranti  d'incenso,  per  le  botteghe  sonore  di  lavoro: 
Virginia  Bolognetti  Banzi  vaga  primavera  di  rose  e  di  viole, 
Ludovica  Poeti  Gozzadini  quasi  un  spirto  gentil  di  para- 
diso, Ginevra  Aldrovandi  Hercolani  la  cui  faccia  amorosa  è 
si  viva  e  si  dolce  e  Ottavia  Casali  Malvezzi,  Margherita  Pe- 
poli  Marsigli,  Costanza  Alidosi  Isolani,  Camilla  Bentivoglio  Ca- 
prara,  Valeria  Lambertini  Guidotti  anime  belle  e  di  virtude 
amiche. 


Gli  studi  vanno  assai  bene:   spero  col  temjjo   di  inten- 
dere perfettamente  la  lingua  di  cui  conosco  già  i  fondamenti 


'  Iq  una  copia  manoscritta  di  questa  l'ivccolta,  ai  madrigali  segue  una 
lista  di  gentildonne  bolognesi,  conti-assegnate  ciascuna  da  un  appellativo 
speciale.  Questa  lista  pubblico  per  la  sua  curiosità.  Vedi  Doc.  I. 


26  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

e  di  ahiluarmi  ai  costumi  e  alle  usanze  degli  italiani.  Vo- 
glio esercitarmi  nella  m.usica  e  studiarmi  di  imparare  gli 
altri  nobili  esercizi  qui  in  uso  perchè,  se  Iddio  mi  dà  vita, 
possiate  vedere  che  non  mi  è  stato  inutile  il  tempo  passato 
in  Italia.  (Lett.  47) 

Riguardo  alla  musica  non  gli  saranno  certo  mancati  buoni 
esempi,  poiché  fin  d'  allora  la  divina  arte  era  tenuta  in  grande 
onore  a  Bologna  ed  usata  in  ogni  festa:  a  ciò  il  comune  sti- 
pendiava sedici  musici  all'anno,  più  un  sonatore  di  liuto  ed  un 
arpista,  che  ogni  sera,  all'  Ave  Maria,  facevano  un  concerto  in 
piazza  ^  G.  F.  Melioli  maestro  della  musica  in  S.  Petronio  dal 
1558  al  '70  ebbe  a  dirigere  fino  a  trentotto  cantori  ;  sappiamo  poi 
d'  un  Ludovico  Felicini  che  aveva  gran  spesa  perchè  se  dele- 
tava  de  tutte  le  genteleze  che  fusse  imposibele,  zoè  liuti, 
violle,dolmeseUe,  ciavasenbale,  manacorde,  orghano,  violumii, 
pi  fari,  cornitti  et  multi  altri  instromenti. 

Chi  volesse  farsi  un'  idea  della  musica  del  tempo,  veda, 
fra  le  moltissime  cose  stampate,  i  tre  libri  delle  Villotte  di  Fi- 
lippo Azzaiolo,  i  Madrigali  ariosi  a  quattro  voci  composti  da 
diversi  eccellentissimi  autori,  le  Villanelle  di  Ghinolfo  Dattari. 

Fra  i  nobili  esercizi  principale  sarà  stato  il  ballo,  di  cui 
era  a  Bologna  uno  dei  primi  maestri  d' Italia  :  Redolfo  detto  il 
Manzino  ;  e  principalissima  la  scherma  di  cui  era  celebre  la 
scuola  di  Pietro  Mancio,  visitata  pur  dal  Brantòrae,  di  Andrea 
da  Valentino  detto  Andrichane  e  di  quel  Lelio  de  Tedeschi  che 
fu  inventore  del  vero  et  sicuro  modo  di  levar  nelV  atto  del 
ferire  o  del  parare  la  spada  di  mano  aW  avversario  •. 

E  precisamente  in  quest'  anno  1560,  ad  esercitare  la  gio- 
ventù bolognese  nel  maneggio  d' ogni  specie  d'  armi  e  di  de- 
strezza,   furon    provvigionati    maestri  di  scherma,  di  cavalcare, 


'  Bilanci  di  Camera  1560.  —  Archivio  di  Stato  di  Bologna. 

*  Il  ^loNTAiGNE  nel  suo  Journal  du  voyage  en  Italie  parla  di  un  altro 
maestro  di  scherma:  le  Vénitian,  che  al  d'Ancona  parve  tutt'uno  con  Lelio 
de  Tedeschi.  E  più  sotto  ci  narra  che  le  jeune  seigneur  de  Montine  (  pro- 
nipote di  Biagio?)  s'  arresta  en  ladite  ville  (Bologna)  pour  V  escole  des  ar- 
nies  et  des  chevaus. 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.         27 

di  maneggiare  spadoni  a  due  mani:  fu  istituita  l'Accademia  dei 
Desti. 


—  Foste  voi,  M.  Fulvio,  alla  bella  festa  del  signor  di 
Rocca  d'Oplon,  fatta  dagli  illustri  Cavai  ieri  della   Viola? 

—  Ci  fui, 

—  E  che  ve  ne  parse? 

—  In  somma  questi  Cavalieri  ìion  han  pari,  et  ornano 
Bologna  della  fama,  virtù,  et  generosità  loro. 

—  Ma  non  mi  parse  già  di  vedervi, 

—  3Ii  vedeste  si,  ma  conosceste  no. 

—  Perchè? 

—  lo  era  in  maschera,  et  volli  esserci  così,  per  potere 
con  più  agio,  et  con  maggiore  attentione  considerare  le  di- 
vine bellezze,  e  gli  angelici  sembianti  di  si  belle  donne,  e  i 
loro  atti  leggiadri,  e  V  honeste  et  accorte  maniere  loro  piii 
diligentemente  osservare. 

Così  dicono  incontrandosi  due  cittadini  della  seconda  metà 
del  Cinquecento  nel  dialogo,  senza  nome  d'  autore,  in  lode  delle 
gentildonne  bolognesi  ;  così  valgono  ora  a  rievocare  in  noi  le 
immagini  delle  gentili  signore,  intente  alle  prove  de'  cavalieri 
giostranti,  magnifiche  nelle  vesti  rameggiate  d'  oro. 

L'  Accademia  dei  Desti,  istituita  da  Ettore  Ghisilierì  e  da 
Valerio  Legnani,  tenne  le  sue  adunanze  nel  violato  luogo  ^ 
che  le  dette  il  nome. 

Questi  accademici  ~  veramente  desti,  scrive  Pietro  Giordani 
ne'  suoi  discorsi    su    le  pitture    di    Innocenzo    da    Imola,    nelle 


1  Cosi  dice  Sabadino  degli  Arienti  nella  Descrizione  del  Giardino  della 
viola,  pubblicata  per  nozze  Hercolani  Angelelli  —  Bologna  1836. 

'  I  primi  inscritti  furono:  Il  Conte  Pirro  —  Lorenzo  detto  Lorenzino 
e  Gio.  Malvezzi,  Ettore  Ghisilieri  —  Conte  Scipione  Castelli,  Gio.  Paolo  Ca- 
stelli —  Tommaso  Cospi  —  Vincenzo  Marsili  —  Ottavio  Bianchini  —  Cor- 
nelio Orsi  —  Capit.  "Valerio  Legnani.  —  Cronaca  Bianchetta  —  Biblioteca 
Malvezzi  de  Mediai. 


28  K.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

nozze  (lei  loro  compagni,  prendevano  occasione  di  onorare  sé  e 
]a  patria  con  giostre,  tornei,  barriere  o  con  rappresentazioni 
di  poetiche  favole  miste  di  musiche. 

Se  le  giostre  bolognesi  fossero  magnifiche  ,  basterà  a 
provarlo  il  torneo  del  1470  cui  presero  parte  centoventi  gio- 
stratori, convennero  a  vedere  innumerevoli  baroni  di  tutta  Italia, 
celebrarono  in  prosa  1'  Arienti  e  il  Borselli,  in  poesia  il  Cieco 
e  G.  F.  Aldrovandi  ;  in  colori,  meraviglia  quest'  ultima  per 
somma  disgrazia  ruinata  dal  furor  popolare  del  1507,  Fran- 
cesco Francia.  Ma  senza  riportarci  a  quell'avvenimento  straor- 
dinario, rileggiamo  qualche  descrizione  del  tempo. 

Nei  giorni  di  carnevale  la  piazza  maggiore  di  Bologna  era 
trasformata  in  arena,  intorneata  da  palchi  pavesati  di  arazzi,  e 
le  finestre  del  palazzo  degli  Anziani  e  quelle  del  Podestà  splen- 
devano di  gentildonne. 

Tutti  gli  artigiani  chiudevan  le  botteghe  per  godere  dello 
spettacolo;  da  ogni  parte  ari-ivava  gente,  in  più  luoghi  si  udivan 
sonare  pifferi  ed  altri  stromenti.  E  moltissime  maschere  con 
panieri  pieni  di  ova  muschiate  e  di  confetti  ne  tiravano  alle 
belle  donne  con  tanta  gentilezza  che  ogni  omo  se  ne  stupiva, 
a  vedere  trarli  cosi  in  alto,  e  ancora  se  ne  tiravano  al  Le- 
gato, che  stava  a  un  finestrone  di  Palazzo.  Poi,  preceduti  da 
tamburi  e  trombetti  vestiti  di  raso  azzuro  guarnito  de  to- 
cha  d'  oro,  col  penon  de  la  tromba  di  trafetà  azzuro,  se- 
guiti ciascuno  da  25  e  più  gentiluomini  vestiti  di  velluto  nero 
con  collane  grossissime  d'  oro  al  collo,  avanzavano  i  cavalieri 
giostranti:  chi  armato  d'un  saglio  de  veluto  turchino  are- 
carnato  a  mandorle  d'  oro,  chi  coìi  sopraveste  di  veluto  nero 
coperto  tutto  de  dalfino  de  argento  con  franze  intorno  de 
argento  e  de  seda  nera,  con  celate  a  fogliame  di  argento 
battuto,  con  oro  e  perle,  diamanti,  zaffiri,  smeraldi  e  altre 
gioie ,  si  che  taluna  valeva  sei  mila  scudi ,  altre  fino  a  die- 
cimila ducati.  Tratte  le  sorti  di  chi  doveva  giostrare  insieme 
(intanto  si  facevano  in  piazza  molti  giochi  di  maschere  e  balli) 
erau  corse  vigorosamente  le  lancie,  finché,  fra  un  gran  rumore 
di  grida,  di  trombe  e  di  tamburi,  si  proclamava  il  vincitore.  Il 
quale,  ricevuto  il  premio,  era  accompagnato  a  casa  da  una  mol- 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.        29 

titudiiie  infinita  di  gente,  cui  largiva  in  abbondanza  vini  e  con- 
fetti. 

Alle  giostre  prendevano  parte  talora  gli  studenti,  in  ispecie 
tedeschi  e  spagnoli,  come  narra  distesamente,  ad  esempio,  Ja- 
copo Rainieri  sotto  1"  anno  1549. 


I  figli  di  Bologna  —  come  il  Comune  chiamava  li  scolari 
—  dettero  sempre  molto  da  pensare  all'  alma  mater,  e  se  fu- 
rono il  suo  orgoglio  e  la  sua  gloria  e  anche  talora  s'armarono 
per  lei  (1522),  la  tennero  in  continue  angustie  e  la  piegarono  ad 
ogni  lor  voglia  con  la  minaccia  d'abbandonarla.  E  però  il  governo 
non  vide  mai  di  buon  occhio  1'  autorità  suprema  conceduta  ai 
Rettori,  che  potevano  organizzare  1'  emigrazione,  e  quando  fi- 
nalmente nel  1250  si  decise  a  riconoscerli,  esigeva  però  il  giu- 
ramento :  quod  non  dabimt  operain  aliquo  modo  vel  ingenio 
de  studio  extra  civitatem  bononiae  trans  ferendo. 

Ma  il  giuramento  valse  poco  :  i  figli  capricciosi  avevano 
imparato  ad  abbandonare  la  madre  nel  1204,  nel  1215,  nel 
1222;  se  ne  ricordarono  nel  1.321  e  in  ogni  altra  occasione  in 
cui  si  credettero  menomati  di  privilegi.  Cosi  accadde  nel  1562, 
e  anzi  questa  volta  il  broncio  durò  più  a  lungo  del  solito.  Ma 
r  emigrazione  del  1562  ha  un  precedente  poco  noto,  che  il  Viz- 
zani,  il  Negri,  il  Ghiselli,  il  Muzzi  copiandosi  1'  un  l' altro  ci 
raccontano  inesattamente  ;  di  speciale  importanza  è  dunque  la 
lettera  49  del  nostro  Kress. 

Mi  provo  a  tradurla,  mi  si  perdoni  se  non  tento  neppure 
di  rendere  il  buon  antico  tedesco  dello  scolare  di  Norimberga: 

ÌSon  posso  nascondervi  che  il  24  aprile  accadde  qui  in 
Bologna  che  gli  sgherri  o  cacciatori,  come  li  chiamarlo  da 
voi,  dipendenti  dal  Reggimento,  pier  bravata,  senza  comando 
alcuno  dal  Magistrato,  ebbero  l'  ardire  di  invadere  di  not- 
tetempo, a  ìnano  arenata,  la  casa  dì  un  nobile  tedesco,  fun 
von  Heim  della  miglior  nobiltà  di  MeissenJ  dove  egli  abita 
con  altri  due  scolari  italiani;  e  poiché  non  lo  trovarono  in 


30  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

casa,  saccheggiarono  tutto  quello  che  capitò  loro  tra  mani; 
e  sé  r  avessero  trovato,  buon  per  lui  che  quella  sera  era 
fuori,  V  avrebbero  portato  via  per  ischerno  e  per  beffa. 
Ma  jj^r  ciuesta  volta,  non  ci  riuscirono.  Per  tal  fatto  il  Ret- 
tore, tutta  V  Università  e  gli  studenti  si  lamentarono  coi 
magistrati  e  incitarono  i  giudici  a.  punire  una  tale  prepo- 
tenza. Essi  in  apparenza  promisero,  ma  invece  poi  chiusero 
un  occhio  e  non  vollero  procedere  come  dovevasi  secondo 
equità,  per  cui,  alle  ripulse  falle  dal  governo  con  parole 
ironiche,  gli  italiani,  di  natura  focosi  ed  esaltati,  si  solleva- 
rono ed  assalirono  con  furia  e  con  impeto  il  palazzo  dei 
birri,  onde  nacque  tale  un  tumulto  che  ce  ne  rimasero  due 
per  parte,  e  un  terzo,  un  olandese,  fu  ferito  a  morte  con 
un  sasso.  Poiché  apparve  nianifesto  che  la  cosa  si  faceva 
seria,  essendo  gli  scolari  bene  amati  dalla  nobiltà  e  da  tutta 
la  borghesia,  nacque  il  tim.orc  che  speciahnente  in  questi 
tempi  di  carestia  non  sorgessero  per  la  città  novi  guai,  e 
perchè  gli  scolari  fossero  contenti  e  sì  mettessero  di  novo 
tranquilli,  fu  promesso  di  iniziar  subito  la  procedura  secondo 
giustizia.  Ma  due  giorni  dopo,  allorché  furon  ricordate  al 
governo  le  sue  promesse,  queste  furon  rinnegate  di  novo  e 
fu  disconosciuto  il  privilegio  che  gli  studenti  hanno  da  6  od 
800  anni  per  cui  in  nessun  modo  la  giustizia  deve  occuparsi 
delle  cause  loro,  onde  riunitisi  novamente  e  chiamate  tutte 
le  nazioni  in  assemblea.,  dopo  molti  pareri,  s  accordarono 
unanimi  di  partir  dalla  città  ;  come  fecero  ;  e  prese  in  ispalla 
le  loro  robe,  secondo  le  loro  libertà  e  privilegi  mossero  per 
Ferrara  onde  stabilirvisi  e  seguitare  gli  studi  colà  ;  poiché 
Ferrara  è  una  citlà  bella  e  non  lontana  e  il  duca  amoro- 
samente li  avrebbe  accolti  ^  Ma  dopo  due  miglia  italiane  — 
a  memoria  d'  uomo  nessun  rammentava  una  tal  partenza 
da  Bologna  per  stabilirsi  sotto  altro  signore  —  il  governo 
si  penti  e  quando  ebbe  conosciuto  il  danno  che  sarebbe  avve- 
nuto a  molti  cittadini  e  al  popolo,  specialmente  con  questa 


'  Veramente  Ferrara,  ia  quei  tempi  era  nota  agli  scolari  come  rifugio 
dei  miseri. 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.         31 

carestia,  con  laboriose  persuasioni  e  promesse  rinnovò  e  con- 
fermò agli  siudenti  li  antichi  privilegi,  i  quali  potessero 
goder  come  prima,  e  li  persuase  al  ritorno  nello,  condizione 
primiera,  promettendo  di  mantenerli  nell'  antica  aristocra- 
tica libertà;  nello  stesso  tempo  fu  condannato  lo  sbirro  causa 
del  tumulto,  e  gli  altri  vennero  puniti  secondo  giustizia.  Cosi 
è  finilo  questo  intricato  negozio,  r  onnipjo lente  Iddio  faccia 
che  d'  ora  innanzi  possiamo  essere  pirt  tranquilli  ed  in  pace 
—  Amen. 

Nel  Vizzani  e  in  tutti  gli  altri  storici  non  si  parla  affatto 
dello  studente  olandese  e  si  dà  qualche  particolare  assoluta- 
mente contrario  al  vero. 

Ho  cercato  una  fonte  sicura  per  conoscere  la  verità  del 
fatto  ;  ho  veduto  il  processo  fatto  al  birro  impiccato  ma  di- 
sgraziatamente è  mancante  di  un  foglio  ;  mi  è  stato  con- 
cesso però  rinvenire  una  copia  autentica,  in  carattere  cin- 
quecentesco, dell'  informazione  del  tumulto  che  il  senato  Bolo- 
gnese mandò  all'ambasciatore  a  Roma  ^  e  che  manca  nell'ana- 
loga raccolta;  mi  si  permetta  di  ricostituire  brevemente  il  fatto 
coi  particolari  dati  dal  novo  documento. 

L'  origine  prima  dei  malumori  è  oscura  anche  nella  lettera 
del  Kress:  è  incredibile  che  solo  per  beffa  gli  sbirri  bolognesi 
abbiano  voluto  far  prigione  uno  studente;  un  precedente  ci 
dev'  essere. 

Infatti  la  notte  del  22  aprile  furon  trovati  per  via  due  scolari, 
di  cui  uno  tedesco  ,  armati  ;  ciò  importava  una  multa ,  più  la 
perdita  delle  armi  trovate  in  dosso  (il  tre  febbraio  di  queir  anno 
era  stato  appiccato  Giacomo  Santi  appunto  per  portar  uno 
schioppo  scavezzo  per  la  città,  di  notte,  carico). 

La  multa  fu  condonata  dal  Governatore;  ma  il  Bargello  pre- 
tendendo essersi  guadagnate  le  armi  e  specialmente  un  bel 
giaco  che  aveva  il  tedesco,  come  vide  che  non  glielo  portavano, 
la  notte  seguente  andò  a  prenderlo,  non  trovando  in  casa  il 
padrone,  sfondò  la  porta,  scassinò  due  casse,  prese  il  giaco. 


'  Vedi  Documento  2.° 


32  R.  DEPUTAZIOxNE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Figurarsi  gli  scolari  !  Ricorsero  al  governatore  e  al  gonfa- 
loniere che  promisero  giustizia:  intanto  alla  prima  pattuglia  di 
birri  incontrata  stufìlorno  clrio.  Gli  sgherri  vedendo  tra  il 
gruppo  de'  beffeggianti  il  solito  studente  tedesco,  lo  seguirono, 
e  quando  si  separò  dai  compagni,  non  ostante  la  sua  violenta 
difesa,  lo  menarono  sconciamente  in  prigione.  La  mattina  dopo, 
naturalmente,  venne  liberato:  anzi  quel  giorno  pranzò  con  l'Au- 
ditore. 

Ma  questo  fatto  accese  nuove  ire:  gli  studenti  ricorrono 
di  novo  al  governatore  e  al  gonfaloniere  ;  ma,  non  contenti  dello 
melate  parole  ottenute,  usciti  dal  palazzo,  sguainate  le  spade, 
assalgono  la  residenza  dei  birri,  ne  feriscono  più  d' uno,  hanno 
un  napoletano  morto  d'  archibugio. 

Allora  esce  il  magnifico  Auditore,  accompagnato  da  guardie 
a  piedi  e  a  cavallo,  e  con  buone  parole  e  qualche  colpo  di  picca 
seda  il  tumulto.  Ed  ecco  che  un  birro,  forse  addolorato  e  adi- 
rato per  una  ferita  poco  innanzi  ricevuta,  gitta  una  pietra  da 
un  flnestrone,  colpisce  nel  capo  un  fiammingo,  un  gentilissimo 
scolaro  in  hereito  di  veluto  et  calze  incarnate  —  come  dirà 
un  teste  —  Io  riduce  in  fin  di  vita. 

Chi  trattiene  ora  gli  studenti?  Il  Governatore  fa  bensì  dare 
ipso  facto  tre  tratti  di  corda  al  Cancelliere  autore  del  malau- 
gurato arresto  della  sera  prima;  ma  il  nuovo  sangue  esige  ben 
altre  vendette. 

Gli  scolari  si  ritirano  in  S.  Domenico,  si  provvedono  d' armi, 
si  fortificano,  montan  la  guardia,  bloccan  le  vie;  vedendo  che 
s'indugia  a  far  giustizia  del  birro  che  ha  lanciato  la  pietra  a 
sangue  freddo  —  dicono  essi  —  a  dì  26,  preceduti  dai  bidelli 
con  mazze  e  statuti,  a  bandiere  spiegate,  sonando  il  tamburo,  in 
ordinanza,  partono  da  Bologna. 

Ma  il  Governatore  spaventato  in  un'  ora  fa  processare  e 
impiccare  '  il  birro  colpevole  e  così  morto  lo  mette,  a  capo 
all'in  giù,   in  sulla  finestra  di  dove  ha  gittata  la  pietra;  manda 


'  Pare  clie  in  quest'  anno  il  maestro  di  giustizia  Sebastiano  Corazza  si 
guadagnasse  bene  lo  stipendio  di  99  lire  annuali,  poiché  ebbe  a  che  fare 
con  28  condannati! 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.        33 

Federico  Gonzaga  studente  in  Filosofia,  non  capo  degli  insorti 
come  scrive  il  Vizzani,  ma  intermediario  per  la  pace,  a  placare 
i  compagni. 

Questi  già  a  Corticella  dopo  molte  parole  risolvono  di  tor- 
nare indietro  ed  entrano  in  città  in  ordinanza,  non  curanti  l'or- 
dine contrario  del  Governatore,  sonando  il  tamburo,  a  bandiere 
spiegate. 

Così  per  questa  volta  fu  scongiurato  il  pericolo  della  dipar- 
tita, con'  quanta  dignità  del  Vicelegato  e  della  giustizia  si  veda 
neir  Informazione. 

Per  me,  la  nazionalità  del  ferito  di  pietra  influì  grande- 
mente nel  crescere  delle  ire:  non  già  pel  napoletano,  ma  per 
r  olandese  si  fece  tanto  chiasso.  Tanto  è  vero  che  il  Kress  non 
nomina  neppure  lo  studente  italiano  morto  d'  archibugio,  e  ultra- 
montani e  specialmente  tedeschi,  usi  a  più  larghi  privilegi,  pajono 
esser  stati  il  maggior  numero  dei  partenti. 

Questo  mi  pareva  doversi  osservare  poiché  nessuno  storico 
l'ha  notato,  il  Muzzi  segnatamente,  che  sul  birro  impiccato  [se- 
condo giustizia,  scrive  il  Kress)  fa  un  fervorino  retorico  rite- 
nendolo innocente. 


Le  ultime  lettere  ci  danno  ancora  qualche  notizia:  è  venuto 
a  Bologna  un  nuovo  legato  che  non  chiuderà  li  occhi  come 

V  altro  e  che  si  adopra  a  far  cessare  la  carestia  per  la  quale 
il  grano  costava  20  lire  la  corba,  (Lett.  52)  ma  il  male  si  è 
eh'  è  venuta  anche  1'  estate,  e  il  caldo  non  e'  è  governatore  che 
valga  a  mandarlo  via:  è  tanto  grande  che  7ion  ve  ne  posso 
dare  un  idea  ;  appena  è  mezzogiorno  non  posso  più  stare 
in  piedi;  la  notte  poi  è  cosi  opprimente  che  V uomo  noìi  può 
avere  il  suo  naturai  riposo.  Ciò  debilita  molto  e  per  gli 
ammalati  è  loi  tempo  assai  cattivo,  ma  quando  sarà  passato 

V  agosto  non  ci  sarà  più  nulla  da  temere.  Per  i  frutti  è  una 
stagione  splendida,  il  frumento  è  già  mietuto  da  un  mese; 
(la  lettera  è  dell'  8  luglio)  anche  V  uva  va  molto  bene,  e  in 
molti  luoghi  ne  ho  già  vista  della  matura. 


34  K.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Di  carestie,  di  tumulti,  di  magnificenze  fu  dunque  spetta- 
tore Cristoforo  Kress  studente  a  Bologna  nel  1560.  Sopra  tutto 
di  magnificenze.  Ma  poiché  dalle  sue  lettere  appare  molto  assen- 
nato e  riflessivo  egli  avrà  forse  veduto  la  triste  esteriorità  di 
tali  parate:  l'elegante  quattrocentesco  italico  fasto,  trionfo  del 
paganesimo  risorto,  si  era  venuto  a  mano  a  mano  pervertendo 
fino  ad  una  melanconica  esagerazione  che  preludeva  alle  goff'ag- 
gini  del  seicento  ;  esagerazione  che  abbisognava  agli  italiani  per 
nascondere  a  sé  medesimi  la  perduta  eccellenza,  dal  dì  che  le 
orde  tedesche  aveano  accampato  nelle  stanze  di  Rafaello  e  le 
soldatesche  spagnole,  in  virtù  del  convegno  di  Bologna,  avean 
potuto  insolentemente  gridare  alla  città  del  Ferrucci:  pareja 
brocados  scnora  Florentia  que  venemos  a  mercarlos  a  me- 
dida  de  pica! 

Luigi  Aldrovandi 


•COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC. 


35 


DOCUMENTI 


La  Gloria  del  mondo     .  Sig.' 

Il  sole » 

La  luna » 

La  stella » 

L'  arco  celeste  ....  » 

La  belezza  del  mondo    .  » 


Le  tre  ^ratie 


Le  tre  guerriere    .     .     . 

La  gentilezza  del  mondo 
La  mesta      .     .     . 
La  figura  di  rilievo 
La  pera  sozza  buona 
La  Belona    .     .     . 
Il  bel  colosso     .     . 
Il  pastone  di  zucchero 
La  perlindina    .     . 
Il  coppetino  di  latte 
La  fenice      .     .     . 
La  massa  di  neve 
Il  non  so  che    .     . 
La  savia  .... 
La  compita  .     .     . 


I. 

Costanza  Alidosij  Isolani 
Isabella  Ruini  Angelini 
Hippolita  Mons."  Marsilij 
Ginevra  Tossignani  Aristoteli 
Dhorotea  Lamberti  ni  Berò 
Lutia  Bonasoni  Garzona 
Isabella  Castelli  Malvasia 
Laura  Sighicelli  Malvasia 
Sem  idea  Poggi  Geni 
Panina  Ghislieri  Malvezzi 
Giulia  Ghislieri  Tossignani 
Arthemisia  Ghislieri  Viola 
Laudomia  due  volte  Goggiadini 
Ginevra  Orsi  Fava 
Flaminia  Locatelli  Gessi 
Lavinia  Loiani  Caprari 
Gentile  Orsi  Malvezzi 
Lucretia  Scappi  Lambertini 
Domitilla  Chiari  Bargellini 
Pantasilea  Gozzadini  Bonfiglioli 
Laura  due  volte  Bolognini 
Laura  Malvezzi  Casali 
Libera  Grassi  Castelli 
Hippolita  Bianchini  Paleotti 
Giuditthe  Orsi  Bolognini 
Laura  da  Reiigio  Marsilia 


36 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


La  galante   .     . 

La  bella  altiera 

Il  gelsomino  di  Spagna 

L'  aurora .     . 

La  gratiosina 

L'  armellino  . 

Il  Gibellino  . 

L' irresoluta 

La  mula  del  Papa 

Il  guardo  suave 

Il  tropetto   .     . 

La  Ninfa      .     . 

La  modesta  .     . 

La  tramontana. 

La  bona  .     .     . 

La  matrona 

La  pensosa   .     . 

La  buona  notte 

Il  buon  dì     . 

Il  giardino  d'  amore 

L' arminda    .     . 

Il  bel  gaietto    , 

L' aquila  .     .     . 

La  raccolta  . 

La  calandra 

L' accorta     .     . 

La  beli  e  bona 

Vtile  e  non  pompa 

La  bella  donna 

Assa  da  pane   , 

Il  gallo  di  monna  checa 

La  lodola  sul  madone 

Pianellina  crudele.     . 


Sig.""a   Camilla  Bentivoglio  Caprara 
»       Valeria  Fantuzzi  Guidetti 
»       Catherina  Ringhieri  Bianchini 
»       Laura  Bentivogli  Poeti 
»       Virginia  Bentivogli 
»       Ranuzzi  Savignani 
»       Dhorotea  Albanesi  Bulgarina 
»       Isabella  Berò  Vigiani 
»       Lucretia  Simoni  Peppij 
»       Diana  Barbieri  Rainieri 
»  Gessi  Lamandina 

»       Laertia  Rossi  Fantuzzi 
»       Camilla  Fantuzzi  Bandini 
»       Camilla  Orsi  Leoni 
Camilla  Orsi  Ghisilieri 
Silvia  Orsi  Sarapieri 
Valeria  Lamberti  ni  Guidetti 
Claudia  Fantuzzi  Paltroni 
Deianira  Hercolana  Piatesi 


»       Ludovica  Amorina  Campeggi 


Foscarari  Fava 
Francesca  Orsi  Barbieri 
Isabella  Malvasia  Grata 

Bolognina 
Isiphile  Oliva  Castelli 
Smiralda  Gessi  Salimbeni 
Barbiei-a  Marescotta 
Isabetta  Ghisilardi  Peregrina 
Valeria  Magnani  Balugola 
Doralice  dall'  oro  Gambari 
Laura  Beccatelli  Ferrari 
Cecilia  Pia  Casappi 


[In  Poesie  in  lode  di  varie  Dame  Bolognesi,  nella  Biblioteca 
Universitaria  di  Bologna  Ms.  12071 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.        37 

IL 

M'a  a  Roma  al  M^°  Cospi.  oratore  alli  27  di  Aprile  1560. 

Narrativa  della  novità  over  tumulto  fatto  dalli  scolari  in 
Bologna.  [Ai'ch.  di  Stato,  Magistrati  -  Studio  ed  Università  de 
Scuolari  79,  24] 

Alli  22  del  presente  mese  d'Aprile  la  notte  seguente  dal  Can- 
celliere del  Barigello  sonata  la  Campana,  furon  trovati  tre  con  le 
arme,  de  quali  uno  era  bolognese  li  altri  duoi  scolari  forestieri,  cioè  un 
Tedesco  che  era  consigliere  over  procuratore  della  Nation  Tedesca 
r  altro  era  luchese,  et  volendo  il  Cancelliere  menarli  prigioni  fu 
promesso  dal  scolar  luchese  che  la  matina  seguente  presentarla  se 
et  il  compagno  cioè  il  scolar  tedesco  in  Palazzo. 

La  matina  seguente  che  fu  alli  23  il  scolar  luchese  comparve 
insieme  col  thedesco  dinanti  al  Gover.""^  et  a  m.  Baldo  Auditore,  da 
quali  detti  duoi  scolari  furono  gratiati  et  absoluti  et  dal  scolar  tedesco 
fu  donato  un  scudo  alli  birri  per  la  cattura,  ci  restava  la  difBcultà 
delle  Armi  et  in  spetie  di  un  Giacco  bello  et  di  qualche  valuta,  che 
havea  il  tedesco,  qual  il  barigello  pretendea  aver  perso  et  haverlo 
guadagnato  sopra  di  che  disputandosi  fu  da  m.  Triultio  Auditore 
detto  venga  il  Giacco,  la  qual  cosa  diiferendosi  più  di  quello  haveria 
voluto  il  Barigello,  la  sera  istessa  o  la  notte  seguente  il  Cancellere 
senza  alcuna  comessione  di  superiori  andò  alla  casa  dove  insieme  habi- 
tavano  li  detti  duoi  scolari  et  intrato  domandò  dov'  era  il  Thedesco, 
dal  luchese  fu  risposto  che  non  v'  era  et  che  havea  cenato  fuor  di 
casa,  il  Cancelliere  domandò  il  Giacco  al  luchese  dicendo  eh'  egli 
havea  promesso  di  presentare  il  scolar  Tedesco  et  il  Giacco  il  che  negava 
il  luchese  con  dire  che  ben  havea  promesso  di  presentare  il  tedesco 
come  havea  presentato  et  havuta  la  absolutione,  ma  non  havea  già 
promesso,  di  presentar  il  Giacco  et  cosi  contrastando  dal  sì  al  nò,  il 
Cancelliere  prese  partito  di  buttare,  come  buttò  giuso  1'  uscio  della 
camera  del  tedesco  ch'era  serata,  credendo  forse  che  egli  vi  fosse 
overo  per  pigliare  il  giacco  sicome  pigliò  che  lo  trovò  suso  una  cassa 
et  non  contento  di  questo  si   mise  anco  a  rompere  et  disciapponare  *) 

*  discerpere?  discepere?  descharpir? 


38  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

due  casse  dicendo  voler  vedere  se  in  esse  erano  archibusetti  da  ruota 
de  quali  non  trovando  alcuno  si  parti  portando  via  il  giacco. 

La  mattina  seguente  che  fu  il  giorno  de  S.  Giorgio  alli  24 
vennero  in  Palazzo  molti  scolari  al  sig.  Gonfaloniere  dolendosi  gran- 
demente della  violentia  et  discortesia  usata  dal  Cancelliere  et  birri 
ad  un  Gentil' huomo  tedesco  senza  alc.^  causa  et  raggione  et  doman- 
davano che  fosse  fatta  la  provisione  necessaria.  Il  sig.  Conf/^  non 
puotè  né  volse  mancare  di  andare  accompagnato  da  loro  al  sig. 
Gover.'^  facendogli  sapere  quelch'  era  successo.  Dal  Gover/^  intesa 
la  cosa  fu  risposto  che  di  ciò  non  sapea  cosa  alc.^  et  che  non  havea 
data  tal  Commissione.  Il  medesimo  fu  detto  et  confermato  da  m.  Triultio 
che  in  quel  punto  sopravenne  ma  dissero  che  ne  pigliariano  infor- 
matione  et  non  mancariano  de  provederci  oportunamente,  et  detto 
questo  si  partì  il  Gov.'^  da  Palazzo  per  andare  a  S.  Giorgio  alla 
festa,  in  questo  punto  da  una  frotta  de  scolari  per  iustificare  la  lor 
querela,  et  la  violenza  usatali  dal  Cancelliere  et  birri  con  molti  preghi 
constrinsero  li  mag.'=*  m.  Giovanni  Maria  Bolognini  et  il  Co.  Agost.<^ 
Hercolani  che  in  quell'  hora  li  venero  visti  ad  andare  alla  casa  delli 
detti  duoi  scholari  dove  andati  videro  et  trovorno  infatto  esser  vero 
dell'  uscio  della  Camera  buttato  a  terra  et  delle  Casse  aperte.  La 
qual  cosa  dalli  detti  duoi  signori  fu  riferta  al  Gover.'''^  che  veniva 
dalle  Pugliole  et  nell'  accompagnarlo  sino  a  Palazzo  dimostrorno  con 
raggioni  vive  che  questo  era  caso  importante  et  considerabile,  et 
degno  di  qualche  dimostratione  così  per  conservare  il  Studio  che  è 
r  onore  et  reputatione  della  Città  come  per  raffrenare  l' insolentia  et 
troppa  licenza  delli  biri'i,  quali  perdonandosi  loro  al  presente  veriano 
a  doventare  tanto  più  insolenti  et  licentiosi.  Dal  Gover.»"®  fu  chia- 
mato m.  Triultio  eh'  era  seco  et  li  comise  a  far  quanto  vole  la  lustitia. 
Intrati  puoi  in  Palazzo  m.  Triultio  avanti  che  andasse  nel  Torrone 
mandò  a  chiamare  il  Cancelliero  quale  con  parole  minaccevoli  menò 
seco  al  Torrone  et  lo  mise  prigione,  mentre  che  il  Gover.'^  era  fuor 
di  Palazzo  occorse  che  il  scolar  tedesco  sondo  in  Compagnia  d'  alcuni 
altri,  scontrorno  il  cancelliere  et  birri,  quali  dicono  che  li  scolari  li 
stufilorno  dietro  il  che  negano  essi  scolari,  et  dindi  a  poco  sendosi 
sbrancato  il  scolar  tedesco  dalli  altri  li  birri  lo  fecero  tenere  in  spia 
et  lo  trovorno  in  porta  dove  lo  volier  pigliare  et  esso  defendendosi 
anzi  con  pugni  havendo  battuto  sul  viso  un  birro  finalmente  fu  con- 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  L'NC  STUDENTE  TEDESCO  ECC.   39 

dotto  et  strassinato  dalli  birri  in  prigione  battendolo  sconciamente.  La 
qual  cosa  intesa  dal  Gov."  et  dall'  Auditore  ;  alla  venuta  loro  in  pa- 
lazzo commisero  che  fosse,  come  fu,  subito,  rilassato  et  la  matina 
istessa  esso  tedesco  et  il  luchese  pransorno  con  m.  Triultio  dal  quale 
discorrendo  sopra  questa  pratica  fu  data  speranza,  che  non  mancaria 
di  dare  al  Cancelliere  quel  castigo  che  meritava  l' insolentia  sua. 

Il  doppo  pranzo  vennero  quasi  tutti  li  scolari  in  Palazzo  unita- 
mente et  con  loro  condussero  molti  dottori  et  se  n'  andorno  al  Gov.'^® 
facendo  instantia  che  fosse  fatta  giustizia  centra  il  Cancelliere  poi 
che  era  prigione  come  quello  che  havea  usata  la  violenza  sopradetta 
et  senza  commissione  d"  alcun  superiore  si  come  essi  superiori  afSr- 
mavano,  et  quivi  furon  dette  di  molte  parole  et  ale.*'  molto  alte,  hinc 
inde  finalmente  il  Gov.''^  disse  loro  per  ressolutione  che  andassero  se 
faria  il  processo  certe  non  mancarla  di  far  quanto  comportava  la.justitia. 
Li  scolari  si  jmrtirono,  et  non  parendo  loro  haver  riportato  quel  che 
speravano  et  desideravano  in  satisfation  loro  nel  descender  le  scale 
et  avanti  uscissero  di  Palazzo  misero  mano  alle  spade  gridando  a 
S.  Dom.*''^  a  s.  Dom.^o  et  come  furono  fuori  di  Palazzo  corsero  tutti 
con  le  spade  nude  al  palazzo  del  Podestà  gridando  alli  Birri  alli 
Birri  et  intrati  dentro  della  Porta,  del  detto  Palazzo  ferirne  un  dell! 
birri  qual  primo  trovorno  il  quale  poi  cosi  ferito  fu  portato,  et  è, 
anco  neir  hospidale,  li  altri  birri  che  erano  da  cinque  o,  sei  si 
reteremo  nella  Guardiola,  nella  quale  facendo  conato  li  scolari  d'en- 
trare furon  sparati  delli  archibusi  dalli  birri  per  i  buchi  over  pertusi 
del  uscio  0  fenestra  de  quella  guardiola  tal  che  venne  morto,  un 
scolare  napolitano  et  feritone  un  altro  in  un  braccio.  Intesosi  dal 
Gov/®  et  dall' Aud.''®  cotal  rumore  uscì  fuor  di  Palazzo  esso  Aud/® 
con  una  picca  in  mano  accompagnato  da  parte  della  guardia  da 
cavallo  e  da  piedi  di  modo  che  fece  levare  li  scolari,  quali  si 
ritirorno  et  ridussero  in  s.  Dom.''"  Et  sondo  finito  il  rumore,  et  men- 
tre m.  Triultio  Aud.i'e  era  pur  anco  in  Piazza  fu  da  un  birre  che 
era  montato  suso  una  finestra  della  sala  del  Podestà  a  rincontro 
la  audienza  del  mag."^"  Regg.'°  gettato  un  sasso  molto  grosso  sopra 
la  testa  d' un  scolar  fiammengo  eh'  era  appresso  al  detto  Aud.'® 
qual  scolare  per  tal  percossa  cadette  ben  dua  volte,  et  sta  malis- 
simo .  anzi  si  ffiudica  morirà. 


40  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Fatto  questo  parve  al  Gov/^  di  dar  qualche  satisfattione  alli 
scolari  ancora  che  si  fossero  portati  male  in  andare  al  palazzo  del 
Podestà  ad  offendere  et  ferire  li  ministri  et  officiali  della  Corte,  fece 
subito  dare  tre  strappate  di  corda  in  Piazza  al  Cancelliere. 

Alli  25  che  fu  il  giorno  di  s.  Marco  sendosi  inteso  che  li  scolari 
ammutinati  in  S.  Dom.'''*  volevano  in  ordinanza  portare  il  Corpo  del 
scolare  napolitano  morto  a  S.  Domenico  et  passar  per  piazza  fu  dal 
sig/®  GoyJ^  et  dal  sig.'"*'  Conf."""  mandato  loro  a  dir  più  d'  una  volta 
che  mutassero  opinione  ma  non  vi  fu  remedio  et  al  fine  il  sig.  Federico 
Gonzaga  ottenne  che  non  usciriano  dalla  via  dritta  da  S.  Domenico, 
sino  alla  casa  del  Berò  il  che  non  osservorno  anzi  con  la  loro  insegna 
et  arme  si  posero  all'  ordinanza  su  la  piazza  de  Calderini  et  preso 
il  corso  lo  portorno  per  la  via  che  va  da  S.  Andrea  alle  scole  sino 
in  S.  Mamolo  et  intrati  in  S.  Mamolo  andorno  dritto  sino  passata  la 
casa  de  Campeggi  voltandosi  per  la  via  che  va  a  s.  Domenico. 

Li  scolari  come  è  detto ,  ridotti  et  amutinati  in  s.  Dom.*''^  si 
providero  d'arme,  e  di  tamburo  et  anco  d'  una  bandiera  qual  levorno 
dalla  sepoltura  de  m.  Teodoro  Poeta  in  s.  Domenico  facendo  giorno  et 
notte  le  guardie  a  torno  il  monastero  et  alle  bocche  delle  strade. 

Sono  stati  persuasi  più  d'una  volta  dal  detto  sig.  Federico  et  d'alcuni 
signori  Quaranta  per  nome  dèi  mag.'^o  Regg.'"  et  anco  dalli  dottori 
et  da  altri  gentil'  huomini  a  voler  disarmare  et  non  dubitare  che  dal 
palazzo  vera  eseguita  la  Giustizia  contro  li  birri,  et  in  spetie  centra 
quello  che  havea  gettata  la  pietra  a  sangue  fredo  et  cessato  il  rumore 
che  per  tal  effetto  ne  son  duoi  birri  prigioni  per  chiarire  qual  di 
loro  è  stato  il  malfattore  ma  in  effetto  non  si  sono  voluti  mai  pie- 
gare dicendo  voler  prima  vedere  fatta  la  giustizia  avanti  che  depongan 
r  arme  et  così  vedendo  che  si  diferiva  il  dar  loro  la  satisfattion  che 
volevano, 

Alli  26  su  le  19  bore  tutti  insieme  che  erano  più  di  200 
scolari  et  molti  nobili  con  li  bidelli  et  mazze  et  li  suoi  statuti  avanti 
con  la  bandiera  spiegata  et  sonando  il  tamburo  in  ordinanza  si 
partiron  da  Bologna,  per  la  porta  di  Galliera  con  intentione  di  abban- 
donare il  studio  la  qual  cosa  veramente  diede  gran  dispiacenza  a 
tutta  la  Città. 

Dal  sig.  Gov.''^  et  dal  mag.^o  Regg.'°  considerato  tutto  questo 
successo  per    non    lassare    adietro    nisuna  provisione    et    offitio     per 


COMMENTARIO  ALLE  LETTERE  DI  UNO  STUDENTE  TEDESCO  ECC.    41 

ritenerli  ancora  che  si  conoscesse  non  poterlo  fare  se  non  con  detra- 
tione  della  dignità  et  autorità  del  Palazzo  attesa  la  ostinatione  et 
alterezza  delli  scolari,  fu  pensato  di  tentare  novi  remedij  et  cosi 
havendo  il  sig  GovJe  comesso  a  l'Auditore  che  facesse  iustitia,  et 
referendo  l' AudJ^  che  per  giustitia  potea  fare  morire  quel  birre  che 
havea  tirato  il  sasso  fu  in  presenza  del  mag*^"  Regg'o  risoluto  et 
ordinato,  che  li  mag^'ì  Malvezzi  Gozzadini  Marescotti  et  Casali  andas- 
sero a  procurare  di  condurre  il  sig  Federico  dietro  alli  scolari  per 
fermarli  et  con  prometter  di  far  giustitia  a  il  birro  indurli  a  ritor- 
nare, il  che  finalmente  si  ottenne,  et  ritornato  il  sig.  Federico  con  duoi 
delli  sudetti  sig."  cioè  Gozzadini  e  Casali  a  Palazzo  si  fece  la  Giu- 
stitia ch'altrimenti  non  voleano  ritornare  et  questo  fu  su  le  23  hore 
che  fu  appiccato  uno  delli  doi  birri  ch'eran  prigioni  qual  fu  con- 
vinto d'haver  gettato  il  sasso  dalla  fenestra  sul  capo  del  scolare, 
quale  per  relation  de'  Medici  non  può  campare  il  capestro  si  ruppe 
et  il  birro  cade  in  Piazza  et  morse  et  cosi  morto  come  era  fu  por- 
tato et  posto  alla  istessa  finestra  con  le  gambe  in  giuso  dalla  quale 
havea  gettato  il  sasso. 

Fatto  questo  il  sig  Federico  et  li  detti  duoi  sig'''  galopporno 
dietro  a  i  scolari  che  erano  già  vicini  a  corticella  i  quali  intesa  la 
giustitia  fatta  del  birro  ritornorno  a  Bologna  in  ordinanza  nel  modo 
ch'erano  usciti  et  sendosi  dal  sig  Federico  et  da  detti  duoi  sig^'ì  alla 
porta  della  città  fatta  loro  molta  instanza  perchè  deponessero  l' arme 
r  insegna  et  il  tamburo  et  andarsene  alla  sfilata  alle  case  et  allo- 
giamenti  loro.  Dopo  l'haver  dette  alli  prefati  sig  Federico,  et  s""' pa- 
role assai  aspre  et  mostratosi  dai  deputati  loro  poco  prezzo  et  stima 
verso  il  sigf'^  Federico  et  quelli  si"  se  ne  volsero  venire  in  ordinanza 
con  terze  a  s.  Dom.*"^  dove  lasciorno  l' insegna  et  tamburo  et  se 
n'  andorno  alle  case  loro. 

Il  mag-.'^o  Regg.'o  et  tutta  la  città  è  restata  come  ragione  voleva 
se  deve  restare,  con  molto  obligo  al  sig.'®  Federico  per  bavere  sua 
Ecc.  in  questo  negotio  mostrata  molta  aftettione  al  Regg.'^  et  a  tutta 
la  città. 

Si  è  avuta  parimenti  molta  satisfattione  del  procedere  de  m. 
Triultio  novo  Aud.''®  dal  che  si  è  concetta  speranza  d'  haverne  molta 
buona  giustitia.   Et  tanto  serva  per  infoi'matione  de  quanto  è  occorso. 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA 

STORICA  ROMAGNOLA 


[Continuazione  e  /ine.  Ved.  Serie  III,  voi.  XIII,  pp.  220-256) 


Riolo 


Fatti  e  documenti  contro  pa- 
role. Contro  risposta  dell'  ammi- 
nistrazione comunale  di  Riolo 
alla  pretesa  giustificazione  del 
Sig.  Antonio  Ing.  Zanoni.  Bolo- 
gna, Società  Tip.  dei  Composi- 
tori, 1876  in  8.0 

Lorenzini  Ermete  —  Riolo 
provincia  di  Ravenna.  Mono- 
grafia dello  Stabilimento  idrote- 


rapico. Bologna,  Società  tip.  già 
Compositori,  1844,  in  8  pag. 

Relazione  della  Giunta  al  Con- 
siglio risguardante  la  condotta 
fin  qui  tenuta  dal  Sig.  Antonio 
Ing.  Zanoni,  Direttore  dei  Lavori 
di  costruzione  del  nuovo  Stabili- 
mento e  provvedimenti  relativi. 
Faenza,  tip.  Marabini,    1876,   in 


Russi 


Alla  famiglia  Farini  gli  a- 
raici  di  Ravenna  e  Russi.  In  8.° 
s.  a.  i. 

È  un  album  in  onore  di  Ar- 
mando Farini. 

Babini  Paolo  —  Orazione  in 
lode  di  Giovanni  Farini  di  Russi, 
morto  professore  alla  Università 
di  Padova.  Ravenna,  dalla  stamp. 
Roveri  1824.  in  4.° 

Il  Giornale  Arcadico  parla  di 
quest'  orazione  nel  Tomo  XXVI , 
anno  1825. 


Badiali  Giuseppe  —  Luigi  Carlo 
Farini.  Ravenna.  Tip.  Maldini , 
1878,  in  8.^ 

Castagnoli  Achille  —  Bio- 
grafia dell'  avv.  Lorenzo  Orioli. 
Bologna,  tip.  della  Volpe  e  del 
Nobili,  1840,  in  8.° 

Farini  Luigi  —  Lettere  con 
una  introduzione  di  Adolfo  Bor- 
gognoni. Ravenna ,  tip.  Calde- 
rini,  1878.  in  8.° 

Biografia  di  Giuseppe  Ginanni. 
In  Biog.  e  Rit.  di  Uom.  della  Ro- 
magna dell'  Hercolani. 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA 


43 


Finali  Gaspare  —  Ricordi  della 
vita  di  Luigi  Carlo  Farini  (i\ 
Nuova  Antologia  fase.  XI,  anno 
1878). 

Fu  ripubblicato  in  Roma,  Tip. 
del  Senato   1878,  in  S." 

Chinassi  Giovanni  —  Parole 
per  r  iuaugurazione  del  monu- 
mento eretto  a  Luigi  Carlo  Fa- 
rini in  Russi ,  il  21  Dicembre 
1862.  Faenza,  dalla  Tip.  di  Pie- 
tro Conti,  in  8.°  .>^.  a.  i. 

Gibelli  Gaetano  —  Vita  di 
Monsignor  Pellegrino  Farini.  Bo- 
logna ,  Tip.  Guidi  air  Àncora , 
1849,  in  8.° 

Mauri  Acchille  —  Luigi  Carlo 
Farini  (v.  Nuova  Antologia.  Voi. 
11,  pag.  607.  Voi.  in,  pag.  5, 
anno  1866). 

Fu  ripubblicato  dal  Le  Alonuier 
nel  1866,  in  8." 

Montanari   Giuseppe  Ignazio 

—  Cenni  intorno  la  vita  e  le  o- 
pere  di  Domenico  Antonio  Fa- 
rini, che  fu  socio  corrispondente 
dell'accademia  agraria  di  Pesaro. 


Ivi.  dalla  tip.  Nobili,  1837  ,  in 
8." 

—  Elogio  di  Monsignor  Pelle- 
grino Farini.  (v.  Giornale  Ar- 
cadico. Tomo  CXXI,  anno  1849- 
50). 

Per  le  esequie  in  Russi  a  Vin- 
cenzo Troncossi  Cappellano.  For- 
lì, dalla  tip.  Casali,  18.30  in  8.° 
s.  a.   i. 

Rambelli    Gianfrancesco     — 

Cenni  biografici  intorno  a  Mon- 
signor Pellegrino  Farini  [v.  Me- 
morie di  religione,  di  morale  e 
di  letteratura.   Tomo  X). 

Fu  stampato  a  parte  nel  1850, 
per  gli  Eredi  Soliaui  in  Modena, 
in  8.° 

Silvestri  Gherardo  —  Sui  me- 
riti scientifici  del  Dottor  L.  C. 
Farini ,  con  menzione  de'  suoi 
meriti  politici.  Torino,  1836,  in 
8.°  .'.  a.  i. 

Vesi  Antonio  —  Biografia  di 
monsignor  Pellegrino  Farini  [v. 
in  Imola.  Utile  didci,  n.°  17, 
anno  1842). 


Solarolo 


Argnani  Federigo  —  Illustra- 
zione d' una  scultura  donatellesca 
esistente  a  Solarolo  di  Romagna, 
preceduta  da  un  cenno  storico 
di  questo  castello.  Faenza,  Stab. 
Tipo- Litografico  P.  Conti,  1886, 
in  8.°  fig. 


BonoU  Girolamo  —  De'  Ca- 
stelli di  Solarolo  e  di  Mordano 
{v.  Storia  di  Lugo,  pag.  458. 
Faenza  1732). 

Calgarini  Giacinto  —  Elogio 
dell'Avvocato  Federico  Armandi. 
Bologna,  tip.  Tiocchi,  nelle  Spa- 
derie,  1851,  in  8.° 


44  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAG^IA 

S.  Potito 


Bonoli  Girolamo   —  Del  Ca- 
stello e  della  Villa  di  S.    Potito. 


{v.    Storia   di  Li(r/o,   pag.   370, 
Faenza  1732). 


CITTÀ  E  PAESI  DELLA.  ROMAGNA 
CHE  FANNO  PARTE  DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA 


Bozza 


Cerchiari  Gioacchino  —  Pro- 
spetto statistico  delle  malattie 
mediche  curate  entro  e  fuori  del 
Comune  di  Dozza  dal  1832  al 
1840.  Bologna,  alla  Volpe  1847, 
in  8.° 


Giordani  Gaetano  —  Memorie 
dei  Campeggi  di  Bologna,  ove 
si  tratta  delle  vicende  del  Ca- 
stello di  Dozza.  Bologna,  Ma- 
reggiani,  1870,  in  4° 


Fontana 


Fiumi  Giovanni  —  Risposta 
alla  lettera  a  lui  indirizzata  li 
12  febbraro  1839  intorno  alle 
Tavernazze.  Forlì,  tip.  di  Luigi 
Bordandini,  1831),  in  8.° 

Ghinassi  Domenico  —  Elogio 
funebre  del  Comendator  Giuseppe 
Mengoni.  Imola,  tip.  d'Ignazio 
Galeati  e  figlio,  1878,  in  8.° 

Parere  sulla  pertinenza  d'  uno 
stemma  che  esisteva  sopra  l'arco 
d' ingresso  al  Castelk)  di  Fon- 
tana. Ristampato  con  aggiunte. 
Imola,  dalla  tip.  Benacci,  1839, 
in  8.*^  s.  rt.  i. 

In  fine  si  legge:  «  N.  B  La  pri- 
ma stampa  di  questo  Parer<?  (n'ebbe 
copia  lo  Storico  Fontanese  )  uscì 
alla  luce  nel  mese  di  Settembre 
1838,    e    la    Storia    di    Fontana   fu 


impressa  dopo  il  7  Dicembre    anno 
sud.  » 

Vaccolini  Baudana  —  Elo- 
gio di  Michele  Ronchi  da  Fon- 
tana, (v.  Imola,  Utile  Dulci,  n.° 
33,  anno.  1845). 

Vatrenio  Cassiano  —  Lettera 
a  Giovanni  Fiumi  intorno  alle 
Tavernazze  antica  fabbrica  nella 
terra  di  fontana.  Imola,  dalla  tip. 
Benacci,  1839,  in  8.° 

—  Saggio  di  alcune  vicende 
occorse  nella  Storia  di  Fontana. 
Scritta  per  Antonio  Vesi  da 
Gatteo.  In  8.°  s.  a.  i. 

Vesi  Antonio  —  Storia  di 
Fontana.  Forh  tip.  di  Luigi  Bor- 
dandini, 1838,  in  8.'' 

La  narrazione  Storica  va  dall'  o- 
rigine  di  Fontana  all'anno  1838. 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA 


45 


Imola 


Accoramboni  Giuseppe  —  Sy- 
noclos  dioecesana.  Roma,  pel  Gian- 
nini, 1738,  Voi.  II,  in  4." 

Accarisi  Sebastiano  —  In  oc- 
casione della  traslazione  delle  sa- 
cre reliquie  di  S.  Cassiano.  Imo- 
la, per  Malpensa.  1704,  in  8.° 

Alberghetti  Francesco  —  Te- 
stamento. Imola,  Galeati,  1856, 
in  8.° 

—  Piano  pubblicato  dal  co- 
mitato centrale  del  dipartimento 
del  Santerno  in  occasione  della 
minacciata  epizootia.  Imola,  tip. 
Nazionale,  anno  V  della  repub- 
blica, in  8.° 

Alberghetti  Giuseppe  —  Di- 
scorsi due  pronunciati  nel  gior- 
no 1.°  pratile  dal  citt."  Giuseppe 
Albergetti  moderatore  del  Cir- 
colo Costituzionale  d'  Imola.  I- 
mola,  Anno  VI  dell'  Era  Repub- 
blicana, dalla  Stamp.  Dal  Monte, 
in  8.°  pag.*^  7. 

—  Discorso  pronunciato  nel 
Circolo  Costituzionale  d' Imola  il 
giorno  2.°  pratile  Anno  VI.  Rep. 
Imola,  nella  Stamp.  Dal  Monte, 
s.  d.  in  8.° 

—  Orazione  funebre  al  padre 
Maestro  Pellegrino  Ricci.  In  Ra- 
venna, nella  stamp.  Roveri  presso 
i  fratelli  Fava,  1797,  in  4." 

—  Nelle  solenni  esequie  cele- 
brate nella  chiesa  abaziale  di  S. 
Maria  in  Regola,  a  Taddeo  della 
Volpe,  il  dì    14  Febbraio    1807, 


trentesimo  della  sua  morte.  E- 
logio  funebre.  In  Imola,  per  Gio- 
vambattista Filippini  1807,  in  8.° 

—  Compendio  della  storia  ci- 
vile e  letteraria  della  città  d'  I- 
mola.  Ivi,  dai  tipi  Comunali, 
per  Benedetto  Filippini ,  1810  , 
Voi.  II,  in  III  Tomi,  in    8.°  fìg. 

È  la  maggiore  storia  d'  Imola  , 
e  la  narrazione  storica  va  dalla 
fondazione  della  città  ai  tempi 
dell'  autore. 

—  Orazione  funebre  in  lode 
di  Monsignor  Alessandro  Ales- 
sandretti.  In  Imola,  dalla  stam- 
peria Camerale,  1815,  in  4.° 

Alessandretti  Alessandro  — 
Nelle  solenni  esequie  dell' E.  prin- 
cipe Giancarlo  Bandi ,  vescovo 
d' Imola  -  Orazione  funebre  - 
In  Imola,  presso  Giovanni  dal 
Monte,  Stamp.  Vescovile  e  del- 
l' 111.  Pubblico,  1784,  in  4.° 

Alfeoniano  Almi  no  —  Breve 
ragguaglio  della  miracolosa  Ma- 
donna del  Pradello  d'Imola.  A^e- 
nezia,  Bettinelli,  1758,  in  8.° 

Angeli  D.r  Luigi  —  Versi  per 
r  ingresso  al  gonfalonierato  di 
Giustizia  del  Conte  Manfredo  Sas- 
satelii  imolese.  Imola,  Stamp.  del 
Seminario,  1794,  in  4.'^ 

—  Per  r  apertura  della  spe- 
zieria  dell'Ospedale  d'Imola.  Ivi, 
1794,  in  4.°  s.  a.  i. 

—  Delle  acque  di  Linaro  e  di 
Montrone,  sorgente   nei    colli    i- 


46 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


raolesi.  Imola,  stamp.  del   Semi- 
nario, 1796.  in  4.'^ 

—  Sulla  vita  e  su  gli  Scritti 
di  alcuni  medici  imolesi  -  me- 
morie -  storiche.  In  Imola,  per 
Gianbenedetto  Filippini ,  1808  , 
in  8.° 

—  Delle  acque  medicate  di 
Riolo  nel  territorio  imolese.  Vi- 
cenza, nella  stamp.  Tura,  1783, 
in  8.° 

Nel  1785  lo  stesso  editore  ripub- 
blicò questo  scritto. 

—  Dei  bollitori  di  Bergullo  e 
suoi  fanghi.  Imola ,  stamp.  del 
Seminario,  1795,  in  S.*^ 

—  Vita  di  Giulio  Cesare  Croce 
imolese  autore  di  Bertoldo  e  Ber- 
toldino detto  Giulio  Cesare  Croce 
della  Lira.  Imola,  Galeati,  1827, 
in  8.'^ 

—  Dell'  acqua  marziale  della 
Chiusa  fra  le  sorgenti  minerarie 
di  Riolo  -  memoria  -  Imola , 
Galeati  1828,  in  8.° 

—  Memorie  biografiche  degli 
illustri  imolesi  le  cui  imagini 
sono  locate  in  questa  nostra 
Iconoteca.  Imola,  Galeati,  1828, 
in  8.° 

Arrivo  e  soggiorno  in  Imola 
della  S.  di  Nostro  Signore  Papa 
Pio  Sesto.  Imola,  dal  Dalmonte, 
1782,  in  4.°  s.  a.  i. 

Assemani  Simone  —  Illustra- 
zione della  Patena  mistica  cre- 
duta di  S.  Pier  Grisologo.  Pa- 
dova, stamp.  del  Seminario,  1804, 
in  4.°  fiff. 


Bagli  Gaspare  —  L'archivio 
Sassatelli  in  Imola  (  v.  Atti  e 
Memorie  della  R.  Dep.  Stor,  Patr. 
per  la  Romagna.  Serie  III.^  Voi. 
VI.°  Fase.  IV,  V,  e  VI). 

—  Documenti  Sassatelliani.  (v. 
Nozze  Calari-Muzzi.  Sett,  1889. 
Tip.  Zanichelli). 

Questo  opuscolo  contiene  un  breve 
di  Leone  X."  a  Giovanni  Sassatelli 
relativo  ai  Bentivoglio  ed  il  Ben- 
servito rilasciato  da  Prospero  Co- 
lonna   pure  a    Giovanni    Sassatelli. 

—  Lettere  di  Giovanni  Sassa- 
teili  a  Lorenzo  De'  Medici.  Imola 
Tip.  d' Ignazio  Galeati  e  figlio 
1890  op. 

Baluffi  Gaetano  —  Lettere 
pastorali  ed  altre  pubblicazioni 
sacre.  Imola,  Galeati,  1881,  in  8.° 

—  Nel  solenne  ingresso  alla 
sua  Chiesa.  Omelìa.  Imola  Tip. 
Vescovile,  1846,  in  A." 

Bandi  Carlo  —  Svnodus  Imo- 
lensis  Dioecesis.  Imolae ,  Typis 
Episcopalibus,  1766,  in  4.° 

Bassani  Ilarione  —  Rifles- 
sioni nella  causa  degli  ex  cano- 
nici d' Imola,  arrestati  per  pre- 
teso attentato  alla  Sovranità  ed 
insubordinazione  alla  cisalpina. 
Lugo ,  presso  il  citt.  Melandri, 
anno  IV  repubbl.  in  4.° 

Benefici  di  Giovanni  Mastai 
Ferretti  ora  Pio  IX,  alla  diocesi 
d' Imola.  Modena,  per  gli  eredi 
Soliani,  1846,  in  8.*^ 

Bottardi  Flaminio  —  (Fla- 
minio da    Parma).   Della   Chiesa 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA  47 


e  Convento  di  S.  Maria  delle 
Grazie  presso  Imola  (r.  Memorie 
istoìnche  delle  Chiese  e  Con- 
venti dei  frati  minori  di  Bo- 
logna Voi.  Ili,  pag.  109  Par- 
ma 1760). 

Bottrigari  Enrico  —  Notizie 
necrologiche  e  biografiche  in- 
torno al  N.  U.  Avv.  Domenico 
Dalmonte  Casoni.  Imola ,  Tip. 
Galeati,  1870,  in  8.°  (v.  Atti  e 
memorie  della  R.  Deputazione 
di  Storia  Patria  per  la  Roma- 
gna. Anno  IX.  Bologna  1810). 

Bragaglia  Sac.  Luigi  —  Breve 
ragguaglio  della  prodigiosa  e  ce- 
lebre immagine  della  B.  Vergine 
del  Piratello.  In  Faenza,  presso 
Giosefiantonio  Archi,  1791,  8." 

Fu  ripubblicato  nel  1832  in  I- 
mola  per  Ignazio  Galeati  in  8.° 

—  Breve  ragguaglio  dell'  ori- 
gine e  progresso  della  divozione 
air  antica  immagine  di  Maria 
Vengine  della  salute  degli  in- 
fermi che  si  venera  nella  chiesa 
parocchiale  de'  Servi  d'  Imola. 
Ivi,  presso  Ignazio  Galeati,  1835, 
in  4." 

Bralda  Pietro  —  Nei  funerali 
del  giorno  Settimo  celebrato  in 
Udine  al  Padre  Don  Alessandro 
Tartagna.  In  Udine,  nella  starap. 
de'  fratelli  Pecile,  1814,  in  8.° 

Breve  ragguaglio  delle  solenni 
feste  celebrate  in  Imola  per  la 
Promozione  alla  Sacra  Porpora 
dell'E.  Cardinal  Giancarlo  Bandi 
vescovo  di  detta  città.    Bologna, 


per  Lelio  della  Volpe,    1775,  in 
12.°  g.  s.  a.  i. 

Bruschi  Pietro  —  Panegirico 
Funebre  in  morte  dell'  Ill.mo  e 
R.  Sig.  Card.  Millino.  In  Faenza, 
appresso  Giorgio  Zarafagli,  1629, 
in  8.** 

Burièl  Antonio  —  A' ita  di 
Caterina  Sforza  Riario,  contessa 
d'  Imola  ,  e  Signora  di  Forlì. 
Bologna,  nella  stamp.  di  S.  Tom- 
maso d' Aquino,  1795,  Voi.  Ili, 
in  S.'' 

Calderini  Vincenzo  —  Per 
Domenico  Roncaglia  imputato  di 
omicidio.  Imola,  Galeati,  1858, 
in  ^^ 

Capitoli  della  grascia  dell'IUma 
Città  d' Imola  già  riformati  ed 
approvati  dall'  E.mo  e  Rev.mo 
Card.  Durazzo  legato  di  Roma- 
gna 1703 ,  e  ristampati  d'  or- 
dine dell'  Ill.mo  Magistrato  di 
Luglio  e  Agosto  1729.  Imola,  E- 
redi  Massi,  1729  in  8." 

Furono  ristampati  in  Faenza  pel 
Benedetti  nel  1759;  poscia  ancora 
in  Faenza  per  lo  stesso  Benedetti 
nel   1762. 

Capitoli  per  le  scuole  pubbli- 
che della  città  d'Imola.  Ivi,  stamp. 
Vescovile,  1777.  in  4."^ 

Capitoli  per  le  pubbliche  scuole 
del  Comune  d' Imola.  Ivi,  Filip- 
pini, 1806,  in  4." 

Capitoli  della  Pia  opera  del 
suftraggio  d' Imola.  Ivi,  per  U- 
baldo  Malpensi,  1708,  in  8.° 

Capitoli  della  Congregazione 
de'  settantadue  preti,  Eretta  sotto 


48 


R,  DEPUTAZIONE  UI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


gli  auspizj  di  S.  Filippo  Neri 
nella  Chiesa  Parocchiale  di  S. 
Jacopo  Maggiore  d'  Imola.  Ivi , 
per  gli  Eredi  Massi,  1749,  in  8.° 
con  ritratto. 

Cardinali  Vincenzo  —  In  di- 
fesa del  dott.  Francesco  Magrini 
accusato  al  Governo  distrettuale 
d' Imola  d' ingiurie  e  contumelie 
dall' Avv.  Vincenzo  Calderini  co- 
stituitosi aderente  al  fisco.  Imola, 
dalla  Tip.  Vescovile  anno  1848, 
in  8." 

Cerchiari  Giulio  Cesare  — 
Camilla  Alidosi  de  Norbani.  Tra- 
gedia. Imola,  Galeati,  1879,  in  S.*" 

—  Lavinia  de'  Mascimbeni. 
Melodramma.  Imola  ,  Galeati  , 
1879,  in  8.° 

—  Ad  Imola  sua  patria  ed  al 
magistrato  di  Lei,  questo  com- 
pendio storico  che  fa  parte  del- 
l'opera. -  L'Itaìia  in  Miniatura 
veniva  dedicato,  perchè  celebrare 
le  patrie  gesta  fu  ognora  argo- 
mento di  affettuosa  figliale  ono- 
ranza. 1846,  in  foglio,  s.  a.  i. 

—  Ristretto  storico  della  città 
d'Imola.  Bologna  Tip.  delle  Muse, 
1847,  in  8.° 

La  narrazione  storica  va  dalla 
fondazione  d'Imola  all'anno  1847. 
Nel  1848  fu  ripubblicata  con  cor- 
rezioni &<\  aggiunte,  dalla  tipografìa 
Sassi,  in  Bologna,  in  ^.^ 

Cerchiari  Gioacchino  —  Sulle 
acque  minerali  imolesi  osserva- 
zioni terapeutiche.  Ravenna,  Ro- 
veri e  Collina,  1830,  in  4.° 


—  Sulle  acque  minerali  imo- 
lesi.  Imola,  Galeati,  1839,  in  8.** 
Chiaramonti  Gregorio  —  E- 
pistola  pastoralis  ad  clerum  et 
populum  corneliensem.  Romae , 
per  .Tnnchium,  1785,  in  4.° 

Codronchi  Battista  —  De  mor- 
bis  qui  Imolae  et  alibi  commu- 
niter  hoc  anno  MDCII  vagati 
sunt.  Bononiae,  apud  Jo.  Bapt. 
Bellagambam,  1603,  in  A.^ 

Constitutiones  editae,  in  dio- 
ecesana  synodo  habita  in  Eccle- 
sia Cathedrali  Sancti  Cassiani. 
Anno  Christi  MDCCLXIV.  Imola, 
ex  Typ.  episcopali  1766,  in  4.° 
Constitutiones  et  monita  e- 
dita  in  Synodo  Dioecesana  Imo- 
lensi  habita  die  22  Augusti  1584. 
Bononiae,  apud  Alexandrum  Be- 
natium,  1585.  in  4.° 

Cortini  Giuseppe  Fortunato 
—  La  Madonna  del  Piratello  e 
le  feste  centenarie  del  1883.  Voi. 
1,  in  8.°  Imola,  Galeati,  1889. 

Dal  Pozzo  Francesco  —  Me- 
morie Storiche  intorno  alla  ce- 
lebre e  taumaturga  imagine  e 
santuario  di  Maria  Santissima 
detta  del  Piratello  principale  pro- 
tettrice della  città  e  diocesi  i- 
molese.  Imola,  per  Vincenzo  dal 
Pozzo,  Stamp.  Vescovile  1857, 
in  4.'^  p. 

De  Columnula  Beati  Basilii  Ci- 
spadanae  molis  episcopi,  —  de  que 
illius  altari  quae  sunt  Imolae  in 
Abatiali  S.  Mariae  in  Regula. 
Imolae,  per  Massam,  1666,  in  4.° 
Decreta    synodus    dioecesana 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA 


49 


imolensis.  Anno  MDCXII.  Fauen- 
tiae,tYp,  Georgij  Zarafaglij,  1622, 
in  4. 

Descrizione  dell'apparato  fatto 
da'  molto  reverendi  padri  Cap- 
puccini d' Imola  nel  solenne  ot- 
tavario  celebrato  per  la  canoniz- 
zazione di  San  Felice.  In  Bologna 
nella  stamp.  Gio.  Pietro  Bartiroli, 
1714,  in  4.°  s.  a.  i. 

Descrizione  de'  funerali  ce- 
lebrati in  Imola  alla  memoria 
dell'  immortale  pontefice  Pio  VI. 
In  Imola,  dalla  stamp.  del  Sem. 
1823,  in  4."* 

Elogiorum  specimen.  F.  A.  I. 
C.  Foro  corneliensis.  Laus  vir- 
tutis,  meriti,  laboris  proemium. 
Bononiae,  ad  signum  columbae, 
1784,  in  12.° 

Emaldi  Giuseppe  —  Discorso 
sul  dono  deir  lU.mo  Cav.  Avv. 
Giovanni  Codronchi  Argeli,  della 
collezione  di  tutti  gli  scrittori 
imolesi  alla  biblioteca.  In  Imola, 
1847,  in  8.°,  s.  a.  i. 

Ettorri  Paolo  —  De  S.  Epi- 
scopi et  martyris  Cassiaui.  Imo- 
lae,  patroni  laudibus.  Bononiae, 
Benatium,  1612,  in  8.° 

Fanti  Innocenzo  —  Imola  sotto 
Giulio  II.  Imola,  Galeati,  1882, 
in  8.° 

—  Sguardo  retrospettivo  al- 
l' arte  in  Imola.  Ivi,  Galeati  I- 
gnazio  e  figlio,  1883,  in  8.° 

—  Notizie  storiche  ed  econo- 
miche deir  Asilo  Giardino  d'  I- 
mola  presentate  all'  Esposizione 
delle    Provincie    dell'  Emilia    in 


Bologna  nel  1888.  Imola,  Galea- 
ti, 1889,  in  4.° 

Fantini  Antonio  —  Feste  ce- 
lebrate per  la  promozione  alla 
Sacra  Porpora  del  Card.  Gaetano 
Baluffi.  Imola,  Galeati,  1847,  in 
4.*» 

Faustinmaria  (Frate)  di  S.  Lo- 
renzo —  Storia  del  beato  Gio- 
vanni Tavelli  da  Tossignano  pri- 
mo religioso  gesuato.  Mantova, 
Pozzoni,  1753,  in  4." 

Ferrarini  Antonio  e  Giuseppe 
Mongardi  —  Analisi  delle  acque 
minerali  del  Monte  Castellacelo 
d'Imola.  Ivi,  Galeati,  1831,  in  8.'' 

Ferri  Girolamo  —  Elogio  del 
Sig.  Conte  Camillo  Zampieri  (v. 
Giornale  de'  letterati  Tomo  LV, 
Pisa  1784). 

Forchielli  Luigi  —  Le  scuole 
Elementari  del  Comune  d' Imola 
dal  1860  al  1887.  Imola,  Galeati, 
1889,  in  8.° 

Forma  del  giuramento  dell'in- 
gresso dell'  Illustrissimo  Magi- 
strato d' Imola.  Ivi,  per  Carlo 
Giuseppe  Massa,   1695,  in  4.° 

Fu  ripubblicato  in  Imola  pel  Massa 
medesimo  in  4.^  s.  a.  «.,  poi,  una 
terza  volta  in  Faenza  pel  Ballanti 
e  Comp.  nel  1751,  in  4.^ 

G.  A,  —  Manicomio  in  Imola, 
(v.  Utile  Dulci  n.°  32,  anno 
1843). 

Galletti  Pier  Luigi  —  Perizia 
su  di  alcuni  istrumcnti,  ed  altri 
monumenti  di  mezza  età  alterati 
da  Nicolò  Serafini  di  Catino  in 
Sabina    per   farsi    credere   della 

4 


50 


Jl.  DEPUTAZIO.NK  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


nobilissima  Famiglia  dei  Conti 
di  Canio  della  diocesi  d' Imola 
(v.  Calor/erà,  Opuscoli  Scientifici. 
Tomo  XXVII). 

Galli  Romeo  —  I  manoscritti 
e  gli  incunabuli  della  Biblioteca 
Comunale  d'  Imola.  Imola,  Ga- 
leati,  1894,  in  A." 

Nella  prefazione  è  tratteggiata 
brevemente  la  Storia  della  Biblio- 
teca d' Imola. 

Gardenghi  Giovanni  —  Sulla 
pittura  del  Signor  Ignazio  Zotti, 
arringa  pronunciata  all'  Illustris- 
simo Consiglio  Comunale  d'Imola. 
Ivi,  presso  Ignazio  Galeati,  1836, 
in  8.° 

Garravina  Antonio  —  In  am- 
plissimo funeri  Taddei  a  Vulpe. 
Inscriptiones  expositae  in  Eccle- 
sia S.  Cassiani.  Imolae ,  in  4.° 
s.  a.  i. 

Garuffì  Malatesta  Giuseppe  — 
Accademia  d' Imola  (v.  U  Italia 
accademica^  ossia  le  Accademie 
aperte  a  pompa  e  decoro  delle 
lettere.  Parte  I.^  Rimini  per 
Già.  Felice  Bandi  1688,  in  5.°). 

Gessi  G.  —  Cenni  biografici 
del  Conte  Tiberio  Troni.  Faenza, 
dalla  Tip.  di  Pietro  Conti,  1854, 
in  8.° 

Ghepardi  Dragomanni  Fran- 
cesco —  Biografìa  di  Antonio 
Mezzanotte.  Imola,  Galeati,  1843, 
in  8.° 

Giacomo  da  Imola  —  Canzone 
con  due  lettere  1'  una  del  Sig. 
Giustiniano  Pagliarini,  l'altra  del 


Sig.  Can.  Francesco  Maria  Man- 
curti  (v.  Calogerà.  Nuova  raccolta 
d'  opuscoli.  Tomo  X XXV III , 
pag.  403). 

Vedi  a  questo  proposito  i  due 
sonetti  di  Antonio  da  Ferrara,  pub- 
blicati da  Luigi  Crisostomo  Fer- 
rucci nel  Giornale  Arcadico,  Tomo 
CLIII. 

Ginanni  Pietro  Paolo  —  Me- 
morie storiche  dell'antica  ed  il- 
lustre Famiglia  Alidosi.  In  Roma, 
in  4.°  s.  a.  i. 

L' opera  fu  pubblicata  anonima. 
E  lavoro  eruditissimo. 

Ginnasi  Domenico  —  Memorie 
storiche  sull'  arrivo  di  Sua  San- 
tità Pio  VII  e  la  centennaria  del- 
l' incoronazione  della  B.  V.  del 
Piratello.  Lugo,  Melandri,  1815, 
in  4.° 

Queste  memorie  furono  pubblicate 
anonime. 

Giordani  Gaetano  —  Di    una 

dipintura  a  fresco  scoperta  nella 
chiesa  de'  frati  minori  dell'  os- 
servanza vicino  alla  città  d'Imola, 
(v.  Atti  e  memorie  della  R.  De- 
putazione per  le  Romagne.  Anito 
IV  Bologna  1866). 

Giordani  Pietro  —  Sulle  pit- 
ture d' Innocenzo  Francucci  da 
Imola.  Discorsi  tre.  Milano,  Gio- 
vanni Silvestri,  1819,  in  8.° 

Fu  pubblicato  solamer:te  il  primo- 
di  questi  discorsi.  Nel  Giornale  Ar- 
cadico, Voi.  I.o,  pag.  161  anno  1819, 
e  una  recensione  di  questo  opuscolo. 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA  51 


Guerrini  Olindo  —  La  vita  e 
le  opero  di  Giulio  Cesare  Croce. 
In  Bologna,  Zanichelli,  1879,  in 
8.°,  con  ritratto. 

Imola  liberata  dal  contagio. 
Oratorio  posto  in  Musica  dal  Sig. 
Oiangasparo  Loreta  imolese.  I- 
mola,  eredi  Massi,  1732,  in  IS.*' 

Imola  a  Mazzini  e  Garibaldi. 
8  giugno  1884.  Imola,  Lega  Ti- 
pografica, 1884,  in  8.° 

In  Morte  del  Cavaliere  Conte 
Nicola  Codronchi  imolese  compo- 
nimenti recitati  la  sera  delli  18 
luglio  1819.  Dalla  Tip.  Barbiani, 
in  S° 

Lanzoni  Filippo  —  Della  vita 
e  degli  scritti  del  Cav.  D.r  An- 
tonio Nardozzi.  Commentario.  I- 
mola,  Galeati.    1893,  in  8." 

Litta  Pompeo  —  Alidosi  d'I- 
mola —  (  V.  Famiglie  celebri 
italiane,  disp.  LXXIIl.  Milano 
1851). 

Liveranl  Francesco  —  Del 
perchè  Imola  è  cosi  chiamata. 
Perugia,  Bartelli,  1876,  in  8.° 

Lolli  Luigi  —  Osservazioni  sulla 
incompatibilità  della  legge  Co- 
munale e  Provinciale  in  punto  al 
mantenimento  degli  esposti  colla 
convenzione  16  marzo  1838,  fra 
i  Comuni  diocesani  e  il  Brefo- 
trofio Imolese.  Imola  ,  Galeati , 
1872,  in  8.° 

—  Il  manicomio  d'Imola.  Studi 
(Parte  Statistica).  Imola,  Galeati, 
1874,  in  8.° 

—  Resoconto  della  rendita  e 
spesa    patrimoniale   e   dell'  eser- 


cizio della  beneficenza  e  dell"  0- 
spedale  di  S.  Maria  della  Sca- 
letta d'Imola,  durante  il  quin- 
quennio 1878-82.  Imola,  Galeati, 
1883,  in  8.° 

—  L'ospedale  di  S.  Maria  della 
Scaletta  d'  Imola  e  gli  esposti 
diocesani.  —  Relazione  storica 
amministrativa.  Imola  ,  Galeati , 
1879,  in  8.° 

—  Fine  della  lite  per  gii  e- 
sposti,  fra  l'ospedale  di  S.  Maria 
della  Scaletta  e  i  comuni  della 
diocesi  d'Imola.  Ivi,  Galeati,  1883, 
in  8.° 

—  Il  Manicomio  d'  Imola  — 
Monografia  presentata  all'  Espo- 
sizione Emiliana  per  il  3.**  con- 
corso sui  manicomi.  —  Imola,  Ga- 
leati, 1888,  opus,  in  4.° 

—  Origini  e  fondazione  del 
Manicomio  d' Imola.  Imola,  Ga- 
leati, 1890.  Opusc.  in  8.^ 

—  L'  opera  pia  di  patrocinio 
pei  poveri  pazzi  nel  Manicomio 
d'  Imola.  Bologna,  Società  Tip. 
Azzoguidi,  1892,  opusc.  in  8.° 

Lucchini  Emilio  —  De  Sancti 
Cassiani.  Vita  et  morte,  compen- 
dium.  Bononiae,  apud  haeredes 
Rossij,  1614,  in  8.° 

Maccolini  Giuseppe  —  Bio- 
grafia di  Giuseppina  Vespignani. 
Faenza,  dall'  Imprimerla  Casali, 
1845,  in  8.° 

Manaresi  Antonio  —  Vita  di 
S.  Pier  Grisolugo,  Forlì ,  pel 
Selva,  1670,  in  I2.° 

Manaresi  Silvio  —  Alcune  pa- 
role sulla  nostra   agricoltura.   I- 


52 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


mola,   Lega   Tipografica,    1878, 
in  8.° 

Mancurti  Francesco  Maria  — 

Vita  (li  Gio.  Battista  Zappi  imo- 
lose.  In  8."  s.  a.  i. 

—  Gentilitia  stemmata  Epi- 
scoparum  forocoimeliensium  co- 
lorata. 1750,  in  4,'',  s.  a.  i. 

—  In  aclventu  Enain  :  ac  Re- 
verendissimi Principis  Joseplii  Ac- 
coramboni  S.  R.  C.  Cardinalis  am- 
plissimi ad  Forum  Cornelii,  se- 
demque  suam  Episcopalem  gra- 
tulatio.  Roraae.  Typ.  Antonii  de 
Rubeis  1719,  in  8."^ 

—  Vita  di  Giovanni  Cardinali 
arciprete  della  Chiesa  Paroc- 
chiale  di  S.  Lorenzo  d'  Imola. 
Faenza,  Archi,  1732,  in  8.° 

Manzoni  Antonio  Maria  — 
Tnmuliis  Sanctorum  Projecti,  et 
Mavrelii  civium  Episcoporum,  ac 
protectorum  urbis  Corneliensis  il- 
lustratus.  Imolae,  apud  haeredes 
Massae,  1703  in  12.° 

—  Episcoparura  corneliensium 
historia.  Faenza ,  per  Antonio 
Giuseppe  Archi,  1719.  in  \^ 

Opera  erudita  ed  importantis- 
sima. 

Mari  Adriano  —  Voto  per 
la  congregazione  di  Carità  d'  I- 
mola  contro  la  provincia  di  Ra- 
venna e  i  comuni  della  diocesi 
imolese.  Mantenimento  degli  e- 
sposti.  Firenze  ,  Nicola]  ,  1876  , 
in  8.° 

Masotti  Luigi  —  Breve  rag- 
guaglio della  B.  V.  del  Piratello. 
Faenza,  Archi,  1791,  in  8.° 


Memoria  di  fatto  e  di  diritto 
con  conclusioni  per  1'  ospitale 
d' Imola,  nella  causa  di  detto  o- 
spitale  contro  la  provincia  di 
Ravenna,  ed  i  comuni  diocesani 
in  punto  a  mantenimento  degli 
esposti.  Imola  ,  Galeati ,  1871 , 
in  4." 

Memoria  storica  della  Vergine 
Maria  di  Ponte  Santo  -  desunta 
dalla  edizione  del  1780  fatta  in 
Faenza  per  l' Archi.  Imola,  tip. 
del  Seminario,  1817,  in  12.° 

Menzione  scritta  e  deposta  né 
pubblici  atti  per  decreto  del  Con- 
siglio della  città  d' Imola  de'  9 
dicembre  1833,  dal  segretario  co- 
munale in  testimonianza  di  onore 
e  di  gratitudine  al  defunto  con- 
sigliere Francesco  Guichard,  pel 
legato  di  ^  1000,  disposti  da 
lui  onde  provvedere  all'  acquisto 
di  un  pubblico  orologio.  Imola, 
tip.  Ignazio  Galeati,  1834,  in  8.° 

Mezzamici  Cesare.  —  Notitie 
historiche  delle  operationi  più 
singolari  del  sig.  Cardinale  Do- 
menico Ginnasio.  In  Roma  per 
Ignazio  de  Lazari,  1684  in  4°. 

—  Specchio  della  cristiana  pietà, 
espresso  nella  vita  esemplare  del 
Cardinal  Domenico  Ginnasio.  In 
Roma  per  Domenico  Antonio  Ei*- 
cole,  1696,  in  4.° 

Missirini  Melchiorre  —  Di  due 
pitture  inedite.  Breve  documento. 
Roma,  dalla  tip.  di  Domenico 
Ercole,  1827,  in  4.°  g. 

Parla  di  Domenico  Succi  imolese 
che  trovò,  primo,  il    modo   di   tra- 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA         53 


sportare  gli  afreschi  sulla  tela,  e  di 
Pietro  Paolo  Montagnani. 

Mita  Domenico  —  Vita  Divi 
Petri  Chrysologi ,  Ravennatum 
Episcopi.  (Sta  in  principio  della 
raccolta  di  omelie  e  sermoni  del 
Grisologo ,  curata  dallo  stesso 
Mita).  Bononiae,  pei  Carolum 
Zeneriim,  1643,  in  4.° 

Montanari  Domenico  —  Isti- 
tuto del  Buon  Pastore  -  brevi 
notizie  -  Imola,  Galeati,  1884, 
in  8.° 

Montanari  Giuseppe   Ignazio 

—  Necrologia  di  Giovan  Battista 
Poletti  (v.  Utile  Bulci.  n.°  14, 
anno  1846). 

Morelli  Cosimo  —  Pianta,  e 
spaccato  del  nuovo  teatro  d'  I- 
mola.  In  Roma ,  nella  Stamp. 
Casoletti,  1780,  in  foglio  flg. 

Fu  l'istampato  in  Imola  pel  Dal 
Monte  nel   1793. 

Morici  Moricio  —  Liber  stem- 
matum  in  quo  epigrammata  pre- 
cipue ad  cives  imolenses  conti- 
nentur.  Bononiae,  per  Benatium, 
1588,  in  8.° 

Morsiani  Guadalti  Domenico 

—  Del  luogo  dov'  è  morta  la  Con- 
tessa Caterina  Sforza  signora 
d' Imola  e  Forlì.  Bologna,  Soc. 
Tip.  Azzoguidi,  1880,  in  12.° 

Muzzi  Salvatore  —  Notizie 
intorno  alla  vita  del  Conte  Cav. 
Avv.  Giammaria  Regoli.  Bologna, 
alla  Volpe,  1846.  in  8.° 

Napoli  Lodovico  —  Della  pas- 
sione et  morte  di  Santo  Cassiano 


martire  et  vescovo  d' Imola,  tra- 
dotta da  versi  latini  di  S.  Pru- 
dentio.  In  Ferrara,  1585,  in  16.° 
s.  a.  i. 

Negri  Paolo  —  Storica  nar- 
razione del  processo  compilato  in 
Imola  contro  il  cittadino  Paolo 
Negri  e  pubblicato  da  lui  me- 
desimo. Imola,  nella  stamp.  na- 
zionale, l'anno  6.°  Repubblicano, 
in  8.*» 

Negri  Pietro  —  Memoria  so- 
pra il  bruco  che  devasta  i  semi- 
nati di  frumento  nelle  provincie 
di  Bologna,  Romagna  e  Ferrara 
nel  1833.  Bologna,  Nobili,  1833, 
in  8°. 

N.  N.  Cenno  intorno  ad  una 
statua  rappresentante  «  Amore  » 
opera  di  Cincinnato  Baruzzi  (v. 
Giornale  Arcadico^  Tomo  XV, 
anno  1822). 

—  Brevi  cenni  intorno  alla 
vita  del  Cavalier  Luigi  Angeli 
imolese  (v.  Giornale  Arcadico^ 
Tomo  LVI,  anno  1832). 

—  Necrologia  del  Dottor  An- 
tonio Gentilini  (v.  Utile  Buìci, 
n.°  21,  anno  1844). 

Oliva  Fabio.  —  Vita  di  Cate- 
rina Sforza  signora  di  Forlì  e  di 
Imola.  Forlì,  Casali  1821,  in  8". 

Orazioni  e  iscrizioni  pei  fu- 
nerali in  Ravenna  di  monsignor 
Antonio  Codronchi,  alle  quali  va 
innanzi  il  racconto  dei  medesimi. 
Ravenna,  per  le  stam.^  dei  Ro- 
veri, 1826,  in  4.° 

Ordinatione  capituli  provin- 
cialis  Imolae  celebrati  MDLXXV 


54 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Borioniae,  Peregrinus  Bonardus 
excudebat.  Sono  quatti^o  carte 
senza  numerazione. 

Orioli  Leonardo  —  Lettere  di 
Monsignor  Antonio  Codronchi  ar- 
civescovo di  Ravenna  e  sua  bio- 
grafia. Ravenna,  nella  tip.  Ro- 
veri, 1841,  in  8." 

Oriundo  Imolese  —  Di  Tad- 
deo della  Volpe  celebre  condut- 
tiero  delle  Venete  arnai.  Cenni 
storici.  Bologna,  tip.  Fava  e  Ga- 
ragnani,  1868,  in  8.° 

Attribuito  al  Comm.  Francesco 
Zauibrini.  Neil'  Archivio  Storico, 
Tomo  X,  parte  1-^  Serie  3.°,  pag. 
229,  Anno  1869,  è  un  articolo  bi- 
bliografico intorno  a  questo  opu- 
scolo, di  G.  Sforza. 

Palazzi  Andrea  —  Oratio  ha- 
bita  Forocornelii,  Bononiae,  Jo. 
Rossij,  1573,  in  8.° 

Stampa  assai  rara. 

Paleotti  Ridolfo  —  Episcopale 
della  città  e  diocesi  d'  Imola 
nella  quale  si  contengono  quasi 
tutti  gli  ordini  pubblicati  dal 
medesimo  al  suo  popolo.  Bolo- 
gna, pel  Benacci,  1(316,  in  4° 

Pancaldi  Ferdinando  —  Re- 
lazione risguardante  la  proprietà 
0  dominio  de'  compadroni  dei 
Molini ,  nel  canale  d' Imola  e 
r  acqua  che  scorre,  nel  mede- 
simo. Bologna,  tip.  all'  Ancora^ 
1862,  in  8.** 

Paoli  Sebastiano  —  De  pa- 
tena argentea  Forocorneliensi  o- 
liin  S.  Petri  Chrysologi,   disser- 


tatio,  Neapoli,  1745,  in  8.°  fig. 
s.  a.  i. 

Papotti  Giulio  —  Memorie  sto- 
riche per  servire  alla  vita  di  S. 
Pier  Grisologo.  Imola,  tip.  del 
Seminario,   1792,  in  8.° 

Papotti  Tiberio  —  Elogi  di 
illustri  imolesi  —  Elogio  di  Lo- 
dovico Barbieri.  Imola,  per  Igna- 
zio Galeati,  1832,  in  8.° 

—  Elogio  di  Taddeo  della  Vol- 
pe. Imola,  tip.  Benacci,  1832, 
in  8.°,  con  tavola. 

—  Elogio  di  Alessandro  Tar- 
tagni,  1832,  in  8."  s.  a.  i. 

—  Notizie  intorno  alla  vita  di 
alcuni  illustri  imolesi  che  vissero 
nel  secolo  XVIII.  Imola ,  per 
Ignazio  Galeati,  1834,  in  8.° 

Le  notizie  contenute  in  questo 
volume  rlsguardano: 

Conti  Jacopo  Giureconsulto  e  let- 
terato. 

Codronchi  Antonio  Arcivescovo  e 
letterato. 

Codronchi  Nicola  Cavaliere  let- 
terato. 

Mancurti  Francesco  Maria  Cano- 
nico, istorico. 

Morelli  Cosimo  Architetto. 

Rivalta  Giuseppe  Maria  letterato. 

Zampieri  Antonio  poeta. 

—  Biografia  del  Conte  Carlo 
Mazzolani.  Imola ,  Ignazio  Ga- 
leati, 1837.  in  4.° 

—  Elogio  di  Innocenzo  Fran- 
cucci.  Imola,  dalla  Tip.  Benacci, 
1840.  in  8.° 

—  Elogio  di  Giovanni  Sassa- 
telli.  Forlì,  presso  Luigi  Boi'- 
dandini,  1840,  in  4.° 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA         55 


Una  seconda  edizione  di  questo 
elogio  fu  pubblicata  in  Bologna,  pei 
tipi  di  Jacopo  Mai'sigli,  1842.  in  8.0 

Parere  sulla  pertinenza  di  uno 
Stemma  che  esisteva  sopra  l' arco 
ci'  ingresso  al  Castello  di  Fon- 
tana ristampato  con  note  ag- 
giunte. Imola,  dalla  tip.  Benacci, 
1839,  in  8." 

Pasetti  Giuseppe  —  Nelle  so- 
lenni esequie  all'  E.  e  R.  Prin- 
cipe Giancarlo  Cardinal  Bandi 
Vescovo  d'  Imola.  Orazione.  In 
Imola,  per  Giovanni  Dal  Monte. 
1878,  in  4.° 

Pasolini  Pier  Desiderio  —  Ca- 
terina Sforza.  Voi.  III."  Ermanno 
Loescher,  1896,  in  8.°  fig. 

Pastrizio  Giovanni  —  Pate- 
nae  argenteae  mysticae ,  quae 
utpote  Divi  Petri  Chrysologi , 
Foro-Corneliensis  civis  atque  ra- 
vennatis  Archiepiscopi  manus  ecc. 
Romae,  typ.  Antonij  de  Rubeis, 
1706,  in  4.°,  fìg. 

Poletti  Luigi  —  Intorno  alla 
Silvia  del  Cav.  Cincinnato  Ba- 
ruzzi.  Nella  stamp.  del  Giornale 
Arcadico  presso  Antonio  Boul- 
zaler,  1827,  in  8.° 

Estratto  dal  Giornale  Arcadico, 
Volume  del  Luglio  1827. 

—  Cenni  biografici  del  Cav. 
Cincinnato  Baruzzi  (v.  Utile  Dulci, 
n.'*  29  anno  1844). 

—  Necrologia  di  Pietro  Gar- 
denghi  (v.  Utile  Bulci  n.°  32, 
anno  1845). 

Pro   memoria   per    gli    illu- 


strissimi consiglieri  della  città 
di  Imola,  che  in  avvenire  sarano 
destinati  ad  esercitare  F  Uffizio 
di  Grascieri.  In  Imola,  pel  Dal 
Monte,  17S8,  in  foglio. 

Prudenzio  (San).  —  Della 
passione  e  morte  di  San  Cas- 
siano  martire  e  Vescovo  d'Imola 
tradotta  dai  versi  latini  di  S. 
Prudenzio.  In  Ferrara,  per  Vit- 
torio Boldrini,  1585,  in  12.° 

Raffaelli  Filippo  —  La  depo- 
sizione di  croce  dipinta  da  Fran- 
cesco da  Imola.  Macerata,  presso 
Alessandro  Mancini.  1854,  in  8.** 
s.  a.  i. 

Il  Francesco  da  Imola  di  cui 
parla  1'  opuscolo  è  Francesco  Ban- 
dinelli  scolaro  del  Francia,  ricor- 
dato dal  Malvasia  nella  Feìsina 
Pittrice,  Tomo  I.^,  pag.  60.  Bologna 
1678. 

Rambelli  Gianfrancesco  —  No- 
tizie di  Pietro  Antonio  Meloni 
(v.  Giornale  Arcadico,  Tomo 
LXVII,  anno  1836). 

Regole  da  osservarsi  dalle  a- 
lunne  del  Pio  conservatorio  di 
S.  Giuseppe  d' Imola.  Ivi,  tip.  del 
Seminario,  1818,  in  8.*' 

Regola  e  Capitoli  della  con- 
gregazione delle  donne  eretta  nella 
chiesa  di  S.  Carlo  d' Imola  sotto 
la  protezione  ed  invocazione  della 
B.  V.  e  del  Santo.  Bologna,  per 
Sebastiano  Bonomi,  1618,  in  8.** 

Regole  e  Capitoli  della  con- 
gregazione dei  cento  fratelli  di 
Imola  sotto  la  protezione  ed  in- 
vocazione della  B.ss  Vergine,  di 


56 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


S.  Pier  Grisologo,  di  S.  Gi-egorio. 
Bologna,  Cocchi,  1614,  in  4." 

Relazione  della  solenne  inco- 
ronazione della  SS.  V,  del  Pira- 
tello,  fatta  in  Imola  il  15  Agosto 
1714.  Imola,  per  Sante  Ucana, 
1714,  in  8.°  p. 

Requisiti  delli  Signori  Con- 
correnti alla  vacantePretura  del- 
l' illustrissima  città  d' Imola.  Ivi, 
per  gli  Eredi  Massi,  1760  (?)  in 
8.° 

Riforma  delli  Capitoli  e  tasse 
della  gabella  grossa  della  città 
d'Imola,  nell'anno  1749.  Faenza, 
Benedetti,  1749,  in  S° 

Risoluzione  dell'  ilhistrissima 
congi'egazione  delle  Scuole.  Imola, 
DerMonte,  1787,  in  4.° 

Rapporto  suU'  Asilo  Infantile 
d' Imola.  Ivi,  Galeati,  1848,  in 
8.°  s.  a.  i. 

Regolamento  disciplinare  pel 
pubblico  Ginnasio  d'  Imola.  Ivi, 
Galeati,  1833,  in  4.° 

Regolamento  del  corpo  filar- 
monico imolese.  Imola,  tip.  del 
Seminario,  1823,  in  8.° 

Fu  ripubblicato  pel  Galeati  nel 
1827,  in  8.° 

Regolamento  per  1'  esporta- 
zione di  prodotti  agricoli  ed  in- 
dustriali del  comune  d'  Imola 
neir  agosto  1883.  Imola,  Galeati, 
1883,  in  16.° 

Riforma  delli  capitoli  e  tasse 
della  Gabella  grossa  della  città 
d'  Imola,  fatta  nell'  anno  1749. 
Imola,  stamp.  Vescovile,  1770, 
in  12.<^ 


Fu  ripubblicato  in  Faenza  nella 
stamperia  Vescovile  nel  1794.  in  8.*^ 

Romani  Felice  —  Il  trionfo 
di  Maria  —  Gruppo  colossale 
commesso  da  Carlo  Alberto  a 
Cincinnato  Baruzzi  —  estratto  dal- 
la Gazzetta  Piemontese  del  26  A- 
prile  1844.  Bologna,  tip.  Bolo- 
gnese 1851,  in  8." 

Rusconi  Antonio  —  Lettera 
pastorale.  Imola,  tip.  del  Semi- 
nario, 1825,  in  4.** 

—  Epistola  pastoralis  ad  cle- 
rum  et  populum  Corneliensem. 
Romae.  Burli'é,  1816,  in  4.° 

—  Omelia  nella  solenne  bene- 
dizione del  pubblico  cimitero  della 
città  d' Imola,  recitata  il  26  Ot- 
tobre 1821.  Imola,  pel  Seminario, 
1821,  in  4.° 

Sabattani  Giovanni  —  Camillo 
Zampieri  e  il  suo  secolo,  Imola, 
Galeati,  1878,  in  8.*» 

—  Giacomo  Moratini.  -  Cenno 
Storico  -  Imola,  Galeati,  1878, 
in    8.° 

Salvardi  Natale  —  Erma  della 
Malibran  eseguita  dal  Cav.  Cin- 
cinnato Baruzzi.  Bologna,  dai  tipi 
di  Annesio  Nobili,  e  Com.°  1832, 
in  4."  p.  con  ritratto. 

Sansovino  Francesco  —  Ri- 
tratto d' Imola  (v.  Ritratto  delle 
più  notabili  et  famose  città  cVl- 
talia ,  cart.  50.  Venezia  1575). 

S.  Giovanni  Grisostomo  — 
Una  omelia  voltata  novellamente 
in  italiano  dal  greco.  Imola,  Ga- 
leati, 1846,  8.°.  s.  a.  i. 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMACtNOLA         Ol 


Spiegazione  di  alcuni  para- 
grafi de  i  capitoli  delle  pubbliche 
scuole  d'  Imola  esistenti  nella 
Magistrale  Segreteria.  Imola,  Dal 
Monte,  1777. 

È  un  foglio  grande  aperto  in 
forma  d'  affisso. 

Sansovino  Francesco  —  Si- 
gnori Alidosi.  (v.  Delia  origine 
et  de'  fatti  delle  famiglie  illu- 
stri d'  Italia,  pag.  252.  Vene- 
zia i609). 

Scar abelli  Gommi  Flamini  Giu- 
seppe —  Una  parola  sulle  ossa 
fossili  dell'  imolese,  un  catalogo 
delle  medesime.  Bologna,  Sassi, 
1846,  in  S.° 

—  Nota  intorno  alle  armi  an- 
tiche di  pietra  dura  raccolte  nel- 
r  imolese.  Estratto  dagli  Annali 
di  Scienze  naturali  di  Bologna, 
fase,  settembre  1850,  in  8." 

—  Sulla  diversa  probabilità 
di  riescita  dei  pozzi  artesiani  nel 
territorio  imolese.  Imola  ,  Dal 
Pozzo,  1850,  in  8.° 

—  Sopra  i  depositi  quaternari 
dell'  imolese.  Estratto  dagli  an- 
nali di  Scienze  matematiche  e 
fìsiche,  pubblicati  in  Roma  nel 
gennaio  1852.  Imola,  tip.  Belle 
Arti,  1852,  in  8.° 

—  Ricordo  d' Imola.  Carta  geo- 
logica del  Monte  Castellaceio  e 
dintorni  d'Imola.  Roma,  litogr. 
Dirano  e  Teano,  1881,  in  foglio. 

—  La  Croce  dei  cappuccini 
in  Imola.  Lettera  scientifica.  I- 
mola,  Galeati,  1873,  in  S.'' 


—  I  pozzi  bianchi  e  neri  della 
città  d' Imola,  in  relazione  col- 
r  idrografia  e  coli'  igiene.  Imola, 
Graleati,  1878,  in  4.°,  con  due 
tavole. 

—  Stazione  preistorica  sul 
monte  del  Castellacelo  presso 
Imola  scoperta  ed  interamente 
esplorata.  Imola,  Galeati,  1887 
-  Voi.  1  in  fol.°  con  23  ta- 
vole in  litografìa  delle  quali  3 
grandi  a  colori. 

—  Tavole  dimostranti  la  scheg- 
giatura delle  pietre  lavorate,  qua- 
ternarie, dell'  imolese.  Bologna, 
litog.^  Wenk,  1888  -  Tavole  2. 

—  Sulle  pietre  lavorate  a  grandi 
scheggio  del  quaternario  presso 
Imola ,  Opusc.  in  d>P  Parma  , 
Battei,  1890. 

Estratto,  dal  Bullettino  di  Pale- 
tnologia italiana  -  Anno  XVI  (1890) 

N.  11. 

Sordi  Federico  —  Consilia  de 
praeeminentia,  et  dignitate  Ar- 
chidiaconalus,  Pi^aepositorum,  Ar- 
chipresl  >y  terarum  Imolensium.  Bo- 
noniae,  1581,  in  4.°,  s.  a.  i. 

Così  cita  il  Ranghiassi  quesf  o- 
pera  che  a  me  non  fu  dato  vedere. 

Stagni  Lodovico  —  Ad  illu- 
strissimum  et  rev.  dom.  Rodvl- 
phvm  Paleotvm  episcopvm  imo- 
lensem.  Bononiae,  apud  Bartho- 
lomeum  Cochium,  1611,  in  4.° 

Statuti  per  le  zitelle  di  S. 
Giuseppe.  Imola,  Galeati,  1828, 
in  8.° 

Statuti,  decreti  et  ordini  della 


58 


R.  DEPUTAZIOxNE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


città  d'Imola.  Ivi,  Massa,    1696, 
in  4/' 

Una  seconda  edizione  di  questi 
Stalliti  fu  pubblicata  in  Bologna 
pel  Rossi  nel  1715,  in  A." 

Statuti,  decreti  et  ordini  della 
città  d' Imola,  concernenti  1'  uf- 
fizio dei  Gonfalonieri  e  Magistrati 
de'  conservatori  della  città.  Bo- 
logna, Monti,  1647,  in  4.** 

Furono  ripubblicati  in  Imola,  per 
Giacinto  Massa  nel  1674.  in  4.'^ 

Stopiti  Giuseppe  —  Scarabelli 
Gommi  Flamini  Comm.  Giuseppe. 
Roma,  Desiderii,  1884.  in  4.° 

Storia  de'  fatti  ed  avvenimenti 
accaduti  a  Bolognesi  Giuseppe 
d'Imola  dal  1799  a  tutto  li  3 
giugno  1828.  Faenza,  Conti  1828, 
in  8.° 

Suzzi  Arduino  —  Sacrae  pa- 
tenae  D.  Petri  Chj'sologi  expli- 
catio.  Bononiae  ,  per  Lelium  a 
Yulpe,  1727,  in  4.° 

Synodus  dioecesana  imolensis, 
celebrata  in  catliedralis  ecclesia 
Sancti  Cassiani.  Diebus  XXIX, 
XXX  et  XXXI.  Martij,  Anno 
MDCXCIII.  Imolae,  apud  Caro- 
lum  Joseph.  Massam,  1693,  in 
foglio. 

Tamburini  Giovanni  —  Cenni 
biografici  del  Card.  Gaetano  Ba- 
luffi  vescovo  d' Imola.  Ivi,  Galea- 
ti,  1847,  in  8.° 

—  Benvenuto  Rambaldi  da  I- 
niolà  illustrato  e  di  lui  com- 
mento latino.  Imola,  tip.  Galeati, 
1856,  Yol.  3,  in  AP 


Tasse  de'  fori  ciuili  della  Città 
d'Imola,  Fatte,  et  approvate  nel 
publico  Collegio  degl'  Ecc.mi  Si- 
gnori Auocati,  e  Procuratori,  et 
Signori  Notari  di  detta  Città  et 
confinanti.  In  Imola,  per  gli  Eredi 
Massi,  1697,  in  4.° 

Tedeschi  Giovanni  —  Discorso 
per  la  traslazione  delle  reliquie 
di  S.  Cassiano.  Bologna,  Costan- 
tino Pisarri,  1706,  in  16." 

Tozzoli  Cassiano  —  Notizie 
sulla  vita  e  sugli  studi  di  Nicola 
Gommi  Flamini,  patrizio  imo- 
lese.  Imola  ,  Benacci ,  1830.  in 
8.° 

Ripubblicato  in  un  Antologia  di 
Prose  edita  dal  Benacci  nel  1831, 
in  16.0  Neil'  Antologia  di  Firenze 
Tomo  XXXIX,  anno  1830,  è  un 
articolo  intorno  a  questo   opuscolo. 

—  Ordinato  racconto  con  ta- 
vole sinottiche  dello  sviluppo  del 
Cholera  morbus  in  Imola,  l'anno 
1855.  Pesaro.  Nobili,  1835,  Voi. 
II,  in  8.° 

Toschi  Pietro  —  Tributo  del- 
l'amicizia  ad  una  tomba  recente, 
(del  D.»"  Giuseppe  Guatteri).  I- 
mola,  Tip.  d' Ignazio  Galeati  e 
figlio,  1873,  in  8.° 

Tre  lettere  inedite  di  Ercole 
Duca  di  ferrara,  di  Gian  Galeazzo 
Maria  Visconti  e  di  Lucrezia  Bor- 
gia, per  le  nozze  Borghesi-Re- 
goli. Imola,  Galeati,  1882,  in  8.'* 

Queste  lettere  risguarùiino  la  sto- 
ria imolesd. 

Ughelli  Ferdinando    —  Imo- 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA       59 


lenses  seu  Forocornelii  episcopi. 
(v.  Italia  Sacra.  Voi.  11.'^,  col. 
618   Venezia  i7'17). 

Utile  Dulci  (L')  —  foglio  pe- 
riodico scientifico,  letterario,  ar- 
tistico, teatrale  in  Imola,  diretto 
da  Antonio  Yesi.  Imola,  presso 
Ignazio  Galeati,  1842-1846,  Voi. 
V.  in  foglio. 

Vaccolini  Domenico  —  Elogio 
di  Luigi  Valeriani  Molinari.  Lu- 
go,  presso  Melandri,  1829,  in  8." 

—  Alcune  lettere  di  risposta 
al  Prof.  Valeriani.  Lugo,  pel  Me- 
landri 1832,  in  8.° 

—  Notizie  di  Giuseppe  Be- 
nacci  imolese.  (v.  Giornale  Ar- 
cadico Tomo  CIV,  anno  1845). 

Versi  e  prose  in  morte  di 
Clelia  Vespignani  imolese,  Imola, 
tip.  d' Ignazio  Galeati,  1875,  in 
8.°  con  ritratto. 

In  principio  sono  alcuni  cenni 
intorno  alla  vita  di  Clelia  Vespi- 
gnani scritti  dal  Comm.  Zambi'ini. 

Vesi  Antonio  —  Una  passeg- 
giata a  Montebattagiia  (v.  Utile 
Dulci.,  n.°  13,  anno  1843). 

In  questo  articolo  il  Vesi  parla 
della  Valle  del  Santerno,  di  Tossi- 
gnano  e  di  altri  castelli  che  in  essa 
valle  si  trovano. 

—  Belle  Arti  (v.  Utile  Dulci, 
11.°  12,  anno  1843). 


È  un  articolo  in  cui  parla  di  un 
quadro  di  Giuseppe  Manara  pittore 
imolese. 

Zaccaria  Antonio  Francesco 
—  Series  episcoporum  forocor- 
neliensium  ab  Ughellio  digesta, 
deinde  a  Coleto  emendata  et  au- 
eta,  postremo  a  Zaccaria  resti- 
tuta,  quinque  cum  dissertationi- 
bus  in  Ughelli  proemium  -  Acce- 
dunt  -  Gesta  Pii  Papae  Vlljam  Fo- 
rocornelii Episcopi,  et  Cardinalis 
Ant.  Rusconi  episcopi  imolensis. 
Forocornelii  ,  apud  Benatium  , 
Voi.  II,  1820,  in  foglio,  fig. 

Zaccheroni  Giuseppe  —  Let- 
tera agli  elettori  del  Collegio  d'I- 
mola. Torino,  Vercellino,  1865, 
in  8.° 

Zacchiroli  Matteo  —  Lettera 
in  elogio  del  Cav.  Cosimo  Mo- 
relli. Cesena,  per  Biasini,  1782, 
in  8.° 

Zambrini  Francesco  —  Prose 
Rime  edite  ed  inedite  d' autori 
imolesi  del  secolo  XIV  (v.  Utile 
Dulci  n^  3.  4,  5,  6,  7,  8,  9  anno 
1846). 

Ripubblicate  in  Imola  per  Igna- 
zio Galeati  nel   1846,  in  8.0 

Zandonella  Giuseppe  —  Elo- 
gio funebre  del  Sacerdote  Ales- 
sandro Tartagna.  In  Udine,  nella 
stamp.  de'  fratelli  Pecile,  1814, 
in  8.° 


Tossignano 


Benacci  Giuseppe  —  Memorie 
Storiche    intorno    alla    terra    di 


Tossignano.  Imola,  Benacci,  1840, 
in  8.° 


60 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Codronchi  Giovanni  —  Rela- 
zione della  Commissione  col  di- 
segno di  legge  per  l' aggrega- 
zione dei  comuni  di  Tossignano. 
Fontana  Elice  e  Castel  del  Rio 
alla  provincia  di  Bologna.  Roma, 
tip.  della  Camera  dei  Deputati. 
1884.  in  8.° 

Compendio  della  vita  di  suor 
Maria  Annunziata  Caravagli  Tos- 
signanese  Terziaria  dell'  Ordine 
M.  C.  di  S.  Francesco.  In  Ce- 
sena, per  gli  Eredi  Biasini,  1794. 
in  8.°  con  ritratto,  s.  a.  i. 

Farini  Pellegrino  —  Festa 
centenaria  del  Beato  Giovanni 
Tavelli  in  Tossignano  (v.  Imola, 
Utile  Didci  ;  n.  26,  anno  Ì84Q). 

Ferrari  Gregorio — Vita  morte 
et  miracoli  dell'  huomo  di  Dio  il 
B.  Gio.  Tavelli  da  Tossignano. 
Ferrara,  per  Maresti,  1659.  in  8.° 

Fra  Fausto  da  S.  Lorenzo  — 
Storia  del  B.  Tavelli  da  Tossi- 
gnano,   primo   religioso   gesuato. 


poi  vescovo  cinquantesimo  di  Fer- 
rara. Mantova,  per  Pazzoni,  1753, 
in    l." 

Funerali  rinnovati  a  Tossi- 
gnano a  Maddalena  Ridolfl  il 
giorno  XIX  febbraio  18.38.  Imola, 
dalla  tip.  Benacci  in   8."  s.  a.  i. 

Vesi  Antonio  —  Ragionamento 
intorno  alla  vera  terra  natale 
del  Sacerdote  Domenico  Mita. 
Faenza,  per  Montanari  e  Mara- 
bini,  in  8.°  s.  a.  i. 

—  Cenno  storico  di  Tossignano 
(v.  Imola  Utile  Dula\  n."  1  e  2 
anno  1843). 

—  Risposta  alla  dichiarazione 
di  Giuseppe  Benacci  intorno  al 
ragionamento  di  Antonio  Vesi 
sulla  vera  terra  natale  del  sacer- 
dote Domenico  Mita.  In  fine. 
Faenza,  presso  Montanari  e  Ma- 
rabini,  in  8.''  s.  a.  ?. 

—  Movimento  e  sacco  di  Tos- 
signano nell'anno  1799  (v.  Imola 
Utile  Bulci,  n.**  7.  anno  1845). 


Rubicone 


Ad  eruditisslmos  viros  domi- 
nos  Academicos  Regiarum  Aca- 
demicarum  Parisiorum,  Lendini, 
Lipsiae  ac  Berlini.  Latino  e  I- 
taliano.  In  Faenza,  presso  1'  Ar- 
chi, 1757,  in  4°  p°. 

Attribuito  a  Gian  Angelo  Serra 

Alcuni  Cesenati  —  Nuova  di- 
fesa in  favore  del  vero  Rubicone 
contro  r  innovazione  fatta  dalli 
fautori  del  fiume  Luso.  In  Faenza, 
per  r  Archi,  in  8'\  s.  a.  i. 


Amati  Basilio  —  L'  isola  del 
congresso  triumvirale,  la  selva 
litana  e  il  fiume  Rubicone.  Pe- 
saro, dalla  tip.  Nobili,  1828, 
in  12°. 

Amati  Pasquale  —  Disser- 
tazioni tre  sopra  alcune  lettere 
del  Dr.  Bianchi  e  sopra  la  mo- 
derna iscrizione  Savignanese  e 
il  Rubicone  degli  antichi.  In 
Faenza,  presso  l'Archi,  1761, 
in  4^ 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA       61 


Questo  opuscolo  non  contiene  che 
una  dissertazione  in  favore  dei  sa- 
viguanesi  e  contro  una  lettera  di 
Giacomo  Bianchi  che  fu  stampata 
nel   1750. 

—  Dissertazione  seconda  sopra 
alcune  lettere  del  Signor  Dottor 
Bianchi  di  Rimini  e  sopra  il  Ru- 
bicone degli  antichi.  In  Faenza, 
presso  r  Archi  1763,  in  4°.  In 
fine  è  una  tavola  corografica. 

Bianchi  Giovanni  —  Lettera 
ad  un  suo  amico,  intorno  ad  una 
iscrizione  riflettente  il  Rubicone. 
(  V.  Novelle  letterarie .  Tomo 
Xl.  col  323.  344.  383.  610. 
641.  678.  Firenze  1750  ). 

—  Due  lettere  sopra  il  Rubi- 
cone degli  antichi  (  v.  Calogerà. 
Nuova  raccolta  cV  ojncscoli.  To- 
mo II  par/.  321  ). 

Borghesi  Pietro  —  Lettera  in 
difesa  della  sua  iscrizione  (  posta 
al  fiume  di  Savignano  )  contro 
il  Dottor  Giovanni  Bianchi  di 
Rimini,  in  4°.  s.  a.  i. 

Cedicene  Bariodino  —  Ri- 
sposta alla  seconda  lettera  del 
Conte  Cesare  Masini  scritta  al 
P.  D.  Gabriello  Guastuzzi.  In 
Pesaro,  per  li  Gavelli,  1655, 
in  12^ 

È  opera  di  Pietro  Borghesi. 

Borghesi  Pietro  —  Lettera 
risponsiva  ad  un'  altra  del  Sig. 
Dottor  Bianchi  di  Rimini. 

E  un  frammento,  di  libro,  di  cui 
non  conobbi  il  titolo,  che  trovai  in 
una     miscellanea    della     Biblioteca 


Garabalunghiana,  segnata  D.  P.  P. 
361.  Unite  a  questa  lettera  trovai 
altre  due  carte  di  un  libro  pure  a 
me  ignoto,  nelle  quali  è  una  lettera 
di  un  N.  N.  savignanese  (forse  il 
Borghesi  stesso  )  scritta  ad  un  suo 
amico  di  Venezia  li  23  Novembre 
1760,  in  cui  si  parla  del  Rubicone. 

Braschi    Gio.   Battista  —  De 

vero  Rubicone.  Romae,  apud  Ra- 
phaelem  Peveronum,  1733,  in 
4°,  con  due  tavole  idrografiche. 
Difesa  nuova  del  vero  Rubi- 
cone contro  r  innovazione  fatta 
dalli  fautori  del  fiume  Luso.  Faen- 
za, per   r  Archi,    in    4°.  s.  a.  i. 

È^  opera  di  Gio.  Angelo  Serra. 

Guastuzzi  Gabriello  Maria  — 

Parere  sopra  il  Rubicone  degli 
antichi.  —  In  Venezia,  presso 
Simone  Occhi,    1749,  in  8°,  fig. 

In  fine  vi  è  una  tavola  dell'an- 
tico Rubicone;  una  descrizione  del 
Ponte  di  Savignano  ed  una  tavola 
del  prospetto  del  ponte  stesso.  Nel 
1750  quest'  opera  fu  ripubblicata 
dal  Padre  Calogerà  nel  Tomo  XLII 
della  sua  Raccolta  di  opuscoli  scien- 
tifici filologici. 

—  Conferma  e  parere  sopra 
il  Rubicone  degli  antichi  {v.  Ca- 
logerà. Nuova  rac.  ci'  opuscoli 
Tomo  r.  pag.  5,  Venezia  1755) 

—  Lettera  al  padre  lettore 
Don  Angelo  Calogerà  {v.  Caloge- 
rà. Nuova  raccolta  d' opus.  To- 
mo r,  pag.  128.  Venezia  1755). 

—  Risposta  alla  lettera  del 
P.    Giannangelo    Serra,    scritta 


62 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


sotto  nome  di  Cesare  Masini  cese- 
nate.  In  fine.  Pesaro,  nella  stam- 
peria Gavelliana  1755,  in  12. 

Lettera  del  solito  letterato  bo- 
lognese scritta  al  P.  M.  R.  Lett. 
Angelo  Calogerà.  In  Faenza,  presso 
l'Archi,  1757,  in  4.° 

Lettera  seconda  di  un  lette- 
rato bolognese  ,  scritta  all'  au- 
tore delle  memorie  letterarie  stam- 
pate in  Venezia  presso  Pietro 
Valvasense.  In  Faenza ,  nella 
starap.  dell'  Archi,  1754,  in  4." 

Lettera  terza  d'  un  letterato 
bolognese  scritta  al  Sig.  Dott. 
Giov.  Lami,  autore  delle  Novelle 
Letterarie  di  Firenze.  In  Faenza, 
presso  l'Archi,  1757,  in  4.°' 

Lettera  quinta  del  solito  let- 
terato bolognese  scritta  al  P. 
Zaccaria  autore  della  storia  let- 
teraria. In  Urbino,  1758,  in  4.°, 
s.  a.  i. 

Queste  cinque  lettere  furono  scritte 
da  Giovannangelo  Serra. 

Manifesto  del  letterato  bolo- 
gnese contro  la  mendace  iscri- 
zione lapidaria  eretta  a  S.  Vito 
dalli  fautori  del  fiume  Luso.  Eie 
Italiae  finis  quondam  Rubicon. 
In  Faenza,  presso  1'  Archi,  1756, 
in  8. 

Il  Ranghiassi  attribuisce  quest'  o- 
pera  al  Padre  Guastuzzi. 

Masini  Cesare  —  Lettera  scritta 
al  M.  R.  P.  D.  Gabriello  Guastuzzi 
sopra  il  particolare  del  corso 
preciso  che  ebbe  anticamente,  il 


fiume  Rubicone.  In  Faenza,  presso 
l'Archi  1754,  in  4.** 

—  Lettera  seconda  scritta  al 
P.  D.  Gabriello  Guastuzzi,  sopra 
il  particolare  del  corso  del  fiume 
Rubicone.  In  fine.  In  Faenza, 
per  r  Archi,  1755,  in  4." 

—  Risposta  alla  lettera  del  P. 
Giannangelo  Serra  da  Cesena. 
Pesaro,  per  il  Gavelli,  1755,  in 
12." 

—  Replica  alla  risposta  fatta 
da  un  annonimo  sotto  nome  di 
F.  Bariodino,  sopra  il  particolare 
del  fiume  Rubicone.  In  Faenza, 
per  l'Archi  1756,  in  4.*^ 

Montalti  Cesare  —  Epistola 
de  ueterum  Rubicone  (v.  Gior- 
nale Arcadico.  Tomo  LII,  De- 
cemhre  1831). 

Risposta  data  alla  difesa  del- 
l'anonimo  circa  il  Fiume  Rubi- 
cone difeso.  In  4.°  s.  a.  i. 

Risposta  del  letterato  bolo- 
gnese data  alla  lettera  disserta- 
toria composta  dall'  Emin.  Sig. 
Dott.  Domenico  Vandelli  di  Mo- 
dena, sopra  il  vero  fiume  Rubicone 
degli  Antichi.  In  Faenza,  nel'a 
stamp.  dell'  Archi   in  4.°  s.  a.  i. 

Sacchi  Jacopo  —  Applausi  ai 
signori  letterati  riminosi  per  la 
vittoria  ottenuta  in  Roma  nella 
causa  del  Rubicone.  Sonetti.  In 
Rimini,  stamperia  Albertiniana , 
1756.  È  un  solo  grande  foglio 
aperto. 

Serra  Gio.  Angelo  —  Due  ri- 
sposte a  due  altre  contrarie  scrit- 
ture nella  celebre  causa  del  Ru- 


CONTRIBUTO  AGLI  STUDI  DI  BIBLIOGRAFIA  STORICA  ROMAGNOLA         63 


bicone.   In   Faenza,    pei'   Giosef- 
fantonio  Archi,  in  4.°  s.  a.  i. 

—  Lettera  scritta  a  Cesare 
Masini  in  data  di  Ravenna  li  8 
maggio  1753.  Faenza,  per  l'Ar- 
chi, in  4.°  fìg. 

—  Risposta  alla  seconda  con- 
traria scrittura  nella  celebre  causa 
del  Rubicone  dall'  autore  scritta 
all'  Ili.mo  magistrato  della  città 
di  Cesena.  In  4.°  s.  a.  i. 

Serpieri  Guilio  Cesare  e  Serra 
Gio.  Angelo  —  Fiume  Rubicone 
difeso  dalle  ingiuste  pretensioni 
delle  due  comunità  di  Rimino  e 
S.  Arcangelo.  In  Faenza,  nella 
stamp.  dell'  Archi,  in  8.°  s.  a.  i. 

Palcofilo  C.  —  Lettera  disser- 
tatoria sopra  il  vero  Fiume  Ru- 
bicone degli  antichi,  in  data  15 
maggio  1754,  in  4.°,  s.  a.  i, 

E  opera  di  Domenico  Vandelli. 

Villani  Iacopo  —  Dissertatio 
de  Rubicone    antiquo  ariminensi 


in  Pisciatellum  Caesenae.  Lu- 
cerna, apud  Davidem,  Hacett, 
1647,  sono  otto  carte  senza  nu- 
merazione. 

Ripubblicato  dal  Grevio  nel  Thes. 
ant.  et  hisl.  Italiae,  Tomo  VU,  parte 
IP.  1722. 

Vincenzo    da    Cesena  —  De 

Rubicone  antiquo  adversus  ari- 
minenses  scriptores.  Dissertatio, 
Caesenae,  1643,  in  4°.  s.  a.  i. 

E  opei-a  ili  Simone  Chiaramonti 
e  fu  ripubblicata  dal  Grevio  nel 
Thes.  ant  et  hiit.  Italiae,  Tomo 
VII,  parte  IP. 

Con  questo  opuscolo  il  Chiara- 
monti  risponde  al  primo  degli  scritti 
citati  di  Iacopo   Villani. 

Zauli  Naldi  F.  —  Del  corso 
antico  del  Rubicone.  —  Memo- 
ria —  Firenze,  tip.  Successori 
Le  Mounier,  1870,  in  12°,  con 
una  tavola  in  fine. 


Nota.  Questo  lavoro  cominciato  nel  1886,  fu  pubblicato  nel  bollettino 
della  R.  Deputazione  di  Storia  Patria  delle  Romagne  in  diverse  puntate. 
Tanto  che,  l'ultima  venne  pubblicata  nel  1896.  A  parte  le  lacune  originarie, 
mancano  ,  in  questo  lavoro,  molte  delle  pubblicazioni  di  storia  romagnola 
che  videro  la  luce  nell'ultimo  decennio,  di  guisa  che  è  necessario  più  che 
mai  una  appendice  che  amplii  il  lavoro  e  riferisca  le  ultime  pubblicazioni 
relative  alla  nostra  storia,  e  questa  si  pubblicherà  fra  non  molto. 


Gius.  Gaspare  Bagli 


I  SEPOLCRI  GALLICI  DELL'  OSSOLA 


Uono  assai  interessanti  per  gli  studiosi  due  necropoli  galliche 
rinvenute  in  questi  ultimi  anni  nelì'  alto-novarese  e  descritte  dall'  e- 
gregio  signor  Enrico  Bianchetti  di  Ornavasso,  ora  defunto.  Presentano 
poi  un  interesse  speciale  per  la  regione  bolognese,  essendosi  in  questa 
rinvenute  e  prima  additate  agli  studiosi  dallo  Zannoni  e  dal  Brizio 
tombe  analoghe  a  quelle  di  Ornavasso;  ne  ho  fatto  uno  studio  parti- 
colareggiato ed  una  analisi  coscienziosa  valendomi  di  un  bel  lavoro 
pubblicato  lo  scorso  anno  (1)  e  di  alcune  fotografìe  favoritemi.  Credo 
di  qualche  valore  le  osservazioni  alle  quali  lo  studio  di  quelle  tombe 
mi  ha  condotto,  e  sono  certo  che  gli  eminenti  archeologi  bolognesi 
ai  quali  mi  rivolgo  in  particolar  modo,  ne  sapranno  cavare  conclu- 
sioni assai  complete  e  più  importanti  di  quelle  a  cui  sono  giunto  io 
stesso. 

Nelle  prime  pagine  del  presente  scritto  mi  limito  ad  una  pura 
descrizione  senza  permettermi  alcuna  critica;  nelle  ultime  espongo  le 
mie  idee  personali  e  istituisco  alcuni  confronti. 

Ciò  premesso  presento  senz'  altro  la  mia  analisi. 

Ornavasso  giace  all'estremità  meridionale  della  valle  d' Ossola, 
a  breve  distanza  dal  lago  Maggiore  e  dal  lago  d' Orta.  Al  nord, 
ed  a  poco  più  di  un  chilometro  dalle  ultime  case  di  Ornavasso, 
presso  la  ferrovia  Novara-Domodossola  si  eleva  un  campestre  orato- 
rio dedicato  a  S.  Bernardo.  Nei  primi  di  settembre  1890,  nell'occasione 
di  uno  scavo  per  sistemare  le  panchine  della  strada  ferrata,  si  attivò  in 
quel  luogo  una  cava  di  terra.  Fu  allora  che  si  rinvennero  cocci  di  antichi 

(1)  /  sepolcreti  di  Ornavasso.  Negli  Atti  della  Società  di  Archeologia  e 
Belle  Arti  per  la  provincia  di  Torino.  Voi.  VI,   1895. 


I    SEPOLCRI    GALLICI    DELL'  OSSOLA  65 

vasi  e  frammenti  di  rame.  Erano  queste  le  tracce  delle  prime  tombe  di- 
strutte per  la  solita  avidità  dei  manovali  ;  gli  oggetti  frantumati  e 
guasti  vennero  raccolti  dal  Bianchetti  che  li  elenca  con  cura.  Accor- 
tosi che  si  trattava  di  un  vero  ed  esteso  sepolcreto ,  ne  inco- 
minciò presto  lo  scavo  regolare  che  fu  condotto  con  tutta  la  serietà 
scientifica,  tenendo  accurato  elenco  di  quanto  si  rinveniva  tomba  per 
tomba.  Contemporaneamente,  seguendo  le  indicazioni  di  chi  ricordava 
che  altrove,  30  anni  prima,  s'erano  rinvenute  vecchie  pignatte,  il 
Bianchetti  dopo  accurati  scandagli  interrotti  e  ripresi,  venne  a  sco- 
prire, poco  lungi,  in  luogo  detto  in  Persona.,  un  altro  sepolcreto. 

Il  sepolcreto  a  S.  Bernardo  occupa  un'  area  quasi  circolare  di 
circa  1700  metri  quadrati.  Le  tombe  tutte  ad  inumazione  rinvenute 
e  scavate  in  esso  furono  165,  non  comprendendo  in  questo  numero 
quelle  state  distrutte  durante  lo  sterro  per  la  ferrovia.  Altre  debbono 
esistere  nell'  interno  dell'oratorio,  ed  altre  probabilmente  in  breve 
spazio  di  terreno  coltivato  a  vite. 

Il  secondo  sepolcreto,  quello  denominato  in  Persona.,  occupa  una 
estensione  maggiore,  circa  2000  m.  q.  computando  la  sola  parte  e- 
splorata  finora,  e  diede  pure  165  tombe,  pure  ad  inumazione,  ad 
eccezione  di  due  piccole  tombe  ad  incinerazione  e  di  alcune  poche 
a  cremazione  diretta.,  come  le  chiama  lo  scopritore,  in  cui  cioè  l' incine- 
razione del  cadavere  ebbe  luogo  nella  fossa  medesima. 

Cosi  parla  il  Bianchetti  della  forma  delle  tombe. 

Per  le  tombe  ad  inumazione,  che  sono  le  più  numerose,  veniva 
praticata  nel  terreno  una  fossa  rettangolare,  entro  la  quale  tutto  in 
giro  costruivasi  per  lo  più  un  muro  a  secco  o  rivestimento  per  l'al- 
tezza di  circa  40  centimetri.  Entro  la  fossa,  non  mai  lastricata  o  sel- 
ciata, si  adagiava  supino  il  cadavere  composto  nelle  vestimenta  colle 
fìbule  a  posto,  le  armille  al  braccio  o  al  polso,  gli  anelli  in  dito.  Altri 
oggetti  di  ornamento  si  rinvennero  allato  al  capo,  presso  il  bacino, 
fra  i  piedi.  Oli  oggetti  di  qualche  valore,  e  così  le  monete,  usa- 
vansi  posare  sovra  un'assicella  di  legno,  e  talvolta  un  pezzetto  di 
cuoio.  I  vasi  di  metallo,  i  fittili  ed  ogni  stoviglia  ai  pieli  e  ben  di 
rado  altrove;  i  balsamari  di  preferenza  presso  il  capo.  Le  spade  sem- 
pre a  destra  del  cadavere  colla  punta  volta  ai  piedi  e  l'impugnatura 
circa  all'altezza  della  spalla,  e  così  le  lance  di  cui  le  cuspidi  sopra- 
vanzavano la  testa  del  morto.  I  coltellacci    si    riponevano    attraverso 


66  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

al  ventre,  dal  lato  manco,  ma  non  sempre,  perchè  non  di  rado  veni- 
vano pur  essi  allogati  ai  piedi  al  pari  dei  coltelli  minori,  delle  falci, 
delle  scuri,  delle  forbici.  Ricoprivasi  il  tutto  di  terra  e  pietre  e  lastre, 
queste  però  non  mai  di  tali  dimensioni  da  poter  coprire  la  fossa  per 
traverso,  poggiando  cioè  coi  due  capi  sul  rivestimento  o  muricciuolo 
dei  fianchi,  cosicché  il  peso  delle  pietre  gravava  sulla  terra  che  rav- 
volgeva il  cadavere.  La  orientazione  delle  tombe  nei  due  sepolcreti 
era  in  generale  da  ponente  a  levante,  ma  piegando  or  più  or  meno 
verso  il  mezzodì.  Il  morto  invariabilmente  deposto  coi  piedi  verso 
r  oriente,  meno  due  sole  eccezioni  nel  sepolcreto  in  Persona.  Delle 
ossa  dei  sepolti,  a  causa  della  natm^a  del  terreno  non  rimase  disgra- 
ziatamente alcuna  traccia,  all'  infuori  di  tre  crani  rinvenuti  in  Per- 
sona e  di  pochi  altri  frammenti. 

Per  le  tombe  dette  dall'autore  a  cremazione  diretta,  rinvenute 
in  numero  di  sette  nel  sepolcreto  di  Persona,  la  fossa  si  faceva  più 
larga  e  meno  lunga  che  per  quelle  ad  inumazione,  vi  si  accatastava 
la  legna  e  disopra  collocavasi  il  cadavere  con  qualche  stoviglia;  indi 
davasi  fuoco  al  rogo. 

Un  fatto  osservato  tanto  nell'uno  quanto  nell'  altro  sepolcreto  è 
questo,  che  cioè,  tranne  qualche  eccezione,  la  maggiore  dotazione  di 
una  tomba  corrispondeva  alla  sua  maggiore  profondità  e  miglior  co- 
struzione di  fronte  a  quelle  meno  riccamente  provvedute. 

Esposti  questi  fatti  principali  e  molti  altri  che  non  posso  che 
accennare,  passiamo  ora  alla  descrizione  degli  oggetti  che  vennero  in 
luce  dalle  due  necropoli  di  Ornavasso. 

Le  spade  rinvenute  ammontano  a  trentuna ,  e  ventisette  di 
queste  si  sono  potuto  convenientemente  ristaurare  e  conservare. 
Il  B.  fa  notare  che  benché  in  quei  sepolcri  quasi  tutte  le  spade 
si  trovassero  infrante,  pure  potè  constatare  all'evidenza  e  in  modo 
non  dubbio  che  erano  state  deposte  intere  dentro  1'  avello  e  che  la 
rottura  ebbe  luogo  dopo  lungo  tempo  dal  seppellimento,  sia  per  la 
profonda  corrosione  del  ferro  sia  per  il  soverchio  peso  del  materiale 
soprastante. 

Delle  spade  di  ferro  di  S.  Bernardo,  quattro  hanno  il  fodero  intera- 
mente di  lamina  di  bronzo,  una  di  bronzo  da  una  parte  e  di  ferro 
dall'altra,  le  rimanenti  di  ferro.  Sono  lunghe  in  media,  compreso  il 
codolo,  0.  954,  e  senza  il  codolo  0.  812,  con  un    massimo  di  m.  I.  11 


I    SEPOLCRI    GALLICI    DELL'  OSSOLA  67 

per  la  spada  completa  e  di  rn.  0.90  per  la  sola  lama.  Il  minimo  sa- 
rebbe rispettivamente  di  m.  0.87  e  m.  0.70.  La  larghezza  della  lama 
è  in  media  di  m.  0.  058. 

Insieme  a  queste  spade  si  raccolsero  nel  sepolcreto  a  S.  Bernardo 
anche  gli  anelli  di  bronzo  e  talvolta  di  ferro  che  completavano  colla 
■cinghia  il  sistema  con  cui  reggevasi  la  spada  al  fianco  destro. 

Sei  spade,  e  cioè  una  proveniente  da  S.  Bernardo  e  cinque  da 
Persona  si  accostano  maggiormente  al  tipo  romano;  sono  più  brevi 
delle  prime;  in  media,  compreso  il  codolo  m.  0.814  e  m.  0.649  senza 
èì  esso,  con  una  lunghezza  massima  rispettivamente  di  m.0. 84  e  di 
0.  70,  e  minima  di  m.  0,78  e  m.  .0,61. 

Come  il  numero  delle  spade  raccolte  fu  prevalente  nel  sepolcreto 
a  S.  Bernardo,  così  in  quello  di  Persona  prevalse  il  numero  delle  lance. 
Su  23  cuspidi  rinvenute  19  lo  furono  in  Persona  e  4  a  S.  Bernardo, 

Nelle  tombe,  unitamente  con  le  cuspidi  delle  lance  si  trovarono 
anche  i  relativi  calzuoli,  ossia  puntali  di  forma  unica.  Tenuto  conto 
della  distanza  che  nei  sepolcri  separava  la  cuspide  dal  puntale,  si  a- 
vrebbe  in  media  per  una  lancia  completa  la  lunghezza  totale  di  circa 
m.  2. 10  a  m.  2.  25. 

■     Le  scuri  raccolte  lo  furono  in  numero  di  18  :  a  S.  Bernardo   se 
ne  trovarono  11,  e  in  Persona  7. 

Quest'ultimo  sepolcreto  diede  pure  un  umhone  di  scudo.  Consta 
essenzialmente  di  due  ali  di  ferro,  piatte  e  divergenti,  accostate  e  insie- 
me riunite  a  mezzo  di  una  callotta  alquanto  emergente  del  diametro 
di  m.  0.  125  di  cui  la  parte  cava  è  di  sotto. 

Dei  coltelli  se  ne  rinvennero  53,  di  cui  .33  a  S.  Bernardo  e  20 
in  Persona.  In  media  e  sempre  computando  le  lame  soltanto,  la  lun- 
ghezza corrisponde  a  m.  0. 195  e  la  larghezza  a  m.  0.  038. 

In  numero  minore  sono  le  falci  e  le  roncole  che  insieme  sommano 
a  24  delle  quali  14  provenienti  da  S.   Bernardo  e  10  da  Persona. 

Le  forbici  a  molla  furono  38  di  cui  14  provvengono  da  S.  Bernardo 
e  24  da  Persona,  non  computando  nel  numero  quelle  che,  rotte  a  mezzo 
della  molla  furono  utilizzate  servendosi  delle  due  lame  separate  come 
di  due  distinti  coltelli. 

Cinque  rasoi  o  lame  ritenute  per  tali  si  rinvennero  a  S.  Bernardo  e 
uno  in  Persona.  Sono  lame  di  forma  più  o  meno  semicircolare  ad  ec- 


68  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cezione  di  una  che,  essondo  più  allungata  si  accosta  maggiormente 
a  quella  dei  rasoi  moderni. 

Aggiungansi  sei  strigiU  di  ferro,  due  graticole  dello  stesso  me- 
tallo, bullette  da  calzatura,  anelli^  grappe,  chiodi,  ecc. 

Tra  gli  oggetti  di  ornamento  le  fibule  ammontano  al  numero  di 
252  di  cui  131  dalle  tombe  a  S.  Bernardo  e  121  da  quelle  in  Persona. 
Di    argento  40,  di  bronzo  155,  di  ferro  57. 

Quanto  alla  forma  molte  sono  a  lunga  molla  a  spirale;  in  que- 
ste talvolta  la  molla  è  formata  da  50,  60  e  perfino  70  giri  di  spire, 
la  lunghezza  della  molla  a  spira  varia  da  3  centimetri  e  mezzo  circa, 
fino  a  25,  e  la  lunghezza  totale  di  tali  fibule  da  6  a  22  centimetri. 

Oltre  quelle  a  lunga  molla  a  spirale  che  sono  predominanti  e 
caratteristiche,  si  misero  in  luce  altre  fibule  di  vario  modello.  Tra 
le  più  eleganti  sono  a  notarsi  quelle  di  argento  che  hanno  la  staffa 
a  straforo,  l'arco  di  squisita  fattura,  la  molla  formata  da  un  riccio 
di  quattro  spire  attraversato  da  un  anello  cui  è  attaccata  una  sottilissima 
catenella  a  treccia.  La  loro  lunghezza  varia  da  8  ad  11  cent,  e  fu- 
rono tutte  raccolte  nella  necropoli  di  Persona. 

Altre,  pure  di  argento,  hanno  la  forma  di  un'  arpa. 

Tre  singolari  fibule  di  bronzo ,  provenienti  da  S.  Bernardo  hanUo 
l'arco  foggiato  quasi  a  guisa  di  sanguisuga,  con  delle  strie  per  traverso 
ed  una  profonda  solcatura  per  il  lungo,  la  quale  in  origine  era  piena  di 
uno  smalto  bianco  che  Fazione  del  tempo  e  l'umidità  ridussero  poscia 
in  una  pasta  molle,  ancora  in  parte  visibile  al  momento  della  sco- 
perta. La  staffa  si  prolunga  a  nastro,  rivolgendosi  poscia  indietro  fino 
a  quasi  toccare  l'arco,  e  termina  con  uno  scudetto  rotondo,  pur  esso 
in  origine  smaltato.  La  molla  è  di  sei  spire. 

Altre  di  rame  hanno  il  riccio  di  quattro  spire;  molte,  anzi  il  mag- 
gior numero,  sono  semplicemente  a  cerniera  e  colla  stafta  terminata 
da  un  bottone. 

Il  Bianchetti  indica  varie  altre  forme  che  descrive  e  riproduce. 

Altri  oggetti  descritti  accuratamente  dallo  scopritore  sono  anelli^ 
armille,  braccialetti.  Questi  ultimi  di  forme  variatissime  dovrebbero  dar- 
mi luogo  ad  un  esame  lunghissimo  nel  quale  per  non  tediare  non  mi 
è  permesso  di  entrare;  mi  limiterò  a  dire  di  certi  anelli  che  il  Bian- 
chetti chiama  crinali  i  quali  sono  grandi  anelli  di  argento  di  filo  cilin- 
drico piegati  più  0  meno  a  guisa  delle  fìbbie  usate  alle  scarpe  nell'ultima 


I    SEPOLCRI   GALLICI   DELl'  OSSOLA  69 

secolo  e  oggi  ancora  dagli  ecclesiastici.  Di  sette  braccialetti  a  cerchio 
semplice  sei  sono  di  S.  Bernardo  ed  uno  di  Persona.  Dieci  braccialetti 
di  argento  serpentiformi  appartengono  tutti  a  S.  Bernardo.  Sonvi  brac- 
cialetti a  viticci,  a  fiorami,  a  corda  e  nodi,  ecc.  Nel  sepolcreto  di 
S.  Bernardo  si  rinvennero  anche  due  braccialetti  di  vetro  a  cerchio 
semplice  simulante  l'ambra. 

Le  due  necropoli  diedero  anche  quaranta  anelli  a  sigillo,  tredici 
provenienti  da  S.  Bernardo  e  ventisette  da  in  Persona.  —  Le  gemme 
incise  sono  di  corniola,  di  sardonico  e  di  calcedonio;  una  ve  ne  ha 
di  ametista.  Non  poche  erano  di  pasta  vitrea.  I  soggetti  rappi^sentati 
sono  molti  e  rari:  quadrupedi,  uccelli,  insetti,  un  delfino,  Ercole,  Giove, 
teste  maschili,  un  trofeo,  cornucopie,  ecc.  Uno  dei  sigilli  ha  incisa  la 
parola  VITA,  un  altro  la  parole  SPES.  Ambedue  provengono  dal  se- 
polcreto in  Persona.  Di  anelli  con  cammeo  uno  solo  fu  rinvenuto  an- 
che questo  in  Persona. 

Oltre  gli  anelli  digitali  sopra  notati  altri  pochi  si  raccolsero  che 
erano  ftitti  a  viera  od  a  cerchio  semplice,  fra  cui  due  di  oro  e  gli  altri 
di  argento. 

Il  sepolcreto  di  S.  Bernardo  diede  pure  sette  coppe  di  argento 
della  forma  di  una  mezza  sfera  cava  alquanto  allungata  a  cono. 

Troppo  lungo  sarebbe  accennare  a  tutti  gli  oggetti  d'  ornamento 
usciti  dalle  due  necropoli;  sono  globettini  e  perline  di  vetro,  di- 
schetti, pallottole,  un  agoraio  di  bronzo,  una  pinzetta,  specchi  me- 
tallici, una  theca,  un  ago  crinale,  fusaiole  di  arenaria,  di  saponaria, 
di  terra  cotta,  di  piombo. 

Non  molti,  e  per  lo  piti  corrosi  e  guasti,  sono  i  recipienti  di 
bronzo  usciti  dai  due  sepolcreti.  Sono  vasi  ansati,  da  mescere,  broc- 
che, mezzine,  ciati  o  ramatoli,  simpoh\  padelle  e  casseruole,  cal- 
derotti, sitale  ed  altri. 

Tra  i  fittili  sono  assai  interessanti  certi  vasi  che  il  Bianchetti  desi- 
gna sotto  il  nome  di  vasi  a  trottola.  Di  questi  vasi  caratteristiti  ne  usci- 
rono centotre  dagli  avelli  di  S.  Bernardo;  nessuno  da  quelli  di  in 
Persona.  Questi  vasi  hanno  un  ventre  ampio  che  nella  maggior  parte 
forma  uno  spigolo  più  o  meno  pronunciato,  bocca  assai  stretta  in  forma 
di  capezzolo,  collo  brevissimo,  piede  ad  anello.  Molti  di  essi  portano  segni, 
anche  alfabetici,  e  talvolta  intere  parole  graffite  sul  ventre  o  nel  cavo 
•del  piede.  I  caratteri  appartengono  per  lo  più  allo  stesso   alfabeto    a 


70  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cui  si  riferiscono  il  VITILIOS  del  Soldo  e  il  KOMONEOS  VARSI- 
LEOS  di  S.  Pietro  di  Stabio. 

Altri  vasi  d'argilla  sono  le  olpi  assai  più  comuni  a  Persona  che  a  S. 
Bernardo,  limette^  orde  orciuoli,  stufarole,  tripodi,  tegghie^  scodelle^ 
coppe,  a  labbro  rientrante,  terrine,  vassoi,  piatti,  patere,  bicchieì'i,  cop- 
pe, tazze.  Le  coppe  a  labbro  rientrante,  al  pari  delle  scodelle,  al  contraria 
delle  olpi,  assai  più  comuni  a  S.  Bernardo  che  a  Persona.  Fra  i  vasi 
designati  col  nome  di  bicchiere,  uno  ha  la  forma  del  calathus  greco  (P.) 
sette  sono  a  base  rigonfia  (P.),  uno  a  forma  di  tulipano  o  di  campana 
(P.),  ecc.  ecc.  Il  sepolcreto  di  Persona  ha  pure  dato  esclusivamente  le 
coppe  di  terra  cenerognola  a  pareti  sottilissime  in  vario  modo  bella- 
mente ornate.  Vennero  invece  esclusivamente  da  sepolcri  di  S.  Bernardo 
parecchie  tazze  di  terra  rossa  o  colorite  in  nero.  Dal  sepolcreto  in 
Persona,  ed  esclusivamente  da  questo  provengono  circa  quaranta  fittili 
di  terra  fina,  rosso  corallina,  che  l'autore  ritiene  di  fabbricazione  are- 
tina, le  quali  portano  i  soliti  bolli  in  forma  di  piede,  ecc. 

Le  stoviglie  che  recano  graffito  qualche  segno,  oppure  qualche 
lettera  o  nome  intero,  appartengono  quasi  tutti  al  sepolcreto  di  S.  Ber- 
nardo. Ammontano  in  complesso  a  sessantaquattro,  di  cui  sette  sola- 
mente appartengono  a  quello  di  Persona.  —  Per  contrario  tutte  le 
stoviglie  che  recano  il  bollo  di  fabbrica  impresso  uscirono  esclusiva- 
mente da  Persona  e  sommano  a  trentatre. 

Non  uno  dei  balsamari  provvenne  da  S.  Bernardo.  Tutti  senza 
eccezione  vennero  scoperti  in  tombe  di  Persona.  Sono  trentaquattro 
di  vetro,  alcuni  di  tèrra  cotta,  uno  di  pasta  vitrea. 

Nei  sepolcreti  di  Ornavasso  si  rinvennero  monete  in  quantità  suf- 
ficiente da  poter  dedurre  le  relative  età  dei  sepolcreti  stessi.  Le 
monete  riscontrate  nelle  tombe  ammontano  in  complesso  a  trecen- 
totrent'  una  di  cui  centonovantadue  spettano  al  sepolcreto  di  S.  Ber- 
nardo e  centotrentanove  a  quello  di  Persona. 

«  La  più  antica  fra  le  riconosciute  è  dell'  anno  di  Roma  520, 
»  corrispondenle  all'anno  234  a  C.  ;  la  meno  antica  è  un  M.  B.  dello 
»  imperatore  Domiziano,  coniato  nell'anno  di  R.  833  o  834,  corri- 
»  spendente  agli  anni  80  ed  81  d.  C.  Esse  comprendono  dunque  un 
»  periodo  di  circa  314  anni.  Ed  è  a  notarsi  in  particolar  modo  che  le 
»  più  antiche  fra  le  monete  appartengono  al  sepolcreto  di  S.  Bernardo, 
»  dove  le  medesime  abbracciano    il    periodo    fra    gli  anni  234  ed  88- 


I    SEPOLCRI   GALLICI   DELL'  OSSOLA  71 

»  a.  C.  ;  mentre  nel  sepolcreto  di  P.,  dall'anno  89  a.  C.  scendono  al- 
»  anno  80  ad  81  d.  C.  > 

Fra  queste  331  monete  otto  sono  galliche  :  sei,  di  argento,  sono 
imitazioni  barbare  delle  emidramme  e  dei  trioboli  di  Massalia,  colla 
testa  di  Diana  a  d.  ;  nel  rovescio  il  leone  gradiente;  le  altre  due  sono 
di  potin,  e  di  tipi  frequenti  in  Isvizzera  e  nel  nord  della  Gallia. 

Recapitolando  diremo  che  dei  due  sepolcreti  di  Ornavasso,  quello 
di  S.  Bernardo  è  il  più  antico,  e  che  l'altro  di  Persona  ha  avuto 
piMncipio  soltanto  dopo  che  tutta  l'area  del  primo  ei-a  occupata. 

«  Di  fatto  abbiamo  or  ora  constatato  che  le  monete  più  antiche 
»  appartengono  a  S.  Bernardo  e  quelle  meno  antiche,  le  imperiali  in 
»  ispecie,  al  sepolcreto  di  Persona.  Inoltre  la  suppellettile  funebre  è 
»  nei  due  luoghi  per  alcun  rispetto  alquanto  diversa  ».  Così  ad  esera- 
pio  le  spade  tipo  La  Tene,  le  coppe  d'argento,  i  vasi  a  trottola,  le 
coppe  ad  orlo  rientrante,  meno  una ,  le  tazze  di  terra  con  vernice 
nera,  i  piatti  comuni  sono  esclusivi  a  S.  Bernardo  ;  spettano  invece 
esclusivamente  a  Persona  i  vetri,  i  fittili  di  terra  e  di  tecnica  aretina, 
i  larghi  piatti  a  fondo  piano  ed  a  sponde  inclinate  in  fuori,  meno 
due  esemplari  ;  le  coppe  di  terra  cenerognola,  le  bullette  di  ferro  per 
le  calzature,  ecc.  Così  pure  nessuna  traccia  di  tombe  a  combustione 
a  S.  Bernardo,  mentre  in  Persona  la  cremazione  è  rappresentata  da 
alcuni  sepolcri. 

«  Devesi  parimente  ritenere,  dall'  insieme  degli  oggetti  escavati, 
»  soggiunge  il  Bianchetti  che  i  due  mentovati  sepolcreti  appartennero 
»  non  già  a  qualche  colonia  od  a  qualche  presidio  romano,  come  sulle 
»  prime  si  suole  volgarmente  credere  ad  ogni  nuova  scoperta  di 
»  tombe  antiche  ;  ma  bensì  ad  una  popolazione  indigena,  stabilita 
»  nel  luogo,  e  di  razza  afiìne  a  quelle  che  popolarono  1'  opposto  ver- 
»  sante  delle  nostre  Alpi  del  Canton  Ticino,  e  qualche  altro  punto 
»  settentrionale  del  lago  Maggiore  ». 

E  il  Bianchetti,  che  non  si  pronuncia  in  proposito,  si  limita  solo  a 
l'opinione  del  De  Vit,  il  quale  ritiene  «  con  vasto  corredo  di  erudi- 
»  zione  e  di  ragionamenti,  che  i  primi  abitatori  delle  nostre  Alpi  e 
»  delle  nostre  valli  siano  stati  i  Leponzii  ...  ». 

A  questo  sunto  mi  sia  concesso  di  aggiungere  alcuno  mie  rifles- 
sioni personali,  risultato  dello  studio  accurato  della  parte  seconda  e  terza 


72  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

del  lavoro  del  Bianchetti,  lavoro  disposto  in  modo  che  ognuno  potrebbe 
quasi  dire  di  assistere  oggi  ancora  allo  scavo  di  ogni  singola  tomba. 
Secondo  quanto  sappiamo  dopo  la  scoperta  della  tomba  del  Soldo 
presso  Alzate  in  Brianza  (9  ottobre  1878)  pubblicata  nel  Bullettino 
di  Paletnologia  italiana'  e  gli  studi  successivi  del  Cipolla 2,  del  Ghe- 
rardini  •%  i  miei  *,  quei  del  Brizio  *  ecc.,  non  possiamo  oggi  dubitare 
che  i  due  sepolcreti  di  Ornavasso  non  siano  da  attribuirsi  ai  Galli.  E 
benché  il  rito  costante  nel  sepolcreto  a  S.  Bernardo  sia  quello  del- 
l'inumazione  e  in  quello  di  Persona,  più  recente,  l'incinerazione  vi 
faccia  solo  qualche  rara  comparsa,  tutto  il  corredo  di  quelle  tombe, 
dalle  più  antiche  alle  più  recenti,  ricorda  le  note  scoperte  del  Soldo, 
di  Povegliano  -  veronese ,  di  Este  IV°  periodo,  di  Introbbio,  di  Le- 
gnano, di  Mezzano,  di  Magenta,  di  Garbagnate  milanese,  di  Reme- 
delio,  e  finalmente  le  assai  ben  descritte  e  numerose  rinvenute  nel 
Bolognese,  nei  predi  Benacci,  De  Luca,  Arnoaldi,  alla  Certosa,  a  Ce- 
retolo,  a  Misano,  ecc.,  nelle  quali,  or  nell'una,  or  nell'altra  si  tro- 
vano parte  degli  elementi  e  degli  oggetti  che  tutti  o  quasi  si  ritro- 
vano invece  riuniti  nelle  due  necropoli  di  Ornavasso,  la  seconda  delle 
quali  è  probabilmente,  in  ordine  cronologico,  la  continuazione  della 
prima.  —  Anche  la  questione  del  rito  funerario  non  costituisce  una 
difficoltà,  poiché,  come  sappiamo,  alcune  delle  tombe  galliche  del  Bo- 
lognese erano  ad  inumazione  semplice,  e  a  Remedello  di  sotto  il  rito 
funerario  è  misto.  Tali  differenze  di  rito  hanno  certamente  una  grande 
importanza  e  ci  porteranno  più  tardi  a  risultati  interessanti  sulla  etno- 
grafìa delle  varie  popolazioni  che  occuparono  ne'  tempi  primitivi  la 
valle  del  Po,  e  sulla  storia  delle  migrazioni,  delle  sovrapposizioni 
e  della  fusione  delle  singole  civiltà.  E  perciò  lo  studio  delle  tombe 
di  Ornavasso  è  tanto   più    utile,  poiché    quelle    necropoli,    sviluppatesi 


'  Castelfranco,  Bull,  di  Paletnol.  ital.,  Voi.  V,  1879,  p.  6-28. 

^  C.  Cipolla,  nelle  Notizie  degli  Scavi  comunicate  ai  Lincei,  Roma, 
i880,  p.  238-241. 

2  Gherardini,  Notizie  degli  Scavi  ecc.,  Roma,   1883,  p.  383-414. 

•*  Castelfranco,  Bull,  di  Palet.  ital. ,  Voi.  XII,  1886. 

5  Brizio,  Monumenti  archeologici  della  prov.  di  Bologna,  nella  Guida 
deir  Apennino  bolognese,  1881,  e  Tombe  e  Necropoli  galliche  della  prov.  di 
Bologna,  negli  Atti  e  memorie  della  R.  Dep.  di  St.  P. ,   1887. 


1    SEPOLCRI    GALLICI    DELL'  OSSOLA  73 

per  pili  di  tre  secoli,  possono  servirci  a  determinare  la  cronologia 
relativa  delle  altre  tombe  galliche  rinvenutesi  nella  valle  del  Po,  e, 
per  le  monete  rinvenute  pure  ad  Ornavasso,  anche  la  cronologia  as- 
soluta di  ciascuna. 

Senza  entrare  per  ora  in  quistioni  etnografiche,  mi  limito  a  pre- 
sentare alcune  delle  osservazioni  che  mi  vien  dato  di  fare  in  seguito 
allo  studio  del  lavoro  del  Bianchetti. 

a)  Le  spade,  nel  sepolcro  di  S.  Bernardo,  non  vennero  mai,  se- 
condo il  B. ,  spezzate  all'atto  dell'inumazione.  Notiamo  però  che,  in 
una  delle  tombe  ad  incinerazione  rinvenute  a  in  Persona ,  la  spada 
venne  «  fortemente  ripiegata  per  metà,  acciò  potesse  capire  dentro 
»  alla  piccola  nicchia  »  il  che  ricorda  simile  fatto  notato  per  due 
tombe  della  Valsassina,  una  di  Introbbio  (1.  e.  p.  205)  l'altra  di 
Casargo  (1.  e.  p.  207). 

b)  Le  tombe  con  spade  o  con  cuspidi  di  lancia,  per  .quello  che 
sappiamo  dei  costumi  dei  Galli,  sono  senza  alcun  dubbio  da  attribuirsi 
a  guerrieri  ;  partendo  da  questa  cognizione  ed  esaminando  il  resto  del 
corredo  di  quelle  tombe,  si  può  giungere  a  conoscere  quali  fossero 
gli  oggetti  d'  ornamento  particolari  agli  uomini  e  quali  alle  donne,  il 
che  giova  a  farsi  un  criterio  degli  usi  e  costumi.  —  Ecco  il  risultato 
della  mia  laboriosa  analisi  : 

Le  fibule  a  due  vermiglioni  erano  comuni  ai  due  sessi,  salvo 
forse  qualche  differenza  nelle  dimensioni. 

I  braccialetti  di  metallo  a  cerchio  semplice^  quelli  a  viticci ,  le 
lame  ritenute  rasoi  e  le  forbici  a  molla  si  trovano  per  lo  più  nelle 
tombe  con  armi ,  e  ne  viene  la  conseguenza  che ,  ove  si  rinvengono , 
se  non  sono  tombe  di  guerrieri  sono  però  sempre  tombe  di  maschi. 
L' uso  delle  forbici  a  molla ,  come  corredo  di  guerrieri ,  più  piccole 
però  di  quelle  galliche,  si  continua  fino  al  tempo  dei  Goti, come  ne 
fanno  fede,  p.  e.,  alcune  tombe  del  Museo  di  Brera  in  Milano.  Avranno 
forse  relazione ,  queste  forbici,  coli'  antica  costumanza  nordica  di 
tagliare  la  barba  e  i  capelli  ai  vinti.,  o  come  meglio  sappiamo,  ai 
re  decaduti,  quale  segno  di  avvilimento  o  di  servaggio. 

I  braccialetti  a  fiorami ,  quelli  a  corda  e  nodi,  quelli  di  un 
semplice  filo  di  argento ,  le  armille  serpentiformi  di  più  giri,  le 
fibuline  ad  arpa,  tutto  ciò  che  in  fatto  di  gingilli  è  formato  di  vetro 
0  di  pasta  vitrea,  anelli,  braccialetti,  perline,  ciondoli,  non  si  rinven- 


74  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

gono  se  non  in  tombe  che  non  contengono  armi,  e  sono  perciò  con 
ogni  probabilità  ornamenti  muliebri.  Anche  gli  anelli  digitali  di  più 
giri  di  filo  .sono  assai  più  frequenti  nelle  tombe  ove  non  vi  sono 
armi.  Giova  qui  notare  che  il  Bianchetti  chiama  talora  anelli  e  ta- 
lora braccialetti,  certe  armille  di  filo  troppo  strette  pei-  essere  infilate 
nel  braccio,  o  troppo  larghe  (e  talora  troppo  strette)  per  essere  in- 
filate nel  dito;  si  può  ritenere  perciò  che  si  tratti  di  vere  armille 
crinali,  ornamenti  muliebri;  gioverebbe  cercare  nelle  accurate  anno- 
tazioni del  Bianchetti,  quelle  non  pubblicate,  se  tali  armille  si  rin- 
venissero talvolta  presso  il  capo  del  sepolto. 

e)  Nelle  tombe  che,  per  le  osservazioni  di  cui  sopra,  si  ritengono 
spettare  a  maschi,  si  rinvengono  generalmente  due  assi  i  quali,  secondo 
nota  il  Bianchetti,  o  sono  «  corrosi  »  o  «consumati»  o  «  illegibili  » 
0  «  irriconoscibili  ».  A  me  pare  di  vedere  la  conferma  del  fatto  già 
varie  volte  osservato,  ed  anche  da  me  parlando  delle  tombe  del  Soldo, 
di  Mezzano,  ecc.  che  cioè  quelli  antichi  Galli  usassero  collocare  nelle 
tombe  assi  unciali  contusi  espressamente  e  guastati  col  martello.  Ve- 
diamo ora,  dagli  scavi  di  Ornavasso,  che  tali  monete  guaste  spettano 
a  tombe  di  uomini.  Rito  notevole. 

Per  contrario,  nelle  tombe  da  attribuirsi  a  donne,  invece  degli 
assi  contusi,  si  rinvengono  quasi  sempre  due  vittoriati  romani,  per 
lo  più  senza  simbolo.  Delle  otto  monete  galliche,  imitazione  delle  mas- 
saliote,  se  ne  rinvennero  cinque  in  tomba  di  donna;  una  in  tomba  pro- 
babilmente di  donna;  le  due  di  potin  in  tomba  di  dubbia  attribu- 
zione. Si  capisce  che  nelle  tombe  di  femmine  si  sarà  usato  dapprima 
collocare  monetine  galliche,  o  d'argento  o  simili  all'argento;  più 
tardi,  quando  mancarono  le  monete  galliche,  i  vittoriati  avranno  fatto 
le  veci  delle  prime. 

d)  Alcune  tombe  contengono  talvolta  insieme  riuniti  oggetti  o 
monete  che  ho  più  sopra  attribuiti  o  agli  uomini  o  alle  donne.  Citerò  ad 
esempio  le  tombe  del  sepolcreto  a  S.  Bernardo  segnate  dallo  scopritore 
coi  nn.  6,  7,  127,  128,  161,  162.  Noterò  anzitutto  che  dette  tombe  sono 
fra  le  più  ricche  e  le  più  grandi,  e  potrebbero  aver  contenuto  i  resti 
di  due  persone.  Aggiungerò  che  le  tombe  6,  127  e  128  pi^esentavano  la 
particolarità  di  avere,  dalla  parte  dei  piedi,  un  loculo  o  nicchia  entro 
cui  stavano  riposti  la  maggior  parte  degli  oggetti.  Sono  quindi  tombe 
fuori  della  legge   comune,  assai   rimarchevoli,    e  di  cui    dovrà    tener 


I    SEPOLCRI    GALLICI   DELL'  OSSOLA  75 

conto  chi  farà  uno  studio  particolare  dei  riti  funerari  di  quelle  po- 
polazioni. Probabilmente  nelle  sue  note,  non  pubblicate,  il  Bianchetti 
avrà  segnato  quali  oggetti  si  rinvenissero  nei  loculi  annessi  alla  tomba, 
e  quali  nella  tomba  propriamente  detta.  È  peccato  si  siano  ommesse 
tali  indicazioni.  Forse  qualcuno  penserà  a  colmare  la  lacuna,  se  le 
annotazioni  esistono  ancora. 

Le  necropoli  di  Ornavasso  sono  preziose  per  la  scienza  ;  servono 
a  rilegare  fra  di  loro  le  tombe  galliche  della  Valle  del  Po,  e  ciò  per 
un  periodo  di  più  di  tre  secoli,  e  perciò  dovranno  citarsi  come  termine 
di  paragone  nella  classificazione  delle  tombe  galliche  che  s'avessero 
a  rinvenire  ancora  in  quella  come  in  altre  regioni  italiane. 

P.  Castelfranco 


IL  DUCA  VALENTINO 


DUE  DOCUMENTI  INEDITI 


IVions.  Gaetano  Marini,  profittando  della  carica  di  Pre- 
fetto degli  Archivi  apostolici  del  Vaticano,  arricchì  l'Archivio 
comunale  di  Santarcangelo  di  Romagna,  sua  patria,  della  copia 
di  una  serie  numerosissima  di  documenti,  la  maggior  parte  inediti, 
che  si  riferiscono  alla  storia  del  Comune  di  Santarcangelo,  o 
de'  suoi  cittadini,  o  delle  terre  e  castelli  che  facevano  parte 
del  suo  Vicariato.  La  collezione  del  Marini  venne  poi ,  non  so 
con  quanto  criterio ,  smembrata  per  dar  luogo  a  varie  carte 
nelle  diverse  posizioni  in  cui  fu  distribuita  la  materia  dell'  Ar- 
chivio. La  maggior  parte  però  rimase  riunita  nei  fascicoli  VI, 
VII  e  Vili,  del  cosi  detto  Archivio  Secreto,  intitolati  «  Memorie 
Storiche  ». 

Nello  scorrere  tali  documenti  parvemi  potessero  e  doves- 
sero interessare  due  di  essi,  che,  a  quanto  mi  consta,  non  fu- 
rono prima  d'  ora  pubblicati  da  alcuno,  relativi  a  Cesare  Bor- 
gia. Si  sa  che  questi  precorse  al  diritto  di  conquista,  ottenendo 
r  investitura  di  città  e  terre  prima  di  cacciarne  quelli  che  piti 
0  meno  legittimamente  le  tenevano;  pare  altresì  che  abbia  usato 
un  sistema  consimile  per  pagare  il  canone  dovuto  alla  Chiesa 
per  i  feudi  cosi  ottenuti.  Questo  almeno  ci  apprendono  i  docu- 


IL   DUCA   VALENTINO,    DUE    DOCUMENTI   INEDITI  /7 

menti  in  parola,  di  cui  dobbiamo  saper  grado  al  Marini  di  averci 
conservato  una  copia,  preziosa  pel  caso  che  qualche  manipola- 
tore di  storie  ad  usiim  Delphini  credesse  bene  sopprimerne  gli 
originali. 

E  invero  le  riabilitazioni  del  Borgia  furono  tentate  da  melti 
con  vario  intento,  anzi  con  intenti  a  dirittura  opposti;  così  che 
la  figura  dei  Borgia,  coi  quali  si  apre  il  secolo  XVI,  è  ancora 
adombrata  e  non  salta  all'  occhio  di  chi  si  fa  a  leggere  le  storie 
nella  sua  interezza,  perchè,  come  avviene  di  un  ritratto,  chi 
ne  infoscò  le  tinte,  chi  volle  raddolcirle  ,  chi  pose  sulle  labbra 
il  sorriso,  chi  il  ghigno  di  Satana. 

Ogni  contributo  per  quanto  piccolo  alla  storia  dei  Borgia  non 
è  adunque  soverchio,  perchè  soltanto  quando  tutti  i  documenti  che 
li  riguardano,  senza  esclusioni,  saranno  sottoposti  al  giudizio 
imparziale  dello  storico  potrà  dirsi  su  di  loro  1'  ultima  parola. 

Questi  due  documenti,  prescindendo  anche  dalla  notizia 
esatta  della  formazione  dello  Stato  del  Duca  Valentino  nei  due 
anni  1502  e  1503,  ci  danno  la  prova  evidente  che  egli  non 
intendeva  forse  di  pagare,  e  di  fatto  non  pagava,  alcun  canone 
alla  Chiesa  per  i  territori  a  lui  dati  in  vicariato,  i  cui  proventi 
andavano  quindi  a  suo  totale  beneficio,  figurando  per  altro  prò 
forma  nei  Registri  della  Camera  Apostolica  come  un  giro  di 
partite  il  cui  esito  era  coperto  e  giustificato  dalla  suprema  au- 
torità del  Pontefice. 

Giuseppe  Castellani 


78  R.  deputazione:  di  storia  patria  per  la  Romagna 


DOCUMENTI 


I. 

(Ex  Tom.  54  Diversor.  Camer.  Alex.  P.P.  VI,  pag.  199) 
Alexander  P.P.  VI. 

Fatemur  recipisse  in  prompta  et  munerata  pecunia  a  dilecto  fìlio 
nobili  viro  Cesare  Borgia  de  Francia,  Romandiole  Valentieque  Duce, 
nostro  et  S.  R.  E.  Confalonerio  et  Capitaneo  generali,  florenos  auri  de 
Camera  boni  et  justi  ponderis  duo  milia  prò  censu  Forlivii,  Imole, 
Cesene,  Britonorii,  Ariraini,  Sarsinatensis,  Pisauri  etFaventie  civitatum, 
nec  non  terrarum  Meldule  et  Sancti  Maori,  cesenat.  dioec.  ac  comu- 
nitatis  Vallisamonis,  aliorumque  castrorum,  terrarum,  fortilitiorum  , 
et  locorum  ac  comitatus  sibi  per  nos  in  Vicariatum  sub  titulo  Du- 
catus  concessorum  nec  non  florenos  similes  trecentos  prò  civitate  Fani, 
Montisflorum,  Mondaini  et  aliorum  castrorum,  comitatuum,  territo- 
riorum  et  districtuura  suorum  sibi  similiter  per  nos  concessorum  pre- 
senti» anni  debito.  Quapropter  motu  proprio  committimus  et  mandamus 
dilecto  fìlio  nostro  Raphaeli  S.'i  Georgii  Diacono  Card."  Camerario  et  Ha- 
driano  electo  Herfordiensi  generali  Thesaurario  nostris,  et  aliis  ad  quos 
spectat,  quatenus  dictam  summam  constituentem  in  totum  duo  millia  tre- 
centum  ducatum  similium  ad  ordinarium  introitura  ipsius  Camere 
poni  et  describi  faciant  ad  introitum  videlicet  ab  eo  Duce  prò  censu 
predictorum  locorum  presentis  anni,  ad  exitum  vero  datis  pi'o  nonnullis 
necessitatibus  nostris,  eidemque  Duci  quitantias  solitas  et  consuetas 
expediri  procurent.  In  contrarium  facientibus  non  obstantibus  qui- 
buscumque. 

Dat.  Rome  in  Camera  apostolica  die  28  lunii  1502,  Pontificatus 
.nostri  Anno  X.""*^  —  Placet  et  ita  fatemur  et  motu  proprio  mandamus. 

R. 


IL    DUCA    VALENTINO,    DUE    DOCUMENTI    INEDITI  79 

II. 

(Ex  Tom.  55  Diversor.  Camer.  ejusd.  Pontif..  pag.  68,  t.  ) 
Alexander  P.P.  VI. 

Motu  proprio  fatemur habuisse   a   nobili   viro   dilecto   fìlio 

Cesare  Borgia  Romandiole  Valencieque  Duce,  S.  R.  E.  Confalonerio 
etCapitaneo  generali,  ducatos  duo  milia  et  trecentos  auri  in  auro  de  Ca- 
mera quos  nobis  et  Camere  Apostolice  solvit  prò  annuo  censu  Forlivii, 
Imole,  Bertinorii,  Arimini,  Cesene,  Pisauri,  Favencie  et  Fani  civitatum, 
nec  non  terrarumMeldule,  Sancti  Mauri  cesenatensis  diocesis,  Montisfloris 
Mondaini,  cum  eius  comitatu,  ac  coramunitatis  Vallisamonis,  alio- 
rumque  terrarura,  castrorum  fortiliciorum  ac  comitatus  sibi  in  Vi- 
cariatum  sub  titulo  Ducatus  per  apostolicam  sedera  concessorum  presen- 
tis  anni,  finiti  in  vigilia  Beatorum  Apostolorum  Petri  et  Pauli.  Quare 
dilecto  filio  Raphael!  Sancti  Georgii  Diacono  Cardinali  Camerario,  et 
Venerbili  Fratri  Venture  Episcopo  Massen.  generali  Thesaurario  nostris 
mandaraus  ut  dictam  summam  duorum  millium  trecentorum  ducat. 
ad  introitum  et  exitum  Camere  apostolice  poni  et  describi  faciant,  ad 
introitum  videlicet  a  dicto  Cesare  Duce  prò  dicto  censu  Civitatum  et 
locorura  suprascriptorum  presentis  anni,  ad  exitum  vero  nobis  solutam 
prò  nostris  necossitatibus,  scripturasque  et  mandata  ac  quitancias 
desuper  necessarias  expediri  faciatis  et  extendatis:  non  obstantibus 
quibuscumque. 

Dat.  Rome  apud  S.  Petrum,  die  28  lunii  1503,  Pontificatus  nostri 
Anno  XI. 


NOTIZIE  STORICHE  DI  TALUNI  CASTELLI  DISTRUTTI 

NELLE  UUm  DEL  SILLSRO  E  DELL' IDICE 


Il  Castello  di  Ganzanigo  -  Sua  Chiesa  pievana. 

JJalle  memorie  patrie  si  ha  la  quasi  certezza  che  il  terri- 
torio di  Ganzanigo,  ora  frazione  del  Comune  di  Medicina  dalla 
parte  nord-est,  fu  tra  le  plaghe  della  pianura  cispadana  una 
delle  prime  abitate  e  coltivate  al  tempo  degli  Etruschi,  poi  dei 
Galli  Boi,  indi  dei  Romani,  i  quali  ultimi,  secondo  la  tradizione, 
diedergli  il  nome  di  Campus  Aucarius  \  che  teneva  e  conservava 
neir  885  quando  sotto  Gisolfo  faceva  parte  del  ducato  d'Imola. 

Il  suolo  coltivabile  di  Ganzanigo  è  argillo-quarzoso,  tenace, 
fertile  di  ogni  sorta  di  cereali  i  quali  prosperano  in  abbondanti 
raccolti;  cosi  dicasi  della  vite  maritata  all'olmo.  È  la  campagna 
più  fertile  e  popolata  del  Medicinese. 

'  Di  questa  antica  denominazione,  Aucarius  campus  (Campo  delle  oche), 
fino  ad  oggi  si  avrebbe  secondo  gli  scrittori  un  ricordo  nel  nome  proprio 
di  talune  località  dello  stesso  Ganzanigo  -  come  -  Via  Guazza  l'oca  - 
Casino  di  Guazza  V oca  -  Valle  di  Guazza  l'oca.  Il  vecchio  nomo  è  pure 
ricordato  dal  Savioli  -  e  negli  Annali  Camaldolesi.  Merita  di  essere  ri- 
cordato che  dell' 885,  quando  Gisolfo  era  duca  d'Imola,  il  Campus  auca- 
rius   apparteneva  al  territorio  medicinese  facente  parte  del  ducato  d'Imola. 


NOTIZIE    STORICHE    DI   ALCUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.        81 

Fino  dal  quarto  secolo  dell'  era  volgare,  Ganzanigo  ebbe 
una  Pieve  rinomatissima  sotto  V  invocazione  di  S.  Maria,  e  di 
tale  importanza  da  meritarsi  una  particolare  visita  fattale  dal 
celebre  S.  Ambrogio  Vescovo  Archimandrita  della  Lombardia  e 
dell'Emilia  *.  Nel  nono  secolo  Ganzanigo  era  già  una  Massa 
come  Buda,  come  il  Medesano,  e  come  Medicina  ^. 

Attorno  alla  chiesa  poco  per  volta  sorsero  capanne  e  case 
le  quali  costituirono  un  vico  di  tale  importanza ,  che,  per  la 
topografica  e  felice  sua  ubicazione  sulla  strada,  la  quale  mette 
da  Bologna  a  Ravenna,  la  repubblica  bolognese  nell' anno  1200 
circa,  stimò  utile  far  cingere  di  robusta  mura  con  torrioni  agli 
angoli,  con  fossa  di  circonvallazione,  entro  cui  scorreva  l'acqua 
di  un  antichissimo  ramo  del  fiume  Sillaro  il  quale  a  valle  di 
Treforce  si  divideva  in  tre  diverse  diramazioni  ^.  Questa  di- 
ramazione attualmente  sarebbe  lo  scolo  denominato  Rondone. 
Sulla  sua  fossa  di  circonvallazione  erano  ponti  levatoi.  Questo 
forte  Castello  fu  poi  la  sentinella  avanzata  della  pianura  bolo- 
gnese dalla  parte  di  levante  verso  Ravenna. 

In  quel  tempo  Ganzanigo,  per  la  sua  industria  agricola  e 
per  r  importanza  della  popolazione,  venne  costituito  in  Comune  in- 
dipendente, con  particolare  Massaro  e  Consiglio,  e  rimase  unito 
solo  per  interessi  politico-amministrativi  con  Medicina  e  Villa 
Fontana. 

Oltre  la  Pieve  di  S.  Maria,  alla  distanza  dal  Castello  un 
chilometro  circa,  e  prossimo  alla  strada  postale  che  mette  da 
Bologna  a  Ravenna,  eravi  1'  Abbazia  di  S.  Michele  dei  Frati 
Benedettini  neri,  con  ospizio  pei  pellegrini  viandanti  '*. 

Le  aspre  lotte  politiche  le  quali  nel  medioevo  agitarono  e  in- 
sanguinarono la  città  di  Bologna,  spesso  si  ripercossero  tanto 
al  monte  che  al  piano  del  suo  Contado.    Sventuratamente  Gan- 

1  G.  SiMONi,  Monumenti  Cristiani  della  terra  di  Medicina,  Par.  I,  pag. 
94-95-96. 

^  Annali  Camaldolesi,  Tom.  1,  ap.  del  855. 

3  È  opinione  di  taluni  dei  nosti-i  Cronisti,  e  particolarmente   del  Dott. 
Gian  Maria  Fabri,  che  cotesto  ramo  fosse  l'antico  canale  di  Medicina. 

■•  Da  quattro  secoli  la  Chiesa  di  S.  Michele  è  la  Parrocchia  di  Ganzanigo. 
Monumenti  Cristiani  cit.  Parte  I,  pag.  99-100. 

6 


82  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

zaiiifo  pure  fu  coinvolto  negl'  implacabili  odii  di  parte  della 
città,  per  cui  nell'anno  1335,  trovandosi  in  aperta  nimistà  le 
potenti  fazioni  dei  Goz/adini  contro  i  De  Bianchi  e  i  Dalla 
Nave  e  i  loro  partigiani,  avvenne  che  nel  giorno  5  luglio  ^ 
il  Capitano  della  Rocca  di  Ganzanigo  pel  Govei'no  di  Bologna, 
certo  Fuccirolo  Cattaneo,  trovandosi  in  quello  di  Tresenta  ^ 
s'incontrò  con  uno  dei  Dalla  Nave  e  con  altri  suoi  avversari; 
colà  s'  impegnò  corpo  a  corpo  una  lotta  in  cui  il  Dalla  Nave 
uccise  Fuccirolo  ^,  indi  1'  uccisore,  alla  sua  vòlta  sarebbe  stato 
ucciso  da  un  contadino  '*. 

Questo  fatto  di  sangue  impressionò  il  Governo  della  città 
di  Bologna  il  quale  tosto  spiccò  mandato  di  comparizione  entro 
24  ore,  nel  palazzo  di  Giustizia,  contro  certo  De  Bianchi,  fuo- 
ruscito, incolpato  di  aver  preso  parte  all'  omicidio  del  capitano 
Fuccirolo,  come  pure  venne  citato  il  rustico  che  lo  stesso  De 
Bianchi  -  pare  -  prendesse  a  proteggere,  sottraendosi  entrambi 
alla  giustizia  che  li  ricercava:  ma  non  abbiamo  altri  dati  e  no- 
tizie di  quello  che  avvenne  di  poi,  e  del  processo  incoato  contro 
la  fazione  incolpata  dell'  uccisione. 

Trascorsero  due  anni  circa  senza  che  il  Governo  di  Bologna 
avesse  potuto  ottenere  riparazione  alla  offesa  ricevuta  per  la  morte 
violenta  del  Capitano  del  Castello  di  Ganzanigo,  ma  sembra  ac- 
certato che  il  Governo  di  Bologna,  o  meglio  la  fazione  che  te- 
neva le  redini  della  cosa  pubblica,  fosse  persuasa  che  pressoché 
tutti  gli  abitanti  di  Ganzanigo  parteggiassero  pei  suoi  nemici, 
e  che  questi  direttamente  o  indirettamente  avessero  partecipato 


•  Altri  vogliono  avvenisse  il  20  febbraio.  GhirìVRDAcci,  Hist.  di  Boi. 
Par.  II. 

*  Si  pretende  che  Fuccirolo  Cattaneo  non  fosse  che  la  stessa  persona 
di  Fulcinello  Biancuzzi  da  Medicina,  famiglia  nobile  e  potente  alla  quale 
appartenne  il  famigerato  Pier  da  Medicina  di  Dante. 

In  quanto  alla  Tresenta  èva.  nel  territorio  di  Medicina  come  si  dirà 
più  oltre. 

3  Una  versione  contemporanea  pretende  fosse  ucciso  a  tradimento. 

•*  Fuciroliis  Capiianeus  de  Medicina  fuit  interfectus  in  Via  Tresenti  a 
qundam  De  Navi  —  qui  uccisus  fuit  postea  a  rustico  etc.  .  .  .  Memorie  di 
Matteo  Griffoni  in  Muratori,  pag.  159. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.         83 

allo  eccidio  di  Fuccirolo  Cattaneo.  Infatti  due  anni  dopo  qael- 
r  avvenimento  (1337)  i  Bolognesi  ordinarono  che  il  Castello 
di  Ganzanigo  dovesse  esser  distrutto,  e  molte  famiglie  non  solo 
di  Ganzanigo,  ma  anche  di  Medicina,  furon  condannate  al  carcere 
e  all'esiglio,  perchè  ritenute  complici  nel  detto  omicidio. 

Dopo  le  debite  partecipazioni  ufficiali  fatte  dal  Governo  di 
Bologna  al  Conte  pontificio  per  le  Provincie  delle  Romagne, 
si  volle  dare  esecuzione  alla  sentenza.  Addi  8  —  altri  dicono 
20  marzo  1337  —  furono  mandati  agenti  esecutori  della  sen- 
tenza che  si  volle  qualificare  quale  esemplare  punizione  meri- 
tata per  un  delitto  di  sangue  e  di  alto  tradimento,  e  in  poco 
tempo  incendiato  e  saccheggiato,  il  castello  di  Ganzanigo  di- 
sparve ^ 

La  decadenza  del  comune  di  Ganzanigo  data  da  cotesta 
epoca  fatale;  se  non  che,  oltre  l'agricoltura  fiorente,  i  suoi  abi- 
tanti seppero  mantenersi  in  buone  condizioni  economiche  per 
avere  il  diritto  di  fruire  dei  beni  comunali  della  vasta  tenuta 
del  Portonovo  ,  a  metà  utile  con  Medicina.  Cotesti  beni  si 
assegnarono  per  una  parte  ogni  5  anni  in  Prese,  ossia  in  tre 
tornature  di  terreno  ad  ogni  abitante  mascolino,  il  quale  avesse 
■compito  il  prescritto  incolato,  o  appartenesse  alla  famiglia  dei 
Partecipanti,  purché  avesse  compito  gli  anni  14.  In  quanto  alle 
rendite  dei  beni  detti  indivisibili  ,  che  rappresentavano  allora 
due  terzi  del  tenimento  di  Portonovo,  erano  assegnate  agi'  in- 
coli e  alla  generalità  degli  abitanti.  Da  una  statistica  del 
1371,  sappiamo  che  la  Villa  di  Ganzanigo  e  suo  Comune, 
posta  nella  Provincia  di  Romagna  ,  confinante  col  Comitato 
d'Imola  e  di  Bologna  era  obbligata  a  pagare  ogni  anno  la 
taglia  di  lire  bolognesi  una  -  soldi  7  -  e  denari  4  ^. 

Alla  fine  del  decimoquarto  secolo  il  governo  di  Bologna 
prese  la  deliberazione  di  voler  assicurarsi  dal  lato  sud-est  della 
sua  pianura,  facendo  costruire  alcune  fortezze,  fra  cui  una  nella 
località  del  Castello  di  S.  Polo  ;  ma  considerazioni  tecnico- 
militari  suggerivano  essere   migliore  partito  ricostruire  qualche 

>  Ghirardacci,  Par.  II,  fol.  129,  lib.  12. 

"  Fantuzzi,  Monumenti  Ravennati^  Tom.  5,  pag.  11. 


84  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

luogo  fortificato  sugli  avanzi  del  Castello  di  Ganzanigo ,  il  cui 
suolo  era  passato  in  proprietà  di  Zano  o  Zanucchino  Malvezzi 
di  Giuliano  \  il  quale  trovandosi  bandito  dalla  patria ,  pensò 
riscattarsi  dall'  esigilo  offrendo  in  dono  a  Bologna  il  suolo  del 
così  detto  Castelluzzo  di  Ganzanigo  ^  nel  quale  dopo  ses- 
sant' anni  dalla  sua  distruzione,  vedevansi  ancora  gli  avanzi 
diroccati  dei  ponti,  delle  fosse  e  redofosse ,  delle  vie ,  di  ta- 
lune case  e  d' un  palazzotto  ^.  La  deliberazione  del  governo  bo- 
lognese ci  è  serbata  da  un  rogito  di  Andrea  Giuliani  di  Bolo- 
gna del  15  maggio  1395,  dove  si  legge: 

In  Comitatu  Bonon.  etc.  fiant  et  fieri  debeant,  et  de  novo 
consiruantur  aliqua  Castra  protidtione  et  defensione  d.  Co- 
mitatus  Bonon.  et  prò  pterea  (gli  Anziani  e  Consoli)  dirigen- 
tes  oculos  suae  mentis  ad  quemdam  locum  posifwn  in  terra, 
Ganzanighi  de  Medicina  ordinarono  si  costruisse  ivi  unum 
Castrum  cum  Rocha  a  pontihus,  palancato,  poriis,  muris, 
balestris ,  foveis,  redefossis  ,  seraglis  etc .  viis  varis  twm 
intra  quam  extra  Castrum,  et  quod  dictum  Castrutn  de 
Ganzanigo  Medicinae  in  omnibus  et  per  omnia  succedat 
in  locum  Castri  Paoli,  et  ab  ipsius  Cast)H  constructione  in- 
colari  possit  et  debeat  laborari  et  procedi  etc.  ^ 

Cotesto  dono  riesci  gradito  al  governo  bolognese  il  quale 
gli  spedi  una  lettera  di  ringraziamento  e  di  richiamo  dall'  esi- 
gilo (in  data  di  maggio  1395)  dove  si  confermano  i  sentimenti 
di    grato   animo   al    Malvezzi    circa   contributionon    territorii 


'  Detto  anche  Zano  de'  Malvezzi  della  Cappella  di  S.  Sigismondo.  Ghi- 
RARDACCI,  Par.  II,  lib.  27,  pag.  477. 

'  Con  questa  denominazione  allora  era  conosciuta  la  località  e  gli  avanzi 
del  castello  di  Ganzanigo. 

3  Ghirardacci,  Parte  II,  lib.  22,  p.  477. 

"•  Rogito  del  Notaro  Andrea  Giuliani  di  Bologna  del  15  maggio  1395. 

Non  sappiamo  con  quale  fondamento  la  Cronaca  Ostesani  a  pag.  83 ,. 
possa  dire  che  il  Castello  di  Ganzanigo  fu  ricostruito  nel  1385,  in  forma 
più  bella,  da  Giacomo  Bianchetti. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI   ECC.         85 

super  quo  Casfj'um  Ganzanighi  decrevimus  nomter  situan- 
dum  nostro  Communi  nuper  per  se  elargitam  »  ^ 

La  topografica  località  del  castello  di  Ganzanigo,  attual- 
mente corrisponde  alla  parte  sud-est  del  podere  Rondone  pro- 
prietà della  prebenda  parrocchiale  di  S.  Marnante  di  Medicina, 
il  quale  podere,  a  ponente,  confina  con  lo  Scolo  Rondone  e  col 
quadrivio  suddiviso  nelle  stradelle  di  ponente  e  settentrione,  da 
due  lati  lungo  il  percorso  del  detto  scolo  ^  ,  la  terza  va  a  le- 
vante, la  quarta  a  mezzodì. 

Avuto  poi  il  dono  dal  Malvezzi,  il  governo  bolognese  can- 
giò parere  sulla  fortificazione  di  quel  luogo,  e  invece  che  Gan- 
zanigo fortificò  il  castello  di  Medicina  ^. 

Fino  air  anno  1864,  unico  ricordo  della  esistenza  di  cotesto 
Castello,  rimase  un  rialzo  di  terreno  detto  il  monfirone  che 
spari,  come  si  vedrà,  quando  parleremo  dell'archeologia  di  Me- 
dicina. 


'  Antiani,  Consules,  Yexillifer  lustìtiae  Populi  et  Comunis  Bononiae, 
nec  non  Collegia  Confaloneriorum,  Massariorum  Artiutn  dicti  Populi  et 
Comunis:  Nobili  Yiro  Zannucchino  de  Malveziis,   Concivi  Nostro,  Saluterà. 

Tuae  fidelitatis  constantiam  attendentes ,  ac  virtuosa  obsequia  per  te  nostro 
Comuni  gratanter  impensa,  et  maxime  circa  contributionem  territorii  super 
quo  Castrum  Ganzanighi  decrevimus  noviter  situandum,  nostro  Comuni 
nuper  per  te  elargiti  nolentes  ingratitudinis  vitio  posse  reprehendi,  sed 
tibi  vice  reciproca  nostrae  munificentiae  dexteram  porigere  in  cunciis  beniginus 
intendentes,  quod  possis  Bononiae  et  ad  ejus  Comitatum,  venire,  ibique  stare, 
morari  et  habitare  seu  recedere  prò  libito  voluniaiis  —  Non  obstantibus  ali- 
quibus,  quae  tibi  possent  opponi  quomodolibet  vel  im.pigni,  unanimiter  et  con- 
corditer  de  plurimum  sapientum  Concivium  nostrorum  ad  hoc  specialiter 
vocatorum  Consilio,  et  assensu  tibi  tenore  praesentiam,  licentiam  liberam, 
impaì'timur.  (Ghirardacci,  Historia  di  Bologna,  Parte  IT,  lib.  20,  p.  477). 

^  La  Via  delle  Orecchine ,  ora  soppressa ,  andava  a  ponente  rasen- 
tando il  detto  scolo  Rondone. 

3  La  Cronaca  Ostesani  ammette  che  nel  1385  il  Castello  di  Ganzanigo 
fu  rifabbricato  —  Vedi  la  nostra  Appendice. 


86  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

IL 

Il  Castello  di  Treforce  dell' Avellaneta 
E  le   sue   Chiese. 

A  due  chilometri  e  mezzo  circa  al  sud-ovest  dalla  Terra 
di  Medicina ,  un  tempo  era  un  antico  Castello  denominato 
Treforce  —  Treforcia  o  Triforzia  —  dell' Avellaneta  ^ 

Chi  parte  da  Medicina  per  Castel  S.  Pietro,  percorrendo 
la  via  di  S.  Carlo,  ora  provinciale,  a  300  metri  circa  a  monte 
del  molino  della  Cartara  ^  non  può  non  avvedersi  di  un  rialzo 
di  terreno,  il  quale  gli  rimane  a  sinistra  poco  lungi  dalla  sponda 
desfra  del  canale  e  dello  scolo  Sestola  o  Pesarina.  Sopra  quella 
elevazione  fiorì  il  castello  di  Triforce. 

Il  lembo  di  terreno  ove  s' innalza  il  così  detto  Montirone, 
appartiene  ad  una  possessione  denominata  Santa  Croce  e  Tri- 
force,  già  proprietà  della  estinta  famiglia  dei  conti  Bianchetti  di 
Bologna,  sul  confine  del  Comune  di  Castel  Guelfo  con  quello 
di  Castel  S.  Pietro  e  di  Medicina.  Il  Montirone  si  eleva  sopra 
la  circostante  campagna  per  due  metri,  costituendo  un  perfetto 
rettangolo  avente  per  ciascun  lato  la  larghezza  di  metri  110, 
ed  il  canale  di  Medicina  dalla  parte  sud-ovest  ^. 

La  coltura  alterna  della  superficie  del  Montirone,  in  prima- 
vera gli  dà  l'aspetto  di  tomba  ricoperta  con  tappeto  verde; 
nella  stagione  iemale  prende  la  vera  fisionomia  di  necropoli 
umile,  che  racchiude  in  sé  l'ossame  e  le  perdute  memorie  di  un 
paese  il  quale  nella  provincia  di  Bologna  fu  dei  più  antichi  ^. 

•  Carte  del  duodecimo  secolo  dell'Archivio  Vescovile  d'Imola.  Dalle 
Memorie  del  Dott.  Gian  Maria.  Fabri  di  Medicina. 

2  II  molino  originariamente  fu  una  Cartiera  impiantata  dal  co.  Mar- 
cantonio Hercolaui.  —  Vedi  Le  arti  industriali  di  Medicina,  secolo  XVJI, 
XYllI,  XIX,  per  G.  Simoni.  (Inedito). 

3  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria  Fabri  di  Medicina. 

■•  Il  Calindri,  opina  che  la  distruzione  di  Triforce  avvenisse  nei  pri- 
mordi dell'origine  di  Medicina,  ch'esso  ritiene  fabbricata  cogli  avanzi  di. 
quello,  e  popolata  dagli  stessi  Triforcesi.  Ipotesi  contradetta  dal  fatto  sto- 
rico, come  si  potrà  accertare  nel  proseguimento  di  cotesta  narrazione.  — 
Saggio  Storico  Statistico  del  Calindri.  Perugia,   1824. 


NOTIZIE    STORICHE   DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI   ECC.         87 

Non  una  pagina  di  cronaca,  o  di  storia  scritta,  non  un 
monumento,  non  un  racconto  di  favola  tradizionale  potrà  ser- 
virci di  guida  per  rintracciarne  la  origine;  e  per  ciò  fummo  indotti 
a  provare  l' analisi  etimologica  e  la  radice  del  nome  suo  proprio 
il  quale  pervenne  fino  a  noi,  tardi  nepoti.  —  Con  questo  sem- 
plice mezzo  procurammo  cavare  una  scintilla  di  luce  da  poter 
rischiarare  la  fitta  tenebra  dell' obblivione  in  cui  la  origine  del 
castello  di  Triforco  trovasi  avvolta. 

Xeir  evo  antichissimo  la  pianura  inferiore  della  Cispadana, 
la  quale  parte  dall'  Adriatico,  era  circoscritta  da  Ravenna  e  da 
Rimini,  ed  era  abitata  dagli  Umbri  commisti  con  gU  Etruschi  ; 
se  non  che  i  primi  per  la  loro  vicinanza  gareggiarono  nel  co- 
lonizzare questa  vasta  pianura  ^  In  progresso  i  Romani  cac- 
ciando i  Galli  che  si  erano  sovrapposti  alle  umbre  colonie,  cer- 
carono di  conservarle  frammischiandosi  alle  medesime.  Da  cotesti 
rimescolamenti  sociali  ebbe  origine  la  particolare  favella,  e  i 
molti  elementi  celtici  degli  odierni  dialetti  degli  abitanti  della 
fertile  pianura  Cispadana  ^.  Alle  parole  di  radice  celtica  ci  pare 
appartenere  il  nome  proprio  del  nostro  Triforce  il  quale  avrebbe 
la  dei'ivazione  dalla  voce  -  Tref  -  o  -  Trif  -  che  gli  Umbri 
adoprarono  per  indicare  villaggio,  a  cui  erano  soliti  unire  altro 
nome  di  circostanza  o  di  topografica  località  ,  per  distinguere 
un  villaggio  dall'  altro,  come  puossi  leggere  nelle  stesse  Tavole 
Eugobine,  singolare  monumento  della  lingua  Umbra  ^.  In  dette 
tavole  sono  ricordati  tre  paesi  coi  nomi  di  Trifors-Tosco 
Noarte  —  Trifors  Tarsinate  — ,  e  Trifors  lapusco. 

Altri  invece  opinano  che  il  nome  proprio  di  Treforce  debba 
esser  venuto  da  un  fatto  tutto  locale  e  naturale.  Cotestoro 
ammettono  che    il  Torrente  Sillaro,  arrivato  poco  lungi  dall'u- 

'  Geografia  di  Strahone.  Memorie  del  Dott,  Gian  Maria.  Fabri  di  Me- 
dicina. 

-  I  Celti  erano  Ariani  come  gli  Umbri. 

3  Le  Tavole  Eugobine  furono  trovate  a  Gubbio  nel  1444;  cinque  in  ca- 
ratteri Etruschi  -  due  in  umbro  -  altre  due  in  latino. 

Vmbrorum  gens  antiquissima  Italae  extimatur  —  Dionigi. 

Tito  Livio  (IX,  30)  dice  che  Umbri  e  Tusci  o  Etruschi  parlavano  la 
stessa  lingua. 


88      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

bicazione  ove  fu  eretto  Treforce  dell' Avellaneta,  si  spartisse  in 
tre  rami  o  foci,  la  prima  delle  quali  camminava  verso  ponente, 
percorrendo  il  letto  dello  attuale  scolo  Sillaro  nel  territorio  di 
Villa  Fontana,  la  seconda,  o  quella  di  mezzo,  piegando  a  levante 
portava  le  sue  acque  nell'alveo  degli  attuali  scoli  Rondone  e  Mon- 
tanara, i  quali  incontrandosi  nel  territorio  basso  del  Comune  di 
Medicina,  si  riunivano  per  formare  il  Fiumicello  ^;  la  terza  foce, 
di  maggiore  importanza  per  ampiezza  e  condotta  d' acqua,  costi- 
tuì il  cavo  dell'attuale  scolo  Sillaro  attraversante  il  territorio 
dell' Avellaneta  nel  Medesano,  scolo  profondo  con  avvallamenti  e 
tortuosità  nel  suo  lungo  percorso.  Da  cotesto  tre  foci,  dicono,  il 
castello  di  cui  ci  occupiamo  avrebbe  avuto  il  suo  nome  di  Trefoci, 
corrotto  in  Treforce. 

Dobbiamo  dichiarare  di  non  essere  in  grado  di  pronunziare 
un  giudizio  di  eliminazione  accettando  piuttosto  la  prima  che  la 
seconda  ipotesi.  Ad  ogni  modo  il  Castello  di  Treforce  sarebbe 
sempre  molto  antico,  e  anteriore  di  molti  secoli  all'  era  Cri- 
stiana. 

Poco  o  niente  rimane  a  dire  della  primitiva  costituzione 
sociale,  e  del  commercio  eh'  ebbe  Triforco  dell'  Avellaneta  coi 
paesi  circonvicini. 

La  prima  volta  che  lo  troviamo  nominato  nella  storia  della 
provincia  bolognese,  nel  medioevo,  è  in  una  scrittura  portante 
la  data  5  giugno  1116,  in  cui  si  ricorda«  Petrus  de  Treforcia, 
come  uno  dei  boni  homines  presenti  alla  donazione  di  un  Manso 
alla  Canonica  di  S.  Cassiano  d' Imola-  .  Poi  lo  troviamo  ricordato 
nel  celebre  decreto  13  maggio  1155  dell'Imperatore  Federico 
Barbarossa,  nel  quale  furono  delineati  i  confini  del  Comune  di 
Medicina  con  le  parole  :  «  a  meridw  puteus  de  Sabionaria  — 
»  Fossatula  de  Vinearetum  —  fossatus  qui  est  inter  Medici- 
»  nani  et  Trefortiam  de  Avellaneta  ...  ». 

Indi,  in  un  istrumento  di  compra,  nel  quale  un  abitante  di 
Treforce  nel  1178  acquistò    una    pezza    di  terra  nella  Corte  di 


'  Scolo  ch'esiste  anche  attualmente  in  vicinanza  di  Buda. 
-  Carte  dell'Archivio  Vescovile  d'Imola.  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria. 
Fabri. 


NOTIZIE   STORICHE    DI    TALUNI   CASTELLI   DISTRUTTI    ECC.        89 

Treforcia  ^  Ulteriormente  lo  troviamo  nel  libro  degli  estimi  di 
Bologna  del  1476,  in  cui  si  legge:  «  et  eiundo  seu  viam  vo- 
»  catam  Trefolce  usque  ad  canale  Medicinae  semper  divi- 
»  deìido  oomitatiim  Castri  Guelplii  a  comitatii  Medicinae,  et 
»  seguendo  dictum  canale  ad  sciirsorium  Sestola  -. 

Con  questi  dati  storici  rimane  chiaramente  stabilita  la  ubi- 
cazione topografica  del  castello  di  Treforce  testé  descritta.  — 
I  documenti  che  abbiamo  riportati  fauno  fede  che  Treforce  del- 
l'Avellaneta,  nella  sua  origine  storica,  fu  una  Corte,  poi  un  Vicus, 
indi  un  Comune  indipendente  e  di  qualche  importanza;  imperoc- 
ché si  narra  che  i  suoi  Consoli ,  Vitale,  Pietro  Salvo  e  Gu- 
glielmo di  Pietro  di  Guido,  con  altri  principali,  a  nome  del  po- 
polo di  Treforce,  nel  dì  28  maggio  1165,  donarono  tutta  la  terra 
arativa  e  il  roveto  che  quel  Municipio  possedeva  nella  Pieve  di 
Gallisano,  al  Pretore  della  città  di  Bologna,  il  quale  a  nome 
della  repubblica  bolognese,  mandò  Bernardino  da  Vetrana  e 
altri  Consoli  per  ricevere  in  accomandigia  Treforce,  colla  pro- 
messa di  proteggerlo  e  difenderlo  in  perpetuo,  contro  chiunque 
pretendesse  molestarlo  o  aggredirlo  ^.  Nel  tredicesimo  e  quat- 
tordicesimo secolo  Triforco  dovette  essere  ancora  un  castello 
forte,  se  Rodolfino  Soldadieri  nel  1310  con  molti  banditi  bolo- 
gnesi lo  potè  occupare  fortificandolo  in  guisa  da  resistere  ai 
suoi  potenti  avversari.  Da  colà  si  diede  a  scorazzare  ed  a  ta- 
glieggiare spietatamente;  per  la  qual  cosa  il  Reggimento  di  Bo- 
logna risoluto  di  voler  punire    cotesti    fuorusciti   saccheggiatori 


'  In  Castro  Arbori....  Nos....  Ugo  Ubaldi  et  Froradinns....  damus  et 
vendimus  tìbi  lohannni  Trefortie  emptori  prò  te  et  uxore  tua  Anastasia 
....  idest  duas  petias  terre  labor.  una  petia  est  via  territorio  Bono- 
niensi  et  plebe  S.  Marae  Boita....  et   in  fiindo  qui  vocator  Petrosa  in  Curie 

Treforcia ab  uno  latere   Ugicisa    et    Balduina  Ugicionis...,  alia  petia   est 

posita  in  loco  Aimi. 

Carte  dell'Archivio  Arcivescovile  d'  Imola.  Memorie  del  Dott.  Gian 
Maria.  Fabri. 

2  Libro  degli  Estimi  del  1476  -  Bologna  -  Archivio  pubblico  , 
pag.  194. 

^  Donarono  «  totani  terram  aratoriam  et  runcum  qitod  habemus  subtus 
»  Plebem  Galisani....   Confines  vero  eius  siint  a  inane  et  a  sero,et  abaqui- 


90  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

del  SUO  contado,  gli  spedi  contro  Biaiicolino  Zovenzoiii  ^  con  gli 
armati  della  tribù  di  Porta  Stiera,  Giunti  i  Bolognesi  a  poca 
distanza  da  Treforce,  procurarono  circondarlo;  indi  offersero  la 
pugna  ai  ribelli  che  l'accettarono  uscendo  all'aperta  campagna 
in  quel  di  Poggio. 

L'aspra  tenzone  durò  tre  ore  e  fu  sanguinosa;  i  soldati 
condotti  dal  Zovenzoni  sconfìssero  il  nemico  uccidendo  sul  campo 
il  capo  ribelle  Soldadieri  unitamente  all'altro  capo  Daniello  di 
Razuldino  da  Castel  Franco  e  molti  dei  suoi;  pochi  si  salvarono 
con  la  fuga,  e  i  prigionieri  furono  appiccati  tutti  per  la  gola 
agli  alberi  -. 

I  Triforcesi,  abbracciato  che  ebbero  il  Cristianesimo,  ciò  che 
dovette  avvenire  alla  fine  del  quarto  secolo  dell'  era  volgare,  in 
cui  la  gran  maggioranza  degli  abitanti  del  contado  di  Bologna 
professarono  la  dottrina  del  Nazareno,  eressero  una  particolare 
Chiesa  Pievana  che  fu  delle  più  antiche  della  vallata  del  Sillaro, 
poiché  nel  1176  alli  20  febbraio  trovasi  ricordato  che  Sub  Cu- 
ria San.  lohannis  in  Terforcia  venne  rogato  un  istrumento 
fra  diversi  contraenti  ^. 

Da  questa  data  rimane  confermato  che  nel  duodecimo  se- 
colo S.  Giovanni  in  Triforce  era  una  Pieve.  Dugento  anni  dopo 
è  ricordata  una  seconda  chiesa  sotto  l' invocazione  Sancii 
Stephani  in  Forcina  o  Forcia,  nome  corrotto  di  Treforce^; 
il  qual  fatto  proverebbe  l'aumento  della  popolazione  e  la  ric- 
chezza progressiva  di  cotesto  paese.  La  chiesa  di  San  Giovanni 


»  Ione  possident  predicti   donatores    a    meridie    est    stradolitm Actum 

/>  in  Vico  Trifoi'cie  ».  Ardi.  Bolog.  Registi'.  Gros.  tona.   1,  e.  22  v.o 

Savioli,  tom.  1,  par.   11,  cart.  352. 

GozzADiNi,   Torri  Gentilizie,  pag.  514.  (Rogito  Guidoni). 

'  Ghirardacci,  par.  1,  lib.  XVI,  pag.  541. 

2  Gozzadini,   Toì-ri  Gentilizie,  pag.  517-518. 

3  Carte  dell'  Archivio  Vescovile  d' Imola.  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria 
Fabri. 

"•  Elenco  delle  Chiese  del    Plebanato    di  Medicina,  riportato  nella   Vita 
del  B.  Simone  da  Todi,  scritta  dal  Padre  Gio.  Batt.  Melloni. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.        91 

in  Treforce  appartenne  quando  al  Plebanato  di  Medicina  (1408) 
unitamente  ad  altre  chiese  come  S.  Paolo  del  Castello  di  S.  Polo, 
e  S.  Biagio  di  Poggio ,  e  quando  a  quello  di  Castel  S.  Pietro 
(14  aprile  1416).  Tale  alternativa  di  contrasti  era  diventata 
una  vera  lotta  di  partigianeria,  come  risulta  dal  seguente  docu- 
mento: «  Vicaria tum  Castri  S.  Petri  debite  reintegrari  se- 
»  cundiim  formam  statutoriiìii  et  provisionuni  Comimis  Bo- 
»  noniae:  et  dictas  terras  infrascriptarmn  Comunitatum 
»  diati  Vicariatiis,  videlicet  Podii  Sancti  Blasii,  Sassuni, 
»  Monfis  Rentidis,  Galegalae,  Frascenetae.Caccalicli  Comitiim, 
»  Vidriani,  Cometae  de  Lignano  cwn  sids  Villis,  et  etiam 
»  Curiam  et  Terram  Castri  S.  Palili,  et  Terrae  Trifortiae 
»  et  Triforcexii,  ad  ipsum  Vicariatimi  Castri  S.  Petri  sibi 
»  et  ejus  obedientiam  reducere  dignaremur  ^ 

In  altro  documento  si  legge:  «  Diversis  temporibus  a 
»  dicto  Vicariatu  subreptae,  et  ab  eius  obedientia  sub  di- 
»  versis  modis  etiam  simoniacis,  intactam,  quod  Vicariatus 
»  dictae  Terrae  remansit  spoliatus ,  et  sine  obedientia  di- 
»  ctarum  suarwn  Terrarum  et  Comitatus  »  -. 


'  Dal  libro  intitolato:  Liber  Collectae  imposite  in  Clero  Bononiensì  non 
exempto  causa  pignora  stipposita  ad  raclionem  odo  solidorutn  Bononiae  prò 
qualibet  libra  extimi.  Tempore  domini  Ludovici  de  Pina  Massarii  dicti 
Cleri.  An.  MCCCCVIII. 

Indi  l.^  De  Pleba'.u  Medicinae  —  Ecclesia  S.  lohannis  de  Trifortia  ista 
est  unita  Plebis  lib.  eie.  M  j  .  iiij. 

Ecclesia  S.  Pauli  de  Castro  S.  Pauli  lib.  o .  xij  capitulum  conferì. 

Ecclesia  S.  Blasij  de  Podio  Medicinae  lib.  o  .  xvi.  Capitulum  S.  Petri 
ista  confert,  verius  est  unita  distributionibus.  Capituli  ut  dicitur  supra  in 
plebe,  licet  in  bulla  appellatus  S.  Blasii  de  Medicina,  verius  ista  est  de  Ec- 
clesia S.  Stephani  de  Triforci  —  et  si  ecclesia  S.  Reparatae  de  Castro  S. 
Pauli  —  lib.  —  ect. 

Dalle  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria.  Fabri. 

Fu  solo  nel  gennaio  del  1436,  che  la  Parrocchia  di  Poggio  venne  unita 
alla  Massaria  di  Castel  S.  Pietro,  con  bolla  di  Papa  Eugenio  IV,  data  da 
Firenze.  —  Memorie  Mss.  di  detta  Chiesa. 

*  Camplonus  Pactorwn  datiorum  et  Gabellarum,  -  Civitatis  et  districtus 
Bononiae,  fol.  133  etc.  —  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria  Fabri. 


92  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Quali  fossero  le  cause  della  decadenza  e  della  ruina  totale 
di  Treforce  ci  sono  ignote  ;  pare  molto  probabile  che  alla  fine 
del  quattordicesimo  secolo  Treforce  precipitasse  al  suo  tramonto, 
avvegnacchè  i  sintomi  del  progressivo  decadimento  si  riscon- 
trano nei  fatti  che  portano  l' impronta  caratteristica  della  lenta 
tabe  che  doveva  inesorabilmente  riuscirgli  letale  ^  È  un  fatto 
che  nel  1378  Treforce  erasi  ridotto  una  Parrocchia  di  campagna 
del  plebanato  di  Medicina,  poi  di  Castel  S.  Pietro,  e  in  una 
condizione  cotanto  infelice  che  il  suo  parroco  Don  Pietro,  quon- 
dam Giacomo  da  Castel  S.  Pietro,  fece  calorose  istanze  per  ot- 
tenere che  la  Pieve  di  S.  Giovanni  di  Treforce  fosse  unita  a 
quella  di  S.  Biagio  di  Poggio,  per  la  ragione  che  la  sua  ren- 
dita, ridotta  a  meschine  proporzioni,  non  dava  più  di  che  vivere 
al  Pievano.  L'  unione  dopo  non  molto  venne  acconsentita  dal- 
l' Arcivescovo  di  Bologna ,  e  appoggiata  dai  Canonici  della 
Metropolitana,  i  quali  in  antecedenza  avevano  ricevuta  dai  Tre- 
forcesi  una  supplica  con  cui  si  dimandava  V  incorporazione  delle 
due  Pievi  ^.  Nel  1407  al  29  aprile  venne  riconfermata  la  chiesta 
unione  delle  due  Pievi  con  la  nomina  di  don  Giovanni  de  Cestis 
da  Aquila  a  Pievano  di  S.  Biagio  di  Poggio  e  di  S.  Giovanni 
di  Treforce  dell'  Avellaneta.  Dopo  sette  anni  gli  abitanti  di  Poggio 
(26  febbraio  1414)  presentarono  ai  Canonici  della  Metropolitana 
di  Bologna  un  memoriale  chiedente  che  don  Barnaba,  quondam 
Bartolo  da  Bagnacavallo,  fosse  nominato  Pievano  della  par- 
rocchia di  S.Biagio,  senza  punto  curarsi  dell'aggiunto  titolo  di 
S.  Giovanni  di  Treforce,  che  fu  omesso  per  avere  perduta  ogni 
importanza^.  Nell'anno  1573,  allorquando  le  due  Pievi  erano 
riunite,  si  fece  lo  stato  delle  anime  da  cui  risultò   che  gli  abi- 


'  Ghirardacci,  nella  tavola  P  àeW Istoria  di  Bologna,  scrive:  Triforce 
Castello  nella  Romagna  di  cui  oggi  si  veggono  le  vestigia  delle  sue  rovine 
(i596). 

'  Rogito  Paolo  Cospi,  Prot.  +|i,  fol.  226  —  non  che  Rogito  del  notaro 
Pietro  Bottoni,  lib.  17  n.  48.  —  Ardi.  Ma.sini  nell'Arch.  Not.  di    Bologna. 

3  Rogito  Filippo  Formaglini,  Prot.  lo,  fol  13.  —  Archivio  Masini. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.         93 

tanti  messi  alla  Comunione  furono  inscritti  in  numero  di  due- 
centottanta  ^ 

Nel  miserabile  Castello  poco  per  volta  vennero  meno  gli 
scarsi  abitanti,  e  i  loro  collabenti  tuguri,  e  le  due  chiese  senza 
rendita,  abbandonate  all'ingiuria  del  tempo,  caddero  ruinate  al 
suolo  in  guisa  che  della  esistenza  di  uno  dei  più  antichi  castelli 
della  pianura  del  contado  bolognese  non  rimase  che  il  Montirone 
sopra  ricordato.  —  Non  poche  volte  i  coloni  del  podere  Santa 
Croce,  neir  arare  o  nel  vangare  il  ^\io\o  àe\  Montirone  di  Tre- 
force  scopersero  pallottole  bucate  di  terra  cotta,  volgarmente 
dette  fusarole  ,  e  monete  romane ,  e  alcuni  frammenti  di 
fondamenti  di  case  ,  ma  il  nome  di  Treforce  sopravvisse  a 
denominare  tutti  i  poderi  che  un  dì  costituirono  il  territo- 
rio della  Pieve  di  S.  Giovanni  di  Treforce  dell'  Avellaneta , 
poiché  anche  oggi  uffizialmente  portano  il  nome  di  Treforce  gran- 
de, e  di  Treforce  piccolo,  di  Treforce  superiore,  e  di  Treforce 
disotto. 

Gli  amatori  delle  antichità  patrie  in  tutti  i  tempi  si  occu- 
parono degli  avanzi  di  cotesto  castello,  ma  pressoché  tutti  con 
poco  profitto  storico-archeologico.  Se  non  che  alli  30  ottobre 
1883,  fu  fatta  un'  escursione  in  forma  semiuffiziale  al  Montirone 
di  Treforce  dal  eh.  professore  cav.  Odoardo  Brizio  inse- 
gnante archeologia  nell'  Università  di  Bologna ,  accompagnato 
dal  Sindaco  di  Medicina,  dal  comm.  Antonio  Modoni  e  dallo 
scrivente.  Dopo  una  corsa  generale  sull'altipiano  della  Monta, 
l'esimio  professore  Brizio  disse  che  la  Monta  di  Treforce,  era 
da  collegare  con  le  altre  simili  esistenti  nel  Bolognese  e  su 
cui  avea  scritto  allora  di  recente  il  Cav.  Rubbiani  -. 


*  Lib.  della  Visita  pastorale  del  1373,  pag.  9.  —  Cronista  Belletti. 
3  Notisie  degli  Scavi  (1883,  p.  417). 


94  R.  DEPUTAZIONE  1)1  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

III. 

Il  Castello  di  San  Polo  e  le  sue  Chiese. 

In  un  podere  arborato,  vitato,  con  casa  colonica,  denomi- 
nato la  Vigna,  ora  proprietà  del  Principe  Cesare  tiercolaui, 
sito  nel  Comune  di  Castel  Guelfo,  distante  da  Medicina  poco 
meno  di  quattro  chilometri,  al  suo  orizzonte  sud ,  trovasi  un 
rialzo  di  terreno,  monta,  accidentato  da  prominenze  e  avvalla- 
menti, i  quali  air  osservatore  danno  l' idea  tipica  dello  scheletro 
di  un  Castello  .  Ivi  per  T  appunto  torreggiava  un  tempo  quello 
di  S.  Polo. 

La  storia  ci  narra  che  nel  1218  Alberghetto  Pandimi- 
glio  da  Treviso,  Podestà  della  Città  di  Bologna  ,  fu  surrogato 
nella  Pretura  da  Guido  Canossa.  Uno  dei  provvedimenti  che 
il  novello  Podestà  propose  al  Reggimento  bolognese  fu  di  liberare 
il  contado  dall'  anarchia  signoreggiante  nel  territorio  sud-est  ^  il 
quale  era  percorso  da  famiglie  girovaghe  e  da  molti  banditi, 
specialmente  fuorusciti  2,  i  quali  tutti  introducevansi  dalle  limi- 
trofe Provincie  romagnole  rendendolo  la  parte  piìi  infelice  dei 
Bolognese,  causa  le  diuturne  violenze,  ruberie  e  uccisioni  che 
si  ebbero  a  lamentare. 

Siffatta  popolazione  nomade,  dai  feroci  istinti,  aveva  get- 
tato lo  spavento  negli  antichi  abitanti  di  cotesta  plaga,  i  quali 
reputandosi  non  sicuri  negli  averi  e  nelle   persone,    disertarono 


1  La  pubblica  vigilanza  provvede  per  la  sicurezza  ai  confini  innalzando 
un  Castello  fra  Medicina  e  Castel  S.  Pietro  col  nome  di  Castel  S.  Polo.  — 
SwiOLi,  Annali  Bolognesi,  anno  12 i8. 

Castel  S.  Polo  fatto  edificare  dai  bolognesi,  sotto  Castel  S.  Pietro 
verso  Medicina.  —  Ghira.rdacci,  Tom.  I,  lib.  V,  pag.  124. 

^  Erat  sub  Castro  S.  Petri  prope  Medicinam  ad  eosdem  Medv-inates  in 
officio  continendos  seditioni  atque  defetioni  quam  per  nos  eie.  —  Griffoni 
(Cron.  in  Murat.)  col.  109. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.         05 

i  campi  da  loro  coltivati  per  rifugiarsi  nei  vicini  Castelli.  —  Era 
ornai  tempo  di  contrapporre  un  valido  riparo  al  torrente  inva- 
sore di  cotesti  barbari  indigeni,  onde  ,  per  iniziativa  del  Pre- 
tore Canossa,  il  Gran  Consiglio  dei  Seicento  fu  convocato  per 
trattare  e  risolvere  l' importante  argomento. 

Dopo  maturo  dibattito  i  Consiglieri ,  considerato  che  il 
solo  mezzo  efficace  a  togliere  l'anarchia  della  parte  sud-est 
del  contado  bolognese  sarebbe  stato  il  dare  stabile  dimora 
ad  una  popolazione  laboriosa  agricola  e  industre ,  pensarono 
che  a  raggiungere  la  meta  coi  mezzi  pacifici  ,  senza  ricor- 
rere alla  forza  e  alla  guerra  di  esterminio  degli  elementi  anar- 
chici sociali,  era  giuocoforza  1'  adottare  una  politica  di  magna- 
nima liberalità,  ponendo  una  pietra  sul  passato,  e  concedere 
tanto  alle  famiglie  nomadi  che  la  percorrevano,  quanto  alle 
paesane  esulate  forzatamente,  e  a  qualunque  altra  ne  avesse 
fatta  richiesta,  privilegi,  esenzioni  da  tasse  e  investitura  di  ter- 
reno da  lavorare  e  da  fabbricarvi. 

Con  questi  sani  principii  di  Governo,  e  col  proposito  di 
conseguire  uno  scopo  umanitario,  utile  allo  Stato  bolognese,  il 
Gran  Consiglio  prese  la  deliberazione  che,  nel  più  breve  termine 
possibile,  si  fosse  eretto  sul  suolo  in  allora  di  Castel  S.  Pietro, 
confinante  con  quello  di  Medicina,  un  nuovo  Castello,  a  cui  diede 
il  nome  di  San  Paolo  K 

Dopo  pochi  mesi  (1219)  i  curatori  pubblici  del  Reggimento, 
cui  spettava  d' uffizio  il  dar  esecuzione  alle  deliberazioni  del 
Consiglio  dei    Seicento,    si    portarono    nel   territorio  ove  eriger 


•  Gli  storici  sono  discordi  intorno  all'epoca  vera  dell'erezione  del  Ca- 
stello di  S.  Polo.  —  TiRABOSCHi  la  assegna  nel  Ì2S8 ,  Tom.  I,  p.  133; 
Ghirardacci  al  1318.  —  La  Istoria  Miscellaneo,  di  Bologna  la  fissa 
al  1217,  pag.  252.  —  Noi  siamo  d'opinione  che  la  differenza  delle  date 
stia  nel  modo  di  considerare  il  momento  storico  in  cui  fu  proposta  l'ere- 
zione (1217),  0  venne  deliberata  (1218),  o  ne  fu  completata  la  sua  costru- 
zione (1228). 

1218.  Eodem  anno  superantibus  in  agro  colonis,  noviim  castrum  ex- 
truere  visum.  Idque  S.  Pauli  nomine  decoratum.  —  Sigonius,  lib.  V,  p.  208. 


96  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

dovevasi  il  nuovo  Castello;  quivi  giunti  ne  deliiiearono  l'esterna 
cin3onvallazione  e  la  disposizione  interna,  il  tutto  rappresentato 
da  un'area  rettangolare  lunga  metri  193  per  metri  176  di  lar- 
ghezza ^  ;  indi  alle  persone  private  che  ne  fecero  dimanda  venne 
consegnato  il  terreno  necessario  per  costruirvi  le  loro  abi- 
tazioni. Cotesti  ritagli  di  terreno  nell'epoca  medio-evale  ebbero 
il  nome  proprio  di  Casameìito  ^,  e  si  davano  a  livello  col  peso 
di  un  canone,  o  a  titolo  di  donazione  graziosa.  —  Fra  i  primi 
investiti  dei  Casamenti  entro  al  Castello  di  S.  Paolo,  nei  giorni 
17,  18,  19,  20  settembre  dell'anno  1219,  furono  notati:  Guido 
Gambaldo  e  Giovanni  suo  fratello  —  diversi  Medicinesi  ^  —  e 
Guido  d' Aldrevandino  di  Stifone  —  e  Giacomo  figlio  Divitis  — 
e  Ugolino  del  Prete  di  S.  Martino  —  e  Gherardo  Razano  —  e 
Guido  Maria  pei  suoi  nipoti  —  e  Sabione  —  e  Dodo  —  e  Zani- 
bone  —  e  Corradino  —  e  Ubertino  e  Guascone  suo  fratello  — 
e  Ugolino  di  Pizzocalvo  —  e  Pietro  di  Biagio  —  e  Lita  —  e 
Adelasia  del  Poggio  —  e  Patricino  di  Reggio  —  e  Giovanni 
di  Gherardo  —  e  Farinzolino  di  Aldrovandino  di  Stifone  —  e 
Valentino  e  Compagnone  fratelli  —  e  tanti  altri  che  per  bre- 
vità tralasciamo  di  notare,  ma  che  son  trascritti  nell'atto  che 
conferma  quanto  dicemmo  ^. 

Erano  appena  trascorsi  tre  mesi  dalla  predetta  investitura 
dei  Casamenti,  quando  il  Reggimento  Bolognese,  comprò  molti 
Casamenti  da  coloro  stessi  che  poco  prima  n'  erano  stati  inve- 
stiti ^ 

Il  Castello  era  cinto  di  larga  e  profonda  fossa  di  circon- 
vallazione, la  cui  terra  di  cavamento  maestrevolmente  posta  sul 


i  Misura  levata  eoa  esattezza  dall'egregio  mio  amico  Dott.  Luigi  Landi 
medico  condotto  di  Castel  Guelfo  -  nell'anno  1881. 

^  Du  Gange,  Lexicon  Med.  et  Inf.  latinitatis. 

3  II  Comune  di  Bologna  ordina  ad  alcuni  Medicinesi  che  avevano  avuto- 
casamenti  in  Castel  S.  Polo  di  andarvi  ad  abitare  —  i8  settembre  1219. 

*  Registro  Grosso  dell' Arch.  di  Stato  di  Bologna,  da  cart.  296  al  392 
—  Anno  1219  -  Arch.  di  Stato  di  Bologna,  Ai'ch.  del  Sen. 

^  Registro  Grosso,  da  carte  317  a  328  e  365,  Arch.  di  St.  di  Boi.;  Arch. 
del  Sen. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI   ECC.        97 

ciglio  interno  formava  nn  alto  e  robusto  argine  contro  cui  si 
piantò  il  Palancato  di  robusti  quadrelletti  di  rovere,  i  quali 
completarono  la  cinta  di  fortificazione.  In  S.  Polo  si  entrava 
per  due  porte,  a  nord  l' una,  l' altra  a  sud  ;  un  ponte  levatoio 
poggiato  sopra  massicci  piedritti  fatti  di  pietre  e  sassi  con  ce- 
mento di  calce  congiunse  1'  una  sponda  della  fossa  di  circonval- 
lazione coir  altra. 

Nell'interno  il  Castello  ebbe  una  strada  in  linea  retta 
dall'una  all'altra  porta,  fiancheggiata  da  case  ad  un  sol  piano; 
dalla  parte  di  mezzodì  terminava  con  la  Chiesa  parrocchiale 
dedicata  a  S.  Paolo  ^ 

La  chiesa  piovana  ebbe  più  di  un  altare  ^  fra  cui  quello 
del  Crocifisso,  rinomatissimo  per  grazie  e  miracoli  prodigati  ai 
molti  devoti,  i  quali  anche  dai  paesi  limitrofi  accorsero  in  folla 
a  venerarlo.  Cotesta  sacra  immagine  fu  regalata  nel  1201  da 
Fabrizio  Malvezzi,  allora  rettore  del  Castello  di  S.  Polo.  Senon- 
chè  dopo  la  disastrosa  sua  distruzione,  venne  restituita  alla 
nobile  famiglia  donatrice,  la  quale,  nel  1309,  la  fece  trasportare 
in  Castel  Guelfo  ,  ove  venne  eretta  un'  apposita  Cappellina 
contro  la  mura  del  Castello,  prospicente  l'unica  porta  d'entrata  ^. 

Cotesta  immagine,  come  opera  d'arte  e  per  la  sua  antichità, 
sarà  sempre  da  considerarsi  come  un  oggetto  veramente  pre- 
zioso. Sopra  la  croce  in  carattere  gotico  si  legge  la  seguente 
iscrizione: 


'  Nei  secoli  posteriori  alla  sua  distruzione  non  poche  volte  souosi  rin- 
venute ossa  umane,  le  quali  constaterebbero  ivi  esser  stato  il  Cimitero  at- 
taccato alla  chiesa,  come  costumavasi  in  quell'  epoca. 

2  L'  Avv.  Giuseppe  Gasperini,  nelle  sue  Memorie,  in  contradditorio  a 
quanto  abbiamo  esposto  nella  nota  a  pag.  95  scrive  che  nel  1218  la  Chiesa 
di  S.  Polo  era  già  ultimata,  percui  nel  susseguente  anno  funzionava  come 
Pievana. 

3  II  Consiglio  Comunale  di  Castel  Guelfo,  nelle  sedute  di  primavera  del 
1883,  deliberò  di  voler  aprire  una  seconda  porta  nella  mura  del  Castello, 
perciò  fece  atterrare  1'  Oratorio  del  celebre  Crocifisso,  il  quale,  in  questa 
circostanza,  venne  trasferito  nella  Chiesa  parrocchiale  in  un  altare  co- 
struito appositamente  dalla  munificenza  dei  coniugi  principi  Cesare  e  Agnese 
Hercolani. 

7 


98  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

JESU    CRUCIFIXO    —    DONO 
FABRIZII    MALVETZI 

RECTOR.    CASTRO    S.    PAOLO 

ANNO    D.    1201,    ^ 

Da  una  relazione  scritta  nel  1305  da  don  Bartolomeo  Bargi, 
Rettore  della  chiesa  di  S.  Polo,  sapemmo  che  l'altare  del 
Crocefisso  era  dei  Bordorgiui  che  n'ebbero  il  diritto  di  patronato  2. 

È  pure  ricordata  un'  altra  chiesa  entro    il   Castello  dedicata 

a  S.  Reparata,  la  quale  dev'  essere  stata  fabbricata  quasi  con- 
temporaneamente alla  stessa  Pieve  di  S.  Paolo,  e  dovette  avere 
una  Confraternita  se,  come  abbiamo  narrato  superiormente , 
possedette  entro  la  cerchia  del  Castello  di  S.  Polo,  una  terra 
da  Casaynenti,  che  poi  venne  alienata  nel  1219  al  Comune  di 
Bologna  ^. 

Dalle  notizie  riportate  fin  qui  ci  troviamo  di  fronte  a  due 
date  storiche  contradditorie,  poiché  si  è  detto  che  nel  1219  fu- 
rono tracciati  i  fondanìenti  del  Castello  di  S.  Polo,  e  che  il 
Crocefisso  fu  donato  dal  Malvezzi  alla  chiesa  Pievana  nel  1201?!,.. 
ossia  18  anni  prima  della  sua  erezione.  In  mancanza  di  docu- 
menti di  rafi'ronto,  senza  voler  prender  partito  per  1'  una  o  per 
l'altra  data,  ci  pare  di  poter  spiegare  il  fatto  contradditorio 
lasciando  la  verità  al  suo  posto  col  seguente  ragionamento: 
ammessa  veritiera  la  data  1219  per  la  fondazione  del  Castello, 
e  quindi  della  Chiesa  pievana  di  S.  Paolo,  ciò  non  toglie  che 
il  Crocefisso  donato  dal  Malvezzi  non  potesse  essersi   fatto   co- 


1  Neir  archivio  della  Parrocchia  di  Castel  Guelfo  si  legge  questa  anno- 
tazione che  riporto  testualmente: 

«  Restiiutio  suhexarsi  Cristi   S.   Pauli  ad  Familiam  Malvezzi  ».  — 
Per  detto  Crocifisso  venne  fabbricata  Cappella  a  spese  della  famiglia  Mal- 
vezzi e  collocato  anno  .  D.  i309  ». 

Memorie  trasmessemi  dal  Segretario  Luigi    Buttazzi  quando  era  archi- 
vista del  Comune  di  Castel  Guelfo. 

-  I  Bordoagini  erano    una   delle   principali   famiglie    di    S.  Polo    come 
rilevasi  dalle  Memorie  del  Cronista  Bell-'ìtti. 

3  Arch.  di  St.  di  Bologna,  Arch.  del  Com.;  Registro  Grosso,   da    carte 
356  a  328. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI   DISTRUTTI    ECC.         99 

struire  d'ordine  suo  nell'anno  1201,  e  che  poscia  lo  abbia  do- 
nato alla  predetta  Pieve;  perciò  la  data  1201,  deve  assegnarsi 
alla  costruzione  del  Crocefisso  e  non  al  dono. 

Ora  cade  in  acconcio  raccontare  taluni  fatti  di  quell'  epoca 
i  quali  ebbero  una  relazione  indiretta  col  nostro  S.  Polo  ^ 

E  noto  che  i  fuorusciti  Lambertazzi  tenevano  strette  rela- 
zioni coi  loro  amici  entro  la  Città  per  organizzare  un'insurre- 
zione la  quale,  ad  un  dato  segnale,  doveva  rovesciare  il  governo 
dominatore.  Fra  i  congiurati  fuvvi  un  certo  Gandone  ed  un 
Bonacursio  di  Gallisano,  entrambi  militi  del  Reggimento  di  Bo- 
logna. Costoro,  poco  cauti,  lasciaronsi  sfuggire  discorsi  che  li 
compromisero  d' intelligenze  occulte  coi  ribelli,  e  quindi  di  aver 
tenuto  mano  a  nascondere  e  preparare  molte  armi  offensive  e 
difensive  (che  sarebbero  state  loro  date  da  alcuni  degli  Artemisi), 
e  di  aver  anche  fatto  pervenire  le  dette  armi  ai  fuorusciti 
Lambertazzi. 

Per  questi  fatti,  sottoposti  a  formale  processo,  il  tribunale, 
rappresentato  anche  dai  Consoli  di  Porta  S.  Procolo,  condannò 
il  Gandone  a  sei  mesi  di  confine  a  Milano,  e  il  Bonacursio  a 
sei  mesi  di  confine  a  Trevigi,  ed  entrambi  a  4000  lire  di 
multa;  di  più  furono  confinati  a  Gallisano  il  figlio  e  la  moglie 
e  i  parenti  tutti  del  Gandone.  Dopo  cotesta  condanna  il  Reg- 
gimento di  Bologna  spedi  un'  ordinanza  ai  Castellani  di  S.  Polo 
affinchè  fossero  andati  a  caricare  quattro  porte  appartenenti 
alle  case  confiscate  dei  condannati  Gandone  e  Bonacursio  (che 
dovevano  atterrarsi)  per  adattarle  alle  porte  del  loro  Castello  2. 

San  Polo  contava  appena  diciasette  lustri  di  vita,  esube- 
rante vitalità  giovanile,  con  un  avvenire  promettente  di  prosperità, 
allorché  una  disgi'azia  imprevedibile  nell'anno  1305  lo  ridusse 
in  poche  ore  un  mucchio  di  macerie  fumanti,  come  abbiamo  da 
cronisti  e  da  storici  ^. 

•  Circa  quest'  epoca  pei  danai  sofferti .  dalle  scorrerie  dei  nemici  di 
Bologna,  molti  Castelli  furono  danneggiati  e  perciò  il  Governo  della  Città 
volle  venire  in  loro  soccorso  coli'  esentare  i  danneggiati  dalle  collette  dei 
soldati ,  e  fra  i  Castelli  graziati  fuvvi  S.  Polo.  —  Ghirardacci,  part.  I, 
lib.  12,  pag.  377-378. 

^  Dalle  Memorie  del  Cronista  Belletti  di  Medicina. 

3  Ghirardacci,    Parte    I,    lib.   15,  pag.  504. 


100  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  I>A  ROMAGNA 

Non  si  sa  se  fosse  caso  fortuito,  o  nequizia  umana;  d'im- 
provviso un  incendio  divoratore  sviluppatosi  nella  Chiesa  pie- 
vana,  accresciuto  da  straordinario  e  impetuoso  vento,  si  estese 
come  lampo  ad  ambedue  i  lati  delle  case  della  contrada  princi- 
pale. Gli  abitanti  fecero  sforzi  inauditi  per  domare  1'  elemento 
distruttore,  ma  tutto  indarno,  imperocché  in  breve  ora  il  Ca- 
stello era  un  mucchio  di  ceneri  e  macerie  carbonizzate  e  fu- 
manti!.... Case,  masserizie,  il  palancato  stesso  del  Castello,  la 
porta  d'abbasso  ed  il  ponte  levatoio,  tutto  fu  distrutto  dalle 
fiamme.  Per  questa  irreparabile  sventura  trentasette  famiglie 
rimasero  senza  tetto  e  senza  pane  ^ 

Il  Massaro  dello  sventurato  paese,  certo  Bombologno,  ac- 
compagnato da  una  deputazione  di  compaesani,  si  presentò  al 
Reggimento  annunziandogli  l'infausto  avvenimento,  e  suppli- 
candolo a  soccorrere  con  validi  mezzi  l'infelice  popolazione,  che 
senza  un'  immediato  provvedimento  sarebbe  morta  di  fame  e  di 
disagio,  imperocché  più  di  37  famiglie,  fra  cui  50  uomini  ch'erano 
soldati  per  la  difesa  del  Castello,  trovavansi  sul  lastrico.  Il  Go- 
verno bolognese,  per  provvedere  alle  bisogna  più  urgenti,  spedì 
vettovaglie  per  campare  la  popolazione  povera,  e  in  pari  tempo 
ordinò  che  i  50  armigeri  fossero  posti  agli  stipendi  del  Comune;  poi 
con  speciali  ordinanze  volle  esenti  gli  abitanti  tutti  dal  pagare  le 
tasse  degli  estimi,  le  personali  e  le  reali  fino  a  nuovo  ordine. 
Dopo  le  prese  disposizioni  d' urgenza,  venne  deliberato  che  nel 
più  breve  tempo  possibile  fossero  riedificate  molte  delle  case 
distrutte  dall'  incendio,  il  che  risulta  dal  citato  Libro  Grosso  del 
Comune  di  Bologna  -. 

I  più  miserabili  Sarapolesi  non  abbandonarono  la  sventurata 
patria,  ma  le  famiglie  benestanti,  pressoché  tutte,  nfugiaronsi 
nei  vicini  Castelli.  Man  mano  in  S.  Polo  sorsero  povere  capanne 
di  canna  e  di  vimini  ;  ma  lo  scoraggiamento  e  la  miseria  furono 
compagni  indivisibili  della  scarsa  popolazione  ;  non  un'  industria 
che  desse  speranza  di    un    avvenire    migliore,  laonde  per  quasi 

'  Dalle  Memorie  del  Cronista  Belletti. 

'  Registro  Grosso  nell'Arch.  di  Stato  di  Bologna  —  Dalle  Memorie  del 
Cronista  Belletti  —  Ghiuardacci,  Tom.  1,  lib    15,  pag.  504. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.      101 

sessant'anni  quella  meschina  popolazione  andò  sensibilmente  as- 
sottigliandosi ^  —  Un  inatteso  avvenimento  concorse  a  spopo- 
lare del  tutto  S.  Polo.  Sul  finire  del  decimoquinto  secolo  la  no- 
bile e  potente  famiglia  Malvezzi,  investita  del  feudo  di  Castel 
Guelfo,  volle  ampliarlo,  riedificandolo  quasi  a  nuovo  con  l'intendi- 
mento di  costituire  un  Feudo  importante  per  popolazione  e  per 
strategia  militare,  come  fortezza  sul  confine  sud-est  del  Contado 
bolognese.  A  raggiungere  cotesto  scopo  i  Malvezzi  ottennero  dal 
Consiglio  dei  Seicento,  il  21  maggio  1392,  una  Provvisione  (che 
abbiam  nel  libro  D  dell'Archivio  di  Stato)  in  cui  fu  pubblicamente 
notificato  alla  popolazione  del  Contado,  dei  Castelli,  e  della  Città 
come  il  Reggimento,  a  pubblico  benefizio,  aveva  deliberato  di  voler 
popolare  Castel  Guelfo,  e  ridurre  a  coltivazione  le  tremila  torna- 
ture  di  terra  del  Medesano  2.  Perciò  furono  invitati  tutti  coloro^  i 
quali  avessero  desiderato  stabilirsi  con  le  proprie  famiglie  in  detta 
località,  a  farsi  inscrivere  fra  gì'  incoli,  ond'  essere  ammessi  a 
fruire  dei  privilegi  che  si  accordavano  ai  nuovi  abitanti,  quali 
la  esenzione  dalle  gravezze  sì  reali  che  personali  nei  primi  dieci 
anni  d'incoiato;  trascorsi  i  quali,  ogni  capo  famiglia  sarebbe 
investito,  quale  legittimo  pi'oprietario,  di  venti  tornature  di  terra. 
A  si  larghe  promesse  quasi  tutte  le  famiglie  di  S.  Polo  diser- 
tarono il  loco  nativo  per  andare  a  stabilirsi  non  lungi,  nell'a- 
perta campagna ,  ove  ,  costruita  una  capanna  di  canna  di 
valle,  lavorando  un  campo  di  20  tornature  per  caduna ,  ne 
avrebbero  ritratto  l' annuo  sostentamento,  e,  dopo  il  decennale 
incolato,  la  proprietà  del  podere.  Qui  troviamo  opportuno  rile- 
vare un  fatto  d'immediata  attualità,  che  ci  pare  un  argomento 
d' importanza  in  riguardo  all'  origine  della  colonizzazione  del 
nostro  Medesano  sul  finire  del  decimoquarto  secolo.  Il  vasto 
territorio __  del  Medesano  anche  attualmente  trovasi  diviso  in  po- 
deri di  figura  rettangolare    così  capricciosa,   da  dirsi  quasi  im- 


'  1309.  Restitutio  subexarsi  Castri  S.  Pauli  ad  familiam  Malvetiam. 
—  Arch.  Par.  di  Castel  Guelfo. 

2  11  Decreto  del  Consiglio  dei  Seicento,  in  data  del  31  maggio  1392 
si  trova  nel  voi.  D.  delle  Provvesioni  in  Capreto  nell'  Arch.  di  Stato  di 
Bologna,  da  e.  37  a  39. 


102  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

possibile,  poiché  la  lunghezza  dei  suoi  due  lati  paralleli  sarebbe 
di  quasi  800  metri,  mentre  la  larghezza,  ossia  lo  spazio  fra 
l'uno  e  l'altro  lato,  di  soli  140  metri  o  poco  meno.  Da  cotesta 
strana  configurazione  è  facile  comprendere  il  disagio  che  ne 
dovette  venire  alle  famiglie  coloniche  per  lavorarlo,  e  per  sor- 
vegliarne le  derrate  da  coltivarsi.  Ma,  studiata  attentamente  co- 
testa  irrazionale  figura,  si  trova  che  dessa  fu  cosi  preventiva- 
mente stabilita  per  ripartire  le  3000  tornatnre  del  terreno,  tanto 
ottimo,  che  mezzano  ed  infimo  per  fertilità,  alle  famiglie  dei 
nuovi  coloni,  in  guisa  che  ciascun  podere  avesse  in  giusta  pro- 
porzione la  stessa  quantità  e  qualità  di  tei-ra. 

A  dare  esecuzione  alla  saggia  ordinanza  del  Reggimento 
fu  giuocoforza  prendere  per  punto  di  partenza  nella  composi- 
zione dei  poderi  rettangolari,  da  consegnarsi  ai  coloni,  la  Strada 
del  Lelio,  ora  del  Medesano,  al  cui  confine  di  levante  e  di  po- 
nente trovasi  il  terreno  ottimo  per  fertilità,  il  quale,  gradata- 
mente allontanandosi  si  fa  mezzano,  per  riescire  infimo.  Così  che 
dal  lato  di  ponente  della  Strada  del  Letto  i  poderi  ebbero  il 
loro  termine  di  confine  colla  sponda  destra  dello  Scolo  Sillaro, 
mentre  dalla  parte  di  levante  l'ebbero  con  la  strada  detta  at- 
tualmente di  Castel  Guelfo.  Oggi  pure  molti  dei  detti  poderi 
conservano  la  primitiva  configurazione  ^ 

Colla  colonizzazione  del  Medesano  si  ottenne  l'incompara- 
bile utilità  sociale,  mercè  il  tempo  e  il  lavoro  costante,  sebbene 
lento,  della  popolazione  agricola  ivi  stabilita,  di  aver  trasformata 
quella  landa,  quasi  inospitale  ,  in  una  delle  più  fertili  campa- 
gne del  Bolognese. 

Contemporaneamente  lo  stesso  Reggimento  bolognese  ri- 
volse le  sue  sollecitudini  a  benefizio  del  Castello  di  S.  Polo,  im- 
perocché nel  1395,  prese  la  deliberazione  di  trasformarlo  in  un 
forte  baluardo  miUtare  al  fine  di  assicurare  il  suo  Contado  dal  lato 
sud-est  della  pianura  bolognese.  Se  non  che,  dopo  pochi  anni, 
cotesto  divisamento  venne  messo  da  parte  per  motivo  di  stra- 
tegia militare    che   suggerì    altra    località   reputata   di  maggior 


'   Vedi  la  Carta  topografica    del    Medesano  -  Neil'  Utfizio    del    Causo  a. 
Bologna. 


NOTIZIE    STORICHE   DI    TALUNI    CASTELLI   DISTRUTTI   ECC.      103 

importanza  politico-militare,  come  abbiamo  accennato  allorché 
parlammo  del  Castello  di  Ganzanigo.  Per  tal  fatto  la  progettata 
fortiticazione  rimase  allo  stato  di  desiderio,  e  Castel  S.  Polo,  il 
quale  trovavasi  in  grande  decadenza  per  le  cause  sopraccennate, 
sul  finire  del  decimosesto  secolo  a  poco  a  poco  scomparve  ;  e  po- 
teva dirsi  pressoché  disabitato,  quando  nel  1591  Gregorio  XIII 
nominava  Pirro  Malvezzi  Marchese  di  Castel  Guelfo  e  di  S.  Polo 
«  con  mero  e  misto  impero  »  ^ 

Il  sistema  di  colonizzazione  con  le  case  sparse  sopra  il 
suolo  di  ogni  podere  fa  adottato  in  questa  parte  della  Provincia 
di  Romagna,  come  lo  fu  in  quasi  tutte  le  terre  colonizzate  dai 
Romani.  Cotesto  ottimo  sistema  divenne  fonte  inesauribile  di 
ricchezza  per  la  media  Italia  ;  fu  un  fortunato  avvenimento  pra- 
tico che  di  gran  lunga  vinse  il  sistema  di  agglomerare  i  lavo- 
ratori dei  campi  in  borgate  o  nei  Castelli.  Nelle  opere  d'agri- 
coltura pratica  più  antiche  si  legge  che  ancora  i  primitivi  co- 
loni italici  costumarono  fabbricare  case  sparse  sui  rispettivi  po- 
deri, per  cui  Roma  non  avrebbe  che  proseguito  l' utile  sistema. 
Fu  solo  nel  medioevo,  e  in  eccezionali  circostanze,  che  i  coloni 
si  rinchiusero  nei  castelli  fortificati  per  la  necessità  della  difesa 
delle  loro  famiglie  e  dei  loro  averi.  Nel  nostro  territorio 
un  fatto  simile  verificossi  nel  1310,  allorché  il  Reggimento 
di  Bologna  per  1'  incolumità  pubblica  fece  fortificare  le  Ca- 
stella del  Medesano  con  proibizione  a  chiunque  di  erigere 
abitazione  entro  al  raggio  di  due  miglia  intorno  alle  me- 
desime ,  sotto  pena  di  vedersi  bruciare  le  case  cadute  in  con- 
travvenzione. Sparita  l'eccezionalità  delle  guerre  d'invasione 
devastatrice,  tornò  a  generalizzarsi  il  sistema  ottimo  delle  co- 
lonie con  le  case  sparse.  Che  se  dal  medesimo  avemmo  a  la- 
mentare lo  spopolamento  di  molte  borgate  e  di  qualche  castello 
murato,  i  quali  finirono  di  tabe  come  il  Castello  di  S,  Polo,  ne 
fummo  largamente  compensati  dallo  sviluppo  della  nostra  agri- 
coltura, la  quale  potè  cogli  anni  assicurarci  un  posto  non  ultimo 
fra  i  popoli  che  preferirono  la  bionda  Cerere  alle  arti  indu- 
striali. 

'  Dulie  Memorie  dell' Avv.  Don  Giuseppe  Gasperini  di  Medicina. 


lOi  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Nella  primavera  del  1881,  nella  ubicazione  del  Castello  di 
S.  Polo  venne  fatto  uno  scasso  di  terreno  per  impiantarvi  una 
vigna  ^  Gli  oggetti  trovati  in  quella  circostanza  non  presenta- 
rono valore  né  storico,  né  artistico.  Nel  susseguente  anno  si 
prosegui  Io  scasso  profondo  in  tutta  V  area  del  Castello  di  San 
Polo,  e  i  pochi  oggetti  trovati  furono  con  molta  diligenza  de- 
scritti in  una  bella  memoria  ancor  inedita  dal  Dott.  Luigi  Landi, 
medico-chirurgo  condotto  di  Castel  Guelfo,  amantissimo  di 
archeologia ,  il  quale  con  la  solita  gentilezza,  mi  permise  di 
trarne  copia  di  questo  interessante  periodo  :  «  A  70  metri 
circa  dalla  Porta  sud,  cioè  fra  la  strada  di  mezzo  e  il  ter- 
rapieno^ rinvenimento  di  vari  cocci  di  stoviglie  variegate 
ma  comunissime  :  un  piignaletto  di  ferro  lungo  33  centi- 
metri, molto  ossidato,  trovato  alla  profondità  di  un  metro,  o 
poco  pili,  avente  lama  di  forma  rotonda  con  guardamano 
e  impugnatura  mancante  del  pezzo  d  osso  o  di  legno  di  cui 
doveva  essere  rivestita.  Tina  rotella  o  disco  pesante,  forse 
appartenente  ad,  armatura  —  altro  oggetto  di  ferro  ossida- 
tissirao,  che  probabilmente  fece  parte  di  lunga  arma  o  lan- 
cia —  più  a  settentrione  e  sempjre  nella  stessa  direzione  fu 
ìnnvenuto  un  tumulo  o  sarcofago  di  cotto  con  coperchio  di 
unica  lastra  di  pietra  calcare,  lunga  metri  due  —  ed  entrovi 
V  ossario  di  tre  scheletri,  uno  dei  quali  ho  potuto  conoscere 
giacere  colta  testa  ai  piedi  degli  altri  due  posti  parallela- 
mente. Dico  tre,  perchè  sebbene  fossero  confuse  tutte  le  ossa, 
pure  ho  potuto  distinguere  bene  quelle  appartenenti  ai  tre 
cranii  diversi.  —  Pili  ancora  a  settentrione-levante  trova- 
ronsi  vari  blocchi  di  una  'massa  piuttosto  voluminosa  di  una 
lega  proveniente  da  metalli  fusi  (bronzo)  molto  pesante  re- 
lativamente al  volume;  ivi  era  la  base  di  piccola  torre  cam- 
panaria quadrata  e  probàbilmente  a  poca  distanza  dalla 
Pieve.  ». 

*  Abbiamo  detto  in  principio  di  questa  narrazione  che  il  podere  sovra 
cui  trovansi  gli  avanzi  di  Castel  S.  Polo,  fu  denominato  nel  catasto  -  La 
Vigna  -  per  cui  si  può  dire  che  codesta  denominazione  dev'esserle  venuta 
dal  modo  stesso  in  cui  anticamente  fu  coltivato  cotesto  terreno  che  ritorna 
ora  alla  medesima  coltura. 


NOTIZIE    STORICHE   DI   TALUNI   CASTELLI   DISTRUTTI   ECC.       105 


IV. 


Il  Castello  dei  Cavalli 
LA  SUA  Chiesa  Pievana  e  la  sua  Torre. 

A  nord-ovest  del  territorio  comunale  di  Medicina,  poco 
lungi  dal  suo  confine  con  Molinella,  in  una  località  ove  s'in- 
contrano i  termini  delle  Provincie  di  Bologna  e  di  Ferrara, 
nei  primi  secoli  dell'era  cristiana  eravi  un  esteso  bosco  il  quale 
al  tempo  dell'  Esarcato  di  Ravenna  per  la  quantità  di  frassini,  di 
cui  a  preferenza  si  componeva,  fu  denominato  Bumilia,  voce  greca 
corrispondente  a  bosco  di  frassini. 

Cotesto  vocabolo  trovasi  ripetuto  in  molte  scritture  anti- 
che, e  particolarmente  in  una  donazione  fatta  da  Imiza,  discen- 
dente dai  De  Glizberz,  vedova  di  Teobaldo,  la  quale  regalò  il 
fondo  Cavalli  al  Monastero  di  S.  Stefano  iuniore  di  Ravenna, 
e  l'Abate  del  Monastero  nell'anno  970  ne  diede  in  permuta  la 
metà  joro  indiviso  all'  Arcivescovo  di  Ravenna  ;  la  donazione 
scritta  diceva:  Vintera  località  dei  Cavalli  si  estende  dal 
bosco  di  frassini  di  S.  Maria  detta  de  Caballis,  al  di  là 
dello  stesso  podio  Argele,  ove  lo  stesso  Castello  trovasi  e- 
di ficaio  ^ 

La  località  dei  Cavalli  era  divisa  dalla  Fossa  chiamata 
di  confine,  la  quale  spartiva  a  metà  la  terra  de  Caballis  ^. 
Dunque  la  Fossa  divenne  il  confine  del  territorio  dei  Cavalli 
fra  due  proprietà,  una  delle  quali  appartenne  all'Arcivescovo  di 


'   Omnem    medietatem   in   integriim  desuper  totum  locutn  in   iniegrum 

qui  vocatur    li    Caballi quod  extenditiir  da    Bumiliae  S.  Mariae 

quae  vocatur  in  Caballis  usque  ad  ipso  podio  qui  vocatur  Argele  ubi  ipsum 
Castrum  hedificalum  est  —  Fantuzzi,  Monumenti  Ravennati,  tom.  II,  pag.  33, 
anno  970. 

^  Fossa  quae  dicitur  da  fine  —  ubi  dividetur  in  Terra  Cabalis  (anno 
972)  —  Fantuzzi,  Op.  cit. 


100  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA    ROMAGNA 

Ravenna  ^  Se  non  che  la  località  del  Castello  dei  Cavalli  di- 
venne ancora  il  confine  legale  del  territorio  fra  Bologna  e 
Imola;  ciò  risulta  dalla  decisione  pronunziata  dal  Papa  nel- 
l'anno 1457  intorno  alla  controversia  insorta  sui  confini  del- 
l' Imolese  colla  quale  stabili  :  Eclesia  S.  Mariae  Cavagli,  sii 
et  esse  debeat  de  territorio  Bononiae. 

Quando  fosse  eretto  il  Castello  dei  Cavalli,  e  da  chi,  lo 
ignoriamo;  ma  da  notizie  spigolate  qua  e  là  nei  nostri  archivi  e 
nei  documenti  di  donazione  alle  chiese  di  Bologna  e  a  taluni  pri- 
vati, abbiamo  rilevato  che  nel  secolo  decimo  (anno  948)  Bartolo- 
meo Nanni  da  Salarolo  era  castellano  del  Castello  dei  Cavalli  2; 
più  tardi,  nel  1073,  Manzo  secondo  de' Sabadini,  era  tra  i  solle- 
citatori della  fabbrica  del  Castello  dei  Cavalli  ^.  Alla  stessa  epoca 
Papa  Gregorio  VI  confermava  a  Lamberto  Vescovo  gli  antichi 
privilegi  della  sua  chiesa  sulla  corte  del  Castello  dei  Cavalli.  Nel 
1185  il  forte  dei  Cavalli  del  Contado  di  Bologna,  oltre  le  fortifica- 
zioni, e  le  case  pei  soldati  ebbe  una  chiesa  sotto  l'invocazione  diS. 
Maria  dei  Cavalli  il  cui  diritto  appartenne  ai  monaci  di  San- 
t'Apolinare  in  Classe  ^  Cotesta  Pieve  era  dotata  di  un  pingue 
patrimonio  in  terre  parte  boschive,  palustri  e  possessioni  a  col- 
tura di  cereali,  come  risulta  dal  breve  di  Papa  Urbano  III 
dato  in  Verona  agli  idi  di  marzo  del  1185  ^. 

Sul  finire  del  tredicesimo  secolo  (anno  1298)  il  Governo 
bolognese,  neli'  intendimento  di  assicurarsi  la  parte  nord-est  del 
proprio  contado,  e  nel  timore  che  i  nemici  potessero  penetrarvi 
da  quel  lato,  ordinarono  fosse  fortificato  il  Castello  dei  Cavalli 
affidandone   la    cura    a    Francesco    d'  Ivano    Bentivoglio  *'.  Ciò 


'  Fossa  deflnitionis  Vallis  Ducis  usque  ad  medium  fundum  Cahalis  — 
Fantuzzf,  Op.  cit. 

-  Ghirarpacci,  Histor.  cit.,  part.  I,  pag.  355. 

^  Ghirardacci,  part.  I,  pag.  355. 

*  Annali  Camaldolesi,  cart.  339,  303,  lus  habeant  in  S.  Appolinari  in 
Classe. 

5  Annali  Camaldolesi  —  In  Comitatu  Bononiensi  jits  quod  habetis  in 
Ecclesiam  S.  Marias  Cavallis  cirm  Terris,  Silvis,  paludibus  et  possessionibus 
ad  aendem  pertinentibus. 

^  DoLFt,  Cronaca. 


NOTIZIE    STORICHE   DI    TALUNI    CASTELLI   DISTRUTTI   ECC.      107 

non  ostante  i  nemici  di  Bologna  seguitarono  a  percorrere 
il  contado  devastando  la  campagna  attorno  ai  castelli  forti- 
ficati ed  anche  quella  dei  Cavalli.  Dopo  qualche  tregua  si 
concluse  la  pace ,  e  il  governo  bolognese  sollecito  a  ripa- 
rare ai  tanti  danni  sofferti  da  quegli  abitanti ,  prese  la  de- 
liberazione di  sgravarli  dalle  tasse  personali  dalla  macina, 
e  particolarmente  dalla  colletta  per  pagare  i  soldati  ^  Non  e- 
rano  trascorsi  cinque  lustri  (1322)  che  lo  stesso  Reggimento 
bolognese,  nel  timore  sempre  di  qualche  invasione  per  parte  dei 
fuorusciti,  volle  di  nuovo  fortificare  e  munire  molti  dei  castelli 
del  suo  contado  e  fra  essi  quello  dei  Cavalli  venne  presidiato  da 
un  capitano  con  non  poca  soldatesca,  da  quattro  particolari 
custodi;  armandolo  di  una  balestra  grossa  di  altre  sette  da 
staffa,  e  di  molte  lancio.  Cionondimeno  nel  susseguente  anno 
i  fuornsciti  bolognesi  ,  aiutati  da  Passerino  Bonacolsi  Signore 
di  Mantova  e  di  Modena,  occuparono  a  viva  forza  il  Castello 
dei  Cavalli  e  lo  tennero  in  loro  potere  quasi  un  anno  ^,  allor- 
quando Arnoldo  Sabatieri  Vescovo  di  Bologna  con  la  forza  li 
cacciò,  e  riconsegnollo  al  Reggimento  bolognese  ^  Nel  1370  il 
Castello  dei  Cavalli  ebbe  a  sostenere  un  nuovo  assedio  il  quale 
terminò  con  la  presa  di  assalto  fatta  dai  soldati  condotti  dal 
capitano  Nicolò  Lodovisi  al  soldo  della  città  di  Bologna'*.  Ma 
la  guerra  in  permanenza  dì  quell'epoca,  fece  cadere  in  potere 
dei  cittadini  di  Cento  il  Castello  dei  Cavalli ,  i  quali  lo  riten- 
nero necessario  per  la  loro  difesa  come  sentinella  avanzata  a 
guardare  e  custodire  la  strada  che  da  Cento  conduce  a  Fer- 
rara. Se  non  che  Bologna ,  conclusa  la  pace  coi  suoi  po- 
tenti nemici  (1378),  volendo  ricuperare  un  fortilizio  innalzato  e 
mantenuto  per  secoli  con  sacrifizio  di  danaro  e  di  uomini , 
e  ritenuto  necessario  per  la  sicurezza  del  suo  contado,  diresse 
opportune  pratiche  per  indurre  i  Contesi  a  cedere  pacificamente 


'  Ghirardaccf,  part.  I,  pag.  340,  378. 
^  Idem,  part.  II,  lib.  20,  pag.  56. 

^  Alidosi,  I  sommi  pontef.,  Cardinali,  Patriarchi,  Arciv.  e  Vescovi  Bo- 
lognesi, Boi.  1621,  pag.  28. 

■*  GozzADiNi,   Toì'7'i  gentilizie,  pag.  134. 


108  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

il  Castello  dei  Cavalli.  Ma  la  città  di  Cento  respinse  qualunque 
trattativa  mostrando  di  voler  ritenere  il  Castello  dei  Cavalli 
come  legittimo  dominio  necessario  alla  sicurezza  del  proprio  co- 
mune, tanto  più  che  sentendosi  indipendente  da  Bologna  e  da 
quel  vescovado,  si  credeva  obbligata  a  difenderlo  anche  con  le 
armi,  A  tale  dichiarazione  provocante  e  fiera  i  Bolognesi 
deliberarono  di  rispondere  con  la  guerra.  Nella  notte  degli 
undici  giugno  1378  spedirono  infatti  il  Gonfaloniere  di  giustizia  e 
il  Pretore  della  città  con  molti  soldati  a  cavallo  e  a  piedi  ad 
occupare  di  sorpresa  il  Castello  dei  Cavalli  e  la  città  di  Cento. 
Sull'albeggiare  del  giorno  12  quei  di  Cento  si  avvidero  d'  es- 
sere circondati  dalle  schiere  nemiche  :  Corsero  alle  armi  , 
prepararono  la  resistenza  ;  ma  vedendo  sopraggiungere  un 
rinforzo  poderoso  guidato  da  Nicolò  Lodovisi  e  Canedolo  Bero- 
so  ,  detto  Magnavacca,  i  quali  si  erano  già  impossessati  prima 
del  Castello  dei  Cavalli  poi  della  Torre,  i  maggiorenti  di  Cento, 
riconosciuta  inutile  qualunque  resistenza  contro  tante  forze, 
deliberarono  di  arrendersi  con  la  dichiarazione  di  sottoporsi  al 
dominio  di  Bologna,  salvo  però  le  persone  e  gli  averi  dei 
cittadini  contesi  ^ 

Nel  1399  le  soldatesche  del  Duca  Visconti  di  Milano,  con- 
dotte dal  capitan  generale  Giacomo  Dal  Verme,  invasero  il 
contado  di  Bologna,  e  parte  di  esse  assalirono  la  Torre  di  Mo- 
linella  espugnandola;  poi  fecero  irruzione  nel  vicino  territorio 
del  Castello  dei  Cavalli  saccheggiando,  e  incendiando  le  case  di 
campagna  e  uccidendone  gli  abitanti  ^;  e  forse  sarebbe  caduto  in 
mano  dell'  invasore,  se  i  Bolognesi  non  lo  avessero  soccorso,  e 
Pietro  da  Polliciano  non  lo  avesse  difeso  valorosamente. 

Nel  1402  Nanne  Gozzadini  fra  le  molte  terre  bolognesi  che 
tenne  in  suo  potere  ebbe  ancora  il  Castello  dei  Cavalli,  il  quale 
nell'anno  susseguente  passò  nelle  mani  del  Marchese  Nicolò 
d'  Este  3. 


'  Ghirardacci,  part.  II,  lib.  25,  pag.  371. 

^  G.  SiMONi,   Cronistoria  di  Medicina^  pag.   134. 

3  Dalle  note  dell'Avv.  Don.  Giuseppe  Gasperini. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.       109 

Le  vicissitudini  della  guerra  civile,  che  Bologna  dovette 
sostenere  nei  secoli  decimoquinto  e  decimosesto,  fecero  cadere 
in  dimenticanza  il  Castello  dei  Cavalli  il  quale,  come  posizione 
strategico-militare  aveva  perduto  d' importanza  ;  tanto  più  che 
le  mutate  condizioni  del  suolo  adiacente  resero  1'  aria  insalubre 
e  la  circostante  campagna  impaludata.  Perciò  poco  a  poco  i 
cavalliesi  abbandonarono  il  paese  reso  esiziale  dalla  malaria,  e 
sterile  pel  suolo  acquitrinoso,  in  guisa  che,  nel  1500  circa,  del 
Castello  dei  Cavalli  non  rimase  in  piedi  che  la  Torre  quadrata 
la  quale  dai  tardi  nipoti  fu  creduta  un  faro  di  portocanale  na- 
vigabile, 0  di  profonda  laguna. 

A  conferma  di  quanto  si  sta  narrando  riportiamo  un  fatto 
autentico  e  documentato.  Neil'  anno  1650  dovendosi  rettificare  i 
confini  fra  Imola,  Ravenna  e  Medicina  furono  esaminati  dalle 
autorità  governative  a  ciò  incaricate  non  pochi  testimoni,  fra 
cui  cerr.i  fratelli  Sinibaldi  i  quali  nel  giorno  28  marzo  del  detto 
anno  deposero  nel  loro  interrogatorio  che  la  Torre  dei  Cavalli 
del  territorio  di  Bologna  in  confine  con  Argenta,  e  lontana 
da  Portonovo  circa  un  iniglio  e  mezzo,  ed  un  tiro  d'archi- 
bugio dalla  detta  Torre  vi  erano  vestigia  della  Chiesa  an- 
tica detta  di  Santa  Maria,  et  cioè  un  pezzo  di  muraglia 
vecchia  nella  quale  vi  era  un  Immagine  di  nostra  Donna , 
et  che  il  primo  giorno  di  maggio  vi  andava  molta  gente 
per  loro  divozione  co?i  barchette  et  io  (Sinibaldi)  sino  da 
giovinetto  vi  andavo  et  ho  veduto  venire  molti  altri  con 
borchielli,  ma  da  molti  anni  non  vi  è  neanco  questa  mu- 
raglia perchè  V  impeto  dell'  acqua  V  ha  dirupala  et  perciò 
il  concorso  del  popolo  non  vi  va  più,  e  ciò  depongo  per  a- 
verlo  veduto  e  udito  dire  da  altri  più  vecchi  di  me . . .  ecc. 
Altri  testimoni  nei  loro  esami  deposero  le  stesse  dichiarazioni , 
aggiungendo  che  oltre  al  pezzo  di  muraglia  con  1'  Iramai>ine 
della  Madonna  videro  mucchi  di  rottami  di  pietre  e  di  coppi 
e  di  legnami  vecchi  ^ 


'    Carte    dell'  Arch.     della     partecipanza    di    Medicina    e    Ganzanigo  , 
Busta  93.) 


1 10  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Cotesta  Torre  dei  Cavalli  nei  successivi  secoli  rimase  isolata 
nel  comprensorio  delle  terre  costituenti  la  gran  Cassa  di  boni- 
ficazione dei  torrenti  Idice,  Quaderna  e  Gaiana,  circondata  da 
paludi,  da  valli  e  da  risaie. 

L'innalzamento  alluvionale  del  suolo  su  cui  fu  eretta  la 
Torre  dei  Cavalli,  non  che  quello  delle  adiacenti  campagne 
ne  seppellì  entro  terra  gi-an  parte;  per  la  qualcosa  i  proprietari 
del  detto  suolo,  nell'intendimeuto  di  ridurlo  a  coltivazione  di 
cereali,  calcolarono  di  ricavare  molto  materiale  da  fabbrica  con 
la  demolizione  della  Torre,  e  inconsultamente,  con  gran  di- 
spendio in  mano  d'opera  e  senza  reale  profìtto,  nell'anno  1857 
venne  demolita  la  Torre.  Era  dessa  l'ultimo  avanzo  del  Castello 
dei  Cavalli  e  in  quella  località,  senza  arrecare  danno  ai  proprie- 
tari, avrebbe  parlato  a  mezzo  degli  occhi  dei  riguardanti  pre- 
senti e  futuri  più  di  un'elaborata  memoria  storica. 


Il  Vico  di  Tresenta  nella  vallata  del  Sillaro 
E  l'Abbazia  di  S.  Zaccheria. 

A  valle,  e  poco  lungi  dall'odierna  parrocchia  di  S.  Barnaba 
della  Fantuzza,  dalla  parte  nord-est  di  Medicina,  nella  località  ove 
la  via  del  Medesano  s' interseca  con  quella  di  Dozza,  conosciuta 
pel  Trébbo  dell'  Asino,  dal  lato  di  ponente,  alla  distanza  di  mezzo 
chilometro  circa,  fuvvi  un  Vico  denominato  Trecenta,  o  Tresenta 
0  Trecentula  ^  nome  derivatogli  probabilmente  dal  numero  dei 
300  iugeri  che  ebbe  nell'  agro ,  tracciato  dai  coloni  romani  ; 
centuria  sopra  cui  venne  costituita  cotesta  Corte  o  Vico. 

Prima  di  dar  forma  di  narrazione  alle  scarse  notizie  che 
abbiamo  potuto  raccogliere  intorno  al  vico  di  cui  ci  siamo  pro- 
posti di   raccontare    talune   circostanze    storiche  ,    onde    trarlo 


'  Nell'antico  vernacolo  di  Medicina,  italianizzato,  si  scrisse  sempre  Tre- 
senta,  come  afferma  anche  il  cronista  Gasperini. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.      Ili 

dalla  oblivione  in  cui  trovasi  da  molti  secoli,  merita  di  es- 
sere notato  che  ci  troviamo  in  presenza  di  molte  difficoltà 
storiche,  le  quali  possono  far  cadere  in  facili  equivoci.  Si  tratta 
di  sceverare  la  parte  storica  che  appartiene  al  Castello  omoni- 
mo di  Tresentula  o  Trecenta  (il  quale  contemporaneamente  si  trovò 
poco  lungi  dalla  città  d'Imola,  a  valle  della  strada  Emilia  e 
prossimo  al  torrente  Seliistra)  da  quella  che  riguarda  il  Vico 
Trecenta  sopra  indicato,  cui  ,  in  una  certa  epoca  il  Comune 
d' Imola  pretese  appartenesse  pure  al  suo  territorio.  Dopo  que- 
sta pi'emessa  che  abbiamo  ritenuta  indispensabile ,  cominciamo 
col  narrare  che,  nel  1127  Lotario  II  Imperatore,  calato  in  Italia 
con  poderoso  esercito,  appena  entrato  nel  suolo  bolognese  volle 
incamminarsi  verso  Ravenna.  Arrivato  a  Medicina  ivi  accampò, 
fuori  del  Castello  dal  suo  lato  di  levante  con  la  metà  circa 
dell'esercito  ^  mandando  l'altra  metà  al  nord-est  del  territorio 
medicinese,  lungi  10  chilomeri  circa,  sotto  il  comando  del  Duca 
Enrico,  suo  genero,  il  quale  appena  attendato  si  mise  ad  erigere 
un  Castello  che  denominò  Trecenta  -.  Altri  cronisti  negano  as- 
solutamente questo  fatto,  asserendo  che  il  detto  Vico  di  Tre- 
centa esisteva  prima  d'allora,  vale  a  dire  nel  1016  al  tempo  di 
Enrico  II,  e  cioè  108  anni  anteriormente  alla  pretesa  erezione  fatta 
dal  duca  Enrico  :  Anzi  si  ha  positiva  notizia  che  il  Vico  di 
Tresenta  nel  1100  dell'era  volgare  ebbe  un  porto  canale  che 
servì  al  commercio  delle  sue  derrate  e  manifatture  ^,  come 
risulta  dagli  atti  della  lite  intentata  da  Marsilio  Maccagnani,  a 
nome  dei  figli  di  Rainuccio  di  Jonatello,  agi'  Imolesi  perchè  ave- 
vano smesso  di  pagare  loro  il  ripatico  del  porto  di  Tresenta 
da  essi  esatto  ab  antiquo.  Se  non  che  il  Podestà  di  Bologna,  a 

'  Il  luogo  dell'  accampamento  di  Lotario  II  sarebbe  quel  rettangolo  di 
terra  circondato  da  tre  lati  dallo  scolo  Pesarina,  e  dal  lato  di  ponente  dalla 
fossa,  scoperta  allora,  del  Castello  di  Medicina.  Cotesta  località  è  conosciuta 
col  nome  I  Monti.  —  Simoni,  Cronistoria  di  Medicina. 

^  Ottone  Germanico,   Vita  degli  Imperatori. 

3  II  porto  canale  di  Tresenta  divenne  poi  l'antico  canale  di  Castel 
Guelfo,  il  quale  cominciava  a  ponente  della  strada  di  Dozza  per  passare  a 
levante  della  detta  via  nell'ubicazione  del  Ponte  dell'Asino,  a  monte  del 
Castello  0  Vico  di  Tresenta,  per  mezzo  chilometro  circa. 


112  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cui  era  stata  rimessa  la  causa,  assolse  gì'  Imolesi  con  atto 
del  22  marzo  11541. 

Da  ulteriori  documenti  siamo  venuti  a  cognizione  che  i  fra- 
telli Rainuccino,  Montefeltrino,  e  Giuliano  del  fu  Guido  d'Acqua 
Viva,  il  di  7  luglio  1259  vendettero  una  vasta  tenuta  di  fondi 
rustici,  legittima  loro  proprietà,  con  tutte  le  giurisdizioni  di 
mero  e  misto  impero,  usi,  consuetudini  degli  Uomini,  i  quali  abi- 
tavano le  terre  e  le  Corti,  Acquaviva,  Lugore,  Ponte  della  Vi- 
senaria  ~  e  Tresenla,  presso  il  canale  a  occidente  verso  il  Sesto, 
a  Londeringo  d'  Andalò  ed  a  Castellano  pel  prezzo  di  L.  1500 
bolognesi,  a  condizione  che,  pei  poderi  di  Acquaviva  e  di  Tre- 
senta  direttari  della  chiesa  maggiore  d'Imola,  si  dovesse  rinno- 
vare la  contrattazione  ogni  69  anni,  con  la  riserva  che  i  ven- 
ditori intendevano  non  compresa  in  quest'alienazione  il  podere  di 
30  0  40  tornature,  che  tenevano  fra  le  ragioni  Gomberara,  e 
nella  Corte  della  Selice  ^. 

Nella  infelice  epoca  della  guerra  dei  Visconti  di  Milano 
contro  la  città  di  Bologna  (1360-1364),  in  seguito  alle  scorrerie 
fatte  nella  bassa  Romagna,  furono  saccheggiati,  incendiati  e  di- 
strutti molti  castelli,  fra  cui  Vedreto,  Serra,  Limodiccio,  S.  Croce, 
S.  Agata,  Barignano,  Guercinone,  Cotigaola,  Anconata,  Castel- 
nuovo  e  la  Tresenta  del  Sillaro,  di  cui  non  si  fece  più  men- 
zione come  Vico,  ma  semplicemente  come  territorio.  Neil'  anno 
1427  è  fatta  menzione  del  territorio  di  Tresenta  per  un'  inve- 
stitura fatta  dal  Massaro  e  dagli  Uomini  di  Bozza  di  una  pezza 
di  terra  con  casa,  posta  nella  villa,  ossia  nel  fondo  di  Tre- 
senta, sotto  la  guardia  del  Castello  di  Bozza,  presso  i  beni 
della  terra  di  Medicina  (Portonovo)  a  favore  di  Masio  del  fu 
Giorgio  Gravina  da  Puglia  nel  napolitano  ^. 

'  GozzADiNi,   Torri  Gentilizie,  pag.  357-358. 

^  La  Visenaria  non  era  che  una  parte  del  territorio  in  oggi  costituente 
la  tenuta  di  Portonovo. 

3  Carte  dell'  Archivio  d'Imola  —  Appunti  del  dott.  Gian  Maria  Fabri 
di  Medicina. 

^  Carte  dell'Archivio  d'Imola,  Memorie  del  dott.  Gian  Maria  Fabri  — 
Questo  fatto  appartiene  indubbiamente  alla  Tresenta  del  Sillaro  o  della 
Fantuzza,  per  essere  bene  specificata  la  sua  ubicazione. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.       113 

Nel  contrasto  dei  confini  del  Bolognese  con  la  Romagna, 
il  pontefice  Sisto  IV  (1475)  con  suo  breve  stabilì  che  la  Via 
di  Dozza  dovrà  essere  nell'avvenire  il  confine  fra  Imola  e  Bo- 
logna ,  ondechè  il  territorio  del  Vico  Tresenta  del  Sillaro 
0  della  Fantuzza ,  d'  allora  in  poi  fece  parte  del  Comune 
di  Medicina.  La  via  poi  di  Dozza  s' incontra  con  quella  del  Letto 
0  del  Medesano  nel  punto  della  Casella  di  Tresenta,  poco  lungi 
e  a  monte,  del  Trebbo  dell'  Asino.  Qui  la  strada  che  va  alle 
Valli  prende  il  nome  di  Via  storta  o  Carrata  del  Monistero  di 
S.  Zaccaria,  la  quale  prolungasi  fra  l'arginello  dei  Zagni  fino 
a  Portone vo,  detto   anche   Porto   di  Trecenta  ^ 

Non  dobbiamo  omettere  una  notizia  che  trovammo  fra  le  me- 
morie del  nostro  Cronista  Domenico  Belletti,  il  quale,  sebbene  non 
abbia  indicato  la  fonte  onde  la  trasse,  pure  ci  piace  riportarla  per 
quello  che  potrà  valere  come  semplice  notizia.  Narra  egli,  non  es- 
ser bene  accertata  l'epoca  in  cui  la  nobile  famiglia  Fantuzzi  di  Bo- 
logna, ebbe  in  feudo  il  Vico  di  Trecenta,  il  quale  fece  poi  parte  della 
tenuta  di  fondi  detti  anche  attualmente  Fantuzza,  ora  parrocchia 
del  Comune  di  Medicina  2.  Ciò  dovrebbe  esser  avvenuto  tra  il 
decimosecondo  e  il  tredicesimo  secolo;  imperocché  nel  1273  i  Cane- 
toli,  altra  famiglia  nobile  e  potente  di  Bologna,  assali  proditoria- 
mente il  Vico  di  Tresenta,  incendiandolo  e  riducendolo  un  muc- 
chio di  macerie  ^.  Dopo  non  molto  l' infelice  Vico,  novella  fenice, 
risorse  dalle  sue  ceneri,  e  quasi  per  incanto  si  popolò  di    molti 

'  Relazione  dell'agrimensore  Angelo  Astorri  medicinese,  dell'anno  1628. 
• —  Arch.  della  Partecipanza. 

*  Chi  scrive,  come  pure  il  Cronista  Belletti,  ignorano  l'epoca  in  culi 
Fantuzzi  ebbero  in  enfiteusi  perpetua  la  maggior  parte  delle  terre  dell'A- 
bazia di  S.  Zachei'ia,  ora  territorio  della  Fantuzza;  ma  solo  si  sa  di  positivo 
che  la  investitura  enfiteotica  fu  rinnovata  anche  alli  22  aprile  1473. 

3  Molto  tempo  prima  che  i  beni  territoriali  dell'Abazia  di  S.  Zaccaria 
fossero  dati  in  enfiteusi  perpetua  ai  Fantuzzi,  questi  possedevano  non  pochi 
poderi  sparsi  e  prossimi  ai  beni  dei  detti  frati.  Ondechè  Giovanni  Fantuzzi 
nel  1443,  ottenne  dal  Governo  di  Bologna  il  privilegio  di  poter  fabbricar 
case  sui  beni  situati  poco  lungi  dal  torrente  Sillaro,  alla  foce  del  canale  di 
Trecenta,  e  di  farsi  pagare  il  dazio  per  le  mercanzie  che  transitassero  per 
colà.  —  Memorie  di  Don  Filu^po  Cristiani,  Arciprete  di  Pizzo  Calvo  ,  pag. 
2  e  193. 

8 


114  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

abitanti,  i  quali,  operosissimi,  si  diedero  all'  industria  agricola  e 
al  commercio  fluviale  per  mezzo  del  porto-canale  di  Buda;  se 
non  che  nel  1321  gli  Anziani  e  Consoli  di  Bologna  per  Porta 
Ravegnana ,  Zaccaria  Basciacomari ,  Francesco  Mezzovillani , 
Marcliesino  de  Spiolari ,  Fantone  de  Beccadelli  ,  per  il  mo- 
tivo che  si  trasportava  molta  vettovaglia  fuori  del  territorio  di 
Bologna  e  particolarmente  derrate  e  merci  di  Tresenta  e  di  Me- 
dicina e  paesi  contermini,  navigando  il  Canale  di  Buda  ad  Ar- 
genta, fecero  interrire  il  detto  canale  ^ 

E  qui  merita  d'essere  notato  che  nello  stesso  anno  1273, 
come  consta  da  documenti  tratti  dall'Archivio  d'Imola,  in  contrad- 
dizione a  quanto  narra  il  Cronista  Belletti,  d'ordine  superiore  venne 
compilato  un  registro  dei  fumanti  del  Comune  d' Imola,  sotto  la 
strada  Emilia,  nel  quale  vennero  inscritti  gli  abitanti  di  Lugore, 
del  Sesto  Imolese,  e  di  Tresenta,  senza  essere  stato  fatta  men- 
zione dello  straordinario  avvenimento  dell'  essersi  atterrato  detto 
Vico  -.  Se  non  che  una  osservazione  di  qualche  importanza  sa- 
rebbe che  la  notizia  tratta  dall'  Archivio  d' Imola,  bene  esami- 
nata, pare  debba  riguardare  la  Tresenta  della  Selustra,  e  non 
la  Tresenta  della  Fantuzza,  più  vicina  a  Portone vo,  di  cui  tenne 
parola  il  Belletti:  Ciò  non  ostante  il  racconto  di  cotesta  distru- 
zione operata  dalla  fazione  Canetoli,  deve  accogliersi  con  molta 
riserva,  per  varie  cagioni  che  la  rendono,  anche  nei  suoi  par- 
ticolari, sospetta. 

Non  un  rudero ,  non  una  memoria  tramandataci  dagli 
abitanti  i  quali  vissero  prossimiori  a  quella  plaga ,  è  rima- 
sta a  ricordare  ai  posteri  il  nome  e  la  ubicazione  certa 
ove  esistette  per  qualche  secolo  il  piccolo  raduno  di  case 
detto  Vico  di  Tresenta,  il  quale  fu  una  comunione  di  gente  che 
visse  di  commercio  fluviale,  e  di  agricoltura  ^.  Merita  però  d'es- 
sere ricordata  una  circostanza  accidentale  narrataci  dal  nostro 
diligente  Cronista  E.  Gasperini,  il  quale  lasciò  scritto  che  nella 

'  Ghirardacci,  part.  2,  lib.  19,  pag.  19. 

-  Cai'te  dell'Archivio  d'Imola,  Memorie  del  Dott.  Gian  Maria  Fabri. 

^  Da  una  pianta  dei  confini  tVa  Imola  e  Medicina  fatta  da  Sassi  —  il 
9  ottobre  1624  —  è  indicata  una  Motta  ove  a  quell'  epoca  esisteva  il  Castello 
di  Trecenta. 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.       115 

località  della  Marzara ,  luogo  prossimo  all'ubicazione  di  Tre- 
centa  (se  non  ne  fu  essa  stessa  una  parte)  nel  1733  sorgeva  un 
vetusto  Casamento  denominato  Marzara,  dalle  muraglie  robuste 
e  dalle  porte  esternamente  ferrate.  Ivi  si  era  in  quell'anno  ri- 
fugiata, una  banda  di  zingari  la  quale  sostenne  per  molti  giorni 
un  formale  assedio,  fatto  d' ordine  del  governo  di  Bologna  da 
molti  Sbirri  e  dai  soldati  della  Compagnia  di  Medicina,  i  quali, 
impotenti  alla  espugnazione,  si  volle  dallo  stesso  Senato  fossero 
rafforzati  da  quattro  pezzi  di  artiglieria,  e  scortati  dalla  Compagnia 
dei  soldati  di  Budrio  *.  11  Casamento  della  Marzara  dai  muri 
robusti,  e  dalle  porte  ferrate,  che  da  più  di  un  secolo  non  esiste, 
ci  darebbe  l' idea  tipica  di  un  fabbricato  il  quale  dovette  servire 
ad  uso  pubblico  per  importanti  negozi  sociali,  e  quindi  esclusa 
la  possibilità  potesse  trattarsi  di  abitazione  cittadina;  avrà  pro- 
babilmente servito  per  utile  pubblico,  facendo  parte  degli  uffizi 
specialmente  commerciali,  inservienti  alla  popolazione  del  Vico 
di  Tresenta  -. 


'  SlMONi,   Cronistoria  di  Medicina,   pag.  301. 

^  A  semplice  memoria  dell'Abazia  di  S.  Zaccaria  di  Trecenta ,  ripor- 
tiamo il  seguente  documento  tratto  dall'Archivio  Gasperini  -  Fascetto  Mi- 
scellanea. Con  esso  l'Abate  del  Monastero  di  S.  Zaccaria,  dell'ordine  Val- 
lombrosano,  rinnova  l'investitura  dei  beni  ai  fratelli  Fantu/,zi,  con  rogito 
di  Guglielmo  Vanni,  notaio  fiorentino,  del  22  aprile   1473- 

«  In  Dei  nomine  amen.  Anno  Dominicae  Incarnalionis  Millesimo  Quadrin- 
gentesimo  Septuagesimc  tertio .  Indie.  Sexta  .  die  vero  vigesimo  secundo  mensis 
aprilis.  Tempore  Pontif.  Domini  in  Christo  Patris  et  D.  N.  D.  Sixti  Divina 
Prov.  Papae  quarti  anno  secundo  —  Actum  Florentiae  in  Archiepiscopali 
Palatio,  Pruesentibus  ibidem  domino  Petro  Michaeli,  Andrea  Lupi  de  Fior  enfia 
Monaco  in  Abbaila  SS.'^^  Trinitatis  de  Florentia  Ord.  yallisombrosae ,  et 
Martino  Zanobij  quondam  Martini  populi  S.  Marci  de  Florentia,  dicentibus 
et  asserenlibus  se  cognovisse  et  cognoscere  infrascriplos  contrahentes ,  et 
Petro  Philippi  S.  Palili  de  Florentia  testibus  ad  infrascripta  vocatis  habilis 
specialiter  et  rogatis. 

Unioersis  et  singulis  pateat  evidenter,  et  sit  notum  qiialiter  R.  P.  D. 
Andreas  Berti  del  Palaggio  de  Florentia  Abbas  Monasterii  sice  Abbatiae 
S.  Zanhariae  DE  Trecento,  Imolensis  Diocesis,  Ordinis  Vallisombrosae  omni 
meliori  modo,  via,  jiire,  causa,  et  forma  quibus  maijis  et  melius  potuit  no- 
mine dicti  sui  Monasterii,  seu  abbatiae,  per  se  et  siios  prò  tempore  succes- 
sores  de  rebus  locari  consuetis  renovando   dedit,   concessit,  et   locavit  ad  li- 


116  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

VI. 

La  Monta  di  Gallisano. 

Nella  frazione  della  parrocchia  di  Prunaro,  appartenente  al 
Comune  di  Medicina,  località  sita  fra  i  torrenti  Gaiana  e  Qua- 
derna, nell'ubicazione  ove  alla  strada  provinciale  di  Bologna- 
Medicina    s'  innesta   la    stradella    denominata    volgarmente    del 

vellum  in  Emphiteusin  circumspecto  viro  Piero  q.m  Gabrielis  de  Luparis 
Citi  Bonon.  Procuratori  Spectubilium  Virorum  Antonii  et  Petri  fratrum  et 
filiorum  quondam  Magnifici  Viri  Ioanws  de  Fantutiis  Bononiae  civium, 
ut  de  ejus  Procuralione  et  Mandato  ad  pred.ta  et  infrascr.  facendum.  Ego 
Guglielmus  Notarius  infrascr.  constare  vidi  pubblico  istrumento  confecto,  et 
scripto  manu  Ludovici  Nannis  de  Centelli  de  Massa  Lombardorum,  publici 
et  Imperialis  auctoritate  Notarii  et  auctoritate  apostolica  sub  anno  Inditione  et 
Pont,praedictis  die  vero  duodecimo  dicti  mensis  apri lis  procura toriis  nominibus 
dictorum  Antonii  et  Petri  de  Fantutiis  praedictis  et  eorum  haeredum  ibidem, 
praesenti  recipienti  et  conducenti  omnia  et  quaecumque  bona,  res,  et  possessio- 
nes  et  petias  terrae  cujuscumque  conditionis  existant,  ubicumque  posita,  et 
confinata  ac  situata,  spectantia,  et  pertinentia  ad  dictum,  ejus  Monasterium 
sive  Abbatiam  justa  quoscumque  confines  —  reservato  tatnen  edificio  dicti 
Monasterii  seu  Abbatiae  cuyn  hoc  quod  praedicti  condutores  per  se  et  per 
eorum  haeredes  possint  et  valeant  uti  et  fruì  d.  aedifilio  et  predictis  octo 
tornaturis  terrae  tempore  quo  memoratusAbbasLocator  perpetuarli  residentiam 
facere  non  vellet  vel  alius  prò  ejus  nomine;  prò  termine  et  termino  vigenti 
novem  annor.  in  perpetuum,  et  sic  renovatum  promiserunt  sibi  invicem,  et 
vicissim  dictae  Parte.^,  dictis  nominibus  quibus  supra,  et  ut  infra  continetur. 
Et  prò  annua  pensione  livellaria  idem  Procurator  pvomisit  et  solemniter  con- 
venit  suprascr.  Abbati  ad  dictum  Monasterium  seu  Abbatia  dare  solvere  prò 
singulo  anno  dictorutn  viginti  novem  annorum  in  fasto  S.  Michaelis  de 
mense  septembris  libras  duodecim  Bononiae  etc.  Promittens  et  conveniens  D. 
Abbas  etc.  omnia  et  singula  bona  suprascripta  dimittere  et  non  reltollere,  sed 
ea  bona  eisdem  ab  omni  persona,  Comuni,  Collegio,  societ-ite,  et  universitate 
deffendere,  autorizare,  et  disbrigare,  et  de  jure  per  totum  dictum  tetnpus 
modis,  et  nominibus  expedire,  et  ex  ipsis  bonis  vel  aUq.  eorum  partibus  ali- 
quam  non  facere  dationem,  obligationem.,  et  contractum,  c.ujus  pretextu  praesens 
contractus  infrangatur  vel  ipsis  conductoribus  aut  ejus  successoribus  in  dieta 
livello,  de  quo  seu  quibus  supra  sit  mentio  aliqua  praejudicium  genere- 
tur  etc.  etc.  Quapropter  Dominus  Procurator  ut  supra  promisit  dieta  bona 
ad  livellum  tenere  ptro  eisdem  Monasterio  et  prò  alio  non  conficsre  et  reco- 
gnoscere.  Quae  omnia  et  singula.  Ego  Guliemus  Vannis  de  Marias  de  Prato, 
Pistoriensis  Diocesis.  Imp.  Auct.  Notarius  atque  ludex  ordinarius  No- 
tariusque  Florentinus  nec  non  Notarius  et  Scriba  Curae  Eccl.  Florent.etc.  etc.'»- 


NOTIZIE    STORICHE    DI    TALUNI    CASTELLI    DISTRUTTI    ECC.       117 

Sasso  0  delle  Pecore,  chiusa  lateralmente  da  siepi,  avente  al 
sud  la  via  provinciale ,  all'  ovest  la  detta  stradeUa ,  s' in- 
nalza la  Monta  di  GalUsano,  configurazione  quasi  rotonda,  a 
prato  naturale,  con  altro  terreno  piano  adiacente.  Cotesto  ap- 
pezzamento di  terreno,  nelT  antico  censimento  trovossi  segnato 
col  n.  4  di  mappa,  di  una  superficie  di  tornature  1.31.25  e 
di  un  estimo  di  romani  scudi  38. 8. 4  con  la  denominazione 
Chiesa  di  Prunaro ,  Comunità  di  Gallisano.  Dal  lato  di  le- 
vante della  Monta  trovasi  un  altro  appezzamento  di  terreno 
segnato  in  mappa  col  n.**  8,  di  un'estensione  di  tavole  bolognesi 
138.  16  e  dell'  estimo  di  scudi  30.  5.  8  ^  La  figura  rettango- 
lare di  cotesta  striscia  di  terra,  con  la  sua  estremità  nordica 
confina  col  piano  a  prato  e  con  la  Monta  Gallisano  ;  ciò  indi- 
cherebbe eh'  essa  striscia  un  tempo  dovette  essere  la  strada  che 
<;onduceva  a  detta  località,  ma  attualmente  trovandosi  a  prato 
ha  preso  l'aspetto  di  semplice  cavedagna.  Molto  tempo  prima 
della  colonizzazione  Romana  nell'agro  felsineo,  565  e  571  anni 
di  Roma,  cotesta  Monta  con  le  sue  adiacenze  dovette  essere  un 
Oppidum  0  Dun  dei  Galli  Boi  ;  ipotesi  probabile  la  quale  si 
desume  dal  nome  proprio  di  Gallisano  che  porta  anche  attual- 
mente, e  dalla  figura  circolare,  forma  tipica  preferita  dai  po- 
poli celtici  nella  costruzione  dei  loro  Castelli  fortificati. 

Pare  cosa  certa  che  l' oppidum  di  Gallisano,  nel  medioevo 
fosse  abitato,  poiché  nel  1165,  alli  27  gennaio,  i  Consoli  del 
Castello  di  Triforco  dell' Avellaneta  per  propiziarsi  la  potente 
protezione  del  Governo  di  Bologna,  off"rirono  al  Pretore  della 
detta  città  tutta  la  terra  arativa  e  il  roveto  che  possedevano 
nella  Pieve  di  Gallisano  -,  come  narrammo  parlando  del  Castello 
di  Triforco.  Cotesta  Pieve,  di  cui  si  è  perduta  ogni  traccia,  de- 
v'  essere  stata  nella  Monta  stessa  accanto  al  torrione  di  Galli- 
sano,  che  forse  fu  il  suo  campanile  ^. 

'  Le  misure  dell'  estimo  ci  sono  state  gentilmente  date  dall'  ing.  Cesare 
Trogli  bolognese  residente  in  quel  tempo  a  Medicina. 

*  Libro  Grosso,  voi.  I,  fol.  22,  verso,  27  maggio  1165.  Archiv.  di  Stato 
di  Bologna. 

3  La  Torre  di  Gallisano  è  ricordata  anche  dai  Cronisti  medicinesi. 

Nel  1491.  Negli  Annali  àeì  Savioli  si  legge:  Ecclesia  et  Turrione  Ga- 
iixani. 


118  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Nel  flecimoterzo  secolo  sono  rammemorati  Bonacurso  e 
Gandone  abitanti  di  Gallisano;  i  quali  possedevano  casa  anche  a 
Bologna,  se  non  che  per  aver  presa  parte  attiva  nelle  molte- 
plici congiure  coi  Lambertazzi,  furono  condannati  all'  esigilo,, 
e  le  loro  famiglie  al  confino  a  Gallisano  ^  Con  tale  con- 
gettura si  spiegherebbe  1'  annotazione  della  vecchia  mappa  del 
Censo,  sopra  indicata,  in  cui  sta  scritto,  al  n."  4°:  Comunità 
di  Gallisano,  ossia  borgata,  corte  o  raduno  di  case,  o  Vico. 

Tutto  il  circostante  territorio  non  ha  zolla  di  terra  che 
non  rammenti  la  permanente  stazione  dei  Galli-Boi,  poiché  Io- 
stesso  torrente  che  l'attraversa  dagli  Appenini  da  cui  discende 
fino  alla  sua  foce,  porta  il  nome  di  Galliana,  corrotto  in  Gaiana; 
e  cosi  dicasi  dell'  antichissimo  porto-canale  navigabile,  opera 
probabilmente  degli  stessi  Galli  Boi,  ricordato  anche  nel!' unde- 
cime secolo  dell'era  volgare  con  queste  parole:  Portiim  qui 
cognominatur  Galliana,  cum  ripatico  et  toloneo,  silvis  et  pa- 
ludibus  ^.  Nel  1114  Papa  Pasquale  II  nel  confermare  alle  chiese 
della  Città  di  Bologna  i  suoi  possedimenti  e  le  immunità,  con 
particolare  suo  breve  ripeteva  le  stesse  parole:  «  Portum  qui 
cognominatur  Galliana  cum  silcis  e  te.  eie.  » 

Il  fin  qui  detto  proverebbe  che  la  Monta  o  Motirone  di 
Gallisano,  con  le  sue  adiacenze  che  abbiamo  indicate,  costitui- 
rono e  fecero  parte  dell'  oppidum  o  dun  dei  Galli  Boi,  il  quale 
trovasi  in  diretta  comunicazione  con  la  Selva  Litana,  e  con  l'e- 
stuario padano  per  mezzo  del  porto-canale  navigabile  della  Gai- 
liana,  il  quale  probabilmente  metteva  foce  nel  Po  di  Prima- 
ro,  e  quindi  nel  mare  Adriatico. 

Un'  esplorazione  alla  Monta  di  Gallisano  potrebbe  tornare 
utile  agli  studi  archeologici  della  provincia  di  Bologna. 

Giuseppe  Simon: 


'  Come  abbiamo  detto  nella  narrazione  di  Treforce.  Ghirasoacci,  Part. 
I,  lib.  14,  pag.  452.  Cronista  Belletti. 

"-  Breve  di  papa  Gregorio  VII  del  23  maggio  1074.  Istit.  Ec.  Bologn. 
Gov.  27. 


UN   DOCUMENTO   INEDITO 

DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI 

XEL  SECOLO  XIII. 


Q. 


[uando,  nell'  ultimo  ventennio  del  sec.  XIII,  i  numerosis- 
simi cittadini  Bolognesi  di  parte  Lambertazza  espulsi  dalla  loro 
città  andavano  diffondendo  in  molte  terre  d'  Emilia,  di  Romagna 
e  della  Marca  Trevigiana  la  fama  delle  loro  sventure,  seco  por- 
tando, insieme  coi  feroci  odi  di  partito,  un  accorato  desiderio  di 
rivedere  la  patria,  ove  forse  affezionati  parenti  aspettavano  e  sof- 
frivano per  loro  amore,  un  senso  di  pietà  e  di  colleganza  di  parte 
mosse  a  più  riprese  potenti  amici  della  fazione  bandita  a  intro- 
mettersi tra  questa  e  il  Comune  di  Bologna,  per  ottenere  la  pace 
e  la  revoca  dei  decreti  d' esilio  ^  La  storia  conosce  già  le  pra- 
tiche a  questo  scopo  tentate  da  Matteo  Visconti  e  da  Alberto 
della  Scala,  nel  1298  e  più  tardi:  allora  Verona,  fors' anche 
perchè  sede  di  notevoli  fuorusciti  Bolognesi,  fu  scelta  a  iniziarvi 
le  trattative,  come  testimoniano  carte  in  data  24  aprile  dell'  anno 
ora  detto,  riassunte  dal  Ghirardacci  2.  Ma  prima  ancora  di  questo 

'  Per  i  fatti  riguardanti  la  cacciata  dei  Lambertazzi  e  i  primi  anni  del 
loro  esilio,  mi  riporto  al  lavoro  da  me  inserito  in  questi  Atti  (Serie  III, 
Voi.  IX)  nel  1892:  Il  Serventese  dei  Lambertazzi  e  Geremei.  Cf.  special- 
mente il  2.°  capitolo  della  Prefazione.  —  Quanto  alle  tristi  condizioni  fatte 
ai  Lambertazzi  rimasti  in  Bologna,  per  odio  contro  gli  assenti,  si  veda  il 
Ghirardacci,  Hist.  di  Bologna,  Voi.  I  (Bologna,  Rossi,  1596),  p.  273,  ecc. 

^   Op.  cAt.  nella  nota  precedente.  Cfr.  pp.  358,  360  e  sg. 


120  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

termine,  all'  opera  pietosa  di  pacificazione  aveva  pensato  seria- 
mente, se  non  con  fortuna,  la  Chiesa;  ed  anche  in  tale  circo- 
stanza centro  delle  pratiche  fu  Verona,  secondo  si  ricava  dal 
documento  inedito  del  1295  che  qui  di  seguito  trascrivo,  sotto  il 
n.°  II,  indicatomi  dall'amicizia  del  valente  paleografo  sig.  Gae- 
tano Da  Re,  impiegato  nella  Biblioteca  Comunale  di  Verona,  al 
quale  porgo  vive  grazie. 

Trovasi  negli  antichi  Archivi  del  Comune  di  Verona,  in 
una  raccolta  catalogata  Isfromenti  di  Santa  Maria  in  Organo, 
Voi.  I,  composta  d' una  serie  di  fascicoli  in  pergamena,  per 
gran  parte  di  soli  quattro  fogli,  appartenenti  a  varie  età  tra  il 
Xlir  e  il  XIV°  secolo.  Pressoché  tutto  il  materiale  contenuto 
in  questi  fascicoli  ha  relazione  diretta  col  convento  dei  Bene- 
dettini di  Santa  Maria  in  Organo.  La  composizione  dell'  intero 
volume,  legato  in  pelle  com'  è  attualmente,  secondo  l' indizio 
della  legatura  stessa  può  risalire  alla  fine  del  sec.  XVI  o  al 
principio  del  seguente.  Tra  i  notai  che  vi  figurano  più  spesso  tro- 
vasi un  tal  Quintano,  la  cui  attività  spetta  al  periodo  1190-98.  In 
parecchi  dei  fascicoli  da  lui  distesi  il  notaio  Quintano  comincia  col 
proprio  segno  di  tabellionato  :  invece  in  quello  che  comprende 
r  atto  nostro  e  che  consta  di  due  fogli  soli  (carte  228-231  della 
raccolta)  questo  segno  è  sostituito  dalla  notizia  seguente,  sul 
margine  superiore  della  carta  228: 

Millesimo  Ducentesimo  Nonagesimo  quarto,  indictione 
septima.  Ada  causarum  motarum  et  uentillatarum  sub  exa- 
mine  discreti  uirì  domini  Alberti  dei  gratia  àbbatis  inona- 
sterii  Sancte  marie  in  organo  Verone,  Delegati  Reiierendi 
Patris  domini  Raimondi,  dei  gratia  Sancte  sedis  Aquilegen- 
sis  Patriarche,  Scripta  per  me  Quintanum  notarium,  fìlium 
condam  domini  Vbertini  de  Quintano,  inferius  per  ordinem 
denotantur. 

Di  seguito  le  e.  228-29  recto  e  verso,  e  la  e.  230  recto, 
contengono  imbreviature  del  1294,  tutte  di  mano  di  Quintano, 
spettanti  al  monastero  sopra  nominato.  La  carta  231  verso  reca 
altri  atti,  di  contenuto  analogo  agli  antecedenti  e  dell'  anno 
stesso,  ma  scritti  cominciando  dal  margine  inferiore  del  fasci- 
colo e  riusciti  quindi  rovesci,  rispetto  agli  altri  delle  carte  228-30; 


UN  DOCUM.  INEDITO  DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI  121 

come  se,  per  intenderci  alquanto  meglio,  il  notaio  avesse  preso 
a  scrivere  il  fascicolo  in  due  direzioni,  una  volta  considerandone 
prima  pagina  quella  numerata  228,  e  un'altra  invece  quella  231. 
Accadde  frattanto  che  le  carte  230  verso  e  231  recto  rimasero 
del  tutto  sgombre  d'atti  pertinenti  a  S.  Maria  in  Organo.  Ven- 
nero da  Quintano  stesso  adoperate  per  trascrivervi  il  nostro 
documento ,  che  non  pare  abbia  attinenza  con  quelli  che  lo 
accompagnano  e  che  e'  informa  d'  un  episodio  —  credo  sco- 
nosciuto fin  qui  —  delle  lotte  tra  Lambertazzi  e  Geremei.  Ap- 
partiene al  giorno  6  novembre  1295  e  Quintano  stesso  ne  fu 
r  estensore,  come  s'  apprende  dalla  quart'  ultima  riga  della  se- 
guente p.  126. 

Ho  già  detto  che  trattasi  d' un  tentativo  di  rappacifica- 
mento tra  le  due  fazioni,  per  opera  della  Chiesa.  Non  essendo 
per  altro  mia  intenzione  illustrar  con  ampiezza  1'  episodio,  bensì 
porgere  un  tenue  contributo  di  fatti  alla  storia  d'  un  periodo 
per  Bologna  altrettanto  fortunoso  quanto  poco  esplorato,  mi 
contenterò  di  alcune  considerazioni  quasi  necessarie. 

L' atto  veronese,  che  pubblico  sotto  il  numero  II,  dovè 
essere  per  la  sua  stessa  natura  collegato  con  una  breve  serie 
di  altri  documenti,  ora  quasi  tutti  ignoti  o  smarriti,  che  lo  pre- 
cedettero e  lo  seguirono.  Esso  contiene  quasi  V  epilogo  delle 
pratiche  fallite,  che  passo  ad  esporre  succintamente.  —  Riccardo 
da  Ferentino,  Canonico  di  S.  Andemaro,  mandato  in  Romagna 
con  speciali  e  ben  definiti  incarichi  da  papa  Celestino  V  e  poi 
revocato  da  Bonifazio  Vili  «  cum  mandatorum  fines  temere  ac 
imprudenter  transiliret  »  ^,  tra  le  altre  sue  poco  fortunate  intra- 
prese registrò  anche  questa,  nella  quale  si  valse  dell'  aiuto  di 
due  frati  veronesi,  Zambonino  e  Tabaldo,  rispettivamente  abati 
dei  monasteri  di  S.  Nazzaro  e  Celso,  e  di  San  Fermo.  Costoro, 
eseguendo  (come  appare  dall'  antefatto  del  nostro  documento)  il 
mandato  del  predetto  Rizzardo,  o  piuttosto  del  Pontefice,  e  inten- 
dendo correggere  i  delitti  manifesti,  dai  rappresentanti  del 
comune    di  Bologna  commessi  contro  i  loro  concittadini,   affine 

'  HiERONYMi    RuBEi ,    Hìstoriarum    Ravennatum    Libri   decem  (Venetis, 
MDXC,  p.  493)  onde  il  Ghirardacci,  op.  ciL,  I,  332. 


122     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

fli  ricondurre  pace  e  concordia  in  quella  città,  avevano  dif- 
fidato air  uopo  il  Comune  predetto  «  quibusdam  requisitio- 
nibus,  monitionibus.  preceptis  et  sententiis  »  ,  forse  entro  il 
mese  di  Ottobre,  forse  anche  prima.  A  tal  monito  esso  Co- 
mune aveva  risposto  appellandosi  «  per  quemdam  Vivia- 
num ,  qui  se  dicebat  sindicum  et  procuratorem  potestatis , 
Capitanei et  Comunis  Rononie  ».  Della  controrispo- 
sta dei  due  abati  veronesi,  mercè  il  nostro  documento,  pos- 
siamo indicare  anche  la  data:  il  24  ottobre  la  lettera  fu  regi- 
strata dal  notaio  Bonaventura  di  lonasio  di  S.  Benedetto,  poi 
fu  mandata  per  mezzo  di  special  nunzio  a  Bologna  e  quivi,  il 
29  ottobre,  affissa  alle  porte  del  palazzo  vecchio  e  in  tre  altri 
luoghi  patenti.  Invitava  il  comune  a  farsi  rappresentare  da  un 
Procuratore  o  Sindaco  nella  terra  di  Sermide,  in  distretto  di 
Mantova,  luogo  stabilito  per  cominciarvi  le  trattative  di  pace, 
dieci  giorni  dopo  1'  affissione  della  lettera  predetta.  Certamente 
comminava  anche  la  scomunica,  in  caso  di  tragressione  a  que- 
st'  invito;  giacché  il  corpo  del  nostro  documento  espone  appunto 
come  frate  Zambonino,  nel  termine  prescritto,  si  recò  a  Ser- 
mide, attese  invano  che  si  presentasse  qualche  rappresentante 
di  Bologna  e,  dopo  aver  ottemperato  alle  formalità  imposte  dalla 
circostanza,  scagliò  V  interdetto  contro  il  Comune,  con  1'  aggiunta 
d' una  pena  pecuniaria  che  saliva  a  ventimila  marche  d' ar- 
gento. 

Fin  qui  V  atto  di  Quintano.  Curioso  ed  interessante  sarebbe 
senza  dubbio  conoscere  come  si  regolasse  nel  frattempo  il  Co- 
mune di  Bologna,  e  in  qual  forma  rispondesse  alle  ingiunzioni  dei 
due  abati  veronesi.  Purtroppo  le  ricerciie  tentate,  dietro  mia 
preghiera,  neh'  Archivio  di  Stato  bolognese  dal  mio  valente 
amico  Dott.  Emilio  Orioli  non  portarono  ai  risultati  che  si  sareb- 
bero potuti  sperare,  ove  i  libri  delle  Riformagioni  del  Comune 
per  l'anno  1295  fossero  interamente  conservati.  Accade  per 
contrario  che  manchino  proprio  quei  mesi,  nei  quali  V  episodio 
di  cui  ci  occupiamo  andava  svolgendosi  !  Appena  si  salvarono 
alcuni  frammenti,  mutili  e  guasti,  di  tali  atti  preziosi:  tra  questi 
la  dotta  pazienza  del  mio  amico  testé  lodato  riuscì  ancora  a 
scoprire  due  documenti  (li  pubblico  qui   appresso,  al  n.°  I  ed  al 


UN  DOCUM.  INEDITO  DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI    123 

11.°  Ili),  che  col  fallito  convegno  di  Sermide  mi  pare  presentino 
una  relazione  non  dubbia. 

Il  primo,  in  data  14  ottobre  1295,  sembra  dipendere  dal 
primo  invito  o  monito  degli  abati  veronesi  (occasione  litterarum 
interdicti  transmissarum  Comuni  Bononie  a  quibusdara  abbatibus 
de  Civitate  Verone),  minacciante  interdetto  in  caso  di  trasgres- 
sione. Nulla  anzi  impedirebbe  di  credere  che  Giacobaccio  Bona- 
giiinta  quivi  nominato  fosse  colui  il  quale  interpose  l'appellazione 
a  nome  del  Comune,  se  non  si  apprendesse  dal  Docura.  II  che 
tale  incarico  fu  commesso  ad  un  certo  Viviano.  Dovremo  ar- 
guirne che  Bologna  mandò  due  suoi  rappresentanti,  a  breve 
distanza  di  tempo  l'uno  dall'altro?  Oppure  Giacobaccio  era 
destinato  e  poi,  in  fatto,  parti  Viviano?  In  massima,  ambedue 
le  ipotesi  non  mancano  di  attendibilità,  né  saprei  a  quale  dare 
la  preferenza. 

Il  terzo  documento,  per  quanto  deturpato  e  guasto  da 
logorazioni  nel  margine  ^  parla  da  sé  con  sufficiente  chia- 
rezza. Premessa  cioè  notizia  della  scomunica  fulminata  contro 
il  comune  di  Bologna  dai  Frati  Zambonino  e  Tebaldo  (appunto, 
come  sappiamo  dal  Doc.  II,  in  data  6  novembre)  ;  premesso  che 
i  due  abati  ora  detti  avevano  imposto  al  Capitolo  e  al  Clero 
di  Bologna  di  pubblicare  solennemente  nelle  chiese  la  sentenza 
della  scomunica  ora  detta  ;  lodasi  il  clero  bolognese  che  non 
volle  osservare  né  far  osservare  questo  comando  ;  e  si  decide 
che,  se  ne  dovesse  a  lui  derivare  alcun  danno  da  parte  della 
Curia  Romana  o  d' altri  interessati,  il  comune  si  assumerebbe 
ogni  responsabilità  d'indennizzo.  Ciò  cinque  giorni  dopo  la  procla- 
mazione dell'interdetto,  in  data  11  novembre  1295.  Se  poi  la 
fiera  risposta  abbia  portato  ulteriori  conseguenze,  é  quesito  al 
quale  non  sanno  rispondere  i  documenti  dei  quali  sono  venuto 
a  notizia. 

Flaminio  Pellegrini. 


•  Tra  parentesi  quadre  ho  aggiunte  per  congettura  parole  e  frasi,  cer- 
cando d"  integrare  il  senso.  Le  restanti  lacune  sono  rappresentate  da  pun- 
tini. La  trascrizione  dei  docum.  I  e  III  è  quale  mi  fu  favorita  dal  dott.  Orioli. 


124  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

DOCUMENTI 


DOCUM.  I. 


Die  veneris  quartodecimo  intrante  octubri  [1295]. 

Consilium  populi  et  masse  populi  Civitatis  Bononie  fecit  nobilis 
et  prudens  vir  dominus  Zanazius  de  Salirabenis  honorabilis  eapitaneus 
Comunis  et  populi  Bononie  etc. 

Itera  quid  placeat  dicto  Consilio  previdero  super  infrascripta  pe- 
titione  cuius  tener  talis  est.  Corani  vobis,  domino  capitaneo,  anzìanis 
et  consulibus  populi  Bononie,  suplicat  frater  Liazarius  de  Bocchafo- 
gaciis  massarius  et  generalis  depositarius  comunis  et  populi  Bononie, 
quatenus  vobis  placeat  in  conscilio  populi  proponere  et  in  ipso  fir- 
mari facere  ìpsura  fratrem  Liazarium  potuisse  soluisse  et  solutionera 
fecisse  sine  sui  preiudieio  et  gravamine  de  orani  peccunia  et  avere 
comunis  Bononie  que  fuit  penes  eum  quacumque  de  causa  lacobuzio 
Bonazunte  destinato  cum  litteris  comunis  Bononie  ad  Civitatem  Ve- 
rone, occasione  litterarum  interdictu  transmissarum  Comuni  Bononie 
a  quibusdam  abbatibus  de  civitate  Verone,  tres  libras  ben. ,  non  ob- 
stantibus  etc 

Item  placuit  toti  Conscilio  facto  partito  per  dictum  dominum 
capitaneum  de  sedendo  ad  levandum  quod  frater  Liazarius  de  Boclia- 
fogaciis  massarius  et  generalis  depositarius  Comunis  Bononie  potuerit 
soluisse  et  solutionem  fecisse  de  omni  avere  et  pecunia  Comunis  Bo- 
nonie que  fuit  penes  eum  quacumque  ratione  vel  causa  sine  sui 
preiudieio  vel  gravamine  lacobutio  Bonazunte  destinato  cum  litteris 
Comunis  Bononie  ad  Civitatem  Verone,  occasione  litterarum  interdicti 
transmissarum  Comuni  Bononie  a  quibusdam  abbatibus  de  Civitate 
Verone  tres  libras  bon. ,  non  obstantibus  etc. 

Archivio  di  Stato  di  Bologna  —  Archivio  del  Comune  —  Mi- 
scellanea Fragmentorum  Reformatìonum ,  voi.  II ,  e.  48-72  r°  e 
66-74  r°. 


UN  DOCUM.  INEDITO  DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI    125 


DOCUM.   IL 

Millesimo  Ducentesimo  Nonagesimo  quinto  Indictione  viij'\ 
In  Christi  nomine  *.  Die  dominico  sexto  Nouembris,  In  Terra 
Sermede  Insule  Reueris,  Mantuani  districtus,  sub  porticu  *  domus 
habitationis  Beneuenuti  quondam  Zanni,  presentibus  dicto  Beneuenuto; 
Nicholao  quondam  Blasii  qui  fuit  Paduane  diocesis;  Lonardo  quondam 
Bonauenture  qui  fuit  de  Venetiis,  liabitatoribus  diete  terre  Sermede; 
Andrea  quondam  Delaidi  et  Moreto  quondam  Ottolini  fabri  de  hosti- 
lia,  nautis;  dominis  domino  federico  monache  monasterii  sanctorum 
Nacarii  et  Gelsi  de  Verona;  Alticherio  indice  qui  fuit  de  Lacisio,  dio- 
cesis Veronensis;  ac  lacobo  Clerico  ecclesie  de  Bonefisio;  et  appolonio 
Clerico  ecclesie  Sancti  Laurentii  de  minerbio,  diocesis  Veronensis, 
testibus  rogatis  ^  Venerabilis  et  religiosus  vir  frater  Zamboninus, 
sanctorum  Nacarii  et  Celsi  de  Verona,  ordinis  sancti  Benedicti  mo- 
nasterii abbas,  Venerabilis  viri  domini  Ricardi  de  Ferentino,  Canonici 
Ecclesie  de  sancto  Andemai'o  Morinensis  diocesis,  domini  pape  Capei- 
lani  et  nuncii  specialis  subdelegatus  seu  subexecutor,  Cum  in  literis 
responsionis  facto  ad  quanda[m]  appellationem  que  dicebatur  inter- 
posita  per  quondam  nomine  Viuiauum,  qui  se  dicebat  sindicum  et 
procuratorem  potestatis  ,  Capitanei  ,  Ancianorum  et  Consulum  et 
Comunis  Bononie,  a  quibusdam  requisitionibus  monitionibus  preceptis 
et  sententiis,  quas  dictus  subdelegatus  seu  subexecutor  et  venerabilis 
et  religiosus  vir  frater  Thebaldus,  sancti  Firmi  minoris  de  Verona, 
ordinis  sancti  Benedicti  monasterii  abbas,  quondam  Collega  eius,  exé- 
quentes  mandatum  dicti  domini  Ricardi,  immo  potius  apostolicum,  et 
sequentes  opera  misericordie,  pietatis,  pacis  et  iusticie  et  delita  ma- 
nifesta publica  et  notoria  per  suprascriptos  potestatem  Capitaneum  An- 
tianos  Consilia  et  Comune  Bononie  et  Officiales  alios  per  quos  Ciuitas 
ipsa  regitur  comissa  centra  suos  Conciues  et  proximos  corrigere  in- 
tendentes,  et  ipsos  Bononienses  ad  pacem  et  concordiam  redducere 
cupientes  ut,  omnibus  guerris  discordiis  et  malis  uoluntatibus  resecatis 

'  Queste  tre  prime  parole  furono  aggiunte  sul  margine  dell'atto,  fuori 
di  riga.  La  punteggiatura  del  testo  fu  alquanto  ritoccata  e,  nel  rimanente, 
la  copia  è  del  tutto  diplomatica. 

2  In  origine  porticus,  ma  l'ultima  lettera  fu  espunta. 


126  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

siue  effugatis,  in  pace  possent  uiiiere  et  quiete;  Eisdem  potestati  Ca- 
pitaneo  Aatianis  Consiliis  et  Comuni  Bononie  et  ofBcialibus  aliis  per 
quos  Civltas  ipsa  regitur  fecerunt  per  suas  litteras  speciales,  literis 
utique  responsionis  per  ipsos  fratrem  Zamboninum  et  fratrera  The- 
baldura  directis  predictis  potestati  Capitaneo  Ancianis  Consiliis  et  Co- 
muni Bononie  et  officialibus  aliis  per  quos  Ciuitas  ipsa  regitur,  regi- 
stratis  per  Bouauenturam  domini  lonasii  de  saneto  Benedicto  nota- 
rium,  Die  lune  xxiiij"  Octubris  anno  domini  infrascripto  et  appositis 
per  eorum  nuncium  specialem  iuratum  Die  Veneris  xxviiij"  Octubris 
proxime  preterita  Comunis  palacii  ueteris  Bononie  portis,  et  in  aliis 
tribus  locis  patentibus,  obtulisset  una  cum  predicto  quondam  Collega 
suo  ad  habundantem  cautelam  se  paratum  exhibere  alicui,  quera  pre- 
dictorum  potestatis  Capitane!,  Ancianorum,  Consilii  et  Oflìcialium  et 
Comunis  Bononie  legitimum  procuratorem  et  sindicum  esse  constaret, 
copias  rescripti  apostolici  eidem  domino  Rieardo  directi  et  literarum 
ipsius  domini  Ricardi  ad  ipsos  abbates  super  subdelegatione  seu  subexe- 
cutione  negotii  capitaneorum  Vniversitatis  et  hominum  partis  Lam- 
bertaciorum  de  bononia  in  terra  Sermede,  Insule  Reueris  Mantuani 
districtus,  non  multum  distanti  a  terra  Bondeni  ferrariensis  districtus, 
vel  alibi  ubicumque  essent,  si  requisiti  forent  decima  die  post  affi- 
xionem  seu  appensionem  Appositionem  uel  locationem  seu  noticiam 
dictarum  literarum,  quamquam  ipsi  subdelegati  seu  subexecutores 
predictorum  rescripti  et  literarum  copias  Eis  alias  suas  literas  misis- 
sent  insertas.  Frater  utique  Zamboninus  predictus,  in  quo  solo  re- 
mansit  auctoritas  executionis  residue  mandati  dicti  domini  Ricardi, 
fratre  Philippino  de  Vercellis  predicatorum  ordinis  Conventus  Verone 
priore  et  fratre  Thebaldo  predicto  quondam  Collegis  suis  ab  ipsa 
executione  altero  per  publicum  instrumentum  altero  per  speciales  li- 
teras ex  causis  legitimis  excusatis,  se  personaliter  contulit  et  applicuit 
ad  teri^am  Sermede  predictam,  circa  horam  sero.  Et  nomine  ibidem 
reperto  prò  predictis  potestate  Capitaneo  Ancianis  Consiliis  Officialibus 
et  Comuni  Bononie,  publice  protestatus  fuit  et  obtulit  se  paratum 
offerre  predictas  Copias  scriptas  per  Bonauenturam  pi'edictum  et  per 
me  Quintanum  notarium,  et  copias  omnium  scripturarum  et  proces- 
suum  ibidem  ostensarum  et  productarum  otferre  utique  aliciii,  quem 
predictorum  legitimum  procuratorem  et  sindicum  esse  constet,  nec 
per  eum  stare  quo  minus  offerret  eas. 


UN  DOCUM.  INEDITO  DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI  127 

Et  mane,  die  lune  sequentis  diei  utique  termini  predicti,  in  dieta 
terra  Sermede,  in  domo  Bonacoate  quondam  Perecini  de  dieta  terra, 
presente  dicto  *  Bonaconta,  Francissco  de  magistra,  Antonio  fratre 
suprascripti  Bonaconte,  Siloto  quondam  Bonnaini  (?)  de  dieta  terra 
Sermede,  Artusio  quondam  Vberti  de  Artusino  de  ferraria,  Rubeo 
fìlio  domini  Antonii  borsarii  de  Mantua,  domino  Federico  Monacho 
Monasterii  Sanetorum  Nacarii  et  Gelsi  predicti,  ac  domino  Alticherio 
indice  qui  fuit  de  lacisio;  Et  eiusdem  idei  bora  torcia,  in  Ecclesia 
sancti  Petri  de  dieta  terra,  presentibus  domino  Nicholao  de  Vicedo- 
minis  de  Mantua,  Beneuenuto  predicto,  Moreto  quondam  Bernardini 
ac  Verdo  quondam  Constantini  de  terra  Sermede,  ac  predictis  dominis 
federico  et  Alticherio;  Et  eiusdem  diei  bora  nona  sub  porticu  pre- 
dicti Beneuenuti,  presentibus  predictis  dominis  Alticherio ,  dompno 
Federico,  Beneuenuto  predicto,  Benedicto  de  massa  superiori,  domino 
antonio  de  baronis,  primo  quondam  Pereoni,  magistro  Vgolino  fabro, 
Bonaconta  predicto,  Arduino  ac  Antonio  filiis  ser  lacobini  de  dieta 
Terra  Sermede;  Et  eiusdem  diei  bora  vespertina  usque  ad  sero,  pre- 
sentibus domiuico  quondam  domini  Alberti  de  mantua,  Beneuenuto 
predicto,  Antonio  fratre  dicti  Bonaconte,  Thomanella  quondam  pe- 
tricanni  de  Guia,  Thomaxio  quondam  Martini  de  Gaiba  ^  francissco 
predicto  ac  predictis  dominis  Alticherio  indice,  domino  federico,  la- 
cobo  Clerico  et  Apolonio; 

Et  mane,  die  martis  immediate  sequentis,  presentibus  domino 
Marcho  de  mordendis  mercatore  de  forliuio,  Beneuenuto,  Zonta  et 
francissco,  omnibus  de  Sermeda  predictis,  ac  predictis  domino  Alti- 
cherio iudice,  domino  f[ederico]  ^,  lacobo  et  Polonio  Clericis  pre- 
dictis; dictus  Subdelegatus  seu  subexecutor  prò  tribunali  sedens  et 
expectans,  nemine  prò  predictis  potestate  Capitaneo,  Ancianis,  Con- 
siliis,  officialibus  et  Comuni  Bononie  se  presentante,  publice  protesta- 
tus  fuit  et  obtulit  se  paratum  offerre  ipsas  copias  Rescripti  aposto- 
lici et  literarum  domini  Rizardi  et  omnium  scripturavum  et  proces- 
suum,  siquis  predictorum  legitimus  procurator  et  siudicus  appareat 
coram  eo.  Nec  per  eum   stare    quo  minus    offerat    copias  supradictas 

'  Carta  231  /•. 

*  Molto  incerta  la  parte  mediana  di  questa  parola,  per  essere  su  can- 
cellatura. 

^  Il  testo:  domino  /'.  lacobo...  ecc. 


128      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

ibidem  productas,  peractas  et  ostensas.  Et  eisdem  diebus  in  singulis 
horis  supi-asci'iptis  et  eisdem  testibus  presentibus  coram  Subdelegato 
seu  Subexecutore  predicto,  Minus  de  Mapheis  notarius  de  Bouonia, 
sindicus  et  procurato!'  et  sindicario  et  procuratorio  nomine  Capita- 
neorum  Vniversitatis  et  Iiominum  partis  lambertaciorum  de  Bononia, 
conturaatiam  predictorum  potestatis  Capitanei  Ancianorum  Consilio- 
rum  aliorum  officialium  et  Comunis  Bononie  per  se  uel  per  alium 
non  comparenti um  accusauit.  Et  insuper  eadem  die  Martis,  dictam 
diem  lune  proxime  socuta,  jn  mane,  presentibus  predictis,  dictus  sub- 
delegatus  seu  subxecutor  prò  tribunali  sedens  et  per  horam  expe- 
ctans,  nomine  prò  predictis  potcstate  Capitaneo  Ancianis  Consiliis  of- 
ficialibus  et  Comuni  Bononie  comparente  uel  se  presentante,  protestatus 
fuit  et  obtulit  in  omnibus  et  per  omnia  ut  supra.  Et  predictos  pote- 
statem  Capitan  *.  Ancianos  Consilia  et  Comune  Bononie  et  ofRciales 
alios  per  quos  Ciuitas  ispa  regitur  sententialiter  in  hiis  scriptis  contu- 
maces  pronuntiauit  Et  ipsos  tanquam  contemptores  Contraditores  et 
rebelles  mandati  dicti  domini  Ricardi  ac  sui,  immo  pocius  apostolici, 
aspernatores  pacis  et  sue  salutis  immemores  declarauit  et  senten- 
tiauit  dictas  penas  excomunicationis  ipsos  ofBciales  interdicti  Comune 
et  xx.""  marcarum  de  argento  suis  et  fratris  Thebaldi  quondam 
Colege  sui  scriptis  sententialiter  latas  in  eos,  ipso  facto,  eorum  fri- 
uolis  appellationibus  que  Interposite  dicuntur  nequaquam  obstantibus 
incurrisse:  et  eos  excomunicatos,  interdictos  et  predicte  pene  pecu- 
niarie subiectos  publice  [projnunciauit  Et  eos  mandauit  ab  omnibus, 
usque  ad  satisfacionem  condignam,  arcius  uitari. 

Archivio  del  Comune  di  Verona  —  Istromenti  di  Santa  Maina 
in  Organo,  Voi.  I,  e.  230  v«,  e  231  r°. 

DOCUM.  III. 

Die  undecime  novembris  [1295] 
Consilium  populi  et  masse  populi  etc. 

[Item  quid  pjlacet  Conscilio  et  masse  populi  providere  super  infra- 
scripta  petitione  cuius  petitionis  tener  [talis    est]  :    quid    placet   con- 

'  II  testo  Capitaneu  con  le  due  ultime  lettere  espunte. 


UN  DOCUM.  INEDITO  DELLE  LOTTE  TRA  LAMBERTAZZI  E  GEREMEI    129 

scilio  cum  hoc  sit  quod  quidam  nomine  d.  Rizardus  de  [Ferentino 
iudex]  et  assessor  sancti  patris  domini  Bonifacii  sacrosancte  romane 
ecclesie  pape  iudicem  delegatum  ....  Zamboninus  et  Thebaldus  mo- 
nasterii  sanctorum  Nazarij  et  Gelsi  qui  dictum  ....  asserunt  sub- 
deleg-atos  in  dominos  potestatem,  capitaneum,  anzianos  et  consules, 
consiliarios  ....  civitatis  Bononie  excomunicationis  et  interdicti  sen- 
tentias  fulminassent,  ut  ad  certum  terminum  iam  [transactum  Lam- 
berjtacios  et  partem  Lambertaciorum  civitatis  Bononie  reduxissent  Bo- 
nonie et  restituissent  plenarie  ....  de  bonis  captis  et  si  quas  haberent 
de  dieta  pai'te  libere  relaxando  et  hoc  pretextu  ....  a  domino 
Guidone  de  Montefeltro,  suo  nomine  et  sequacium  et  complicium 
eius.  Et  ...  .  reverendo  viro  domino  archipresbitero  canonico  et 
capitalo  maioris  ecclesie  Bononie  [campanis]  pulsantibus  candelis  a  ac- 
censis  ....  diebus  dominicis  et  festivis  in  ipsa  malori  [ecclesia, 
astante]  populo  deberent  prefactas  sententias  publicare  et  executioni 
mandare  per  se  et  clerum  ....  predictas  constat  ex  pluribus  literis 
ad  prefactos  d.  archipresbiterum,  canonicos  et  capitulum  ....  con- 
siliarios civitatis  et  Comune  Bononie  directis,  licet  latenter  et  clan- 
destine. Et  predicti  domini  archipresbiter,  canonici  et  capitulum  et 
clerum  Bononie,  comunicato  super  hoc  prudentum  virorum  [consilio] 
predictas  sententias  et  mandata  eis  super  lioc  tradita  noluerint 
observare  nec  observari  facere  tamquam  iniuste  et  contra  formam 
iuris  prolatas;  quod,  si  contingat  aliquo  tempore  prenominatos  do- 
minos archipresbiterum  canonicos  et  capitulum  et  clerum  Bononie  vel 
aliquem  eorum  per  aliquem  vel  aliquos  mollestari  dapnifìcari  vel  in- 
quietai ob  premissa  vel  [in]  romana  curia  vel  alibi,  quod  expensis 
et  laboribus  Comunis  Bononie  debeant  conservar!  indempnes,  non 
obstantibus  aliquibus  statutis,  reformationibus  seu  provissionibus  Co- 
munis et  populi  Bononie  etc 

Iltem  placuit]  quasi  toti  Consilio,  facto  partito  de  sedendo  ad  levan- 
dura  per  dictum  capitaneum,  et  postea  ad  [scuptinium  cum]  fabis 
albis  et  nigris  datis  hominibus  dicti  Conscilii  per  bannitores  et  nuncios 
populi  Bononie  et  [restitutis]  ab  eis  fratribus  sancti  lacobi  strate  sancti 
Donati,  placuit  poneutibus  fabas  albas,  qui  fuerunt  [numerol  trecenti 
decem,  quod  petitio  in  qua  fit  mentio  de  interdicto  et  excomunica- 
tione  «  quid   placeat    Conseilio  [cum    hoc  sit  quod  quidam]  d.  Rizar- 

9 


130  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

dus  »  etc,  sit  fìi-ma,  valeat  et  teneat  et  in  omnibus  suis  partibus 
effectui  demandetur  [prout  scripta]  est  et  scripta  fuit  ia  presenti  Consci- 
lio,  non  obstantibus  aliquibus  statutis,  ordinamentis  et  reforiiiationibus 
Comiinis    populi    [Bononie.    Illi    vero]  qui  posuerunt    fabas    nigras  in 

contrarium  quibus  dispicuerunt  (sz'c)  predicta  fuerunt  numero  decem 

[numeratas  per]  duos  ex  Anzianis  et  consulibus  populi  Bononie  in 
presentia  dicti  Conscilij. 

Archivio  di    Stato  di  Bologna  —  Archivio    del    Comune  —  Mi- 
scellanea Fragmentoriim  Reformationum,  Yol.  I,  e.  11  v''  e  13  v'^. 


ATTI 


R.  DEPUTAZIONE   DI   STORIA   PATRIA 

PER   LE   PROVINCIE  DI   ROMAGNA. 


Anno  accademico   1895-96 


Tornata  I  —  15  dicembre  1895. 

Un  argomento  affatto  nuovo  e  di  vivo  interesse,  quale  è  quello 
Della  Pianta  dì  Bologna  dijìmta  nel  Vaticano,  e  di  altre  piante  e 
vedute  di  questa  città,  dà  cagione  al  Socio  effettivo  dott.  G.  B.  Co- 
melli  di  intrattenere  la  Deputazione,  alternando  alla  lettura  la  dimo- 
strazione e  le  osservazioni  su  molti  esemplari  di  piante  topografiche 
bolognesi,  fornite  dalle  nostre  Biblioteche  e  dall'Archivio  di  Stato. 

Quella  di  grandi  dimensioni  del  1575,  che  Gregorio  XIII,  appena 
salito  al  trono  pontificio,  a  soddisfazione  dell'  affetto  vivissimo  per  la 
sua  città  natale,  volle  dipinta  in  Vaticano  nella  parete  della  sala  che 
ospita  la  Trasfigurazione  di  Raffaello,  è  ampiamente  illustrata  sotto 
ogni  aspetto  dal  disserente  ;  che,  dopo  aver  menzionati  gli  artisti  che 
allora  lavoravano  in  Vaticano ,  ricorda  come  una  vecchia  pianta  di 
Bologna  fosse  conservata  a  quei  tempi  nella  sacristia  della  nostra 
Cattedrale,  e  come  T  architetto  di  questa  chiesa  Domenico  Tibaldi  ne 
inviasse  a  Roma  il  disegno.  Dimostra  poi  che  il  disegno  fu  riman- 
dato a  Bologna  per  esser  corretto  da  Scipione  Dattili,  architetto  del 
Senato,  e  cosi  fatta  poi  dipingere  la  pianta  in  Vaticano  a  Giovanni 
Alberti  da  Borgo  S.  Sepolcro,  sotto  la  sorveglianza  del  pittor  bolo- 
gnese Lorenzino  Sabbattini.  Su  questa  pianta,  di  cui  si  dà  un'accu- 
rata descrizione,  rileva  il  dott.  Comelli,  con  apportuni  richiami  sto- 
rici, i  più  notevoli  particolari  topografici  che  caratterizzavano  la  città 
antica  avanti  quei  progressivi  mutamenti  edilizii  che  si  iniziarono 
dal  secolo  XVII. 


132  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Nella  medesima  sala  del  Vaticano  fu  altresì  dipinta,  sull'intero 
spazio  delle  due  pareti  laterali,  tutto  il  territorio  bolognese;  ma  per 
esserne  la  pittura  in  vari  punti  sbiadita  e  per  altre  ragioni,  fu  rico- 
perta colla  tapezzeria  nel  1885,  quando  le  tre  pitture  a  caso  torna- 
rono alla  luce. 

Dopo  quella  più  antica  pianta  della  citta,  enumera  e  descrive  le 
altre,  indicando  di  ciascuna  l'origine  e  la  maggiore  o  minore  esat- 
tezza rapporto  i  tempi,  e  con  dati  topografici  stabilisce  assai  appros- 
simativamente gli  anni  dei  singoli  disegni,  dividendo  le  piante  in  tre 
serie. 

Una  prima  serie  dei  secoli  XVI  e  XVII  proviene  principalmente 
dagli  antichi  disegni  del  Tibaldi  e  comprende  le  piante  di  Agostino 
Caracci,  di  cui  ha  l' unico  esemplare  noto  la  nostra  Accademia  di 
Belle iVrti:  quelle  del  Fiorimi,  del  Bruin  e  del  Braun,  di  Matteo  Barboni, 
del  Blaeu,  del  Mitelli  e  del  De  Gnudi. 

Una  seconda  serie  s' inizia  e  trae  origine  dalla  pianta  dei  periti 
Monari  e  Laghi,  ricavata  da  una  misura  generale  della  città,  più 
volte  riprodotta  e  rimpicciolita  per  tutto  lo  scorso  secolo. 

Ad  una  terza  serie  serve  di  prototipo  la  pianta  catastale  for- 
mata per  decreto  del  Regno  italico  nel  1807,  compiuta  nel  1814,  e  della 
quale  si  fecero  molte  riduzioni  sino  ai  di  nostri. 

Oltre  che  delle  piante  è  fatta  menzione,  a  suo  luogo,  delle  ve- 
dute di  Bologna;  e  prima  fra  esse,  per  antichità  è  quella  nell'affre- 
sco della  Vergine  detta  del  Terremoto^  entro  1'  antica  Cappella  degli 
Anziani  nel  palazzo  comunale. 

Alla  Memoria  va  aggiunto  il  catalogo  bibliografico  delle  Piante 
e  vedute  della  città  di  Bologna. 


Tornata  II   —  29  dicembre  1895 

In  seguito  alle  notevoli  scoperte  di  ruderi  dell'  antico  ponte 
romano,  tornati  in  luce  nelF  alveo  del  Reno  nell'  ultimo  biennio,  il 
Socio  effettivo  prof.  cav.  Edoardo  Brizio  presenta  e  legge  una  sua 
prima  relazione,  che  s' inizia  dal  ritrovamento  dei  massi  cuneiformi 
di  marmo  veronese  e  di  macigno,  usciti  nel  1845  di  presso  la  sponda 
destra  del  fiume    a  130  m.    più  a  valle    del  Ponte  Lungo    di  allora; 


ATTI  133 

i  quali  dal  cav.  Luigi  Frati  furono  riferiti  ad  un'arcata  del  ponte, 
romano,  giudicata  di  m.  10,60  di  larghezza. 

Sono  circa  200  i  blocchi,  parte  di  macifno  e  parte  di  calcare 
che  neir  ottobre  del  1894  e  nei  mesi  da  maggio  ad  ottobre  del  1895 
si  scoprirono  quasi  in  mezzo  all'  alveo  del  Reno  a  valle  del  Ponte 
Lungo,  presso  che  tutti  in  forma  di  parallelepipedi,  più  una  quaran- 
tina di  cippi  con  iscrizioni  sepolcrali,  nessuno  cuneiforme,  tra  loro 
generalmente  riuniti  da  grosso  strato  di  calce  e  da  grappe  di  ferro, 
e  costituenti  così  un  muro  della  lunghezza,  già  scoperta,  di  oltre  40 
ra.,  e  del  quale  restava  ancora  in  piedi  la  testata  verso  il  mezzo 
dell'  alveo. 

Il  prof.  Brizio,  confrontando  la  costruzione  di  questo  muro  con 
altro  simile,  scoperto  nel  1888  pochi  metri  a  monte  del  ponte  ro- 
mano sul  Sillaro  presso  Castel  S.  Pietro,  lo  giudica  un  repellente  o 
]3enneUo,  innalzato  in  tarda  epoca,  per  deviare  la  corrente,  coi  bloc- 
chi tolti  ai  monumenti  sepolcrali  romani  che  giacevano  sulla  via  E- 
milia;  il  che  induceva  a  supporre  dovere  anche  nel  Reno  esistere  il 
muro  poco  lungi  dal  ponte,  del  quale  di  fatti  scoprironsi  il  parapetto 
a  valle,  poi  quello  a  monte,  essendosene  notate  le  sommità  affiorenti 
sopra  il  letto  attuale  del  fiume. 

11  parapetto  a  valle  si  trovò  più  conservato,  lavorato  a  calce- 
struzzo, con  cortina  a  mattoni  triangolari,  rafforzato  tratto  tratto 
da  piloni,  ornato  da  due  bellissime  fascio  o  riseghe;  e  poiché  era 
a  130  metri  dal  limite  del  Ponte  Lungo  anteriore  al  1880,  così  sor- 
geva sulla  stessa  linea  ove  nel  1845  s' erano  trovati  i  massi  descritti 
dal  cav.  Frati.  11  parapetto  a  monte,  più  esposto  alla  secolare  cor- 
rosione della  corrente,  conservava  soltanto  il  calcestruzzo  interno  e 
qualche  nucleo  di  piloni;  e  potè  fortunatamente  rinvenirsi  anche  il 
frammento  di  uno  di  questi,  col  suo  bel  rivestimento  a  mattoni  trian- 
golari, uguali  a  quelli  dei  piloni  del  parapetto  a  valle. 

L'  egregio  nostro  Socio  fa  notare  la  importanza  di  questo  fram- 
mento, dal  quale  si  deduce  che  quando  il  ponte  ruinò,  il  letto  del 
Reno  sottostava  di  sei  metri  al  presente;  e  per  conseguenza,  se  i 
muri  scoperti  affioravano  ancora  in  alcuni  punti  sul  letto  attuale, 
essi  dovevano  formare  la  parte  superiore  del  ponte,  cioè  i  due  pa- 
rapetti; e  la  loro  distanza,  constatata  di  metri  11,50,  doveva  costi- 
tuire la  larghezza  della  strada  che  passava  sul  ponte,  comprese  le  due 


134  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

crepidini  e  la  carreggiata;  larghezza  che  non  si  stimerà  esagerata, 
data  la  lunghezza  di  metri  200,  e  confrontata  con  quella  del  ponte 
Elio  di  Roma,  largo  metri  10,95,  sebbene  di  un  terzo  più  breve  del 
nostro.  Della  carreggiata  avanzano  diciassette  poligoni  di  trachite, 
r  uno  air  altro  contigui,  con  profondi  solchi  delle  ruote. 

La  diversità  di  costruzione  fra  i  ruderi  scoperti  nel  1895  e  i 
massi  estratti  nel  1845,  deve,  secondo  il  prof.  Brizio,  indicare  che, 
ruinato  il  primo  ponte  due  o  tre  secoli  dopo  la  sua  costruzione  per 
qualcuna  di  quelle  piene  del  Reno  cui  vedemmo  di  corto  non  resi- 
stere ponti  moderni  saldissimi,  esso  fu  rifatto  in  muratura  col  siste- 
ma, prevalente  nel  terzo  secolo  dell'  Impero,  del  calcestruzzo  rivestito 
di  mattoni  triangolari.  E  allora  dovettero  utilizzarsi  le  arcate  del 
ponte  primitivo,  che,  per  la  prossimità  alla  sponda,  come  queste 
presso  r  argine  destro,  eran  rimaste  più  salde,  e  che  poi  col  tempo, 
dovettero  interrarsi,  quali  ora  le  tre  prime  arcate  del  Ponte  Lungo. 

Gli  scavi  saranno  ripresi  nel  prossimo  estate  per  ricuperare  al- 
tre iscrizioni  sepolcrali  e  per  chiarire  alcune  particolarità  del  ponte, 
che  ancora  non  si  poterono  determinare. 

Carlo  Malagola,  Segretario. 


NOTIZIE   E   DOCUMENTI 

PER  SERVIRE  ALLA  STORLA  DELLE  RELAZIONI 


DI 


GENOVA  CON   BOLOGNA 


PREFAZIONE 

Il  titolo  dice  quanto  sia  modesto  il  lavoro.  Fu  mio  inten- 
dimento riunire  e  coordinare  le  notizie  e  documenti,  interessanti 
le  relazioni  di  Genova  con  Bologna,  preparando,  in  tal  modo, 
una  parte  del  materiale  necessario  a  chi  volesse  accingersi  ad 
opera  di  maggior  lena  e  di  ben  altro  rilievo. 

In  ordine  ai  documenti,  pubblicati  nell'  appendice,  la  maggior 
parte  riflette  le  relazioni  fra  i  due  comuni,  alcuni  però  riguar- 
dano il  luogo  di  Pornassio  e  le  Viozenne  ed  altri  le  relazioni 
di  Genova  con  Savoia;  ho  creduto  rendere  di  pubblica  ragione 
anche  quest'  ultimi,  a  complemento  dell'  opera.  Quelli  che  io 
stesso  ho  desunto  dagli  originali,  furono  trascritti  fedelmente, 
gli  altri,  che  ho  avuto  in  copia,  ho  dovuto  trascriverli  quali  mi 
furono  rimessi,  sebbene  a  priori,  si  possa  arguire,  che,  l' orto- 
grafia, non  è  conforme  all'  originale.  Tutto  ciò  ho  accennato  per 
evitare  almeno  uno,  dei  tanti  appunti,  che  si  potranno  fare  al 
mio  lavoro. 

Debbo  poi  rendere  pubbliche  grazie  al  chiarissimo  comm. 
Malagola  che,  durante  la  mia  permanenza  nell'  archivio  di  Stato 
in  Bologna,  mi  colmò  di  cortesie  e  successivamente,  con  gen- 
tilezza veramente  squisita,  mi  favorì  schiarimenti  e  dissipò  molti 

10 


13G  II.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

miei  dubbi,  ed  agli  egregi  signori  barone  Antonio  Manno  di 
Torino,  cav.  Ugo  Assereto  ed  Arturo  Ferretto  di  Genova,  per 
le  notizie  che  cortesemente,  mi  hanno  voluto  favorire. 

CAPITOLO  PRIMO 

Relazioni  politiche  fra  i  due  comuni. 

Sino  da  antichissimi  tempi,  ebbero  i  Genovesi  cura  specia- 
lissima di  stringere  relazioni  cogli  altri  popoli  e  comuni  d'Italia; 
non  solo  colle  città  marittime,  ma  eziandio  con  molte  altre  del- 
l'Italia  settentrionale  e  centrale.  Ciò  è  provato  dalle  antiche 
convenzioni,  stipulate  dal  comune  di  Genova  coi  Fiorentini, 
Lucchesi,  Alessandrini,  Astigiani,  Piacentini,  Senesi,  Cremonesi, 
coi  conti  di  Savoia  e  con  molti  altri  comuni  e  feudatari.  La 
Lombardia,  il  Piemonte,  il  Monferrato,  la  Savoia  erano  conti- 
nuamente frequentate  dai  Genovesi,  i  quali,  per  quelle  vie,  por- 
tavano le  loro  merci  in  Svizzera,  nell' Allemagna  ed  in  Francia. 
Asti,  Tortona  e  Piacenza  erano  forse  i  luoghi  di  centro  e  di 
emporio  ^  Dopoché  cominciarono  le  dissensioni  fra  Genova  e 
Venezia,  supremo  intendimento  dei  Genovesi  fu  di  tenersi  aperto 
il  commercio  col  inare  Adriatico  e  coi  popoli  dell'  Italia  centrale, 
affinchè,  con  totale  loro  danno,  non  venisse  completamente  assor- 
bito dall'  odiata  rivale.  Conchiusero  perciò  convenzioni  con  Bari 
e  con  Ancona,  sbocco,  se  non  unico,  certo  il  più  importante 
dell'Emilia,  delle  Romagne  e  delle  Marche.  Al  commercio  ter- 
restre, con  quelle  regioni,  provvidero  con  appositi  contratti, 
conchiusi  colla  città  di  Piacenza,  per  effetto  dei  quali,  le  merci, 
provenienti  dall'  Emilia  e  dalla  Romagna,  giungevano  a  Genova, 
per  mezzo  della  strada  in  Val  di  Trebbia.  Bologna,  centro  di 
tanta  importanza,  non  doveva  tardar  molto  a  stringere  relazioni 
con  Genova;  ne  sono  eloquente  testimonio  le  antiche  conven- 
zioni fra  i  due  comuni,  accennate  in  altre  scritture  più  recenti, 
e  delle  quali,  pur  troppo,  non  ci  rimane    che   la  memoria  ed  il 

^  Canale,  Storia  civile,  commerciale  e  letteraria  dei  Genovesi,  Voi.  3." 
pag.  119  e  seg.,  Genova,  Groudona,  1846. 


JSOT.    E    DOC.    DELLE    RELAZIONI    DI    GENOVA    CON    BOLOGNA       137 

desiderio.  In  conseguenza  di  questi  reciproci  accordi,  si  videro 
i  mercanti  delle  due  città  accorrere,  per  ragione  di  traffici  rispet- 
tivamente a  Genova  e  a  Bologna;  nei  rogiti  dei  notari  geno- 
vesi s' incontrano,  ben  di  frequente,  nomi  di  illustri  cittadini  bolo- 
gnesi, dimoranti  in  Genova,  fra  i  quali  sono  ricordati  Giovanni 
Pepoli  e  il  figlio  Opizzone  ^  Barnaba  Popoli  ^,  Castellano  Goz- 
zadini  quondam  Nani  ^  Alberto  Guascone  ^,  che  fu  console  dei 
mercanti  bolognesi  in  Genova  verso  il  1220,  Tommaso  Gozza- 
dini  ^,  Ugolino  Marsilio  *',  Bartolomeo  Picigotti,  procuratore, 
nel  1353,  di  un  tal  Verdina  del  fu  Ricobone  di  Vernazza,  Lo- 
disio  Galluzzi,  Alberto  Carbonesi  ospite,  nel  1415,  di  Gotifredo 
Gentile  "',  e  molti  altri  dei  quali  si  farà  menzione  nel  corso  del- 
l' opera.  Le  nun}erose  elezioni  di  cittadini  bolognesi  in  podestà 
di  Genova  contribuirono  potentemente  a  stringere  i  legami  fra 
i  due  popoli.  Sino  dall'  anno  1218,  era  stato  eletto  a  tale  carica 
Rambertino  di  Guidone  di  Bovarello  bolognese,  che  fu  ricon- 
fermato nel  1220,  segno  chiarissimo  della  stima  generale  pro- 
cacciatasi, col  suo  buon  governo,  in  una  città,  per  umore  e 
spirito  di  parte,  tanto  instabile.  Rifulse  il  suo  ardimento  nell'oc- 
casione in  cui  chiese,  all'imperatore  Federico  II,  la  conferma 
dei  privilegi  che  avevano  i  Genovesi  nel  regno  delle  due  Sici- 
lie ^.  Dopo  vari  anni,  ricorsero  i  Genovesi  nuovamente  a  Bolo- 
gna e,  nel  1224,  nominarono  podestà  Ansaldo  o  Andalò  e  a  lui, 
scaduto  d'  ufficio,  sostituirono,  nell'  anno  seguente,  il  figlio  Bran- 
caleone,  il  quale  mori  in  Gavi,  mentre  viva  ferveva  la  guerra 
fra  i  Genovesi  e  Astigiani  da  una  parte  e  Tortonesi  ed  Ales- 
sandrini dall'  altra.  Gli  fu,  in  quello  stesso  anno,  dato  per  suc- 


'  Archivio  di  Stato  in  Genova,  Richeri,  Fog.    20  e.  5. 

2  id.  id.        id.     67  e.  7. 

3  id.  id.  id.  29  e.  8. 
<  id.  id.  id.  38  e.  5. 
s                        id.                               id.        id.   110  e.  8. 

6  id.  id.        id.     99  e.  6. 

7  id.  id.  id.  99  e.  1  e,  filze  Notari 
ignoti  a."  120  —  Not.  Corrado  de  Turre  1372  e  Not.  Lombardo  di  S.  Ste- 
fano, filza  2.^ 

^  Sa  VIOLI,  Annali  Bolognesi,  ad  annwn,  Bassano    1895. 


138  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cessore  un  suo  concittadino  nella  persona  di  Ugolino  di  Ma- 
donna',  il  quale  «i  condusse  nell'arduo  ufficio  egregiamente. 
In  quel  tempo  era  giudice  in  Genova  Ugolino  di  Bologna.  Fer- 
vendo la  guerra  contro  Tortona  ed  Alessandria,  s' interpose 
r  imperatore,  il  quale,  per  indurre  i  Genovesi  alla  pace,  inviò 
appositamente,  a  Genova,  il  vescovo  d'Imola,  Ma  la  pace  non 
poteva  effettuarsi  senza  il  consenso  degli  Astigiani  perciò  fu  loro 
mandato,  quale  ambasciatore  il  giudice  Ugolino,  che  esaurì  con 
commendevole  sollecitudine  e  precisione  l' incarico,  tanto  da  me- 
ritare il  plauso  dei  rettori  del  comune  ^.  Né  fu  da  meno  Gia- 
como di  Balduino,  altro  bolognese,  eletto  podestà  di  Genova, 
nell'anno  1229.  Gli  annali  genovesi  ricordano  lo  zelo  grandissimo 
da  lui  messo  nel  disimpegno  delle  sue  funzioni.  Il  Giustiniani  ^ 
cosi  ne  parla:  «  questo  podestà  fu  molto  diligente  e  sollecito 
in  le  cose  della  Repubblica  in  tanto  che  ab-una  volta  tirava  i 
consigli  tanto  lungi  che  digiunava  egli  volontariamente,  e  faceva 
digiunare  i  cittadini  contra  loro  volontà  insino  alla  notte  ».  Dopo 
di  lui  furono  eletti  successivamente  Pietro  di  Andalò  nel  1235, 
Rambertino  di  Bovarello  nel  1248,  Alberto  Malavolta  nel  1249, 
rieletto  nel  1257.  Però,  nei  primi  giorni  del  suo  reggimento, 
una  di  quelle  sommosse  popolari,  cosi  frequenti  nella  storia  del 
popolo  genovese,  mutò  il  governo  della  repubblica  e  fu  eletto 
Guglielmo  Boccanegra,  capitano  del  popolo  ;  per  cui  il  Malavolta 
non  volle  continuare  nell'  uffizio  e  ritornò  a  Bologna.  Malgrado 
ciò,  non  venne  meno  in  lui  1'  antica  affezione  che  lo  legava  ai 
Genovesi,  ai  quali  non  tralasciò  di  prestare  i  suoi  buoni  uffizi, 
nella  grave  contesa  che,  da  molto  tempo,  si  dibatteva  fra  essi 
ed  i  Pisani.  Avevano  questi  occupato  e  distrutto  il  luogo  di 
Santa  Gilia  in  Sardegna  e  sue  pertinenze,  vendendone  la  mag- 
gior parte  degli  uomini,  gli  altri  riducendo  in  schiavitù.  Per 
mediazione  di  papa  Alessandro  IV,  il  quale,  avendo  molto  a 
cuore  gli  affari  di  Terrasanta,  voleva  metter  pace  fra  i  poten- 
tati cristiani,  fecero  tregua  coi  Genovesi. 

'   Cosi  lo  chiamano  gli  scrittori  genovesi,  ma  il  suo  vero  noaie  è  Ugo- 
lino (li  Dania. 

2  Archivio  di  Stato  in  Genova,  op.  cit.,  Fol.  e.  7. 

3  Annali  di  Genova,  Voi.  I,  ad  annum.  Genova,   1844. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   139 

I  Pisani  poco  si  curarono  di  adempierne  i  patti,  tanto  che  il 
pontefice,  con  breve  del  5  dicembre  dell'  anno  1257,  ordinò  all'aba- 
te di  S.  Stefano,  al  priore  dei  Predicatori  di  Genova  e  ad  Azzo- 
lino,  canonico  della  cattedrale  di  Bologna,  di  richiamare  i  Pisani 
all'  osservanza  di  quanto  era  stato  stabilito  nella  tregua,  sotto 
pena  di  scomunica  ^  Ricorsero  perciò  i  Genovesi  all'  opera  del 
Malavolta  affinchè  sollecitasse  1'  Azzolino  a  recarsi  a  Genova,  per 
procedere,  in  unione  agli  altri  due  commissari,  al  sollecito  di- 
sbrigo dell'  incarico  loro  affidato.  Felice  esito  sortì  la  pratica, 
venne  Azzolino  a  Genova  e  fu  ordinato  ai  Pisani  di  restituire 
la  terra  di  S.  Gilia,  colle  sue  pertinenze;  di  riscattare  gli  uo- 
mini venduti  e  restituire  in  libertà  i  captivi ,  entro  un  termine 
perentorio,  sotto  pena  di  scomunica.  Dopo  del  Malavolta,  copri 
la  carica  di  podestà  in  Genova,  nell'  anno  1263,  un  bolognese, 
Leazaro  Leazeri,  che  ebbe  per  collega  nell'ufficio  il  figlio  Gucio. 
L'  anno  1265  vide  molti  cittadini  bolognesi  cacciati  in  esiglio  e 
raminghi  per  le  città  italiane;  non  pochi  di  essi  cercarono  rifu- 
gio in  Genova  e  nel  territorio  genovese  2.  Trovo  nel  1293  pode- 
stà Pietro  Carbonesi,  nobile  cavaliere  bolognese,  cacciato  da 
Bologna  come  ghibellino  e  fattosi  cittadino  mantovano,  per  venire 
al  regime  della  città  di  Genova  ^.  In  quanto  ai  cittadini  geno- 
vesi che  ebbero  carica  di  podestà  in  Bologna,  debbono  ricordarsi 
specialmente  Lanfranco  Malocello  (1271),  che  si  coperse  di  glo- 
ria a!  Primaro,  vincendo  per  terra  e  per  mare  i  Veneziani  e 
Cniido  Calamilla,  diportatosi  scelleratamente.  Nella  notte  del 
venerdì  santo  (1319)  fuggì  da  Bologna  e  riparò  alla  corte 
di  Ludovico  il  Bavaro.  Fu  condannato  alle  forche  ed  appiccato 
in  effigie  ■*. 

L'  anno  1317  segna  la  fine  del  governo  dei  podestà  in  Ge- 
nova ed  il  riaccendersi  degli  odi  fra  guelfi  e  ghibellini.  Essen- 
dosi i  guelfi  impadroniti  totalmente  del  pubblico  reggimento,  ven- 
nero i  ghibellini  ali"  assedio  di  Genova.  I  guelfi  chiesero  soccorso 


•  Archivio  di  Stato  in  Genova.  Materie  politiche,  mazzo  5.° 

*  Savioi.i,  op.  cit.,  ad  annum. 

3  Canale,  op.  cit.,  VoL  IV,  pag.  521. 
■*  Savioli,  op.  cit.,  ad  annum. 


1  40  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

a  molte  città  italiane  e  mandarono  ambasciatori  a  Bologna,  Fi- 
renze e  Siena  per  averne  aiuto  di  gente.  Era  podestà  di  Bolo- 
gna in  quel  tempo  il  genovese  Malocello  Malocelli,  che  molto  si 
adoperò  affinchè  i  guelfi  genovesi  riuscissero  nell'  intento.  Ven- 
nero infatti  in  città  più  di  millecento  uomini,  mandati  dai  Bolo- 
gnesi, Fiorentini  e  Senesi  ^  i  quali  furono  di  grande  aiuto  e 
molto  contribuirono  alla  vittoria  dei  guelfi. 

Notevole  sviluppo  presero  in  quest'  epoca  le  relazioni  fra  i 
due  comuni  e  fu  forse  in  questo  tempo  che  i  Genovesi  vollero 
avere  in  Bologna  una  chiesa  loro  propria,  per  comodo  dei  con- 
nazionali che  vi  abitavano,  per  ragione  di  traffici  o  di  studio,  e 
che  dedicarono  al  taumaturgo  Gregorio  2.  Non  devesi  però  con- 
fondere tale  chiesa  dei  Genovesi,  con  1'  altra  parrocchiale  di  S. 
Gregorio,  eretta,  più  tardi  in  Bologna,  sulle  rovine  delle  case 
dei  Ghisilieri.  Intanto  si  era  accesa  più  terribile  la  guerra  fra 
Genova  e  Venezia,  proseguita  per  vari  anni,  con  alterna  for- 
tuna. Venezia,  prostrata  a  Curzola  ed  alla  Sapienza,  interessò 
Bernabò  e  Galeazzo  Visconti,  signori  di  Milano,  affinchè  trattas- 
sero della  pace,  per  la  quale  molto  anche  si  adoperarono  il  mar- 
chese Roberto  Pallavicino,  il  marchese  di  Saluzzo,  Araono  Spinola, 
Bernardo  Anguissola  e  il  nobile  Giovanni  Popoli,  cittadino  bolo- 
gnese, che  in  Genova  aveva  lungamente  soggiornato.  Fu  questa 
pace  conchiusa  il  1°  giugno  1355,  coli'  intervento  dei  suddetti 
personaggi  ^. 

Molto  cordiali  erano  allora  le  relazioni,  fra  i  due  comuci, 
tanto  che  vediamo  i  Genovesi  ricorrere  ai  buoni  uffìzi  dei  magi- 
strati bolognesi,  anche  per  certe  pratiche  spinose  e  molto  deli- 
cate. Ed  invero,  nel  1382,  aveva  la  repubblica  genovese  depu- 
tati quali  ambasciatori  al  re  d'  Ungheria  Giovanni  Bosco  e  Gio- 
vanni Cattaneo,  dottore  di  legge.  Quest'ultimo  chiese  ed  ottenne, 
prima  di  partire,  un  decreto  di  sospensione  di  alcune  sue  cause 
vertenti  nanti  il  vicario  ducale;  mentre  si  attendeva  la  sua  par- 
tenza, fuggì  improvvisamente  e  riparò  a  Bologna,    da  dove  più 

'  Giustiniani,  op.  cit.,  Voi.  2°  ad  annum. 

-  PocH,  Miscellanea,  R.  9,  fol.  218  ms.  Biblioteca  Civica  ia  Genova. 

3  Archivio  di  Stato  in  Genova  Materie  Politiche,  mazzo  8." 


^■0T.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   141 

non  si  mosse  ^  Gravi  provvedimenti  furono  presi  contro  di  lui 
dalla  signoria  genovese,  la  quale,  confidando  però  di  poter  an- 
cora indurre  il  Cattaneo  all'  adempimento  dei  suoi  doveri,  inter- 
pose i  buoni  uffizi  del  comune  di  Bologna  che  ebbero  esito  feli- 
cissimo, poiché  il  Cattaneo  raggiunse  il  Bosco  e  con  lui  si  avviò 
alla  volta  d'  Ungheria.  Non  tardò  molto  a  presentarsi  ai  Geno- 
vesi propizia  occasione  per  dimostrare  la  loro  gratitudine.  Neil'  an- 
no 1411,  una  grande  carestia  afflisse  Bologna;  volendo  i  reggi- 
tori provvedere  al  sostentamento  dei  cittadini,  inviarono,  a  Ge- 
nova, quali  oratori  il  podestà  Giovanni  Aliprandi  e  Lorenzo 
Cospi,  nobile  cittadino.  Furono  gli  ambasciatori  bolognesi  accolti 
con  singolari  dimostrazioni  d' onore  ed  esposero  che,  in  causa 
dell'  inclemenza  del  cielo  e  della  sterilità  dei  campi,  la  loro  città 
e  tutti  i  luoghi  da  essa  dipendenti,  pativano  grave  penuria  di 
grano,  avere  fatto  sicura  fidanza  nell'  antica  amicizia  dei  Geno- 
vesi ai  quali  chiedevano  di  poter  trarre,  dal  loro  stato  e  dai 
loro  depositi,  il  frumento  ad  essi  necessario.  Furono  esauditi  e 
di  ogni  cosa  Corrado  del  Carretto,  governatore  in  Genova  per 
il  marchese  di  Monferrato,  volle  dar  ragguaglio  al  governo  bolo- 
gnese, con  lettera  del  20  novembre  di  quello  stesso  anno.  In 
ossa  si  legge  :  «  Nos  enim  inoli  aniicicie  ipsiiis  sinceris  afec- 
tìbiis  et  intuito  docte  Bononie,  urbis  severitatis  antique  in 
qua  tot  milia  doctorum  hominum  rudimeìita  prime  deposue- 
runt  etatìs  motique  amore  prenimio,  quo  inter  spectahiles 
Italicos  Nobiles  lohannem  ipsum  vestrum  oratorem  dili- 
gimus  de  frumeìito  ipso  in  pjartem  vestris  requisicionibus 
nnnuiìnus  quantam  oratores  ipsi  vestris  magnificentiis  refe- 
rabunt....  »  ^. 

Neil'  anno  successivo,  un  doloroso  avvenimento  cominciò  a 
turbare  le  buone  relazioni  fra  le  due  città.  Alcuni  mercanti 
genovesi  erano  stati,  negli  anni  addietro,  danneggiati  nelle  loro 
mercanzie  mentre  si  trovavano  nel  territorio  bolognese;  non 
riuscirono  ad  ottenere  di  esserne  indennizzati,  malgrado  che, 
sino  dal  1398,  Giacomo  di  Campofregoso    avesse    a    tale   uopo 

'  Archivio  di  Stato  in  Genova.  Diversorum,  Registri  e  filze  anno  citato. 
'  Documento  XVIII. 


142  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

deputato  un  suo  speciale  procuratore  nella  persona  di  Lorenzo 
Fabbri  e  quantunque  si  fosse  interposta  l' autorità  di  mons. 
Ludovico  Fieschi,  nobile  genovese,  in  quel  tempo  legato  in  Bo- 
logna ^  Quindi  chiesero  ed  ottennero  dal  patrio  governo  la 
concessione  delle  rappresaglie  contro  i  cittadini  bolognesi.  Però, 
malgrado  tale  concessione,  dovendo  Nicolò  Gozzadini,  coi  figli 
e  famigliari,  recarsi  a  Genova,  implorò  ed  ebbe  da  Teodoro  di 
Monferrato,  signore  di  Genova,  un  ampio  salvacondotto  per  sé 
e  per  la  sua  comitiva-.  Trovo,  negli  anni  successivi,  due  cit- 
tadini genovesi  podestà  di  Bologna,  Ludovico  del  Carretto  nel  1417 
e  Giovanni  Oddone,  conte  di  Sassello  nel  1419.  Nel  1425  invece, 
è  un  cittadino  bolognese  che  regge  le  sorti  di  Genova,  Giacomo 
degli  Isolani,  cardinale  diacono  di  S.  Eustachio,  governatore  per 
il  Duca  di  Milano.  Era  desiderio  del  comune  genovese  di  con- 
servare inalterati  i  buoni  rapporti  con  Bologna,  quindi,  quan- 
tunque nuove  rappresaglie,  contro  dei  bolognesi,  fossero  state 
concesse,  dietro  istanza  di  Barnaba  di  Goano,  illustre  giure- 
consulto, dovendo  Giovanni  Fazio  della  Pace  e  Carlo  Battista 
di  Fagnano,  cittadini  bolognesi,  recarsi  a  Genova  con  molte 
mercanzie,  fu  loro  accordato  un  largo  salvacondotto  valevole 
per  due  mesi  ^.  Inopinati  avvenimenti,  pur  troppo,  frustrarono 
taU  buone  intenzioni.  Giacomo  di  Carapofregoso  e  Simone  Ma- 
rabotto,  cittadini  genovesi,  avevano  depositato  ingenti  sommo 
di  denaro  nel  monte  di  Bologna.  Dopo  la  loro  morte,  gli  eredi 
procurarono  di  riscuoterle,  ma,  avendo  trovate  molte  difficoltà, 
si  rivolsero  al  Doge,  afl^nchè  unisse  alle  loro,  le  sollecitazioni 
ufficiali.  La  pratica  andava  in  lungo,  poiché  i  magistrati  bolo- 
gnesi continuavano  a  ritardare  il  pagamento.  La  mancanza  dei 
documenti  non  permette  di  poter  apprezzare  i  motivi  che  ave- 
vano determinato  tale  condotta  da  parte  del  comune  bolognese. 
Stavasi,  in  quel!'  epoca,  trattando  della  riunione  della  chiesa 
greca  alla  latina  e,    a  tale  effetto,    papa  Eugenio  IV    erasi  re- 

'  Archivio  di  Stato  in  Genova,    Diversorum,    filza  3021,    n.  173  e  Do- 
cumento XVI. 

2  Documento  XIX. 
^  Documento  XXI. 


r^OT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   143 

cato  a  Bologna,  dove  aveva  intenzione  di  convocare  un  con- 
cilio, il  quale  invece,  dopo  alcune  adunanze  preparatorie  in 
Ferrara,  fu  tenuto  in  Firenze.  La  repubblica  genovese  vi  spedi 
quale  rappresentante  Matteo  Lomellino,  dandogli  incarico  di  ac- 
cedere alla  lega  che  doveva  formarsi  fra  Veneziani,  Bolognesi, 
Fiorentini  ed  il  marchese  d'  Este,  contro  i  signori  di  Milano. 
Gli  ingiunse  purè  di  fare  vive  istanze  al  comune  di  Bologna, 
affinchè  restituisse  le  suddette  somme  agli  eredi  del  Campofre- 
goso  e  del  Marabotto  ^  incaricandolo  anche  di  ottenere  dal  papa 
la  nomina  di  fra  Battista  Fieschi  nella  precettura  di  S.  Giovanni 
di  Gerusalemme  in  Albenga,  vacante  per  la  morte  di  frate  Am- 
brogio del  Carretto^.  In  ciò  il  Lomellino  doveva  essere  coadiu- 
vato dal  priore  Giovanni  Montenegro,  domenicano,  provinciale 
di  Lombardia,  spedito  con  ampio  salvacondotto  a  Bologna,  in- 
caricato di  trattare  col  papa,  nel  senso  desiderato  dalla  repub- 
blica, alcune  pratiche  riguardanti  la  città  di  Forlì  ^.  Il  Battista 
Fieschi,  qui  menzionato,  è,  evidentemente,  il  «  fratcr  et  miles 
hospitalis  sancti  Johannis  Jerosoìimitani  »,  di  cui  è  parola 
nella  lettera  di  papa  Eugenio  IV,  data  in  Bologna  il  22  luglio 
1436,  diretta  all'arcivescovo  e  all'abate  di  S.  Siro  in  Genova, 
pubblicata,  con  alcune  altre,  dal  compianto  amico  e  maestra 
L.  T.  Belgrano,  nel   Giornale  Ligustico. 

Il  Fieschi,  come  si  può  indurre  dalla  lettera,  era  a  Bologna 
dove  trovavasi  ancora  il  28  gennaio  1438,  attendendo  le  let- 
tere papali  di  nomina  alla  suddetta  precettoria  di  Albenga  '*. 

La  missione  del  Lomellino  riuscì  allo  scopo  propostosi  per 
le  altre  due  pratiche,  ma  nulla  potè  ottenere  dai  magistrati 
bolognesi,  in  ordine  alla  restituzione  dei  denari,  il  quale  ritìnto 
fu  inteso  a  Genova,  con  molta  amarezza.  Verso  la  fine  del- 
l' anno  1444,  rinacque  la  speranza  di  definire  amichevolmente 
tale  gravissima  questione.  Già  negli  anni  antecedenti,  era  stato 


'  Arcliivio  di  Stato  in  Genova,  Istruzioni  e  Relazioni,  2707,  A. 
^  Archivio  di  Stato  iu  Genova,  Litlerarum,  Voi.  8.",  n.   125. 
3  Ai'chivio  di  Stato  in  Genova,   Littcì-aimm,    Voi.    8.",    n.  1784,    lettere 
146  e  278. 

*  Anno  1887,  pag.  234. 


Hi  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

eletto  podestà  di  Bologna  Giorgio  Spinola,  dottore  di  legge  e 
cittadino  genovese,  elezione  che  egli  non  aveva  voluto  accet- 
tare. Neil'  anno  1 104  fu  di  bel  nuovo  nominato  e,  con  lettere 
del  26  ottobre,  gliene  fu  data  partecipazione.  Le  lettei'e  fu- 
rono portate  a  Mantova,  ove  allora  trovavasi  lo  Spinola,  da 
Bartolomeo  Mazante,  nuncio  del  comune  bolognese;  la  nomina 
fu  gradita,  il  25  novembre  fu  rogato  1'  atto  di  accettazione  e, 
nel  successivo  anno,  Giorgio  Spinola  entrò  in  carica  ^  Nel  1444 
egli,  quantunque  in  età  avanzata,  fu  nuovamente  eletto  po- 
destà in  Bologna.  A  lui  pensò  rivolgersi  la  repubblica  geno- 
vese per  togliere  di  mezzo  le  antiche  dissensioni  con  Bologna, 
tanto  più  che  era  nuovamente  sorta,  fra  i  due  comuni,  la  con- 
tesa relativa  ai  danni  causati,  tempo  addietro,  a  Barnaba  di 
Goano,  pel  quale  fatto ,  erano  state  concesse  le  rappresaglie 
contro  i  cittadini  bolognesi.  Fu  primieramente  spedita  a  Bolo- 
gna copia  della  supplica  del  Goano  e  degli  altri  cittadini  ge- 
novesi, con  viva  istanza  di  opportuni  provvedimenti.  Con  let- 
tera del  10  marzo  1445,  risposero  i  magistrati  bolognesi  con 
buone  parole,  promettendo  di  dare  in  breve  le  disposizioni  ne- 
cessarie per  definire  la  pratica  ;  non  potendo  nel  momento  oc- 
cuparsene in  causa  di  gravi  e  ponderosi  negozi  del  loro  co- 
mune 2.  Consigliati  dalla  repubblica,  i  cittadini  genovesi  inte- 
ressati si  recarono  a  Bologna,  ma  ritornarono  a  Genova  colle 
mani  vuote.  Attesero  i  genovesi  ancora  un  certo  lasso  di  tempo, 
in  considerazione  dei  gravi  travagli  che  affliggevano  Bologna, 
specialmente  per  le  minacele  di  Francesco  Piccinino ,  ma  il  7 
giugno  1445,  il  doge  ed  il  consiglio  significarono  a  Bologna  che, 
se  i  cittadini  genovesi  non  fossero  esauditi  nelle  loro  domande, 
si  sarebbero  prese  gravi  misure^.  «  Nos  cwn,  dicevano  i  Ge- 
novesi, litteris  cestris  cognovissemus  statum  illuni  concuiì 
eiqiie  gravium  impensarum  casus  ingruerc,  cives  nostros 
cohibuimus,  et  ut  petitionem  suam  in  aptiora  tempora  dif- 


'  Archivio  di  Stato  in  Genova,   Litterarum,   Voi.  8.°,    n.   1784,    lettera 
333. 

-  Documento  XVII. 
^  Documento  XXV. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   145 

ferrent  coegimiis  mine  vero  cum  ....  tranquillilas  recidila 
TÓbis  sit  non  possunms  iustas  illorum  preces  frustrari  »  ^ 
Con  lettera  del  giorno  successivo  si  rivolse  la  repubblica  a 
Giorgio  Spinola,  incitandolo  a  far  definire  tale  pendenza  e  come 
podestà  di  Bologna  e  come  cittadino  genovese  ^.  Le  guerre  ci- 
vili, le  continue  lotte  fra  gli  Adorno  e  i  Fregoso,  distolsero  l'a- 
nimo dei  genovesi  da  tale  cura  e,  quantunque  il  partito  dei 
Fregoso  ottenesse  il  sopravvento  e  il  governo  della  patria,  pure 
ogni  cosa  fu  posta,  per  il  momento,  in  oblio.  Premeva  assai 
al  doge  Giano  di  vivere  in  buona  armonia  coi  Bolognesi,  a- 
vendo  egli  assoldata  molta  soldatesca  in  Romagna,  alla  quale 
veniva  accordato  il  passo  per  il  territorio  bolognese.  Aveva,  a 
tal  uopo,  spedito  ordini  precisi,  al  suo  famigliare  Manfredo  Fi- 
latelo, di  recarsi  al  campo  di  Bologna,  per  tentare  il  conne- 
stabile  Gregorio  d'  Anghiari,  con  larghe  promesse  ed  indurlo  a 
passare,  colla  sua  gente,  agli  stipendi  di  Genova  ^.  E  perve- 
nuta sino  a  noi  una  sua  lettera  del  10  ottobre  1447,  diretta 
ai  magistrati  bolognesi,  con  cui  chiede  sia  accordato  il  passag- 
gio a  Firmano  Meliorati,  con  duecento  cavalieri,  che  egli  a- 
veva  stipendiato  e  che  doveva,  con  tutta  celerità,  recarsi  a 
Genova  ^. 

Senonchè,  era  impossibile  che  il  doge  potesse  resistere  alle 
incessanti  querele  dei  cittadini,  specialmente  degli  eredi  di  Gia- 
como di  Campofregoso  ;  ond'è  che  il  19  ottobre  1447  ne  scrisse 
all'  arcivescovo  di  Benevento,  governatore  di  Bologna,  rappre- 
sentandogli che,  in  segno  di  benevolenza  per  il  popolo  bolo- 
gnese, aveva  sospeso  il  diritto  di  rappresaglia,  sempre  sperando 
che  fosse  resa  giustizia  ai  cittadini  genovesi,  speranza  andata 
delusa.  «  Saepe  superioribus  annis  prò  hac  eadem  re  postu- 
lata est  illa  Respuhlica  ut  his  civibus  nostris  veris  credi- 
toribus  suis  velit  ut  equum  est  satisfacere,  sepe  iniecta  spcs 
est  sibi  iitercumqne  brevi  satisfactum    iri  et  tamen  salisfa- 


'  Documento  XXVI 

*  Documento  XXVII. 

3  Ai-chivio  di  Stato  in  Genova,  Litterarum,  Reg.,  Voi.  2.°,  1447,  15  luglio. 

*  Documento  XXIX. 


14G  R,  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

ctionis  dies  nondum  illuxil  »  ^  Dopo  molto  tempo,  giunse  la 
risposta  del  governatore,  il  quale  si  limitava  ad  allegare  che  il 
denaro,  reclamato  dai  cittadini  genovesi,  era  stato  rimesso  ai 
magistrati  bolognesi,  quando  imperava  la  fazione  popolare,  av- 
versa a  quello  stato  di  cose,  con  cui  si  reggeva  allora  Bologna. 
Vivissima  fu  la  risposta  del  doge,  che  non  mancò  di  esternare 
la  propria  meraviglia  per  le  strane  ragioni  addotte  dall'  arci- 
vescovo; «  quasi  ille  alius  repente  populus  factiis  sit:  vel 
quasi  mutatio  piiblici  status  a  veteribus  obligationibus  ci- 
vitatis  liberei  »  ^.  Si  venne  quindi  ad  aperta  rottura,  con 
grande  detrimento  dei  bolognesi,  i  quali  ebbero  a  patire  non 
lievi  danni  nelle  loro  merci  e  nei  loro  negozi.  Non  fecero  però 
difetto,  anche  in  questa  occasione,  salvacondotti  parziali  ;  fra 
gii  altri,  uno  ne  fu  concesso,  con  decreto  del  doge  Ludovico 
Fregoso,  che  porta  la  data  del  2G  febbraio  1450,  a  Tommaso, 
Bartolomeo,  Cristoforo  e  Giannettino  de'  Giovannini,  cittadini 
bolognesi,  per  la  durata  di  un  anno,  «  cum  contramando  men- 
sium  trium  »  ^.  Le  necessità  politiche  fecero  momentaneamente 
cessare  questo  doloroso  stato  di  cose;  essendo  stata  conchiusa  lega 
fra  Genova,  Firenze  e  Francesco  Sforza,  premeva  assai  ai  col- 
legati di  procurarsi  1'  adesione  degli  altri  principi  e  repubbliche 
italiane.  Né  diversamente  riusci  1'  evento,  poiché  il  3  gennaio 
1452  —  1451  secondo  lo  stile  fiorentino  —  accedettero  alla 
lega  il  marchese  di  Ferrara  e  quello  di  Mantova  e  molti  co- 
muni, compresa  Bologna  '^.  Ma  non  era  ancora  disciolta  la  lega 
che  si  ritornò  allo  stato  di  tenzione  primitivo;  in  seguito  alle 
vive  istanze  di  Melchiorre  di  Campofregoso  ed  altri  cittadini, 
r  ufficio  delle  rappresaglie  tolse  la  sospensione  e  ne  diede  av- 
viso al  comune  bolognese,  con  lettera  del  12  aprile  1454^.  Ne 
furono  anzi  concesse  delle  nuove  per  aderire  alle  istanze  di 
Battista  di  Goano,  che  si  era  recato,  ma  inutilmente,  a  Bologna 


'   Documento  XXX. 

-  Documento  XXXI. 

3  Documento  XXXII, 

^  Archivio  dì  Stato  in  Genova,  Privilegi  e  concessioni,  mazzo   12. 

5  Documento  XXXIV. 


NOT,  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   147 

per  ottenere  giustizia,  tanto  più  che  nessun  conto  si  era  fatto 
dei  reclami,  avanzati  dal  doge  Pietro  di  Campofregoso  al  car- 
dinale legato,  con  suo  speciale  rescritto  del  6  settembre  1455  ^ 
Durarono  le  rappresaglie  quasi  dieci  anni,  con  grave  danno 
dei  due  popoli,  fortunatamente,  verso  il  1462,  alcuni  insperati 
avvenimenti  gettarono  le  prime  basi  dell'accordo.  Era  scoppiata 
a  Roma  una  grave  dissensione  fra  due  cittadini  genovesi,  Gu- 
glielmo Leardo  e  Gabriele  Rapallo;  la  decisione  ne  fu  rimessa 
a  Giacomo  Murzarelli,  bolognese,  dottore  di  legge  e  uditore 
della  curia  romana.  Appena  il  fatto  fu  conosciuto  in  Genova, 
ne  nacque  grande  irritazione,  poiché,  in  forza  di  antichi  pri- 
vilegi, concessi  dai  papi  Alessandro  IV  ed  Innocenzo  IV,  con- 
fermati da  Nicolò  V,  i  cittadini  genovesi  non  potevano  evo- 
carsi in  giudizio  nauti  la  curia  romana.  Ne  scrisse  perciò  la 
signoria  al  Murzarelli  a  Roma  ~,  sollecitando  anche  i  buoni  uf- 
fizi del  comune  di  Bologna.  Furono  appagati  i  desideri  della 
repubblica  genovese,  la  quale,  sia  in  questa  come  in  altre  pra- 
tiche, ebbe  molto  a  lodarsi  dell'  opera  di  due  gentiluomini  bo- 
lognesi, Galeazzo  Marescotti  e  Luciano  Trotti  ^.  Questi  favori 
non  potevano  non  esercitare  una  salutare  influenza  sull'  animo 
dei  reggitori  genovesi  e  disporli  all'  accordo.  Diede  1'  ultima 
spinta  la  nomina  in  podestà  di  Genova  di  Giorgio  Pascili,  bo- 
lognese, avvenuta  nel  1464.  Questi  tanto  fece  e  si  adoperò, 
col  governatore  ducale  e  col  consiglio  degli  anziani,  che  li  in- 
dusse a  decretare  la  sospensione  per  dieci  anni,  delle  rappre- 
saglie concesse  contro  i  bolognesi.  Con  lettera,  che  porta  la 
data  dell'  8  ottobre  1464,  si  diede  parte  del  lieto  avvenimento 
a  Bologna,  che  1'  accolse  con  gioia  e,  a  sua  volta,  sospese  per 
un  ugual  ternìine  le  rappresaglie  contro  dei  genovesi.  Si  passò 
poi  alla  stipulazione  di  regolare  contratto,  che  fu  rogato  in  Ge- 
nova il  5  dicembre  1464,  da  Giacomo  Bracelli,  cancelliere  della 
repubblica.  Bologna  vi  fu  rappresentata  dallo  stesso  Giorgio 
Pascili,  statone  eletto  procuratore,    con  lettere  patenti    di  Gio- 

'   Documento  XXXV. 

*  Archivio  di  Stato  in  Genova,   Litterarum,  Reg.,  21,   1757. 

3  Archivio  di  Stato  in  Genova,  Litterarum,   Reg.,  21,  1797. 


148  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

vanni  Venturelli,  vicario  del  cardinale  Reatino,  legato  in  Bo- 
logna ^  Con  successivo  atto  delli  18  dicembre  di  queir  anno, 
fu  la  pace  ratificata  dal  comune  bolognese  ^.  Durò  V  accordo 
sino  al  1481,  nel  quale  anno  sopravvennero  nuove  cause  di 
discordia.  Pare  che  alcuni  cittadini  genovesi  avessero  sofferto 
dei  danni  nel  territorio  bolognese,  per  cui,  avendone  fatto  ri- 
chiamo al  doge  Battista  di  Campofregoso,  questi,  con  lettera 
del  27  marzo  1481,  denunciò,  come  era  prescritto  dal  succi- 
tato atto  di  pace,  la  sospensione  delle  rappresaglie  e  la  decor- 
renza dei  due  anni  che  dovevano  trascorrere  prima  di  passare 
alle  offese  ^.  Alle  preghiere  rivoltegli  dal  comune  di  Bologna, 
affinchè  volesse  desistere  dalla  grave  determinazione,  il  doge 
oppose  un  reciso  rifiuto  '*.  Ad  accrescere  1'  irritazione  soprag- 
giunse un  altro  gravissimo  fatto.  Gerolamo  lUione,  mercante 
genovese,  trovandosi  a  trafficare  in  Bologna,  fu  derubato  di 
grande  quantità  di  denaro  e  pare  che  i  magistrati  bolognesi 
non  prendessero  quei  severi  provvedimenti ,  che  la  gravità 
del  caso  avrebbe  richiesti.  Se  ne  dolse  il  doge  e,  il  20  agosto 
1481,  li  eccitò  a  proteggere  il  derubato,  persona  degnissima,  e 
prestargli  tutti  quegli  aiuti  che  potessero  riuscire  allo  scopri- 
mento dei  rei  e  alla  ricuperazione  delle  somme  derubate  ^.  Se 
ciò  sia  avvenuto,  non  è  dato  sapere,  e  nulla  si  può  dire  al  ri- 
guardo delle  rappresaglie;  di  molte  notizie  ci  hanno  defraudati 
la  mancanza  dei  documenti  e  le  gravi  lacune  degli  archivi.  Ciò 
che  si  può,  con  tutta  sicurezza,  affermare  si  è  che,  nel  1483,  otti- 
me dovevano  essere  le  relazioni  fra  i  due  comuni,  se  si  deve  argo- 
mentare dalle  amichevoli  offerte  ed  espressioni,  contenute  nella 
lettera  del  5  giugno,  con  cui  i  rettori  genovesi  annunziano, 
al  comune  di  Bologna,  il  ritorno  in  patria  di  Giambattista  Ca- 
stello, cittadino  bolognese,  pretore  di  Genova,  uscito  allora  di 
carica    e  del  quale    si  fanno  elogi    veramente  lusinghieri  ^.  Qui 

'  Documento  XXVI. 
^  Documento  XXVII. 
3  Documento  XXXIX. 
*  Documento  XXX. 
^  Documento  XLI. 
'^  Documento  XLII. 


>;0T.    E    DOC.    DELLE    RELAZIONI    DI    GEiNOVA    CON    BOLOGNA       149 

cade  in  acconcio  ricoi-dare  die ,  nel  giorno  3  di  novembre  di 
queir  anno,  il  cardinale  Giuliano  della  Rovere,  prese  possesso 
della  legazione  di  Bologna,  nominando  il  congiunto,  Galeazzo 
della  Rovere,  suo  luogotenente. 

Non  venne  meno  negli  anni  successivi  quella  cordialità  di 
rapporti,  malgrado  certi  avvenimenti  che  avrebbero  potuto  for- 
nire occasione  a  gravi  discordie.  Giusta  il  tenore  di  antiche 
convenzioni  era  libero  il  commercio  ai  Fiorentini  e  Genovesi 
in  Viareggio,  con  parità  di  trattamento:  scoppiata  la  guerra, 
fra  Genova  e  Firenze,  furono  predate  presso  alla  cosidetta 
«  Fossa  dell'  abate  »  alcune  mercanzie  di  un  tal  Pietro  Gor- 
dano  di  Pietrasanta,  da  alcuni  uomini  della  Spezia.  Per  ov- 
viare ad  ogni  possibile  inconveniente,  Paolo  Fregoso,  arcive- 
scovo e  doge,  proibì  ai  cittadini  genovesi  il  commercio  con  Via- 
reggio. Ma,  dovendo  alcuni  mercanti  bolognesi  ricevere  da  Ge- 
nova merci  allo  scalo  di  Viareggio,  quest'ordine  dispiacque  as- 
sai a  Bologna  e  ne  fece  vive  rimostranze,  inviando  a  Genova 
apposito  oratore.  È  giunta  sino  a  noi  una  lettera  del  doge  al 
comune  bolognese,  portante  la  data  del  20  marzo  1476,  in  cui 
prega  di  scusare  il  provvedimento,  reso,  purtroppo,  necessario 
dalla  mala  fede  dei  Fiorentini,  violatori  della  pace  ^  Finita 
la  guerra  tutto  si  acquietò  e  per  molti  anni  sono  mute  le 
carte  dei  nostri  archivi.  Stabilitasi  in  Bologna  la  supre- 
mazia dei  Bentivoglio,  grave  dissidio  sorse  colla  repubblica 
genovese,  in  causa  di  certe  tasse  che  il  Bentivoglio  aveva  im- 
posto sul  collegio  Fieschi,  come  meglio  dirò  in  altra  parte  dei- 
opera.  La  repubbhca  interpose  i  buoni  uffizi  di  Battista  Fieschi, 
podestà  di  Bologna,  ma  a  nulla  valsero.  La  questione  perciò 
non  mancò  d'inasprirsi,  ma  mentre  si  minacciava  di  venire  ad 
aperta  rottura,  l'occupazione  di  Bologna,  fatta  da  Giulio  II, 
troncò  ogni  cagione  di  dissidio,  poiché  il  papa  revocò  l'ingiusto 
ordine  e  fu  largo  di  privilegi  agli  studenti  genovesi.  Con  de- 
creto, che  porta  la  data  dell' 8  luglio  1507,  Giulio  li  nominò 
governatore  di  Bologna  Lorenzo  Fieschi,  vescovo  di  Brugnato 
e  poscia  di  Mondovì,  il  quale  resse  la  città  con  singolare  pru- 

'  Documento  XLIV. 


150  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

denza,  cattivandosi  la  stima  universale,  tanto  che  il  26  mag- 
gio 1508,  in  cui  ebbe  fine  il  suo  uffizio,  nominatisi  i  soliti  in- 
quisitori, nelle  persone  di  Virgilio  Ghisilieri,  Ercole  Bentivoglio, 
Gio.  Francesco  Aldobrandi,  Gerolamo  Ludovisi  e  Alberto  di 
Castello,  per  rivedere  la  sua  gestione,  gli  stessi  presentarono 
una  relazione  assai  lusinghiera  '.  Ritornò  alcuni  anni  dopo  (1519) 
il  Fieschi  a  Bologna  in  qualità  di  vice  legato  ed  ivi  morì  in 
carica  il  13  febbraio  1519. 

Neil'  anno  1510  ferveva  la  guerra  fra  il  papa  Giulio  II  ed 
il  re  di  Francia,  signore  di  Genova.  Alessandro  Fregoso,  ve- 
scovo di  Ventimiglia,  avversario  degli  Adorno,  ligi  alla  Francia, 
dimorava  in  Bologna,  ordendo  trame  contro  la  repubblica.  Questa 
inviò  segretamente  a  Bologna  Giacomo  Mainetto,  con  inca- 
rico di  spiarlo.  Verso  la  fine  di  aprile  si  ebbe  notizia  che  il  Fre- 
goso si  era  mosso  da  Bologna,  ad  istigazione  del  papa,  diretto 
a  Sarzana.  Furono  perciò  inviati  ordini  severi  a  quel  commis- 
sario affinchè  ponesse  in  pieno  assetto  di  guerra  la  piazza  e  fa- 
cesse buona  guardia.  Venne  il  Fregoso,  ma  non  riusci  che  a  farsi 
fare  prigioniero  ^.  Genova  finalmente  si  scosse  dal  giogo  fran- 
cese e  ne  cacciò  le  soldatesche.  Per  le  necessità  della  guerra 
furono  assoldati  molti  cavalieri  bolognesi,  che  furono  condotti 
a  Genova,  nel  mese  di  ottobre  dell'anno  1514,  da  Bartolomeo 
Mora  e  Giovanni  Fabiano,  ottenutosi  il  passo  per  il  territorio 
di  AuUa  ^. 

Ed  ora  veniamo  all'anno  1530,  epoca  memoranda  nella 
storia  bolognese.  Ad  assistere  all'incoroiazione  di  Carlo  V,  la 
repubblica  di  Genova  inviò  tre  ambasciatori,  Nicolò  Giustiniano, 
Franco  Fiesco  e  Giambattista  Lercari.  Grave  contesa  si  accese 
fra  essi  e  gli  ambasciatori  di  Siena,  per  questioni  di  precedenza, 
durante  la  solenne  cerimonia  nella  basilica  di  S.  Petronio  e 
tant' oltre  procede  la  cosa  che  il  Lercari  schiaffeggiò  pubblica- 
mente r  ambasciatore  di  Siena,    con  grande    sdegno  di  Carlo  e 


'   Archivio  di  Stato  in  Bologna,  f  libro  34  n.°  29. 
2  e  ^  Archivio  di  Stato  iu    Genova  —  Litterariim  filza,    19.58  e  Docu- 
menti XLIX,  L  e  LI. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   151 

commozione  degli  astanti  ^  Ritornò  Carlo  V,  a  Bologna  nel 
1532,  ove  dimorò  anche  nei  primi  mesi  dell'anno  1533.  Per 
trattare  della  lega  che  doveva  conchiudersi  fra  lui  e  i  principi 
italiani,  la  repubblica  mandò  tre  illustri  patrizi,  Ansaldo  Gri- 
maldi, Tommaso  Cattaneo  e  Paolo  Battista  Giudice  ;  ma,  non 
essendo  soddisfatta  dell'  opera  loro,  v'  inviò  pure  Gerolamo  de 
Fornari,  del  quale  ci  è  rimasta  una  lunga  relazione,  datata  da 
Bologna  il  15  febbraio  1533,  che  contiene,  a  riguardo  di  quelle 
trattative,  precisi  e  minuti  particolari  che  ho  creduto  rendere 
di  pubblica  ragione  ^. 

La  storia  di  Bologna,  da  quest'epoca  in  poi,  pressoché  si 
confonde  con  quella  generale  dello  stato  pontificio,  almeno  per 
quanto  riguarda  le  relazioni  politiche  coi  potentati  italiani  e 
quindi,  in  ordine  alle  stesse,  si  hanno  ben  poche  notizie.  Esse 
si  riferiscono  a  piccole  pratiche  riflettenti  argomenti  di  poca 
entità  e  a  qualche  cenno  sui  cittadini  genovesi  che  frequente- 
mente occuparono  la  carica  di  legato  in  Bologna.  Per  quanto 
riguarda  le  prime,  trovo  una  lettera  del  3  giugno  1583,  colla 
quale  si  raccomanda,  al  gonfaloniere  di  Bologna  Galvano  Ga- 
staldi, cittadino  genovese,  uditore  di  Rota  in  quella  città  ^  ; 
raccomandazione  che  il  12  ottobre  1584  è  pure  fatta  per  Cen- 
sorio Bovoni,  altro  genovese,  che  desiderava  ottenere  lo  stesso 
uffizio  '*.  Alla  lor  volta  i  magistrati  bolognesi,  desiderando  avere 
nella  loro  città,  il  celebre  Fanuccio  Fanucci,  uditore  a  Genova, 
con  lettera  del  28  aprile  1584,  ne  chiesero  informazioni  alla 
repubblica,  che  le  diede  eccellenti  ^.  Finalmente  non  debbo  tra- 
lasciare che,  neir  anno  1630,  scoppiata  la  peste  in  Lombardia 
e  nel  Piemonte  essendosi  estesa  a  Parma  e  Casalmaggiore, 
grave    timore    ebbero  i  Bolognesi.    Scrissero  gli  Assunti  della 


'  Casoni,  Annali  della  Repubblica  di  Genova,  Voi.  II,  pag.  G6  —  Ge- 
nova, Casamara  1799. 

"'  Documento  LUI. 

3  Archivio  di  Stato  in  Genova  —  Lettere  ai  Principi  e  Cardinali  ecc. 
n."  2798,  G. 

*  e  6  Archivio  di  Stato  in  Genova  —  Lettere  ai  Principi  e  Cardinali  ecc. 
n°  2798,  C. 


152     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Sanità  alla  repubblica  esortandola  a  prendere  provvedimenti  e 
chiedendo  notizie.  Ma  tutto  fu  inutile,  nel  luglio  la  peste  infie- 
riva in  Bologna,  colla  quale  perciò  furono  rotte  le  relazioni 
commerciali  ^ 

Per  quanto  riguarda  i  legati  di  Bologna,  dirò  che  sono 
molti  i  cittadini  genovesi  che  coprirono  tale  carica  e  fra  essi 
fio-urano  i  nomi  più  illustri  dell'  aristocrazia  genovese,  quali  i 
Giustiniani,  i  Durazzo,  gli  Spinola,  i  Grimaldi,  i  Boria,  i  Palla- 
vicini, i  Negroni,  i  Lomellini  e  molti  altri.  Gli  archivi  geno- 
vesi contengono  minute  relazioni  sulla  legazione  bolognese;  due 
delle  quali,  fatte  evidentemente,  in  seguito  a  richiesta  di  qualche 
cardinale  genovese,  ho  creduto  opportuno  unire  agli  altri  do- 
cumenti 2.  Tutto  ciò  che  concerne  l' opera  loro  nel  disimpegno 
dell'altissimo  uffizio,  riflette  pili  specialmente  la  storia  di  Bo- 
logna ed  esorbita  dai  modesti  confini  di  quest'opera. 

Celebre,  fra  i  cardinali  legati  genovesi,  fu  Benedetto  Giu- 
stiniani, chiamato  a  tale  uffizio  da  Paolo  V.  il  25  settembre 
1606.  Egli  fu  il  terrore  dei  malandrini  e  malviventi,  e  se  le 
leggi  e  decreti  suoi  furono  giudicati  da  taluni  troppo  severi, 
mostrano  pei'ò,  come  ben  osserva  Lodovico  Frati,  che  la  sicu- 
rezza e  tranquillità  pubblica,  allorché  giunse  a  Bologna  il  car- 
dinal Giustiniani,  non  erano  in  troppo  floride  condizioni.  Fu 
uomo  rigidissimo,  ma  semplice  e  amante  della  giustizia  e  go- 
vernò con  rara  integrità.  Di  lui  le  cronache  del  tempo  narrano 
curiosissimi  e  piccanti  aneddoti,  che  possono  con  diletto  leg- 
gersi in  un  bel  lavoro  del  suUodato  Frati,  al  quale,  per  bre- 
vità, rimando  il  lettore  ^. 

Un  altro  Cardinale  legato  genovese,  che  ben  meritò  di  Bo- 
logna, fu  Gio.  Francesco  Negroni,  vescovo  di  Faenza,  eletto  da 
Innocenzo  XII,  il  15  novembre  1687.  Di  lui  diremo  meglio  a 
suo  luogo. 


'  Archivio  di  Stato  in    Genova  —    Litterarum    Magistratus    Conserva- 
iorum  Sanitatis,  Reg.  1872. 

2  Documenti  LXXII  e  LXXIII. 

3  Giornale  Ligustico,  Anno  XIV,  marzo-aprile  1887. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   153 


Cìttailini  genovesi  e  bolognesi  die  ebbero  rispettivaraeDte  carick  in  Bologna  e  Genova 


Bolognesi  podestà  e  giudici  in  Genova 


1218  Rambertiiio  di  Guidone  di  Bovarello 

1219  Riconfermato 

1220  id. 

1224  Andalò  o  Ansaldo  di  Bologna 

1225  Brancaleone    di    Andalò  di    Bologna 
»  Ugolino  di  Dania 

1226  Ugolino  di  Bologna 
»  Sigicello  d'  Unzòla 

1229  Iacopo  di  Balduino  di  Bologna 

1248  Ram bei-tino  di   Bovarello 

1249  Alberto  Malavolta 

1257  Riconfermato 

1263  Leazaro  Leazai-i 

1264  Guglielmo  Scarampo 
1293  Pietro  Carbonesi 

1340  Matteo  Beccadelli 

1341  Alberto  Prendi  parte 

1342  Matteo  Beccadelli 

1343  Giacomo  Beccadelli 
1345  Albertino  de'  Prudenti 
1358  Bartolomeo  Guastavillani 
1393  Giovanni  da  Scanello 
1404  Bartolomeo  Guastavillani 

1425  Iacopo  degli  Isolani 

1426  Giorgio  Paselli 
1482-83       Giobatta  Castello 
1490  Alberto  di  Bruscolo 


podestà 


giudice 

giudice  ai  raalefizi 

podestà 


vicario  del  podestà 

console  di  giustizia 

vicario  ducale 

» 

console  di  giustizia 

giudice 

giudice  e  assessore  del  podestà 

» 

governatore 

podestà 

pretore 

podestà 


II. 


Genovesi  podestà  e  giudici  in  Bologna 

1253  Pietro  Grillo  podestà 

1260  Lanfranco  Usodimare  » 

1271  Lanfranco  Malocello  » 


154 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


1272  Lucchetto  Gattilusio 

1317  Malocello  Malocelli 

1318  Riconfermato 

1319  Guido  Calamilla 
1404  Giorgio  Spinola 
1417  Ludovico  del  Carretto 
1419  Giovanni  Oddoni 
1445  Giorgio  Spinola 

1475  Luciiino  Neri  di  Savona 

1476  Riconfermato 

1504  Battista  Fieschi 

1505  Riconfermato 

1583  Galvano  Gastaldi 

1584  Censorio  Bovoni 
1732  Federico  Gastaldi 
1737  Antonio  Maria  Massa 
1744  Carlo   Maria  Isola 

1748  Antonio  Maria  Massa 

1749  Carlo  Maria  Isola 


podestà 


uditore  di  Rota 

giudice 

podestà  della  Rota 


III. 


Genovesi  legati,  vicelegati  e  governatori  in  Bologna 


1412  Ludovico  Fieschi 

1483  Giuliano  della  Rovere 

»  Galeazzo  della  Rovere 

1507  Lorenzo  Fieschi 

1512  Orlando  del  Carretto 

?  Matteo  Maria  Giberti 
1516-1519  Fieschi  Lorenzo 

1554  Paolo  Pallavicini 

1567  G.  B.  Boria 

1597  Orazio  Spinola 

1606  Benedetto  Giustiniani 

1640  Stefano  Durazzo 

1652  .Giacomo  Lomellini 

1665  Marcello  Durazzo 

1670  Lazzaro  Pallavicini 


legato 

» 

luogotenente 

governatore 

vice  legato  poi  governatore 

luogotenente 

vicelegato 

» 

governatore 

legato 


vice  legato 
legato 


NOT.    E   DOC.    DELLE    RELAZIONI   DI   GENOVA    CON   BOLOGNA      155 


1687  Gio.  Francesco  Negroni 

1693  Marcello  Durazzo 

1697  Giobatta  Spinola 

1706  Nicolò  Grimaldi 

1709  Lorenzo  Casoni 

1727  Giorgio  Spinola 

1731  Gerolamo  Grimaldi 

1733  Giobatta  Spinola 

1743  Giorgio  Boria 

1761  Gerolamo  Spinola 

1768  Lazzaro  Pallavicini 


legato 


IV. 


Genovesi,  vescovi  in  Bologna 

1271  Pantaleoue  Fieschi  dei  conti  di  Lavagna 

1444-47       Tommaso  Parentucelli  di  Sarzana 
1447-76       Filippo  Calaudrini  di  Sarzana 
1483-1502  Giuliano  della  Rovere  di  Albissola 


Genovesi  canonici  della  cattedrale  di  Bologna 


1244 
1262 
1332 
1365 
1417 
1435 
1476 
1465 


1499 
1506 


Ottobone  Fieschi  arcidiacono,  poi  Adriano  V. 

Opizzone  di  Castello  da  Genova 

Leonardo  di  Rinaldo  Rinaldi  da  Genova 

Tommaso  Zoppo  da  Sarzana 

Tomaso  da  Sarzana 

Tomaso  Parentucelli  da  Sarzana 

Giuliano  Calandrini  da  Sarzana 

Luca  da  Sarzana 

Calandrini  Filippo  da  Sarzana 

Anton  Maria  Parentucelli  da  Sarzana 

Antoniotto  Pallavicini  da  Genova 

Battista  Boria  da  Genova. 


156  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

CAPITOLO  SECONDO 
Relazioni  commerciali  fra  i  due  comuni 

In  ordine  alle  relazioni  commerciali  fra  Genova  e  l'Italia 
centrale,  ho  dato  qualche  cenno  nel  primo  capitolo,  specialmente 
riguardo  alle  convenzioni  fatte  colle  città  marittime  dell'Adria- 
tico. Il  trattato  fra  Genova  ed  Ancona  porta  la  data  del  16 
aprile  1208  e  fu  rinnovato  nel  1220.  Sembra  che  la  repubblica 
genovese  avesse  voluto  stringere  con  quella  città,  particolari 
legami  per  opporsi  a  Venezia  che,  dominando  nel  mare  Adria- 
tico, voleva  restarne  assoluta  padrona  ^ 

Le  antiche  convenzioni  stipulate,  fra  Genova  e  Bologna, 
indarno  si  desiderano,  a  noi  non  resta  che  quella  conchiusa  il 
9  luglio  1474,  fra  il  magistrato  di  S.  Giorgio  e  il  comune  di 
Bologna. 

Prima  di  prenderla  in  esame  è  necessario  premettere  un 
osservazione  d' indole  generale.  Verso  la  metà  del  secolo  deci- 
inoquinto,  alcune  città  della  Lombardia  e  dell'Italia  centrale 
cominciarono  a  convergere  il  loro  commercio  a  Genova,  disto- 
gliendolo da  Venezia.  Infatti  nel  1451  i  mercanti  mantovani 
«  quali  solevano  spazare  li  soy  panni  a  Venezia  »  tenta- 
rono invece  rivolgerli  alla  piazza  di  Genova,  ove  mandarono 
messi  speciali,  validamente  raccomandati  dal  duca  di  Milano  ^. 
Altrettanto  deve  dirsi  di  Bologna,  la  quale,  nell'anno  1474, 
inviò  a  Genova,  a  trattare  la  pratica  due  suoi  figli,  Giovanni 
de  Giovannini  e  Filippo  Desiderio,  che  dovevano  associarsi  Fran- 
cesco Panvolto,  genovese  e  dottore  di  legge.  Chiedevano  essi 
«  nomine  eiusdem  magnifìce  communitatis  Bononie....  fieri 
declarationes  et  moderationes  infrascriptns  circa  sohUiones 
fienda  de  mercibus  civium  bononiensimn  et  suhditorum 
siiorum  occasione  commertiorum  et  drictuum  dugane,  ad 
hoc  ut  ipsi  possint   ìiegotiationes  suas    circa  merces  infra- 

1  Canale,  op.  di.  Voi.  Ili,  pag.  119. 

2  Motta,  Curiosità  di  Storia    Genovese  ecc.     Giornale  Ligustico,  1887, 
pag.  224. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   157 

scriptas  clweri.ere  ad  x^aries  istas  ».  Riuscirono  iiell' assunto  e 
fu    conchiuso    il    trattato,  del  quale    riferisco   i    patti  principali. 

I  cittadini  bolognesi,  per  i  veli,  crespi,  panni  ed  ogni  al- 
tro tessuto  serico,  che  porteranno  a  Genova  e  suo  distretto, 
dovranno  pagare,  per  diritto  di  dogana,  il  due  per  cento  sul 
prezzo  totale  degli  stessi,  accertato  con  giuramento. 

È  concessa  agli  stessi  facoltà  di  trasportare  detti  panni, 
previa  licenza  dei  suddetti  magnifici  protettori,  in  qualunque 
parte  del  mondo,  tanto  sopra  navi  genovesi  che  forestiere. 

II  prezzo,  come  sopra  dato  ai  detti  crespi,  veli,  panni  e 
tessuti  serici,  potrà  essere  accettato,  all'  effetto  di  stabihre  l'am- 
montare del  dazio  da  pagarsi,  ed  in  tal  caso  resta  fermo  il 
tasso  del  due  per  cento,  ma  è  concessa  facoltà  ai  genovesi  di 
trattenersi  tanta  mercanzia  di  valore  uguale  al  diritto  che  do- 
vrebbe pagarsi  dai  mercanti  bolognesi. 

Per  il  trasporto  di  tali  merci  al  porto  di  Pisa,  dovranno 
i  bolognesi  servirsi  di  navi  genovesi  o  distrettuali. 

In  quanto  ai  panni  di  lana,  trasportati  da  Bologna  a  Ge- 
nova e  suo  distretto,  è  pure  prescritta  la  preventiva  autorizza- 
zione e  hcenza  dei  suddetti  magistrati  e,  questa  ottenuta,  po- 
tranno essere  trasportati  su  qualsivoglia  naviglio  in  tutte  le 
parti  del   mondo. 

Relativamente  ai  diritti,  che  dovranno  pagare  i  mercanti 
bolognesi,  per  detti  panni,  resta  convenuto  che  sarà  ad  essi 
accordato  lo  stesso  trattamento  concesso  ai  cittadini  genovesi 
per  i  panni  fiorentini,  «  videlicet  ad  eandem  rationem  et  ra- 
fani secundiim  qualitatem  et  bonitatem  ipsorum  pannoriim 
que  est.  videlicet  panni  de  garbo  prò  qualibet  pecia  soldos 
vigintiquinque.  de  sancto  ìnartino  prò  qualibet  pìecia  soldos 
trigintaquinque .  de  qualibet  pecia  pjanni  grane  soldos  quin- 
quaginta  ».  Nella  stessa  proporzione  si  stabiliscono  i  diritti  da 
pagarsi  per  i  panni  di  lana  fabbricati  in  Bologna. 

Finalménte,  per  i  panni  di  lana  fabbricati  in  Bologna  e  di- 
stretto, trasportati  nel  territorio  genovese  ed  ivi  rivenduti  al  mi- 
nuto «  vcl  ut  vulgo  dicitur  ad  retalium  »,  pagheranno  i  ne- 
gozianti bolognesi  in  ragione  del  tre  per  cento,  sul  prezzo  sta- 


158      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

bilito  da  essi  stessi,  salva  ai  genovesi  la  facoltà  di  trattenersi 
tanta  mercanzia  in  pagamento  dell'importo  del  dazio. 

In  ordine  ai  tessuti  d'oro  e  d'argento,  saranno  i  mercanti 
bolognesi  trattati  alla  stregua  dei  fiorentini  ;  pagheranno,  cioè, 
lire  dodici  e  soldi  dieci,  moneta  di  Genova,  per  ciascheduna, 
cassa,  del  peso  lordo  di  duecentoventicinque  libbre. 

Avranno  tali  patti  la  durata  di  anni  dieci,  prorogabili  a 
volontà  delle  parti,  «  cum  contramando  duorum  annorum  », 
e  con  obbligo  al  comune  di  Bologna  di  ratificarli,  nel  termine 
di  sei  mesi  e  di  addivenire  alla  concessione  di  uguali  favori  ai 
mercanti  genovesi,  trafficanti  in  Bologna  ^ 

Da  tutto  ciò,  parmi  si  possa  dedurre  che  di  non  poco  mo- 
mento doveva  essere  il  traffico  fra  le  due  città. 

Venendo  ora  ad  altre  considerazioni  debbo  accennare  che 
molti  genovesi,  e  pressoché  in  tutti  i  tempi,  ebbero  vistosi  ca- 
pitali impiegati  in  Bologna,  specie  nel  «Monte  deW  Annona  », 
come  appare  da  molti  atti  e  scritture  di  cui  abbondano  i  no- 
stri archivi.  Vi  avevano  poi  molti  censi  le  famiglie  Centurione, 
Sauli,  Fieschi,  Lomellini,  Serra,  Cattaneo,  Brignole  Sale  ecc.  , 
le  tre  Opere  pie  di  Genova,  le  monache  di  S.  Marta,  della  S.S. 
Incarnazione,  di  S.  Silvestro,  le  religiose  Turchine  e  moltissime 
altre.  Nel  1558,  il  28  aprile.  Marco  Centurione,  G.  B.  Lomel- 
lini e  Nicolò  Imperiale  Lercari,  fidecommissari  della  fu  Marta 
Centurione,  moglie  di  Lazzaro  Grimaldi  Ceba  e  procuratori  delle 
tre  Opere  pie  di  Genova,  aff"rancarono  in  Bologna  un  cospicuo 
censo  camerale,  caduto  nella  di  lei  successione  2. 

Nò  si  deve  tralasciare  che,  nel  1731,  il  padre  Pompeo  De- 
franchi, gesuita,  aff"rancò  il  censo  di  lire  12231,  che  aveva  in 
Bologna  il  collegio  dei  «  Giovani  Scuotavi  studenti  da  erig- 
gersi  in  Genova  fondato  dal  quondam  Sig.  G.  B.  Soleri  -  ». 

Chiudo  il  capitolo  con  un  cenno  sull'industria  serica,  nel- 
r  Italia  centrale. 


'  Doctimento  XXXVII. 

^  Archivio  di  Stato  in  Bologna  —  Istrumenti  e  Scritture.  F.  lib.  10, 
n.°  48  e  lib.  14,  n.°  20  —  Vedi  pure  Scritture  di  Genoa,  pertinenti  al 
Monte  5."  dell'  Annona. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   159 

È  noto  agli  studiosi  quale  centro  d' industria  serica  fosse 
in  Genova  e  di  quanta  importanza.  Gli  artefici  genovesi  reca- 
rono col  tempo  la  loro  industria  in  altre  città;  furono  geno- 
vesi quelli  che  la  portarono  in  Milano  e  dai  lavori  del  Citta- 
della si  è  potuto  conoscere  che  Urbano  Trincherio,  genovese, 
con  altri  tre  suoi  concittadini,  iiecò  la  tessitura  dei  drappi  di 
seta  a  più  colori  e  dei  broccati  d'oro  e  d'argento  in  Ferrara  K 
Finalmente  il  prof.  Naborre  Campanini,  nella  sua  dottissima 
opera  «  Ars  Siricea  Rigii  »  2,  ha  messo  in  chiaro  che  un 
altro  genovese,  cioè  «  mastro  Antonio  da  Zenua  »  trasferi 
la  medesima  industria  da  Ferrara  a  Reggio,  raccomandato  vi- 
vamente da  Lucrezia  Borgia,  che  ve  lo  spedì  munito  di  larga 
commendatizia.  Fu  il  tessitore  genovese  onorevolmente  accolto, 
si  costituì  un  apposito  magistrato,  che  stipulò  con  lui  i  patti 
della  sua  condotta.  Nota  ancora,  1'  egregio  autore  che,  a  mezzo 
il  cinquecento,  accorsero  da  Genova,  e  da  più  altre  città,  nuovi 
artefici  a  Reggio;  «  e  fabbricarono  i  velluti  bianchi,  le  traspa- 
renti tele  d'argento,  i  drappi  di  seta  vergati  d'oro,  i  damaschi  e 
le  sete  intessute  di  stelle  d'argento  che  figurarono  nell'appa- 
rato celebrato  per  la  prima  venuta  di  Alfonso  II  ».  Data  l'im- 
portanza di  Bologna  e  la  sua  vicinanza  a  Reggio,  è  probabile 
che  una  tale  industria  si  estendesse  anche  a  quella  città;  ma 
nulla  di  preciso  si  può  affermare,  che  troppo  importa  essere 
esatti  in  siffatte  considerazioni.  A  me  basta  accennare  che,  sino 
all'anno  1372,  erano  tessitori  genovesi  in  Bologna,  poiché  trovo 
accennato  che  in  tale  epoca,  Giovanni  del  fu  Antonio  de  Civi- 
dalì  Belloni,  tessitore  di  panni,  abitante  in  Ferrara,  contrae 
società  con  ser  Giacomo  del  fu  Pantaleone  da  Genova,  abitante 
in  Mirasele  a  Bologna  ^.  Né  debbo  tralasciare  che,  nel  1420, 
maestro  Simone  Spelta  de  Alhingana,  teoctor  pannorum  sete, 
dimorante  in  Genova,  vende  i  pochi  beni  che  aveva  in  Albenga, 
per   recarsi    ad    abitare  in    Bologna  "*.  Come  si  vede  il  dubbio 


'  Cittadella,  Notizie  relative  a  Ferrara,  pag.  502. 

^  Pag.  66  —    Giornale  Ligustico,  anno   1889,  pag.  152-156. 

■^  Cittadella,  op.  cit.,  pag.  504. 

•*  Imbreviature  del  notaro  Aronne  Bianco  della  Pietra. 


IGO  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

da  me    sollevato    non    è   forse    del    tutto    destituito    di    fonda- 
mento. 

Durò  prospera  in  Bologna  siffatta  industria  per  molto  tempo, 
minacciò  di  cadere  ed  annientarsi  sul  finire  del  secolo  decimo- 
settimo, a  causa  di  un  forte  diritto  imposto  su  di  essa,  in  ra- 
gione di  quindici  baiocchi  per  libbra.  Ricorsero  i  fabbricanti  di 
seta  forastiera  ai  legati,  varie  volte,  ma  invano.  Finalmente 
nel  16S9  il  cardinale  Negroni,  genovese,  si  prese  vivamente  a 
cuore  la  pratica  ed,  in  seguito  alle  sue  istanze,  il  Senato  bo- 
lognese, con  29  voti  favorevoli  sopra  32  votanti,  deliberò  di  abo- 
lire il  dazio  ^  Particolari  di  non  molto  rilievo  sono  questi,  ma 
d' ogni  cosa  giova  conservare  memoria,  perchè  alla  costruzione 
dei  grandi  edifizi  è  necessario  far  precedere  la  raccolta  di  tutti 
i  materiali. 

(ConiinuaJ  Paolo  Accame 


'   Biblioteca  Civica  di  (3enova,  Miscellanea   Varia  D.  3,  8,  7. 


MOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   101 


DOCUMENTI 


L 


1225.  10  Giugno. 
Convenzione  fra  Tomaso,  conte  di  Savoia  e   gli   inviati    del    co- 
mune di  Genova  ed  il  comune  di  Asti. 


In  nomine  Domini  Amen.  D.  Thomas  Comes  Sabaudiae  taliter 
convenit  et  per  stipulationem  promisit  D.  Porco  de  Porcis  et  D.  Gui- 
lielmo  Piccavicia  nuntiis  Communis  lanue  recipientibus  nomine  dicti 
comunis  lanue  videlicet  quod  ipse  habebit  in  servitio  communis  lamie 
contra  inimicos  lanue  milites  bonos  de  Burgundia  centum  octuaginta 
guarnitos  cum  equis  coopertis  ferro  vel  punctis  et  armis  militaribus  ita 
quod  quilibet  niilitura  habebit  equos  quatuor  vel  plus,  vel  tres  ad  minus 
et  de  ipsis  railitibus  habebit  LXXX  apud  Ast  cum  tribus  Capitaneis,  prò 
veniendo  in  servitium  lanue  a  die  lovis  X  usque  dies  YllI  et  ipse  in 
propria  persona  erit  apud  Ast  cum  aliis  centum  militibus  causa  ve- 
niendi  in  servitium  lanue  a  die  presenti  usque  ad  hebdomadas 
tres  vel  ante  si  poterit  et  serviet  cum  ipsius  militibus  Centum  com- 
muni lanue,  Inter  communi  lanue  per  menses  duos  veniendo  .  stando 
et  redeundo.  ita  quod  adventus  militum  usque  in  Ast  rationetur  se- 
ptem  dies  et  redditus  eorum  per  aliquos  dies  septem  postquam  re- 
dierint  in  Ast  et  dabit  operam  bona  fide  quod  quilibet  militum  ha- 
beat  secum  servientiuin  unum  guarnitum  .  ita  quod  non  teneatur  de 
dicto  numero  servientium  guarnitorum  et  si  ita  non  observaret,  pro- 
misit suo  dicto  nomine  restituere  apud  Ast  pecuniam,  quam  habuisset 
prò  communi  lanue  usque  ad  medium  iulii  .  et  hec  omnia  promisit 
nobis  attendere  et  observare  bona  fide  sine  fraudo.  Preterea  D.  Ni- 
colaus  de  Andito  potestas  astensis  vice    et    nomine    comunis    astcnsis 


162  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

voi  untate  utriusque  credentie  per  campanam  congregate  et  ore  ad  os 
congregate  et  scripte  et  non  societatum  promisit  predictis  ambascia- 
toribus  nomine  comunis  lanue  recipientibus  facere  dictun:i  comitem 
observare  ut  supra  .  alioquin  restituore  promisit  ad  dictum  termi- 
num  apud  Ast  comuni  pecuniara  illam  quam  comes  recepisset  prò 
predictis  et  nomine  vice  comunis  de  Ast  constituit  se  prò  dicto  co- 
mite  principalem  debitorem  et  observatorem  .  renuncians  iuri  de 
principali  prius  conveniendo  et  dicti  ambasciatores  lanue  nomine  di- 
cti  communis  promiserunt  dicto  communi  prò  stipulatione  dare  quic- 
quid  potestas  de  Ast  prò  persona  comitis  dixerit  vel  fuerit  arbitratus 
et  prò  tribus  capitaneis  militum  prò  quolibet  eorum  lib.  L.  lanue  et 
prò  quolibet  milites  cum  servientibus  suis  et  equis  per  mensem  lib. 
XII.  lanue  valens  servientium  apud  Ast.  Item  damna  equorum  et 
predictus  aliarum  rerum  eius  restituere  excepto  damno  quod  eis  ac- 
cideret  furto  seu  equum  furatum  eis  per  hominem  a  montibus  citra 
qui  non  esset  cum  eis  vel  cum  aliquo  eorum  nomine  comunis  lanue 
promiserunt  et  emendare  arbitrio  et  sententia  potestatis  de  Ast  in 
adventu  eorum  usque  in  Ast  et  districtu  lanue.  Item  promiserunt  ei 
dare  proqualibet  potestate  civitatis  inimicorum  aJicuius  quam  cape- 
ret  .  data  et  consignata  communi  lanue  lib.  L.  lanue.  Item  prò  quo- 
libet homine  inimico  qui  haberet  equum  prò  armis  dato  et  consi- 
gnato  communi  lanue  libras  duas  lanue.  Item  prò  quolibet  pedite 
inimico  dato  et  consignato  comuni  lanue  soldos  decem  lanue.  Item 
concesserunt  suos  esse  equos  et  arma  et  omnes  res  inimicorum  per 
eos  captas  .  item  promittunt  quod  facient  eis  dare  in  districtu  lanue 
minam  frumenti  a  solidis  septem  usque  in  novem  .  minam  ordei  a 
solidis  quatuor  usque  in  solidis  quinque  lanue  .  mezaroliam  uini  a 
solidis  sex  usque  in  solidis  decem  ianue  .  et  ferrare  pedem  equi  in 
ianua  et  in  districtu  per  denarios  quatuor.  item  si  contingerit  quod  ali- 
quis  dictorum  militum  vel  eorum  scutiferorum  ab  inimicis  caperotur 
promittunt  dare  scontrum  idoneum  .  si  habebunt .  aut  impensas  con- 
venientes  vel  solidos  donec  in  carcerem  steterit  et  liberatus  fuerit  a 
carcere,  item  concedunt  eis  hospicium  sive  locum  in  districtu  lanuae 
et  licientiara  ut  ligna  de  nemoribus  silvestribus  prò  eorum  usu  capere 
possint  .  hec  omnia  nomine  communis  lanue  promittunt  et  observare 
et  facere  observari  comiti  a  communi  lanue  et  potestas  Ast  nomine 
comunis  astensis  et  voluntate  utriusque  credentie  et  roctorum   socio- 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   163 

rum  ore  ad  os  interrogatorum  per  nuntios  et  campanam  congrega- 
torum  promisit  observare  ut  supra  aliter  iuri  de  principali  prius 
conveniendo  et  si  aliquis  error  in  his  omnibus  vel  impedimentum  in- 
tervenerit .  vel  obscuritas  sive  ambiguitas  ea  definiatur  per  predictum 
potestatem  Ast .  hec  omnia  iuraverunt  bona  fide  attendere  et  attendi 
tacere  et  compiere.  Actum  in  Ast  in  ecclesia  sancti  Ioannis  de  do- 
made  .  testes  iacobus  altacima  .  ruffinus  de  sulmatare  .  ubertus  vileta . 
petrus  barlotus  .  ruffinus  arranca  .  boscus  et  manfredus  carena  . 
MCCXXV  .  indictione  Xll  die  martis  decima  iunii  post  campanam 
que  pulsatur  prò  latronibus. 


De  quibus  omnibus  a  te  nomine  dicti  comunis  me  bene  quietum 
et  solutum  voco  .  abrenuntians  exceptioni  non  numerate  pecunie  et 
non  accepte  etc.  promittens  tibi  me  nec  per  alium  prò  me  tibi  nomine 
comunis  ianue  nec  alium  prò  communi  de  predictis  ullam  de  cetero 
movere  actionem  sive  requisitionem  facere  sub  pena  dupli  de  quanto 
requisivero  .  si  actio  mota  fuerit  ab  aliqua  occasione  diete  pecunie 
unde  prò  pena  et  si  observandum  tunc  bona  omnia  mea  tibi  comuni 
pignoro  obligo  .  actum  in  Ast  in  domo  gulielmi  gareoti  .  testes 
([ualia  de  gozano  .  guglielmus  coredus  figarolus  .  petrus  barlotus  . 
ruffinus  de  surmatare  .  MCCXXV  .  indictione  XII  .  die  XIII  iunii. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Materie  Politiche,  mazzo  3.''  di  cui 
possiedo  copia. 

II. 

1261.  2  Febbraio. 
Donazione    fatta,  dai    Marchesi    di    Clavesana,  agli    uomini    della 
Pieve,  dei  diritti  loro  competenti  sul  territorio  di  Viozenna. 


Donatio  facta  per  Marchiones  Clavexane  hominibus  Plebis  cum 
omni  iure  sibi  competenti  in  territorio  Viozene  et  quod  acquisive- 
rant  a  dominis  Ulmete. 

Anno  Domini  millesimo  ducentesimo  sexagesimo  primo  indicione 
quarta  die  domiiiice  sccunda  intrantis  Februarii. 


1G4  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Dominus  Bonifatiiis  et  Manuel  Marcluones  Clavexane  speciali 
pacto  remisseruut  donaverunt  di-ictum  quod  ad  eos  perveniri  posset 
in  territoriis  et  dominio  Viozone  omnibus  et  singulis  hominiVjus  Ca- 
stellanie  Theici  et  omnibus  aliis  hominibus  utriunque  essent  qui  suam 
porcionem  solvissent  et  talia  cis  iniuncta  et  taliata  occaxione  emptio- 
nis  Viozene  ut  facti  per  ipsos  Dominos  Bonifatium  et  Manuelem. 
Confidentes  dicti  Domini  Mai'chioncs  quod  illud  quod  solutum  erat 
per  ipsos  homines  in  dieta  et  alia  occaxione  diete  eraptionis  per  ipsos 
homines  solutum  fuerit  et  per  ipsos  Marchiones  receperunt  ut  ab 
ipsis  dominis  et  eorum  heredibus  et  ab  illis  qui  ab  eis  jura  habereut 
dicti  homines  et  eorum  heredes  haberentur  liberi  prò  possessionibus 
Yiozene  a  dricto  predicto.  Ita  quod  prò  isto  dricto  in  perpetuum  in- 
quietar! vel  molestar!  non  deberent  possessores  dictarum  terrarum 
ipsi  vel  alii  qui  iura  ab  eisdem  habere  quantum  est  prò  dricto  me- 
morato et  quod  ad  ipsos  Dominos  pervenire  possit  de  ilio  quod  em- 
ptum  est  per  eas  vel  detineretur  ab  eis  usque  ad  hodiernam  diem 
salvo  jure  domini!  et  segnorie,  volentes  ipsi  Domini  quod  ista  dona- 
cio  et  remissio  perpetuo  valeat  cui  libet  tara  absenti   quam   presenti. 

Que  omnia  acceptare  voluerint  et  firma  habere  quantum  est  in 
dricto  suprascripto  quam  in  dieta  talia  solverit.  Ita  quod  donatio  et 
remissio  et  absolutio  judicar!  possiat  ad  hoc  ut  valeat  tam  prò  ab- 
sentibus  quam  presentibus,  promittentes  dicti  domini  miehi  Notarlo 
stipulanti  nomine  et  vice  illorum  omnium  qui  in  dieta  emptione  seu 
talia  causa  diete  emptionis  facta  solvere  istam  donationem  et  remis- 
sionem  omni  tempore  fìrmam  habere  et  tenere  nullo  pretextu  ingra- 
titudinis  vel  iniurie  facte  vel  que  fient  in  futurumv  revocare  vel  in- 
fringere  possint  immo  eam  ab  omni  persona  legitime  defendere  et 
expedire  quantum  est  prò  eorum  facto  proraiserint  sub  ypoteca  et  ob- 
bligacione  honorum  suorum  presencium  et  futurorum  et  pena  dupli 
quantitatis,  quam  ab  eisdem  possessionibus  vel  jura  ab  eis  habenti- 
bus  pateretur  vel  inquietaretur.  Ita  quod  si  iure  aliquo  diceretur 
dictam  absolucionem  seu  remissionem  vel  donationem  non  valere, 
saltem  valeat  pene  petitio  et  expresse,  restitutio  quas  ipsi  Domini 
rcstituere  promiserint  si  integraliter  non  observarent  ut  superius  est 
promissum,  que  pena  comraissa  et  exacta  rata  nihilomiuus  manere 
dieta  donacio  et  liberacio  seu  vendicio  vel  contractus  alius  qui  me- 
li us  de  jure  valere  posset  percipientes  in  Macario   Notarlo    Alio    Ro- 


NOT.  E  DOC.  DEI, LE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   165 

bandi  Mastrello  ut  de  predictis  donacione  seu  liberacione  vel  abso- 
lucione  cuilibet  petenti  facere  unum  Instramentam  et  plura  tanì  co- 
njunitatibus  quam  universitatibus  et  singularibus  personis.  Confiten- 
tes  dicti  domini  quod  omnes  homines  Castellanie  Theici  in  dieta 
talia  et  emptionem  suam  porcionem  solverunt.  Renuncians  exceptioni 
non  habite  et  non  recepte  poreionis  cuilibet  diete  Castellanie  et  cui- 
cumque. 

Actum  in  Plebe  ante  Ecclesiam  Sancti  lohannis  .  Testes  vocati 
et  rogati  Dominus  Presbiter  Gallus,  Dominus  Alnardus  de  Fibinis, 
Dominus  Bonifacius  de  Ast. 

Ego  facius  Macai'ius  Notarius  ....  hanc  cartulam  scripsi. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi,  n.°  365. 

III. 

1263.  10  Maggio. 
I  signori  d'Orraea  ratificano  la   vendita   fatta,   dai   loro    condo- 
mini, al  marchese  di  Clavesana  del  territorio  di  Viosenna. 


Ratificatio  facta  per  alios  dominos 
Ulmete  de  Yenditione  facta  Marchioni 
Clavesane  de  omni  jure  sibi  compe- 
tenti in  territorio  Viozene. 

Anno  domini  MCCLXIII  indicione  VI  jovis  X  madji  Dominus 
Besacia  de  Ulmeta  suo  nomine  et  Dominus  Manfredus  de  Ulmeta  suo 
nomine  et  nomine  Polini  et  lacobini  filiorum  et  heredura  quondam 
Domini  Thome  de  Ulmeta  quorum  cura  est  ut  apparet  per  instru- 
mentum factum  manu  Oberti  Taglaferri    notarius   MCCLXI   indicione 

quarta  die Conflrmaverunt  et  approbaverunt  Dominis    Bonifacio 

et  Manueli  fratribus  Marchionibus  Clavexane  omnes  vendiciones  dona- 
ciones  et  cessiones  promissiones  et  pacta  quas  et  que  Dominus  herichus 
fìlius  quondam  Domini  Anselmi  de  Ulmeta  quondam  suo  nomine 
et  nomine  Simondi  fratris  sui  et  Sibaudus  fìlius  quondam  Domini 
Belengelji  de  Ulmeta  Manfredus  Gerbaudus  fìlius  quondam  Domini  Ger- 
baudi  de  Ulmeta  eorum  nomine  et  nomine  ugeri  Belengelii  filli  quondam 


166         R,  df:putazione  di  storia  patria,  per  la  Romagna 

domini  Belengclii  de  Ulmeta  et  nomine  Rabaudi  Bonifacii  de  Ulmeta 
et  nomine  Ardisonis  fratfis  dicti  Rabaudi  et  nomino  Simondini  fìlii 
quondam.  Domini  Nicolini  de  Ulmeta  et  qui  Ardicio  Bonifacius  et  Si- 
raondinus  filius  dicti  Domini  Nicolini  de  Ulmeta  et  qui  dictus  Simondinus 
fìlius  dicti  Domini  Anselaii  de  Ulmeta  et  Dominus  Ugo  Verisios  de  Arbi- 
gena  fecerat  fecerant  promisserant  dictis  dominis  Bonifacio  et  Manuel! 
seu  alteri  eorum  dominium  eo  et  de  omni  jure  et  actione  contilis  et 
jurisdictionis  et  segnorilie  quos,  quas  et  quo  dicti  henricus  Sibaudus 
Mamfredus  Ugherius  Rohaudus  Ardicio  Simondinus  Simondus  et  Domi- 
nus Ugo  habebant  tenebant  vel  possidebant  vel  habere  tenere  vel 
possidere  visi  erant  vel  ad  eos  pertinebat  vel  pertinere  videbatur  in 
Viozena  et  in  tote  territorio  quod  appolatur  Viozena  infra  has  cohe- 
rentias  ab  una  parte  aqua  tanagri  et  aqua  negronis  ab  alila  parte 
fulmina  silicet  arpes  molocii  ab  alila  parte  colla  Cartini  silicet  terri- 
torium  Erige  et  ab  alia  fossatus  regine  et  somitas  pudii  lonalum  et 
parchum .  de  archetis  (?)  et  si  que  alle  sibi  sint  coherencie  et  omnia 
jura  rationes  et  actiones  reales  et  personales  utiles  et  direcìas  mixtas 
que  et  quas  dicti  Domini  Besacia  Bertholinus  Manfredus  et  dicti 
Polinus  et  lacobinus  filli  et  lieredes  dicti  Domini  Thome  quondam 
de  Ulmeta  habent  vel  habere  usi  sint  vel  ad  eos  pertinet  vel  pertinere 
possit  in  omnibus  rebus  et  in  omnibus  juribus  et  rationibus  promis- 
sionibus  et  pactis  et  vendicionibus  et  donacionibus  supradictis  donatis 
et  factis  et  cessis  per  predictos  Henricum  Robaudum  Manfredum 
Ugetum  Robaudum  Ardisonum  Simondinum  et  Simondum,  seu  per 
alios  et  eorum  nomine  alterius  eorum  et  nomine  suo  dictis  Dominis 
Bonifacio  et  Manueli  Marchionibus  Clavexane  seu  alteri  eorum  reci- 
pienti suo  nomine  et  nomine  alterius  eorum  in  predicto  territorio 
quod  appelatur  Viozena  infra  predictas  coherentias  quod  ad  istos 
henricum  Sibaudum  Manfredum  Ugerum  Robaudum  Ardizonum  Si- 
mondinum et  Simundum  pertinebat  vel  pertinere  videbantur  et  omnia 
jura  et  actiones  et  rationes  reales  et  personales  utiles  et  directas  et 
mixtas  que  et  quas  dicti  Domini  Bisacia  Bertholinus  Manfredus  et 
dicti  Polinus  et  lacobinus  filli  et  heredes  dicti  Domini  Thome  quondam. 
De  Ulmeta  habent  vel  habere  visi  sunt  vel  ad  eos  pertinet  vel  perti- 
nere possent  centra  dictos  Dominos  Bonifacium  et  Manueìem  Mar- 
chiones  Clavexane  seu  centra  alterum  eorum  occaxione  consortitus 
vel  alio  quocumque  jure  prò  predictis  rebus  juribus   rationibus    prò- 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   167 

missionibus  pactis  venditionibus  et  clonationibus  supradictis  donatis 
et  factis  et  cessis  per  predictos  Henricum  Sibaudum  Manfredum  Uge- 
rum  Robaudum  Ardizonum  Simondinum  et  Simondum  seu  per  alteros 
eorum  nomine  alterius  eorum  et  nomine  suo  dictis  Dominis  Bonifacio 
et  Manueli  marchionibus  Cravexane  seu  alteri  eorum  recipienti  suo 
nomine  et  nomine  alterius  eorum  in  predicto  territorio  quod  appela- 
tur  Viozena  infra  predictas  coherentias  quod  ad  dictos  Henricum 
Sibaudum  Manfredum  Ugetum  Robaudum  Ardizonum  Simondinum  et 
Simondum  pertinebat  vel  pertinere  videbatur  vel  occaxione  ipsarum 
rerum  juriuui  racionum  promissionum  pactorum  vendicionum  et  dona- 
cionum  supradictorum  dicti  Domini  Besaeia  Bertholinus  suo  nomine 
et  Manfredus  suo  nomine  et  dictorum  Polini  et  lacobini  filiorum  et 
heredum  dicti  Domini  Thome  quondam  de  Ulmeta  remisserunt  et 
solverunt  et  refutaverunt  dictis  Dominis  Bonifacio  et  Manueli  Mar- 
chionibus Cravexane  et  eisdem  pacem  et  fìdem  et  refutacionem  omni- 
modam  absolucionem  et  remissionem  et  pactum  de  non  potendo  fece- 
runt  de  predictis  omnibus  et  singulis  promittentes  dicti  Domini 
Besaeia  Bertholinus  suo  nomine  et  Manfredus  suo  nomine  et  nomine 
dictorum  Polini  et  lacobini  filiorum  et  heredum  dicti  Domini  Thome 
quondam  de  Ulmeta  dictis  Dominis  Bonifacio  et  Manueli  marchionibus 
Cravexane  dictam  finem  et  refuctationem  absolucionem  et  remissionem 
et  pactum  de  non  potendo  habere  ratum  et  fìrmum  omni  tempore  et 
non  contravenire  et  quod  predicti  Polinus  et  lacobinus  filli  dicti  Domini 
Thome  quondam  habebunt  ratum  et  firmum  omni  tempore  et  non 
contraveniente  sub  ipotheca  omnium  honorum  suorum  et  dictorum 
filiorum  dicti  Domini  Thome  quondam  habitorum  et  habendorum  et 
insuper  dictus  Dominus  Manfredus  promissit  dictis  Dominis  Bonifacio 
et  Manueli  se  facturum  et  curaturum  ita  quod  predicti  Polinus  et 
lacobinus  fìlji  et  heredes  predicti  domini  Thome  predicta  omnia  et 
siagula  ratiflcabunt  et  confirmabunt  et  habebunt  rata  et  firma  et  non 
contravenient  obligando  inde  dictus  Dominus  Manfredus  dictis  Dominis 
Bonifacio  et  Manueli  omnia  sua  bona  pignori  habita  et  habenda.  Re- 
nunciantes  dicti  Domini  Besaeia  Bertholinus  suo  nomine  et  Manfre- 
dus suo  nomine  et  nomine  Polini  et  lacobini  filiorum  et  heredum 
quondam  Domini  Thome  conditioni  sive  causa  vel  iniusta  causa  excep- 
tioni  doli  et  in  facto  actione  dupli  et  illi  legi  qua  cavetur  donatio 
facta  sine  insinuatione  vera  quingentos    aureos   non    valere    et    omni 

12 


168  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

alji  juri  generali  et  speciali  quo  centra  predicta  seu  aliquod  de  pre- 
dictis  venire  vel  facere  possent  expresse  et  ex  certa  scientia.  Renun- 
ciaverunt  etc. 

Testes  Bonifacius  de  Cherio.  Dominus  Octonaanaria  judex.  Domi- 
nus  Robaudus  de  Garrexio. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi  n.°   865. 

IV. 

1281.   3   Febbraio. 
Convegno  fra  Lucchetto  Gattilusio   e    Taddeo    Grimaldi    da    una 
parte  e  Gastracane  di  Lucca  e  soci  dall'altra. 

•»  » 
Die  tercio  exeunte  februario  MCCLXXXL 

D.  Luchitus  de  Catheluxiis  \  onanes   civitatis 

D.  Thadeus   de    Grimaldis  I  Zenue   promisserunt 

in  solidum  solvere  d.  Duracio  de  Lucha  stipulante  prò  se  et  d.  Ca- 
strachano  de  Lucha,  Geri  et  Rhorneo  filiis  dicti  d.  Castrachani  et 
Bene  de  Cinque  septuaginta  tres  libras  ,  sex  solidos  et  octo  denarios 
zenuensiura  prò  precio  et  cambio  centum  florinorum  auri  ex  instru- 
mento Phyllipi  de  Raxuriis  notarii  facto  hodie  sub  porticu  domus 
d.  Ugolini  de  Leno  pressentibus  d.  Galaoto  de  Gatariis.  d.  Lamber- 
tino  de  Primadiciis.  d.  Alberto  de  Primadiciis.  d.  lacobino.  d.  Aldo- 
vrandini  de  Brunis  et  Mingino  filio  d.  Aldevrandini  de  Brunis  testibus 
et  sic  scribi  fecerunt  et  poni  in  memorialibus  Comunis  Bononie. 

Archivio  di  Stato  di  Bologna  -  Archivio  del  Comune,  Ufficio    dei 
Memoriali.  Memoriali  del  1281  di  Filippo  Rasuri,  ac.   LXII  1°. 

V. 

1291.  20  Maggio. 
Vendita  fatta  da  Filippino  d' Ormea,  a  nome  anche  di  altri  con- 
domini, di  ciò  che  avevano  nel   territorio   di    Vioseana    al    marchese 
di  Clavesana. 

♦  » 
Die  Vigesiraa    Madji    presentibus    Testibus    Rolandino    de    Pulio 
Aycardo  de    Grenovo    de    Campexio,    Becho    de    Silionjis    Guilliermo 
Riculfo  de  Velago,  Ferrarlo  de  Cenoa  testibus  vocatis.  Philipinus  filius 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   169 

Petri  Besacie  Domini  Ulmete  prò  parte  sua  presente  et   consenciente 
et  volente  Ansando  fratre  suo  filio  eiusdera  Petri  asserens  se  babere 
mandatum  a  dicto  patre  suo  et  gestorio  nomine  prò    alljis    fratribus 
suis  et  prò   Domina   Damixela  uxore   quondam   domini   lobannis  Be- 
sacie fratris  dicti  Petri    et    consortis    dicti    Petri    in    lurisdicione    et 
Segnoria  Ulmete  et  prò  Isabela  filia  et  herede  dicti  quondam  loban- 
nis et  diete  Domine  Damisele  a  quibus  mulieribus  asserit   se   babere 
mandatum  ad  infrascripta  facienda  prò    quibus   omnibus    et   singulis 
promissit  de  rato  et  se  facturum  et  curaturum    quod    omnes   preno- 
minati et  eorum  beredes   perpetuo    rati    et   rata  babebunt  quid  quid 
promissum  est  et  erit  in    presenti    contractu    per    ipsum    Pliilipinum 
nomine  suo  et  predictorum  norainibus  jam  dictis,  vendidit  et  tradidit 
vel  quitavit  et  cessit  et  mandavit  Domino  Manueli  egregio  Marcbioni 
Clavexane  presenti  et  ementi    et   recipienti    nomine    suo    et    suorum 
heredum  partem  quam  ipsi  fratres   Johannes   et  Petrus   habebant   et 
habuerant    et  consueti   fuerant   habere    in   jurisdictione    comitatu    et 
Segnoria  et  drictu  et  decima  et  jure  decimationis  et  bannis  et  pascuis 
et  alpatico  et  omnibus  et  singulis   que   ipsi   fratres   vel   alter   eorum 
vel  eorum  majores  babebant   et   percipiebant  jure   vel    non   jure    in 
Viozenna  et  toto  territorio  Viozenne  et  in  omnibus  supra  existentibus 
ipsis  terris  et  territorio  Viozenne  prescntibus  et  futuris,  jure   aliquo 
sive  modo  seu  a  possessoribus  et  cultoribus  et  laboratoribus  et  pasto- 
ribus  et  Dominis   et   possessoribus   Bestiarum   que   ibi   pascerent   vel 
morarentur  vel   transirent   vel   aliquam    residentiam   ibi    facerent    et 
breviter  de  omnibus  et  singulis   que    ibi    petere    possent    vel    habere 
deberent  vel  ad  eos  aliquera  ipsorum    modo   aliquo    pertinuissent  vel 
modo  aliquo  pertinuerint.  Ad  habendum  tenendum  et  possidendum  et 
faciendum  ex  eis  venditis  quid  quid  facere   voluerinfc    pieno   jure    in 
inde  cum  omni  jure  et  actione  ipsi  Philipino  et  fratribus  suis  et  dicto 
patri  suo  et  Domine  Damixele  et  fìlie  modo    aliquo    pertinentibus    in 
predicto  loco  et  territorio  Viozenne    precio    librarum    triginta    triura 
soldorum  sex   et    denariorum    octo    danariorum    honorum    lanue.  De 
quibus  predictus  Philipinus  nomine   suo  et   predictorum    omnium    se 
quietum  et  solutum  sibi  esse  vocavit.  Renuncians  exceptioni  non  re- 
cepte  et  non  tradite  pecunie  et  precji  non  accepti.  Et  quod  plus  valent 
predicta  vendita  si  etiam  ultra  summam  diraidie  justi  precji  excedent 
eidem  emptori  donavit  transtulit  et  mandavit  pura  et  mera  donacione. 
luri  renuncians  decepte  dimidie  justi   precji  et  ultra   et  jure   dicenti 


170  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

donacio  non  valere  ultra  sumraam  quingentorura  aureorum  nisi  actis 
fuerint  et  insinuata  et  omni  alji  juri  Canonici  et  Civili.  Que  omnia 
vendita  et  donata  predictus  Philipinus  suo  nomine  et  predicto  fuit 
confessus  nomine  precario  et  ministerio  dicti  Domini  Manuelis  possidere 
usque  quo  ex  eis  venditis  et  donatis  possossionem  vel  quasi  appre- 
henderit  corporalem.  Quod  accipiendi  sua  aucthoritate  et  retinendi 
(leinceps  dictus  Philipinus  nominibus  supradictis  eidem  emptori  tran- 
stulit  et  mandavit.  Promittens  nominibus  suis  jam  dictis  ipsi  Domino 
Marchioni  de  predictis  venditis  vel  parte  eorum  per  se  vel  aliquem 
ex  predictis  quorum  nomine  vendidit  litem  vel  controversiam  non 
movere  nec  inferenti  consentire.  Sciiicet  omnia  et  singula  vendita  suo 
et  predictis  nominibus  prò  se  se  et  heredes  eorum  ipsi  Domino  Mar- 
chioni et  suis  heredibus  defendere  et  auctorizare  ab  omni  persona 
collegio  et  universitate  sub  pena  dupli  de  quanto  contrafieret  stipula- 
tione  premissa  habita  ratione  melioi'ationis  que  prò  tempore  fuerit. 
Item  refficere  et  restituere  nomine  suo  et  jam  dicto  ipsi  Domino  em- 
ptori omnes  expensas  missas  damua  et  interesse  que  et  quas  faceret 
vel  substineret  in  judicio  vel  extra  dictus  Dominus  vel  eius  heredes 
vel  alius  qui  haberet  causam  ab  eo  vel  eis  ob  defensionem  dictorum 
venditorum.  Et  ex  hiis  eidem  Domino  et  suis  heredibus  et  alji  prò  eis 
credere  suo  verbo  sine  sacramento  et  alia  probacione.  Et  per  predictis 
omnibus  observandis  et  complendis  dictus  Philipinus  suis  et  predictis 
nominibus  voluntate  etiam  dicti  Ansaudi  fratris  sui  presentis  omnia 
bona  sua  et  dicti  Ansaudi  et  aliorum  fratrum  suorum  et  dicti  patris 
sui  Domini  Petri  et  Domine  Damixele  et  diete  Isabele  eidem  Domino 
Marchioni  pignoro  obligo  habita  et  habenda.  Actum  in  Plebe  in  ec- 
clesia Santi  lohannis  Battiste.  Anno  a  nativitate  Domini  Millesimo 
C  C.**  nonagesimo  primo  indicione  quarta. 

Ego  Thomas  Bardellus  de  Plebe  auctoritate  Imperiali  Notarius 
hanc  Cartam  ex  abreviaturis  quondam  Bartholomei  Bardelli  notarji 
avi  mei  paterni  ex  licentia  et  concessione  mihi  facta  per  Dominum 
Anthonium  Caravelum  judicem  et  Vicarium  Marchìonis  Cravexane 
ut  de  dieta  concessione  et  licentia  constat  publico  instrumento  scripto 
per  Thebaudum  Mussum  notarium  de  Plebe  Notarium  et  Scribam 
nunc  Curie  Plebis  in  Millesimo  CCC  quadrigesimo  inditione  octava 
die  IIII  Aprilis  fìdeliter  sumpsi  et  in  publicam  formam  redegi  nichil 
addens  vel  minuens  quod  sensum  vel  significationem  transmutet  si- 
gnum  vero  predicti  Avi  mei  obmissi  meum  solitum  apponendo. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   171 

Eodem  die  loco  et  presentibus  cuna  Philipimis  filius  Domini  Petri 
Besacie  voluntate  Ansaudi  fratris  sui  presentis  et  nomine  et  vice  et 
gestorio  nomine  dicti  patris  sui  et  aliorum  filiorum  dicti  Domini  Petri 
et  nomine  gestorio  Domine  Damixele  uxor  quondam  domini  lohan- 
nis  Besacie  fratris  dicti  Petri  et  nomine  Isabele  fìlie  eiusdem  Domini 
lohannis  vendidisset  hodie  paulo  ante  presentem  contractum  Domino 
Manueli  Marchioni  Cravexane  partem  quam  predicti  omnes  et  singuli 
habebant  in  territorio  et  jurisdictione  et  Segnoria  comitatu  redditibus 
et  proventibus  et  drictis  et  decimis  Viozene  precio  librarum  triginta 
trium  soldorum  sex  et  denariorum  octo  lanue  ut  de  predicta  vendi- 
cione  hodie  facta  apparet  per  instrumentum  scriptum  manu  mei  Bar- 
tholomei  Notarji  infrascripti  prefatus  Dominus  Marchio  fuit  confessus 
ad  instanciam  Robitii  Bernardi  Manuelis  Profeto  et  lacobi  Bonanati 
Consulum  Castellanie  Theici  nomine  universitatis  et  singularum  per- 
sonarum  diete  Castellanie  et  hominum  Plebis  quod  Commune  et  Uni- 
versitas  et  homines  Plebis  et  Castellanie  Theici  precium  supradictum 
solumraodo  dicto  Philipino  nominibus  supradictis  solverunt  de  propria 
pecunia  dictorum  hominum  et  universitatis  castellanie  Theici,  qua 
quidem  vendicio  facta  fuit  ipso  Domino  Manueli.  Et  ideo  ipso  Dominus 
Marchio  sciens  ad  infrascripta  imunitatem  et  liberacionem  faciendam 
eisdem  Consulibus  et  michi  Bartholomeo  Bardelle  notarlo  infrascripto 
stipulanti  et  vice  omnium  et  singulorum  diete  Castellanie  in  pieno 
conscilio  diete  universitatis  constituto  immunitatem  fecit  concessit  et 
liberacionem  et  remissionem  et  absolucionem  contulit  et  fecit  et  de 
omni  jure  et  actione  sibi  acquisito  et  acquisita  in  drictu  mesium 
seminum  que  seminabuntur  futuris  temporibus  in  territorio  Viozene 
per  ipsos  homines  Castellanie  Theici  vel  aliquem  vel  aliquos  prò  eis 
Ita  quod  deinceps  de  aliquibus  seminibus  que  seminabuntur  in  terri- 
torio Viozene  aliquo  tempore  drictum  aliquod  ex  eis  prestare  ipsi  Do- 
mino minime  teneantur  asserans  et  affirmans  et  protestans  quod  in 
exacu  (?)  Ulmete  et  obssidione  quam  fecit  hac  yeme  in  Ulmeta  eos 
homines  ab  omni  exactione  drictus  in  territorio  Viozene  et  prò  tem- 
poribus et  seminibus  faciendis  futuris  temporibus  in  Viozena  eos 
homines  absolvit  et  liberavit  et  immunitatem  prestitit  dominis  supra- 
dictis. Itera  absolvit  predictos  Consules  et  me  Notarium  infrascriptum 
nomine  diete  universitatis  et  hominum  quod  ipsi  homines  vel  aliquis 
eorum  vel  prò  eis  non  teneantur  agore  vel  causari  seu  respondere 
in  Viozena  sive  apud  locum  cui  dicitur  Regina  occasione  aliqua  quod 


172  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

irioveretur  vel  oriretur  occaxione  Yiozene  scilicet  solummodo  ipse 
questiones  et  cause  Cr-iminales  et  Civiles  cognoscantur  et  decidantur 
et  tcrminontur  in  Burgo  Plebis  sicut  faciunt  alje  questiones  qu© 
ortum  non  trahunt  et  originem  vel  causam  a  territorio  Viozene.  Salvo 
et  rcservato  diete  Domino  Marchioni  et  heredibus  suis  de  voluntate 
dictorum  Consulum  et  hominum  omni  jure  Segnorie  ed  jure  decima- 
tionis  et  aliorum  exactionum  qua  et  quas  pertinebant  et  percipere 
soliti  erant  dictis  Dominis  et  alji  Domini  Ulmete  occaxione  et  causa 
Yiozene  et  territorji  et  Segnorie  Viozene.  Ita  quod  propter  immuni- 
tatem  predictam  vel  confessionem  vel  absolucionem  non  possit  ipsi 
Domino  Marcliioni  in  predictis  per  eum  exceptatis  et  reservatis  per 
judicium  aliquod  conservai^.  Que  omnia  et  singula  dictus  Dominus 
predictis  Consulibiis  et  miclii  Notario  stipulanti  ut  supra  firma  et 
rata  habere  et  tenere  et  non  contrafacere  vel  venire  de  jure  vel  de 
facto  sub  ipotheca  et  obbligacione  omnium  bonorum  suorum. 

Ego  Thomas  Bardellus  de  Plebe  Auctoritate  Imperiali  Notarius 
hanc  cartam  ex  abreviaturis  quondam  Bartholomei  Bardelli  avi  mei 
paterni  ex  licentia  et  concessione  mihi  facta  per  Dominum  Anthonium 
Caravellura  judicem  et  Vicarium  Marchionis  Cravexane  ut  de  dieta 
concessione  et  licentia  constat  publico  instrumento  scripto  per  The- 
baudum  Mussum  de  Plebe  Notarium  et  nunc  scribam  Curie  Plebis 
in  Millesimo  CCC.°  quadrigesimo  inditione  VIII.''^  die  quarta  Aprilis 
fìdeliter  sumpsi  et  in  publicam  formam  reddegi  nichil  addens  vel 
minuens  quod  muttet  significationem  vel  sensum  signum  vero  pre- 
dicti  avi  mei  obmissi  meum  solitum  apponendo. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi  n.°  365. 

VI. 

1292.  9  Novembre. 

Vendita  dei  pascoli  delle  Viozenne  fatta,  dal  marchese  di  Clavesana, 
agli  uomini  di  Pieve  di  Teco  e  statuti  relativi. 


Venditio  pasculi  Viozene  auctore 
Marchione  Cravexane. 

Cum  in  publico  parlamento  hominum  Castellanie  Teici  ordinatum 
sit  et   statutum    quod   herbaticum    Viozene    vendentur    ut    continetur 


NOT.    E    DOC.    DELLE   RELAZIONI   DI    GENOVA    CON   BOLOGxNA      173 
scriptnra  publioa  jam   facta   manu   mei   notarj    infrascripti   que   talis 

O  O 

est:  M  ce  nonagesimo  secundo  indicioue  quinta  die  dominice  XII° 
Octubi'is  in  publico  parlamento  hominum  Castellanie  Teici  constituti- 
in  presencia  Dominorum  Oddonis  et  Francisci  fratrura  de  Cravexane 
et  Domini  Guilielmi  de  Rotefredo  iudicis  Domini  Manuelis  marchionis 
Cravexane  in  plebe  ordinatum  est  quod  berbaticum  Viozene  vendan- 
tur  ad  tantum  tempus  quod  inde  habeatur  ad  utilitatem  Cummunis 
Castellanie  Teici  libre  ducente  lanue  modis  et  formis  infrascriptis. 
Primo  quod  quilibet  pastor  ovium  lattancium  et  capre  hominum  Ca- 
stellanie Teici  solvat  emptori  herbatici  predicti  Viozene  prò  tempore 
quo  steterunt  in  Alpibus  scilicet  prò  quolibet  pastore  soldos  tres  et 
prò  pastore  vacilis  denarios  decem  et  octo.  —  Extranee  vero  bestie 
tam  oves  quam  capre  et  vaciles  solvant  duplum  duplum .  quod  solvant 
homines  Castellanie  prò  bestiis  suis.  —  Item  quod  si  aliquis  homo 
Castellanie  habet  communiam  vel  soceam  cum  aliquo  extraneo  vel 
extraneis  cum  intrinseco  solvat  extrinsecus  prò  herbatico  prò  parte 
contingenti  sibi  in  ipsis  ovibus  emptori  herbatici  ut  extraneus  et  in- 
trinsecus  ut  intrinsecus  prò  parte  sibi  contingenti  in  ipsa  socea  vel 
communia.  Si  vero  aliquis  extrinsecus  cum  intrinseco  vel  intrinsecus 
cum  extrinseco  fecerit  Comuniam  vel  soceam  ab  hodie  in  antea  hodie 
computata  solvat  prò  ipsis  bestjis  ut  prò  exstrinsecis  prò  vacis  vero 
quatuor  quas  habeat  vel  habebat  aliquis  intrinsecus  que  pascerent 
in  Viozenam  nichil  solvant  nec  asini  mule  jumenta  et  hiis  similia 
nec  boves  domiti  a  quatuor  vero  vacis  ultra  vel  bestiis  bovinis  in- 
domitis  solvant  emptori  ad  voluntatem  suam  scilicet  emptoris.  Nec 
aliquis  possit  ducere  vel  habere  ad  pascandum  in  ipso  territorio 
ultra  quattuor  vacas  vel  armentinos  sine  voluntate  emtoris  et  si 
contrafecerit  solvat  Banco  libras  decem ,  et  perdat  vacas'  et  sint 
Communis  ipso  vace.  Item  quod  emptor  dicti  herbatici  debeat  ipsum 
herbaticum  tenere  per  annos  ad  quos  illud  emerit  in  pace.  Et 
si  illnd  amitetur  propter  guerram  teneat  illud  modo  predicto  tan- 
tum in  pace  quod  compleat  terminum  suum  pacifico.  Dominus  vero 
Marchio  prò  ovibus  suis  non  solvat  aliquid.  Homines  vero  Ulmete 
prò  tempore  quo  pascare  debent  nichil  solvant.  Homines  namque  qui 
alias  solverunt  in  emptione  Viozenne  solvant  ut  homines  Castellanie. 
Item  ordinatum  est  quod  quilibet  homo  Castellanie  Teici  qui  habet 
oves  vel  habebit  infra  terminum  ad  quem  vendetur   dictum  herbati- 


174  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cum  mittere  vel  ducere  oves  suas  ad  inalpandum  in  Viozenna  an- 
nuatim  teneatui'.  Et  si  aliquis  vel  aliqui  contrafecerint  non  possint 
•modo  aliquo  inalpare  infra  terminura  quod  vendetur  herbaticum  et 
post  per  annos  decem  in  Viozenna.  Item  homines  Castellanie  Teici 
cum  bestiis  suis  propriis  possint  tenere  oves  suas  sine  aliqua  exaetione 
in  Autunno  in  Viozenna  et  aljis  temporibus  praeter  quod  tempus  in 
Alpacionis  prò  extraneis  vero  illi  quos  fuerint  se  concordent  cum 
eraptore. 

Item  ordinatum  est  quod  aliqua  persona  in  praedictis  vel  contra 
praedicta  non  faciat  vel  fraudem  comittat  quominus  omnia  praedicta 
observentur.  Et  si  contrafacta  fuerit  fraudo  vel  dolo  amittat  bestias 
et  aplicentur  Communi  et  Domino  Marchioni  et  emptori  cuilibet  prò 
torcia  eamdem  partem  habeat  emptor  in  aljis  bannis  predictis.  Et  ad 
praedicta  vendenda  spacio  duodecim  annorum  Bacelea  Doganus  et  nun- 
cius  Castellaniae  Teicji  fuit  per  Consilium  Castellaniae  Teici  sindicus 
constitutus  ut  constat  instrumento  facto  manu  mei  Notarji  infrascripti 
praesenti  anno  die  XXI  Octubris.  Idem  Bacelea  Sindicus  sindicatorio 
nomine  hominum  Castellaniae  Teicji  et  singularium  partium  univer- 
sitatis  dictae  Castellaniae  dedit  vendidit  cessit  et  tradidit  vel  quasi 
Gulino  fìlio  Petri  Sucji  presenti  et  ementi  per  se  et  suis  heredibus 
et  cui  habere  statuerit  herbaticum  Viozennae  et  jus  habendi  et  per- 
cipièndi  exaciones  et  quantitates  praedictas  statutas  superius  cum 
bestjis  et  cum  animalibus  supradictis  tam  prò  pasculo  supradicto  Vio- 
zennae quam  prò  bannis  que  committentur  fnturis  temporibus  usque 
ad  duodecim  annos  proxime  a  die  duodecimo  mensis  Octobris  proxime 
praeteriti.  Ad  habendum  tenendum  et  poscidendum  et  faciendum  et 
utendum  modis  et  formis  praedictis  per  tempus  praedictum  precio 
librarum  ducentarum  lanuae  ....  quas  dare  promisit  dictus  emptor 
Domino  Manueli  Marchioni  Cravexanae  vel  alji  prò  eo  et  eas  solvat 
vel  solvi  faciat  prò  expensis  Galearum  lanuae.  Quorum  omnium  ven- 
ditorum  idem  Sindicus  sindicatorio  nomine  supradicto  posse  et  contra 
posse  eidem  emptori  tradidisse  confessus  est  et  vendita  prò  ipso  em- 
ptore  tenere  quousque  tenebit.  Promittens  nomine  prelibato  eidem 
emptori  praedicto  praedicta  et  singula  vendita  vendita  (sic)  modis  et 
formis  praedictis  defendere  et  autorizare  ab  omni  persona  Collegio  et 
universitate.  Sub  pena  dupli  de  omni  eo  quod  contrafactum  fuerit  et 
non  observatum  stipulacione  premissa,  et  pena  comissa  et  exacta  ni- 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   175 

chilominus  praedicta  et  singula  suo  robore  perseverent.  Item  reficere 
et  restituere  eidem  emptori  omnia  damna  interesse  et  expenssas  litis 
et  extra.  Et  ex  hiis  eidem  credere  et  alji  prò  eo  et  habente  tamen  ab 
eo  suo  verbo  sine  Sacramento  et  alja  probacione  et  prò  praedictis 
omnibus  adimplendìs  praedictus  Sindicus  Sindicatorio  nomine  jam  dicto 
ipsi  emptori  pignori  obligaverit  omnia  bona  dictorum  liorainum  et 
universitatis  Castellaniae  Teici  predictae, 

Actum  in  plebe  ad  sbarram.  Anno  a  nativitate  Domini  Millesimo 
CC°  nonagesimo  Secundo,  indicione  quarta  die  nona  Novembris.  Testes 
interfuerunt  Manuel  Bardellus  Niger.  Bonellus  lacobus  Lanerius.  Domi- 
nus  Guiliermus  de  Rotefredo  judex  et  lohannes  Duranti  Moreni. 

Ego  Bartholomeus  Bardellus  Notarius  publicus  rogatus  liane  Car- 
tulam  scripsi. 

Archivio  di  Stalo  in  Genova,  Paesi  diversi,  n.°  365. 

VII. 

1298.  18  Gennaio. 

Raimondo  Guilieto  vende  quanto  a  lui  spetta  sul  territorio  di  Viozenna 
a  Guidone  Bonanato. 


Millesimo  ducentesimo  nonagesimo  octavo  die  decima  nona  lanuarii. 

Raymundus  Guilietus  de  Plebe  afBrmans  et  asserens  se  hahere 
in  Viozenna  et  tote  territorio  Viozenne,  hoc  est  in  herbatico  et  alpa- 
tico  ipsius  Terre  sextam  partem  prò  indiviso.  Que  jura  habuit  ex 
empto  ab  hominibus  Castellanie  Teici  vel  aliquo,  qui  ipsa  jura  aqui- 
sivit  ab  ipsis  hominibus  ut  dicitur  de  ipsis  juribus  ad  ipsum  Ray- 
mundum  spectantibus  contineri  quodam  publico  Instrumento  facto 
manu  Bartolomaei  Bai^delli  Notarli  per  se  et  heredes  suos,  dedit  et 
vendidit  cessit  et  tradidit  et  quasi  Guidoni  Bonanato  ementi  et  reci- 
pienti prò  se  et  heredibus  suis  predictam  sextam  partem  dicti  her- 
batici  et  alpatici  prò  indiviso  et  generaliter  illa  jura  que  aquisivit 
ipse  Raymundus  ab  hominibus  supradictis  sive  alio  abente  causam  ab 
eis  vel  plenum  mandatum  liinc  ad  Sanctum  Michaelem  proxime  ven- 
turum  et  a  Sancto  Michaele  proximo   usque   ad   sex   annos    proxime 


176  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

immediate  venturos  prò  precio  librarum  viginti  triura  lanuensium 
Quod  prctium  dictus  venditor  confessus  fuit  integre  recepisse  et  sibi 
l'ore  integre  numeratum.  Exceptioni  sibi  non  dati  et  non  soluti  precii 
omnino  renuncians.  Quorum  jurium  dominium  et  possessionem  et 
qui  confessus  fuit  eidem  Guidoni  tradidisse.  Constituens  se  dieta  jura 
eius  Guidonis  precario  nomine  possidere  quousque  possidebit.  Licen- 
cians  eumdem  ut  eorum  possessionem  accipiat  quum  vellet.  Consti- 
tuens etiam  eum  in  predictis  procurator  ut  in  rem  suam  et  ponens 
ipsum  in  locum  suum.  Ita  quod  a  modo,  suo  nomine  accionibus,  uti- 
libus  et  directis  possit  adversus  quamlibet  personam.  CoUegium  et 
universitatem  .  agere .  experiri .  excipere  .  replicare  .  consequi  et  se  tueri 
et  omnia  et  singula  facere  que  ipse  Raymundus  facere  posset  ante 
venditionem  et  cessionem  presentem  et  hec  predicta  vendita  promisit 
per  se  et  heredes  suos  ipsi  Guidoni  stipulanti  prò  se  et  heredibus  suis 
hinc  ad  terrainum  predictum  defendere  et  expedire  et  disbrigare  qua- 
libet  persona  collegio  et  universitate.  Remissa  per  pactum  denunciandi 
necessitate.  Sub  pena  dupli  extimationis  dictorum  jurium  et  pena 
soluta  vel  non.  predicta  nihilominus  firma  perdurent.  Item  refficere  et 
l'estituere  promisit  eidem  omnia  et  singula  damna  expensas  ac  inte- 
resse litis  et  extra.  Credito  de  predictis  suo  simplici  verbo  sine  sa- 
cramento vel  alia  probacione  obligans  eidem  prò  predictis  omnia  sua 
bona  presentia  et  futura. 

Actum  Plepe  in  Theico  Bartolomei  Bardelli.  Presentibus  testibus 
ipso  Bartolomeo,  Manuele  Bardello  et  lohanne  fìlio  Guilielmi  liberti 
de  Plebe  .  .  -  .  Indictione  undecima. 

Ego  Thomas  Bardellus.  Actuarium  de  Plebe  .  autoritate  imperiali . 
predictum  Instrumentum  ex  Commissione  milii  facta  per  Dominum 
Franciscum  de  Summano  Vicecomitem  Domini  Marchioni  Cravexane 
ad  Instantiam  Siudicorum  Plebis  et  Castellanie  de  rogationibus  Fran- 
cischi Bardelli  Notarli  quondam   patris   mei  extraxi   et   in    publicam 

formam   redegi  fideliter,  prout  in  ipsa  rogatione 

meum  signum  preponendo,  ut  eidem  piena  fides  adhibeatur  nihil  ad- 
dens  vel  minuens  quod  scriptum,  intellectum  vel  substantia  mutari 
possit. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi,  n.*^  365. 


NOT.    E    DOC.    DELLE   RELAZIONI   DI   GENOVA   CON   BOLOGNA       177 

Vili. 

1308.  4  Dicembre. 

Quitauza  da  Giacomo  Malavolta  al  suocero  Bartolomeo  da  Varignana 

Domiaus  Iacol)US  filius  quondam  Domini  Cherexii  de  Malavoltis 
civis  Bononie  habuit  et  recepit  a  Domino  Magistro  Bartholomeo  de 
Varignana  fixico  professori  numerante  et  solvente  in  presencia  mei 
notarii  et  testium  libras  trecentas  quinquaginta  lanue  prò  dotibus  et 
patrimonio  Elene  filie  ipsius  Domini  magistri  Bartliolomei  uxoris 
ipsius  Domini  lacobi.  Renuncians  etc.  Quas  libras  trecentas  quinqua- 
ginta voluit  dictus  Dominus  lacobus  dicto  Domino  magistro  Bartholo- 
meo nomine  diete  Elene  et  ipse  Elene  esse  salva  in  omnibus  bouis 
suis  habitis  et  habendìs  et  promisit  ipsi  domino  magistro  Bartholomeo 
reddere  et  restituere  ipsi  domino  magistro  vel  filie  sue  dictas  libras 
CCCL  adveniente  condictione  et  die  restituendarum  docium.  alioquin 
etc.  Actum  lanue  sub  porticu  domus  ....  anno  MCCCVIII  die  IV 
decembris  testes  dominus  Enricus  ....  dominus  Manuelis. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Sala  0.'^  Notavo   Franco    de  Loco 

IX. 

I3I4.  23  Febbraio. 

Testimoniali   della   morte   di    Paolo   di  Lioto,   bolognese, 
fatti  assumere  da  Ghisalberto  di  Bergamo. 


In  nomine  domini  Amen.  Guisalbertus  cui  dicitur  Bergaminus  de 
Bergamo  factor  scolarum  studentium  tam  bononie  quam  alibi  volens 
ad  eterne  rei  memoriam  de  infrascriptis  fieri  plenam  fidem  in  pre- 
sentia  domini  fratris  Alberti  rubei  de  Mantoa  .  prioris  domus  et  ec- 
clesie sancte  Marie  cruciferorum  de  bisanne  lanuensis  diocesis  .  Notarii 
infrascripti  et  testium  infrascriptorum   ut  infra    intendit    probare    et 

fidem  facere curaro  domino  fratre  Alberto  rubeo  de  Mantoa 

domus  et  ecclesie    sancte    Marie    cruciferorum   de   bisanne    lanuensis 
diocesis  Guisalbertus  cui  dicitur   Bergaminns  de  pergamo   factor  sive 


178  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

gestor  negotioi'um  scolarum  stuclencium  tam  Bononie  quam  alibi  de 
infrascriptis  ut  infra  .  primo  videlicot  quod  Paulus  de  Bononia  fra- 
ter  Petri  de  lieto  de  Bononia  erit  et  stetit  in  lanua  et  in  dieta  domo 
Sancto  Marie  Cruciferorum  infirmus  et  ibi  obiit  et  predicta  fuerunt 
de  anno  primo  proxime  preterito  eciam  sepultns  in  cimiterio  diete 
ecclesie  plus  et  minus  prò  ut  testes  dixerunt. 

Interrogatis  infrascriptis  fratribus,  ministris  et  servicialibus  diete 
domus  et  ecclesie  separatim  et  singulatim  summa  dictorum  ipsorum 
fuit  hec  .  verum  est  prò  ut  in  titulo  continetur  et  eciam  eorum  iura- 
mento  affirmaverunt  predicta  vera  esse  asserentes  eciam  se  ipsum 
Paulum  pluries  vidisse  infirmum  in  dieta  domo  et  obisse  et  sepultum 
fuisse  in  cimiterio  in  quodam  monumento  diete  domus  prò  ut  et  quem 
admodum  sepuliuntur  quilibet  providi  viri  morientur  in  dieta  domo . 
serviendo  eciam  et  ministrando  ei  in  vita  pariter  et  in  morte  ac  eciam 
in  sepultura  et  exequias  faneris  eius. 

Nomina  predictorum  testium  sunt  liec:  frater  Amadeus  de  Man- 
toa  custos  diete  domus  .  frater  Johannes  de  Groano  .  Dominicus  de  Ma- 
lavoltis  de  Bononia  clericus  diete  domus  seu  ecclesie  .  et  Agnexia 
Bononiensis  servicialis  infirmorum  diete  domus. 

Qui  dictus  dominus  prior  apertis  et  lectis  dictis  dictorum  testium 
in  eius  presencia  et  domini  Bergamini  et  testium  infrascriptorum  una 
cum  dicto  Bergamino  causa  cognita  preceperunt  milii  notario  infra- 
scripto  ut  de  predictis  conficiam  presens  publicum  instrumentum  pre- 
sentibus  testibus  presbitero  lohanne  Stambergo  capellano  diete  eccle- 
sie. Philippe  Tartaro  notario  et  lohanne  Musso  de  Marassio  molinario. 

Actum  in  bisanne  in  dieta  domo  Sancte  Marie  cruciferorum  anno 
dominice  nativitatis  Millesimo  CCC°  quarto  decimo  Indicione  undecima 
die  vigexima  tertia  februarij  post  primam. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Notavo  Benedetto  de  Vivaldo.  1303- 
1317,  filza  P,  carte  317. 

X. 

Restano  medico  vende  a  Bergamino  Coterie, 
nunzio  degli  studenti  genovesi  in  Bologna,  il  libro  Inforziato. 

Ego  magister  Rostanus  medicus  fìxice  de  sancto  reraulo  uendo 
cedo  et  trado  tibi  Bergamino  Coterie  sicut  nuncio  scolariorum  ianuen- 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   179 

slum  studencium  bononie  quendam  librum  nominatum  inforciatum 
sriptuin  in  cartis  edinis  et  cuius  libri  secundus  quinternus .  incipit 
idem  .  et  tercius.set  si  .  ad  habendura  .  tenendum  .  possidendum  et 
quicquid  tibi  placuerit  faciendum  tamquam  de  re  tua  propria  .  finito 
precio  librarum  quindecim  et  solidum  decem  ianue  quas  me  ha- 
buisse  et  recepisse  confiteor  et  de  quibus  quietum  et  solutum  me 
esse  uoco  .  renuncians  exeeptioni  non  habite  et  non  recepte  pecunie 
et  non  soluti  precii  et  omni  iure  .  et  si  plus  ualet  dictus  liber  etc.  .  .  . 
Actum  Ianue  in  logia  domini  Nouelli  de  Gauio  iudicis  .  testes  philippus 
tartarus  de  podiis .  dictus  dominus  Nouellus  et  berthonus  de  niger  . 
anno  dominice  natiuitatis  MCCC°  X°  indictione  VII .  die  VIIIP  februa- 
rii  inter  nonam  et  uesperas. 

Archivio   di   Stato   in    Geneva,    Notavo    Ambrosn    de   Rapallo. 
1308-1311. 

XI. 

1324.  30  Luglio. 
Convenzione  fra  Nano,  Marchese  di  Ceva  ed  altri  coi  Conti  Sca- 
rella,  signori  di  Pornassio. 


MCCCXXIV.  penultima  lulji. 
Instrumentum  de  facto  Yiozene. 

In  nomine  Domini  Amen.  Anno  Domini  MCCCXXIIII  indictione 
septima  die  penultima  lunii.  Actum  in  fine  Castellini  in  piato  he- 
redis  Robini  Antonio  de  Zucarolo.  Noberto  de  Vasco  .testibus  rogatis 
et  vocatis.  Magnifici  viri  Domini  Nanas  marchio  Ceve  per  se  et  suos 
heredes.  Guiliermus  eius  filius  .  Ioannes  de  Saluciis  suo  proprio  nomine 
et  heredum  suorum  ac  nomine  et  vice  nobilis  viri  Domini  Federici 
marchionis  Clavexane  generis  sui  prò  quo  prò  Ioanne  de  rapio  Fe- 
dericus  de  Ceva  et  Bonifacius  de  Ceva  filius  quondam  Domini  Georgii 
suo  proprio  nomine  et  nomine  et  vice  Oddonis  de  Ceva  fratris  sui 
prò  quo  prò  Ioanne  de  Rapio  per  se  et  heredes  eorum  non  vi  dolo 
nec  metus  causa  inducti  scilicet  ex  certa  scicntia  eorum  voluntate 
premeditata  per  ipsos  et  quilibet  predictorum  in  solidum  promisserut 


180  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

et  solemni  stipulacione  convenerunt  discretis  viris  Dominis  lohannis 
Scarelle  Robino  ac  Pornassio  recipientibus  eoi-um  nomine  et  nomine 
Ioannis  fratris  dicti  Domini  Pornassii  et  Bònifacii  Scarelle  de  Gare- 
xio  et  cuillibet  eorum  Dominis  prò  eorum  porcionibus  Pornassji  et 
Cuxii  et  Castelaniorura  ipsorum  stipulantibus  et  recipientibus  prò 
se  et  heredibiis  Coruna  attendere  et  compiere  ac  cum  efFectu  ob§ervare 
pacta  et  promissiones  infrascripta:  Videlicet  primo  quod  prefati  Do- 
mini Nanus  Guilielmus  eius  filius  Ioannes  de  Salucjis  suo  nomine  et 
nomine  quo  supra  Federicus  de  Ceva  et  Bonifacius  de  Ceva  suo  no- 
mine et  nomine  quorum  supra  teneantur  servare  bona  fide  et  sine 
fraudo  realiter  et  personaliter  predictos  lohannem  Scarelam  Robin i 
Bonifacium  et  Ioannem  et  eorum  heredes  centra  quamcumque  per- 
sonam  volentem  seu  cupientem  contra  predictos  Dominos  Cuxii  et 
Pornassii  facere  seu  movere  aliquam  guerram  seu  molestiam  de  Por- 
nassio et  Cuxio  et  eorum  Castelaniis  et  jurisdictione  ipsorum  locorum 
in  solidum  vel  in  parte.  Et  sì  forte  contingeret  quod  aliqua  guerra 
movenda  seu  moveri  posset  in  futurum  predicti  domini  de  Cuxio  et 
Pornassio  perderent  violentar  ac  per  forsam  aliquam  de  predictis 
Castellaniis  Cuxii  vel  Pornassii  seu  partem  earum  et  ipsi  Domini 
Marchiones  Ceve  et  Johannes  de  Saluciis  suo  nomine  et  nomine  dicti 
Domini  Federici  Marchionis  teneantur  eisdem  dominis  de  Pornassio 
et  Cuxio  restituere  in  pecunia  numerata  tres  partes  dictarum  Ca- 
stellaniarum  seu  alteri  earum  sic  per  guerram  et  vim  predictarum 
vel  predicte  in  laude  et  estimacione  duorum  vel  trium  bonorum  ho- 
minum  ipsorum  locorum  Cusii  et  Pronasii.  Item  quod  predicti  Do- 
mini Nanus  et  eius  si  filius  Ioannes  de  Saluciis  suo  nomine  et  nomine 
dicti  domini  Marchionis  Clavexane  et  Federicus  de  Ceva  et  Bonifa- 
cius de  Ceva  suo  nomine  et  nomine  dicti  Oddonis  fratris  sui  non 
possint  neque  debeant  facere  seu  fieri  facere  vel  facientibus  consen- 
tire aliquod  devetum  vel  interdictum  seu  aliquam  Gabellam  vel  ma- 
lasiouem  imponere  predictis  Dominis  de  Cuxio  et  Pornassio  nec  ali- 
quibus  hominibus  ipsarum  Castellaniarum  vel  alteri  ipsorum  prò  iis 
que  necessaria  erunt  ipsis  Dominis  et  hominibus  dictarum  Castella- 
niarum. scilicet  intelligentur  liberi  et  immuni  de  quacumque  presta- 
cioae  pedagiis  vel  gabellis  seu  dicto  in  tota  terra  vel  iurisdictione 
dictorum  Dominorum  Ceve  et  Clavaxane  et  Johannes  de  Saluciis. 
Item  quod   predicti    Domini    Marchiones    et   Ioannes  de    Saluciis  non 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   181 

possiiit  reducere  receptare  seu  favorem  dare  in  terris  et  jurisdictio- 
nibus  ipsoruin  aliquos  bannitos  rebellos  et  forestatos  dictorurn  Domi- 
norum  de  Cuxio  et  Pornassio  scilicet  ipsos  bamnitos  rebellos  et  fo- 
restatos teneantur  predicti  Domini  Marchiones  et  Ioannes  de  Saluciis 
capere  realiter  et  personaliter  detinere  et  ipsos  captos  transmittere 
dictis  Dominis  de  Cnxio  et  Pornassio  vel  de  ipsis  captis  tacere  ple- 
nani  justitiam  secundum  fieri  debet  et  de  predictis  Dominis  Cuxii  et 
Pornasii  veniret  in  terris  ipsorum  Dominorum  Marchionum  et  Ioannis 
de  Salucjis  aliquem  bannitum  rebelem  vel  forestatum  suum  quod 
nunc  liceat  impune  cuilibet  ipsorum  Dominorum  Cusii  et  Pornassii 
ipsos  forestatos  capere  ad  suam  liberam  voluntatem  et  converso  in 
causa  proxime  dieta  intelligatur  de  bannitis  et  rebellis  dictorum  Do- 
minorum Marchionum  Ceve  et  Clavexane  et  Ioannis  de  Saluciis:  Item 
quod  homines  de  Pornassio  et  Cuxio  et  eorum  Castellanie  possiat  li- 
bere et  impune  laborare  in  Viozena  sicut  laborabant  et  laborare  coa- 
sueverant  homines  Castellanie  Teici  possessionibus  ....  ipsi  homi- 
nes Cuxii  et  Pornassii  habent  in  dicto  loco  Yiozene  vel  in  futurum 
habebunt  et  etiam  in  dicto  loco  Viozene  ad  ipsorum  hominum  Cusii 
et  Pornassii  liberam  voluntatem  scilicet  tempore  guerre  :  Item  quod 
predicti  Domini  Marchiones  Ceve  et  Clavexane  et  Ioannes  de  Saluciis 
teneantur  suo  posse  facere  et  curare  presentialiter  quod  omnia  dam- 
pna  et  derobarie  facta  et  facte  hominibus  Cuxii  et  Pornasii  vel 
alieni  homini  in  aliquo  dictorum  locorum  per  aliquos  de  Castellania 
Teici  .  vel  ibi  stantes  vel  modo  aliquo  moram  trahentes  restituentur 
et  cum  etfectu  rendentur .  et  quod  homines  qui  commisserunt  malefl- 
cium  vel  homicidium  in  aliquos  de  Pornassio  punientur  prò  ut  de 
jure  juxerint  puniendi  nisi  pax  vel  aliud  concordium  fìeret  de  volun- 
tate  dictorum  Dominorum  Cusii  et  Pornassii  .  Item  quod  dicti  Do- 
mini Consortes  scilicet  Ioannes  Scarello  Robinus  et  Bonifacius  Por- 
nasius  et  Ioannes  et  quilibet  eorum  possint  cum  tribus  paribus  bo- 
vum  laborare  in  Viozena  et  in  terris  et  possessionibus  quas  ibi  ha- 
beat  vel  in  futurum  acquirent  libere  et  sine  aliqua  prestacione  de  me 
ducti  vel  facti  seu  alterius  con ?  :  Item  quod  predicti  Do- 
mini Marchiones  Ceve  et  Clavexane  et  Ioanne  de  Saluciis  teneantur 
omni  mense    durante    guerra  si   qua    moveretur    dai'e    et   consignare 

ad  sub Custodie  Castrorum  Cusii  et    Pornasii    modia    decem 

grani  scilicet  terciam  partem  frumenti    et    duas    partes    siliginis  .  et 


182  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

predicta  omnia  et  singula  ad  majoreni  fìrmitatem  promisserunt  et 
corporali  jurainento  firmaverunt  predicti  scilicet  Domini  Ioannes  de 
Saluciis  suo  nomine  et  nomine  et  vice  dicti  Domini  Federici  Mar- 
chionis  Clavexane  generi  suo  Guiliermus  de  Cova  Federicus  de  Ceva 
Bonifacius  de  Ceva  suo  nomine  et  nomine  dicti  Oddonis  fratris  sui 
attendere  compiere  et  observare  inviolabiliter  bona  fide  et  sine  fraude 
et  in  nulloque  contrafacere  vel  venire  de  jure  vel  de  facto  sub  pena 
dupli  de  eo  quod  contrafactum  fuerit  vel  non  observatum  per  pre- 
dictos  vel  aliquem  de  predictis  et  refectione  damnorum  et  expensa- 
rum  ac  interesse  litis  et  extra  et  obligationes  omnium  bonorum 
ipsorum  dominorum  Marchionum  et  dicti  Domini  Ioannis  presentium 
et  futurorum  que  per  predictis  omnibus  et  singulis  fìrmiter  atten- 
dendis  et  observandis  .  obligaverunt  pignoro  predictis  Dominis  de  Por- 
nassio  et  Cuxio  et  cuilibet  eorum  presenti  condicioni  sine  causa  doli 
et  in  facto  et  omni  jure  quibus  centra  predicto  vel  aliquod  predicto- 
rum  posset  in  aliquo  contraveniri. 

Ego  Guliermus  Gelinus  publicus  Imperiali  aucthoritate  notarius 
hoc  instrumentum  fideliter  exemplari  extraxi  et  in  publicam  formam 
redegi  de  quoddam  instrumeuto  originali  scripto  et  rogato  manu 
Ioannis  de  Ulivo  de  Ceva  notarji  Publici  nil  adito  vel  diminuo  (sic)  quod 
substantiam  muttet  vel  variet  intellectum  de  mandato  et  commis- 
sione Francisci  Pellagie  .  Pauli  Gastaldi  .  Gullielmi  Mucti  et  Fran- 
chi Scorvati  consulum  Cuxii  ad  instantiam  et  requisitionem  Andrjo- 
rii  Gastaldi  et  Ioannis  Oddi  sindicorum  et  procuratorum  universitatis 
Cuxii  et  dictum  corregi  et  legi  cum  Andriorio  Gastaldo  et  Baptista 
Gastaldo  infrascriptis  notariis  publicis  spacium  vero  relieto  in  sexta 
decima  linea  est  quia  legi  non  posset  quia  dictum    instrumentum   ibi 

est 

Ego  Andriorius  Gastaldus  sacra  imperiali  auctoritate  notarius  ad 
majorem  cautellam  me  subscripsi  prius  correpto  dicto  instrumento  cum 
dicto  Gulielmo  et  Baptista.  Ego  Baptista  Gastaldus  sacra  imperiali 
auctoritate  notarius  ad  majorem  cautellam  me  subscripsi  prius  cor- 
repto dicto  instrumento  cum  dictis  Andriorio  et  Guliermo. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi,  n.°  365. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   183 

XII. 

1359.  25  Aprile. 

Pace  e  concordia  fra  Pietro  Testa    di    Genova  e  Lippe  Besio  di 
Bologna. 


In  Christi  nomine  amen.  Anno  nativitatis  eiusdem  millessimo 
trecentessimo  quinquagessimo  nono,  indictione  duodecima  die  vigesimo 
quinto  mensis  aprilis  D  .  Petrus  Testa  de  lanua  filius  quondam  D . 
lohannis  Teste  de  Savona  scolaris  Bononie  et  morator  in  capella  San- 
cte  Catherine  de  Saragocia  per  se  et  suos  heredes  pure  .  sponte  .  libere 
et  ex  certa  scientia  et  non  per  erorem .  iuris  vel  facti .  fecit  Lippo 
Bexii  bechario  filio  quondam  lacobi  olim  Deollaj  becharij  capelle  San- 
cte  Chaterine  de  Saragocia  ibidem  presentis  prò  se  et  suis  heredibus 
stipulanti  et  recipienti,  pacem  concordiam  fìnem  et  remissionem  de  eo 
quod  ascriptum  fuit  eidem  Lippo  .  quod  una  cum  Beltrame  Santi 
sartore  .  Lucharino  quondam  Zanocti  bechario  et  Boniltacio  Santini 
Martelli  de  Bezano  eiusdem  capelle  Sancte  Chaterine  de  Saragocia 
fecit  insultum  et  agressuram  centra  ed  ad  versus  personam  dicti  D  . 
Petri  Teste  de  lanua  .  D  .  BertoUomei  Lamellini  de  lanua  et  D  .  Leo- 
nardi de  Ceva  schollarium  .  et  eiusdem  proiecisse  lapides  ac  eos  per- 
cussisse  cum  astis  lancearum  et  ac  {sic)  eos  infugasse  prout  sic  vel 
alliter  continetur  in  inquisitione  centra  eos  formata  et  hanno  eidem 
Lippo  dato  et  aliis  tempore  D  .  Anthonij  de  Chataneis  de  Aschona 
pressentis  potestatis  civitatis  Bononie  quod  contra  veritatem  fuit  est 
est  quod  dictus  Lippus  fuerit  culpabillis  de  predictis.  Ideo  dictus  D  . 
Petrus  consentit  .  vult  et  sibi  placet  et  de  eius  consensu  et  volluntate 
fuit  et  est  quod  nomen  .  cognomen  et  agnomen  dicti  Lippi  tollatur  et 
cancelletur  et  cancellari  possit  peralterum  ex  notariis  dischi  banitorum 
et  Ursij  ac  subscribi  .  et  ac  eciam  de  omni  inquisitione  contra  ipsum 
Lippum  formata  dieta  de  causa  .  Remittens  ex  nunc  dictus  D  .  Petrus 

dicto  Lippo   omnem iniuriam  et  hodiura  .  Quara 

pacem  .  finem,  remissionem  et  concordiam  et  omnia  et  singulla  in 
pressenti  instrumento  contenta  et  scripta  .  promisit  dictus  D  .  Petrus  per- 
petuo firma  habere  et  tenere  sub  pena  centum  librarum  bononie  .  sol- 

13 


184  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

lenipni  stipulatione  promixa  qua  pena  solluta  vel  non  .  predicta  omnia 
et  singulla  firma  perdurent  et  cum  integra  l'effectione  dampnorum  et 
expensarum  ac  interesse  litis  et  extra  .  et  sub  obligatione  omnium 
suoruni  honorum  .  Actum  in  domo  habitationis  venerabilis  viri  D  . 
Geraldi  de  Boranis  de  Aste  Abbatis  Bremetenssis  de  Aste  possita 
Bononie  in  capella  Sancti  Johannis  in  Monte  .  presentibus  dicto  D  . 
Geraldo  abati  bremetenssi  qui  dixit  et  asseruit  se  cognoscere  partes 
predictas  .  D  .  fratre  Guillielmo  de  Mirolis  abbati  Monasterii  Sancti 
Bartollomei  de  Azano  de  prope  Aste  .  D  .  fratre  Georzio  de  Berghognis 
de  Aste  schollari  Bononie  in  iure  canonico  et  moranti  Bononie  in 
capella  Sancti  Johannis  in  Monte  .  et  DeoUaij  quondam  Thomacis  olim 
Deollaij  capelle  sancti  Andree  de  Ansaldis  .  testibus  vocatis  et  rogatis 
specialliter  ad  hec.  Ego  NichoUaus  quondam  Guillielmi  Marrochi  civis 
bononiensis  publicus  imperiali  et  communis  Bononie  auctoritate  nota- 
rius  .  bis  omnibus  presens  interfui  et  eo  rogatus  scribere  .  predicta 
publice  scripsi  et  subscripsi. 

Archivio  di  Stato  in  Bologna,  Archivio  del  Comune;  Riformatori 
dello  Studio.  Busta  di  Carte  riguardanti  lettori  e  scolari  dello  studJo. 

XIII. 

1368  (?) 

Particola  del  testamento  del  canonico   Papiniauo  Fieschi  relativa 
alla  fondazione  del  collegio  Fieschi  in  Bologna. 


Item  cum  per  predictum  Dominum  suum  et  patruum 

Dominum  Manuelem  episcopum  Vercellensem  dispositum  et  ordinatum 
fuerit  prò  remedio  anime  sue  et  prò  utilitate  et  honore  studere  volen- 
tium  de  domo  illorum  de  Flisco  descendentium  a  quodam  domino  Opi- 
zone  de  Flisco  videlicet  quod  de  bonis  suis  et  ad  ipsum  spectantibus 
emi  deberent  tot  possessiones  in  Bononiam  vel  alibi  ex  quibus  con- 
grue et  sufficienter  in  victu  et  vestitu  possent  commode  sex  scolares 
de  dieta  domo  studere  volentes  substentari  etiam  in  ipsius  vita  demos 
et  possessiones  ex  causa  predicta  emisse  in  parte  et  morte  preventus 
in  totu  quod  disposuerat  nequiverit  adimplere  timens  etiam  quod 
bona  predicta  ad  predictum  usum  empta  et  deputata  non  convertantur 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   185 

ad  alios  usus  dicit  et  proptestatur    quod    non   intendit  nec  vult  quod 
predicta  bona  in  totu  vel  in  parte  in    perpetui;m   vendantur  et  alie- 
nantur  seu  ad    alium    usuai  deputentur  .  Sed  solum  ad  dictum  usum 
predicta  bona  perpetuo  esse  voluit  et  mandavit  gravans  in  hoc  here- 
dem  suum  quod  nunquam   consentiat    quod    bona   predicta  vendantur 
vel  alienentur  seu    ad    aliquem    alium    usum    transferantur  sub  pena 
privationis  sue  hereditatis  quam  penam  si  contrario  fecerit  ipso  facto 
incurrat  et  in  alium  proximiorem  masculum  de    sua  recta  linea  ipso 
iure  transferatur  hereditas    supradicta    et   volens    eum    Dei  adiutori© 
quamtum  in  eo  est    predictum   propositum  .  dispositionem    et  ordina- 
tionem  sui  patrui  adimplere  ex  executioni  debite  demandare  prò  com- 
plemento et  inaugumentum  prediate  elemosine  .  ex  nunc  prout  ex  tunc 
donavit  et  assignavit  diete  domui  prò  predicta  elemosina  fienda  et  per- 
petuo manutenda    prout   inferius    particulariter  et  per  oi'dinem  ordi- 
nabit .  loca  viginti  Gazarle   in   compera  communis  lanuae  scripta  sue 
ipsius  sive    eius  colurapna    quae  reddunt  ad  presens  annuatim   libras 
ducentas  lanuae  .  et    voluit    statuit   et    ordinavit    quod    predicta  loca 
perpetuo  stent  et  permaneant  scripta   super  ipsamet  eius  columnam  . 
nec  uUa  ratione  .  vel  causa  seu  quovis    coloro   (sic)  quesito  describi  . 
vendi  ,  obligari  vel  aliter  inmutari  non  possint  in  alium  seu  alius  usus 
converti  nisi  ad  usum  supradictum  .  salvo  si  de  dicto  genere  non  esset 
studere  volentes  et  tunc  proventus  dictorum  locorum  convertantur  et 
converti  debeant  in  maritandi  pauperibus  puellis  dedicto  genere  prout 
videbitur  expedire  illi  vel  illis  deputato    vel   deputando  seu  deputati^? 
vel  deputandis  per    testatorem    sive    ordinationem   predictam    omnem 
vero  ut  supra  potestatem  et  bailiam  ponendi  et  ordinandi  presentandi 
et  disponendi  predictos   sex    scolares    seu    maritandi   puellas  de  dicto 
genere  in  casu  quo  de  dieta  domo  scolares  reperiri   non   possent  sibi 
ritinuit  et  reservavit  dictus  domus  Papinianus  in  vita  sua  ,  post  vero 
vitam  sua  voluit .  statuit   et   ordinavit  .  quod    orane    ius  .  potestas  et 
bailia  ponendi  .  presentandi  et  ordinandi  et  disponendi  dictos  sex  sco- 
lares in  dieta  domo  ipso  facto  perveniat  et  pervenire  debeat  commu- 
niter  Domino  Opecino    patruo    suo    et    Laurentio   fratri  suo  si  eidem 
supervixerint  alioquin  communiter  in    heredes   predictorum    masculos 
et  legitimos  per  rectas  et  masculinas  lineas  descendentes  ab  ipsis  per- 
veniant  omnia  iura  predicta  in  dieta  domo    de    Bononia  ipso  facto  et 
sic  in  perpetuum  ut  supra  predictorum   heredes  in   predictis   iuribus 


186     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

in  eternum  vicissim  et  gradatim  sibi  succedant  etc 

Itera  voluit  et  ordinavit  quod  predicti  sex  scolares  in  dieta  domo  prò 
tempore  ponendi  sive  puellae  maritandae  perpetuo  sint  ex  descenden- 
tibus  quondam  Domini  Opizonis  de  Flisco  per  rectam  lineam  et  ma- 
sculinam  quamdiu  superstiterint  ex  predictis  .  alioquin  predicta  omnia 
in  alias  et  in  alios  proximiores  de   dieta    domo    de    Flisco    ut    saprà 

perveniant  et  pervenire  debeant  ipso  facto  etc Item  voluit 

at  ordinavit  quod  in  dieta  domo  de  Bononia  fìat  una  pulchra  Capella 
in  qua  in  perpetuo  unus  sacerdos  debeat  singulis  diebus  dictis  scola- 
ribus  missam  celebrare  et  talis  sacerdos  perpetuo  sit  et  esse  debeat 
sindicus  et  procurator  diete  domus  et  curare  et  administrare  facta  . 
res  et  bona  diete  domus  et  singulis  mensibus  dictis  scolaribus  con- 
gruam  reddere  debeat  rationem  de    gestis  et  administratis  per  ipsum 

etc Pred ictus  autem  sacerdos  prò  suo 

salario  habeat  annuatim  llorenos  duodecim  et  ultra  victum  et  habita- 
tionem  sicut  unus  ex  dictis  scolaribus  et  si  dictus  sacerdos  qui  prò 
tempore  positus  fuerit  in  dieta  domo  non  bene  se  habuerit  vel  admi- 
nistraverit  sibi  commissa  possint  predicti  sex  scolares  sive  raaior  pars 
psorum  dictum  presbiterum  a  dieta  domo  et  beneficio  ipsius  amovere 
de  scientia   patronorum    et    alium  loco    sui    ponere    et   subrogare  de 

consensu  predictorum  patronorum  etc Item  voluit  . 

statuit  et  ordinavit  quod  nuUius  ex  predictis  sex  scolaribus  possit  poni 
in  dieta  domo ,  nec  gaudere  beneficio  diete  domus  nisi  primo  et  ante 
omnia  scribi  faciat  locum  unum  in  compera  gazarle  communis  lanuae 
supra  columnam  diete  domus  ad  manutenendam  dictam  domum  et  si 
secus  factum  fuerit  ea  vice  priventur  et  privati  sint  patroni  iure  pre- 
sentandi  .  quo  ad  illum  tamen  scolarem  sic  positura  et  ordinatum  ut 
supra  et  imponendo  et  ordinandi  alium  loco  ipsius  et  de  domo  predi- 
cta ea  vice  perveniat  et  pervenire  debeat  in  dictum  Archiepiscopum 
lanuensem  et  Capitulum  lanuensem  communiter  .  Item  voluit  .  statuit 
et  ordinavit  quod  si  ex  predictis  sex  scolaribus  fuerit  aliquis  ipsorum 
qui  verisimiliter  non  proficiscat  in  studio  litterarum  infra  quadrien- 
nium  in  discretionem  predictorum  patronum  et  scolarium  predictorum 
vel  maior  pars  predictorum  .  quod  tunc  ipso  facto  .  sit  et  esse  debeat 
privatus  omni  beneficio  et  auxilio  diete  domus  et  etiam  quiìibet  alias 
qui  eique  prestiterit  auxiliura  .  consilium  vel  favorem  .  Si  vero  bene 
proflciat  tunc  libere  et  pacifico  stare  possit  in  dieta  domo  per  decem 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOCNA   187 

annos  inclusive  tantum  et  gaudere  et  percipere  beneficia  diete  domus 
studendorum  iure  canonico  vel  civili  duntaxat  et  non  aliter  nec  alio 
modo. 

Ai'chivio  della  curia  arcivescovile  di   Bologna.    Collegio    Fieschi, 
n.°  12,  carta  755. 

XIV. 

1370.  30  luglio. 
Lettera  del  podestà  di  Genova  al  podestà  di  Porto  Venere. 


Cecha  de  Monte Potestas    Civi- 

tatis  lanue  et  districtus  prudenti  viro  potestati  portusveneris  vel  eius 
lucumtenenti  salutem  .  mandatoruin  obser vanti um  comparuit  coram  no- 
bis  Domini  Salamon  David  de  Mediolano  legumdoctor  olim  socius  in 

studio  bononiensium  filli  magnifici  Domini  Ducis  lanuensium 

quod  cum  venirci  a  Civitate  Bononie  et  esset  in  portuveneri  in  hos- 
pitio  nominati  Laudi  quidam  sclavus  suus  dimissit  quoddam  Cabanum 
dicti  domini  Sàlamonis  de  quo  per  dictum  Landum  nulla  eidem  do- 
mino Salamoni  facta  fuit  restitutio  .  Petens  et  requirens  a  nobis  sibi 
de  juris  remediis  provvideri  .  Volentes  igitur  ipsius  requiscicioni  tam- 
guam  juxte  annuere  presentium  tenore  vobis  committimus  et  manda- 
mus  quatenus  visis  presentibus  citato  ed  admonito  dicto  landò  dili- 
gentem  inquisixionem  facere  debeatis  de  dicto  cabano  taliter  quod 
eidem  domino  Salomoni  de  dicto  cabano  seu  ipsius  extimacione  inte- 
gra restitutio  seu  satisfatio  fìat.  In  predictis  taliter  vos  habentes  quod 
exinde  possitis  meritum  et  obedientiam  commendari  et  ne  centra  vos 
habeamus  materiam  procedendi  presentibus  ad  cautellam  in  dictis 
nostre  curie  et  nostro  sigillo  munite  de   presentacione    quarum  latori 

earum  dabimus  plenam  fìdem Domini  Ioanni  Octaviano 

vestro  grossos   duodecim    occaxione sciavi 

quem  nobis  alius  misistis. 

Datum  lanue  MCCCLXX  die  XXX  lulii. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Notari  Ignoti,  filza  79. 


188  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XV. 

1377.   10  maggio 

I  signori  di  Ormea  confermano,    a  richiesta  dei  sindici  di  Pieve 
di  Teco,  la  bandita  fatta  nella  Viozenna. 


»  Cartulam  requisicionis  facte  per  Sin- 

»  dicum  hominum  de  Castellania  Plebis 

»  Theici  per  quam  pectierunt  confermare 

»  per  Dominos  Ulmete  banditam  factam 

»  de  Viozena  qui  Domini    Ulmete  con- 

»  fìrmaverunt    dictam    banditam    iuxta 

»  contenta    in    line    huius    instrumenti 
»  duraturam  per  duos  amnos. 

In  nomine  Domini  amen.  Anno  Domini  Millesimo  CCCLXXVIl® 
indictione  XV'"^  die  decima  mensis  Madji.  Actum  in  Castro  Cove  in 
caminata  infrascriptorum  Dominorum  Georgii  et  Karolji  marchionum 
Cove  presentibus  egregio  viro  Domino  Manfredo  raarchione  Ceve  et 
Antonio  de  Carlino  de  Ceva  Notarlo  et  Matheo  Beiamo  de  Saviliano 
testibus  vocatis  et  rogatis.  Pateat  universis  et  singulis  presens  in- 
strumentum publicum  inspecturis  quod  egregii  viri  Domini  Georgius 
et  Karolus  fratres  marcliiones  Ceve  et  Domini  Ulmete  vissa  quadam 
requisitione  eis  facta  per  Donatum  Bordonum  de  Rancio  habitatorem 
Plebis  Theici  Sindicum  et  sindacarlo  nomine  hominum  et  Universi- 
tatum  Castellanie  Theici  cuius  tenor  talis  est:  In  nomine  Domini 
amen.  Anno  Millesimo  CCCLXXVIP  inditione  XV  die  VIIP  Madji 
coram  vobis  Magnifìcis  et  potentibus  viris  Dominis  Geòrgie  et  Ka- 
rolo  fratribus  Marchionibus  Ceve  et  Dominis  Ulmete  constitutus  Do- 
minus  Donatus  Bordonus  de  Rancio  habitator  plebis  et  qui  est  de 
Universitate  hominum  Plebis  et  Castellanie  Thecji  et  Sindicus  homi- 
num Plebis  et  tocius  Castellanie  Thecji  habens  ad  infrascripta  ple- 
nam  bayliara  forma  infrascripti  sindicatus  et  vigore  inde  facto  et 
scripto  per  Baptistam  Muntagninie.  notarium  et  scribam  Curie  ple- 
bis notificat  vobis   Dominis   et  utrique  vestrum  quod    olim    lata    fuit 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   189 

sententia  arbitralis  Inter  Guiliermum  Vermem  Sindicum  Ulmete  ex 
una  parte  et  sindicarlo  nomine  diete  universitatis  et  Obertum  de 
Categno  et  auguetico  quondam  de  Castellauia  Thecji  Sindicum  et  Sin- 
dicario  nomine  hominum  et  universitatis  et  Castellanie  Theici  de  pa- 
scuis  et  boscarjs  Viozene  et  de  omni  causa  que  tunc  vertebatur  In- 
ter ipsas  partes  ocaxione  Viozene  per  olim  bone  memorie  dictum 
Dominum  Octonem  Marchionem  Cravexane  et  olim  bone  memorie 
Dominum  Bertholomeum    Albensem  Archidiaconum    et    de    qua    sen- 

o     o 

tentia  dicitur  constare  publico  documento  scripto  MCCXXYI  per 
quemdam  Yiaglanum  Notarium  et  inter  alia  pronunciaverunt  in  ipsa 
sentencia  inter  partes  predictas  quod  homines  Ulmete  possent  pa- 
scare  in  Viozena  infra  confines  certos  declaratos  eadem  a  medio 
mense  octobris  usque  ad  medium  mensem  aprilis  etiam  quod  homi- 
nes et  comune  Castellanie  Tliecii  possint  Viozenam  venire  a  dictis 
hominibus  Ulmete  a  medio  Aprilis  usque  ad  medium  mensis  octobris 
et  pouere  in  tali  bandimento  roveres  et  glandes  et  possunt  dictis  ho- 
minibus Ulmete  imponere  penam  et  qui  sunt  ad  penam  et  incurrunt 
quod  qualibet  Vardia  et  qualibet  die  qua  pascerent  in  Viozena  tem- 
pore bandimenti  et  in  tempore  quo  potest  banniri  et  etiam  quod 
possint  majorem  imponere  penam  dictis  hominibus  Ulmete  que  pena 
descripta  in  dictis  sentenciis  est  multonis  unius  prò  qualibet  die  et 
prò  qualibet  combardia  ovium.  Item  quod  inter  Dominos  Marchiones 
Ceve  sive  eorum  procuratorem  et  Sindicum  Ulmete  ex  una  parte  et 
Sindicos  Castelanie  Thecii  alia  Sentencia  arbitralis  fuit  lata  per 
olim  bone  memorie  Dominum  Raphaelem  de  Auria  admiratum  regni 
Sicilie  capitaneum  Janue  et  Marchionem  Cravexane  de  huiusmodi 
quodam  omnibus  Viozene  qua  prima  confìrmavit  et  inter  alia  quod 
homines  Castellanie  Thecii  possent  bannire  Viozenam  hominibus  Ul- 
mete et  quod  Domini  Marchiones  Ceve  Domini  Ulmete  teneantur 
consentire  bandimento  fiendo  per  homines  Castellanie  Thecii  de  pre- 
dictis  unde  vobis  Dominis  predietis  dictus  Sindicus  dicto  Sindicario 
nomine  notificat  quod  ipse  Sindicus  dicto  nomine  consules  et  Consi- 
liarji  hominum  Castellanie  Thecii  nomine  ipsius  universitatis  volunt 
et  intendunt  banire  Viozenam  Communi  et  Universitati  Ulmete  et 
cuilibet  singulari  persone  dicti  loci  hinc  ad  medium  mensem  octo- 
bris proxime  venturi  et  sic  usque  ad  viginti  quinque  annos  proxime 


190  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

venturos  scilicet  a  medio  mense  Aprilis  usque  ad  medium  mensera 
Octobris  et  qui  sint  et  incurrant  ad  bannum  contentum  in  di- 
ctis  sententjis  et  qui  ultra  sint  ad  banum  S.  XX  prò  qua- 
bet  guardiat  et  prò  qualibet  die  et  quod  quelibet  singularis  per 
sona  sint  ad  bannum  S.  LX  dicti  locji  Ulmete  et  quod  volunt 
ponere  in  hoc  bandimento  glandes  etroveras  juxta  formam  diete 
sentencie.  Salvo  in  quolibet  dictorum  XXV  annorum  jure  dictis 
de  Ulmeta  pascandi  et  boscandi  in  Viozena  a  medio  Octobris  u- 
sque  ad  medium  mensem  Aprilis  et  salvo  illis  de  Ulmeta  habentibus 
terras  in  Viozena  jure  sibi  concesso  vigore  dictarnm  sentenciarum 
et  utriusque  earum  requirentes  cum  instancia  quanta  potest  et  ad 
conservacionem  jurium  hominum  Castellarne  Thecii  ut  dicto  banni- 
mento  consentire  velitis  et  debeatis  ut  tenemini  juxta  formam  Sen- 
tencie precipue  date  per  dictum  Dominum  Rafaelem  et  de  qua  con- 
stat  publico  instrumento  per  quondam  Thebadum  Mussum  Notarium 
et  efBcacius  pax  que  viget  Inter  vos  et  homines  Ulmete  que  fuit 
pronunciata  per  dictum  Dominum  Raphaelem  et  homines  Castellanie 
Thecii  possint  inconcusa  raanere  et  quod  sit  perpetuo  duratura,  et 
ipsa  requisicione  et  contento  in  ea  plenius  intelecto  visse  eciam  quo- 
dam  exemplo  cum  quinque  publiciis  Notariis  eciam  eorum  signis  in 
carta  membrana  solemniter  publicato  de  quadam  ai'bitrali  sentencia 
lata  per  Dominum  Bartholomeum  Archidiaconum  Albensem  et  Domi- 
num Octonem  marchionem  Cravexane  inter  homines  Ulmete  ex  una 
parte  et  homines  diete  Castellanie  Thecji  ex  altera  scripta  manu 
Viaglani  publici  Notarji  sub  anno  Domini  Millesimo  CCXXVI°  Jndi- 
cione  XIIIP  die  Sabati  decimo  intrante  Octabris  visse  etiam  quo- 
dam  alio  exemplo  modo  simili  publicato  de  quadam  alia  arbitrali 
Sentencia  lata  per  Dominum  Raphaelem  de  Auria  militem  Regni 
Sicilie  Amiratum  scripta  manu  Thebaudi  Mussji  Notarji  sub  anno 
Domini  M^CCC'XXXX"  indicione  VIIP  die  torcia  Madji.  Et  omnibus 
et  singulis  contentis  in  dictis  arbitralibus  Sentencjis  plenius  intelectis 
eorum  aucthoritatem  et  consensum  prestiteruut  dicto  Sindico  et  per 
eum  dictis  hominibus  diete  Castellanie  Theicj  quod  possint  banire 
Viozenam  cum  eius  territorio  hominibus  Ulmete  a  medio  mensis 
Aprilis  proxime  preteriti  usque  ad  medius  mensis  Octubris  proxime 
venturi  et  a  medio  mensis  Aprilis  proxime    venientis    usque    ad  me- 


NOT.   E    DOC.   DELLE    RELAZIONI   DI   GENOVA    CON   BOLOGNA       191 

(lium  measis  octubris  ex  tunc  proxime  subsequentis.  Et  etiam  con- 
senserunt  et  aucthoritatem  prestiterunt  quod  banum  contrafacientium 
sit  de  uno  multono  prò  una  quaque  guardia  bestiarum  seu  pecudum 
prò  qualibet  die  qua  steterint  ad  pascendum  in  dicto  territorio  Vio- 
zene  et  etiam  sit  banum  de  S.  quinque  prò  quolibet  de  Ulmeta  qui 
boscaret  prò  tempora  supradicta  centra  formam  et  inibicionem  te- 
noris  dictarum  Sentenciarum  in  dicto  territorio  Viozene  prò  qualibet 
die  salvo  quod  homines  Ulmete  qui  terram  habent  sive  de  ceptero 
haberent  in  dicto  territorio  Viozene  possint  pascare  et  boscare  in 
ipso  territorio  Viozene  sicut  alji  laboratores  justa  formam  dictarum 
Sentenciarum.  Et  pi*edictum  aucthoritatem  et  consensum  prestiterunt 
Domini  Marchiones  predicti  salvis  sibi  et  dictis  hominibns  Ulmete 
omnibus  juribus  sibi  et  ipsis  hominibus  competentibus  in  dieta  Vio- 
zena  et  eius  territorio  et  eius  ocaxione  de  quibus  solemniter  prote- 
statur.  Et  de  predictis  preceptum  fuit  per  me  Laurenciura  infrascri- 
ptum  Notarium  fieri  publicum  instrumentum  unum  et  plura  ad  con- 
scilium  Sapientium.  Et  incontinenti  predictus  Sindicus  audictis  pre- 
d'ctis  non  consensit  nisi  si  et  in  quantum  dicto  nomine  debet  et 
tenetur  de  jure.  Dicens  quod  dicti  Domini  habebant  et  habent  con- 
sentire requisiti  per  ipsum  juxta  formam  sue  requisicionis  predicte 
et  sub  dieta  protestacione  predictus  Sindicus  precepit  de  predictis 
fieri  publicum  instrumentum  et  protestatus  fuit  de  quolibet  jure  so- 
lemniter quod  habet  dictus  Sindicus  dicto  Sindicario  nomine  et  quod 
habent  dicti  homines  Castellanie  Theicj  in  Viozena  et  eius  territorio. 
Et  incontinenti  dicti  Domini  Marchiones  rendentes  diete  proxime 
protestationi  dixerunt  quod  consenserunt  graeiose  ulterius  et  plenius 
quod  voluerint  et  protestati  fuerunt  quod  propterea  huiusmodi  con- 
sensum et  aucthoritatem  non  fìat  aliquod  prejudicium  in  juribus  sibi 
et  dictis  hominibus  Ulmete  in  dieta  Viozena  et  eius  occaxione  com- 
petentibus et  competituris.  Et  ego  Laurencius  Ferrarius  de  Ulmeta 
publicus  notarius  imperiali  auctoritate  hiis  omnibus  interfui  et  hanc 
cartam  vocatus  et  rogaius  scripsi  subscribsi  et  signum  meum  appo- 
sui  consuetum. 

Archivio  di  Stato  in  Genova,  Paesi  diversi,  n.  3<j5. 


192  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XVI. 
1398.  19  Aprile 

Procura  di   Giacomo   Campofregoso  in  Lorenzo    Fabbri,  per  esi- 
gere le  somme  dovutegli  dal  comune  di  Bologna. 


In  nomine  domini  Amen.  Egregius  et  circumspectus  vir  dominus 
Jacobus  de  Campofregoso  civis  Janue  natus  quondam  bone  memorie  do- 
mini Dominici  de  Campo  fregoso.  Revocando  specialiter  Octobonum  de 
Goano  olim  eius  procuratorem  et  quoscumque  alios.  hactenus  consti- 
tutos.  fecit.  constituit.  creavit  et  ordinavit  suum  certuni  legiptinum 
et  indubitatum  nuncium  .  actorem  .  negociorum  gestorem  et  procura^ 
torem  specialem.  et  quid  quid  et  prò  ut  de  iure  melius  fieri  et  esse 
potest  loco  sui  posuit  providum  virum  Laurentium  Fabrum  civem 
lucannm  licet  absentem  .  tamquam  presentem.  usque  ad  annos  duos 
proxime  venturos  tantum  duraturum  et  valiturum.  Ad  petendum.  exi- 
gendum.  recipiendum  et  recuperandum  prò  ipso  domino  Jacobo  et  eius 
nomine,  omne  id  et  totum  quidquid  et  quantum  habere  vel  recipe- 
re  debet  seu  petera  potest,  vel  in  futurum  poterit  seu  debebit  a  qua- 
cumque  persona,  corpore.  collegio,  communitate  et  universitate  quavis 
racione.  occasione  vel  causa  cum  cartis  vel  scripturis  aut  sine.  et 
specialiter  a  Magnifico  Comuni  Bononie,  seu  officialibus  vel  massa- 
rijs  aut  comissarijs  dicti  Comunis  Bononie,  constitutis  vel  constituen- 
dis  supra  solucionibus  proventium  seu  meritorum  pecuniae  seu  loco- 
rum  computatorum  prò  ipsa  pecunia  reposita  et  conversa  seu  quam 
habet  dictus  dominus  Jacobus  in  Monte  dicti  Comunis  Bononie,  dieta 
merita  seu  dictos  proventus  ipsius  domini  Jacobi  constituentis  seu  ei- 
dem domino  Jacobo  debita  vel  in  futurum  debenda.  Et  ad  quitandum, 
liberandum  et  absolvendum,  seque  quietum  et  solutum  vocandum  de 
eo  quod  receperit  vel  habuerit.  Et  ad  instrumentum  et  instrumenta 
finis  quitacionis,  liberacionis,  absolucionis  et  pacti  de  ulterius  et  sin- 
gulis  confessionibus,  renunciationibus,  promissionibus,  obbligacionibus, 
])enis,  ypothecis,  clausulis  et  cautellis  debitis  et  opportunis  tam  de 
consuetudine  quam  de  jure  faciendum  et  fieri  seu  confieri  facien- 
dum. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   193 

Et  denum  generaliter  ad  omnia  et  singula  faciendura  et  fieri  fa- 
ciendum.  In  predictis  omnibus  et  singulis,  et  in  dependentibus,  emer- 
gentibus,  accessorijs,  annexis  et  conexis  predictis  et  a  predictis,  et 
cuilibet  et  a  quolibet  predictorum  que  per  quecumque  verum,  cer- 
tum,  legiptimum  et  indubitatum  procuratorem  fieri  possent,  etiam  si 
talia  forent  que  mandatum  exigerent  speciale;  queque  ipsemet  dominus 
Jacobus  facere  posset  si  .perso naliter  adesset. 

Dans  et  concedens  dictus  dominus  constituens  diete  eius  procu- 
ratori in  predictis  omnibus  et  singulis  et  in  dependentibus,  emergen- 
tibus,  accessorijs,  annexis  et  conexis  predictis  et  a  predictis  et  cui- 
libet et  a  quolibet  predictorum,  plenum,  largura,  liberum  et  generale 
mandatum  cum  piena,  larga,  libera  et  generali  administracione. 

Promittens  michi  notarlo  et  coraunis  Janue  cancellarlo  infrascri- 
pto,  tamquam  pubblice  persone  officio  publico  stipulanti  et  recipienti 
nomine  et  vice  cuius  et  quorum  interest,  intererit  vel  interesse  po~ 
terit  se  perpetuo  habiturum  ratum,  gratum,  et  firmum  quidquid  et 
quantum  per  dictum  ipsius  procuratorem  in  predictis  omnibus  et  sin- 
gulis, et  circha  predicta  actum,  gestum,  factum  vel  administratum 
faerit  seu  etiam  procuratum  sub  ypotheca  et  obligacione  bonorum 
suorum  habitorum,  et  habendorum. 

Actum  Janue  in  cancellarla  comunis  Janue.  Anno  dominice  na- 
tivitatis  MCCCLXXXXVIII  indicioae  quinta  secundum  cursum  Janue, 
die  veneris  XYIIII  mensis  Aprilis  in  tercijs,  presentibus  Laurentio 
Imperiali  quondam  Gotifredi,  Aldebrando  de  Corvaria  notario  et  co- 
munis Janue  cancellarlo,  et  Lodisio  de  Auria  omnibus    civibus  Janue, 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  —  Diversorum  Commum's,  3021, 
1375-1421,  B."  173. 

XVII. 

1404.  25  novembre. 
Giorgio  Spinola,  accetta  la  nuova  nomina  di  podestà  di  Bologna. 


In  cbristi    nomine    amen.    Anno  domini    millesimo    quadrigente- 
simo  quarto,  indictione  septima,  die  mercurii  vigesimo  quinto  mensis 


194  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA.  ROMAGNA 

novembris.  tempore  Ser."*'  princlpis  et  domini  domini  friderici  diuina 
fauente  clemeatia  romanorum  regis  et  semper  augusti  in  ciuitate 
mantue  et  in  caraara  cubiculari  infrascripti  domini  potestatis  sita  in 
contracta  grissonis  presentibus  iolianne  fìlio  quodam  antonii  de  gau- 
rinis  ci  uè  et  habitatori  mantue  incontrata  cigni  et  iohanne  fìlio  quon- 
dam bartolomei  de  castione  ciue  et  habitatori  mantue  in  contrata 
conii  testibus  notis  ed  idoneis  ad  beo  vochatis  specialiter  et  rogatis.,.. 
Cum  verum  sit  quod  alias  per  raagnificos  et  potentes  dominos  antia- 
nos  consules  et  uexilliferum  iusticie  populi  et  communis  bononie  spe- 
ctabilis  et  generosus  miles  eximiusque  et  famosus  utriusque  iuris  do- 
ctor  dominus  georgius  spinula  ciuis  ianuensis  ellectus  et  deputatus 
l'uit  in  potestatem  et  seu  prò  potestate  ciuitatis  comitatus  et  districtus 
bononie  prout  ibi  mihi  notaro  istrumento  relatum  extitit  se  quia  pre- 
fatus  dominus  potestas  ipsum  regimen  diete  potestacie  bononie  ob  alias 
eius  plurimas  occupationes  per  tunc  acceptare  non  ualuit  quod  gra- 
uissimum  tullit  ac  proquodam  infortunio  sibi  iudicauit  cum  nequi- 
uerit  tantis  magnificis  dominis  iuxta  eius  uota  in  tanto  regimine 
seruire.  Nunc  uero  ac  prectata  die  parte  prefatorum  magnificorum 
et  potentium  dominorum  antianorum  consulum  et  uexilliferum  iusticie 
populi  et  communis  bononie  eidem  spectabili  et  generoso  militi  exi- 
mioque  et  famoso  utriusque  iuris  doctori  domino  georgio  spinule 
ciui  ianuensi  per  egregium  uirum  bartholomeum  filium  quodam  gu- 
glielmi  de  mazantis  de  feraria  presentate  fuerunt  litere  date  bo- 
nonie die  uigesimo  sexto  octobris  MCCCCXLIIII  scripte  et  ordinate 
de  Consilio  et  assensu  coUegiorum  dominorum  confalonieriorum  et 
massariorum  ad  id  conuocatorum  ciuium  de  quibus  in  ipsis  litteris  suis 
continetur  et  scriptum  est  in  quibus  quidem  litteris  sicut  ut  sunt 
presentatis  eftectualiter  continentur  qualiter  prefati  magnifici  et  po- 
tentes domini  antiani  consules  et  uexillifer  iustitie  populi  et  com- 
munis bononie  cum  consensu  et  conubio  prefatorum  dominorum  con- 
faloneriorum  et  aliorum  ciuium  ut  solet  ad  similia  deputatorum  elli- 
gerunt  et  deputauerunt  ac  constituerunt  elliguntque  constituunt  pre- 
fatum.  dominum.  georgium  spinulam  ciuemque  ianue  potestatem  et 
prò  potestate  diete  ciuitatis  bononie  eiusdem  populis  comitatus  et  di- 
strictus cum  piena  ac  libera  potestate  arbitrio  iurisdictione  et  bavlia 
per  statuta  et  ordinamenta  communis  bononie   potestarie  bono  officio 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   195 

quomodo  libet  atributis  et  omnia  in  ipsis  litteris  contenta,  et  que  lit- 
tore incipiunt.  spectabilis  et  generose  miles  et  finiunt  MCCCCXLIIII. 
suntque  subscripte  per  hec  uerba  uidelicet  antiani  consules  et  uexil- 
lifer  iustitie  populi  et  comniiuiis  bononie  etc.  et  ab  earum  tergo  scripta 
sunt  hec  verba.  uidelicet.  spectabili  et  generoso  militi  ac  eximio  utriu- 
sque  iuris  doctori.  domino  georgio  spinale  ciui  ianuensi  amico  nostro  ca- 
rissimo etc.  et  que  littore  sunt  duobus  sigillis  sigillate,  uno  magno  ipsas 
litteras  claudente  et  alio  paruo  subtus  et  a  latere  predicti  magni  sigilli 
et  quibus  litteris  erant  alligate  notule  potestarie  ciuitatis  bononie  inci- 

pientes.  potestas  bononie miles  et  flnientes  iuxta  uetustissimam 

consuetudinem.  quasquidem  litteras  in  predictis  notulis  pretatus  do- 
minus  potestas  debita  cum  reuerentia  acceptatuit  aperuit  et  perlegit 
ibi  in  presentia  mei  notarli  infrascripti  et  testium  premissorum.  qua- 
rum  tenore  precepto  ipso  magnifìcus  dominus  georgius  spinula  ofB- 
cium  regimen  et  seu  potestaciam  predictam  predicte  ciuitatis  ac- 
ceptauit  et  acceptat.  inchoandam  die  prima  mensis  aprilis  proxime 
futuri  et  ut  sequetur  pi-o  sex  mensis  finiendis  cum  potestate  aucto- 
ritate  et  bavlia  in  ipsis  litteris  et  capitulis  ac  notulis  contentis  et 
descriptis  promitens  que  solempniter  promisit  prefatus  magifìcus  do- 
minus georgius  spinula  michi  notarlo  infrascripto  ut  pubblico  publico 
presenti  stipulanti  et  recipienti  nominibus  et  uice  predictorum  ma- 
gnificorum  dominorum  ancianorura  et  consulum  et  uexilliferum  iu- 
sticie  populi  et  communis  bononie  ac  omnium  aliorum  dominorum  et 
ciuium  quorum  interest  uel  infuturum  interesse  posset  dictum  regi- 
men potestarie  predicte  acceptationem  per  eum  ut  supra  factam  fìr- 
mam  ratara  et  gratam  habere  tenere  atendere  et  obseruare.  ego  io- 
hannes  de  chucha  fìlius  prouidi  uiri  doctoris  zenonis  ciuis  mantue 
publicus  imperiali  auctoritate  notarius  et  iudex  ordinarius  istis  omni- 
buset  singulis  presens  fui  et  rogatus  publice  scripsi. 

Archivio  di  Stato    in  Bologna  —  Bolle  brevi  ed  altro,  voi.  IV, 
n.°  19. 


196  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XVIII. 

1411.   20  Novembre. 

Lettera  del  governatore  e  consiglio    degli  anziani    di    Genova    al 
comune  di  Bologna. 


Magnificis  et  Potentibus    Dominis 
Antianis  Consulibus  et  Vexilifero  justicie 
populi  et  Comunis  Bononie  amicis 
Carissimis. 

Mag.*''  amici  Carissimi.  Venerunt  ad  nos  viri  spectabiles  Oratores 
vestri  loannes  Aliprandus  potestas  Bononie,  et  Laurentius  de  Cospis 
civis  vester.  Et  sub  litteris  vestri  Credentie  super  longeva  amicitia 
nostre  Conumitatis  et  vestre  multa  professi,  necessitate  Bononie  et 
vestrorum  locorum  aperuerunt  apud  nos  oratione  prudenti  ;  causantes 
celi  inclementiam  et  agrorum  vestrorum  sterilitatem  que  ipsam  no- 
bilem  Urbem  et  loca  vestra  frumento  egenas  fecerint,  prò  quare  se 
ad  nos  profectos  esse  dixerunt  ut  velimus  respectu  ipsius  amicitie  que 
inter  ipsa  clara  Comunia  perpetuis  temporibus  viguit  tamtum  fru- 
menti vobis  concedere  quo  vestre  Civiiatis  necessitas  expleatur.  Nos 
enim  moti  amicicie  ipsius  sinceris  affectibus  et  intuitu  docte  Bononie, 
urbis  severitatis  antique  in  qua  tot  milia  doctorum  bominum  rudi- 
menta  prime  deposuerunt  etatis  motique  amore  prenimio,  quo  inter 
Spectabiles  Italicos  Nobiles  lohannem  ipsum  vestrum  oratorem  dili- 
gimus  de  frumento  ipso  in  partem  vestris  requisicionibus  annuimus 
quantam  oratores  ipsi  vestris  magniflcentiis  referabunt  ;  quod  fru- 
mentum,  teste  Beo,  nedum  amicis  scilicet  et  nostris  subditis  respectu 
paucitatis  ipsius  indulgere  negavimus.  Itaque  magnificam  amicitiam 
vestram  attente  rogamus  quatenus  velit  frumeutum  ipsum  quo  nos 
cum  locis  nostris  agemus  quodque  benigne  vestre  Comunitati  conces- 
simus  mente  placida  et  animo  grato  percipere.  Sicut  ipsam  amiciciam 
vestram  facturam  confidimus,  Nos  enim  ad  omnia  que  libertatem 
favores  vestros  et  commoda  ac  augumenta  concernant  nos  et  quic  quid 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   197 

valemus  libenti  animo  paratos  offerimus,  die  XX  Novembris.  MCCCCXI. 
Conradus  etc.  et  Consilium  etc. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Litferarum  voi.  I.°,  n.°  358. 

XIX. 
1412.  14  Aprile. 
Salvacondotto  concesso  a  Nicolò  Gozzadini  di  Boloarua. 


Nos  Theodorus  etc  et  consilium  antianorum  ciuitatis  lanue  damus 
autoritate  presentium  saluumcondiictum  plenum  et  liberum  anno  uno 
proxirae  venturo  duraturum  nicolao  gozzadini  de  Bononia  et  duobus 
eius  filiis  ac  duobus  famulis  et  eorum  comitiua  futuris  inter  quos 
nuUus  sit  rebellis  aut  nimicus  nostri  communis  lanue,  accedendi  ad 
ciuitatem  lamie  et  districtum .  ibi  standi  et  inde  semel  et  pluries  co- 
niunctim  et  diuissim  ad  libitum  recedendi  omni  impedimento  reali  et 
personali  cessante  .  non  obstantibus  aliquibus  reprehensaliis  tam  con- 
cessis  quam  concedendis  et  aliis  obstantiis  quibuscumque  exceptis 
debitis  earum  bellarum  et  intratuum  communis  lanue  .  hac  tamen 
condicione  adiecta  quod  liceat  nobis  quandocumque  voluerimus  dictum 
terminum  abbreuiare  et  reducere  ad  mensem  unum  .  quo  cura  pre- 
sens  saluusconductus  non  ualeat  eisdem  nisi  dicto  mense  duntaxat 
nostra  potestate  statuendo  .  Datum  lanue  die  XIIII  Aprilis. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Litterarnm  .  voi.  I.  1411-1413. 

XX. 

1412.  11  ottobre. 

Riscatto  del  territorio  di  Viozenna  fatto  dai  sindaci  di  Pieve 
di  Teco. 


Instrumentum  redemptionis  territorii  Viozene  facte  per  Syndicos 
Universitatis  Plebis  Theici. 

In  nomine  Domini  Amen  .  Anno   a  nativitate  eiusdem   millesimo 

quadringentesimo  duodecimo  indictione  quinta  die  undecima  Octobris, 


198     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

cum  Oi'terius  de  Cravoxana  de  Plebe  Theici  Sindicus  et  Sj'ndicario 
nomine  universitatis  et  hominum  Castellanie  Theici  vendiderit  et  tra- 
diderit  Nobili  et  Egregio  viro  domino  Manueli  Marchioni  Cravexane 
filio  inclite  recordationis  domini  frederici,  res  infrascriptas  primo 
dimidiara  partem  prò  indiviso  quatuor  molcndinorum  et  duorum  ful- 
lorum  que  sunt  in  territorio  Burgi  Plcbis  Theyci  quorum  molcndi- 
norum, fuUorum  duo  molendina,  et  unus  fuUus  sunt  in  una  domo  apud 
pontem  Aroscie  cui  tempore  diete  venditionis  coherebat  ab  una  parte  dic- 
tus  pons,  ab  alia  lacobus  et  Petrinus  de  Rotifredo  fratres  mediante  beudo 
dictorum  molendinorum  desuper  est  via,  qua  itur  ad  dieta  molendina 
et  desupter  flumen  Aroscie,  alius  vero  fullus  est  desuper  dictum  bur- 

gum,  et  vocatur   fullus cui  tempore   diete   venditionis    coherebat 

ab  una  parte  via  qua  itur  ad  barchetum,  ab  alia  heredes  Lansaroti 
alberici  parti,  et  partim  heredes  lacobi  Molinarii  in  eius. 

Et  aliud  molendinum  est  in  dicto  burgo,  cui  tempore  diete  ven- 
ditionis coherebat  desuper  Neapolionus  barberius,  desupter  quodam 
casale  diete  universitatis,  ab  uno  latere  via,  qua  itur  ad  dictum  mo- 
lendinum, et  ab  alio  latere  heredes  Danielis  Alberti,  mediante  beudo. 
Et  aliud  molendinum  est  desubter  dictum  burgum,  cui  tempore  diete 
venditionis  coherebat  desupter  dictum  casale  desubter  flumen  arocie, 
mediante  quodam  tornagio,  et  ab  alio  latere  via  pubblica  .  Item  dimi- 
diam  partem  prò  indiviso  alterius  molendini,  positi  in  territorio  ville 
almi  in  dieta  Castellania,  et  nominatur  molendinum  almi,  cui  tempore 
diete  venditionis  coherebat  desupter  flumen  arocie  ,  desuper  bealeria 
dicti  molendini,  ab  uno  latere  Ramundus  Merlus  .  Item  dimidiam 
partem  clusarum,  et  beudorum  ac  etiam  omnium  artifìciorum  domo- 
rum  et  omnium  aliorum  pertinentium  aliquo  modo,  usu  vel  causa, 
ad  dieta  molendina  et  fullos  vel  ad  aliquem  ipsorum. 

Item  quodam  territorium  diete  universitatis  situm  in  valle  tanagri 
in  diocesi  albensi,  et  vceatur  Viozena  cui  tempore  diete  venditionis 
coherebat  ab  una  parte  territorium  Ulmete,  ab  alia  territorium  montis 
vici,  ab  alio  territorium  brigae  et  desupter  est  flumen  tanagri  prò 
pretio  florenorum  mille  sexcentorum  auri  boni,  et  insti  ponderis,  de 
qua  venditione  et  pretii  solutione  constat  pubblico  instrumento  manu 
Albenghini  de  Mora  notarli  MCCCLXXXVII  Indictione  doeima  die 
duodecimo  lulii. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   199 

Et  cum  prelibatus  dominus  Manuel  pacto  promisserit  et  conve- 
nerit  dicto  syndico,  dicto  syndicario  nomine,  quod  si  dieta  universitas 
eidem  domino  Manueli  pretium  eisdem  restituerit,  idem  dominus 
Manuel  res  predictas  emptas  a  dicto  svndico,  et  quamlibet  ipsarum 
diete  universitatis,  seu  hominibus  ipsius  universitatis  restituet  et  re- 
vendet  prò  pretio  predicto  prout  de  predictis  constat  publico  instru- 
mento scripto  manu  dicti  scribe  Albenghini  MCCCLXXXVII  indic- 
tione  decima,  die  duodecima  julii,  ecce  Ioannes  Barrilarius,  Stephanus 
Rubens,  Facius  de  Podio,  et  Claverinus  de  Claveriis  Sjndici,  et  pro- 
curatores  hominum,  et  universitatis  predictae  habentes  ad  infrascripta 
omnia  et  singula  facienda,  plenum  et  sufficìens  mandatum  vigore 
publici  instrumenti  scripti  manu  mei  Viauesii  Bardeli  Notarli  infra- 
scripti  MCCCCXII  indictione  quinta  die  octavo  Septembris  .  Volentes 
dicto  Syndicario  nomine  redimere,  et  recuperare  supradictas  res  alias 
venditas  dicto  q.  domino  Manueli  per  dictum  Orterium  de  Cravexana 
tunc  Syndicum  universitatis  predictae. 

Ac  etiam  disbitare  et  recuperare  dictae  universitati  loca  tresdecim 
eum  dimidio,  sive  libras  mille  tricentas  quinquaginta  scripta  in  Com- 
peris  diete  universitatis  super  personis  inscriptis  et  sub  eorum  co- 
lamna,  videlicet  Geòrgie  Ay cardo  .  Nec  non  quod  salvatur  omni 
anno  Capellanis  Capellarum  dicti  loci  plebis  libras  septuaginta  quinque 
lanue  usqae  ad  annos  novem  proxime  venturos  ad  que  dieta  univer- 
sitas tenetur  .  Que  omnia  et  singula  habilius  et  commodius  prò  dieta 
universitate  facere  non  possunt,  ut  asserunt  nisi  per  viam,  et  modos 
infrascriptos,  omni  modo,  iure,  via  et  forma  quibus  melius  potuerunt 
dicto  syndicario  nomine  ut  supradictum  est,  partim  insolutum,  et  prò 
soluto  dando  et  vendendo,  seu  locando  dederunt,  vendiderunt,  cesse- 
runt,  transtulerunt  et  mandaverunt,  et  locaverunt,  sub  pactis,  modis, 
conditionibus,  formis,  penis,  statutis,  decretis,  provisionibus  et  obliga 
tionibus  infrascriptis,  nobilibus  et  potentibus  viris  dominis  Antonio 
et  Manueli  filiis  prefati  domini  Manuelis  quondam  Marchionis  Cra- 
vexana presentibus  ementibus  et  recipientibus,  prò  se,  et  suis  liere- 
dibus  ac  nomine  et  vice  Nobilis  et  Egregii  viri  domini  Caroli  eorum 
fratris  absentis  et  eorum  heredum  .  ad  utendum,  habendum,  tenen- 
dum  et  possidendum  res  infrascriptas,  et  quamlibet  ipsarum,  et  gauditus 
reditus  et  proventus  earumdem,  et  cuilibet  ipsarum  percipiendum    et 


200     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

exigenduin,  videlicet  a  festo  Sancti  Michaelis  proxime  preteriti  usque 
ad  annos  novem  proxime  venturos  et  completuros. 

Et  primo  dieta  quatuor  molendina,  et  duos  fuUos  supradictos, 
sita  et  sitos  in  dicto  burgo  plebis  et  de  quibus  supra  fit  mentio  alias 
empta  et  emptos  per  dictum  q  .  Dorainum  Manuelem  a  dicto  Orterio 
de  Cravexana  tunc  sjndico  diete  universitatis. 

Item  tres  quartas  partes  dicti  molendini  siti  in  dicto  territorio 
almi,  cura  eorum  clusis,  beiidis  aquarum  dccursibus,  ripaticis,  et  cum 
omnibus  et  singulis  artificiis,  et  domibus  et  omnibus  aliis  et  singulis 
iiiribus,  rationibus  ad  dieta  molendina,  et  fullos  et  quoslibet  eorum 
spectantibus,  et  pertinentibus  aliquo  modo,  usu,  vel  causa,  ita  et  taliter 
et  sub  iis  conditionibus,  quod  infra  dictum  tempus  dictorum  nomine 
annorum  completorum  aliquorum  persona  de  ipsa  castellaniarum  cuiu- 
squamque  conditionis  existat;  seu  ipsa  comunitas,  vel  aliquis  earum  non 
possit,  nec  debeat  in  dieta  Castellania  Thevei  tacere,  vel  edificare,  seu  e- 
dificari  facere  aliquod  aliud  molendinum  nec  fullum,  sine  expressa  licen- 
tia  dictorum  dominorum,  vel  habentium  causam  ab  eis  sub  pena  tlore- 
norum  mille  auri  prò  qualibet  contrafaciente  et  qualibet  vice  cuius 
pene,  due  tertie  partes  sint  dictorum  dominorum,  vel  habentium 
causam  ab  eis  et  reliqua  tertia  pars  curia  plebis  danda  et  solvendo 
dictis  emptoribus,  vel  habenti  causam  ab  eis  incontinenti  sine  defen- 
sione  assignando  et  condemnatione  fienda,  qua  soluta,  vel  non  de- 
struantur  dieta  molendina  et  de  novo  fienda,  et  fulla  per  dictam  uni- 
versi tatem. 

Item  quod  aliqua  persona  diete  Castellaniae  non  possit,  nec  debeat 
ad  aliud  molendinum  quod  ad  dieta,  durantibus  dictis  novem  annis 
maxinare,  seu  maxinari  facere  etc. 

Et  solvatur  raoltura  grani  ut  moris  est  a  festo  Sancti  Martini 
usque  ad  festum  Ioannis  Baptistae,  et  a  dicto  festo  etc. 

Et  quia  pensiones  dictorum  molendinorum  et  fullorum  vendita 
fuerunt  per  dictam  universitatem  aliquibus  personis  usque  ad  festum 
Sancti  Michaslis  proxime  venturum  voluerunt  etc. 

Sequitur  forma  fullorum  Fullones,  seu  illi,  qui  custodierint  fullos 
recipiant  panum  ad  parandum,  et  parent  illuni  bene,  et  sufiìcienter, 
et  habeant  et  habers  debeant  dicti  fullones  prò  paraturis  cuiuslibet 
pilatse  solidos  etc. 

Item  quod  quelibet  persona  de  dieta  Castellania  non  audeat  etc. 


NOT,  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   201 

Gabella  vinl 

Item  dederunt,  veadiderunt,  tradiderunt,  cesserunt,  traustulerunt, 
mandaverunt,  et  locaverunt  dicti  sjmdici,  dicto  syndicario  nomine 
«upradictis  domino  Antonio  et  Manueli  ementibus  nomini ous  antedictis 
gabellam  vini  diete  Castellanie  cum  omnibus  et  singulis  iuribus,  et 
introitibus  suis  etc. 

Et  quelibet  persona  teneatur,  et  debeat  dictum  vinum  tam  de 
dictis  Castellaniis ,  quam  extra  dictas  castellanias  denuntiare  dictis 
emptoribus  etc. 

Et  quelibet  persona,  que  supradictis,  vel  alieni  predictorum  con- 
trafecerit  etc. 

Et  si  uvas  apportaverint,  vel  apportar!  fecerint  etc. 

Et  si  de  dictis  Castellaniis  Roche  Rantii,  cartarii,  vel  ipsarum 
altera  etc. 

Item  quod  quelibet  persona  de  dieta  Castellania,  vel  ibi  habitas  etc. 

Item  quod  si  aliqua  persona  vendiderit,  vel  alienaverit  uvas  etc. 

Item  quod  quelibet  de  dieta  Castellania  Theici,  vel  ibi  habitans 
vendens,  vel  alienans  vinum  ad   minutum,  vel  faciens  vendi  etc. 

Et  teneatur,  et  debeat  denuntiasse  dictis  emptoribus  etc. 

Declarato  quod  si  aliqua  persona  que  in  domo  sua  daret  potum  etc. 

Et  qui  contrafecerit  in  supradictis,  vel  aliquo  supradictorum 
solvat  etc. 

Item  si  contigerit  aliquam  personam  extraneam  apportare  etc. 

Itam  quod  si  aliqua  persona  donaret  unum    quartinum  vini    etc. 

Item  quod  si  aliqua  vendiderit  aliquod  vinum  in  grossum  etc. 

Item  si  aliqua  persona  fecerit  pulmentum  de  vino,  et  ipsum  pul- 
mentum  etc. 

Accetum  vero,  vel  aliquid  prò  aceto  venditum,  nullam  solvat 
■gabellam. 

Item  quod  quelibet  persona,  quae  solvere  debebit  dictas  gabellas  etc. 

Item  quod  si  ad  consequendum  solutionem  eius  dicti  emptores  etc. 

Mensurae 

Item  dederunt,  vendiderunt,  assegnaverunt  mandaverunt  et  locave- 
runt dictis  emptoribus  ementibus  nominibus  quibus  ut  supra  gabellam 


202     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

mensurarura  dictre  et  Castellaniae,  cum  omnibus  iuribus  et  introitibus 
suis  .  Ad  habendum  etc. 

Et  primo  si  sextai'ium  ad  rassum  vendiderit,  permutaverit,  vel 
alio  modo  etc. 

Et  si  ad  copellum,  seu  moturale  solvat,  et  solvere  teneatur    etc. 

Etiam  si  aliqua  persona  vendiderit  vel  alio  modo  alienaverit  in 
dieta  castellania  amigdolas,  sive  avelanas  etc. 

Et  si  aliqua  persona  vendiderit,  vel  alio  modo  alienaverit  in  dieta 
Castellania  aliquam  rem  de  rebus  infrascriptis  solvat  etc. 

De  oleo.  . 

Si  oleum  ad  libram,  denarios  duos  prò  qualibet  libra  etc. 
Et  si  alienatio  fiet  per   modum    alienationis,  vel  venditionis,  seu 
cambii,  aut  aliquo  alio  modo  ad  arbitrium  etc. 

SeQUITUR    de  FERRARIIS    et    FRANEGARIA    ut    INFRA. 

Declarato  etiam,  quod  si  aliqua  persona  dederit  alicui  ferrarlo  etc. 

Et  si  aliqua  persona  quae  in  dieta  Castellania  vel  habitabit. 

Item  et  si  aliqua  persona  dederit  aliquam  terram  ad  laborandum 
etc. 

Item  si  aliqua  res  fuerit  comunis  inter  aliquas  personas,  et  ipsam 
rem  etc, 

Item  si  aliqua  persona  aliquam  rem  aptam  etc. 

De  morta,  et  Mortarexio. 

Item  quod  si  aliqua  persona  de  dieta  Castellania,  vel  ibi  habitans 
adduxerit,  vel  apportaverit,  seu  adduci  vei  apportari  fecerit  mortam 
vel  mortarexium  intra  dictam  Castellaniam  de  extra  ipsam  Castella- 
niam  etc. 

Et  si  postea  dictam  mortam,  vel  mortarexium  alienaverit  in 
dieta  Castellania  etc. 

Et  si  postea  eam,  vel  eum  alienaverit  in  dieta  castellania  aliquo 
modo  etc. 

Item  quod  si  aliqua  persona,  quae  non  habitaverit  in  dieta  Ca- 
stellania. 

Et  quelibet  persona  quae  predictis  vel  alicui  predictorum  contra- 
fecerit  sit  ad  bandum  et  penam  solidorum  viginti  lanue  etc. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   203 

Et  predicti  emptores,  et  qui  habebunt  causam  ab  eis  possiat  ac- 
cusare etc. 

Item  quod  si  aliqua  persona  alienaverit  in  dicto  burgo  per  ali- 
quera  modum  etc. 

Si  vero  in  villis,  vel  aliqua  villarum  diete  castellaniae  etc. 

Et  si  petita  non  fuerit  etc. 

Intellecto  semper  quod  persona,  quae  in  dieta  Castellania  habitat, 
vai  habitabit  Gabellam  non  teneatur  solvere  prò  re,  quam  douationem, 
vel  mutuo  alienaverit. 

Item  dictorum  emptorum  et  cuiuslibet  habentis  causam  ab  eis 
credatur  proprio  iuramento  centra  illam  personam,  quae  in  predictis 
vel  aliquo  eorum  predictorum  contrafecerit  de  eo,  de  quo  fuerit  con- 
trafactum, quemadmodum  crederetur,  si  per  legitimos  testes  etc. 

Item  quod  dieta  universitas  teneatur  et  debeat  dare  dictis  empto- 
ribus,  vel  habentibus  causam  ab  eis,  mensuras  omnes  et  singulas  tam 
de  rasso,  quam  de  culmo  etc. 

PONDL'S. 

Item  dederunt;  vendiderunt,  cesserunt  tradiderunt,  et  locaverunt 
dictis  emptoribus  .ementibus  nominibus,  quibus  ut  supra  gabellam 
ponderis  dictae  castellaniae  etc. 

Extranei  vero  solvant,  et  solvere  teneantur  de  rebus  quas  ven- 
diderint  in  burgo  plebis  etc. 

Item  quod  quelibet  persona  de  Castellania  Thejci  possit  ponde- 
rare etc. 

Item  quod  macellarii  nihil  solvere  teneantur  et  prò  ponderaturis 
carnium  etc. 

PlSCATORES    SEU   VEN1?ENTES   PlSCES    AD    MINUTUM. 

Item  etiam  exceptuatum  est  si  contigerit  quod  homines  plebis 
et  dictae  castellaniae  ordinarent  de  ponderando  granum  quod  portatur 
ad  molendinum. 

Item  etiam  nichil  solvant  prò  ponderando. 

Et  licitum  sit  alios  de  villis  dictae  castellaniae  ponderare  in 
dictis  villis. 

Item  quod  aliqua  persona  non  debeat  in  dicto  burgo  plebis  pon- 
derare. 


204     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Et  quelibet  persona,  que  vendiderit,  vel  alienaverit  in  dicto  burgo 
ut  supra  debeat  et  teneatur  denunciasse,  et  solvisse  dictas  gaìjellas  etc. 

Et  qui  vendiderit  extra  dlctura  burgura  in  villis  dictae  castel- 
laniae  debeat  etc. 

Cana. 

Item  dederunt,  vendiderunt,  cesserunt,  tradiderunt  et  locaverunt 
dictis  ernptoribus  ementibus  norainibus,  quibus  ut  supra,  gabellara 
cane  dictae  Castellaniae,  sou  mensurarum  pannorum,  et  tellarum  sub 
modis,  conditionibus,  statutis,  et  poenis  infrascriptis  etc. 

Et  quelibet  persona,  que  vendiderit,  vel  alienaverit  pannum,  vel 
tellam,  ut  supradictum  est  in  dicto  burgo  plebis  teneatur  et  debeat 
denunciasse  etc. 

Et  si  extra  dictum  burgum  in  dieta  Castellania  Theyci  aliqua 
persona  vendiderit  etc. 

Et  si  quis  vendiderit,  vel  alienaverit  in  dieta  Castellania  pannum 
albaceum  etc. 

Item  quod  aliqua  persona  non  debeat  sine  licentia  aut  voluntate 
dictorum  emptorura,  vel  habentis  causam  ab  eis  canare,  aut  mensu- 
rare  etc. 

Declarato,  quod  si  quis  dederit  suis  famulis,  vel  famulabus  pan- 
num etc. 

Item  quod  supradicti  emptores  et  qui  habebit  causam  abeis  pps- 
sit  accusare  etc. 

Addito  et  declarato  quod  dicti  emptores  teneant  dare  quolibet 
anno  usque  ad  dictos  novem  annos  libras  viginti  monete  currentis  in 
dicto  loco  dicto  Comuni  etc. 

Notaria 

Item  vendiderunt,  dederunt,  cesserunt  tradiderunt  et  locaverunt 
dictis  ernptoribus  ementibus  nominibus  antedictis  notariam,  seu  scri- 
baniam  diete  castellaniae  spectantes  ad  officium  et  curiam  consulum 
dictae  castellaniae  etc. 

Item  quod  dicti  emptores  et  habentes  causam  ab  eis  possint  et 
valeant  ad  eorum  liberam  voluntatem  eligere  unum,  vel  plnres  nota- 
rios  etc. 

Ad  habendiim,   tenendum,    utendum,    fruendum    et    possidendum 


^OT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   205 

dieta  molendina  et  fuUos  predictos,  nec  non  et  gabellas  predictas  et 
quamlibet  earum,  cum  omnibus  et  singulis  iuribus,  introitibus^  et  aliis 
pertinentiis,  et  ganditas,  reditus,  et  proventus  et  obventiones  earum- 
dem  usque  ad  annos  novera  completos  percipere  et  exigere. 

Constituentes  dicti  syndici  dicto  sindicario  nomine  dictos  emptores 
procuratores,  ut  in  rem  suam  propriam,  et  ponentes  ipsos  in  locum 
dictae  universitatis,  ita  quod  deinceps  usque  ad  dictos  novera  annos 
completos  dicti  emptores,  et  qui  habebit  causam  ab  eis  possint  dictis 
rebus  ut  supra  locatis,  et  venditis,  et  qualibet  earum  modis,  condi- 
tionibus  et  formis  antedictis  uti  agere,  et  excipere,  petere,  exigere 
et  habere  ac  facere  in  omnibus,  et  per  omnia  ut  supra  dictum  est. 
Quae  quidem  pars  insolutum  data  est  in  solutum,  et  prò  soluto  dicto- 
rum  fiorenorum  mille  sexcentorum. 

Et  pars  vendita  prò  pretio  et  nomine  pretii  dictarum  librarum 
duarum  millium  ducentarum  quindecim  monete  currentis  in  dicto  loco 
plebis  .  Quas  libras  duo  millia  viginti  quinque  promiserunt,  et  conve- 
nerunt  predicti  domini  Antonius  et  Manuel  eorum  propriis  nominibus 
et  nomine  et  vice  predicti  domini  Caroli  fratris  sui  absentis,  et  prò 
quo  promiserunt  de  rato  habendo,  sub  ypoteca  et  obligatione  bono- 
rum  suorum  omnium  dictis  Ioanni  Barilario,  Stephano  Rubeo  Facio 
de  Podio,  et  Claverio  de  Claveriis  Syndicis  antedictis  dicto  Sj-ndicario 
nomine  presentibus  et  recipientibus.  Et  michi  Vianexio  bardelle  Notario 
infra-scripto  tamquam  pubblicae  personae  et  officio  publico  stipulanti,  et 
recipienti  nomine  et  vice  omnium  et  singulorom  quorum  interest,  vel 
poterit  interesse,  dare  et  solvere  predicto  comuni  et  nomine  et  vice 
ipsius  comunis,  et  universitatis  predictae  personis  infrascriptis,  et  modis 
infrascriptis  bine  ad  dictos  novem  annos  proxime  venturos  et  com- 
pletos. Et  primo  disbitare  et  recuperare  diete  universitati  loca  tre- 
sdecim  cum  dimidio,  sive  libras  mille  trescentas  quinquaginta  scriptas 
in  comperis  dictae  universitatis,  super  personis  infrascriptis  et  sub 
eorum  columna.  Et  primo  Geòrgie  aycardo  libras  octingentas  viginti 
«juinque,  et  etiam  alias  libras  quingentas  viginti  quinque  .  Et  pre- 
dictis  solvere  quousque  disbitaverint  dieta  loca,  proventus  prorata 
locorum  restantium,  tunc  disbitari,  prout  dieta  universitas  solita  erat 
solvere  proventus  dictorum  locorum,  videlicet  quandocumque  eisdem 
emptoribus  solvere  placuerit  dictam  quantitatem,  vel  totam,  vel  par- 
tem  infra  dictum  tempus,  solummodo  quod  dieta  pars  sit  maior  libra- 


206     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

rum  duodecim  S.  X.  Et  in  casu,  quo  dicti  petrinus  et  georgius  recu- 
sarent  dictam  pecuniam  prò  disbitatione  dictorum  locorum  recipere, 
sen  aliquam  eius  partem,  vel  dieta  loca,  sive  aliquam  eorura  partem 
relaxare,  tunc  dicti  emptores  dabunt  et  solvent  raodis  supradictis 
iisque  ad  dictos  novelli  annos  dicto  comuni  do  predictis  libris  mille 
tricentis  quinquaginta  etc. 

Item  solvere  dicto  comuni,  vel  habenti  causam  ab  co  libras   etc. 

Item  solvere  prò  dieta  universitate  et  nomine  ipsius  universitatis 
ad  coraplementum  et  càusa  complementi  dicti  pretii  etc. 

Acto  quoque  per  pactum  solemni  stipulatione  valatum,  quod  nec 
dicti  homines,  seu  universitas  predicta,  nec  etiam  alia  comunitas, 
persona,  collegium  vel  universitas  possint  unquam  dictis  emptoribus, 
vel  alieni  oorum,  seu  heredibus  suis  imponere  prò  dictis  rebus  ven- 
ditis,  vel  aliqua  ipsarum,  seu  reditibus,  vel  proventibus  vel  obven- 
tionibus  eorum,  aliquas  taleas,  avarias,  vectigalia  etc. 

Et  si  imponerentur,  tunc  dicti  homines,  et  universitas  predicta, 
teneautur  eosdem  emptores,  et  quemlibet  ipsorum,  bona  et  successores 
eorum  a  predictis  servare  penitus  sino  damno. 

Item  quod  nec  dicti  homines,  nec  universitas  predicta  possint 
aliqualiter  intra  dictum  tempus  dictorum  novem  annorum  statuere 
ordinare,  aut  imponere  super  dictis  rebus,  vel  aliqua  ipsarum  aliquam 
aliam  gabellam  etc. 

Item  quod  dictae  gabellae,  vel  aliqua  pars  ipsarum  etc. 

Item  quod  quelibet  persona  teneatur  et  debeat  iurare,  et  cum 
iuramento. 

Item  quod  predicti  emptores  et  qui  habebit  causam  ab  eis  possint 
et  valeant  accusare,  et  denunciare  cum  eorum  iuramento  quemlibet 
sibi  contrafacientem  etc, 

Item  quod  omnia  et  siugula  statuta  ordinata,  et  con  venta  ut 
supra  valeant,  et  teneant  et  robur  habeant  ac  fìrmitatem  usque  ad 
dictos  novem  annos  proxime  venturos  et  complectos  non  obstantibus 
aliquibus  statutis  .  etc. 

Instrumenta  vero  emptionum  dictorum  molendinoruui,  et  fuUorum 
emptorum  per  dictum  q  .  dominum  Manuelem  a  dicto  Orterio,  tunc 
Syndieo  dictae  universitatis  scripta  manu  dicti  Albenghini  Notarii 
remanere  debeant  penes  dictos  emptores  sana,  ut  cum  eis  possint 
estendere  causam  dationis  in    solutum    ut    supra  .  Non    tamen   quod 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   207 

possint  dictis  instrumentis  emptionis,  vel  aliquo  ipsorum  uti  nisi  in 
casu  evictionis,  si  evictio  sequeretur  de  dictis  rebus  vel  aliqua  ipsa- 
runi  seu  parte  alicuius  earum. 

Nec  non  promittentes  supradicti  syndici  dicto  sydicario  nomine 
dictis  domino  Antonio  et  Manuoli  presentibus  et  recipientibus,  ac 
stipulantibus  eorum  propriis  nominibus  et  nomine  ac  vice  dicti  domini 
Caroli  fratris  sui  absentis  et  eorum  heredum,  nec  non  mihi  vianexio 
bardalo  iam  dicto  notarlo,  ut  personae  pubblicae  et  officio  publico 
stipulanti,  et  recipienti  nomine  et  vice  dicti  domini  caroli,  et  omnium 
et  siugulorum  quorum  interest,  vel  poterit  interesse  de  dictis  rebus, 
ut  supra  venditis  et  locatis,  vel  parte  aliqua  ipsarum  dictis  emptoribus, 
vel  alieni  eorum,  seu  eorum  heredibus,  aut  habentibus  causam  ab 
eis  uUo  tempore,  non  inferre  litem  etc. 

Et  si  quo  tempore  lis,  questio,  molestia  inquietatio  moveretur  etc. 

In  se  dictam  litem,  et  omnem  causam  dieta  universitas   recipiet. 

Quae  omnia  et  singula  suprascripta  et  infrascripta  promisit  una 
pars  alteri,  et  altera  alteri  sibi  ad  invicem,  nominibus  quibus  supra 
solemnibus  stipulationibus  bine  inde  intervenientibus  firma  rata  et 
grata  habere  tenere,  et  observare  et  contra  non  facere,  vel  venire  aliqua 
ratione  vel  causa  de  iure,  vel  de  facto,  et  si  de  iure  contravenire 
possen. 

Sub  pena  dupli  etc.  Qua  soluta  vel  non  etc. 

Cum  mutua  refectiono  etc. 

Renuntiantes  dicti  syndici  dictis  nominibus  et  dicti  domini  emp- 
tores  exceptioni  dictarura  venditionis,  locationis,  promissionum  ac 
omnium  et  singulorum  ut  supra  non  factorum,  et  non  initorum,  et 
rei  sic  non  geste,  exceptioni  doli  mali  etc, 

Pro  quibus  omnibus  et  singulis  firmiter  attendendis,  etc  obliga- 
verunt  etc. 

Insuper  dicti  syndici  dicto  syndicario  nomine  ad  maiorem  caute- 
lam  juraverunt  quilibet  eorum  corporaliter  tactis  scripturis  contra 
predicta  vel  aliquod  predictorum  non  facere,  vel  venire  aliqua  ratione, 
vel  causa  de  iure,  vel  de  facto,  etiam  si  de  iure  contravenire  possent. 

Quibus  omnibus  et  singulis  sic  factis  Antonius  Borellus,  Bartho- 
lemeus  Cotta,  lacobus  Brexanus,  Carlenus  Santerius,  lacobus  Guertius 
q .  Laurentii,  Lazarus   Gandulfus  .  Edoardus  Carpanus,  et  Petrus  Bru- 


208  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

iiongus  Consules  diete  Castellaniepro  tribunali  sedentes  suam  auto- 
ritatein  interposuerunt,  pariterque  decretum. 

De  quibus  omnibus  et  singulis  precepernnt  diete  partes  noraini- 
bus  quibus  ut  supra,  fieri  duo  publica  Instrumenta  per  me  Viane- 
xium  Bardeilum  Notai-ium  infrascripturo,  unum  et  eiusdum  tenoris, 
videlicet  unum  uti'ique  parti  dandum  ad  consilium  et  laudem  unius, 
vel  plurium  sapientium,  etiam  si  fuisset  iara  in  diete  productura. 

Actuin  in  plebe  Theyci  in  Pallaceo  communis,  ubi  fiunt  talia,  et 
sub  quo  ius  redditur,  presentibus  testibus  vocatis  et  rogatis,  Ioanne 
Gazano  de  Unelia,  Antonio  Tornatorio  dicto  Moneto  do  Garrexio,  et 
Ioanne  Bosso  de  Briga. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi,  n.°  365. 

XXI, 

1434.  25  ottobre. 

Salvacondotto  concesso  a  Fazio  della  Pace,  cittadino  bolognese  e 
al  suo  fattore  Battista  Fagnano. 


Alojsius  Crotus  Ducalis  Presidens  in  lanua  et  Consilium  Antiano- 
rum  Civitatis  lanue.  Cum  spectabilis  et  Clarus  legumdoctor  Dominus 
Barnabas  de  Goano  assenserit  ut  hic  salvuscumduetus  concedatur, 
harum  litterarum  authoritate  damus  et  concedimus  plenum  tutum  et 
generalera  salvumcumductum  mensibus  duobus  cum  contramando  die- 
rum  octo  duraturum  et  valiturum  lohanni  Facji  de  pace  civi  Bono- 
niensi  et  Carolo  Baptiste  de  Fagnano  factori  eius  eorumque  pecuniis 
mercibus  rebus  et  bonis  quibuscuraque  veniendi  ad  civitatem  et  di- 
istrictum  lanue  ibique  standi,  morandi,  habitandi,  negociandl  et  inde 
libere  recendi  ac  redeundi  semel  et  pluries  arbitrio  ipsorum  coniun- 
ctim  et  divisim  cum  suis  pecuniis  mercibus  rebus  et  bonis  aut  sine 
prò  ut  maluerint  omni  impedimento  l'eali  ac  personali  cessante,  ita  ut 
convenire  detineri  impediri  aut  molostari  non  possint  realiter  aut  per- 
sonaliter  quovismodo  ipsi  aut  ipsorum  alterlibet  occasione  aliquarum 
represaliarum  hactenus  concessarum  prenominato  Domino  Baroabe  aut 
aliicuivis  centra  Magnificum  Commune  Bononie  aut  Cives  Bononienses 
vel  alios  quolibet  vel  de  cetero  concedendarum  quocumque  foret  huius 


>'0T.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   209 

concessionis  causa.  Declarato  quod  presens  salvuscunductus  tunc  pri- 
mum  decurrere  incipiat  cum  prenominatus  Johannes  in  laniiensena 
districtum  pervenerit.  Data  octobris  MCCCCXXXIIII, 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Litterarum,   voi.  1°  \\°  1783  let- 
tera 418. 

XXII. 

1437.  6  Novembre. 

Lettera  del  doge  di  Genova  ai  consoli  di  Illica,  con  cui  si  auto- 
rizza il  loro  parroco  a  stare  allo  studio  in  Bologna. 


Tomas  dux  etc. 

Provldis  viris  Consilio  et 
communitati  Ilicis  dilectis 
nostris. 

Dilecti  nostri  .  libenter  honestis  petitionibus  assentiraus.  Igitur 
cum  certi  facti  simus  Archipresbiterum  vestrum  velie  ad  studia  bona- 
rum  artium  Bononiam  proficisci  et  cupiat  ut  presbiter  Johannes  Petrus 
de  Montenigro  vobis  ministret  loco  eius  quem  scimus  esse  bonum  et 
aptum  et  incuius  manu  ecclesia  vostra  deterior  non  fìat .  volumus  ac 
vobis  comraittimus  ut  ipsum  presbiterum  lohannem  Petrum  loco  eius 
bonis  animis  accipiatls  .  et  in  ecclesia  vestra  retineatis  exhibentes  illi 
debitos  honores  quoadusque  vester  archipresbiter  a  suis  studiis  redierit. 
Data  VI  novembris  .  MCCCCXXXVII. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Litterariim,  voi.  8.°  anno  14.37. 

XXIII. 

1439.  9  Settembre. 

Accordo  fra  gli  inviati  del  duca  di  Savoia  e  i  plenipotenziari  ge- 
novesi. 


Appontuamenta    facta    cum    Magnifico    Milite  Domino  Lanzarote 
domino   Lurgacii.    Spectabilibus    Domino    lacobo    ex    Comilibus    valis 


2\0  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Spergie  utriusque  iuris  doctore  et  Anrlrea  Maleti  oratoribus  Illustris- 
simi Prineipis  domini  ducis  Sabaudie  etc.  per  dominos  Baptistam  Ci- 
galam  railitem  Ingenera  de  Grimaldis  legumdoctores  lohannem  lusti- 
nianum  et  Baptistam  Bondenarium  auditores  deputatos  ab  Illustre 
principe  domino  lannuensi  duce  et  Consilio  dominorum  Antianorum 
sunt  ut  infra. 

Primo  quod  conventiones  Iiinc  inde  vigentes  Inter  panes  serventur 
ab  ipsis  partibus  in  omnibus  ad  unguem  realiter  et  bona  fide  cum 
omnibus  sententiis  promissionibus  et  declarationibus  inde  subsecutis  si 
que  sunt  aut  esse  reperiantur. 

Secando  quia  super  intellectu  et  observantia  dictarum  conventio- 
num  alique  Inter  partes  exorte  sunt  dubitaciones  et  differentie  super 
quibus  partes  ipse  non  fuerunt  eiusdem  opinionis.  Scilicet  differentes 
remanserunt  concordatum  est  quod  prò  parte  dicti  domini  ducis  lanuen- 
sis  et  Comunis  lanue  mittantur  Oratores  de  proximo  ad  prefatnm 
dominum  ducem  Sabaudie  prò  tollendis  differentiis  ipsis  ac  tractanda 
et  concludenda  deo  propicio  compositiones  in  omnibus  et  concordia. 
Et  interea  visum  est  partibus  prò  utilitate  comuni  et  meliori  decla- 
ratione  quod  aliqua  partium  non  possit  nec  debeat  in  plagiis,  portu- 
bus  et  locis  suis  receptare  aliqua  navigia  sive  fustas  aliquas  inimico- 
rum  et  seu  pirratarum,  qui  cum  preda  accederent  ad  plagias  portus 
vel  loca  alterius  partis  .  Nec  illis  refrescamenta,  palam  vel  oculte  dare 
seu  dari  prcmittere  .  Sin  autem  talia  navigia  sive  faste  accederent  ad 
dictas  plagas  portus  vel  loca  de  quibus  supra  sine  preda  tunc  adhi- 
beantur  et  serventur  modi  et  Cantelli  sicuti  Inter  partes  ipsas  habitus 
est  sermo,  citra  tamen  preiudicium  et  sanum  intellectum  ipsarum  con- 
ventionum  et  obligationum  vigentium  Inter  partes  quibus  per  hoc  non 
intelligatur  in  aliquo  derrogatum. 

Tercio  quoniara  respectu  privatarum  et  singularum  personarum 
subdictarum  tam  prefati  Illustrissimi  domini  ducis  Sabaudie  ex  una 
parte;  quam  prefatorum  lUustris  domini  ducis  et  Comunis  lanue  ex 
parte  altera  facte  sunt  quam  plures  bine  in-ie  per  pecticiones  lamen- 
taciones  et  querele  concordatum  est  prò  utilitate  comuni  subditorum 
utriusque  partis  quam  omnibus  subditis  privatis  et  singularibus  perso- 
nis  fiat  et  ministretur  hinc  inde  debitum  iusticie  complementum  modis 
formis  et  temporibus  inferius  declaratis  .  Videlicet  quod  ex  parte  pre- 
fati domini  ducis  Sabaudie  in  civitate    Nicie    de  rebus  et  personis  in 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   211 

dieta  civitate  et  districtu  et  iurisdictione  eiusdem  domini  consistenti- 
bus  et  per  iudicem  ordinarium  cuilibet  petenti  lamie  dictrictuali  de- 
beat iusticie  rainistrari  summarie  simpliciter  et  de  plano  sine  strepitu 
et  figura  iudicii  sola  fati  veritate  inspecta,  super  omnibus  causis  per 
quoscumque  districtuales  lanuenses  privatas  cum  publicis  tangentibus 
in  duos  menses  eoatinuos  postquam  fuerint  ipse  cause  iniciate  seu 
dedute  coram  ipso  iudice  .  et  si  quis  ab  eiusmodi  ludicis  ordinarli 
sententiis  appellavit  cause  ipsarum  appellationum  ad  iudicem  maiorem 
diete  civitatis  et  patrie  devolvantur  qui  eas  in  unum  mensem  proxi- 
mum  similiter  et  continuum  decedisse  teneatur.  Vice  autem  versa  pre- 
libatus  dominus  dux  et  consilium  lanue  per  suum  judicem  unum  ordi- 
narium causas  motas  et  movendas  per  quoscumque  subditos  memorati 
domini  ducis  Sabaudie  derebus  et  personis  in  ipsa  civitate  et  districtu 
territorio  ac  iurisdictione  lanue  consistentibus  audiri  facere  teneatur, 
et  decidi  summarie  et  de  plano  et  veritate  fati  inspecta  principales 
videlicet  in  duos  menses  proximos  et  continuos  post  quam  fuerunt 
iniciate  appellationes  vero  ad  ipsorum  iudicem  appellationum  ad  hoc 
deputatum  in  lanua  pariformiter  devolvantur  et  per  ipsum  sopiri  de- 
beant  in  unum  mensem  immediate  secuturum.  Et  si  forte  prefatus 
Dominus  Dux  Sabaudie  aut  si  maluerint  duos  alios  probos  expertos 
in  Nicla  deputare  cognitores    in    causis    principalibus    lanuensium    et 

unum  vel  totidem  in  appellationibus  quod  id  sibi  licitum 

eius  quod  arbitrio  sit.  Quod  casu  dicti  lanuenses  totidem  ex  suis  tam 
in  principalibus  quam  appellationum  causis  deputare  valeant.  Sicque 
res  buiusmodi  pariformiter  equaque  lance  utrinque  procedat,  et  sic  in 
eleetione  prefati  domini  ducis  Sabaudie,  Ita  tamen  quod  in  trime- 
strium  cause  per  subditos  bine  inde  suscitando  cognosci  debeant  et 
cum  eflfectu  terminare  Hoc  adiecto  quod  prò  eminentibus  fiendis  pro- 
bationibus  iudices  seu  cognitores  antedicti  certificati  prius  debitis  iura- 
mentis  per  partes  quibus  incombet  iudicialiter  prestandis  de  loeis  et 
nominibus  testium  nisi  pars  iuraverit,  se  illa  in  promptu  non  habere, 
ubi  et  quos  examinari  facere  voluerint  illud  prefixum  tempus  per  unum 
terminum  congruum  dumtaxat  valeat  prorogare,  non  enim  quavis  alia 
ex  eausa.  Coram  quibus  iudicibus  et  cognitionibus  appellationum  pos- 
sint  partes  non  probata  probare  iuxta  formam  iuris  communis  quibus- 
cumque  decretis  et  ordinibus  seu  capitulis  in  contrarium  non  obstan- 
tibus.  Ac  valeant  et  teneant  eorum  sic  deputatorum  sententie  et  ordi- 


212  R.  DEPUTAZIONI!:  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

nationes  modo  quosiipra,  Ac  si  per  iudices  proprios  et  consuetos  ser- 
vatisque  solemnitatibus  iuris  lecte  forent.  Nec  ab  eisdem  talibus  sen- 
tentiis  et  ordinationibus  possit  iillo  tempore  appellar!  supplicar!  vel 
reclamar!  aut  de  nullitate  quiquam  obici.  Et  si  dilatio  Illa  peletur 
teneantur  iudices  ex  ollitio  dare  iuraraontum  petenti  dilationem  quam 
non  parte  laude  et  ita  aut  caluranie  causa  illam  petit  et  ad  maiorem 
cautellam  iudices  seu  auditores  et  cognitores  liuiusmodi  utriuque  de- 
putandi  debitum  teneantur  et  specifìcum  prestare  iuramentum  in  pre- 
sentia  alicuius  ex  utroque  latere  ad  hoc  eligendi  qu!  causas  ipsas  au- 
dient  examinabunt  cognoscent  et  terminabunt  in  tempora  ut  prefertur 
stabilita,  subterfugiis  favore  amore  livore,  pace  prece  precio  et  inho- 
iiesto  sublatis  quibuscumque.  Qui  si  quid  auditores  utrobique  depu- 
tand!  quantum  ad  utramque  partium  pertinet  super  iudicatis  tam  per 
ipsos  quam  etiam  super  sententiis  que  in  rem  iam  ex  nunc  transi- 
verunt  et  interim  transient  iudicatam  executionem  debitas  similiter 
possint  et  teneantur  indiferenter.  Omni  excusatione  et  dilatione  sublata 
quo  sententie  late  robur  et  effectum  obtineant  iudicatum  in  viginti 
dies  continuos  a  die  late  sententie  numerandos. 

Item  est  concordatum  quod  assignatus  sit  terminus  et  assignatus 
esse  intelligatur  omnibus  et  singulis  supradictis  quei-elantibus  aut  qui 
voluerint  petiticnes  seu  lamentaciones  aliquas  facere  ad  possendum 
experiri  de  iuribus  suis  post  lapsum  presentis  mensis  Septombris. 

Item  est  concordatum  quod  omnibus  subditis  111. mi  domini  ducis 
Sabaudie  presentibus  in  iurisdictione  sua  et  pariter  omnibus  subditis 
Ill.mi  domini  ducis  lanuensis  et  comunis  lanue  presentibus  in  lanua 
aut  districtu  a  Corvo  usque  Monacum  assignatus  sit  et  esse  intelli- 
gatur assignatus  terminus  sex  mensium  ab  hodie  in  antea  numeran- 
dorum  in  quem  terminum  possint  et  abeant  quascumque  suas  petitio- 
nes  querelas  aut  lamentaciones  facere  corani  dictis  Officialiluis  aut 
iudicibus  utsupra  deputatis.  lUis  autem  qui  fuerint  absentes  de  iuris- 
dictione prefati  domini  ducis  Sabaudie  et  similiter  illis  qui  fuerint  a 
Civitate  lanue  et  districtu  ut  supra  assignatus  sit  et  esse  intelligatur 
terminus  tamen  trium  mensium  illis  videlicet  domini  ducis  Sabaudie 
post  quam  venerint  in  iurisdictionem  ipsius  domini  ducis  et  illis  do- 
mini ducis  et  Comunis  lanue  post  quam  venerint  lanuam  seu  distri- 
ctum  ut  supra.  Ita  ut  post  dictos  sex  menses  respectu  presentium  et 
in  menses  tre  respectu  absentium  ut  supra  alicui  volenti  agere  petere 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   213 

vel  querelare  ex  causa  de  preterito,  non    detur    nec    dari    possit    vel 
debeat  audientia  uUo  modo. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Materie  yoUtiche^  mazzo  12. 

XXVI. 

1444  (?)   • 

Progetto  di  convenzione   fra  il  doge  della   repubblica  di   Genova 
ed  il  duca  di  Savoia. 


Ihesus. 

In  nomine  Sancte  et  individue  trinitatis  Patris  et  fllil  et  Spi- 
ritus  Sancti  gloriosissimeque  Marie  Virginis  ac  domus  celestis  curio 
Triumphantis.  Amen. 

Illustris  et  excelsus  Dominus  Raftael  Adurnus  dei  gratia  Dux  Ja- 
nuensium  et  Magnifìcum  Consilium  dominorum  Antianorum  Civitatis 
Janue  et  Venerandum  Officium  provixionis  eiusdem  Civitatis  quorum 
qui  interfuerunt  nomiua  sunt  hec. 

Agentes  nomine  et  vice  prelibati.  I.  Domini  Ducis  et  Magnifico 
Comuuitas  lamie  ex  una  parte  et  Magnifìcus  et  prestantissimus  Milcs 
ac  utriusque  iuris  doctor  Dominus  Antonius  de  Draconibus  tanquam 
procurator  et  procuratorio  nomine  Illustrissimi  ac  Excellentissimi  Prin- 
cipis  Domini  domini  Ducis  Sabaudie  ut  de  eius  procura  et  mandato 
constat  publico  Instrumento  rogato  manu  .  .  . 

Ut  sincerus  amor  et  antiqua  amicicia  ac  benivolentia  que  inter 
prefactas  partes  semper  viguit  conservetur  sponte  et  ex  certa  scientia 
nulloque  juris  vel  facti  errore  ducti  vel  aliquater  circumventi  perve- 
nerunt  et  sibi  iuvicem  pervenisse  confessi  fuerunt  ad  infrascriptas 
conventiones  compositiones  et  pacta  soUennibus  stipulationibus  bine 
inde  valatas  et  vaiata. 

Renunciantes. 

Yidelicet  quia  diete  partes  dictis  nominibus  sibi  invicem  et  vl- 
eixim  pepigerunt  et  solepniter  convenerunt  quod  so  invicem  favebunt 
et  juvabunt. 


214  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Et  hoc  in  guerris  raovendis  do  aml)ai'um  partium  voluntate  tan- 
tum et  in  se  defendendo  a  guerris  et  bellis  movendis  per  principes 
Italie  et  in  Italia  tantum.  Salvis  tamen  infrascriptis. 

Item  pepigerunt  et  solenniter  convenerunt  quod  jam  diete  partes 
nominibus  suprascriptis  decetero  habebunt  eorum  amicos  prò  araicis 
et  inimicos  prò  inimicis  in  Italia  tantum  reservatis  infrascriptis. 

Reservantur  parte  Illustrissimi  ducis  Sabaudie,  Serenissimus  Ro- 
manorum  Imperator  et  Serenissimi  Reges  Francie  et  Aragonum  ac 
lUustrissimus  Dominus  Dux  Mediolani. 

Reservantur  parte  Magnifici  Comunis  lanue,  Sanctissimus  Do- 
minus noster  papa  et  Romanus  Pontifex.  Serenissimus  Roraanorum 
Imperator  et  Serenissimus  Rex  Renatus,  Illustrissimum  Dominum  Ve- 
netorum  et  Magnifica  Comunitas  Florentie  et  lUustrissimus  Dominus 
Mediolani  et  lUustrissimus  Marchio  Montisferrati  centra  quos  hinc 
inde  reservatos  predicte  partes  in  guerris  per  ipsas  ut  premititur  et 
centra  ipsas  movendis  se  ad  invicem  succurere  aut  modo  aliquo  se 
juvare  non  teneantur  nec  debeat  nisi  illud  procedat  de  comuni  et 
unanimi  consensu  partium  predictarum. 

Item  promisserunt  et  solenniter  convenerunt  quod  rebelles  et 
banniti  ipsarum  partium  vel  alicuius  earum  non  receptentur  sed  ex- 
pellantur  de  territoriis  ipsarum  partium  et  cuiuslibet  earum.  altera 
partium  requirente  et  intelligatur  rebellis  qui  per  litteras  alterius 
dictarum  partium  nunciatum  vel  declaratus  fuerit  rebellis. 

Item  pepigerunt  et  solenniter  convenerunt  quod  ambe  partes  in 
earum  dominiis  et  territoriis  tractabunt  et  tractari  per  subditos  et 
Magistratus  suos  facient  omnes  et  singulos  subditos  earum  humaniter 
benignitate  ac  asque  quoque  indebita  vexatione  sibi  prò  locis  tunc 
existentibus  sub  obedientia  ipsarum  partium,  ipsosque  subditos  eo- 
rumque  res  et  bona  preservabunt  ab  omni  violentia  tam  per  mare 
quam  per  terram  tote  eorum  posse  et  demum  quemadmodum  tracta- 
rentur  in  dominiis  et  territoriis  ipsarum  partium  subditi  proprii. 

Item  pepigerunt  et  solemniter  convenerunt  quod  conventiones  pre- 
sentes  in  aliquo  se  non  extendant  nec  preiudicent  introytibus  com- 
merchiis  et  gabellis  Civitatis  lanue. 

Item  quod  suprascripte  conventiones  compositiones  et  pacta  du- 
rent  et  durare  debeant  per  quinque  annos  proxime  venturos  sub  modis 
et  formis  predictis. 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   215 

Item  quod  durante  tempore  dictarum  conventionum  compositio- 
num  et  pactoruni  neutra  partium  predictarum  possit  coaventioties  pa- 
cta  facere  in  preiudicium  conventionum  compositionura  et  pactorum 
predictorum. 

Item  pepigerunt  et  solenniter  convenerunt  quod  si  forsitan  quod 
absit  inter  prelibatum  dominum  Duceni  Sabaudie  et  Comune  lanue 
occasione  presentium  conventionum  compositionum  et  pactorum  lex 
aliqua  quoniodo  dubietas  et  ut  discordia  occurret,  quod  ex  nunc  el- 
ligantur  due  prò  (palibet  partium  qui  sumpta  vero  facti  informatione 
habeant  potestatem  declarandi  interpetrandi  providendi  cognoscendi 
et  decidendi  prout  et  sicut  eisdem  videbitur  eque  et  rationabiliter 
faciendi  ipsorum   que  ordinationi,  et  decixioni    partes  stare  et  parere 

teneantur  orani    appellatione querela  et  reclamatione   penitus 

reraotis. 

Item  parte  domini  ducis  Sabaudie  eligantur. 

Item  parte  Comunis  lanue  elligatur. 

Item  quod  predicti  sic  ellecti  et  casu  obveniente  debeant  conve- 
nire in  loco  medio  de  quo  prefacte  partes  concorditer  convenirent. 

Archivio  di  Stato  in  Genova  —  Materie  Politiche^  mazzo  12. 

XXV. 

1445.  10  Marzo. 

Lettera  degli  Anziani  di  Bologna  al  Doge  di  Genova. 


Serenissimo  Principi  et  Ecell.'"''  Domino  Raphaeli  Adurno  dei 
gratia  duci  lanuensium  nec  non  Magnifico  et  Excelso  Consilio  Antia- 
norum  Comunis  lanue. 

Serenissime  Princeps  et  Excellentissime  Domine.  Nec  non  Ma- 
gnifici et  Excelsi  domini.  Litteras  vestras  una  cum  copia  cuius- 
dara  supplicationis  prò  parte  Spectabilis  et  Eximii  utriusque  doc- 
toris  domini  Baptiste  de  Goano  civis  lanuensis  et  nonnuliorum 
aliorum  civium  similiter  lanuensium  dominationibus  vestris  exhibite 
nuper  accepimus  quorum  continentia  diligenter  inspecta  animadver- 
tentes  negocium  istud  per  Nos  ipsos  absque  oportunis  consiliis  nostris 

15 


210  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PKR  LA  ROMAGNA 

expediri  non  posse  de  quibus   per    plura   nostre  reipubliec    ardua   et 

ponderosa  nobis  in  presenti  necessario  tractanda  occurrunt  circa  que 

coramissis  rebus  et  publicis  et  privatis  vacare  nos  oportet,  que  dila- 

tionera  temporis  exigunt,  quemadmodum    lator    huiustnodi    litterarum 

vestrarum  et  relator  presentium  a  nobis  edoctus  est .  qui  asserens  se 

non  posse  amplius  expectare  redire  disposuit  data  nobis  spe  hinc  ad 

paucos  dies  ad  Nos  redeundi,  non  habemus   quid  aliud  prò  nunc   re- 

spondere  valeamus  nisi  quod  peractis  huiusmodi  nostre  civitatis  agen- 

dis  que  intra  paucos   dies    absolvere    curabiraus    statini    aggrediemur 

expedire  negotium  vestrum   et    quidquid    perdicta    Consilia    decretuin 

fuerit  aut  per  dictuni  vestrum  nuncium  .  si  redibit  ad  nos   referemus 

aut  per  aliura  idoneum   vobis   quam    primura    significare    curabimus. 

Oflerentes  nos  semper  paratos  ad  omnia  quas  sciemus  vobis  fore  grata. 

Ex  Bononia  die  decima  martii.  MCCCCXLV. 

Antiani .  Consules  et  i  ,.         ^  .    ^ 

.  .  i)opulis  et  Communis  Bononie. 

Vexillifer  lustitie       /  ^   ^ 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Materie,  Politiche,  mazzo  12. 

XXVI. 
1445.  7  Giugno. 
Lettera  del  doge  di  Genova  agli  anziani  di  Bologna. 

*     * 

Magnificis  amicis  nostris  Carissimis  Dominis  Antianis  Consulibus 
et  Vexilifero  iusticie  populi  et  Communis  Bononie, 

Reversi  sunt  ad  conspectum  nostrum  Magnifici  amici  nostri  ca- 
rissimi ,  cives  illi  nostri  quod  quasdam  pecunias  suas  fìdei  vestre 
Reipublice  crediderunt  quorum  querelas  binis  litteris  nostris  hieme 
superiore  ad  magniflcentias  vestras  pertulimus.  Atque  majore  cum 
instantia  petierunt  ne  iuri  neve  honestis  favoribus  suis  deesse  velimus: 
referentes  nimium  magnam  fuisse  patientiam  suam  :  qui  tum  multos 
annos  frustra  expectantes:  neque  primum  peculium  aeque  ullos  fructus 
perinde  pei*ceperint.  Nos  cum  litteris  vestris  cognovissemus  statum 
illuni  concuti  eique  gravium  inpensarum  casus  ingruere  cive?  nostros 
coliibuimus,  et  ut  petitionem  suam  in  aptiora  tempora  differrent 
coegimus  nunc  vero  cum  dein  .....  tranquillitas  reddita  vobis  sit 


NOT,  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   217 

possuraus  justas  illonun  preces  ultra  frustrar!.  Ex  quo  rogamus  arai- 
cicias  vesti'as  et  majorem  in  raodum  exposimus  ut  prò  justicia  que 
cnm  sua  etiam  dignitate  coniuncta  est:  velint  Civibus  nostris  credi- 
toribus  illius  Reipublice  satisfacere  quod  quidquid  ex  se  ita  equuiu 
est  ut  negari  non  possit  nos  insuper  accipieraus  loco  muneris:  Alio- 
quin  difficillium  esset  profundere  eis  irapedimenta  illa  que  ex  turbo- 
lentia  temporum  evenisse  narrant  littere  vestre:  non  fuisse  verba  ad 
eorura  frustrationera  excogitata.  In  qua  quidera  materia  postulamur 
mentis  vestre  certiores  litteris  fieri  offerentes  nos  ac  nostra  in  omne 
decus  et  amplitudinera  vestram.  —  Data  VII  lunii  MCCCCXLV. 

Raphael  Dux  et  e, 

Consilium  etc. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Litterarum,  voi.  2",  n.°  150. 

XXVII. 
Altra  per  lo  stesso  oggetto  a  Giorgio  Spinola,  podestà  di  Bologna. 

Spoetato  et  preclaro  milite  et  legum  doctori  D,  Georgio  Spinule 
potestati  Bononie  civi  nostro  Carissimo. 

Instant  non  immerito  nobis  cives  illi  nostri  qui  quasdam  pecu- 
nias  suas  fìdej  Bononiensis  Reipublice  credideritur  ne  juri  suo  neve 
honestis  eorum  favoribus  deesse  velimus.  —  Atque  affirmant  nobis 
eius  negocii  componendi  curam  vobis  delegatam  fuisse.  Nos  cum  il- 
lorum  justas  preces  ultra  differre  nequeamus:  scribendum  duximus 
Magnificis  Dominis  Bononiensibus  ne  eorum  satisfactionem  ultra  fru- 
strentur.  Vos  autem  rogamus  et  quoad  licet  oneramus  ne  in  ea  re 
componenda  dilationibus  agatur,  scilicet  quantum  licet  vobis  opus 
urgentis  ut  tandem  intelligamus  quo  animo  sint  magnifici  illi  Domini 
in  nostrorum  civium  satisfactione.  Cum  enim  tam  multos  annos  et 
frustra  expectaverint  iniquum  esset  ultra  sibi  verba  dari.  Nos  vero 
in  omnem  dignitatem  vestram  amplificandam  sumus  semper  ex  animo 
parati.  —  Data  ut  supra. 

Raphael  Dux  etc. 

Et  consilium  etc. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  LUterarum,  voi.  2*^,  n.°  151. 


281  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

xxviir. 

1462.  :jO  Gennaio. 

Convegno  fra  i  rappresentanti  delle  comunità  di  Ormea, 
Cosio  e  Mendatica  per  i  pascoli  della  Viozenne. 


In  nomine  domini  Amen,  Millesimo  ([uatricentesimo  sexag-esimo- 
secando  die  penultima  lanuarii,  Actum  in  Castro  loci  Ceve  in  domo 
magnifici  domini  Caroli  in  aula  .  presentibus  venerabiiis  dominis  pre- 
sbitero Ludovico  Bosa  et  leronimo  Basso  ambobus  de  Ceva  et  Seba- 
stiano Aicardo  quondam  Andree  de  Plebe  Teici  testibus  vocatis  et 
rogatis  in  quorum  testium  et  mei  notaiji  publici  et  Andriorji  Gastaldi 
notarli  de  Cuxio  :  Cum  verum  esset  quod  Inter  communitatem  seu 
universitatem  loci  Mendatice  alias  facte  fuerint  certe  conventiones  et 
pacta  quedam  de  quibus  constat  publica  instrumenta  recepta  et  scrlpta 
manu  lohannis  Bonelli  Notarji  publici  de  Montegrosso:  MCCCLX  in- 
dictione  tertia  die  vigesima  quarta  Augusti:  Idcirco  Lucas  de  Glince 
et  Antonius  Mainus  Sindici  Communitatis  seu  universitatis  loci  Ulmete 
de  quo  sindicatu  et  procura  constat  publicum  instrumentum  manu 
lacobi  Logie  Notarji  Public!  de  Ulmeta  .  MCCCCLXI .  indictione  nona  . 
die  XIIII  Septembris  et  Franciscus  Factius  et  Paulus  Gastaldus  Sin- 
dici Communitatis  seu  universitatis  loci  Cuxii  de  quo  Sindicatu  et 
procura  patet  publico  Instrumento  scriptum  et  receptum  manu  Gu- 
liermi  Notarji  Publici  de  Cuxio  .  MCCCCLXII .  indictione  decima  .  die 
vigesima  lanuarji  nec  non  Antonius  Rogius  Sindicus  Communitatis 
seu  universitatis  loci  Mendatice  de  quo  sindicatu  et  procura  patet  pu- 
blicum instrumentum  scriptum  manu  Cristophori  Ascherji  Notarji 
publici  de  Pornassio  MCCCCLXI .  indictione  Villi .  die  vigesima  quinta 
novembri»  volentes  et  intendentes  amicabiliter  seu  amorose  vivere  cum 
communitatibus  predictis  Cuxii  et  Mendatice  ut  creditur  dictas  uni- 
versitates  facere  velie  cum  communitate  seu  universitate  Ulmete  ha- 
bentis  plenam  noticiam  omnium  contentorum  in  infra  predictis  in- 
strumentis  omni  jure  via  modo  et  ferma  quibus  melius  et  validius 
potuerunt  vice  et  nomine  diete  communitatis  seu  universitatis  Ul- 
mete: Cum  voluntate  eorum  deliberacione  et  cum  consensu   Magnili- 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   219 

conun  domiuorum  Carolli  et  Ioannis  Francisci  et  Dominorara  loci 
Ulmete  nec  non  Magnifice  Domine  Catarina  uxoris  quondam  Magni- 
fici Domini  Garcelaschi  ex  Marehionibus  Ceve  tatrix  spetabilis  do- 
mini Bernardini  filji  et  heredis  et  successoris  dieti  Domini  Garcela- 
schi ibidem  presentium  et  omnibus  et  singulis  infrascriptis  expresse 
aucthorisantium  et  consentientium  dieta  conventiones  et  pacta  et  con- 
tenta in  dictis  instrumontis  approbaverunt .  ratificaverunt  et  confìrma- 
verunt  duraturas  et  duratura  tanto  tempore  quanto  predicti  Domi- 
norum  locorum  Cuxii  et  Mendatice  et  Ulmete  illas  et  illa  durare  vo- 
luerunt  et  non  contradixerunt .  proraittentes  predicti  Lucas  de  Glince 
et  Antonius  Mainus  per  se  et  heredes  et  successores  suos  Paulo  Ca- 
staldo et  Francisco  Factio  et  Antonio  Rogio  Sindici  et  Sindicario 
nomine  dictarum  Communitatum  Cuxii  et  Mendatice  et  mihi  Notarlo 
infrascripto  ut  persone  publice  ac  uliicio  publico  stipulanti  et  reci- 
pienti vice  et  nomine  dictarum  univèrsitatum  se  predicta  attendere 
et  observare  et  in  nullo  contrafacere  vel  venire  per  se  vel  alios  aliqua 
ratione  vel  causa  donec  quosque  predicta  bine  inde  fuerit  revocata  cum 
et  sub  integra  restitutione  et  satisfactione  omnium  daranorum  inte- 
resse et  expensarum  litis  et  extra  et  sub  pena  in  dictis  instrumentis 
contenta  et  prò  quibus  omnibus  et  singulis  firmiter  observandis  et 
attendendis  dicti  Sindici  Ulmete  obligaverunt  dictis  Sindicis  loco- 
rum  Cuxi  et  Mendatice  omnia  bona  diete  communitatis  Ulmete  pre- 
sentia  et  futura.  Et  hoc  ideo  fecerunt  dicti  Sindici  Ulmete  quod  e 
.converso  dicti  Sindici  locorum  Cnscii  et  Mendatice  volentes  reciproce 
bene  vivere  cum  hominibus  Ulmete  .  omni  jure  .  via  .  modo  et  forma 
quibus  melius  et  validius  potuerunt  dictas  conventiones  et  pacta  pre- 
dicta in  dictis  instrumentis  contenta  vel  prò  ea  confirmaverunt .  rati- 
ficaverunt et  approbaverunt  ac  promisserunt  dictis  Sindicis  Ulmete 
dictis  hominibus  stipulantibus  et  recipientibus  se  attendere  et  obser- 
vare omnia  et  singula  contenta  in  dictis  instrumentis  simili  modo  et 
forma  ut  promiserunt  predicti  Sindici  Ulmete  etiam  sub  reciproca 
restitutione  et  satisfactione  omnium  damnorum  interesse  et  expensa- 
rum Inter  communitatem  et  extra  et  sub  pena  in  dictis  instrumentis 
contenta  prò  quibus  omnibus  et  singulis  fìrm'iter  observandis  et  at- 
tendendis dicti  Sindici  Cuxi  et  Mendatice  obligaverunt  simili  modo  et 
forma  predictis  Sindicis  Ulmete  dictis  nominibns  et  mihi  jam  dicto 
Notarlo   ut   supra  stipulanti  vice   et  nomine   diete   communitatis    seu 


220  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

uuiversitatis    Ulraete    omnia    bona    dictarum    Universitatura    Cuxi    et 
Mendatice  presentia  et  futura.  Actum  lanue  et  per  pacta  intev   ipsas 
partes  solemni  stipulaciono  vallatum    quod    prodicta    non    intelligatur 
fore  derrogatum   in  aliquo    aliquibus    contentorum    in    dictis    instru- 
mentis  prò  contenta  in  hoc  instrumento  .  renuntiaverunt  insuper  diete 
partes  exceptioni  rei  non  sic  geste  et  habite  exceptisque  doli  et  metus 
in  fastium  .  astiura  .  conditione  sine  causa  vel    injusta   causa  et   omni 
alji  juramento  et  legum  auxilio.  Insuper  Magnifici  Domini  Carolus  et 
Ioannes  Franciscus  ex  marchionibus  Ceve,  nec  non  Magnifica  Domina 
Catarina  uxor  quondam  Magnifici  Domino  Garcelaschi  tutrix  Specta- 
bilis  domini    Bernardini    filji   et    heredis    et    successoris   dicii    domini 
Garcelaschi  ex  marchionibus  Ceve  ibidem  presentium  requirentium  et 
stipulantium    quotenus    dignentur   et  vellint   contìrmara    ratificare    et 
approbare   instrumentum   pactorum  et  conventiouum   inter  illum   do- 
minum  Nanum  Marchionem  Ceve  et  Guiliermum  eius  fiiium  Ioannem 
de  Saluciis  nomine  marchionibus  Clavexane  Federicum  et  Bonifacium 
de  Ceva .  Ioannem  et  Robinum    de  Scarrellis   ex   dominis   Garexii   et 
Pornasji  scriptum  et  receptum  per  Ioannem  de  Ulivo  de  Ceva  Nota- 
rium  publicum  de  anno  MCCCXXIIII  inditione  septima  die  penultima 
lunii  prius  sibi  lecto  instrumento  vissa  et  audita  requisitione  ut  supra 
sua  benignitate  et  clementia  sua  et  docet  omni  jure  .  via  modo  et  forma 
quibus  melius  et  validius  potuerunt  dictum  instrumentum  approbave- 
runt .  ratificaverunt  et  confirmaverunt  de   verbo    ad    verbum   promit- 
tentes  predieti  Domini  Carolus .  et  Io  :  Franciscus  nec  non   dieta   Ca- 
tarina tutrix  per  se  et  heredes  et  successores  suos  predieti  Francisco 
Facio  .  Paulo  Gastaldo  et  Antonio  Rogio  Sindicis  et  Sindicario  nomine 
dictarum  Communitatum  Cuxii  et  Mendatice  mihi  Notario  infrascripta 
persone  publice  et  officio  publico  stipulanti  et  recipienti    vice   et   no- 
mine dictarum  universitatum  Cuxii  et  Mendatice   et   predictis    atten- 
dere et  observare  et  in  nullo  contrafacere  vel  venire  .  per  se  vel  alios  . 
aliqua  ratione  vel  causa  cum  sub  integra  restitutione  et  satisfactione 
omnium  damuorum  et  expensarum  inter  litis    et    extra   sub   pena   in 
dicto  instrumento  contenta    prò    quibus    omnibus   et   singulis   firmiter 
observandis  et  attendendis  obligaverunt  omnia  bona   sua   presentia  et 
futura  renunciaverunt   insuper   exceptieni   i^ei  non  sic  vel  prestacione 
esse  veram  rei  non  sic  gesta  et  habite  exceptionique   doli   metus  in- 
infastum  astium  et  conditione   sine   causa  et  ex  juxta   causa  et  omni 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   221 

alii  jui'i  et  legum  auxilio  de  quibus  omnibus  preceptum  fuit  mihi  no- 
tarlo infrascripto  unum  .  duo  .  tria  publica  instrumenta  unicuique  dan- 
dum  Consilio  sapientis  et  factum  retici  semel  et  pluries  si  opus  fuerit. 
Ego  Guiliermus  Gelvinus  publicus  Imperiali  aucthoritate  hoc  instru- 
mentum fidelitatis  exemplavi .  in  publicam  formam  redegi  de  quodam 
publico  instrumento  originali  scripto  et  rogato  manu  lacobi  Logie  de 
L'imeta  Notarli  publici  vel  adito,  vel  diminuo  quod  substantia  muttet 
vel  variet  intellectu  .  de  mandato  et  commissione  Dominorum  Fran- 
cisci  Pellasie .  Pauli  Gastaldi  Guliermi  Muelii  et  Francisci  Scarrati . 
consulum  Cuxii  ad  instantiam  et  requlsitionem  Andriorji  et  Ioannis 
Odi  Sindicorum  et  procuratorum  universitatura  Cuxii  et  dictum  in- 
strumentum corregi  et  legi  cum  Andriorio  Gastaldo. 

Archivio  di  Stato  in  Genova.  Paesi  diversi,  n.°  365, 

XXIX. 
-    1447.  10  Ottobre. 
Lettera  del  dos-e  di  Genova  ai  Priori  e  Gonfaloniere  di  Bologna. 


Magnilìcis  ac  Potentibus  amicis  nostris  Carissimis  Dominis  Prioribus 
Artium  et  Vexillifero  justicie  populi  et  Comunis  Bononiensis. 

Magnifici  ac  potentes  Domini  amici  carissimi.  —  Conduximus 
nuperrime  ad  stipendia  nostra  Spectabilem  ac  prestantem  virum  Fir- 
manum  de  Melioratis  cum  equls  ducentis  cui  scripsimus  ut  iter  faciat 
per  vestrum  territorium  qr.o  et  tutius  et  celerius  in  fines  nostros 
perveniat. 

Et  si  credamus  non  opus  esse  prò  hac  re  multis  precibus  apud 
vestras  Magnifìcentias  cum  quibus  et  amicitia  et  vetere  benevolentia 
coniuncti  sumus  ut  tamen  nihil  desit  quod  celeritati  ac  securitati 
ipsius  conducterii  nostri  conducat. 

Rogamus  Magnifìcentias  vestras  ut  stando  et  transeundo  per  ter- 
ritorium vestrum  illum  amice  Immane  ac  caritative .  intuito  nostro  . 
suscipiaiit  illum que  translre  permittant  ac  si  opus   fuerit  et   requisì- 


222  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA    ROMAGNA 

verit  rie  fulis  ducibus  et  scorta  provideant.  Ita  ut  celer   et   tutus   ad 
nos  pei'veniat  quod  gratum  habebimus  qui  in  simili  et  ad  multum  ma- 
jora:  ])ro  Magnificentiis  vestris  parati  sumus   et   eriraus.   Datum   die 
X  octobris  MCCCCXLVII. 
lanus  Dux  etc. 

Archivio  di  Stafo  in  Genova.  Litterarum^  n."  14,  lettera  385. 

XXX. 

1447.  19  Ottobre. 
Lettera  del  Doge  di  Genova  al  governatore  e  anziani  di  Bologna. 


Rev.™o    in   Christo   Patri  et  Magnificis  amicis   nostris  Carissimis 

Archiepiscopo  Beneventano  Gubernatori  et  Dominis  Antianis 

Comunis  Bononie. 

Deferunt  ad  nos  crebras  querelas  heredes  quondam  Domini  lacobi 
de  Campofregoso  :  quibus  prò  pecuniis  in  montes  illius  Reipublice 
quondam  conversis  prò  que  eorum  fructibus  magne  pecuniarum  summe 
debentur.  Orant  que  ut  cum  justissimis  causis  immo  necessitate  ita 
jubente  .  reprehensalias  centra  Bononienses  et  eorum  bona  jam  du- 
dum  consecuti  sint,  promittamus  illis  eo  se  auxilio  juvare.  quo  passis 
iniuriam  leges  succurri  voluerunt.  Nos  .  Reverendissime  .  Pater  vosque 
Magnifici  Amici  nostri  carissimi  cum  propter  eam  benevolentiam  quara 
Bononensera  populum  complectemur:  executionem  reprehensaliarum 
aliquandiu  distulerimus,  lege  tamen  et  equitate  cogimur  ita  medium 
iter  tenere:  ut  dum  in  populum  illum  benivoli  videri  cupimus  civibus 
januensibus  quorum  curam  tutelamque  suscepimus  iniuriam  nequa- 
quam  inferamus.  Sepe  superioribus  annis  prò  hac  eadem  l'è  postulata 
est  illa  Respublica  ut  his  civibus  nostris  veris  creditoribus  suis  velit 
ut  equum  est  satisfacere.  Sepe  iniecta  spes  est  sibi  utercumque  brevi 
satisfactum  iri  et  tamen  satisfactionis  dies  nondum  illiixit.  Et  propter 
que  statuimus  his  iterum  litteris  paternitatem  et  amicitias  vestras 
enixe  rogare  et  prò  jure  deposcere:  velit  his  non  ultra  differì  debi- 
tam  satisfactionem.  Quod  si  sequatur  jnri  equitati  ac  dignitati  vestre 


NOT.  E  DOC.  DELLE  RELAZIONI  DI  GENOVA  CON  BOLOGNA   223 

simul  debitura  solvitur.  Alioquiii  volentes  aut  iuncti  copremur  non 
deesse  justicie  et  civibus  nostris  oranimodo  auxilio  succurrei'e  quod 
a  jure  promissum  sit. 

Ei'it  tamen  gratissimum  nobis  si  litteris  vestris  anhmim  ac  pro- 
positum  vestrum  cognoverimus  :  parati  seniper  in  omnem  amplitudi- 
nem  vestram.  Data  XVIIII  octobris. 

lanus  Diix  etc. 

Archivio  e  luogo  suddetto  n.°  13,  lettera  014. 

XXXI. 

1448.  5  Marzo. 
Lettera  del  Doge  di  Genova  al  Governatore  e  anziani  di  Bolos'na. 


Reverend.^o  in  Christo  Patri  et  Magnificis  amicis  nostri  Carissimis 
Doniinis'A.  Beneventano  Archiepiscopo  Guhernatori  Antianis  Con- 
sulibus  et  vexillifero  justicie  populi  et  Communis  Bononie. 

Cum  accepissimus  Reverd.'"®  in  Cristo  Pater  et  Magnifici  amici 
nostri  carissimi  binas  litteras  vestras  divisim  datas  lanuario  superiore 
annotavimus  in  alteris  id  oblici  quod  tam  longo  tempore  nemo  un- 
quam  in  dubitacionem  adducere  visus  est.  Nani  cum  prò  varietate 
temporis  infinitas  prope  dederimus  litteras  ad  presidentes  illi  civitati, 
ut  eos  adhortaremur  civibus  nostris  satisfacere  quodquondam  pecunias 
suas  crediderant  fldei  populi  Bononiensis  et  in  libris  montium  illius 
Reipublice  creditores  facti  fuerant  multe  sepe  numero  excusationes 
nomine  ipsius  populi  ad  nos  prelate  sunt  :  in  quibus  ille  frequentius 
prò  omnibus  memorabantur  statum  publicum  non  satis  esse  stabili- 
tum  aut  ipsam  Rempublicam  bellis  gravibus  infestari,  aut  sumptus 
civitatis  majores  esse  quam  ut  veteribus  creditis  persolvi  possit.  Nemo 
tamen  unquam  scripsit  non  esse  civibus  nostris  solvendum.  Nunc  vero 
in  literis  vestris  Reverend.'"^  Pater  legimus  quum  pecunie  ille  no- 
strorum  eo  tempore  credito  fuerint  quo  regimen  civitatis  ad  populum 
piene  spectabat  paternitatem  vestram  arbitrari  ad  solutionem  eius 
crediti  non  teneri:   quasi   ille   alius    repente    populus    factus  sit:    vel 


224  R,  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

quasi  mutatio  publici  status  a  veteribus  obligationibus  civitutis  libe- 
ret.  Quod  si  esset   araenissimus   ille   ager   totque    nobilissima    oppida 
dicionis  Bonouiensis   eadem    ratione    dici    possent  jam    Bononiensium 
esse  desysse.  Et  quicninque  illi  Reipublice   quondam    tenebantur  jam 
ex  reforraatione  publici  status  liberati  dicerentur.  Quod  cum  a  ratione 
]iluriaium  distare  videatur  in  probationibus  earum  que  perspicue  sunt, 
non  ultra   laborandum   esse   existituamus.    Reliquura   est    ut   ei   parti 
litterarum   respondearaus   in    qua   dicitur    nostrorum    civium    eredita 
Reverend.'"^  Pater  et  Magnificentiis  vestris  ob  vetustatem  ignota  esse: 
et  ob  id  si  vel  Bononiam  accesserint  vel   hominum   miserint   et  ere- 
dita sua  vera  esse  ostenderint.  ius  illis  summarium  redditum  iri.  Quo 
circa  dicimus  hanc  ipsam  ob  causam  eos  tam  longo  in  tempore  sepe 
procuratores  Bononiam  mississe,  magnosque  impensarum  sumptus  prio- 
ribus  suramis   adiecisse:    Cura    que    omnes    facili    intelligerent    verba 
dar] .  tum  ad  auxilium   reprehensaliarum  necessario   confugisse:   quas 
numquam  a  nobis  impetrassent  nisi  et  de  creditis   constitisse,  et  ap- 
paruisse  luce  clarius  moras  necti  :  eosque    variis   sumptibus    inutiliter 
exhauriri.  —  Que  cum  ita  sunt  quid  opus  est  ut  eredita  probent  que 
sepe  probarunt  ut  procuratores  mittunt  quos    totiens    miserunt    pre- 
sertim  cum  si  libros  vestros  illorum  temporum  revoivi  jusseritis,  cre- 
diti sui  satio  facile   inveniri   possit  hec    ad   responsionem   litterarum 
vestrarum  ita  perstrinximus:  amicitias  vestras  rogantes  ut-justicie  et 
honoris  populi  memores  non  patiantur  civium   nostrorum   satisfactio- 
nera  ultra  difFerri  quod   nos   etiam    accipiemus    loco    benefìcii    parati 
seinper  et  quidem  cupide  in  omnem    amplitudinem   vestram.   Data  V 
Martii  MCCCCXXXXVIII. 
lanus  Dux. 

Archivio  e  luogo  citato,  lettera  817. 


ACTA  SANCII  OFFICII  BONONIAE 

AB  ANNO  1291  USQUE  AD  AXNUil  1309  ' 


r  oi  che  le  spade  cozzanti  a  Legnano  ebbero  vinto  la  te- 
nebra secolare  e  Bologna  ebbe  chiamato  i  popoli  a  ricordarsi 
di  Roma,  grandi  coso  si  compierono  o  s' iniziarono  in  Italia:  la 
politica,  la  filosofia,  le  arti  belle  rigermogliarono  miracolosa- 
mente in  quella  primavera  della  civiltà  che  tenne  dietro  alle 
angoscie  del  Mille:  mentre  Irnerio  insegna,  Pisa  fissa  le  sue 
consuetudini  e  leva  il  suo  duomo,  dove  il  lento  cantar  grego- 
riano moduli  e  scanda  le  sette  note  di  Guido  d' Arezzo  alle 
figure  bizantine  con  gentil  soavità  rifiorite  al  bel  sol  di  Toscana. 
'  Non  e'  è  secolo  grande  che  non  abbia  moti  religiosi  '  notò  Er- 
nesto Renan.  In  quel  gran  rinnovamento  spirituale  la  religione 
non  poteva  rimanere  inesplorata  in  Italia;  la  religione,  che  al 
cittadino,  chiuso  e  stretto  nel  suo  comune  dalla  corporiizione 
dalla  consorteria  dalla  gente,  doveva  sembrare  1'  unico  campo 
più  libero  in  cui  espandere  l'anima  sua,  1' uni(;a  consolazione 
pe  '1  sangue  continuo.  Che  n'  era  della  fede  de'  suoi  padri ,  o 
piuttosto  che  n'era  della  Chiesa  Romana?  Se  l'opera  del  Pa- 
pato fu  veramente  provvidenziale  perchè  impedì  tra  i  varianti 
disordini  del  Medio  Evo  il  rinnovamento  della  tirannia  del- 
l' antico  impero  romano ,  i  papi  furono  uomini,  non  angeli. ^  La 

•  Questa  non  vuol  essere  che  una  pura  e  semplice  pubblicazione  di 
documenti:  contributo  o  preparazione  a  uno  studio  di  maggior  lena  sui 
moti  religiosi  del  secolo  XIII  in  Italia. 

-  Balbo,   Yita  di  Dante,  Libro  II,  e.  2° 


226  K.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Chiesa  che  in  un  secolo  aveva  avuto  un  papa  avvelenato,  due 
strangolati,  quattro  morti  in  prigione  avea  dovuto  necessaria- 
mente appoggiarsi  sul  dominio  temporale  per  non  restare  in 
balia  delle  incursioni  barbariche  e  delle  insolenze  dei  baroni  ro- 
mani; ma  quando  il  mezzo  iscivolò  a  divenir  fine,  dal  dominio 
e  dalla  ricchezza,  per  il  dominio  e  per  la  ricchezza,  rinacque  la 
corruzione  sedata  da  Gregorio  settimo,  il  quale,  travincendo 
r  imperatore,  dette  forse  il  primo  crollo  alla  sua  propria  ma- 
gnanima opera  di  rigeneramento.  Di  novo,  nel  tredicesimo  se- 
colo, i  vescovi,  secondo  l'ingenua  espressione  del  Novellino 
*  vivevan  mangiando',  i  malfattori,  secondo  le  fiere  parole  di 
Pier  della  Vigna,  erano  impuniti  purché  con  doni  si  propizias- 
sero i  frati,  1  vescovati  eran  venduti  ai  signori  feudali  pei  loro 
bastardi,  le  abbazie  costituite  in  dote  alle  figlie  di  questi.  Dei 
due  moti  intellettuali  ribellanti  alla  Chiesa  —  e  riguardarono  la 
sua  costituzione  intima  e  1'  esteriore  —  gli  italiani  accolsero  e 
propagarono  primamente  il  secondo ,  perchè  più  da  vicino  ne 
convenner  nelle  ragioni.  In  questo  senso,  prima  della  riazione 
e  dell'  incredulità,  un'  ira  furiosamente  flagellatrice  si  sca- 
tena contro  il  clero  da  uomini  che  rimangono  ingenuamente 
profondamente  credenti.  Come  in  Francia  il  Rustebeuf,  1'  acca- 
nito canzonatore  dei  '  papelards  et  beguins  '  compone  le  sue 
satire  monacali  '  nel  nome  di  Dio  '  '  per  la  salute  della  sua  lassa 
anima  cristiana'  e  vince  il  devoto  priore  di  Coincy  nell' intesser 
delicate  ghirlande  al  nome  di  Maria;  cosi  in  Italia,  fino  a  la- 
copone  da  Todi,  a  Francesco  Petrarca,  i  due  opposti  sentimenti 
generano  le  più  amare  satire  e  le  più  dolci  preghiere.  Ma,  tra 
Icrangoscie  dei  tempi  e  pe 'l  balenar  di  certe  idee  rampollanti 
dal  manicheismo ,  lo  spirito  critico  per  ogni  dove  era  sorto. 
E  però,  mentre  Innocenzo  III  può  narrare  ai  patriarchi  ai  pri- 
mati ai  vescovi  agli  abati  convenuti  in  Laterano  le  sue  vittorie  sui 
popoli  e  su  gli  Imperatori,  un  flutto  fragoroso  di  parole  di  opere 
entusiasticamente  ereticali  prorompe  ed  avanza  a  sommerger 
r  autorità  dogmatica  chiusa  nella  forma  impersonata  nel  Papa. 
A  contener  la  fiumana  provvide  ,  fin  eh'  era  tempo  ,  un 
grand' uomo,  Domenico  Guzman,  il  quale  istituisce  un  ordine 
novo  che  con  la  predicazione    rinfranchi    la   Fede    combattendo 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  227 

l'errore.  E  lo  offerisce  al  Papa,  bello  e  compatto  come  uu 
esercito.  Un  altro  ne  preparava  Francesco  d'Assisi,  che  nel- 
r  Umbria  selvaggiamente  soave,  pe  '1  dolce  kmie  circonfondente 
di  gioja  le  linee  squisite  e  vigorose  de'  suoi  monti,  avea  pen- 
sato il  Cantico  del  Sole,  avea  sognato  far  legge  della  vita 
nuova,  nella  sua  purezza,  il  Sermone  della  Montagna.  Come, 
tra  le  opposte  coartazioni  della  Regola,  1'  ordine  francescano  si 
partisse  e  Giovanni  da  Parma,  generale  nel  '247,  riprendesse 
r  idea  del  misterioso  abate  di  Calabria,  e  Gerardo  da  S.  Donnino 
pubblicasse  1'  '  Evangelo  Eterno  ',  io,  notato  che  V  abbia ,  non 
debbo  narrare.  Uno  spirito  antichissimo  e  novo,  in  conspetto 
alle  pompe  alle  ricchezze  alle  magnificenze  del  clero  sorse  o  ri- 
nacque: il  principio  della  povertà  assoluta  e  della  macerazione, 
che  Gioachino  da  Fiore,  nella  Calabria  ancor  greca,  memore 
dei  santi  basiliani,  avea  intraveduto;  un  desiderio  di  reden- 
zione fra  le  guerre  l' epidemie  le  furie  cittadine  di  parte  non 
chete  mai,  pervase  gli  uomini  e  le  plebi.  L'anarchia  prende 
forma  di  idealità  religiosa.  La  pineta  di  Ravenna,  le  solitudini 
d' Agubbio  e  di  Vallombrosa  non  bastano  più:  nel  1260  fatale, 
i  Flagellanti;  poi,  di  aberrazione  in  aberrazione,  Iacopo  Sega- 
rella,  Dolcino  da  Novara,  mentre  le  idee  nove  han  quasi  una 
consacrazione  con  1'  avvento  dell'  asceta  della  Majella  al  soglio 
pontificale.  Alla. tendenza  mistica  e  comunistica,  sbucando  pe- 
nosamente da  una  selva  di  disperazioni  e  di  disinganni,  si 
contrappone  e  contrasta,  tien  dietro  e  ruina,  in  basso  un  irre- 
ligioso sarcasmo,  in  alto  l'incredulità  materialistica  compen- 
diata, quasi  in  un  simbolo,  nel  confronto  ideale  dei  '  Tre  Im- 
postori ',  originata  dallo  studio  degli  Arabi,  esercitata  all'  ombra 
del  nome  di  Averroè. 

Queste  furono  le  due  opposte  strade  che  percorse  V  eresia 
raedioevale:  la  prima,  per  cui  l'entusiasmo  crociato  passò,  con- 
duceva alle  vette  insormontabili  di  un  ascetismo  sopraumano  ; 
la  seconda,  stretta,  ma  ad  ora  ad  ora  allargantesi ,  alla  città 
pagana,  dove,  piena  de' gaudii  presenti,  l'anima  sorrideva  o 
rideva  d'  ogni  affannarsi  al  conquisto  della  vita  futura. 


228  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Dei  due  movimenti  eterodossi  ciie  però  giusta  l'espressione 
di  Gregorio  IX  lianno  *  caudas  ad  invicem  coliigatas  ',  al)biamo 
esempi  nei  processi  che  ho  tratto  dal  codice  ^  del  s.  Uffizio 
bolognese. 

Appartengono  al  primo  quel  Giuliano  che  accusa  sé  e  i 
suoi  correligionari  all'  Inquisitore  spavaldamente  :  '  si,  io  man- 
tenni la  fede  degli  Apostoli  dopo  che  voi  mi  crocesegnaste,  e  li 
vidi  volentieri,  e  cercai  lor  compagnia,  e  volontieri  m'intrat- 
tenni con  loro,  ed  insegnai  ad  altri  questa  mia  fede';  e  quel 
Guidone  Cistela  che  '  conosce  bene  chi  camminerebbe  sul- 
r  acque  come  s.  Pietro  ',  e  intendeva  di  Gerardo  Segarella  ;  e 
quel  Zaccaria  Baldi  che  dice  sé  esser  più  perfetto ,  perchè  più 
povero,  di  sant'Agostino  e  di  s,  Gregorio;  e  quella  suor  Bar- 
tolomea  che  vive  in  eremitaggio,  che  già  ebbe  a  patir  l'esilio 
per  la  sua  fede,  ma  che   persisterebbe    in    quella    se   pur   tutti 

'  Questo  codice  trovasi  insieme  ad  altri  volumi  attinenti  al  s.  Ufficio 
bolognese  nella  nostra  Biblioteca  Municipale.  È  dei  secoli  XIII-XIV,  mem- 
branaceo, in  folio  massimo. 

INIanca  di  alcune  pagine  tagliate  o  strappate  via.  Sembra  però  che  chi 
compiè  la  mutilazione  non  la  facesse  che  per  procurarsi  della  pergamena, 
perchè  i  fogli  asportati,  secondo  tutte  le  probabilità,  eran  bianchi.  (Man- 
cano due  carte  dopo  la  6,  una  dopo  la  33,  due  dopo  la  43,  sei  dopo  la  91, 
tre  dopo  la  132,  una  dopo  la  140,  una  dopo  1^  142,  tre  in  fine).  La  scrit- 
tura di  più  mani,  non  pi-e.senta,  quasi,  difficoltà. 

Il  Mns. ,  nella  'Bibliografia  Bolognese'  del  Frati,  è  segnato  (3088) 
'■  Libeì'  Confessionum  et  citationiiìn  Hereticorum  in  Bononia,  provincia  Loni- 
bardiae\  titolo  questo  che  è  sulla  copertina  del  Codice;  ma  oltre  a  confes- 
sioni e  citazioni  contiene  altri  atti  contro  Eretici,  come  fidejussioni,  sen- 
tenze, eoe,  onde  nel  dorso  ha  la  scritta  più  esatta:  Ada  s.  Officii  Bononiae 
ab  anno   i291  iisque  ad  annum  1309. 

Non  ho  seguito  nella  pubblicazione,  V  ordine  preciso  del  testo.  Quivi 
ciascun  processo  non  è  trascritto  —  poiché  il  libro  par  sia  una  trascrizione 
degli  Atti  del  S.  Uffizio  —  di  seguito,  ma  sono  aggruppate  fra  loro  le  sin- 
gole parti  integranti  i  vari  processi.  Cosi  al  primo  fascicolo  (e.  1-36)  con- 
tenente propriamente  le  'Confessioni'  ne  succede  un  altro  (e.  36-68)  inti- 
tolato Liber  securitatum,  hereticorum  et  credentiiim  et  fautorum  eorum  ecc. 
e  poi  un  terzo  contenente  le  sentenze  e  cosi  via.  Ma  tutto  con  grande  di- 
sordine, sì  che  di  qualche  eretico  appaja  prima  la  sentenza  dell'inquisi- 
zione, come  del  resto  vi  vede  neW  Indice  che  ho  creduto  utile  compilare  e 
che  stampo  dopo  i  Documenti. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONFAE  229 

l'abbandonassero,  a  costo  di  perderci  la  vita  temporale...  e 
Remgarda  Alighieri  moglie  di  Francesco  d'  Accursio ,  e  Pietro 
da  Monte  Umbrario,  e  Ridandino  de  OUis,  e  Biagio  da  Mon- 
giorgio. 

È  un  cataro  bagnolense  quel  Bonigrino  da  Verona  ^  che 
interrogato  se  esistano  due  principi,  risponde: 

—  No,  vi  è  un  sol  Dio. 

—  Questo  Dio  ha  egli  creato  i  dragoni,  gli  scorpioni  e 
r  anima  di  Giuda  ? 

—  No. 

—  0  allora  chi  li  ha  creati  ? 

—  {a  gran  voce)  Il  diavolo. 

—  0  questo? 

—  Non  so. 

—  È  egli  peccato  far  giustizia  de' malfattori? 

—  Sì,  perchè  né  gli  Apostoli  né  Cristo  V  ordinarono  ;  ed 
anzi  sta  scritto  :  non  ammazzare. 

—  E  i  sacerdoti  possono  eglino  assolvere  e  legare ,  e  di- 
cendo Messa  sacrificano  veramente  il  corpo  di  Cristo? 

—  Sì,  se  sono  buoni  uomini,  altrimenti  no.  Del  resto  chiun- 
que è  buono  può  sacrificare  assolvere  e  legare  e  come  esistono 
Ixxij  lingue  esistono  Ixxij   religioni. 

—  Il  corpo  umano  da  chi  proviene? 

—  Dal  padre  e  dalla  madre. 

—  0  questi? 

—  Da  Adamo  ed  Eva. 

—  0  quelli? 

—  Non  so. 

—  Il  matrimonio  è  secondo  i  comandamenti  di  Cristo  ? 

—  No. 

—  0  come  va  allora  che  Cristo  intervenne  con  la  Ver- 
gine e  con  gli  Apostoli  alle  nozze  di  Canaan  e  anzi  le  rallegrò 
d'  un  miracolo  ? 

—  Ma...  ci  andò  non  perchè  approvasse  il  matrimonio;  ma 
per  consolazione  e  letizia  degli  sposi. 

'  Vedi  Documento  li. 


230     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Ammonito  dall'  inquisitore  a  ritrattarsi,  dice  di  voler  per- 
severare e  morire  iu  questa  sua  fede.  Una  fede  certamente 
rozza  e  sconnessa,  ma  notevole  poiché  si  tormenta  a  l'isolvere 
i  maggiori  problemi  dell'  essere,  ma  tragicamente  malinconica 
poiché  mette  capo  al  gran  vuoto  del  ìion  so. 

Due  maestri  o  predicatori  d'  eresia  appajono  in  questi  pro- 
cessi; ma  anche  questi,  secondo  chiosa  di  loro  l'Anonimo  com- 
mentatore di  Dante,  son  gente  'idiota  e  villana',  che  della 
dottrina  confusa  e  incerta  del  maestro  non  han  forse  accolta 
(;he  la  parte  più  bestiale,  assecondante  le  male  voglie  del  senso; 
non  han  forse  intesa  che  la  parte  apparentemente  più  pura:  la 
povertà  esser  perfezione.'  Agli  inquisitori  oppongono  spavalda- 
mente il  sillogismo  capzioso  de' vari  stati  della  Chiesa,  questo 
e  poco  altro  intendendo  e  ripetendo  dai  capi  di  lor  setta.  Non 
certo  di  tali  uomini,  riuscenti  alle  più  stravaganti  superstizioni, 
potè  vantaggiarsi  la  contemporanea  filosofia  razionalistica.  Perciò 
molto  più  notevoli  a  mio  avviso  sono  le  confessioni  della  gente 
piccola:  di  quei  mercanti  di  panni,  di  quei  venditori  di  coltel- 
lini, di  quei  tessitori  che  non  espongon  l'imparaticcio,  ma  ri- 
dono imprecano  maledicono  di  lor  intimo  impulso,  unicamente. 
È  la  ragione,  è  la  libertà  di  coscienza  che  si  scioglie  dai  vin- 
coli in  che  fino  ad  ora  é  stata  paurosamente  costretta  e  do- 
mata ,  0  è  solo  una  rabbia  malsana  contro  V  autorità  destinata 
a  suscitar  contro  sé  l'invidia  e  la  tristizia  dei  miseri,  qualun- 
que ella  sia?  In  non  so;  ma  questo  é  ben  certo  che  quel  moto 
veemente  di  quasi  disperata  imprecazione  che  tre  secoli  prima 
della  Riforma  tedesca  prorompe  gagliardo  ne' comici  nei  novel- 


'  .Così  mentre  ricorrono  in  questi  processi  quasi  tutti  gli  errori  notati 
da  Niccolò  Eymerico  nel  suo  directorivm  inqvisitorvm,  non  appajono  quelli 
che  hanno  una  parvenza  di  maggior  finezza;  questi  ad  esempio:  Quod  per- 
fectior  vita  est  vivere  sine  voto,  quani  cwn  voto.  —  Quod  ecclesia  conse- 
crata  non  plus  valet  ad  orandum  Deum,  quam  stabulum  equorum,  vel 
porcorum.  —  Quod  iacere  cum  muliere,  et  non  commiscert  carnaliter,  ma' 
gis  est,  quam  resuscitare  mortuum.  [  Dir.  Ixq.  ,  Secunda  pars,  quaestio  XII, 
Bulcini  et  Geraldi  haereses  ]. 


ACTA    SANXTI    OFFICI!   BONONIAE  231 

lieri  ne'  satirici  nostri ,   gorgoglia   qui   su   dal   popolo  torbido  e 
vivo  non  meno  veemente  e  non  meno  gagliardo: 

—  Chi  è  questo  Bonifacio  che  ha  fatto  morir  papa  Cele- 
stino, il  più  buon  uomo  che  fosse  al  mondo,  e  scomunica  e  con- 
fisca i  beni  a' Colonnesi  tanto  migliori  di  lui?  Ben  venga  a 
Roma  il  Snidano  a  sommerger  la  sede  papale  e  1'  aitar  di  s. 
Pietro,  sì  che  non  sia  più  al  mondo  religione  alcuna! 

—  Deh  nasca  una  disputa  in  cielo,  sì  che  nella  guerra  li 
angeli  e  i  santi  si  uccidan  1'  un  Y  altro  e  ne  piombin  qui  in 
terra  le  membra  e  le  interiora! 

—  0  pigli  il  vermocane  a  questi  inquisitori ,  e  possano 
esser  bruciati  in  un  con  san  Domenico  poiché  riducon  gli  eredi 
in  povertà  coi  testamenti  che  fan  fare! 

In  qnest'  ultimo  voto  eh'  è  d'  una  donna  —  e  si  noti  che 
in  questi  processi  appajon  nominate  accusate  condannate  fre- 
quentemente le  donne  destinate  in  Italia  ad  aver  poi  tanta  parte 
nei  moti  calvinistici  e  luterani  —  è  notevole  un  inciso.  Dice 
madonna  Saviabona  ^  :  '  isti  fratres  praedicatores  vellent  comburi 
cum  sancto  Dominico  nisi  essent  picturae  quae  sunt  in  ecclesia  '. 
Non  è  pieno  di  meravigliose  promesse  questo  sentimento  per 
l'arte  già  così  vivo  nei  primissimi  àlbori  del  Trecento? 

Ed  ancor  questo  è  notevole.  Un  giorno  madonna  Brunetta^ 
s'incontra  per  via  in  messer  Riccardino  Ordelaffi.  Passa  un 
uomo  condannato  al  supplizio.  —  Coteste  le  son  fortune,  mes- 
sere, dice  madonna  Brunetta  —  Come?  Ma  quegli  è  un  omi- 
cida! —  Che  vuol  dire?  egli  non  poteva  fare  altrimenti  da  quello 
che  ha  fatto,  poiché  Iddio  gli  tracciò  la  via  da  seguire  fin  dal 
giorno  in  cui  nacque  ^.  Aggiunge  il  teste  che  madonna  Bru- 
netta non  poteva  dire  il  Pater  noster,  poiché,  ogni  volta  pro- 
vasse, le  si  faceva  un  groppo  alla  gola:  '  et  tamen  quotidie 
clamabat  et  habebat  bonam  vocem  '. 


'  Vedi  Documento  VI. 
^  Vedi  Documento  XIV. 

3  '  Sua  ventura  ha  ciascun  dal  di  che  nacque  ' 

Petrarca 


16 


232  II.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Ma  io  non  voglio  più  oltre  guastare  con  parole  mie  la 
snella  vivacità  che  pur  tra  la  costrizione  delle  formule  notarili 
permane  nel  testo.  Là  si  leggano  gli  ammonimenti  di  Giovanni 
a  Giuliano,  le  rusticità  di  Azzolino  da  Preposito,  le  confessioni 
di  Zaccaria  Baldi,  le  accuse  di  Biagio  da  Mongiorgio.  E  pii.i  che  le 
dottrine  apostoliche,  ornai  note,  si  vedano  gli  atti  contro  gli  incre- 
duli e  i  bestemmiatori.  Poiché,  oltre  il  libero  arbitrio  non  ammesso 
da  madonna  Brunetta,  vi  è,  nel  secolo  di  s.  Tommaso,  chi  nega 
l'efficacia  delle  indulgenze  e  il  paradiso  e  l' inferno  ed  ogni 
mondo  avvenire,  chi  si  beffa  degli  Evangelii,  chi  schernisce  l'O- 
stia in  sacramento,  chi  nega  ogni  ragion  trascendentale  dei  fatti  ^ 
Uguzzone  d' Azzolino  Tettalasina  -  quando  la  gente  il  Venerdì 
santo  torna  di  s.  Domenico  chiede  onde  vengano,  e  come  quelli 
rispondono:  'di  s.  Domenico  ove  vedemmo  il  vero  legno  della 
Santa  Croce  ',  egli  li  deride  dicendo  ;  '  ma  voi  vedeste  un  pezzo 
di  scranna  o  di  panca!'.  lacobo  di  terra  di  Clavasio  ^  dice  che 
Merlino  è  figlio  di  Dio  poiché,  riguardo  alla  prova,  Cristo  e 
Merlino  sono  nelle  medesime  condizioni.  E  Iacopo  Flamenghi  "^ 
monaco  di  santa  Maria  di  monte  Armato,  che  non  digiuna,  non 
dice  Messa,  ma  gabellava  e  uccellava  la  gente  di  Barletta  dan- 
dole a  ber  dei  miracoli,  a  chi  lo  riprende,  ricordandogli  l'anima, 
guarda  e  risponde  '  che  l'anima  1'  hanno  le  persiche  '  .  .  . 

'  Vedi  i  documenti  passim.  Qui  aggiungerò  questo  frammento  d'  una  in- 
quisizione che  nel  INIns.  è  a  pàg.  57  r.:  ^  Matheus  filius  lohannis  cecbus  .  .  . 
cognovit  . . .  quemdara  nomine  Ransaldum  filium  raagistri  Benvenuti  qui  facit 
cultellos  cappelle  sancii  Qeor^ii  de  Pogale  dicentem  et  deridentem  dictum 
testem  quando  se  sìgnabat  et  hoc  pluries  et  dicentem  quod  Deus  non  faciebat 
nasci  frumentum  sed  humor  terre  et  dicentem  quod  non  credebat  quod  Deus 
venisset  in  Beatam  Virginem  ...  et  raagistrum  Martinellum  magistrura  de 
lignamine  dicentem  quod  Deus  non  faciebat  nasci  frumentum  sed  humor 
terre  et  siquis  proiceret  frumentum  sub  porticu  non  nasceret.  Item.... 
quod  Deus  non  faciebat  nasci  homines  neque  raulieres  sed  alii  homines  et 
raulieres. 

-  V.  Documento  XVIII. 

3  ^J^  Benedictus  de  Cummis  scolaris  Bononie  .  .  .  audivit  quemdam 
lacobum  sive  Marchum  de  terra  de  Clavassio  dicentem  quod  Merlinus  fuerat 
filius  Dei  et  quod  ita  poterai  probari  quod  Merlinus  fuisset  filius  Dei  sicud 
poterai  probari  de  Christo.  [Mns.  p.  23  v.]. 

''  V.  Documento  XVII. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONOMAE  233 

Le  pene  comminate  ai   nostri    eretici    consistono    di    solito 
nella  crocesignazione,  nell'obbligo  cioè  di  portar    sul    vestito  le 
due    croci    *  crocei    coloris ,    longitudinis    duorum    palmorum    et 
amplitudinis    quatuor    digitorum,    imam    anterius   in    pectore  et 
aliam    posterius    Inter    scapulas  ' ,    nel    compier    pratiche    reli- 
giose e  nel  pagar  determinate  multe.  Ma  le  condanne  degli  in- 
quisitori, confermate  ogni  volta  da  una  specie  di    '  consiglio    di 
sapienti  '  non  sempre  sono  accolte  in   silenzio,    onde    spesso    le 
pene  medesime  sono  alleviate  d'assai,  e  le  sentenze  cassate  per 
le  suppliche  dei  parenti    o,    come    per    Paolo    Trentinelli  ^   per 
quelle    di  tutta  Bologna.  Quando    Nascimbene    Adelardi    nunzio 
dell'  inquisitore  andò  coi  famigli  a  prender  madonna  Berga  so- 
spetta d'eresia  per  condurla  innanzi  al  suo  giudice,  alcuni    uo- 
mini di  terra  di    Piumazzo    assalirono    la    masnada    con    lancìe 
spade    coltelli    cervelliere  e  tavolacci,  liberarono  madonna  Berga 
fugando  i   custodi  ^.    I  recidivi  '  canes    ad    perpetuum    vomitum 
reversi  ',  sono  esclusi  dalla  com union    dei    fedeli  '  candelis    ex- 
tinctis,  campanis  pulsatis  '  e  consegnati  al  braccio  secolare   che 
li  conduca  sul  rogo.  Ma  l'estreme  esecuzioni    suscitano   sempre 
un  tumulto  di  proteste^;  Francesco  di  Marco    narra"*    di    aver 
veduto,    mentre  i  messi  comunali  levavano  il    palco,    Giacobino 
de  Columbis  '  evaginantem  gladium  '  contro  i  custodi,    e   Pietro 
di  Madiana  tirar  sassi  contro  la  capannuccia.  Quando  Bompetro  e 
Giuliano  eran  condotti  al  supplizio  Neri  Deolaiti  gridava  '  dirait- 
tantur!  dimittantur!  '  e  Filippo  di  Giovanni  '  moriantur,  morian- 
tur,  inquisitor  et  fratres  '  e  Checcola  di  Bertolino  '  iste  inquisitor 
est  diabolus  '  e  Francesco  d'Agubbio:  *  bonura  esset  ire  ad  domum 
fratrum  et  ponere  ignem  in  domo  et    comburere  inquisitores  et 
fratres  sicut  factum  fuit  Parmae  ',  e  Mina  di  Marco  :  *  ego  timeo 
quod  non  faciant  venire  fratres  heresim  '  ;  onde  l' inquisitore  deve 
processare  più  di  cinquecento  persone  che  mormoraron    di    lui. 
Chi    non    si    era    contentato    di    mormorare   fu  certa   gente    di 


'  Vedi  la  nota  al  Documento  V, 

2  [Mns.  p.  107  v.oj. 

3  Vedi  Documento  VII. 
^  [Mns.  p.  46  V.]. 


234  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

s.  Martino  in  Argiie  che  un  giorno,  vedendo  passar  per  quelle 
terre  V  Inquisitore,  lo  avvilupparono,  lo  catturarono,  e  insolen- 
tendolo ed  ingiurandolo  lo  niinacciaron  di  morte,  solo  in  dispa- 
rere se  dovesser  trucidarlo  o  impiccarlo  ^  Né  manca  chi  con 
proprio  pericolo  tenti  seppellire  i  corpi  degli  eretici  bruciati  2, 
chi  ne  conservi  le  reliquie  in  ampolle  ^,  e  chi  creda  veder 
sorger  '  magna  luminaria  '  sopra  di  loro  "*. 

Il  codice  nostro  va  dal  1291  al  1309.  Udì  la  gran  voce 
che  dalla  città  eterna  chiamò  i  popoli  a  raccolta  per  il  perdon 
giubilare,  ma  convien  tuttavia  eh'  ei  sentisse  quella  voce  spe- 
gnersi, fieramente,  ma  spegnersi,  e  vedesse  la  Chiesa  Romana 
infeudata  al  re  di  Francia  ed  ogni  sua  podestà  non  pur  tem- 
porale ma  spirituale  asservita.  Ma  è  anche  contemporaneo  alla 
morte  di  Dolcino  da  Novara ,  col  quale  ogni  largo  movi- 
mento mistico  e  comunistico  cessa  e  vien  meno  in  Italia.  Era 
logico  e  necessario  che  quelle  morbose  aspirazioni  rapidamente 
snebbiassero  per  non  esser  d' intoppo  alla  sana  ragione  e  alla 
feconda  esplicazion  della  vita.  E  passarono.  Ma  ciò  che  non 
vien  meno  e  non  cessa  mai  d'avanzare,  co'  suoi  fatali  germi  di 
dissolvimento,  è  l'incredulità,  la  beffa,  l' indifferenza  in  materia 
di  religione:  povero  autor  de' Fioretti,  odi  tu  Dioneo  novellante 
di   fra' Cipolla  e  delle  penne  dell'agnolo  Gabriele? 

Luigi  Aldrovandi. 


'  [Mns.  p.  63  r.J. 

^  ^  Bernardinus  condam  Blaxii  cal(;.olarius  .  .  .  dixit  quod  cura 
plui'ibus  aliis  dedit  operam  in  quadam  fovea  fieri  facienda  in  qua  sepeli- 
rentur  ossa  dicti  Bom  patri.  [Mns.  p.  47  r.]. 

^  Vedi  pag.  295  in  nota. 

*  Vedi  Documento  IV. 


ACTA    SANCII    OFFICII    BONONIAE  235 


DOCUMENTI 


Il  più  antico  documento  dell'Inquisizione  a  Bologna  è,  se 
non  m'inganno,  la  lettera  di  Gregorio  IX  al  prior  provinciale  dei 
frati  predicatori  della  Lombardia,  nella  quale  il  Papa  ordina  di 
elegger  tra  i  frati  alcuni  '  in  lege  eruditi  '  atti  ad  inquisir  1'  eresia. 
Ed  è  del  1238  ^  Nel  '  libro  dei  giustiziati,  formato  da  un  cit- 
tadino antico  bolognese  della  famiglia  Scannabecchi  della  Moneta  ' 
di  cui  van  per  Bologna  molte  copie  manoscritte,  troviamo  questa, 
nota:  1243.  Pasquale  Landolfì  fu  apicato  per  luterano.  La- 
sciamo andare  la  qualifica  dell'eresia,  che  è  forse  un  po'  pre- 
matura, ma  anche  il  modo  della  morte  dà  sospetto  di  poca  e- 
sattezza  nel  '  cittadino  antico  ',  poiché  Bologna  in  quell'anno  do- 
veva aver  già  accettate  contro  i  patarini  le  costituzioni  impe- 
riali che  sancivano  contro  di  loro  la  pena  del  rogo  [1224].  Nei 
più  antichi  statuti  comunali  che  ci  sian  pervenuti  [1249-50]  que- 
st'accettazione è  un  fatto  compiuto:  'juro  —  doveva  promet- 
tere il  podestà  —  quod  omnes  Heretiquos  publice  ab  ecclesia 
remotos  de  civitate  et  districtu  bon  .  bona  fide  totis  viribus  et 
cum  denuntiatione  domini  Episcopi  Archidiaconj  vel  Archipre- 
sbiteri  ^  et  si  non  ea  capere  studebo  et  si  jnfra  Octo  dies  post- 
quam  ei  vel  eis  fuerit  denuntiatum  et  ad  matrem  ecclesiam  non 

'  Noto  però  dall' iscrizione  che  è  nella  basilica  di  santo  Stefano  in  me- 
moria di  Bernardo  vescovo  (  l"  1104)  questo  distico  leonino: 
Ecclesie  munus,  fidei  certamine  durus 
Scismaticis  lacjueus  extitit  et  gladius. 
^  Manca  il  verbo  (expellam). 


230  R.  DEPUTAZIOiNE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

redierint  bona  eorum  publicabo,  et  eos  comprehendere  studebo, 
et  comprehensos  postquam  dampnati  fuerint  de  perfidia  et  non 
redierint  comburram  '  ^  [Statata  coni.  bon.  1250.  lib.  1,  rub.  I. 
Neir  edizione  curata  dal  Frati,  I,  67]. 

Altri  accenni  a  pene    contro    bestemmiatori  ^    e    disputanti 


'  Il  dottoi*  E.  Orioli  mi   comunica    gentilmente    che    nel  libro  D  delle 
Rifoi-magioni  [Archivio  di  Stato  di  Bologna]  a  pag.  405  v"^-406  trovasi  que- 
sto mandato: 
[1254]  die  iovis  xij  febr. 

Itera  idem  potestas  mandat  dicto  raassario  quod   faciat   infrascriptam   solu- 
cionem  infrascriptis  prò  expensis  factis  in  patarinis   coraburendis  et  prò 
alio. 
Im  primis. 

lohanni  Conscilii  de  Burgo  Panigallis  prò  uno  curu  pallee      sol.   viiij  bon. 
Item  eidem  lohanni  prò  portatura  perticarum  sol.       ij 

Item  Martinello  de  Pollicino  prò  uno  curu  lignorura  sol.     xvj  bon. 

Amodeo  de  Cremona  et  Guidoni  de  Parma  et  Martino  brixano 
et  Martino  de  porta  nova  quia  fuerunt  ad  spazandum    nivera 
de  predone  et  ad  forum  de  loco  ubi  fuerunt  combusti         sol.       iiij  bon. 
Bologneto  de  Coca  prò  perticis  sol.xsviij  bon. 

Ubertino  de  Provalle  prò  libris  xxv  olei  sol.  xviij  et  den.    viiij  boa. 

lacobo  de  Paramese  prò  portatura  olei  ad  forum  et  proiecit  prò 

patarinis  den.    xij    bon. 

Illis  qui  portaverunt  bancha  ad  arenghum  den.    xij    bon. 

Itera  in  tribus  cavistris  et  una  corda  den.  xxj    bon. 

L'eretico  condannato  alle  fiamme  era  messo  dunque  entro  una  cano- 
vella  0  capanella  fatta  di  paglia  unta  d'  olio,  cui  si  dava  fuoco.  Né  questo 
modo  di  giustizia  era  il  più  crudele  fra  quanti  erano  usati  nel  secolo  XIII 
in  Bologna  :  nel  maggio  1288  due  falsi  monetari  furon  condannati  1'  uno 
ad  esser  bollito  in  una  caldaia,  l'altro  ad  ingoiare  metallo  bollente  e  li- 
quefatto; il  12  agosto  1305  Nanne  dal  Ferro  traditore  della  patria,  fu  at- 
tanagliato ;  Ghedino  de  Riosti  per  avere  ucciso  uno  scolare  fiorentino 
(1300)  fu  piantato,  cioè  fu  messo  a  capo  all' ingiù  in  una  fossa  scavata  a 
tal  uopo,  che  poi  fu  riempita  di  terra  ....  E  il  Toselli  ne'  suoi  Racconti 
storici  cita  atrocità  più  matte  ancora. 

2  Ma  questi  non  veuivan  processati  dalla  S.  Inquisizione  che  non  giudi- 
cava nemmeno  degli  incantesimi  e  delle  fatture,  ma  unicamente  di  prava  e- 
resia.  Vedi  ad  esempio  il  processo  fatto  nel  1286  dalla  curia  laicale  a  To- 
raasino  medico,  figliuolo  di  Guido  d'Arezzo,  che  affatturò,  ammaliò,  mate- 
matico Giacomina  moglie  di  Marino  Ricchi  (ne  ha  pubblicato  un  fram- 
mento il  Toselli  ne'suoi  Racconti  storici  I,  538). 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONONIAE  237 

contro  la  fede  cattolica  e  patarini,  si  trovano  qua  e  là  negli 
Statuti  del  '250  ^  '59,  '88.  Nel  '59  anzi,  quando  il  popolo  vin- 
citore impose  la  sua  legge  ai  nobili  vinti  e  abolì  tutte  le  so- 
cietà ordinate  senza  la  pubblica  approvazione,  mantenne  quella 
istituita  da  fra  Giacopino  ed  altri  predicatori  '  ad  delendum  so- 
domitii  vitium  et  hereticam  pravitatem'  e  stabili  anzi  il  modo 
d'eleggerne  i  capitani  -. 

Quando  nel  1254  Innocenzo  IV  divise  il  ministero  della 
S.  Inquisizione  in  Italia  tra  i  frati  Minori  e  i  Predicatori  par- 
tendo fra  loro  la  penisola,  Bologna  toccò  ai  predicatori  di  qui 
esercitanti,  in  principio,  la  loro  autorità  su  tutta  la  Marca  ia- 
nuense  e  la  Lombardia.  Un  elenco  non  interrotto  di  inquisitori 
bolognesi,  secondo  documenti  esaminati  nel  1761,  non  comincia 
che  col  padre  Aldrovandino  da  Reggio  (1273);  seguono:   Daniel 


•  Statuimus  ad  honorem  domini  nostri  Ihesu  Christi,  et  gloriose  virginis 
Marie  genitricis  eius,  quod  heretici  et  credeutes  et  fauctores  eorum  in  per- 
petuo banno  ponantur,  et  alias  penas  et  alias  jniurias  sustineant  seciindura 
formam  statutorum  domini  pape  gregorii,  que  sunt  talia.  [Statuta  cora.  Bon. 
1250,  lib.  V,  rub.  Vili]. 

2  Statuta  com.  Bon.  1259,  lib.  XI,  rub.  CXLV:  De  societate  beate  Marie 
conservanda  .  Ad  honorem  Dei .  et  beate  gloriose  Marie  virginis  .  statuimus 
et  ordinamus  quod  societas  illa  que  facta  fuit  et  ordinata  per  fratrem  la- 
cobinura  et  alios  ordinis  predicatorum  ad  honorem  Dei  et  beate  virginis  Marie 
ad  vitaudura  et  delendum  sodomitii  vitium  et  hereticam  pravitatem  defecit 
nianuteneri  conservari  et  defendi  per  potestatem  angianos  et  consules  et 
comune  et  populum  bon.  totius  eorum  viribus  .  et  quod  ipsa  potestas  an- 
ziani et  consules  et  comune  populus  bon.  debeant  dare  ipsi  societati  et  ca- 
p[itaneis]  eiusdera  plenam  auctoritatem  auxiliura  et  favorem  quandoque 
peccierint  ad  causam  persequendi  sodomitos  et  hereticos  et  ipsorum  rectores. 
Di  questo  fra'  Giacopino  e  della  Società  da  lui  istituita  —  nota  il  Frati  — 
(Statuti  di  Bologna,  III,  408),  niun' altra  notizia  abbiamo  di  quelle  in  fuori 
tramandateci  dal  presente  Statuto  e  dall'  altro  che  segue  poco  appresso 
sotto  la  Rub.  CXLYII,  che  dice:  Item  statuimus  et  ordinamus  quod  pote- 
stas et  anziani  et  consules  qui  prò  tempore  fuerint  teneatur  de  Consilio 
predicatorum  omni  anno  duo  ex  militibus  et  duo  ex  populle  cap[itaneos| 
et  unum  nobilem  vexilliferum  ipsa  societas  in  dictis  offitiis  auctoritate  co- 
munis  bon.  preponiant. 


238  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

da  Losano,  Guglielmo  da  Cremona,  Florio  e  Guido  da  Vicenza 
del  quale  ecco  l'Editto: 


Sententia  generalis  sive  admonitiones. 

In  Christi  nomine  amen.  Nos  frater  Guido  vicentinus  ordinis  pre- 
dicatorum  inquisitor  heretice  pravitatis  in  provincia  Lombardie  et 
Marchia  januensi,  a  sede  appostolica  deputati,  monemus  prò  primo  se- 
cundo  et  tercio  termino  peremtorie  et  precipimus  omnibus  et  singulis 
habitatoribus  civitatis  Bononie  et  eius  districtus,  cuiuscunque  gradus 
seu  condictionis  et  status,  tam  clericis  quam  laicis ,  masculis  et  femi- 
nis,  ut  si  aliquis  cognoscit  voi  cognovit  per  visum  vel  auditum,  aut 
famam  seu  quocunque  alio  modo  aliquem  vivum  vel  defuntum  he- 
reticum  vel  hereticam  credentem,  fautorem,  deftensorem  vel  recepta- 
torem  hereticorum,  seu  male  loquentem  de  fide  chatolica  quam  tenet 
et  predicat  sancta  romana  ecclesia,  aut  infamatum  vel  suspectum  de 
heresi,  vel  qui  peccaret  aut  peccaverit  in  crimine  heresis,  vel  circa 
ipsum  crimem,  quocunque  modo  aut  ingenio,  verbo  vel  facto,  teneatur 
et  debeat  revelare  et  manifestare  nobis  aut  viccario  nostro  usque  ad 
octo  dies,  postquam  ad  eorum  noticiam  pervenerit,  omni  occasione  et 
excusatione  remota,  alias  omnes  et  singulos  rebelles  et  contumaces 
qui  non  adimpleverint  predicta  et  quolibet  predictorum,  ipsos  vel  ip- 
sum ex  nunc  in  hiis  scriptis  excomunicamus  et  excomunicatos  sive  ex- 
comunicatum  publice  denunctiamus  auctoritate  premissa  qua  fungi- 
mur.  Item  volentes  compescere  maliciam  aliquorum  qui  uituntur  aut 
niterentur  impedire  officium  inquisitionis  centra  hereticos,  credentes, 
fautores,  deffensores,  aut  receptatores  hereticorum,  et  centra  eorum 
bona  ne  libere  procedatur  in  ipso  officio  inquisitionis,  nec  non  et  sen- 
tencias  et  processus  nostros  centra  predictos  latos  et  latas  ne  libere 
executioni  mandentur,  auctoritate  offici  nostri  monemus  prò  primo 
secundo  et  tercio  termino  peremtorie  et  precipimus  districte  sub 
pena  excomunicationis,  omnibus  et  singulis  habitatoribus  civitatis  Bo- 
nonie et  eius  districtus,  cuiuscunque  gradus  seu  condictionis  et  sta- 
tus, tam  clericis  quam  laicis,  masculis  et  feminis,  collegio  et  univer- 
sitate,  ne  quis  verbo  vel  facto,  publice  vel  private,  per  se  vel  alium, 
uUo  modo  vel  ingenio  debeat  nobis  in  eodem  officio  inquisitionis  nec 
in  executione  ipsius  officii  vel  alicuius  sententie  aliquod  impedimentum 


ACTA    SANCTf   OFFICII   BONONIAE  239 

seu  occasionem  impedimenti  prestare.  Simili  eciara  modo  moneraus  prò 
primo  secando  et  tercio  termino  peremtorie,  et  precipimus  sub  pena 
excomunicationis  omnibus  supradictis  quod  quicunque  habet  de  bonis 
illorum  qui  sunt  hactenus  condempnati  per  olim  inquisitores  heretico 
pravitatis  et  eorum  qui  condempnabuntur  deinceps  per  dictum  inqui- 
sitorem,  vel  eorum  qui  aliquid  debent  seu  dare  debebant  eisdera  vel 
alteri  eorum  quacunque  occasione  et  ex  quocunque  contractu  cuiu- 
scunque  tenoris,  vel  habent  de  cartis  eorum  vel  cuiuslibet  eorum, 
vel  siquis  notarius  deberet  eisdem  vel  alieni  eorum  lacere  aliquas 
cartas  seu  instrumenta  cuiuscunque  tenoris  et  condictionis  sint,  quod 
omnia  debeant  manifestare  nobis  vel  procuratori  seu  nuncio  nostro 
usque  ad  quindecim  dies  postquam  ad  noticiam  eorum  pervenerit,  et 
quod  nulli  alteri  persone,  collegio  vel  universitati  de  bonis  predictorum 
vel  alterius  eorum  debeant  respondere,  nisi  nobis  vel  procuratori  seu 
nuncio  nostro  qui  ad  hoc  per  nos  fuerit  institutus.  Et  quod  nuUus 
debeat  tam  collegium  eciam  quam  universitas  aliqua,  modo  aliquo 
seu  iugenio  prestare  aliquod  irapedimentum  ne  predicta  bona  et  res 
predictorum  et  cuiuslibet  eorum  veniant  ad  noticiam  nostrani  vel 
procuratoris  seu  nunctii  nostri  vel  quo  minus  possumus  eorum  bono- 
rum  et  cuiuslibet  possessionem  apprehendere  corporalem  ,  vel  dare 
auxiliura,  conscilium  seu  favorem  contra  officium  nostrum  alieni  fa- 
cienti  contra  predicta  vel  aliquod  predictorum.  Et  quod  nulla  per- 
sona, collegium  vel  universitas  bona  mobilila  vel  inmobillia  vel  iura 
seu  quecunque  alia  quocunque  nomine  censeantur  ad  officium  inqui- 
sitionis  spectancia  seu  ad  queucunque  alluni  prò  dicto  crimine  con- 
dempnatum  vel  in  posterum  conderapnandum  occupare  debeat,  vel 
occupata  tenere,  vel  occupantibus  consentire,  vel  eisdem  impartiri  au- 
xilium,  conscilium  vel  favorem.  Mandantes  nichilhominus  potestati 
suisque  assessoribus  totique  familie  sue,  nec  non  et  aliis  iudicibus 
communis  Bon.  sub  quacunque  diversitate  officii  iura  redentibus,  et 
aliis  quibuscunque  personis,  ut  de  viribus  nostrarum  sententiarum 
nostrique  officii  processibus  et  inquisitionibus  nullo  modo  se  debeant 
intromittere  vel  discutere  vel  disputare  in  preiudicium  nostrarum  sen- 
tentiarum, vel  in  aliqua  nostri  officii  lesione.  Quicunque  autem  de 
predictis,  contra  predicta  vel  aliquod  predictorum  fecerit  scienter  pu- 
blice  vel  private,  per  se  vel  per  alium,  aut  allegaverit  vel  opponeret 
falso  in  bonis  predictorum  seu  alterius  eorum  ex  causa  aliqua  ali- 
quod ius  habere,  vel  daret   auxilium,    conscilium  seu  favorem  contra 


240  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

officium  nostrum  alicui  facienti  centra  predicta  vel  aliquod  predicto- 
riun,  ipsura  ex  nunc  in  hiis  scriptis  exconnunicamus  et  excomunica- 
tum  publice  denunctiamus  auctoritate  preraissa  qua  fungimur.  Commi- 
nando nichilhominus  advcrsus  huius  mandati  seu  raandatorum  con- 
temptores  tanquam  contra  impedientes  promotionem  fidei  cbatolice  et 
officium  inquisitionis  sententia  procedere  duriori. 

Lata  lecta  et  publicata  fuit  dieta  sententia  per  dictum  inquisito- 
rem  prò  tribunali  sedentem  Bononie  in  ecclesia  fratrum  predicatorum  , 
presentibus  fratre  lohanne  de  Musonibus,  fratre  Venetico  de  Vidomi- 
nis,  ordinis  predicatorum,  d.  Presbitero  Petro  de  Tirona,  domino  Do- 
minico  de  Meseracano  notario,  d.  Rolando  Casotti,  fratre  Bonromeo  de 
Calcina,  d.  Pace  Nascimbenis,  d.  Stephano  Amati  notario,  domino  Gui- 
done Guillielmi,  Paulo  domini  Guidonis  Tafioli,  et  aliis  multis  testibus, 
vocatis  et  rogatis,  sub  annis  Domini  millesimo  ducentesimo  nonage- 
simo  nono  indictione  duodecima,  die  dominico  vigesimo  sexto  mensis 
aprilis. 

Item  lecta  et  pubblicata  fuit  dieta  sententia  per  me  Albertum 
Carbonis  notarium  dicti  inquisitoris,  Bononie  in  loco  fratrum  predica- 
torum, ante  cappitulum  ,  presentibus  dieto  inquisitore,  fratre  Lan- 
dulfo  de  Bononia,  fratre  Manfredino  Parmensi,  fratre  Petro  vicen- 
tino, fratre  Feliciano  de  Spoleto,  omnibus  de  ordine  predicatorum,  d. 
lohanne  de  Monte  Murlo,  doctore  decretorum,  d.  Philipo  de  Lamber- 
tinis  indice,  d.  Pace  de  Saliceto,  d.  Guidone  Bontalenti  notario,  Paulo 
domini  Guidonis  Tafioli,  Gerardicto  domini  Boniohanni  Rubai,  et  pluri- 
bus  aliis  testibus  vocatis  et  rogatis,  sub  annis  Domini  millesimo  du- 
centesimo nonagesimo  nono  indictione  duodecima,  die  vigesimo  nono 
aprilis. 

Item  lecta  et  pubblicata  fuit  dieta  sententia  per  me  Albertum 
Carbonis  notarium  dicti  inquisitoris  Bononie,  in  ecclesia  santi  Thome 
de  mercato,  presentibus  dicto  inquisitore,  d.  Rugerio  Aliprandi,  do- 
ctore legum,  assessore  nobilis  viri  domini  Ottolini  de  Mandello  pote- 
statis  Bononie,  fratre  Simone  Bellondini  ordinis  predicatorum,  d.  Pace 
de  Pacibus  legum  doctore,  d.  Belvilano  de  Pacibus  milite,  dominis 
Philipo  et  Bertholucio  legum  doctoribus,  de  Preitis,  d.  lacobo  Biterni 


ACTA    SANCTI    OFFICII   BONONIAE  241 

notarlo,  d.  Acharisio  Ravmondini,  et  Presbytero  lacobo  l'ectore  diete 
ecclesie  santi  Thome,  et  multis  aliis  testibus  vocatis  et  rogatis ,  sub 
annis  Domini  millesimo  ducentesimo  nonagesirao  nono  indictione  duo- 
decima, die  tercio  mensis   madii. 

'         Ego  Albertus  quondam    Carbonis   imperiali    auctoritate 

'    ''■     ,    notarius,  et  dicti   inquisitoris    notarius    omnia  predicta    de 

mandato  dicti  inquisitoris  publicavi  et  scripsi  ss.  ss.  [Mns.  p.  50  r.-v.]. 

MISTICI  E  COMUNISTICI  ^ 

(Setta  di  Iacopo  Segarella  e  Dolcino  da  Novara) 

IL 

Denunzie. 

a) 

In  nomine  domini  amen.  Anno  eiusdem  millesimo  ducentesimo 
nonagesimo  primo  vigesimo  nono  die  mensis  madij. 

ipOnebene  condam  Aymerici  Spiriti  de  Volta  Mantuana  qui  nune 
moratur  in  domibus  sacerdotum  sancti  Martini  de  Apposa  in  civitate 
Bononie,  constitutus  in  presentia  fratris  Galvani  de  Butrio  Yicarii  et 
subdelegati  fratris  Fiorii  inquisitoris  hereticorum  in  Lombardia  et  Mar- 
chia januensi,  et  ab  eodera  fratre  Galvcxuo  cvtatus  juravitin  manibus 
dicti  fratris  Galvani  mandata  ecclesie  romane  et  abiuravit  omnem 
heresim  et  credentiam  hereticorum  et  juravit  dicere  veritatem  tam 
de  se  quam  de  aliis  quem  et  quos  sivisset  peccare  et  peccasse  in 
crimine  heresis  et  hoc  sub  pena  excomunicationis  et  prestiti  juramenti 
et  sub  pena  xxv  lib.  que  tociens  committatur  quociens  inventus  fuerit 
veritatem  non  dixisse  vel  celiasse  vel  scienter  in  aliquo  palliasse.  CTl"^- 
terrogatus  sub  penis  predictis  si  sit  vel  umquam  scivit  aliquem  hereticum 
vel  hereticam,  credentem,fauctorem,  receptatorem,  vel  defensatorem  he- 
reticorum, respondit  quod  modo  sunt  xxv  anni  vel  circa  sicut  credit 

'  Poiché,  come  ho  notato  nella  prefazione,  i  moti  eterodossi  seguirono 
nel  medio  evo  due  opposte  correnti,  cosi  mi  è  parsa  possibile  e  ragionevole, 
seguendo  lo  stesso  criterio,  una  divisione  anche  qui. 


242  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

de  tempore  quod  vidit  duos  hereticos  in  Bon.  scilicet  ^Johannem 
et  (£"  Guidonem  de  Marcharia  in  domo  Johann is  bursarij  de  Feraria 
qui  tunc  terapoi'is  habitabat  in  domo  que  est  juxta  fossatum  sancti 
Martini  de  Appesa  juxta  domum  faln-orum  versus  campura  mercati 
et  ibi  fecit  dictis  liereticis  reverentiam  plurles  secundum  niorem 
hereticorum  et  accepit  ab  eis  panem  benedictum  *  presentibus  dicto 
lohanne  et  Burghisino  qui  fuit  de  Mantua  qui  Burghisinus  fuit  cruce- 
signatus  prò  crimine  heresìs.  (["  Item  dicit  quod  modo  sunt  duo  anni 
vel  circa  sicut-  credit  quod  vidit  in  domo  Bonigrini  de  Verona  in  cen- 
trata sancti  Thome  de  mercato  duos  hereticos  silicei  Benevenutum  de 
Cremona  et  Matheum,  modo  sunt  quatuor  anni  vel  circa  sicut  credit 
de  tempore,  et  ibi  eis  fecit  reverentiam  pluries  secundum  morem  he- 
reticorum et  accepit  ab  eis  panem  benedictum  presente  dicto  "Boni- 
grino  et  uxore  eius  et  eandem  reverentiam  facientibus  dictis  hereticis, 
dicto  teste  presente  et  vidente.  (]^  Itera  dicit  quot  modo  sunt  decem 
anni  sicut  credit  de  tempore  quod  dictus  te&tis  vidit  in  domo  Muni- 
ghini  de  Mantua  draperij  in  strata  sancti  Stephani  in  capite  Vivarij 
de  Bon.,  duos  fratres  hereticos  secte  de  Bagnolo  ^  qui  cognominantur 
Rusiti  de  Mantua  et  erant  pellicarij,  quorum  nomina  ignorat  et  fecit 
eisdem  hereticis  reverentiam  pluries  et  accepit  panem  benedictum  ab 
eisdem  pluries  sciens  eos  esse  hereticos,  presente  dicto  Munighino  et 
uxore  dicti  Munighini  et  eandem   reverentiam  facientem,  et  presente 


'  DiRECTORiuM  iNQrisiTORUM  F.  NiccoLAi  Eymerici  cum  Commentariis 
Fì'ancisci  Pegnae.  Romae.  MDLXXXV.  A  pag.  293  e:  Alterum  eorum  sa- 
crilegum  sacramentum  est  panis  benedictio  .  haec  est  quaedam  fractio  pa- 
nis,  quarti  ipsi  quotidie  faciunt  tam  in  prandio  quam  in  coena .  fit  autem 
hoc  modo:  cum  ingressi  sunt  ad  mensam  Cathari,  sive  Catharae,  omnes 
dicunt  orationem  Dorainicam  :  interim  qui  prior  est  apud  eos  professione 
vel  ordine,  tenet  panem  unum,  vel  plures  si  necesse  foret  ad  praeseatein 
multitudinem  saturandam,  et  dicendo:  Gralia  Domini  nostri  hsu  Christi 
sit  semper  cum  omnibus  nobis,  frangit  panem  seu  paues,  et  distribuit  omni- 
bus discumbeatibus. 

'  Tra  le  sette  catare  i  pivi  rigidi  dualisti  eran  chiamati  Albanenses 
suddistinti  in  due  parti  di  una  delle  quali  (quella  che  si  teneva  stretta 
air  antica  tradizione)  era  capo  Balesmanza  da  Verona,  dell'altra  (la  più 
esagerata)  Giovanni  da  Lugio  bergamasco.  I  piìi  temperati  poi  avean  nonie 
da  Concorrevo  in  Lombardia  e  da  Bagnolo  nel  Milaaese.  (Vedi  il  bel  libro 
di  Felice  Tocco  su  L'eresia  nel  Medio  Evo,  Firenze,  188-1,  pag.  75. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  243 

Albertino  de  Mantua  calcolario  qui  venit  prò  diete  teste  ut  duceret 
eum  ad  dictos  hereticos  ([^Item  dicit  quod  modo  sunt  quatuor  jara 
anni  vel  circa  sicut  credit  de  tempore  quod  vidit  dominum  Lanfran- 
chinum  de  Monte  Claro  septe  de  Bagnolo  in  domo  habitationis  luUiaui 
bursarij  de  Bon.  que  posita  est  in  capella  sancti  Martini  de  Apposa 
et  eis  fecit  reverentiam  et  accepit  panem  benedictum  pluries  secun- 
dura  intum  et  morem  hereticorum,  presente  dicto  lulliano  et  eandem 
reverentiam  faciente,  presente  dicto  teste  et  vidente.  (]/  Item  dicit 
([uod  vidit  in  domo  habitationis  Bonigrini  predicti,  Benvenutum  here- 
ticum  predictum  postquam  exiverat  de  carcere  fratrum  predicatorum  et 
gavisus  fuit  valde  et  eidem  Benevenuto  fecit  reverentiam  presente  dicto 
Bonigrino  et  uxore  eius  et  eandem  reverentiam  faciente  dicto  teste 
vidente.  {j^Item  dicit  quod  modo  sunt  quatuor  anni  vel  circa  sicut 
credit  de  tempore  quod  vidit  in  domo  Bencevene  specialis  duos  here- 
ticos silicet  Benvenutum  et  Matheum  hereticos  et  eisdem  fecit  reve- 
rentiam presente  dicto  Bencevene  et  uxore  eius  et  filia.  i[_  Item  dicit 
quod  modo  sunt  duo  anni  vel  circa  sicut  credit  de  tempore  quod  ipse 
testis  recepii  in  domo  habitationis  sue  que  domus  erat  Benvenuti  bren- 
tatoris  in  capella  sancti  Symonis  et  lude  juxta  ripam  Appose,  unam 
hereticam  nomine  Benvenutam  que  vendebat  merces  set  non  fecit  ei 
reverentiam,  et  de  domo  sua  ivit  ad  domum  lulliani  bursarij  predicti 
et  ibi  dictus  testis  ivit  ad  visitandum  eam  sed  nullus  alius  veuit  se- 
cum.  Interrogatus  quomodo  scivit  eam  esse  hereticam ,  respondit  quod 
ipsa  met  revelavit  se  ipsam  sibi.  ^Item  dicit  quod  ipse  nunquam 
recepii  corpus  Christi.  Interrogatus  quare  ista  non  manifestavit  ut 
absolveretur  ab  excomunicatione  et  peccato,  dicit  quod  hoc  fecit  ti- 
more pene  et  verecundia  mundi.  (17  Item  dicit  quod  bene  sunt  xl 
anni  et  ultra  quod  habuit  noticiam  et  fami  1  lari tatem  hereticorum  in 
Mantua  et  quod  audivit  predicatorem  eorum  et  commendabat  vitam 
eorum  et  credebat  eos  essa  bonos  homines  et  pluries  fecit  eis  reveren- 
tiam in  dieta  civitate  et  accepit  ab  eis  panem  benedictum  et  maxime 
habuit  noticiam  cuiusdam  Guilielmi  de  Funi  de  Bon.  qui  postea  fuit 
conbustus  prò  ci'imine  heresis  et  pluries  fecit  ei  reverentiam,  presente 
domino  Bererio  et  Guillielmo  de  Ansandris  in  quorum  domibus  dictus 
hereticus  stabat  ad  laborandum  bursas.  CT  I^^e^i  dicit  quod  modo 
sunt  XXX  anni  vel  circa  quod  in  domo  domini  Gratiadei  de  Ripa  de 
Mantua  vidit  plures  hereticos  set  non  recordatur  de  nominibus  eorum 


244  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PEH  LA  ROMAGNA 

nisi  solum  de  domino  Guerisio  de  Cremona  heretico  cui  dictus  testis 
fecit  reverentiam.  {j^Item  dixit  quod  fecit  reverentiam  Belesmance  et 
Fogace  septe  de  Bagnolo  in  domo  domini  Bonacursij  de  Grusulanis  de 
Mantua.  (["item  dicit  quod  dictus  dominus  Bonacursius  fuit  hereti- 
cus  consolatasi  et  eidem  bonacursio  dictus  testis  fecit  reverentiam, 
^Item  dicit  quod  Bergami  vidit  plures  hereticos  et  familiaris  stetit 
cum  eis  et  spetialiter  cum  domino  Bonacursio  de  Grusulanis  predicto, 
qui  tunc  temporis  erat  Bergami  et  pluries  fecit  ei  et  aliis  reverentiam 
in  dieta  terra  set  non  recordatur  in  quorum  domibus  hoc  fecerit. 
^  Item  dicit  quod  pluries  dedit  hereticis  predictis  et  aliis  de  quo- 
rum nominibus  non  recordatur  auxilium  consilium  et  favorera  et 
dedit  eis  de  bonis  suis  et  recepit  de  bonis  eorum.  ^Item  dicit  quod 
nichil  sit  plus  de  vita  et  moribus  hereticorum.  (£"  ftem  dicit  quod  nun- 
quam  fuit  requisitus  ab  aliquo  inquisitore  de  crimine  heresis  nisi 
modo. 

Actum  Bononie  in  domo  jnquisitoris  presentibus  dominis  Thadeo 
de  Monte  Alto  archidiacono  sagonensi  et  Gregorio  canonico  bolescla- 
viensi  qui  intelligebant  vulgare  ipsum,  scolares,  et  magistro  lohanne 
condam  domini  Martini  de  Polisino.  [Mns.  p.  1]. 


'  Il  Consolamentum,  nota  il  Tocco,  era  la  funzione  religiosa  più  im- 
portante dei  Catari,  che  valeva  ai  loro  occhi  più  del  battesimo  cattolico 
istituito  a  loro  avviso  non  da  Cristo  ma  dal  Battista ,  falso  profeta.  Questa 
funzione  aveva  la  virtù  di  sottrarre  l'anima  dall'impero  del  Demonio  e 
congiungerla  allo  spirito  di  Dio.  Ma  poiché  son  possibili  le  ricadute  in  pec- 
cato —  e  d'altronde  chi  non  è  unito  allo  spirito  di  Dio,  se  muore,  la  sua 
anima  tuttora  in  balìa  del  Demonio  deve  incarnarsi  in  un  altro  corpo  e 
ricominciare  di  nuovo  il  corso  della  sua  espiazione  —  i  più  differivano  a 
prendere  il  Consolamentum  sino  al  momento  della  morte.  Ecco  in  che  con- 
sisteva: (^DiR  iNQVis.  pag.  293).  Eorum  praepositus...  per  manus  impositio- 
nem  consolamentum  daturus  librum  Evangeliorum,  vai  totius  novi  testa- 
menti tenet  ante  pectus  suum  :  is  vero  qui  consolamentum  est  recepturus, 
ubi  corara  Catharis  confessus  est  in  genere  dicens  se  esse  peccatorem ,  et 
humiliter  accedere  ad  petendam  veniam,  tunc  praepositus  absolutione  peracta 
ponit  praedictum  librum  supra  caput  illius,  et  ceteri  Cathari  qui  adsunt, 
manura  dextram,  et  incipiunt  suo  ordine  dicere  Dominicam  orationem. 


ACTA    SANCII    OFFICII    HOXONIAE  245 

(1291,  14  Giug-Qo). 

Il  medesimo  Ognibene  denunzia  per  eretici  o  fautori  d'eretici: 

Rogerius  de  Florentia  qui  vendit  panaos  et  Ghisola  uxor  eius. 

Bellotus  et  Manfredinus  de  Pergamo  septe  de  Bagnolo. 

luntarellus  de  Mantua. 

Constantinus  bursarius. 

Lanca  tabernarius,  Boxius  et  Moxius  de  Gacolo  et  de  Pladana  de 

Cremona. 
Bonaventura  caretarius,  et  Bonaventura  de  Lignano  de  Verona. 
Phylippus  tabernarius  de  Bononia. 
Ghisela  de  Valdonega. 
Alia  Ghisela  de  Mantua. 
Albertina  de  Castellarlo  Mantuano, 
Amadeus  qui  vendit  cultellos  in  mercato   medij. 
Morandinus  de  Mutina. 
Natalis  de  Bononia  qui  vendit  cerbelerias. 
Andreas  de  Marca. 

Bonifacius  del  Cigna  et  tìlius  eius  de  Verona, 
lacobinus  qui  vendit  cultellinos. 

Mursinus  de  Mantua  bursarius  qui  modo  vendit  vinum. 
Gerardinus  coriarius  de  Venetiis. 
Petrus  coriarius. 
Avancus  draperius  de  Mantua. 
Barba  bursarius  qui  dicitur  Galdulfìnus  de  Mantua. 
Bonadonna  de  Mantua  de  Ronchoferario  que  nunc  est  anelila  cuius- 

dam  de  Maranensibus. 
Thadeus  de  Castellarlo. 
Bonaventura  de  Galicis  de  Mantua. 
Andreolus  de  Bononia. 
Zone  speciarius  de  Florentia. 
Brunus  de  Tuscia. 
Bonandrea  de  Tuschia. 
Gerardinus  florentinus  speciarius. 
lacobus  de  Brixia. 

[Mns.  p.  2]. 


246  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

HI. 

BONIGRINUS    DE    VERONA. 

a) 

In  Chi'isti  nomine  amen.  Anno  eiusdem  millesimo  ducentesimo 
nonagesimo  sexto  indictione  nona,  die  xvij  .Tullij.  ^  Bonigrinus  de 
Verona  <iui  nunc  moratur  Bon.  jn  capella  sanati  Thome  de  mercato, 
cytatus  venit  ad  presentiam  fratris  Guidonis  vicentini  ordinis  predi- 
catorum  jnquisitoris  heretice  pravitatisjn  provincia  Lombardie  et  Mar- 
chio januensis  a  sede  apostolica  deputati,  qui  juravit  in  manibus  suis 
dicere  plenara  et  firmam  veritatem,  tam  de  se  quam  de  aliis  vivis  et 
defunctis  qui  peccarent  vel  etiam  peccassent  in  crimine  heresis  vel 
circa  ipsum  crimen,  vel  qui  essent  vel  fuissent  jnfamati  de  heresi 
et  male  locuti  fuissent  de  fide  catholica.  Interrogatus  suo  sacramento 
et  sub  pena  arbitrio  dicti  jnquisitoris  si  cognoscit  vel  cognovit  un- 
quam  aliquem  hereticum  vel  hereticam,  credentem,  fautorem,  defen- 
sorem ,  receptatorem  liereticorum  aut  infamatum  vel  suspectum  de 
heresi  vel  male  loquentem  de  fide  catholica,  vel  ipso  Bonigrinus  ha- 
buit  uraquam  credenciam  amicitiam  vel  familiaritatem  hereticorum 
vel  si  umquam  fecit  reverentiam  eisdem  hereticis  secundum  morem 
hereticorum  vel  si  recepit  ab  eis  panem  benedictum  secundum  morem 
hereticorum,  respondit  ad  omnia  quod  non,  et  omnia  predicta  simpliciter 
negavit,  set  dixit  se  interdum  hereticos  observasse  ut  posset  eos  ca- 
pere et  expoliare  et  hoc  fuit  in  episcopatu  veronensi  prope  lacum  de 
Garda  et  per  talem  modum  dicit  quod  aliquando  hereticos  vidit  sed 
quod  non  habuit  credentiam  vel  amicitiam  eorum. 

~  Predictus  autem  inquisitor  fecit  eidem  Bonigrino  mentionem  de 
pluribus  hereticis  et  credentibus  hereticorum  quorum  Bonigrinus  ha- 
buerat  credentiam  et  amicitiam,  qui  tamen  Bonigrinus  suo  sacramento 
omnia  negavit,  tandem  cum  predictus  jnquisitor  ostendisset  ipsi  Boni- 
grino suam  confessionem  factam  coram  fratre  Florio  condam  in- 
quisitore sub  M  ce  octoagesimo  tercio  scriptam  manu  fratris  Artuxinj 
not.  jn  qua  confitetur  ipse  Bonigrinus  se  fuisse  longo  tempore  cre- 
dentem et  amicum  et  fautorem  hereticorum  et  se  fecisse  reverentiam 
eisdem  hereticis   pluries   et  multos  nominavit   et   accusavit   in    dieta 


ACTA    SANCTI   OFFICI!   BONONIAE  247 

sua  confessione  quos  predictiis  frater  Guido  inquisitor  ante  sibi  no- 
minaverat,  respondit  ipse  Bonigrinus  dieens  quod  hec  omnia  erant 
et  fuerant  vera  sed  non  recordabatur  et  dixit  se  fuisse  absolutum  ab 
omnibus  predictis  per  fratrem  Florium  inquisitorem.  Predictus  autem 
frater  Guido  inquisitor  monuit  predictum  Bonigrinum  quod  debeat 
corrigere  et  emendare  dictum  suum  usque  ad  tres  dies. 

Actum  Bononie  in  domo  fratrum  predicatorum  jn  presentia  dicti 
fratris  Guidonis  inquisitoris  et  fratrum  Manfredi  de  Boaria  et  Jacobi 
de  Paradiso  et  mei  fratris  lohannis  de  Rochis  notari  infrascripti. 
[Mns.  p.  3J. 

M.  ce.  nonagesimo  sexto  indictione  ix,  die  tertiodecimo  octobris. 
(£"  Predictus  Bonigrinus  constitutus  in  presentia  predicti  fratris  Guido- 
nis inquisitoris,  interrogatus  suo  sacramento  si  erant  duo  principia  et 
duo  dij,  respondit  quod  erat  unus  Beus.  Interrogatus  si  ille  Beus  de 
quo  loquebatur  creaverat  omnia  ista  corporalia  visibilia  et  maxime 
si  creaverat  et  fecerat  serpentes,  dracones,  scorpiones  et  alia  bruta  et 
consimilia,  respondit  quod  non.  Interrogatus  quis  creaverat  et  fecerat 
predicta  utrum  Beus  vel  Biabolus,  respondit  asserendo  et  cum  cla- 
more afirmando  quod  Biabolus  fecerat  predicta  omnia  et  que  sunt  in 
nocumentum  et  detrimentum  et  gravamentura  hominibus  et  quod 
Beus  non  creasset  nec  creaverat  ista.  Interrogatus  si  est  peccatum  fa- 
cere  justiciam  de  malefactoribus  et  si  hoc  erat  secundum  Beum,  re- 
spondit quod  malefactores  ,  scilicet  homicide  et  fures  et  huiusmodi 
poterant  puuiri  secundum  mundum  sed  non  secundum  Beum  nec  Beo 
placet.  Interrogatus  si  romana  ecclesia  erat  capud  christianitatis  et 
tìdelium  Christi,  et  si  papa  erat  capud  romane  ecclesie  Christi ,  re- 
spondit quod  et  papa  et  alij  de  romana  ecclesia  qui  servabant  man- 
data Christi  et  erant  boni  homines,  erant  capud  ecclesie  alias  non. 
Interrogatus  si  sacerdotes  romane  ecclesie  sacrificabant  corpus  Christi 
dicendo  missam  et  si  poterant  absolvere  et  ligare,  respondit  quod  si 
erant  boni  homines  et  in  statu  penitentie  poterant  sacrificare  et  ab- 
solvere et  ligare  alias  non.  Item  dixit  quod  etiam  omnes  alij  homines 
qui  sunt  boni  christiani  possunt  a  peccatis  absolvere  et  ligare  et  sa- 
crificare. Item  dixit  quod  sicut  sunt  Ixxij  lingue  jta  sunt  Ixxij  fìdes. 
Interrogatus    quis   fecerit    corpus    humanum,   respondit    quod    homo 

17 


2  1<S  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

habot  corpus  a  [mire  et  matre.  Interrogatus  unde  pater  et  mater 
habuerunt  corpus  suum,  respondit  qnod  omnes  ab  Adam  ed  Eva.  In- 
terrogatus  unde  illi  habuerunt  corpus,  respondit  quod  nescit.  Inter- 
rog'atus  si  interfuit  consolamento  condam  Bonamini  joculatoris  de 
Pergamo  heretici  consolati,  respondit  quod  non,  nec  aliquid  sit  vel 
scivit  de  consolamento  suo  nec  interfuit  morti  sue.  Interrogatus  sì 
recepit  vel  habuit  aliquam  pecuniam  hereticorum  consignatam  sibi  per 
predictum  Bonaminnm,  quam  pecuniam  debebat  l'estituere  quibusdam 
hereticis,  respondit  quod  nullam  pecuniam  recepit  vel  habuit  a  pre- 
dicto  Bonamino  vice  et  nomine  aliquorum  hereticorum  nec  alio  modo 
nec  de  pecunia  illa  aliquid  sit. 

Interrogatus  si  prò  exccessibus  suis  et  culpis  commissis  per  eum 
in  crimine  heresis  et  circa  ipsum  crimen  fuit  punitus  vel  aliquam 
penitenciam  habuit  a  fratre  F'iorio  inquisitore  condam  hereticorum, 
respondit  quod  non  recordatur  se  habuisse  aliquam  penitenciam  vel 
sententiam  contra  se  prò  predictis  culpis  et  excessibus. 

Actum  Bononie  in  domo  inquisitionis  in  presontia  predicti  fratris 
Guidonis  inquisitoris  et  mei  fratris  lohannis  not.  infrascripti.  Et  presen- 
tibus  testibus  Alberto  Carbonis  not.  de  capella  sancti  Senixii  et  Mi- 
lanino  condam  Pastoris  de  Mediolano  et  Guilielmo  condam  Salomonis 
testibus  [Mns.  p.  3]. 

e; 

M.CC.lxxxxvj.  Indictione  ix  die  xiii]  octobris.  CIT  Bonigrinus  su- 
pradictus  in  presentia  predicti  fratris  Guidonis  inquisitoris  constitu- 
tus  dixit  et  asseruit  quod  oves  Christi  que  dicebantur  oves  Israel 
que  perierant  erant  illi  spiriti  qui  ceciderunt  de  celo  qui  ispiriti 
omnes  tandem  salvari  debebant.  Interrogatus  utrum  anima  sua  silicet 
ipsius  Bonigrini  esset  et  fuisset  de  spiritibus  illis  qui  ceciderunt  de 
celo,  respondit  quod  sic  et  erat  de  spiritibus  illis  qui  ceciderunt  de 
celo  et  de  ovibus  que  salvari  debebant.  Interrogatus  si  Deus  verus  et 
Deus  lucis  fecerat  venire  diluvium  tempore  Noe  et  si  Deus  faciebat 
venire  tempestates  et  si  fecerat  submergi  homines  eciciaquos  in  aquis 
tempore  Moysi  et  tempore  Pharaonis,  respondit  ad  omnia  quod  non, 
dicens  qnod  a  bono  Deo  talia  et  similia   supradicta,  non  procedebant 

Interrogatus  si  Deus  creaverat  lupos  et  huiusmodi  animalia,  re- 
spondit quod  non.  Interrogatus  quis  creavit  et  fecit   ludam  Scariotis 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  249 

ivspondit  (juod  pater  et  mater.  Interrogatus  unde  fuerunt  pater  et 
mater,  respoudit  quod  ab  Adam  et  Eva.  Interrogatus  imde  fuerunt 
Adam  et  Eva,  respondit  se  nescire.  Interrogatus  quis  creavit  aniraam 
lode  in  qua  fuit  tanta  raalicia  et  nequitia  quod  cogitavit  prodere 
Christum  et  committere  tam  magnum  malum,  respondit  quod  non 
fuit  creata  a  bono  Deo  ipsa  anima  lude,  Interrogatus  a  quo  fuit  creata 
dieta  anima  lude,  respondit  quod  a  Diabolo.  Interrogatus  quis  creavit 
et  fecerit  Diabolum,  respondit  se  nescire.  Interrogatus  si  potestates  et 
rectores quando puniunt  malefactores et  occidunt  eos,  faciunt contraman- 
data Christi,  respondit  quod  sic  et  quod  nec  apostoli  nec  Christus 
mandaverunt  vel  ordinaverunt  quod  homines  debeant  occidi,  quia 
scriptum  est  :  non  occides. 

Predictus  jnquisilor  dixit  eidem  Bonigrino  (|uod  ecclesia  romana 
et  ipse  inquisitor  non  credebat  nec  tenebat  illam  fidem  nec  predicta 
alia  que  ipse  Bonigrinus  dicebat  asserebat  et  si  ipse  Bonigrinus  vo- 
lebat  persistere  et  perseverare  in  predictis,  et  si  erat  paratus  mori 
in  tali  fide  sua.  Respondit  quod  volebat  in  talibus  perseverare  et  per- 
sistere et  in  tali  sua  fide  mori. 

Actum  Bononie  jn  domo  jnquisitionis  jn  presentia  dicti  fratris  Gui- 
donis  inquisitoris,  et  mei  not.  infrascripti  et  presente  fratre  Manfredo 
de  Doaria  et  frate  Bertoldo  friolano  qui  ambo  fuerunt  priores  in  con- 
ventu  fratrum  predicatorum  de  Bononia. 

{£*  Die  xiiij  octobris  Milaninus  de  Mediolano  nuntius  juratus  fratris 
Guidonis  inquisitoris  predicti  retulit  predicto  inquisitori  et  mihi  fratri 
lohanni  notarlo  infrascripto  quod  citaverat  et  personaliter  invenerat  Bo- 
negrinum  predictum  acccusatum  et  infamatum  de  heresi  apud  predictum 
itiquisitorem  monendo  eura  primo  secundo  et  tercio  ut  ipse  Bonigrinus 
compareret  usque  in  diem  tercium  proxime  venturum  ad  responden- 
dum  et  ad  defensionem  faciendum  de  illis  et  prò  illis  de  quibus 
erat  accusatus  et  infaraatus  apud  dictum  in(|uisitorem. 

{[7  Bonigrinus  predictus  in  termino  sibi  statuto  a  predicto  fratro 
inquisitore  corani  ipso  inquisitore  comparuit,  nec  aliquam  responsio- 
nera  vel  excusationem  aut  defensionem  fecit  prò  bis  et  de  hiis  de  quibus 
accusatus  et  difFamatus  fuerat,  sed  erroribus  suis  quos  ante  asseruit 
et  confessus  fuerat  in  iudicio  coram  predicto  inquisitore  ad  huc  addidit 
infrascripta.  Interrogatus  enim  si  matrimonium  erat  licitum  et  se- 
cundum  mandata  Christi,  respondit  dictus  Bonigrinus   et    dixit    quod 


250  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

matrimonium  non  erat  uoc  fnerat  ordinatimi  a  Christo  nec  erat  se- 
cundum  mandata  Christi.  Cam  autem  reprehenderetur  a  dicto  inqui- 
sitore de  eo  quod  ipse  Bonigrinus  dicebat,  quia  Christus  cura  Beata 
Virgine  matro  sua  et  cura  apostolis  suis  interf'uit  nuptiis  et  fecit  mi- 
raculum  convertendo  aquam  in  vinum  et  ex  hiis  approbavit  matri- 
monium, respondit  ipse  Bonigrinus  dicens  quod  ipse  Christus  interfuit 
nuptiis  cum  matre  et  cum  apostolis  non  quia  ex  hoc  approbaret  ma- 
trimonium sed  ad  consolationem  et  leticiam  illorum  qui  faciebant 
nuptias.  [Mns.  p.  3  v.**]. 

d)  Consilium  sapientium. 

^  Sapientes  infraseripti  dederunt  consilium  fratri  Guidoni  inqu- 
sitori  suprascripto  super  facto  suprascripti  Bonigrini,qui  sapientes  omnes 
auditis  processibus  et  inquisitionibus  factis  per  supradictos  inquisito- 
res,  silicet  per  fratem  Floreum  et  per  fratrem  Guidonem  et  per  alios  inquii 
sitores  silicet  per  fratrem  Guillelmum  cremonensem  et  per  fratrem  Da- 
nielem  de  Losano  et  per  fratrem  Franciscum  inquisitorem,  auditis  etiam 
sententiis  latis  centra  dictum  Bonigrinum  per  dictum  fratrem  Guilielmum 
cremonensem  inquisitorem,  auditis  etiam  erroribus  quos  dictus  Boni- 
grinus nuper  confessus  fuit  in  juditio  coram  predicto  fratre  Guidone 
inquisitore,  consuluerunt  omnes  unanimiter  nullo  discrepante  quod 
predictus  frater  Guido  inquisitor  poterat  et  debebat  procedere  de  jure 
centra  predictum  Bonigrinum,  tanquam  contra  hereticum  et  plnries 
elapsum  in  heresim  abjuratam  et  contra  bona  omnia  dicti  Bonigrini 
publicanda  et  confìscanda  inquisitionis  officio. 

Sapientes  autem  qui  dederunt  predictum  consilium  fnerunt  isti, 
silicet  *  : 


'  Oltre  questi  ricorrono  nei  vari  '  Consigli  '  che  si  trovaa  nel  nostro 
Manoscritto  altri  nomi  di  '  Sapienti  '  ;  ma  perchè  se  ne  vede  un  Catalogo, 
ndubbiamente  ricavato  da  questo  codice,  nell'  opera  del  Sarti  e  del  Fatto- 
rini De  Claris  Archigymnasii  bononiensis  professoribus  etc.  (nella  seconda 
edizione  curata  dall' Albicini  e  dal  Malagola,  II,  302),  cosi  credo  inutile 
trascriver    tutti  i  nomi  anche  qui. 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONONIAE  251 

^  Dominus  Guido  de  Baysio  archidiaconus  bononiensis  doctor 
decretorum. 

^Dominus  Gerardus  de  Cornacano  vicarius  domini  Episcopi 
bononiensis. 

(17  Dominus  Arpinellus  archipresbiter  ecclesie  maioris  sancti  Petri 
de  Bononia. 

dr  Dominus    Rodulfus  abbas  sancti  Proculi  de  Bononia. 

CT  I^oii^iiT^us  Martinus  Sublimani  doctor  legum. 

^frater  Ugolinus  de  sancto  Ambrosio  supprior  jn  conventu 
ratrum  predicatorum  de  Bononia. 

CT  frater  Gabriel  reginus  .       .  .  , 

C^^       ,  ,  /  qui    omnes   tres    luerunt  lectores 

trater  Homobonus  bonon.  . 

C„       .  ,  \      in  ordme  predicatorum, 

trater  Albergiptus  bonon.  ] 

^frater  Matheus  de  ordine  fratrum  Minorum  qui  fuit  juqui- 
sitor  hereticorum. 

{{7  trater  Gerardus  de  Asinellis  de  ordine  minorum:  (]^  Predicti 
autem  sapientes  omnes  consuluerunt  ulterius  quod  dictus  Bonigrinus 
deberet  relinqui  judicio  et  brachio  seculari,  exceptis  fratribus  pre- 
dicatoribus  et  minoribus  qui  dixerunt  quod  deberet  reciudi  jn  per- 
petuo carcere. 

Actum  Bononie  jn  domo  fratrum  predicatorum  de  Bononia  jn 
domo  inquisitionis,  sub  anno  domini  millesimo  ducentesimo  nonagesimo 
septimo,  indictione  decima,  secundo  die  setembris  in  presentia  dicti 
fratris  Guidonis  jnquisitoris  et  mei  notarij  jnfrascripti  et  omnium 
predictorum  sapientum  et  fratris  Ottonis  de  Foro  luUij. 

Ego  Johannes  de  Rochis  auctoritate  jmperiali  notarius  et  nunc  de 
ordine  predicatorum  frater,  predictis  omnibus  jnterfui  et  de  mandato 
et  auctoritate  dicti  fratris  Guidonis  jnquisitoris  predicta  omnia  jn 
publicam  formam  redegi  et  scripsi.  ss.  ss. 

Eodem  millesimo,  die  vij  setembris,  jn  supradicto  loco.  {]7  Do- 
minus Henricus  de  Sancto  Miniato  de  la  Porta  doctor  legum  judex  et 
assessor  domini  Berardi  de  Camerino  potestatis  bononiensis  i\J  d.  Bo- 
nicuntrus  de  hospitali  de  Bononia  doctor  decretorum,  et  (]/  fra- 
ter     Aymericus     placentinus     prior    in    conventu    fratrum    predica- 


252  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

torum  de  Bononia  auditis  et  jntellectis  processibus  et  jnquisitio- 
nibus  factis  per  supradictos  jnquisitores  centra  predictum  Boni- 
gi'inum  et  sentenciis  latis  centra  eum  et  cont'essionibus  et  erro- 
ribus  suis,  concordaverunt  per  omnia  cura  supradictis  sapienti- 
bus  et  dederunt  supradicto  fratri  Guidoni  .inquisitori  simile  consi- 
lium  sicut  supradictum  est,  de  predicto  Bonigrino  condempnando  et  relin- 
quendo  brachio  seculari  {["  d.  lulianus  domini  Cambij  de  strata  sancti 
Vitalis  de  Bon,  doctor  legum  auditis  et  intellectis  supradictis  omni- 
bus processibus  et  jnquisitionibus  concordavit  cum  supradictis  sapien- 
tibus  et  dedit  consimile  consilium  supradicto  fratri  Guidoni  inquisi- 
tori. Sub  millesimo  predicto,  decimo  die  setembris,  silicet  de  predicto 
Bonigrino  condempnando  et  relinquendo  brachio  seculari  '  [Mns. 
p.  4  V.]. 

IV 

lULIANUS    ET    BOMPETRrS 

Die  undecime  mensis  Mail  [1299] 

^  lulianus  bursarius  filius  quondam  Saglimbene,  qui  consuevit 
habitare  Bononie  in  cappella  sancti  Martini  de  Aposa,  et  nunc  habitat 
Padue,  constitutus  in  presencia  fratris  Gnidonis  vicentini  inquisitoris 
heretice  pravitatis,  interrogatus  dixit  quod  cum  esset  Padue  in  sta- 
tìone  sua  commendavit  et  laudavit  fidem  et  vitam  hereticorum  et 
loquebatur  male  de  fratribus  iam  sunt  quinque  anni,  presente  Bom- 
petro  lohannis  bursarii  et  presente  Viviano  discipulo  suo  et  Symone 
discipulis  suis,  et  dicit  quod  dictus  Vivianus  filius  quondam  Pauli  de 
Feraria  est  credens  hereticorum,  quod  sit  ex  eo  quia  loquitur  male 
de  fratribus  et  quia  manifestavit  se  se  esse  credentem  hereticorum 
ipsi  testi,  et  commendando  fidem  et  vitam  hereticorum  ipse  testis  et 


'  ]^er  sentenza  del  12  settembre  1297  Bonigrino  da  Verona,  eretico 
recidivo;  viene  rilasciato  al  braccio  secolare,  i  suoi  beni  sono  coofiscati,  egli 
scomunicato.  Fu  poi  arso  come  appare  incidentalmente  dalla  inquisizione 
di  prete  Giacomo  rettore  della  chiesa  di  san  Tommaso  in  mercato  (Mns- 
p.  10  r°.  ). 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  253 

dictus  Vivianus  simul,  et  dictus  testis  instruebat  dictum  Viviaaum  de 
credencia  hereticorum  et  hoc  fuit  frequenter,  et  dicit  quod  postquam 
fuii  Cruce  signatus  per  fratrem  Floriiun  ad  huc  habuit  fidem  et  cre- 
denciam  hereticorum,  et  dicit  quod  non    dixit  veritatem  dicto  inqui- 
sitori in  alio  dicto  suo    et  fuit   periurus  in  dicto  suo  quod   dixit  co- 
ram  dicto    inquisitoi*e.  Item  dixit  quod  venit  de  Florencia  Bononiam 
iam  sunt    quatuor    anni,  ad  petitionem  dicti  Bonipetri  qui  mixit  prò 
60,  et  mater  dicti  Bompetri    conquerebatur  quod    non    poterit  haberi 
de  bonis  horainibus  idest  de  hereticis.  Unde    timebat  ne  dictus   Bom- 
petrus  eius  filius  perderei  animam.  Interrogatus  si  dictus   Bonapetrus 
aliquid  dixit  de  hoc,  respondit  non.  Item  dixit   quod  modo  sunt  sep- 
tem  anni  vel  circa  quod  ipse  erat  Bononie,  in  Capella  sancti  Martini 
de  Aposa,  sub  porticu  domus  quondam  luliani  Virtutis,  et  quidam  nomine 
Honebene  de  Mantua  credens  hereticorum  dicebat  quod  heretici  facie- 
bant  virtutes  et  miracula,  et  dictus  testis  dixit  quod    audiverat  quod 
Mantue  fuerunt  combusti  quidam  heretici  et  apparuerunt  magna  lumina- 
ria super  eis  et  fecerant  miracula  et  virtutes.  Interrogatus  si  credebat 
ita  esse,  respondit  quod   sic,  quia  bene  credebat  quod  heretici  facerent 
virtutes  et  miracula.  Item  dicit  quod  postquam  fuit  Crucesignatus  liben- 
ter  vidisset  hereticos  et  libenter  invenisset  eos  si  potuisset.  Item  di- 
xit quod   lordaninus  et  Benata  eius  uxor  consueverunt  esse  credentes 
hereticorum,  quod  sit  ex  eo  quia  ipsi    frequenter    manifestaverunt  se 
dicto  testi  quod  habebant  fidem  et  credenciam  hereticorum.  Et  dictus 
testis  manifestabat  se  eis,  et  hoc  fuit  Bononie  eo  tempore  quo  Galvanus 
fuit  captus.  Item  sit  ex  eo  quia    audivit  a  Galvano  heretico  qui  fuit 
combustus  Bononie,  quod    ipse  Galvanus    reposuit  res  suas  penes  di- 
ctum lordaninum    et  dedit  ei  in  salvamento,   scilicet  lectum    et  pan- 
nos  et  cultram  et  linteamina.  Item  dicit  quod  Manuel  de  Mutina  ho- 
spitator  consuevit  esse  credens  hereticorum,  quod  sit  ex  eo    quia  di- 
ctus Manuel  venit  Bononiam  et  duxit  secum  Galvanum  hereticum   ut 
daret  consolamentum  cuidam  Muratori  de  Mutina  cuius  nomen  igno- 
rai. Item  dixit  quod  possunt  esse  duodecim  anni  vel  circa  quod    ipse 
lulianus  ivit  ad  standura  Paduam,  et  ante  quam  iret  Johannes  bursa 
rius  venit  ad  standum  Bononie,  et  ipse  testis   et  dictus  Johannes  Io- 
cuti  sunt  mutuo  de  fide  et  vita  hereticorum,  et  dictus  Johannes  con- 
forbatat  dictum  testem  dicendo:  filli  filli  si  tu  habuisti  brigam  et  tri- 


254  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

bulationem  ab  iuquisitoribus  porta  in  paciencia.  quia  hababis  magnum 
meritum  a  Deo,  quia  ego  eciam  habui  magnani  tribulaciouem  et  ta- 
men  substineo  in  paciencia,  et  ambo  tunc  ipse  testis  et  dictus  Jo- 
hannes manifestabant  se  mutuo  quod  haberent  fidem  et  credenciam 
hereticorum.  Et  predicta  fuerunt  postquam  ipse  Johannes  fuit  absolutus 
a  fratre  Florio  inquisitore  ultima  vice  et  postquam  ipse  testis  fuit 
Crucesignatus.  Item  dicit  quod  semel  dictus  Galvanus  hereticus  duxit 
dictum  testem  ad  terram  de  Chasi,  ad  domum  cuiusdam  mulieris  que 
vocabatur  Bolnexe,  quam  dictus  Galvanus  dicebat  esse  credentem  he- 
reticorum, et  dictus  Galvanus  fuit  receptatus  in  domo  diete  Bolnexe 
per  ipsam  Bolnexe.  Et  dictus  testis  ivit  ad  aliud  hospicium  et  dictus 
Galvanus  remansit  in  dieta  domo,  et  dictus  testis  rediit  postea  Bono- 
niam  sine  dicto  Galvano.  Item  dicit  quod  audivit  a  dicto  Galvano 
heretico  quod  uxor  Alesandri  Bochaderospo  fuit  consolata  secundum 
morem  hereticorum,  et  hoc  eciam  audivit  a  Divitia  tìlia  dicti  Alesan- 
dri. et  predicta  tacuit  scienter  in  alio  dicto  suo  facto  coram  dicto 
inquisitore. 

I         Ego  Albertus   quondam   Carbonis    imperiali  auctoritate 
I  et  dicti  inquisitoris  notarins  predictis  attui,  et  ea  de  ipsius 
inquisitoris  mandato  publice  scripsi  ss.  ss.  *  [Mns.  p.  llv.°-12r.°] 


1. 


'  Udito  il  consiglio  dei  sapienti  (Mns.  p.  137  r.o)  Bonipetro  e  Giuliano 
borsari  scomunicati  vengono  rilasciati  al  bi-accio  secolare,  i  loro  beni  con- 
fiscati, essi  bruciati.  —  Negli  Atti  del  podestà.  (Archivio  di  Stato  di  Bo- 
logna) N.  134,  a  e.  5v.f  si  legge: 

die  predicto    [15  maggio  1299] 

^T"  dorainus  potestas  predictus  precipit  et  precipiendo  mandat  vobis 
predictis  depositariis,  quatenus  sine  vestri  preiuditio  etc.  detis  et  solvatis 
infrascriptis  nunciis  communis  Bononie,  seu  Lappo  Cultri  eorura  nomine, 
solidos  octo  bon.  quoniam  iverunt  die  mercurii  tertiodecimo  raensis  maij  ad 
justitiam  factara  in  campo  fori  de  duobus  ereticis  qui  fuerunt  usti  seu 
brusati,  ad  rationem  duodecim  den.  prò  quolibet  ipsorum  secundum  for- 
mam  jui'is  statutorum  ordinamentorum  provixionum  et  reformatìonum  corau- 
nis  et  populi  Bon.,  nomina  quorum  nunctiorura  sunt  hec  :  Lapus  Cultri, 
Gandulfinus  Primirani,  lohannes  de  Gavraria,  Guillelmus  Boniohannis,  Marchi- 
xinus  Guidonis,  Gerardutius  Gratiadei,  Feo  Corbini,  Andreas  de  Savigio. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  255 

V. 

Paulus   trixtinellus. 

Die  decimoseptimo  mensls  Madii    [1299]. 

d^Benincaxa  Martini  nunctius,  cappelle  sancii  Thome  de  merchato. 
civitatis  Bouonie  et  nunctius  iuratus  fratris  Guidonis  vicentini  inqui- 
sitoris  heretice  pravitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Januensi 
corani  dicto  inquisitore  constitutus,  iuravit  de  ventate  dicenda.  Et  di- 
xit  suo  sacramento  quod  cum  ipse  frater  Guido  inquisitor  faceret 
legi  et  publicari  sentencias  suas  latas  centra  Bompetrum  et  Julianum 
bursarios  condempnatos  de  crimine  heresis  et  relictos  iuditio  seculari, 
et  legerentur  diete  sententie  et  pubblicarentur  de  mandato  dicti  in- 
quisitoris  in  ecclesia  santi  Martini  de  Aposa,  quando  missa  maior  di- 
cebatur  post  evangelium  coram  populo,  d.  Paulus  Trintinellus  cap- 
pelle sancti  Martini  predicti,  detraxit  dictis  sentenciis  ipsius  inquisi- 
toris  et  officio  inquisitionis  et  ipsi  inquisitori  et  fratribus  predicato- 
ribus,  et  favorem  dedit  hereticis  et  credentibus  hereticorum  patenter 
et  manifeste,  dicendo  quod  illud  quod  fìebat  et  factum  erat  de  pre- 
dictis  Juliano  et  Bompetro  erat  malum  opus  et  quod  inquisitor  pote- 
rai tacere  scribi  illa  que  volebat,  et  quod  ipse  non  daret  de  illis 
scripturis  unam  fabam.  Et  d.  Pax  de  Saliceto  qui  erat  presens  dixit 
dicto  domino  Paulo  Trintinello:  vos  male  dicitis  et  estis  excomunicatus 
propter  verba  que  dicitis  ,  et  dictus  d.  Paulus  respondit  :  inquisitor 
non  potest  excomunicare  nec  credo  quod  excomunicatio  eius  valeat 
aliquid.  Et  dicebat  quod  dictus  Bompetrus  fuerat  bonus  homo  et  quod 
iniuste  erat  condempnatus  et  quod  magnum  peccatum  erat  factum 
de  eo  et  magnum  peccatum  erat  exheredare  fìlios  dicti  Bompetri  et 
destruere  familiam  suam.  Iterum  dicebat  quod  illi  fratres  de  Carmelo 
qui  morantur  in  dicto  loco  sancti  Martini  fuerant  viles  et  miseri  quia 
dictus  Bompetrus  dabat  eis  vinum  prò  sacrifìcio  et  ipsi  non  deffen- 
derunt  eum  nec  excusaverunt  eum  nec  iuverunt  ipsum  Bompetrum. 
Et  plura  verba  dixit  in  preiudicium  officii  inquisitionis  et  in  favo- 
rem  dicti  Bompetri,  et  predicta  dixit  coram  multis,  presentibus  et  au- 
dientibus  dicto  teste  et  dicto  domino  Pace  de  Saliceto,  Nascimbeno 
Adelardi  nunctio  dicti  inquisitoris  et  Alberto  Carbonis  notario  dicti 
inquisitoris  qui  legebat  dictas  sentencias. 


256  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Actum  Bononie  in  loco  frati'um  predicatorum,  in  domo  officii  in- 
quisitionis .  Presentibus  Millauino  de  Mediolano  et  Naseirabene  Ade- 
lardi  teslibus  vochatis. 

Ego  Albertus  quondam  Carbonis  imperiali  auctoritate  no- 
•    ^*     I  tarius  et  dicti  inquisitoris  notarius    predicta  de  eius  man- 
dato publice  scripsi  ss.  ss.  *  [Mns.  p.  12r.''-v.°j. 

VI. 

Domina  Saviabona 

[1299]  die  vigesima  secunda  mensis  Madii. 

(£"  Saviabona  Gerardi  veneciani,  cappelle  saucti  lacobi  de  Carbo- 
nensibus  cvtata  coraparuit  coram  fratre  Horaobono  boaoniensi,  viccario 
fratris  Guidonis  vicentini  ordinis  predicatorum,  inquisitoris  heretice 
pravitatis  in  Bononia  et  provincia  Lombardie  ac  Marchia  ianuensi  a 
sede  appostolica  deputati  et  iuravit  mandata  sancte  romane  ecclesie 
et  dicti  inquisitoris,  et  de  veritate  dicenda ,  dixit  suo  sacramento 
quod  die  qua  Bompetrus  et  .Julianus  fuerunt  condempnati  dixit  ipsa 
testis:  malum  habeant  fratres  quare  non  recipiunt  eos  ex  quo  volunt 
redire  ad  fidem  ^.  Item  dixit  quod  ipsa  Saviabona  dixit  eo  die,  ipsa 
existente  sub  arengheria  comunis  :  isti  fratres  predicatores  vellent 
comburri  cum  sancto  Dominico  nisi  essent  picture  que  sunt  in  ec- 
clesia. Et  dicebat  :  fratres    conduxerunt    me    ad  paupertatem  propter 

»  Per  Sentenza  del  10  giugno  1299  (Mns.  p.  72v.0-73r.0)  Paolo  Trin- 
tinelli  è  condannato  a  pagar  200  lire  impeciali.  Ma  poi  per  le  istanze 
'  venerabilis  patris  domini  fratris  lohannis  Bonon.  Episcopi  et  dominorum 
potestatis,  Capitanei,  Ancianorura  et  Consullum  et  populi  Bononie  et  mul- 
toi'um  alioruni  religiosorum  virorum  '  e  '  propter  eius  seuectutem  '  l'in- 
quisitore assolve  Paolo  Trintinelli  e  revoca  la  prima  sentenza  (Mns.  p.  76  v.^). 

2  [Mns.  p.  42  v.°]  i\_  Dominus  lohannes  de  Vernatia .  .  .  dixit...  quod 
in  platea  communis  quando  Bompetrus  et  Julianus  iudicari  debebant  per 
potestatem  et  Bompetrus  petebat  corpus  Christi  clamando  in  arengo  versus 
populura,  ipse  testis  dixit:  quomodo  potest  hoc  esse?  iste  videtur  bonus  chri- 
stianus  ego  vidi  quod  heretici  despiciunt  corpus  Christi  et  iste  petit  unde 
quomodo  posset  esse  hereticus  ex  quo  petit  corpus  Christi?  hoc  non  est 
possibile  . . . 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  257 

malum  testamentum  qiiod  fecerunt  fieri,  et  dixit  quod  predicti  noa 
babebant  peccuniam  et  si  habuissent  bene  evasissent .  Item  dixit  quod 
malum  opus  erat  illud  quod  fiebat  de  predictis  Bompetro  et  luliano, 
et  peccatum  magnum  erat  quia  Bompetrus  petebat  corpus  Christi, 
et  isti  fratres  fecerunt  malum  testamentum  prò  me. 

Actum  Bononie  in  ecclesia  sancti  Dominici  .  Presentibus  fratre 
Albrico  de  strata  malori  ordinis  predicatorum  et  Beninchasa  Martini 
nunctio  dicti  inquisitoris,  testibus  vochatis. 

Ego  Albertus  quondam  Carbonis  imperiali  auctoritate,  et 
*    "•     I  dicti  inquisitoris  notarius,  predicta  de  ipsius  mandato  scripsi 
et  pubblicavi,  ss.  ss.  '  [Mns.  p.  17  v.°]. 

VII. 

Tra  gli  altri  cbe  mormorarono  dell'  Inquisitore  per  la  condanna 
contro  Bompetro  e  Giuliano  borsari  mi  paion  notevoli  i  seguenti: 

i^  Cantus  becharius  (teste  lacobinus  filius  d.  Bomcontis  decreta- 
lium  doctoris)  avrebbe  detto  '  inquisitor  facit  hoc  quia  dictus  Bom- 
petrus noluit  ai  dare  sororem  suam  nec  consentere  eam  ipsi  inquisitori  ' . 
(Mns.  p.  41  recto). 

{17  Franciscus  Fasqualis  de  Agubio  (Thomaxo  domini  Porchon- 
tini  teste)  dicebat  '  quod  inquisitor  qui  condempnaverat  eos  et  fratres 
niagis  ess.ent  digni  conburi  quam  ipsi  Bonpetrus  et  lulianus  et  quod 
bonum  esset  ire  ad  domum  fratrum  et  ponere  ignem  in  domo  et 
conburere  inquisitorem  et  fratres  sicud  factum  fuit  Parme  '.  (Mns. 
p.  42  verso). 

{{7  Chechola  Alia  Certholini  '  iste  inquisitor  est  diabolus  '  (p.  43  v°). 

^  Bitina  fìlia  Albertini  brasfemavit  inquisitorem  turpiter  di- 
cendo '  0  gli  naschal  vermo  cane  '  (p.  43  v°). 

{P  Ymelda  Alia  Micliilini  que  dicitur  Malgarita  '  ^brasfemabat 
fratres  dicendo  etiam  quod  peccatum  erat  facere  eis  elemosinam  ' 
(p.  40  r.). 

*  Per  sentenza  del  10  giugno  1299  (Mas.  p.  72  r.  e  v.)  Madonna  Savia- 
bona  è  condannata  ad  andar  croeesignata,  a  far  determinate  pratiche  reli- 
giose, a  pagar  10  lire  imperiali.  Ma  poi,  dichiarando  ella  di  pentirsi,  è  a.s- 
scita  e  la  prima  sentenza  vien  revocata  (Mns.  p.  77  r.). 


258  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

(["Neri  filius  Deolaiti  clamabat  in  platea  comraunis  dicendo  '  dirai- 
tatur  dimitatur'  (p.  49  r°). 

{["  Philippus  filius  lohannis  clamabat  alta  voce  cum  aliis  '  mo- 
riantur  moriantur  '  inquisitor  et  fmtres  (p.  49  v.**). 

{["  Mina  filia  d.  Marchi  dixit  '  ego  tiraeo  qiiod  non  faciant  ve- 
nire fratres  lieresim  '  (p.  52  r°). 

i£  lohanna  uxor  q.  Bertholini  vellet  '  quod  populus  ì)ononicnsis 
veniret  ad  domum  fratrum  et  destrueret  domura  fratrum  sicud  factum 
fuit  Paduo'  (p.  53  v.«>). 

^  Oddus  q.  Albertini  Caxagnoli  labrum  dicit  '  quod  fratres  ma- 
xime predicatores  sepelliunt  usurarios  et  accipiunt  usui'as  et  come- 
dunt  eas  et  tenent  concubinas  et  amasias,  et  quando  transenna  per 
civitatem  deridet  eos  et  truffatur  sicud  malos  homines  rubaldos,  di- 
cendo etiam  quod  fecerunt  unum  Petrum  martirem  sanctum,  cum  non 
sit  sanctus  nec  est,  et  derridet  dictum  Petrum  martirem  *. 

Tutti  questi  mormoratori  —  sono  più  di  500  e  in  maggioranza 
donne  —  ritirano  le  loro  parole  e  vengono  assolti,  o  sono  condannati 
ad  una  tenue  multa. 

Vili. 

Petrusbonus  de  guzolo  etc. 

[1299]  die  decimoseptimo  mensis  Novembris. 

^  Frater  Gerardinus  qui  sic  appellatur  non  tamen  est  obliga- 
tus  alieni  religioni  vel  ordini,  citatus  conparuit  in  iudicio  corani 
fratre  Guidone  vicentino  ordinis  predicatorum  inquisitore  heretice  pra- 
vitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  januensi,  a  sede  appostolica 
deputato,  et  iunivit  mandata  sancte  Romane  ecclesie  et  dicti  inquisi- 
toris ,  et  dicere  puram  et  meram  veritatem  tam  de  se  quam  de 
aliis  vi  vis  et  defunctis  qui    peccarent  vel  eciam    peccavissent  in  cri- 


'  Questo  Pietro  nato  di  parenti  eretici,  fattosi  frate  predicatore  divenne 
nel  1252  inquisitore  di  Milano.  Alla  qual  città  recandosi,  da  Como,  fu  uc- 
ciso per  via  da  un  sicario  spedito  e  comprato,  dicesi,  da  eretici.  Narrano 
che  egli  trafitto  a  morte  intrise  il  dito  nel  proprio  sangue,  scrisse  per  terra 
credo  e  spirò.  Fu  canonizzato  da  Innocenzo  IV  nel  1253. 


ACTA    SANCII    OFFICII    BONONIAE  259 

mine  heresis,  vel  vel  circa  ipsum  crimem.  Interrogatus  si  cognoscit 
vel  cognovit  unquam  aliquem  hereticum  vel  hereticam  credentem, 
fautorem  vel  receptatorem  hereticorum,  vel  infamatum  aut  suspectuiii 
de  heresi  aut  male  loquentem  de  fide  catholica  ,  respondit  quod  ipse 
cognoscit  et  cognovit  aliquos  homines  et  personas  qui  non  videntur 
sibi  nec  credit  quod  sint  bone  fidei  et  bone  opinionis.  Interrogatus 
de  norainibus  eorum  ,  respondit  quod  unus  vocatur  Petrusbonus  de 
Guzolo  *  et  alius  Guido  Cistela,  ambo  de  Mulina,  et  alius  Bernardinus 
de  Monte  Valario  de  Mutina,  et  alius  Petrus,  qui  dicitur  Petrus,  et 
credit  eciam  quod  sit  de  Mutina,  et  credit  quod  predicti  non  teneant 
illam  fìdem  quam  tenent  et  predicant  fratres  predicatores  et  alii  re- 
ligiosi. Interrogatus  quare  credit  predicta ,  respondit  quod  nolunt 
laborare  nec  vivere  de  labore  suo,  et  habent  vitam  singularera  ab 
aliis  Christi  fidelibus.  Item  dixit  quod  frequenter  vidit  eos  in  ecclesia 
audientes  legi  sine  cantari  epistolam  et  evangelium  et  postea  rece- 
dunt  nec  videntur  curare  de  corpore  Christi,  nec  de  aliis  que  fiunt 
et  dicuntur  in  missa.  Item  dixit  quod  audivit  dictum  Guidonem  Ci- 
stelam  dicentem  quod  cognoscebat  quendara  hominem  qui  ambularet 
super  aquas  sicud  faciebat  sanctus  Petrus  appostolus,  et  intelligebat  de 
Gerardo  Segarello,  sicud  credit  ipse  testis.  Item  dixit  quod  predicti 
appellant  se  et  faciunt  se  appellari  et  vocari  pauperes  Christi  sive 
Minimos,  et  consueverant  appellari  apostoli.  Et  magister  L'golinus 
pictor,  cappelle  sancti  Michaelis  sit  de  factis  eorum. 

Actum  in  civitate  Mutine  in  domo  ofBcii  inquisitionis,  presenti- 
bus  fratre  Tomaxino  de  Tonsis  de  Mutina  et  fratre  Francisco  de  Bo- 
nonia,  de  ordine  fratrum  predicatorum  ,  testibus  vochatis. 


1         Ego  Albertus  Carbonis  imperiali  auctoritate  et  dicti  in- 
"    ^*     I  quisitoris  notarius  predicta  omnia  ipsius  inquisitoris  man- 
dato scripsi  et  publicavi.  [Mns.  p.  28  v°]. 


'  Fu  poi  bruciato,  come    appare  dalla    confessione    di  Biagio  da  Mon- 
porgio  (Vedi  Documento  X). 


2G0     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

IX. 

Petrus  de  monte  Umbrario 

[1299]  Die  decimo  octavo  raensis  Novembris. 

{["  Petrus  de  Monte  T*mbrario  dioccesis  mutinensis,  detentus  et 
ductus  coraparuit  in  iudicio  coram  fratre  Guidone  vicentino  inqui- 
sitore heretice  pravitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Jan uensi, 
a  sede  appostolica  deputato,  et  abiuravit  omnem  heresim,  fidem  et 
credenciam  hereticorum  ,  et  iuravit  mandata  sancte  romane  ecclesie 
et  dicti  itiquisitoris  et  dicere  puram  et  meram  veritatem  tam  de  se 
quam  de  aliis  vivis  et  defunctis  qui  peccarent  vel  etiam  peccavissent 
in  crimine  heresis,  vel  circa  ipsum  crimen.  Interrogatus  si  nunquara 
fuit  examinatus  per  aliquem  inquisitorem  vel  viccarium  eius,  respondit 
quod  sic,  scilicet  per  fratrem  Leonem  parmensem  viccarium  dicti  in- 
quisitori?, et  iuravit  coram  eo  mandata  ecclesie  et  de  veritate  di- 
cenda.  Interrogatus  respondit  quod  sunt  quinque  anni  vel  circa  quod 
recessit  a  patre  suo  et  a  parentibus  suis  et  quidam  nomine  Bonavitta 
de  Florencia,  qui  appellabat  se  pauperem  Christi  et  Minimum,  pre- 
dicavit  ipsum  testem  dicens  quod  deberet  vendere  omnia  quo  habe- 
bat  et  dare  pauperibus.  Item  dicit  quod  dictus  Bonavitta  et  alii  con- 
socii  sui  commendabant  et  laudabant  Gerardum  Segarellum  de  Parma, 
dicendo  quod  esset  bonus  homo  et  sanctus.  Interrogatus  si  audivit 
ab  illis  qui  dicunt  se  vel  faciunt  dici  pauperes  Christi  sive  minimos 
seu  apostolos  quod  tangere  hominem  vel  mulierem  et  contractare  ad 
nudum,  non  obstante  matrimonium ,  possit  exerceri  et  fieri  sine  pec- 
cato, etiam  in  locis  irapudicis,  nisi  esset  causa  infirmitatis  et  neccessita- 
tis,  respondit  quod  bene  audivit  dici  a  dictis  hominibus  quod  huiu- 
smodi  tactus  possunt  exerceri  et  fieri  sine  peccato.  Interrogatus  de 
nominibus  predictorum,  respondit  se  nescire.  Interrogatus  si  credit 
predicta,  respondit  quod  non,  imo  dicit  quod  credit  quod  tales  tactus 
impudici  sint  cum  peccato.  Interrogatus  qualem  vitara  et  qualem  sta- 
tum  habet  et  quoraodo  vivit,  respondit  quod  appellat  se  pauperem 
Christi.  Interrogatus  si  credit  quod  huiusmodi  qui  dicunt  se  pauperes 
sint  in  via  salvationis,  cum  tamen  non  laborent  et  vadant  mendi- 
cando, non  respondit,    simpliciter,  dicebat  tamen,  ut  videbatur,   quod 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  261 

essent  boni  homuies.  Interrogatus  ubi  moratur  et  ubi  hospitatur,  re- 
spondit  quod  in  domo  Thealdi  et  in  hospitali  et  in  locis  diversis , 
nec  habet  locum  determinatum  et  dicit  quod  aliquando  cantavit  : 
qui  appropinquavit  regnum  celorura  *. 

Actum  in  civitate  Mutine  in  domo  ofScii  inquisitionis,  presenti- 
bus  fratre  Thomaxino  lectore  et  fratre  Oddolino  de  Pelegrinis,  am- 
bobus  de  Mutina,  et  fratre  Francisco  bonon.  de  ordine  fratrura  pre- 
dicatorum,  testibus  vocliatis. 


Ego    Albertus  Carbonis    imperiali    auctoritate    et    dicti 
fratris  Guidonis  inquisitoris  notarius  predicta  omnia  ipsius 


1.    s, 
inquisitoris  mandato  scripsi  et  publicavi.  ss.  ss.  [Mns.  p.  29  r°] 


X. 

Blasius  .tohaxxis   de  moxzorgio 

Anno  Domini  millesimo  trecentesimo  tercio,  indictione  prima, 
die  decimo  octavo  Augusti 

^  Blasius  fìlius  quondam  lohannis  de  terra  Moncorgii  bononiensis 
diocesis,  citatus  comparuit  in  presencia  et  in  iuditio,  coram  fratre  Gui- 
done vicentino  ordinis  fratrum  predicatorum,  inquisitore  heretice  pra- 
vitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Januensi  per  sedem  apo- 
stolicam  deputato,  et  abiuravit  omnem  heresim  fidem  et  ci'edentiam 
hereticorum  et  specialiter  illorum  qui  se  dicunt  sive  qui  apostoli 
nominantur,  et  iuravit  mandata  sancte  romane  ecclesie  et  dicti 
inquisitoris  et  dicere  puram  et  meram  veritatem,  tam  de  se  quam  de 
aliis  vivis  et  defunctis,  qui  peccarent  vel  eeiam  peccavissent  in  cri- 
mine heresis  vel  circa  ipsum  crimen  sive  in  erroribus  dictorum  fal- 
sorum  apostolorum .  Interrogatus  si  cognoscit  vel  cognovit  aliquem 
hereticum  vel  hereticam,  credentem,  fautorem  vel  receptatorem  here- 
ticorum seu  dictorum  apostolorum,  vel  aliquem  male  loquentem  de 
fide  catholica,  quam  sanctissima  Romana  ecclesia,  tenet  docet  et  preci- 

'  DiRECTORiuM  Inquisitorum  p.  473  (Sif/na  exteriora  pi;r  qiiae  heretici 
Pseudoapostoli  cognoscuntur):  recedunt  cantando  per  vias  publicas,  claman- 
do :  agite  penitentiam,  quia  appropinquat  regnum  coelorum. 


262     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

pit  observari,  respondit  quocì  ipse  cognovit  et  noticiam  habuit  et 
plures  vidit  de  illis  qui  se  dicunt  sive  qui  dicuntur  apostoli  quia  vi- 
dit  et  cognovit:  Dolcinum  de  Novaria,  PetruDi  bonum  Aguzolum  de 
Mutina,  Deolajtum  de  Balugola,  Zachariarn  de  Sancta  Agata,  Nicholaum 
de  Ferraria ,  Silvani  de  Tridento,  Ansuysiam  de  Mutina,  Charam  de 
Selli.?  de  Mutina,  Fetrum  et  Johannem  *  fratres  filios  Gerardini  Trughy 
de  Moncorgio ,  Jacohura  filium  Petricini  de  Monzorgio,  Benedictum 
de  Collina,  villa  Moncorgii,  Bartholomeam  de  Plumacio,  et  alios  de 
quibus  non  recordatur  .  Itera  dixit  quod  aliquos  de  predictis,  receptavit 
in  domo  sua,  scilicet  Petrobonum  Agucolura,  ante  quam  esset  combu- 
stus,  item  Zachariarn  de  sancta  Agata,  postquam  fuit  Cruce  signatus 
per  dictum  inquisitorem,  et  eciam  a  sex  mensibus  citra,  scieng  quod 
predicti  et  alii  de  dieta  secta  et  societate  dictorum  apostolorum  es- 
sent  excomunicati  et  quod  ecclesia  romana  et  inquisitores  perse- 
quebantur  eos,  et  quod  dictus  Zacharias  fuerat  Cruce  signatus  per 
dictum  inquisitorem,  et  dixit  tamen  quod  credebat  eos  bonos  homines 
et  amicos  Dei  et  credebat  eorum  doctrine  et  documentis.  Interroga- 
tus  de  doctrina  et  documentis  eorum,  respondit  quod  audivit  eos  di- 
centes  et  docentes  et  maxime  dictum  Zachariarn  predicantem  et  do- 
centem  de  ecclesiarum  distinctione  secundum  doctrinam  Dolcini  pre- 
dicti, et  quod  Gerardus  Segarella  fuisset  bonus  homo  et  sanctus,  et 
quod  debebat  esse  papa,  ante  mortem  suam.  Item  quod  ecclesia  tem- 
pore Christi  fuit  bona  casta  paupera  et  persecuta.  Item  quod  tempore 
Sancti  Silvestri,  ecclesia  fuit  bona,  chasta,  dives  et  honorata.  Item  quod 
ecclesia  modo  est  mala  dives  et  honorata.  Item  quod  ecclesia  fuit  in 
Gerardo  Segarello  et  est  modo  in  dicto  Dolcino  et  in  sequacibus  suis 
bona  casta  paupera  et  persecuta,  sicud  fuit  tempore  Christi.  Item  de 
destrutione  ecclesie  romane  et  pastorum  eius ,  et  de  exaltatione  di- 
ctorum apostolorum,  et  quod  dictus  Dolcinus  erat  modo  principalis  et 
maior  inter  eos.  Item  de  Antechristo  et  de  Fredericho  de  Aragonia  et 
de  multis,  que  ipse  nesciret  dicere  et  explicare .  Item  dixit  quod  pre- 


'  Bruciato  nel  1308.  Nella  sentenza  contro  di  lui  che  trovasi  nel  nostro 
Mns.  Cp.  l58  v.°)  è  detto:  ivit  ad  Dolcinum  in  monte  et  ibi  cum  eo  fuit  et 
stetit  sexdecim  mensibus  sequendo  vitam,  modura,  fidem  et  septam  dicti 
Dolcini  et  suorum  .sequacium,  et  preliando  centra  eos  qui  dictum  Dolcinum, 
mandato  sedis  apostolice  ac  sancta  romane  ecclesie  obsidebant. 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONONIAE  263 

dieta  et  alia  credebat  esse  vera  et  S(?candum  bonam  et  catholicam 
doctrinam .  Interrogatns  si  credit  modo  predicta  et  predictos  aposto- 
los  esse  bonos  homines ,  respondit  quod  ipsi  sciunt  si  boni  sunt  et  si 
bona  et  vera  dicunt .  Interrogatus  de  eredentibus  fautoribus  recepta- 
toribus  et  amicis  dictorum  apostolorura  ,  respondit  :  Guillielmina  de 
Plumatio  mater  supradicte  Bartholoniee.  Item  Benvenuta  heremitta  de 
]Moncorgio,  que  mortua  est.  Item  Guillielmus  de  Mulnario  de  Mon- 
corgio.  Item  Maria  Amitta  Ansalon  de  Moncorgio.  Item  Albertus  de 
Moncorgio.  Item  presbiter  Bonagratia  qui  fuit  de  Moncorgio.  Item 
presbiter  Corvolo  de  Moncorgio  et  ipse  Blasius  testis.  Item  Gerardi- 
nus  Trugus  predictus  et  Albergiptus  eius  filius  de  Moncorgio. 

Actum  Bononie  in  domo  officii  inquisitionis,  presentibus  fratre 
Gnillielmo  vicentino  ordinis  predicatorum  et  lacobo  Petri  notarlo  te- 
stibus  *  [Mns.  p.  90  v."]. 

XI. 

Zacharias  balbi  de  sancta  agata 

a)  [1299]  Die  decimonono  mensis  Madii 

{PCacharias  tilius  Zannis  Bondi  Balbi  de  sancta  Agata  committatus 
Bononie  constitutus  coram  fratre  Guidone  vicentino  inquisitore  lieretice 
pravitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Januensi  a  sede  appo- 
stolica  deputato  in  iuditio  et  abiuravit  omnera  heresim  fidem  et 
credenciam  hereticorum,  et  iuravit  mandata  sancte  romane  ecclesie 
et  dicti  inquisitoris,  et  dicere  purara  et  meram  veritatem  tan  de  se 
quam  de  aliis  qui  peccarent  vel  eciani  peccavissent  in  crimine  here- 
sis  vel  circa  ipsum  crimem  .  Interrogatus  a  dicto  inquisitore  si  eccle- 
sia romana  et  dominus  papa  potest  sibi  precipere  quod  non  teneat 
illam  viam  et  ilhim  modum  vivendi  quod  tenet,  scilicet  quod  tenet 
illam  viam  illorum  qui  dicuutur  appostoli,  qnam  viam  reprobavit  do- 
minus papa  et  ecclesia  romana  ,  noluit  respondere  siniplicitin"  set  sub 


»  Per  sentenza  dell' ultimo  d'aprile  1300  (Ms.  p.  150v.0-151  r/^)  Biagio 
da  Mongiorgo  è  condannato  a  far  determinate  pratiche  religiose,  andar  cro- 
cesignato,  pagar  10  lire  bolognesi. 

18 


2(>4  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

condictione  et  cum  duplicitate,  dicendo  quod  tenetur  obedire  domino 
pape  et  ecclesie  romane  in  hiis  que  sunt  secundum  Dium.  Interro- 
gatus  si  vult  dimittere  viam  istam  et  raodum  vivendi  quod  tenuit  ut 
dicit  novem  annis  ,  respondit  quod  vult  ire  peregrinus  per  mundura 
et  pauper.  laterrogatus  quis  est  status  maioris  perfectionis  vel  status 
ille  qnem  tenet  aut  status  quem  tenuit  sanctus  Augustinus,  sanctus  Am- 
broxius,  sanctus  Gregorius  et  sanctus  Bernardus,  respondit  quod  ec- 
clesia Dei  fuit  in  maiori  perfectione  ab  apostolis  usque  ad  sanctura 
Silvestrum,  quia  stetit  in  paupertate,  quam  a  sancto  Silvestro  citra 
quia  habuit  divitias,  unde  credit  tenere  illam  viam  quam  tenuit  ec- 
clesia primitiva  que  fuit  in  statu  perfectionis  usque  ad  sanctum  Sil- 
vestrum et  a  sancto  Silvestro  citra  ipsa  ecclesia  fuit  in  statu  sancti- 
tatis  set  non  perfectionis  sicut  erat  prius.  Interrogatus  si  papa  ro- 
manus  qui  est  modo  habet  tantam  auctoritatem  quantam  habuit  san- 
ctus Petrus,  respondit  sic.  Interrogatus  si  sanctus  Petrus  moneret  et 
preciperet  ei  quod  dimitteret  statum  quem  tenet,  si  ipse  dimitteret , 
noluit  respondere  sempliciter  nec  absolute,  set  cum  duplicitatibus.  In- 
terrogatus si  habet  auctoritatem  predicandi  et  si  potest  predicare  , 
licet  non  sit  ei  officium  commissum,  noluit  respondere  absolute  set 
credit  quod  posset  dicere  predicando  bona  verba.  Interrogatus  si 
homo  potest  tangere  mulierem  que  non  sit  uxor  sua,  et  mulier  ho- 
minem qui  non  sit  vir  suus  et  contractare  se  mutuo  et  tangere  in 
locis  impudicis  ad  nudum,  et  hoc  possit  fieri  siue  peccato  ,  respon- 
dit quod  credit  quod  homo  et  mulier  que  non  sint  in  matrimonio,  et 
homo  cum  homine  et  mulier  cum  muliere  possunt  se  contra- 
ctare et  tangere  mutuo  ad  nudum  ,  in  locis  impudicis  et  in 
aliis  partibus  corporis,  quod  potest  esse  sine  peccato  talis  potest  esse 
intento  si  est  in  perfectione .  Et  non  videbatur  in  verbis  suis  quod 
tales  tactus  impudici  et  carnales  essent  cum  peccato,  set  possent  e- 
xerceri  sine  peccato  in  homine  perfecto  ut  dicebat .  Interrogatus  si 
tactus  isti  impudici  et  carnales  sunt  meritorii  vel  demeritorii,  noluit 
respondere  simpliciter,  set  dixit  bene  quod  non  sunt  cum  peccato  mor- 
tali et  possunt  exerceri  sine  peccato. 

Actum  Bononie  in  loco  fratrum  predicatorum,  in  domo  officii  in- 
quisitionis.  Presentibus  fratre  Homobono  bononiensi  ordinis  predica- 
torum, Nascimbene  Adelardi,  Bergamino  de  Pergamo,  Lapo  Cultri  et 
Beninchaxa  Martini    testibus  vochatis.  [Mns.  p.  13  v"] 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONOMAE  265 

Anno  Domini    millesimo    trecentesimo    tercio,    indictione   prima.    Die 
nono  mensis  decembris. 

CTZacharias  filius  quondam  Zaniboni  Balbi  de  saneta  Agata,  consti- 
tutus  in  iuditio  in  presencia  fratris  Ajmerici  bon.  viccarii  reverendi 
viri  fratris  Guidonis  vicentini  ordinis  pred.  inquisitoris  heretice  pra- 
vitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Januensi,  a  sede  apostolica 
deputati,  abiuravi!  ommem  heresim  fìdem  et  credenciam  heretico- 
rum,  et  iuravit  mandata  sancte  romane  ecclesie  et  dicti  inquisitoris 
et  viccarii  sui,  tamen  recusavit  iurare  de  veritate  dicenda,  nisi  solura 
circa  ea  qua  spectant  ad  articulos  fìdey  *  et  ad  ofRcium  inquisitionis 
in  omnibus  excepto  quod  non  intendit  nec  vult  accusare  vel  denun- 
ctiare  aliquas  personas,  que  dedissent  sibi  cibum  vel  pótum,  seu  que 
eum  et  consimilles  eius  receptassent,  seù  denunctiare  vel  accusare  seu 
cappere  aliquos  consimilles  suos,  vel  ubi  sint,  nec  dimittere  aut  re- 
linquere  statum  suum  scilicet  apostolorum  sive  pauperura.  Interroga- 
tus  si  alias  fuit  in  carcere  offlcii  inquisitionis,  respondit  quod  sic,  sci- 
licet in  eo  carcere  in  quo  nunc  est.  Interrogatus  si  abiuravit  omnem 
heresim,  fìdem  et  credenciam  hereticorum,  respondit  quod  sic.  Inter- 
rogatus si  abiuravit  doctrinam,  credenciam  et  vitam  et  septam  Gerardi 
Segarelli  de  Parma,  Dulcini  de  Novaria  et  suorum  seguacium,  respondit 
quod  iuravit  alias  in  manibus  dicti  inquisitoris  numquam  tenere  nen 
servare  vitam  et  modum  dictorum  apostolorum.  Interrogatus  si  iu- 
ravit mandata  sancte  romane  ecclesie  et  dicti  inquisitoris  et  servare 
penitenciam  sibi  impositam,  respondit  quod  sic.  Interrogatus  si  po- 
stea  fecit  contra  dictam  abiurationem  et  contra  dictum  iuramentum, 
seguendo  et  tenendo  doctrinam,  credenciam,  vitam  et  septam  ac  socie- 
tatem  Gerardi  Segarelli,  Dolcini  de  Novaria  et  suorum  seguacium,  re- 
spondit quod  sic.  Interrogatus  quare  hoc  fecit,  respondit  quod  cre- 
didit  melius  facere  observando  vitam  dictorum  apostolorum  quod  non 


'  Director  .  IxQuis  .  287  e:  Vigesimus  error  (Pseudoapostolorum)  est: 
quod  prò  nulla  causa  debet  homo  iurare  nisi  prò  artioulis  fidei,  et  omnia 
alia  possunt  celari:  Et  quantumcunque  iurent  dicere  veri  tate  ni  coram  prae- 
latis,  seu  Inquisitoribus,  non  tenentur  defendere  verbo,  seu  voce  ,  sed  so- 
.lum  in  mente  retinere.... 


266  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

servando.  Iiiterrogatus  si  dictam  doctrinam  credenciam  et  vilara  te- 
nuit  et  secutus  est  postquam  recessit  a  mandatis  dicti  inquisitoris,  respon- 
dit  quod  sic,  et  etiam  credit  et  credidit  et  usus  fuit  et  habet  voluntatem 
servandi  totis  temporibus  vite  sue,  et  si  contra  iuravit  tunc  iuravit  cum 
dolore  mentis  et  contra  conscientiara  mentis.  Interrogatus  quare  hoc 
iuravit,  respondit  quod  fecit  eo  invito  et  semper  intendens  redire  ad 
dictam  societatem  apostolorum.  Interrogatus  si  dictam  doctrinam  cre- 
denciam  et  vitam  credidit  postquam  recessit  a  mandatis  dicti  inqulsitoris 
vel  si  modo  credit  fuisse  et  esse  bonam,  veram,  sanara,  et  catholicam, 
l'espondit  quod  sic  et  quod  credit  salvare  animam  suam  observando 
dictam  vitam  et  modum  apostolorum.  Interrogatus  qualem  vitam  et 
doctrinam  facit  et  servat,  respondit  :  orare,  contemplari  vitas  et  pas- 
siones  sanctorum,  et  cum  est  bora  necessitatls  commedendi  mendi- 
cari  et  potere  ellimosinas,  et  fundamentum  vite  et  status  dictorum 
apostolorum  est  servare  paupertatem  et  omnia  vendere  et  dare  pau- 
peribus  et  bona  propria  non  habere  nec  possidere.  Item  dixit  quod 
doctrina  eius  est  predicare  et  ortari  omnes  fìdeles  et  infideles  ut  ere- 
dant  in  unum  Deum  et  trinum  in  unitate,  et  ipsum  passum  fore  prò 
genere  humano  et  descendisse  ad  infernum  et  resurressisse  a  mortuis 
torcia  die.  Item  dixit  tres  esse  congregationes  sanctorum  in  quas  de- 
bemus  credere,  quia  unum  sunt  in  eodem  velie  et  in  eadem  credu- 
litate  sequi  debemus,  videlicet  dieta  prophetarum  primo,  et  aposto- 
lorum secundo ,  et  tercio  vita  et  acta  sanctorum  doctorum  qui  pre- 
dieta  acta  et  scripturas  declaraverunt.  Item  dixit  ecclesiam  sanctam 
Dei  quatuor  habuisse  varietates  sive  rautationes,  et  qualiter  dictarum 
varietatum  fecit  Deus  venire  in  mundum  prò  meliori  fìdelium,  quarum 
prima  incepit  tempore  quo  Christus  descendit  in  mundum  et  in  qua 
ipso  Christus  expullit  superbiam  per  humilitatem  suam,  avariciam 
per  largitatem  sui  corporis  et  sanguinis,  lusiriam  per  castitatem  et 
continenciam,  et  duravit  haec  varietas  bona,  sancta,  casta  et  perfecta 
usque  ad  tempus  beati  Silvestri,  deinde  supervenit  alia  varietas  in  qua 
ecclesia  sancta  Dei  cepit  habere  possessiones  et  bona  propria,  et  dura- 
vit hoc  varietas  usque  ad  aventum  beati  Benedicti  et  monachorum 
suorum,  et  fuit  bona,  sancta  et  perfecta,  et  quia  clerici  et  monaci  et 
populi  videbantur  infirmari  in  eorum  vita  et  statu  incepit  alias  va- 
rietas sìve  status,  qui  incepit  tempore  beatorum  Dominici  et  Francisci 
et  fratrum  suorum,  quia  paupertatem  ellegerunt.  Tamen  non  credit  hodie 


ACTA    SANCII   OFFICII   BONONIAE  267 

status  dictorum  fratrutn  esse  in  tanta  perfeetione  bonitatis  sicud  erat 
tempore  dictorum  beatorum  Dominici  et  Francisci.  Interrogatus  si  credit 
quod  frater  Guido  inquisitor  predictus  offendat  Deum  in  capiendo  et 
perseguendo  eum  et  consimilles  eius,  respondit  quod  sic,  et  melius  face- 
ret  si  abstineret  se  a  predictis.  Item  dixit  quod  quartus  status  ecclesie 
est  status  paupertatis,  qui  status  iam  incepit  et  presencialiter  est  in 
eo  ipse  Zacharias  et  consimilles  sibi,  et  in  fratribus  predicatoribus  et 
minoribus  et  in  clericis  et  monachis,  et  hoc  solum  in  bonis  et  spiri- 
tualibus,  et  dixit  quod  ista  quinque  genera  bonorum  virorum  spi- 
ritualium  erunt  in  uno  eodem  velie  et  maxime  liii  qui  tunc  tempo- 
ris  vivent  scilicet  in  statn  paupertatis,  in  eo  videlicet  statu  quo  fuit 
tempore  aventus  Christi,  et  hec  debet  esse  medicina  ad  salvandum 
animas  hominum,  que  medicina  iam  incepit  in  eorum  congregatione 
paupertatis,  et  qui  vocantur  pauperes  et  apostoli.  Interrogatus  si  ec- 
clesia romana  est  bona  vel  mala,  respondit  quod  reputat  et  habet 
eam  prò  bona.  Interrogatus  si  ecclesia  habet  intellectum  et  sapien- 
tiam  scripturarum  vel  non,  respondit  quod  credit  quod  non  bene  in- 
telligunt  pastores  ecclesie  omnia  dieta  prophetarum  et  Apochalissi, 
nisi  a  Deo  eis  reveletur.  Interrogatus  si  credit  quod  revelatum  fuit 
Dolcino  de  Novaria,  de  intellectu  et  sapientia  scripturarum,  respon- 
dit quod  sic,  de  aliquibus  que  ventura  sunt,  scilicet  de  statu  pauper- 
tatis in  quo  presencialiter  est  Dolcinus  de  Novaria  et  ipse  Zacharias  et  se- 
quaces  eius,  eteritordo  predicatorum  etminorum  et  clericorum  et  mona- 
corum  et  iste  status  paupertatis  predictorum  Dolcini  et  consimillium  suo- 
rum  et  fratrum  predictorum  et  minorum  et  clericorum  et  monaco- 
rum  qui  sunt  consimilles  ipsius  Dolcini,  durare  debet  usque  ad  fìnem 
mundi.  Interrogatus  si  dictam  doctrinani  docuit  et  quociens  postquam 
recessit  a  mandatis  dicti  inquisitoris,  respondit  quod  sic  ,  et  pluries, 
secundum  documenta  et  precepta  sibi  tradita  a  Dolcino  predicto,  sci- 
licet in  civitate  Bon.  et  committatu,  et  alibi  secundum  opera  Dei  et 
fide  Dei  comuni  compillata  a  Dolcino  predicto;  noluit  tamen  dicere  in 
quibus  specialibus  locis  et  coram  quibus  personis  hoc  fecerit.  Inter- 
rogatus qui  sunt  credentes  et  soci  diete  compillacionis  et  fide}'  dicti 
Dolcini  respondit  :  ipse  Dolcinus,  Rolandinus  de  Olis  mutinensis  *,  Fre- 

^  Di  Rolandino  Je  Ollis,  bruciato  per  eretico  recidivo  (Vedi  Documento 
XIII)  appaiono  nel  nostro  Ms.  (Vedi  indice)  oltre  l'estrema  sentenza  (8  ot- 
tobre 1304)  varie  inquisizioni,  ma  perchè  non  presentano  alcun  interesse 
speciale,  ho  stimato  inutile  riprodurle  qui. 


268  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

derichus  Rampa  de  Novaria,  frater  Baldricus  de  Brisia,  Bernardinus 
bon.  de  Burgo  sancii  Felicis  peliparius  varorum,  Petrus  et  Johannes 
fratres  filii  Gerardini  Trughi  de  Monzorgio,  Jacobus  de  Magagnolis  de 
Monzorgio  et  Johannes  de  Zapolino  qui  ambo  sunt  novicii,  Amedeus 
de  Balugola  mutinonsis,  Chara  de  Mutina  et  Ysa  de  Mutina,  Jacobus 
de  Fregnano,  Ilugolinus  ferr.  peliparius,  qui  portavit  Bononiam  litte- 
ras  que  invento  fuerunt  in  pallacio  comunis  bon.  et  super  altare 
sancti  Petri,  Michael  ferr.  qui  deposuit  dictas  litteras  in  dictis  locis, 
Yvanus  ferr.  Interrogatus  de  benefactoribus  et  receptatoribus  predicto- 
rum  et  ipsius  Zachariae,  respondit  se  noUe  eos  nominare  nec  revelare. 

Actum  Bon.  in  domo  officii  inquisitionis.  Presentibus  fratre  Ja- 
cob© Chasotto  ordinis  pred,,  Guidone  Bontalenti  not.,  Nascimbene  Ade- 
lardi  et  Beninchasa  Martini  nuncio  dicti  inquisitoris,  testibus  vochatis 
et  rogatis  * .  [Mns.  p.  92  r.°  v.°]. 

XII. 

SoROR  Ghixlina 
[1304]  Die  quarto  julii. 

^  Soror  Margarita  quondam  Bitini  Falchi  que  nunc  habitat  in 
cappella  sancte  Katerine  de  Sarragocia,  juravit  mandata  sancte  romane 
ecclesie,  domini  pape  et  fratris  Pinamontis  vieharii  domini  fratris 
Guidonis  parmensis  inquisitoris  heretice  pravitatis  in  civitate  Bononie 
et  veritatem  dicere  tam  de  vivis  quam  de  mortuis  quos  sciret  pec- 
casse in  crimine  heresis,  vel  qui  eis  daret  auxilium  conscilium  vel 
favorem.  Dixit  quod  dum  iret  et  esset  causa  spigolandi  sive  colli- 
gendi  spicas  in  terra  sancte  Helene  comitatus  Bononie,  ipsa  testis,  ea 
existente  in  dieta  terra,  quodam  die  festo  de  mense  juni  proxirae 
elapsi,  quedam  que  vocatur  soror  Ghixilina  filia  Brunelli  de  dieta 
terra,   duxit  eam    ad    duas    sorores    que    morantur  in  dieta  terra  in 

'  Udito  il  consiglio  dei  sapienti,  fra  i  quali  è  il  famoso  Lambertino 
Ramponi  (]\Ins.  p.  139  v.")  Zaccaria,  Baldi  viene  rilasciato  al  braccio  seco- 
lare. La  sentenza  che  nel  Mns.  è  appena  iniziata  trovasi  nell'  Archivio  di 
Stato.  [Sezione  del  Comune,  Curia  del  Podestà,  Processi  e  sentenze  in  per- 
gamena. Anno  1303,  n.°  298.] 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONOMAE  269 

contrata  que  dicitur  Lama,  quarum  sororum,  una  vocatur  Bertholomea 
et  alia  Bona,  que  dum  iret  et  loqueretur  cum  eis,  diete  sorores  co- 
rexerunt  dictam  testem,  ne  verba  sua  dum  loqueretur  afirmaret  di- 
cendo 'si  Deus  me  adiuvet'  nec  '  in  fide  De}'  '  nec'in  bonitate'sed  ad- 
fìrmet  verba  sua  dicendo:  seguramente.  Et  dicit  quod  dieta  soror  Ghix- 
lina  ortabatur  eam  ne  verba  sua  aliter  adfirmaret,  nisi  sicud  ille  due 
sorores  dixerunt  ei.  Item  dixit  quod  ipsa  soror  Margarita  dixit  dictis 
sororibus:  ego  audio  dici  quod  quidam  qui  vocatur  Nane  de  Blanchis 
de  dieta  terra  est  vel  vult  esse  de  fratribus  qui  vocantur  Sgarmiglati  * 
sive  appostoli,  et  quod  mali  sunt  isti  appostoli  sive  sgarmiglati  et 
malam  septam  tenent  quia  persecuntur  a  fratribus  eo  quod  non  bene 
faciuut,  diete  sorores  sive  altera  earum  de  qua  non  recordatur  dixe- 
runt: beati  illi  qui  persecuntur  sive  sunt  deschacati  propter  amorem 
Dei.  Item  dicit  quod  audivit  dici  a  multis  de  (quorum  nominibus  non 
recordatur,  quod  huiusmodi  fratres  sgarmiglati  sive  appostoli  ve- 
niunt  et  hospitantur  de  die  et  de  nocte.  Item  dicit  quod  audivit  dici 
a  multis  de  quorum  nominibus  non  habet  memoriam,  quod  huiusmodi 
fratres  apostoli  morantur,  hospitantur  et  veniunt  in  domo  Salvitti  qui 
moratur  ultra  Lavinum  et  uxoris  sue  et  ambo  favent  ei.  Item  dicit 
quod  dicti  fratres  appostoli  et  hospitantur  et  morantur,  quando  ve- 
niunt in  partibus  illis,  in  domibus  illorum  de  Blanchis  qui  morantur 
in  dieta  terra  in  contrata  de  le  lame,  et  ibi  etiam  recipiunt  cibaria 
Item  dicit  quod  dum  loqueretur  cum  uxore  dicti  Salvitti  quia  male 
faciebant  quia  hospitabantur  dictos  fratres,  quia  erant  fugati  et  in- 
famati a  fratribus  predicatoribus  et  minoribus  et  a  bonis  clericis  et 
religiosis  personis  civitatis  Bononie,  et  quod  non  erat  adhuc  annus 
quod  unus  istorum  appostolorum  fuerat  combustus,  ipsa  ...  uxor  Sai- 
vitti  respondit  quod  fratres  non  bene  faciebant  et  quod  id  quod  faciebant 
eis  erat  causa  invidie  quia  invidebant  eis  et  quod  beati  illi  qui  per- . 
secuti  erant  amore  Dei,  et  dicit  quod  nominavit  eum  qui  combustus 
fuerat  in  anno  presenti  prò  heresi  et  quod  bene  cognoscebat  eum. 
Interrogata  quod  erat  nomen  eius,  respondit  quod  non  recordatur. 
Item  dicit  quod  audivit  dici  quod  quidam  qui  vocatur  Yigandellus 
iìlius  Brunelli  et  frater  diete  Ghixiline  intendit  ire  per  mundum  et 
tenere  viam  illorum  appostolorum  cum  fuerit  fìnitum  tenipus  messum 

'  Un  nome  che,  mi  pare,  ricorre  qui  per  la  prima  volta. 


270  R.  DEPUTAZIOiNE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

et  baticonum.  Et  dicit  quod  dieta  soror  Ghixilina  dixit  ei  quod  erat 
quidam  heremita  in  uno  heremo  sive  deserto,  cui  angelus  Dei  loque- 
batur  et  quod  id  quod  habebat  ab  angelo  dictus  heremita  mitetat 
istis  appostolis  et  eorura  sororibus.  Interrogata  quod  erat  nomen  dicti 
heremite  et  ubi  morabatur,  respondit  quod  dieta  soror  Ghixilina  dixit 
sibi  bene  nomen  tameu  non  recordatur  de  nomine  heremite  neque  da 
loco.  Item  dicit  quod  dieta  Gliixlina  dixit  sibi  quod  angelus  Domini 
veniebat  quandoque  ad  dictam  sororem  Bartholomeam.  Interrogata 
quomodo  hoc  sciebat ,  respondit  dieta  Ghixlina  ipsi  testi  quod  hoc 
dicebatur  in  terra  sancte  Helene.  [Ms.  p.  105,  v»  106  r".] 

XIII. 

SoROR  Bartholomea 

a) 

[1305]  die  VI  mensis  luiiij. 

^  Franeiseha  filia  condam  Conis  Chavalli  de  Musello ,  consti- 
tuta  coram  fratre  lohaehin  bononiensis  ordinis  predieatorum  ,  vicario 
fratris  Guidonis  parmensis  eiusdem  ordinis,  inquisitoris  heretice  pravi- 
tatis  in  Bononid  et  provincia  Lombardie  inferioris  per  sedem  aposto- 
licam  deputati,  juravit  mandata  sancte  romane  ecclesie  et  dieti  in- 
quisitoris ,  et  eius  vicarij  superius  nominati  ,  et  dicere  veritatem 
tan  de  se  quam  de  aliis .  Interrogata  si  cognoscit  vel  cognovit  unquam 
aliquem  hei-eticum  vel  hereticam  vivum  vel  defunctum,  vel  aliquem 
de  secta  illorura  qui  vulgariter  dicuntur  apostoli,  que  seeta  est  per 
sanctam  romanam  eeclesiam  reprobata,  vel  aliquem  de  secta  Dulcini 
de  Novaria  heretieum,  vel  qui  male  loquatur  de  fide  catholica,  respon- 
dit quod  cognoscit  Bonam  heremitam  que  reclusa  est  in  heremitorio  iuxta 
Bertaliam  et  Rovoretnlum,  que  Franeiseha  dum  transiret  et  hospita- 
retur  ibidem,  requisita  fuit  a  predicta  Bona  heremita  quorum  predi- 
cationes  audiret  et  crederet,  et  cum  ipsa  Franeiseha  respondisset, 
quod  predieatorum  et  minorum  predicationes  audiret  et  crederet , 
dixit  dieta  Bona  heremita,  quod  sic  eos  audiendo  et  credendo  que 
dicebant  et  predieabant,  ipsa  Franeiseha  erat  extra  viam  salutis,  et 
iret  ad  infernum,  que    si    aquieseeret   eidem  Bone  consulenti  haberet 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONONIAE  271 

viam  salutis,  et  ad  eam  duceret  ex  hominibus  illumiriatis  a  Deo,  que 
instruerent  eam  de  via  salutis,  si  vellet  eidem  credere,  cum  illi  tales 
si  illuminati  inmediate  a  Deo  in  scolis  veritatis  habent  scientiam 
salutis,  predicatores  autem  et  minores  non  habent,  cum  non  studeant 
nisi  in  scientia  mundana,  nec  illustrantur  a  Deo  in  coguitione  veri- 
tatis. Istos  autem  illustratos  dixit  esse  discipulos  et  de  secta  Dulcini 
de  Novaria,  quem  Dulcinum  dixit  esse  sanctum  et  illuminatum  in  me- 
diate a  Deo  et  futurum  papam,  et  deleturum  predicatores  et  minores, 
ut  potè  veritatis  inimicos.  Dixit  etiam  dieta  Bona  hereraita  eidem 
Francische  quod  Rolandinus  de  Olis  condempnatus  propter  heresim 
erat  in  paradiso  et  orabat  prò  ea,  et  addidit,  (luod  solum  propter 
hoc  quod  condempnaverunt  eum  predicatores,  ipsi  condempnationem 
eternam  accipient  a  Deo.  Dixit  etiam  quod  inter  ceteros  religiosos 
peiores  sunt  predicatores  ,  prò  eo  quod  persecuntur  istos  illustratos 
aDeO;,  qui  sunt  de  secta  Dulcini.  Quam  sororem  Bonam,  cum  quesivis- 
set  dieta  Francischa  si  illum  Dulcinum  vidisset,  que  sic  dicebat  et 
credebat  sanctum  et  iustum  ,  respondit  quod  non  viderat  eum,  sed 
illos  de  secta  sua  quos  etiam  ad  dictam  Francischam  venire  faceret, 
si  promiteret  se  velie  credere  dictis  eorum.  Dixit  etiam  quod  propter 
istam  sectam  Dulcini  quam  credit  et  tenet  fuit  expulsa  de  heremitorio 
ilio  ubi  prius  erat,  et  per  homines  de  secta  ista  Dulcini  deducta  fuit 
ad  heremitorium  in  quo  modo  residet,  et  noluit  dicere  locum  unde  ex- 
pulsa fuit,  cum  illi  tales  dixerint  predicte  Bone  quod  nulli  diceret. 
Dixit  etiam  quod  libentius  sustinuisset  mortem  sic  fecerat  Rolandinus 
quam  expulsiouem  propter  meritum  araplius  et  mercedem.  Quesivit 
etiam  dieta  Bona  a  predicta  Francischa  si  interfuisset  aliquando  predica- 
tionibus  inquisitoris,  et  cum  respondisset  (juod  sic,  et  quod  libenter 
et  devote  eum  audiret,  quasi  per  modum  compassionis  adiecit:  0  dolor 
qui  sic  decepta  es,  et  sic  deciperis  credendo  hiis  que  ab  inquisitore 
predicantur,  cum  predicatio  eius  aliena  sit  a  salute!  Et  quod  dictus 
inquisitor  magnum  locum  obtineret  in  inferno,  prò  eo  quod  predi- 
cando tot  trait  secum  ad  viam  perdicionis.  Et  dixit  quod  secure  po- 
terat  dicere  quidquid  volebat  dum  predicaret,  quia  non  habebat  qui 
responderet  eidem.  Dixit  etiam  dieta  Bona  eidem  Francisce,  (|Uod 
antequam  esset  docta  ab  istis  de  secta  Dulcini  erat  in  statu  per- 
ditionis,  sed  per  doctrinam  eorum  et  fidem  est  in  statu  salutis,  et  ita 
tenet  firmiter  sectam  istam  ,  quod  si  omnes  renunciarent  diete  secte, 


272  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA   ROMAGNA 

ipsa  sola  irimobiliter  teneret,  et  per  ea  liberi  ter  mortem  teraporalem 
subiret.  Exploravit  dieta  Bona  a  preclicta  Francischa  quas  siret  et  fa- 
ceret  oraciones,  et  cum  illa  diceret  '  0  intemerata  '  usque  ad  finem, 
respondit  dieta  Bona  quod  dictam  oracionem  gratam  non  habet,  quia 
ibi  erant  aliqua  verba  ([ue  sibi  non  placerent,  sed  non  expresit  quo 
essent  illa.  Videbatur  tamen  non  accetare  facta  Beate  Virginis  nec  ap- 
probare  quod  dieta  Francischa  ieiunabat  quolibet  sabbato  in  pane  et 
aqua  ad  honorem  Beate  Yirginis.  Dixit  etiam  predicta  Bona  quod  pre- 
dicatores  sui  de  secta  Dulcini  veniebant  ad  eam  de  nocte  et  non  de 
die  propter  timorem  fratrum  predicatorum  qui  in  brevi  destruerentur, 
et  illi  de  secta  Dulcini  pubblico  predicabunt  omni  timore  repulso. 
Quesivit  etiam  dieta  Bona  si  dieta  Francischa  comunionem  reciperet  cor- 
poris  Christi,  et  cum  respondisset  quod  libenter  et  devote  et  cum 
multa  consolatione  communicaret  et  reciperet  corpus  Christi,  dieta 
Bona  cum  nausea  conquaciendo  caput  suum  agitabat,  et  dixit  quod 
sacerdotes  nolebant  eam  comunicare,  nunquid  propter  hoc  non  sal- 
vabor.  Invitabat  autem  istam  ut  secum  maneret  et  secum  crederet, 
et  dicebat  quod  socia  sua  que  secum  aliquando  habitaverat  recessit  ab 
ea  prò  eo  quod  illos  de  secta  Dulcini  frequenter  et  ad  plures  dies  ad 
mitebat  secum  comorari.  Non  nominavit  sociam,  sed  videtur  diete  Fran- 
cisco quod  dixerit  sibi  quod  socia  fuerit  de  Policino.  Autem  omnia 
supradicta  primo  quesivit  a  dieta  Francischa  si  confitebatur  et  cui,  et 
cum  illa  respondisset  quod  Florentie  et  Bononie  predicatoribus  confi- 
tebatur, respondit  illa  :  quid  tibi  valent  ieiunia  quid  orationes  cum 
adhereas  fratribus  predicatoribus  qui  sunt  inimici  Dei?  Et  tunc  ingres- 
sa est  loqui  de  secta  Dulcini  et  magnificare  eam  ,  et  quod  illi  qui 
moriebantur  et  comburebantur  prò  dieta  secta  erant  vere  martires 
Christi,  et  multa  alia  audivit  ab  ea  de  quibus  non  recordatur.  Dixit 
etiam  dieta  Bona  diete  Francisco  :  si  viderem  te  magis  dispositam  ad 
credendum,  dicerem  tibi  alia  que  non  dico,  sed  doleo  quod  dixi,  quia 
timeo  quod  eris  alter  ludas,  sed  ex  compassione  quam  ego  habeo  de 
te,  videns  te  extra  viam  salutis,  coacta  sum  hec  tibi  dicere. 

Actum  Bononie  in  domo  fratris  Rodulfi  de  Montecalvo ,  presen- 
tibus  domino  Martino  de  Cento  notarlo  et  Rampeco  leremie  fami- 
liario  fratrum  predicatorum  de  Bononia  testibus  vocatis. 


ACTA    SANCII    OFFICII    BONONIAE  273 

Ego  Franciscus  lohannis  Bentivegne  imperiali  auctori- 
'    '  *        tate  notai'ius ,  ordinis  predicatoinim  frater    et  dicti  inqui- 
sitoris  socius,  de  maudcito  dicti  vicarii  publicavi  et  scripsi  ss.  ss. 
[Ms.  p.  135]. 

Eodem  die. 

(j["  Dieta  Francischa  corani  dicto  fratre  lohachin  vicario  dicti  in- 
quisitoris,  constituta  in  iudicio,  addendo  dicto  suo  dixit  quod  audivi 
a  dieta  Bona  quod  si  veniret  ad  sectam  predictam  et  vellet  cuna  eis 
esse,  si  faceret  quod  faciiint  et  ipsi,  videlicet  quod  in  hospiciis  viri 
et  mulieres  simul  iacent  in  eodem  lecto,  et  quidquid  faciunt  totum 
est  puritatis.  Quesivit  etiam  dieta  Bona  a  dieta  Francischa  si  virimi 
liabuerat,  conperto  quodnon,  dixit:  credis  ne  sai  vari  quia  virgo?  No- 
minavit  etiam  sibi  plures  bomiues  et  feniinas  illius  secte,  qui  non  oc- 
currunt  memorie  diete  Francisco.  Dixit  etiam  eidem  quod  secta  iila 
sciebat  plures  esse  sacerdotes.  Dixit  etiam  quod  in  cella  sua  fuit  unus 
de  dieta  secta,  qui  fuit  ibi  cum  ea  tribus  diebus  et  tribus  noctibus, 
propter  quod  socia  sua  recessit  ab  ea  et  si  dieta  Francischa  aquie- 
sceret  esso  secum,  premonebat  eam  quod  non  faceret  sicut  socia  sua 
fecerat,  sed  consentiret  in  omnibus  que  dicerentur  sibi  a  doctoribus 
liuius  secte.  Et  cum  dieta  Francischa  diceret  secum  nelle  morari,  set 
ire  Florentiam  ad  partes  suas,  dixit  dieta  Bona  quod  si  vellet  expe- 
tare  donec  homines  illius  secte  venirent,  darent  eidem  litteras  com- 
mendatorias  ad  illos  de  secta  eoruiii  qui  sunt  Florentie,  et  dixit  quod 
ibi  in  Florentia  erant  de  secta  illa  milites  et  divites,  qui  solicitabautur 
prò  Dulcino,  et  mitebant  eidem  peccuniam  in  subsidium  et  secursum, 
quem  siebant  ab  inquisitoribus  obsideri.  Item  dicit  dieta  Franci- 
scha quod  supradicta  in  alio  dicto  suo  et  que  in  isto  continentur 
audivit  a  predicta  Bona  die  sabbati,  xxviiij  mensis  maij,  et  die  ve- 
neris  ,  iiij  mensis  junii.  Item  audivit  ab  heremita  que  vocatur  soror 
Ghisela  que  moratur  in  Valdescura,  quod  quedam  transvestita  nomine 
Lacarina  de  Plumatio,  eundo  ad  sanctum  Jacobum  cum  dieta  Ghisela, 
commendabat  secta  apostolorum  et  Rolandini,  et  quod  multum  in  hoc 
molesta  erat  sibi  dum  diceret  eos  esse  sanctos,  propter  quod  dixessit 


274      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

ab  ea.  Insuper  dieta  soror  Ghisela  imposuit  diete  Franeisee  eunti  Cen- 
tum  quod  diceret  sorori  Hoaeste  que  moratui'  in  plebe  Centi  quod 
dictani  Lar-arinan  nullo  modo  reciperet  si  veniret  ad  eam,  quia  pi'opter 
ipsam  posset  habere  brigara,  et  posset  etiam  a  saneto  proposito  de- 
viare. Dieta  etiam  Bona  quesivit  a  dieta  Franeiseha  si  cognosceret 
dictam  Lacarinam,  et  rogavit  si  contigeret  eam  videre  quod  mitetur 
eam  a  se. 

Aetum  Bononie  in  domo  fratris  Rodultì  de  Monteealvo,  presen- 
tibus  dicto  fratre  Rodulfo  et  domino  Martino  de  Cento  notario,  testi- 
bus  vocatis. 

~1         Ego  Franeischi^  lohannis  Bentivegne  imperiali  auctori- 
1  tare  notarius,  ordinis  predicatorum  frater,  ©t   dicti   inqui- 


1. 


sitoris  socius,  de  mandato  ipsius  vicarij  publieavi  et  scripsi.  ss.  *  [Mns. 
p.  135  v.^]. 


'  A  di  21  luglio  SUOI"  Bartolomea  riconoscendo  '  se  errasse  et  a  via  ve- 
ritatis  deviasse,  rediens  ad  cor  suum  petit  ecclesie  romane  reunirvi  et  fide 
ortodossa  inbui  et  doceri  '  [Mns.  p.  136  v.j  ;  onde  l'Inquisitore  con  sentenza 
adì  25  luglio  1305  [Mns.  p.  85]  le  impone  di  andar  crocesignata  e  com- 
pier determinate  pratiche  religiose,  e  lavorare  e  non  star  oziosa.  Le  quali 
cose  pare  suor  Bartolomea  non  osservasse  perchè  a  p.  142  v.  trovasi  contro 
di  lei  un  '  Consilium  '  per  il  quale  viene  data  facoltà  all'inquisitore  di  con- 
dannarla come  eretica  recidiva.  A  dì  4  novembre  1307  Guido  Tascheri  in- 
quisitore forma  la  sentenza  condannatoria  contro  di  lei  rilasciandola  al 
braccio  secolai'e.  Questa  sentenza  il  medesimo  giorno  fu  letta  per  ordine 
del  podestà  dal  notaio  Ventura  al  popolo  di  Bologna  congregato  al  suono 
della  campana  in  generale  arringo;  fu  ricopiata  fra  gli  atti  criminali  del 
Podestà  dove,  in  fondo,  trovasi  questa  nota  :  Post  hoc  vero  dieta  die  incon- 
tinenti in  campo  fori  dieta  coadempnatio  et  sententia  mandata  fuit  execu- 
tioni  et  facta  fuit  executio  p.  d.  Lisciara  de  Santo  leminiano  militera  et  so- 
tiura  dicti  domini  Potestatis  et  me  infrascriptum  notarium  mandato  dicti 
domini  Potestatis ,  et  ibidem  dieta  Bartholomea  combusta  fuit  ita  quod 
mortua  est.  Presentibus  Ser  Mino  de  Colle  Notario,  Manecto  Martini 
de  Castro  fiorentino  domicello  testibus.  [Archivio  di  Stato  di  Bologna  Sez, 
del  Comune,  Curia  del  Podestà,  Processi  e  sentenze  in  Pergamena,  anno 
13071. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  275 

INCREDULI  E  BESTEMiMIATORI 

XIV. 

Domina  Brunecta. 

[1299]  Die  tercio  raensis  Madii. 

^  Richardinus  quondam  Ordelafì  de  Casi,  committatus  Bononie  , 
qui  nunc  moratur  Bononie  in  cappella  sancte  Marie  de  Oxilittis  , 
sponte  comparnit  coram  fratre  Guidone  vicentino  inquisitore  heretice 
pravitatis  in  provincia  Lombardie  et  Marchia  Januensi  a  sede  appo- 
stolica  deputato,  et  inravit  de  ventate  dicenda.  Interrogatus  si  co- 
gnoscit  aliquem  hereticum  vel  hereticam,  credentem,  fautorem,  deffen- 
sorem  et  receptatorem  hereticorum  aut  infamatum  de  heresi  vel 
male  loquentem  de  fide  eatholica,  respondit  quod  audivit  quandam 
mulierem  nomine  Brunetara,  que  tunc  morabatur  in  dieta  cappella, 
et  modo  moratur  in  hospitali  devotorum,  dicentem  quod  homini  erant 
ordinata  illa  que  sibi  adveniebant  et  contingebant,  sive  bona  sive 
mala.  Cum  enim  quidam  homo  duceretnr  ad  decapitationem,  dieta 
mulier  dixit  dicto  testi:  Magister  iste  sunt  fortunie,  et  cum  dictus  testis 
diceret  et  peteret  ab  ea,  si  dictus  homo  qui  ducebatur  ad  decapita- 
tionem potuerat  cessare  quin  commisissset  maleficia  et  homicidium 
quod  perpetravit,  ita  quod  non  decapitaretur ,  respondit  dieta  mulier 
quod  non  potuit  facere  dictus  homo  ne  committeret  dieta  peccata,  quia 
sic  ordinatum  fuit  sibi  a  Deo  in  punto  nativitatis  sue,  et  cum  dictus 
testis  reprehenderet  dictam  Brunectam,  dicendo  quod  male  dicebat 
et  quod  dieta  verba  erant  heretica  et  disputaret  cum  ea  hostendendo 
sibi  contraiium,  dieta  Brunecta  noluit  mutare  sententiam  suam,  set 
deffendebat  se  sicut  poterai,  defFendendo  dictum  errorera.  Interrogatus 
de  loco,  tempore  et  presentibus,  dixit  quod  predicta  fuerunt  in  dieta 
domo  in  qua  tunc  morabatur  dieta  Brunetta,  et  possunt  esse  qua- 
tuor  vel  qtdnque  menses.  Presentes  erant  Maria  uxor  dicti  testis  et 
quedam  alia  mulier  nomine  Sentexia,  et  dixit  consimilia  verba  et  con- 
similes  errores  frequenter  dixisse  dieta  Brunetta,  scilicet  quod  si  ali- 
quis  homo  cadit  de  scala  non  potuit  aliud  facere ,  et  si  occidit  ho- 
minem non  potuit  vitare  ne  occideret,  et  plura  talia,  ipso  teste  pre- 
sente et  audiente.  Item  dixit  quod  audivit  eam  dicentem,  quod  omnes 


276  II.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

horaines  boni  et  mali  debebaut  salvari  in  die  iudicii,  et  oranes  ire  cum 
Christo  in  paradisura,  quia  Cristus  boc  promiserat  boato  lolianni  d« 
dono  speciali;  et  hoc  frequentar  audivit  ab  ea  in  dieta  domo  et  in 
anno  proxirae  preterito,  multis  vicibus,  ipso  teste  presente  et  au- 
diente et  contradicente  sibi  et  disputante  cura  ea.  Presentibus  eciara 
et  audientibus  dictis  raulieribus.  Item  audivit  ab  ea  quod  ipsa  raulier 
non  poterat  dicere  pater  noster,  quia  tunc  veniebat  sibi  nodus  in 
gula,  et  taraem  cotidie  claraabat  et  habebat  bonam  vocera. 

Actum  Bononie  in  loco  fratrum  predicatorum  in  domo  officii  in- 
quisitionis,  presentibus  fratre  Manfredo  de  Padua,  fratre  Petro  vicen- 
tino ordinis  predicatorum  et  Milanino  de   Mediolano,  testibus  vocatis. 

'1         Ego  Albertus   quondam   Carbonis   imperiali   auctoritate 
^'     I  notarius  et  dicti  inquisitoris  notarius,  predicte  confessionis 
presens  et  publice  scripsi.  ss.  ss.*  [Mns.  p.  10  v.*'J. 

XV. 

Rezevutus  basterius. 

Anno  domini  millesimo  ducentesimo  nonagesimo  nono.  Indictione 
duodecima  die  vigesimo  Maij  (["Corbicinuscondam  Benvenuti  deGaglano 
qui  nunc  moratur  Bononie  in  cappella  sancti  Stephani,  sponte  conparuit 
coram  domino  fratre  Guidone  vicentino  ordinis  predicatorum  inquisi- 
tore heretice  pravitatis  in  provintia  Lombardie  Marchia  .Januensi  et  ci- 
vitate  Bononie,  in  iudicio,  et  iuravit  de  veritatedicenda.  Dixit  suo  sacra- 
mento quod  quidam  nomine  Recevutus  basterius  et  ad  dictam  artem 
faciendam  moratur  in  domo  Mathey  Bucconis  de  Rodaldis,  qui  fuit  de 
Muxello,  est  homo  male  fìdei  et  male  oppinionis ,  quia  quod  sit  ex  eo 
quia  ipse  Recevutus  dixit  verba  heretica  et  que  sunt  contra  fìdera 
catholicam,  quia  dixit  ipse  Recevutus  quod  fratres  non  poterant  con- 
dempnare  vel  indicare  aliquos  homines  quamvis  essent  heretici  et 
dimittere  eos  iudicio  seculari  ita  quod  interficerentur,  quia  hoc  erat 
peccatum  et  contra  Deum.  Et  cum  dictus  testis  diceret:  quomodo  potest 

'  Il  Mns.  non  contiene  alcuna  sentenza  contro  madonna  Brunetta. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  277 

hoc  esse  quia  Deus  vult  et  ordinavit  quod  iusticia  fìeret  in  terra,  et 
dictus  Recevutus  dicebat:  non  est  ita,  quia  Deus  non  ordinavit  hoc  nec 
vult  quod  ita  fìat.  Item  dicebat  ipse  Recevutus  quod  si  aliquis  homo 
auferret  alteri  homini  mille  libras  non  tenebatur  sibi  restituere  sed 
debebat  dare  pauperibus  sicud  sibi  videbatur,  et  dictus  testis  respon- 
debat  quod  non  videbatur  bonum  sibi  hoc,  et  dictus  Recevutus  per- 
severabat  in  dicto  suo.  Item  dicebat  dictus  Recevutus  quod  fratres,  sa- 
cerdotes  et  clerici  non  debebant  cantare  officium  divinum  alta  voce, 
sed  habere  cor  ad  Deum  et  dicere  factum  suum  piane  et  videbatur 
deridere  eos  quia  cantabant  alte,  et  dictus  testis  respondebat:  ymo 
hoc  videtur  bonum  quia  homines  audiunt  officium  et  confortantur  ex 
hoc,  et  ipse  Recevutus  respondebat  quod  homines  debebant  habere  cor 
contritum  et  dicere  piane.  Item  dicebat  ipse  Recenutus  quando  dictus 
testis  invitabat  eum  ad  eundum  ad  indulgentias  et  predicationes,  ipse 
Recevutus  respondebat:  ego  nolo  venire  nec  curo,  quia  ego  melius 
scio  illa  que  debent  dicere  et  predicare  quam  illi  qui  predicant.  Item 
dicebat  quod  indulgentie  que  fiebant  tempore  isto  nichil  valebant.  In- 
terrogatus  de  tempore,  loco  et  presentibus,  dixit  quod  bene  sunt  tres 
anni  vel  circha  in  quo  tempore  conversabatur  cum  dicto  Recevuto  et 
laborabat  cura  eo  pluribus  annis ,  in  quo  tempore  predicta  audivit  ab 
eo,  et  dicit  quod  predicta  audiebat  ab  eo  in  statione  quem  nunc 
habitat  et  tunc  temporis  habitabat  dictus  Recevutus,  de  presentibus 
dicit  quod  non  recordatur.  Item  dixit  dictus  testis  quod  notavit  dic- 
tum  Recevutum  quod  quando  ad  ecclesiam  vadit  quando  sacerdos 
tenet  in  manibus  corpus  Christi,  non  videtur  dictus  Recevutus  stare 
devote  sicud  alii  tìdeles,  nec  atendere,  sed  respicere  sursum  et  in 
oblico.  Item  dicit  quod  audivit  dici,  tamen  non  recordatus  a  quibus, 
quod  dictus  Recevutus  erat  alias  requisitus  et  examinatus  de  fide. 
Interrogatus  quare  non  manifestavit  predicta  cicius,  respondit  quia 
nesciebat  quod  esset  tam  magnum  peccatum  et  poriculum  ocultare 
predicta,  sed  post  quam  audivit  quod  erat  periculum  et  peccatum 
ocultare,  tunc  venit  ad  denuntiandum  predicta;  et  predicta  non  dixit 
hodio,  amore,  pretio  vel  precibus.  Hanc  testificationem  fecit  et  dixit 
in  presentia  fratris  Grimaldi,  domini  Pacis  de  Saliceto  et  fratris  Ar- 
manni  de  Ghixleriis  de  ordine  fratrum  predicatorum,  in  domo  inqui- 
sitionis  sita  intra  clausta  loci  dictorum  fratum,  Bononie. 


278     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


I         Ego  Guido  Bontalenti  imperiali  auctoritate  et  elicti  do- 
^*     !  mini  fratris  Guidonis  inquisitoris  notarius,  predicta   omnia 
ipsius  mandato  scripsi  et  publicavi  '.  [Mns.  p.  10  r."] 

XYI. 

Parte  specialis 

[1299]  die  vigesimo  primo  mensis  Madii 

^  Bertholinus  Blaxii  de  Mancoliuo,  cappelle  sancti  Senexii,  sponto 
comparuit  coram  fratre  Guidone  vicentino  inquisitore  heretice  pravi- 
tatis  in  provincia  Lombardie  ac  Marchia  ianuensi,  et  iuravit  de  ve- 
ritate  dicenda,  et  dixit  suo  sacramento  quod  audivit  quendam  nomi- 
ne Parte  specialem  de  Ugiano  districtus  Bononie,  de  cappella  sancte 
Crucis,  seu  sancte  Marie  de  Baroncella,  qui  moratur  in  domo  quon- 
dam d.  Guillielmi  de  Rombodevinis,  dicentem  quod  papa  Bonifacius 
qui  nunc  est  papa  non  erat  papa  non  esse  poterat,  quia  fecerat  oc- 
cidi  papam  Celestinum,  et  multa  mala  dicebat  de  papa  et  Cardi- 
nalibus  et  de  fratribus  predicatoribus  et  minoribus  dicendo  quod 
erant  peiores  homines  de  mundo  ;  et  hoc  audivit  ab  eo  multis  vi- 
cibus  iam  est  unus  annus  et  plus ,  et  predicta  audivit  ab  eo  in 
cappella  sancti  Georgii  ,  in  domo  in  qua  tunc  morabatur  dictus 
Parte,  ipso  teste  presente  et  audiente,  et  presentibus  eciam  domino 
Zano  de  Castello  qui  tunc  morabatur  cum  dicto  Parte,  et  nunc  eciam 
moratur  cum  eo.  Presentibus  dompno  Bonsavere  qui  fuit  de  Faven- 
cia  et  nunc  moratur  Vaneole,  presentibus  domino  Tomaxino  de  Sar- 
zana  qui  nunc  moratur  Bononie  in  domo  heredum  de  Quatordexe,  in 
cappella  sancti  Benedicti  de  Pavanensibus  seu  sancti  Martini  de  Cha- 
zanimicis  Parvis,  et  presentibus  domino  Nicholao  de  Rambertis  sco- 
lari qui  moratur  in  domo  cum  dicto  domino  Thomaxio. 


Ego  Albertus    quondam   Carbonis    imperiali  auctoritate 
et  dicti  inquisitoris  notarius,  predicta  de  ipsius  inquisitoris 


1.    s. 
'mandato  publice  scripsi  ss.  ss.  ss.  ^  [Mns.  p.  16v.°] 


•  II  Mns.  non  contiene  alcuna  sentenza  contro  Ricevuto. 

2  M.  Parte  promixit  conservare  fidera  s.  romane  cclesie  et  persequi 
hereticos  et  servare  mandata  s.  romane  ecclesie  et  dicti  inquisitoris  sub 
pena  centum  lib.  ben.  imper.  [Mns.  p.  54  v.°]. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  279 

XVII. 

Iacobus  Flamenchi 

Riassumo  qui  parecchi  atti  contro  di  lui.  Don  Enrico  figlio  di 
Rolandino  medico,  monaco  di  santa  Maria  di  Monte  Armato,  denun- 
zia (12  giugno  1299)  Iacopo  Flamenghi  monaco  dello  stesso  mona- 
stero: 'audivit  eum  dicentem  quod  non  erat  peccatum  comedere  carnes  in 
die  veneris  sive  in  festa  feria,  quia  Deus  non  preceperat  hoc ,  et  bene 
sufìciebat  homini  jeiunare  unam  quadrigesimam  et  non  plus.  Item 
quod  si  haberet  potestatem  libenter  interficeret  dominum  papa  Boni- 
facium  et  Cardinales,  quia  ipse  Bonifacius  fecerat  interfìcere  melio- 
rem  hominem  qui  esset  in  mundo,  scilicet  papam  Celestinum  qui  erat 
verus  papa  et  iste  papa  Bonifatius  non  erat  papa  de  iure  licet  esset 
de  facto.  Item  quod  non  erat  alius  infernus  nec  alius  paradisus  nisi 
mundus  iste.  Item  non  jeiuniat,  non  vadit  ad  officium  divinum  non 
dicit  missam  quamvis  sit  sanus  et  robustus  '. 

Queste  accuse  conferma  don  Guidolino  monaco,  che  aggiunge: 
'  quod  ipse  dompnus  Iacobus  pluries  exivit  de  ordine  suo  et  commi- 
xit  omicidium  et  cepit  abbatem  suum  et  ligavit  eum  et  posuit  eum 
in  cippo  '. 

Giovanni  Gariboldo  (22  giugno  Mns.  p.  21  g.*^)  racconta  '  et  si 
reprehenderetur  ab  aliquo  qui  dicat  ei:  don  lacobe  non  timetis  vos  pec- 
catum? non  habetis  vos  animan?  ipse  despicit  et  dicit  quod  persica 
habet  animam  .  Item  dicit  quod  audivit  eum  dicentem  quod  fecit  mi- 
racula  fìticia  et  falsa  eum  aqua  vite  circha  velum  beate  Marie  Yirgi- 
nis  in  civitate  Barlette  et  quod  istum  modum  seducebat  personas  et 
lucrabat  multam  pecuniam  '. 

Paolo  di  Cambio  Fregalossi  cherico  dice:  '  abbas  non  audet  eum 
punire  '. 

Richiesto  r  abate  del  monastero  (25  giugno)  perchè  non  cor- 
regga quel  suo  monaco,  risponde  :  '  quia  incorrigibilis  est  '  [Mns.  p. 
22r.°]. 


19 


280  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XVIII. 

Ugutio  q.  d.  azzolini  tetalasina 

Anno  Domini  millesimo  ducentesirao  nonagesimo  nono,  indictiono 
duodecima.  Die  vigesirao  nono  mensis  lunii. 

^  Dominus  lohannes  quondam  domini  Pacis  de  Tonvenconibus. 
cappelle  sancte  Marie  porte  Ravenatis,  sponte  comparuit  coram  fra- 
tre  Guidone  vicentino  ordinis  predicatorum  inquisitore  hereticepravitatis 
in  provincia  Lombardie  et  Marchia  lanuensi  a  sede  appostolica  deputato 
et  iuravit  de  veritate  dicenda.  Interrogatus  si  cognoscit  vel  unquam 
cognovit  aliquem  hereticum  vel  hereticam  credentem,  fautorem,  defFen- 
sorem,  receptatorem  hereticorum  autsuspectum  vel  infamatum  de  heresi, 
vel  male  loquentem  de  fide  catholica  quam  tenet  et  predicat  sancta 
romana  ecclesia,  respondit  quod  dominus  Uguitio  quondam  domini  Aco- 
lini  Tetalasina  cappelle  sancte  Agate,  est  homo  male  fidei  et  male  op- 
pinionis  et  vite,  quod  sit  ex  eo  quia  dictus  Uguitio  est  usurarius  pu- 
blicus  et  fuit  iam  sunt  multi  anni .  Item  ex  eo  quia  ipse  testis  audivit 
dictum  Uguicionem  detrahentem  verbis  Evangelii  et  predicationibus 
fratrum .  Interrogatus  quomodo  sit  hoc ,  respondit  quia  audivit  eum 
dicentem  quando  commendabantur  verba  Evangelii,  ipse  Ugucio  dice- 
bat:  0  stulti  et  fatui,  quilibet  potest  scribere  in  carta  illa  que  vult,  et  ille 
qui  scripsit  Evangelium,  potuit  scribere  quicquid  voluit.  Interrogatus 
de  loco  tempore  et  presentibus,  respondit  quod  in  dieta  cappella  sub 
trivio  de  Tetalasinis,  et  possunt  esse  duo  anni  et  plus,  et  audivit  pre- 
dieta  ab  eo  pluries,  presentibus    Pepolo  de  Pepolis,  Philipono  de  Pe- 

1  Dall'  albero  genealogico  dei  Tettalasina,  fatto  dal  Carrati  (Biblioteca  Municipale 
17,  H.  I.  3). 

Azzolino  1257 


Giovanni  Paolo  Odorico  Uguzzone 

I         GbisellaPepoli    Cassandra  da  Castel  j 

de  Britti 


Azzolina  1  Bartolomeo  [ 

Romeo  Pepoli J ,        Bartoloraea  Masina 

I  ~\  j  Ì~  I         Artenisi       Rolando  Albiroli 

Banzo       Uguzzone      ...       Tommasina     ... 

Bonella  Pepoli       1268  Giovanni  Zovenzoni 


ACTA   SANCTI   OFFICII   BONONIAE  281 

polis,  Bitino  Bitini  de  Zovencouibus,  Bitino  Petri  de  Zovenconibus  et 
aliis  de  quibus   non   recordatur .  Item  ex  eo  quia    audivit    dictum  U- 
^■uicionem  dicentem  ,  (|uando    persone    vadunt    ad    videndum    corpus 
Christi,  in  dieta  cappella  et  in  cappella  sancte  Agate  '  o  stiliti,  quo  itis 
vos  ad  videndum  aliquantulum  de    pane  ,  melius   valet    panis    quem 
habeo  in  prandio,  et  magis  proderit  michi  quam  ille  panis  quem  itis  ad 
videndum  '.  Interrogatus  de  loco,  tempore  et  presentibus,  respondit  quod 
fuit  prope  dictas  ecclesias  et  sub  trivio  dicti  Uguicionis,  et  frequentar 
audivit  dieta  verba  ab  eo  quando  persone  ibant  ad  videndum  corpus 
Christi ,  et  quando  redibant,  et  dictus  Ugiucio  tentabat  dictas  personas 
a  duobus  annis  citra ,  multociens.  Presentibus  Bagno  et  lolianne  fra- 
tribus  filiis  quondam  domini  Bonjohannis  de  Pepolis,  Philipo   Bartho- 
lomei  de  Zovenconibus  ,  Johannes  Benasai  et  aliis  de  quibus  non   re- 
cordatur. Item  dicit,  quod  dictus  Uguicioexpellit  pauperes,  nec  libenter 
videt  eos  et  dicit  'ite    ad  medicos  ' . Item  audivit  dictum  Uguitionem 
dicentem  quod  qui  bene  habet  in  mundo   isto  bene  habet  in   alio ,  et 
quod  non  est  alius  mundus   nisi  iste ,  et  hoc  multociens.  Presentibus 
dictis  testibus  a  quatuor  merisibus  citra  et  alias  in  dicto  trivio.  Item 
dicit  quando  persone  in  die  Veneris  Sancto  redeunt  de  ecclesia  sancti 
Dominici,  dictus  Uguicio  petit  '  unde  venitis  vos  ?  '  et  persone  dicunt:  nos 
venimus  de  ecclesia    sancti  Dominici,  et  vidimus  lignum  vere    Crucis 
nobis  ostensum,  dictus  Uguicio  respondit  deridendo  et  dicendo  'quod  est 
una  pecia  scani  vel  banche  ',  detrufatur  de  dicto  Ugno  crucis  ,  in  dicto 
loco ,  et  presentibus   dictis  testibus .  Et  predicta  non  dixit    hodio    vel 


Actum  Bononie  in  loco  fratrum  predicatorum,  in  domo  officii  in- 
quisitionis .  Presentibus  fratre  lacobino  de  Cummo  et  fratre  Sjmone 
Bellondini,  ordinis  predicatorum,  testibus  vochatis. 

Ego  Albertus  quondam  Carbonis  imperiali  auctoritate,  et 
dicti  fi'atris  Guidonis    inquisitoris  notarius  predicta  omnia 


1.    s 
ipsius  inquisitoris  mandato  scripsi  et  publicavi  *  [Mns.  p,  23  r."]. 


'  Il  Mns.  non  contiene  alcuna  sentenza  contro  Uguzzone  Tettalasina. 


282     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XVIIII. 

M.  Gentii.is  de  Tuscia 

Anno  Domini  millesimo  ducenteslmo  nonagesimo  nono,  indiction& 
duodecima,  die  secundo  octubris,  CT  Dominus  Montanarius  quondam 
Pergholani  ferratoris  capello  sancti  Laurentii  porte  Steri,  interroga- 
tus  mandata  sancte  romane  ecclesie,  domini  pape  et  domini  fratris 
Millidoxii  vicharii  et  procuratoris  domini  fratris  Guidonis  vicentini 
ordinis  predicar.orum  inquisitoris  heretice  pravitactis  in  provintia  Lom- 
bardie Marchia  lanuensi  et  civitatis  Bononie  a  sede  appostolica  con- 
stituti  et  dicere  veritatem,  dixit  quod  audivit  roagistrum  Gentilem  de 
Tuscia  vel  de  Marchia,  qui  moratur  in  capella  sancti  Prosperi,  dicen- 
tem  quod  homo  per  liberum  arbitrium  solum,  quod  habet  a  Deo  , 
cum  sit  in  peccato  mortali  potest  egredi  de  peccato  mortali  sine  nova 
gratia  Dei.  Item  audivit  eum  dicentem  quod  homo  existens  in  pec- 
cato mortali  non  est  mortuus  morte  gratie  sed  solum  quando  est  in 
inferno,  et  predicta  dicit  quod  dixit  proterve  ac  superbe  et  malo  modo  , 
et  dixit  quod  quando  super  hoc  inducte  fuerunt  auctoritates  sumpte 
de  libro  soliloquiorum  in  contrarium  eorum  que  dixit,  dixit  quod  nichil 
dicebat  et  erant  verba  que  non  faciebant  ad  factum,  et  quod  predi- 
etis  interfuerunt  dominus  magister  Petrus  de  XJncola,  dominus  Petrus 
de  Ungaria  scolaris  e.  sancti  Martini,  dominus  Stephanus  de  Boemia 
scolaris,  dominus  Paulus  de  Partibus  romanus  et  multi  alii  quos  non 
cognoscit,  et  predicta  fuerunt  sub  porticu  domus  lohannis  filli  con- 
dam  Fatii  de  Cento,  pauci  dies  sunt. 

~j         Ego  Guido  Bontalenti  imperiali  auctoritate  et  dicti  do- 
I  mini  fratris  Guidonis  inquisitoris  notarius,  predicta  omnia 


1. 


dicti  fratris  Millidoxii    vicharii    et    procuratoris  scripsi  et  piiblicavi  *■ 
[Mns.  p.  24r.°]. 


'  Il  Mns.  non  contiene  alcuna  sentenza  contro  M.  Gentile. 


ACTA   SANCTI   OFFICII   BONONIAE  283 

XX. 

Andreas  migli  de  florentia 
[1299]  die  quarto  mensis  Novembri?, 

(]7  Domiaus  Vanni  Ghiandonus  de  Florentia,  scolaris  Bononie  in 
legibus,  qui  habitat  in  cappella  sancte  Marie  de  Guidoschalchis,  testis 
citatus  per  Beninchaxam  Martini  nuncium  iuratum  fratris  Guidonis  vi- 
centini ordinis  predicatorum  inquisitoris  heretice  pravitatis  in  pro- 
vincia Lombardie  et  Marchia  ianuensi  a  sede  appostolica  deputati , 
comparuit  coram  dicto  inquisitore,  et  iuravit  mandata  sancte  romane 
ecclesie  et  dicti  inquisitoris  et  de  veritate  dicenda.  Interrogatus  dixit 
suo  sacramento  quod  d.  Andreas  Migli  de  Florencia  qui  habitat  Bo- 
nonie in  Saragoca,  in  contrata  filiorum  quondam  d.  Dalfini,  est  homo 
male  fidei  et  male  opinionis,  quod  sit  ex  eo  quia  audivit  ipsum  di- 
centem  verba  heretica  et  erronea,  scilicet  quod  sacramentum  altaris 
non  est  verum,  nec  possit  esse  quod  Deus  incarnatus  esset  in  hostia, 
et  quod  si  Deus  esset  maior  quam  sint  omnes  montes  de  mundo  de- 
beret  amodo  esse  consumptus  *.  Interrogatus  in  quo  loco  audivit  hoc  , 
respondit:  in  domo  dicti  domini  Andree  in  contrata  sancti  Proculi.  In- 
terrogatus de  tempore,  respondit  :  a  duobus  annis  citra.  De  mense  et 
die  non  recordatur.  Interrogatus  de  presentibus ,  respondit  :  d.  Ta- 
deus  de  Florencia ,  fìlius  Manetti ,  qui  moratur  Bononie  in  cappella 
sancti  Damiani,  d.  Taldus  de  Infangatis  de  Florencia,  qui  moratur  Bo- 
nonie, in  cappella  sancte  Crucis,  et  de  aliis  non  recordatur.  Item  dixit 
quod  audivit  dictum  Andream  dicentem  quod  libenter  vellet  quod 
bellum  esset  in  paradiso  inter  sanctos  et  quod  unus  interfìceret  a- 
lium  et  occideret.  Item  quod  papa  Bonifacius  non  est  vere  papa  et 
quicquid  fecit  contra  Collumpnenses  non  de  iure  fecit,  imo  dicebat 
quod  erant  meliores  quam  ipse  papa,  et  vellet  quod  Soldanus  veniret 
Romam  et  submergeret  papalem  sedem  et  altare  beati  Petri  et  Pauli 
tali  modo  quod  nunquam  aliquod  altare  esset  in  mundo.  Interrogatus 
de  loco,  tempore  et  presentibus,  respondit  quod  in  domo  ubi  habitabat 
d.  Geppus  de  Florencia,  in  cappella    sancti    Proculi,  a  duobus    annis 

»  Così  diceva  anche  —  teste  Brunetto  de  Ferro  —  Cursio  quondam 
Neri  Bonelle.  (Mas.  p.  33  r»). 


284      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

citra;  et  fuit  circa  festum  nativitatis  Domini,  de  die  non  recordatur. 
Presentibus  dicto  d.  Geppo  et  d.  Predo  de  Tlioloraeis  de  Senis  scolari^ 
do  aliis  non  bene  recordatur.  Et  predicta  non  dixit  hodio  vel  amore. 

Actum  Bononie  in  loco  fratrum  predicatorum  in  domo  ofRcii  in- 
quisitionis.  Presentibus  fratre  Hodoardo  Bononiensi  et  fratre  Fran- 
cisco de  Sancto  Martino  de  Apoxa ,  ordinis  predicatorum ,  testibus 
vochatis. 


Ego  Albertus  quondam  Carbonis  imperiali  auctoritate  et 
dicti  fratris  Guidonis  inquisitoris   notarius    predicta  omnia 


1.    s. 
ipsius  inquisitoris  mandato  scripsi  et  publicavi  *.  [Mn.  p.  25  r°-v°] 


XXI. 

AZZOLINUS    DE    PREPOSITO    DE    ReGIO 

[1299]  Die  quintodecimo  Novembris. 

(]7  Frater  Manfredinus  de  Campagnola,  dioccesis  Regini ,  de  or- 
dine fratrum  predicatorum,  comparuit  in  iudicio  coram  fratre  Gui- 
done vicentino  ordinis  predicatorum  inquisitore  heretice  pravitatis  in 
provincia  Lombardie  et  Marchia  lanuensi,  a  sede  appostolica  deputato, 
et  iuravit  de  veritate  dicenda,  et  dixit  quod  eodem  die  scilicet  quinto 
decimo  novembris,  in  die  dominica,  bora  qua  dictus  inquisitor  predi- 
cabat  in  ecclesia  fratrum  predicatorum  in  civitate  Regii,  et  predicabat 
specialiter  de  pertinentibus  ad  fidem  et  ad  ofRcium  inquisitionis,  et 
faciebat  legi  sententiam  domini  pape  centra  Columpnenses,  et  faciebat 
processus  suos  et  admonitiones  centra  hereticos,  credentes,  fautores  et 
receptatores  hereticorum,  et  centra  Columpnenses  et  fautores  et  a- 
diutores  eorum,  et  centra  impedientes  et  molestantes  officium  inqui- 
sitionis, sicud   patet    de    predictis   per    instrumenta    pubblica    scripta 

'  Geppo  di  Lamberto  di  Firenze  scolare,  citato,  aggiunge  aver  sentito 
talora  il  suddetto  Andrea  Migli  '  dicentera  quod  libenter  vellet  quod  prelium 
esset  in  celo  Inter  sanctos,  et  quod  unus  ocoideret  alium  et  quod  interiora 
sive  membra  sanctorum  caderent  in  terra  '.  (Mas.  p.  25  v^*).  Il  Mas.  noa. 
contiene  alcuna  sentenza  contro  Andrea  Migli. 


ACTA    SANCTI   OFFICII   BONONIAE  285 

manu  mei  Alberti  notarli  infrascripti,  Attolinus  de  Preposito  de  Regio, 
qui  consuevit  stare  in  Canonica  cum  preposito  de  Carpeneta ,  erat 
presens  in  dieta  predicatione  quando  per  dictum  inquisitorem  predicta 
dicebantur  et  fìebant.  Et  quia  dictus  Attolinus  loquebatur  et  rumo- 
rem  faciebat  cum  quibusdam  aliis,  et  inquietabat  inquisitorem,  et  im- 
pediebat  predicationem,  et  illa  que  dicebantur  et  legebantur  ibi,  ipse 
testis  dixit  illis  qui  faciebant  umorem  et  qui  loquebantur  :  vos  male 
tacitis,  quia  vos  impeditis  inquisitorem  et  predicationem  suam,  unde 
inquisitor  posset  vos  reprehendere  et  possetis  habere  brigam;  et  tunc 
dictus  Attolinus  blasfemavit  dictum  testem  dicens  :  vobis  nascatur  ver- 
mus  canis.  Et  subiunxit  ipse  Attolinus  :  eatis  ad  clamandum  in  Campa- 
gnola, cum  fratribus  illis.  Et  ipse  testis  respondit  :  vos  male  dicitis 
quia  dicitis  mihi  rusticitatem,  et  possetis  de  hoc  audire  verba  que  non 
placerent  vobis;  et  ipse  Attolinus  cepit  cominari  ipsi  testi,  et  dicere  : 
si  ego  vos  tenerem  extra ,  ego  ita  percuterem  capud  vestrum  cum 
muro  quod  oculi  vestri  exirent  de  capite.  Et  cum  ipse  testis  reprehen- 
deret  eura,  et  diceret:  inquisitor  posset  vos  punire  de  hiis  que  vos 
disistis,  ipse  Attolinus  dixit  quod  incacabat  ei.  Item  dixit  ipse  testis 
quod  audivit  a  fratre  Bernardino  converso  sacrista  in  conventu  fra- 
trum  predicatorum  de  Regio  quod  ipse  Attolinus  dixerat  quod  illi 
de  Columpna,  de  quibus  loquebatur  dictus  inquisitor  in  dieta  predi- 
catione,  erant  meliores  homines  quam  fratres,  et  hoc  audiverat  dictus 
frater  Bernardinus  a  quodam  seculari,  qui  predicta  audiverat. 

Actum  inCivitate  Regii,  in  loco  fratrum  predicatorum,  in  domo 
infìrmitorii .  Presentibus  fratre  Anthonio  ferariensi,  frate  Francisco  de 
Bononia,  de  ordine  predicatorum  et  Delavancio  de  Vicentia,  testibus 
vocatis. 


I         Ego  Albertus    quondam  Carbonis    imperiali   auctoritate 
^'     i   notarius,  et  dicti  fratris  Guidonis  inquisitoris  notarius  pre- 
dieta  omnia  ipsius  inquisitoris   mandato   scripsi    et    publicavi  '.  [Mns. 
p.  27  r°]. 


•  11  17  novembre  Azzolino  da  Preposito  promette  di  non  molestar  mai 
più  r  inquisitore  sotto  pena  dì  25  lire  imperiali. 


286  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

XXII. 

Ubaldinus  Zaffonis 
Eodem  die  loco  et  testibus  [9  agosto  1304] 

{£"  Bitinus  predictus  dixit  item,  quod  quidam  nomine  Dominicus 
sartor  de  terra  Montisbelli  est  receptator  eorum  qui  sunt  de  septa 
appostolorum.  Interrogatus  quomodo  scit ,  respondit  quia  ab  uno 
anno  citra  ipse  testis  vidit  plures  ex  dictis  appostolis  quos  non  co- 
gnoscebat  nomine  sed  eos  cognoscebat  habitu  *  et  verbis,  quia  predica- 
bant,  intrare  domum  dicti  Dominici  positam  in  burgo  Montisbelli  et  reci- 
pere  hospitalitem  cibum  et  potum  ab  eo  pluribus  vicibus  et  diversis  die- 
bus.  Interrogatus  qui  fuerunt  presentes  predictis,  respondit:  presentibus 
ipso  teste,  Ubertino  Benvenuti  de  Truglonibus  de  Montebellio.  Item  di- 
xit quod  quidam  nomine  Ubaldinus  lacobi  Zaffonis  de  Montebellio  pu- 
blice  dicit:  pingatis  in  muro  jmaginem  Dei  et  imaginem  unius  asini  et 
verberetis  utrumque  et  videbitis  quod  ita  movebitur  unus  sicud  alter; 
et  hoc  audivit  ipse  testis  dici  a  dicto  Ubaldino  ab  uno  anno  citra, 
pluries  et  pluribus  vicibus  in  terra  Montisbellii.  Presentibus  Bertho- 
lino  Troglone,  Brigata  de  Troglonibus  et  ipso  teste  et  aliis  multis. 

Ego  ydem  Guido  Bontalenti  predicta  ss.  [Mns.  p.  lil]. 


*  Martiaus  quondam  Menaboi  [Mns.  p.  Ili  v.°]  dicit  quod  domiuus  Da- 
mianus  habet  unum  vestitura  bixum  foderatura  de  pellibus  quod  dicitur 
fuisse  illorura  fratrura  appostolorura  et  specialiter  domini  Zacharie.  Invece 
Niccolò  Eymerico  nel  suo  Directorium  Inquisìtorum  [Secunda  pars,  quae- 
stio XII,-J  '  Isti  [pseudo  apostoli]  .  .  .  poeniteatiara  per  vicos  et  plateas 
praedicabaat  cum  mantello  albo  ad  collum  per  modum  palij  elevato,  et 
tunica  alba  '. 


INDICE  DEL  MANOSCRITTO 


(Gli  Atti  segnati  con  asterisco  sono  quelli  pubblicati  ) 


*  Inquisizioni  di  Ognibene  q.  Amerig-o  (29  maggio  1291)  .     .     .  p. 

*  Tre  inquisizioni  di  Bonigrino  da  Vei-ona  (17  luglio,  13,   14  ot- 

tobre  1296) » 

*  Consiglio  dei  sapienti  su  Bonigrino » 

Sentenza  contro  Bonigrino  (12  settembre  1297) » 

Inquisizione  di  Bompetro  di  Giovanni  borsaio    (23  marzo  1299)  » 

Altra  inquis.  dello  stesso  (25  marzo  1299) » 

Altra  inquis.  dello  stesso  (7  aprile   1299) >•> 

Inquis.  di  Giuliano  borsaio  (7  aprile   1299) » 

Inquis.  di  pi'ete  Giacomo  (IO  aprile  1299) » 

Inquis.  di  Diotisalvi  sopra  frate  Avancio  (2  maggio  1299)    .     .  » 

*  Inquis.  di  Riccardino  Ordelaffi  su  m.  Brunetta  (3  maggio  1299)  » 
Inquis.  di  Maria   di  Pietro  di    Serravalle    su    M.    Brunetta  (6 

maggio  1299) » 

Inquis.  di  Borapeti'o  di  Giovanni  borsaio    (11   maggio  1299)     .  » 

*  Inquis.  di  Giuliano  borsaio  (11   maggio  1299) » 

*  Inquis.  di  Benincasa  di  Martino  su  Paolo  Trintinelli  (17  mag- 

gio 1299) » 

Inquis.  di  Nascimbene  di  Adelardo  su  Paolo  T.  (17  maggio  1299)  » 

Inquis.  di  Pace  da  Saliceto  su  Paolo  T.  (18  maggio  1299).     .  » 

Inquis.  di  Paolo  Trintinelli  (18  maggio  1299) » 

*  Inquis.  di  Zaccharia  Baldi  da  S.  Agata  (19  maggio  1299)    .     .  » 
Inquis.  di  Neglore  di  Giuliano  su  m.  Saviabona  (20  maggio  1299)  » 
Inquis.  di    Alberto    Carboni    su    Paolo    Trintinelli    (20    mag- 
gio 1299  ) » 

Inquis.  di  Paolo  Trintinelli    (20  maggio  1299) »      » 

Inquis.  di  Giovanni  di  borgo  Galliera    su  Paolo  T.   (20  mag- 
gio 1299) »     15 

Inquis.  di  fra  Giovanni  su  Paolo  T.  (20  maggio  1299)    ...»      » 
Inquis.  di  fra  Albertino  su  Paolo  T.  (20  maggio  1299) ...»      » 


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288      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Inquis.  di  fra  Corradino  su  Paolo  T.  (20  maggio  1299)  .     .     .  p.  15v.° 

*  Inquis.  di  Corbicino  di  Benvenuto  su  Ricevuto  (20  naaggio  1299)  »  16 
Inquis.  di  Zaccharia  Baldi  (21   maggio  1299) »  ISv." 

*  Inquis.  di  Bertolino  di  Biagio  da  Manzolino  su  Parte  speziale 

(21   maggio  1299) »  » 

Inquis.  di  Andalò  di  Fabiano  de  Fabiani  sopra  Graziadeo  man- 
tovano (22  maggio  1299) »  17 

*  Inquis.  di  Saviabona  (22  maggio  1299) »  17v.° 

Inquis.  di  Zaccharia  Baldi  (25  maggio  1299) »  » 

Inquis.  di  Graziadeo  mantovano'  (28  maggio  1299)     ....  »  18 

Inquis.  di  Parte  speziale  (ultimo  maggio  1299) »  18  v." 

Inquis.  di  Avancio  da  Funo  (ultimo  maggio  1299) »  » 

Inquis.  di  Angeleria  di  Simon  Guidolini  su  m.*  Saviabona    (8 

giugno  1299) »  19 

Inquis.  di  frate  Tiberto  su  Parte  speziale  (10  giugno   1299)     .  »  » 
Inquis.  di  don  Enrico  monaco  su  Jacopo  Flamenghi    (12  giu- 
gno 1299) »  19  v.'^ 

Abiura  di  Paolo  Trintinelli    (14  giugno  1299) »  20 

Inquis.  di  don  Guidolino  su  Jacopo  Flamenghi  (16  giugno  1299)  »  » 

Inquis.  di  Contessa  moglie  di  Bompetro  (17  giugno  1299)  .     .  »  20v.° 

Altra  inquis.  della  medesima  (19  giugno  1299) »  21 

Inquis.  di  don  Giovanni  su  Jacopo  Flamenghi  (19  giugno  1299)  ^>  21  v.° 

Inquis.  di  Giovanni  Gariboldo  su  Jacopo  FI.  (22  giugno  1299)  »  » 
Inquis.  di  Paolo  di  Cambio  Fregalossi  sul  medesimo  Jacopo  FI. 

(22  giugno  1299) »  22 

Inquis.  di  Giovanni  abate  di  s.  Maria  di  monte  Armato  su  Ja- 
copo FI.  (25  giugno  1299» »  » 

Inquis.  di   Romengarda  di  Papazzone*  moglie  del  già  Riguzio 

de' Galluzzi  (25  giugno  1299) »  22v.° 

*  Inouis.  di  Giovanni  q.  Pace  Zovenzoni  sopra   Uguzzone  q.  Az- 

zolmo  Tetalasina  (29  giugno  1299) »  23 

Inquis.  di  Benedetto  de  Cummis  scolare  sopra  Jacopo  di  terra 

di  Clavasio  (29  giugno  1299) »  23v.° 

Inquis.  di  Nicola  Galgani    da  Pisa  scolare    sopra  Andrea  Migli 

(25  giugno  1299) >■>  » 

*  Inquis.  di  Montanario  q.   Pergholano  sopra  ni.  Gentil    de  Tu- 

scia (2  ottobre  1299) »  24 

In(juis.  di  Donato  q.  Parte  da  Firenze  (ultimo  ottobre  1299)   .  »  » 

Seconda  inquis.  del  medesimo  Donato  (ultimo  ottobre  1299)   .  »  24  v.° 

Terza  inquis.  (1."  novembre  1299) »  » 


1  Interrogatus  si  Deus  tecit  muschas,  pullices  et  buffones,  respondit  quod  nescit. 

2  Alighieri. 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONOMAE  289 

Inquis.  di  Giovanna  q.  m.  Giovanni  da  Pai'ma  sopra  la  fami-    p.     25 
glia  del  predetto  Donato  (2  novembre  1299) »      » 

*  Inquis.  di  Vanni  Ghiandoni  da  Firenze  scolare  su  Andrea  Migli 

(4  novembre  1299) »       » 

Inquis.  di  Geppo  di  Lamberto  da  Firenze  scolare  sul  medesimo 

Andrea  Migli  (4  novembre  1299) »  25v.° 

Quarta  inquis.  di  Donato  q.  Parte  da  Firenze  '  (5  novembre  1299^  »  » 

Quinta  inquis.  del  predetto  Donato-  (5  novembre  1299).     .     .  »  26 
Sesta  inquis.  del  predetto  Donato  (5  novembre  1299).     ...»      » 

Settima  inquis.  del  predetto  Donato  (7  novembre  1299).     .     .  »  26v.° 

Inquis.  di  Contessa  moglie  del  fu  Bompetro  (7  dicembre  1299)  »  » 

*  Inquis.  di  Manfredino  da  Campagnola  sopra  Azzolino  da  Pre- 

posito  (15  novembre  1299) »     27 

Inquis.  di  Bernardino  sacrista    sullo    stesso  fatto    (15    novem- 
bre 1299) »      » 

Inquis.  di  m.PetroVernicius  sullo  stesso  fatto  (ISnovembre  1299)     »     27v.° 
Referto  di  Tommasino  nunzio  dell'Inquisitore  (15  novembre  1299)     »      » 
Inquis.  di  Azzolino  del  fu  Casottino  da  Castellarano  (16  novem- 
bre 1299) »      » 

Inquisizione  di  Bartolommeo  preposto  di  Castello  sul  predetto 

Azzolino   (16  novembre  1299) »     28 

Inquisizione  di  Petrizzuolo    de  Guerris    sul  predetto    Azzolino 

(17  novembre  1299) »      » 

Seconda  inquis.  di  Azzolino  predetto  (17  novembre  1299)  .     .     »     28  v."' 

*  Inquis.  di  fra  Gerardino  su  Petrobono  da  Guzolo   (17  novem- 

bre 1299) »      » 

*  Inquis.  di  Pietro  da  monte  Umbrario  su  Bonavitta  da  Firenze 

(18  novembre  1299) »     29 

Inquis.  di  Pietrobono  q.  Zamboni^  (18  novembre  1299).     .     .     »     29?." 
Instromento  del  vicariato  di  fra  Bernardo  (non  e' è  che  l'inti- 
tolazione) (19  novembre  1299) »     30 

Precetto  ai  capi  della  Quinquagina  beccariorum  di  Modena  di 

costruire  un  ponte  e  riparare  una  via  (19  novembre  1299).     »      » 
Promissione  di  Pietro  da  monte  Umbrario  (19  novembre  1299)     »      » 
Deliberazione  di  parecchi  membri  della  Cinquantina  Beccario- 
rum di  iNIodena    sopra   un   ponte    di    contro    alla    residenza 
dell'Inquisizione  (20  novembre  1299) »     30v.° 


1  Promixit  attendere  mandata  dicti  inquisitoris  sub  pena  mille  libr.  bon. 

2  .  .  fecit  reverentiam  hereticis  pluribus  vìcibus  in  domo  d.  Trince  et  fratrum  suo- 
rum,  sciens  ipsos  esse  hereticos,  et  dicebat  eis  secundura  morera  hereticorum  .  Item  dicebat 
eis  benedicite  benedicite  pluribus  vicibus. 

3  .  .  .  audivit  .  .  .  quod  Gerardus  (Segarella)  miraculose  sanavit  quosdam  infirmos  Me- 
diolani  ,  et  eciani  Bononie  quendam  puerum  infìrmum. 


290  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Inquis.  di  Fra  Antoaio  del  fu  Giovanni  da  Ferrara  a  propo- 
sito di  predicazioni   (21  novembre  1299) p.  30v.° 

Inquis.  di  fra  Bartolomeo  de  Medicis  da  Reggio  sul  medesimo 

soggetto    (21   novembre  1299) »  31 

Inquis.  di  Tommasino  di  s.  Martino  da  Reggio    sul  medesimo 

soggetto  (21   novembre   1299) »  31  v.° 

Inquis.  di  Brunetto  dal  Ferro  su  Cursio  Bonelle  (8  agosto  1301)  »  33 

Inquis.  di  Lapo  Castellini  sul   medesimo  Cursio  (8  agosto  1301)  »  » 

Inquis.  di  Manetto  Munsirri  sul  predetta  Cursio  (8  agosto  1301)  »  » 

Citazioni  varie  dell'Inquisitore  (10  apriIe-7  novembre  1299)     .  »  34 

In  Christi  nomine  amen.  Liber  SECVRri'ATVM  hereticorvm  et  credentivm  et 

FAVTORVM  EORVM  PERTINENTES  AD  OFFICIVM  INQVISITIONIS  IN  CIVITATE  Bo- 
NONIE  TEMPORE  VENERABILIS  VIRI  DOMINI  FrATRIS  GvIDONIS  VICENTINI  OR- 
DINIS  FRATRVM  PREDICATORVM,  InQVISITORIS  HERETICE  PRAVITATIS  IN  BONONIA 
ET   IN   PROVINCIA    LOMBARDIE    AC   MARCHIA   lANVENSI. 

Inquis.  di  prete  .Jacobo  (15  aprile  1299) p.     36  v.° 

Inquis.  di  Martino  spagnolo  scolare  in  dir.  canonico,  sopra 
una  casa  che  abita  supposta  di  pertinenza  dei  Colonnesi  ri- 
belli di  s.  Chiesa  (lo  aprile  1299) »      » 

Promissione  di  Benvenuto  di  Michele  (15  aprile  1299)    ...»      » 
Inquis.  di  Bonifacio    de  Langlano    canonico    sopra  la  predetta 

casa  dei  Colonna  (14  aprile  1299) »     37 

Inquis.  di  Pantaleone  q.  Michele  da  Riosto  sopra  il  medesimo 

negozio  (16  aprile  1299) »      » 

Inquisizioni  sopra  il  predetto  negozio,  di  Matteo  di  Cambio 
notaio,  Jacobo  q.  Ventura,  Alessandro  di  Zenzanome,  Ranie- 
ro di  Rolando  Zanzi    (16-21  api-ile  1299) »     37v.° 

Vari  atti  per  il  medesimo  atfare  (16-21  aprile  1299)  ....     »      38 
Circa  500  atti  brevissimi,  la   maggior  parte    di    inquisizione  e 
condanna  contro  gente   che  mormorò    per  le    sentenze    del- 
l'Inquisitore (3  maggio-2  novembre  1299) »     39v.° 

*  Editto  generale  dell' Inquisitore  Guido  da  Vicenza  (26  aprile  1299)     »     68 
Sentenza  contro  don  Jacobo  (4  maggio  1299) »     68  v." 


Sentenza  assolutoria  del  medesimo  d.  Jacopo  (7  aprile  1299) 
Sentenza  contro  Giuliano  borsaio  (12  maggio  1299)  .  .  . 
Sentenza  contro  Bompetro  borsaio  (12  maggio  1299).  .  . 
Sentenza  contro  m."*  Saviabona  (10  giugno  1299)  .... 
Sentenza  contro  Paolo  Trintinelli  (10  giugno  1299)  .  .  . 
Sentenza  contro  Zaccharia  da  s.  Agata  (10  giugno  1299)  . 
Sentenza  contro  m.*  Romengarda  (4  luglio  1299)  .... 
Sentenza  contro  Francesco  Guidetti  (14  decerabre  1301)  .  . 
Sentenza  contro  Bonaccursio  da  Firenze  (primo  gennaio  1302) 


69 


70  v." 

72 

72v.° 

73v.° 

74 

75 

Tr; ..  o 


ACTA    SANCTI    OFFICII   BONONIAE  291 

Sentenza  assolutoria  di  Paolo  Trintinelli  (14  giugno  1299).     .    p.     76v.° 
Sentenza  assolutoria  di  nn.^  Saviabona  (15  giugno  1299)     .     ,     »     77 
Sentenza  contro  Donato  da  Firenze  (9  novembre  1299)    ...»      » 
Sentenza  assolutoria  di  Donato  da  Firenze  (10  decembre  1299)     »     77v.° 
Sentenza  assolutoria    di    Bonaccursio    da    Firenze    (1   settem- 
bre 1302) »     78 

Sentenza  contro  maestro  Giovanni  Ribaldini  (22  agosto  1303).     »      » 
Sentenza  contro  Corvolo  e  Gerardino  preti  (22  agosto  1303)  .     »     78v.° 

Sentenza  contro  Aristotile  notaio  (22  agosto  1303) »      » 

Sentenza  assolutoria    di  maestro  Giovanni  Ribaldini    (25  ago- 
sto   1303) »      » 

Sentenza  assolutoria   di   Corvolo    e  Gerardino   preti   (25   ago- 
sto  1303) »     79 

Inizio  di  sentenza  contro  Zaccharia  Baldi  da  s.  Agata    (25  a- 

gosto  1303) »      » 

Sentenza  contro  Rolandino  de  OUis  da  Modena  (8  ottobre  1304)     »     79v.° 

Sentenza  contro  Pietro  dal  Prao  (8  ottobre  1304) »     80 

Sentenza  contro  Guglielmo    de  Bianrihi    da   s.  Elena    (22  no- 
vembre 1304) »     81 

Sentenza  contro  Benvenuta  da  Piumazzo   e  Ugulino   d'  Alber- 
tino (22  novembre  1304) »     81v.° 

Sentenza  contro  Vitale  figlio  di  Control  de  la  Mane  (22  novem- 
bre 1394) »     82 

Sentenza    contro    Giovanni    d'Albertino    da    Lirano    e    contro 

Zanibello  calzolaio  (22  novembre  1304) »     82v.° 

Sentenza  contro    Giovanni  Zerbini    da  Piumazzo    (23  novem- 
bre  1304) .>     83 

Sentenza  contro  i  canonici  di  Monteveglio  (23  novembre  1304)     »     83  v." 
Sentenza  contro  i  canonici    di    s.  Maria  Maggiore    (8  decem- 
bre 1304) »     84v.° 

Sentenza  contro  Tommaso  rettore  dell'ospitai  di  s.  Stefano  (20 

decembre  1304) »     85 

Sentenza  contro  Bartolommea  (25  luglio  1305) »     85v.'* 

Sentenza  contro  don  Viviano  (22  novembre  1304)  ..-..»     86  v.° 
Inquisizione  di  Gerardo  q.  Albertino  di  Albertinatiis  sopra  Fi- 
lippo di  Aldrovandino  da  Sala  (13  gennaio  1300)     .     ...»     88 
Inquis.  di  Francesco  di  Jacobo  Ghisilieri    sopra  il  predetto  F. 

da  Sala  (13  gennaio  1300) »      88v.° 

Inquis.  di  Lambertino  di  Gerardo  Ghisilieri  (sopra  il  predetto 

F.  da  Sala  (13  gennaio  1300) »      » 

Inquisizioni  sopra  il  predetto  F.  da  Sala  di  Pietro  q.  Jacobino 
Savioli,  di  Guido  q.  Primadiciode  Primadiciis,  di  Bartolomeo 

q.  Saviolo  Savioli  (13  gennaio  1300) »     89 

*  Inquis.  di  Biagio  q.  Giovanni  da  Mongiorgio    (18  agosto  1303)     »     90 


292  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Inquis.  di  Ansaloii  di  Rolandino  da  Mongiorgiu  (18  agosto  1303)     p.  90 
Inquis.  di  Corvolo   cappellano    di   s.  Sismondo    di  Mongiorgio 

(19  agosto  1303) »  90v.° 

Inquis.  di  Gerardino    rettore    di   s.  Giovanni    di  Monte  Marvo 

(20  agosto  1303) »  » 

Citazione  dell'Inquisitore  (21  agosto  1303) »  91 

Referto  di  Nascimbene  nunzio  dell'Inquisitore  (22  agosto  1303)     »  » 

Inquis.  di  don  Bono  monaro  di  s.  Felice  (28  agosto  1303).     .     »  » 

*  Inquis.  di  Zaccaria  Baldi  da  s.  Agata  (9  decembre  1303)    .     .     »  92 

Seconda  inquis.  di  Zaccaria  Baldi  (9  decembre  1303).     ...»  92%'." 

Terza  inquis.  del  medesimo    (10  decembre  1303) »  93 

Quarta  inquis.  del  predetto    (12  decembre   1303) »  93v.** 

Quinta  inquis.  dello  stesso  (16  decembre  1303) »  94 

Inquis.  di  Rolandino  de  Ollis  da  Modena  (16  settembre  1304)  .     »  94v.° 

Seconda  inquis.  di  Rolandino  predetto   (22  settembre  1304)     .     »  » 

Terza  inquis.  del  medesimo  (22  settembre  1304) »  95 

Inquisizione  e  citazione   contro  parecchi  uomini    da  Piumazzo 
(Giovanni    di  Zaccaria  Zerbini,    Pietro    de  Gaglano,    Jacobo 

di  Pietro,  Brunetto  Basenghi)  (27  settembre  1304) ....     »  96 
Inquis.  di  p.  Jacobo    rettore    di    s.  Salvatore    di  Dosentola  (3 

ottobre  1304) »  97v.° 

Inquisizioni  contro  Berga  da  Lirano  (27  luglio  1304).     ...»  » 

Inquis.  di  Damiano  de  Bianchi  (17  agosto  1304) »  98 

Inquis.  di  Guglielmo  de  Bianchi  (17  agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Iraelda   di  Damiano  de  Bianchi    (17  agosto  1304)     .     »  98  v." 
Inquis.  di  Salvetto  di  Petrizzuolo  da  Borgo  Panigale  (18  ago- 
sto   1304) »  » 

Mandato  dell'Inquisitore  (18  agosto   1304) »  » 

Inquis.  di  Maria  q.  Osti  de  Osti  da  sant' Elena  (18  agosto  1304)     »  » 

Inquis.  di  Giovanni   de  Bianchi  (18  agosto  1304) »  99 

Inquis.  di  Guglielmo  de  Bianchi  (24-.27  agosto  1304)  ....     »      » 
Inquis.  di  Viviano  canonico  sopra  Rolandino  de  Ollis  (27  ago- 
sto   1304) »      » 

Inquis.  di  Damiano  de  Bianchi  (penultimo  agosto  1304)  ...»      » 
Inquis.  di  Imelda  figlia  di  Damiano  de  Bianchi  (30  agosto  1304)     »  99v.° 
Inquis.  di  Pietro    di  Giovanni  Butrigari    da  Piumazzo  (2  set- 
tembre r304) »  100 

Inquis.  di  Albertino  de  Ollis  (18  settembre  1304) »  » 

Prima  citazione  di  vari  disobbedienti  (8  settembre  1304)     .     .     »  100  v.** 

Seconda  citazione  (13  settembre  1304) »  » 

Terza  citazione  (21  settembre  1304) »  101 

Inquisizione  di  maestro  Jacobo  de  Mantighelli  '  (12  ottobre  1304)     »  » 

1  doctor  in  arte  ftsice  .  .  .  quasi  ex  verecundia  ,  .  .  nescivit  dare  comiatum  quibusdam 
hereticis  qui  venerunt  ad  domum  suam. 


ACTA    SANXTI    OFFICII    BONONIAE  293 

Inquis.  di  don  Benedetto  canonico  di  s.  Maria  di  Monteveglio 

(9  ottobre  1304) p.  101 

Inquis.  di   don  Vando    canonico    di    s.  Maria    di    Monteveglio 

(8  ottobre  1304) ' »     » 

Scomunica  di  Giovanni  e  Bona  de  Ostis  e  Bartolomea  q.  Gu- 

glielmina  (domenica  15  novembre  1304) »     » 

Inquis.  di  don  Bondi  (20  maggio  1304) »  102 

Inquis.  di  don  Pace  (20  maggio  1304) »     » 

Inquis.  di  Ubaldino  canonico  (20  maggio  1304) »     » 

Inquis.  di  Niccola  d'Antonio   da  Nugarano  (19  maggio  1304)  »  102 v.** 
Inquis.  di  Tommaso  rettore  dell'ospitai  di  s.  Stefano  (20  mag- 
gio   1304) »     » 

Inquis.  di  d.  Placidio   (30  maggio  1304) »  103 

Inquis.  di  Giovanna  di  Bona  da  Mongiorgio    (30  maggio  1304)  »  103  v." 
Inquis.  di  don  Pace  rettore  di  s.  Benedetto  (30  maggio  1304)  .  »     » 
Inquis.  di  don  Tancredi  da  Mugello  canonico  di  s.  Maria  Mag- 
giore (30  maggio  1304) »     » 

Inquis.  di  don  Bondi    (30  maggio  1304) »  104 

Inquis.  di  Bonduccio  q.  Salvetti  canonico  (30  maggio  1304)     .  »     » 

Inquis.  di  don  Bondi  (30  maggio  1304) »  104  v.° 

Inquis.  di  prete  Gorvolo  (5  giugno  1304) »     » 

Mandati  dell'  Inquisitore  riguardanti  don  Bondi  e  don  Gorvolo 

(6  giugno  1304) »  105 

Inquis.  di  Biagio  da  Mongiorgio  (6  giugno   1304) »     » 

Inquis.  di  Jacobo  di  Gerardino  da  Serravalle  (26  giugno  1304)  »  105  v.° 

Inquis.  di  suor   Margherita  (26  giugno  1304) »     » 

Inquis.  di  frate  Andrea  (26  giugno  1304) »  106 

Inquis.  di  Bono  q.  Villani  da  Firenze  copista  '  (9  luglio   1204)  »     » 

Inquis.  di  Bonaccursio  q.  Villani  da  Firenze  (9  luglio  1304)   .  »  106v.° 
Inquis.  di  Nascimbene  di  Giovanni  Biscellini  da  Piumazzo  (29 

luglio    1304) »     » 

Inquis.  di  Nascimbene  di  Adelardo  (29  luglio  1304).     ...»  107  v." 

Inquis.  di  Giovanni  di  Petrizzolo  (29  luglio  1304) »     » 

Inquis.  di  fra  Pinamonte  (29  luglio  1304) »     >■> 

Inquis.  di  Giovanni    di    maestro   Ardizzone    (penultimo  di  lu- 
glio 1304) »     >> 


i  Interrogatus  si  ipse  Bonus  scribit  in  diebus  dominicis,  appostolorum  et  in  aliis  festis  et 
diebus  solempnibus,  retipondit  et  dixit  sic.  Interrogatus  si  ipse  Bonus  sit  vel  nunquam  au- 
divit  dici  quod  laborare  in  diebus  dominicis  et  solempnis  sit  prohibitum  et  peccalum  re- 
spondit  et  dixit  sic  .  Interrogatus  quare  hoc  facit,  respondit  et  dixit  quod  hoc  facit  eo  quia 
proniittit  scolaribus  dare  eis  tantam  scripturam  infra  certuin  tempus  . . .  Interrogatus  si  ipse 
Bonus  unquam  dixit  quod  dare  ad  usuras  non  sit  peccatuni  ,  respondit  quod  bene  dixit  uni 
fratri  penitentie  et  cuidain  nomine  Dinus  quod  dare  ad  usuras  a  quatuor  den.  infra  non  est 
peccatum  secundum  quendam  versum  quem  ipse  Bonus  invenit  in  digesto  velieri. 


294  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Inquis.  <^i  Zannibello  di  Raniero  calzolaio   (1.°  agosto  1304)     .  p.  108 

Due  inquis.  di  Giovanni  di  Albertino  da  Lirano  (1.°  Agosto  1304)  »  108  v.** 

Due  inquis.  di  Ugolina  di  Albertino  da  Lirano  (2  agosto  1304)  »  109 

Inquis.  di  suor  Maria  detta  T  eremita  (2  agosto  1304)     ...»  109  v.° 

Inquis.  di  Giovanni  di  Albertino  da  Lirano   (2  agosto  1304)     .  »  » 

Inquis.  di  Vitale  di  Control  da  la  Mane    (6  agosto  1304)    .     .  »  HO 

Inquis.  di  Giovanni  di  Albertino  da  Lirano  (6  agosto  1304)    .  »  » 

Inquis.  di  don  Viviano  di  Guidone  (8  agosto  1304)     ....  »  110v.° 
Inquis.  di  p.  Francesco  rettore    di  s.  Pietro  di  Mongiorgio  (8 

agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Bitino  q,  Zannis  (9  agosto  (1304) »  » 

*  Seconda  inquis.  di  Bitino  q.  Zannis  (9  agosto  1304)     .     .     .     .  »  111 

Inquis.  di  don  Viviano  di  (luidone  (14  agosto  1304)    .     .     .     .  »  lllv.° 

Inquis.  di  Martino  q.  Menaboi   (15  agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Lambertino    di    Martino    da    Mongiorgio    (17    ago- 
sto   1304) »  112 

Riferto  di  Benincasa  di  Martino  notaio  dell'Inquisitore  (17  a- 

gosto  1304) »  112v.° 

Inquis.  di  fra  Foventino  da  Milano'  (19  agosto   1304)      .     .     .  »  113 

Inquis.  di  Jacobo  di  Petrizino  (22  agosto  1304) »  113v.° 

Inquis.  di  Alberghetto  di  Gerardino  Trughi  da  Mongiorgio  (23 

agosto  1304) »  114 

Mandato  dell'Inquisitore  (23  agosto  1304) »  114 v.° 

Inquis.  di  Benvenuto  de  Bianchi  (23  agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Gerardo  de  Bianchi  (23  agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Francesco  di  Giovanni  de  Bianchi  (23  agosto  1304)  »  115 

Inquis.  di  Guido  di  Benvenuto  de  Bianchi  (23  agosto   1304)     .  »  » 
Referto  di  Nascirabene  di  Adelardo  notaio  dell'  Inquisitore  (27 

agosto  1304) »  » 

Inquis.  di  Pietro  dal  Prao  (5  ottobre  1304) »  » 

Quarta  inquis.  di  Rolaudino  de  Ollis  (6  ottobre   1304)     ...»  115v.° 


1  .  .  .  Itera  dixit  quoJ  audivit  dici  quod  Maria  uxor  Salvitti  de  Sancta  Helena,  dicebat 
publice  liomiiiibus  et  personis:  videte  quod  inquisitores  et  fratres  persecuntur  illos  qui  sunt 
de  numero  appostolorum,  certe  male  faciunt  quia  isti  appostoli  sunt  boni  homines.  Et  quando 
e;;o  cocho  unam  cottam  panis  et  ipsi  fratres  appostoli  veniunt  ad  domum  raeara,  illa  cotta 
panis  durat  octo  diebus  ulterius  quod  t'aciat  quando  non  veniunt.  Et  hoc  est  propter  santi- 
tatem  ipsorum  appostolorum. 

2  .  .  .  Interrogatus  de  verbis  quibus  usus  fuit  Rolandinus  [de  Ollis]  quando  fuit  in  tega 
dicti  Damiani  de  s.  Helena,  presentibus  ipso  Jacobo,  Bona  de  Ostis  et  Yraelda  filia  ipsius 
Damiani,  respondit  quod  ipse  Rolandinus  loquebatur  de  consiliis  Christi  et  dicebat  quod 
quidam  iuvenis  ivit  ad  Christura  et  interrogavit  eum:  Domine  quid  faciendo,  vitam  eternam 
possidebo?  cui  Christus  respondit:  serva  mandata,  cui  iuvenis  iterum  dixit:  quomodo  possura 
ego  tacere  plus  ut  habeara  maiorem  perfectionem?  respondit  ei  Christus:  si  vis  perfectus  esse  vade 
et  vende  omnia  que  habes  et  da  pauperibus.  Et  in  alio  loco  dixit  Christus  quod  vulpes  fo- 
veas  habent  et  volucres  celi  nidos,    tìlius  autem  hominis  non  habet  ubi  capud  reclinet  .  .  . 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  295 

Inquis.  di  Bonamico  di  Martino  de  Lorentiis  (6  ottobre  1304) .    p.    116 
Inquis.  di  Ugolina  q.  Albertino  da  Lirano  (7  ottobre  1304)     .     »    116v.° 

Inquis.  di  Giovanni  di  Albertino  (7  ottobre  1304) »     » 

Quinta  inquis.  di  Rolandino  de  OUis  (7  ottobre  1304)     ...»    117v.° 
Seconda  inquis.  di  Pietro  dal  Prao  (7  ottobre  1304)  .     .     ,     .     »    117 
Seconda  inquis.  di  Benvenuta  ferraria  (8  ottobre  1304)  ...»    117v.° 
Secf.nda  inquis.  di  p.  Ventura  parroco  di  S.  Antonio  in  S.  Vitale 

(9  ottobre  1304) »    118v.° 

Seconda  inquis.  di  p.  Cortollo  (9  ottobre  1304) »     » 

Seconda  inquis.  di  p.  Giovanni  di  Pietro  da  Zappolino  cano- 
nico (10  ottobre  1304) »    119v.° 

Seconda    inquis.  di    Gualando    Guaraschi    da    Monteveglio  (23 

Maggio  1305) »     » 

Hoc    est    exemplum     quorundam     actorura     receptorum     sub 
examine    fratris  Bonifacii  inquisitoris  ereticorum  in  civitate 
Mutine  scripta  et  exemplata    per    rae    Guidonem  Bontalenti 
notarium  officii  inquisitionis. 
Inquis.  di  fra  Giovanni  q.  Alberto  de  Yberia  '  (4  luglio  1307)     ,     »    120 
Due  altre  inquis.  del  medesimo  fra  Giovanni  (5  luglio  1307)  .     »    120  v.° 
Inquis.  di  suor  Lazzarina  q.  lacobino  (22  luglio  1307).     ...»    121  v.° 
Altra  inquis.  della  medesima  suor  Lazzarina  (23   luglio   1307)     »    122 
Inquis.  di  Bartolo    da   Massa  circa    Guglielmo   de  Bianchi  (20 

agosto  1304) »    124 

Assoluzione  di  Bonamico  da  Castelnuovo  (6  ottobre  1304)  .  .  »  » 
Fideiussione  di  Andreolo  q.  Andreolo  (IGnovembre  1304)  .  .  »  » 
Termine  assegnato    per  la  difesa  a  Brunello    da  Piumazzo  (21 

novembre  1304) ....»» 

Inquis.  Jacopo  da  Pistoia  circa  Damiano  de  Bianchi  (26  ago- 
sto 1304) »     » 

Precetto  a  Jacobo  di  Guidone  (21  novembre   1304) »    124  v.** 

Lettera  mandata  a  Jacopo  di  Guidone  (21  novembre  1304).     .     »     » 
Fideiussione    di  Ugolotto    di  Rodolfo   da  Zappolino  (28  novem- 
bre 1304) »     » 

Inquis.  di  Ugolotto  di  Rodolfo  da  Zappolino  contro  Giovanni  di 
Gerardino  Trugli  e  Bonavisina  da  Mongiorgio  (30  novem- 
bre 1304) »     » 

Assoluzione  di  Ugolotto  (30  novembre  1304) »   125 

Inquis.  di  Bonavisina  figlia  di  Rolando  da  Mongiorgio  (1.°  de- 

cembre  1304) »     » 

Precetto  di  deposito  a  Bonavisina  (1°  decembre  1304).     ...»     » 

1  .  .  .  item  dicit  quod  sit  quod  ipsa  d.  Betixia  est  devota  et  familiaris  predictorum 
fratrum  apostolorum  et  quod  circa  finem  niensis  Maij  proxime  preteriti  dieta  Betixia  misit 
per  Romengardatn  servitrìcem  suam  ipsi  testi  quandam  anipullam  vitreani,  in  qua  erant  ossa 
quedam  combusta  .  .  . 

20 


296     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Inquis.    di  doa    Tancredi  di  s.  :\Iaria    Maggiore  (3°   decembre 

1304) P-  ^~5 

Inquis.  di  don  Rondi  (3  decembre  1304)     .     .     .     •     .     .     .     .     »    liSv." 
Termine  assegnato  a  don  Tancredi  per  udir  la  sentenza  (3  de- 
cembre  *^     * 

Inquis.  di  don  Pace  di  s.  Maria  Maggiore  (3  decembre  1304).     »     » 
Termine  assegnato  a  don  Pace  per  udir  la  sentenza  (3  decem- 
bre 1304) »     » 

Inquis.  di  Salvetto  di   Petrizzolo    da  s.    Elena    circa    Giovanni 

Osti  (4  decembre  1304) >^     » 

Inquis.  di  Damiamo  de  Bianchi  (4  decembre  1304).     ....     »    126 
Termine    assegnato  a    Salvetto    e    Damiano    per   la    difesa    (4 

decembre  1304) >>     » 

Inquis.  di  d.    Tommaso  rettore    dell'ospedale    di  s.  Stefano  (9 

decembre  1304) »     » 

Precetto  a  d.  Tommaso  di  prestar  cauzione  (9  decembre  1304)     »    126  v.° 

Cauzione  di  d.  Tommaso  (10  dicembre  1304) »     » 

Inquis.  di  m.^  Betisia  di  Giordano  Boccadiferro  (11  decembre)     »     » 
Cauzione  di  p.  Giovanni  di  S.  Antonio  (11   decembre  1304).     .     »    127 
Termine  concesso  a  don  Tommaso  per  difendersi  (11  decembre 

1304) >^     » 

Cauzione  di  Betisia  Boccadiferro  (13  decembre  1304).     ...»    127  v.° 
Citazione  di  m.  Betisia  a  difendersi  (14  decembre  1304).     .     .     »     » 

SENTENZE 
Sentenza  assolutoria  di  Zanibello  calzolaro  da  Calcara  (25  gen- 
naio 1305) »    128 

Sentenza  contro  m.  Jacobo  Manteghelli  (11  febbraio  1305).     .     »     » 
Sentenza     assolutoria     dei    canonici    di    s.    Maria     Maggiore 

fpenul.  marzo  1305) >•>    129 

Sentenza  assolutoria  di  Ubaldino  canonico  (penult.  mazo  1305)     »     » 
Sentenza  assolutoria  di  m.  Jacobo  Manteghelli  (5  aprile  1305)  .     »    129v.° 
Sentenza  contro  i  Canonici  di  S.  Antonio  (ultimo  aprile  1305)     »     » 
Sentenza    assolutoria     di    Guglielmo    de    Bianchi  (17    raagirio 

1305) »   ISt) 

Sentenza    assolutoria  di    d.    Ventura    priore  di  s.  Antonio  (20 

maggio  1305) »    130v.» 

Sentenza  assolutoria  di  don  Viviano  (20  maggio  1305)     ...»     » 

Dispensazione  di  don  Viviano  (1°  maggio  1305) »    131 

Sentenza  contro  Damiano  de  Bianchi  (23  maggio  1305)  ...»     » 
Sentenza  contro  Salvetto  da  s.  Elena  (23  maggio  1305).     .     .     »   131  v."* 
Dispensazione  del  prior  di  s.  Antonio  (22  luglio  1305)    ...»     » 
Assoluzione  di  Albertino  de  OUis  (4  gennaio  1305)      .     .     .     .     »    132 
Precetto  di  deposito  a  Damiano  de  Bianchi  (26  gennaio  1305)     »    133 
Ultima  inquis.  di  m.  Jacobo  Manteghelli  (11  febbraio  1365).     .     »     » 


ACTA    SANCTI    OFFICII    BONONIAE  297 

Inquis.    di    fra    Bonifacio    ordinis    de    peiiitencia  (13   febbraio 

1365) p  133 

Assoluzione  di  Onesta  figlia  di  Guinizello  (7  marzo  1305)    .     .  »  >> 

Inquis.  di  Pietro  da  Roduano  (14  marzo   1305) »  >> 

Cauzione  di  m.  Jacobo  Manteghelli  (3  aprile   1362)     ....  »  133v.° 
Termine  assegnato  ai  preti  di  s.  Antonio  per  la  difesa  (5  aprile 

1365) »  » 

Precetto  a  Damiano  e  Salvetto  (17  maggio)  1365 »  » 

Precetti  e  riferti  di  citazioni  fatte  a  nome  dell'Inquisitore    da 

Ugolino  Gasdiani  da  Serravalle  nunzio  (22  maggio   1305)    .  »  134 
Cauzione    di    Gualando    di    Gerardino    Guaraschi    (24   maggio 

1305) »  134v.° 

Cauzione  di  Giovanni  Zerbini  (28  maggio  1305) »  » 

Inquis.  di  m.*  Francesca  da  Piumazzo  (28  maggio   1305)     .     .  »  » 
Inquis.  di  m.*  Marchesana  da  Piumazzo  (29  maggio  1305).     .  »  135 
Fideiussori  di  m.®  Marchesana  da  Piumazzo  (29  maggio  1305)  »  » 
Inquis.  di  Francesca  da  Mugello  contro  Bona  eremita  (6   giu- 
gno 1305) »  » 

Seconda  inquis.  di  Francesca  da  Mugello  contro  Bona  eremita 

(6  giugno  1305) »  135v.° 

Terza    inquis.  di  Francesca  da  Mugello    contro   Bona  eremita 

(6  giugno  1305) »  136 

Inquis.  di  Michel  d.  Carnelvaris  sopra  la  predetta  Bona  (6  giu- 
gno 1305) »  » 

Inquis.  di  Manzolo  di  Bouacursio    da  Borgo    Panigale  (ultimo 

giugno  1305) »  136v.° 

Inquis.  di  suor  Maria  sopra  Bona  eremita  (ultimo  giugno  1305)  »  » 

Promissione  di  m.  Borghesana  ed  Imelda  (1°  luglio  1305).     .  y  >•> 

Abiura  di  Bartoloraea  q.  Pietro  da  Savigno  (21   luglio  1305)  .  »  » 

Consiglio  sopra  Bompetro  (4  aprile  1299) »  137 

Consiglio    sulla    vendita    delle    case  di    Bompetro    e    Giuliano 

(26  ottobre  1299) »  » 

Consiglio  sopra  don  Jacobo  (29  aprile  1299) »  >> 

Consiglio  sopra  Giuliano  (29  aprile  1299) »  137v.° 

Consiglio  sopra  ra.  Roraengarda  (29  aprile  1299) »  » 

Consiglio  sopra  m.  Romengarda  (11  maggio  1299) >■>  » 

Consiglio  sopra  Giuliano  (11   maggio  1299) »  138 

Consiglio  sopra  Bompetro  (11   maggio  1299) >>  » 

Consiglio  sopra  Donato  (6  novembre  1299) »  » 

Consiglio  sopra  Donato  (6  novembre  1299) »  138v.'' 

Consiglio  sopra  Donato  (7  novembre   1299) »  ■  » 


298  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Consiglio    sopra    Menaboi  q.    Pasqual    de    Putis    (0    deoembre 

1301)  ' V-  138v.° 

Consiglio  sopra  Francesco  Guidetti  (6  decembre  1301)     .     .     .  »  137 
Consiglio    sopra   Bonaccursio    Neri    Bonelle  (ultimo  decembre 

1302) »  » 

Consiglio  sopra  il  medesimo  Bonaccursio  (3  gennaio  1303) .     .  »  » 

Consiglio  sopra  Zaccaria  da  s.  Agata  (3  gennaio  1303)    ...»  i39v.° 

Consiglio  sopra  Rolandino  de  OUis  (ultimo  settembre   1304)     .  »  » 

Consiglio  sopra  Pietro   dal  Pra^  (6  ottobre   1304) »  » 

Consiglio  sopra  i  Canonici  di  s.  Maria  Maggiore  (2,4  decem- 
bre 1304) »  140 

Consigli  sopra  Ugolotto  e  Bonavisina  (18  decembre   1304)   .     .  »  » 

Consiglio  sopra  Salvetto  da  s.    Elena  (18  decembre  1304)    .     .  »  » 

Consiglio  sopra  Damiano  de  Bianchi  (19  decembre  1304)     .     .  »  UOv.** 
Consiglio    sopra    don    Tommaso    dell'ospitai  di  s.  Stefano  (18 

decembre   1304) »  » 

Consiglio  sopra  Ugolotto,    Bonavisina,  Salvetto,   Damiano  e   d. 

Tommaso  (19  decembre  1304) »  » 

Consigli    sopra  molti  e  diversi  negozi  (29  ottobre  1304).     .     .  »  141 
Consigli    sopra  molti  e  diversi  negozi  (12  decembre  1305)  .     .  »  141  v.° 
Consigli    sopra  molti  e  diversi  negozi  (24  febbraio  1306)      .     .  »  142 
Consigli    sopra  molti  e  diversi  negozi  (27  febbraio  1306)     .     .  »  142  v.° 
Consigli  sopra  molti  e  diversi  negozi  (penultimo  ottobre  1307)  »  » 
Editto    generale    dell'Inquisitore    Niccolò    Tascheri    (17    otto- 
bre   1305) »  143 

Sentenza  assolutoria  di  don  Tommaso  (5  decembre  1305)     .     .  »  143  v." 
Sentenza    assolutoria  di    don    Viviano  q.  Guidonis  (10   decem- 
bre 1305) »  144 

Sentenza  contro    Bonvisina  da  Mongiorgio  (17  decembre  1305)  »  144  v.° 
Sentenza    contro    Imelda    de  Bianchi    da  S.  Elena  (penultimo 

decembre  1306) »  » 

Sentenza  contro    Maria  moglie  di  Salvetto  (penultimo   decem- 
bre 1306) »  145 

Sentenza  assolutoria  delle  predette  Imelda  e  Maria  (penultimo 

decembre  1306) »  145  v.° 

Sentenza    contro    Richelda    Lanfranchini    Scortighini  da  Piu- 

mazzo  (ultimo  decembre  1306) »  » 


1  ...  et  insuper  quod  ecclesia  que  constructa  fuit  ad  procurationem  dicti  Menaboy  ultra 
Padum  ex  opposito  ville  Miliarii  districtus  ferrar,  ad  honorem  angeli  aliquando  dampnati 
et  nunc  cousecuti  miram  ut  docebat  dictus  Menaboy  et  quem  angelum  nominabat  Celesti- 
num,  funditus  destruatur. 

2  .  .  .  tanquam  hereticum  et  relapsum  in  heresim  abiuratani  .  .  .  tradetur  eum  iuditi 
et  brachi»  seculari. 


ACTA    SANCTI    OFFICII   BONONIAE  299 

Sentenza  contro  Gualando  di  Gerardino   Guaraschi  da  Monte- 
veglio  (14  gennaio  1306) p.   14G 

Sentenza  contro  Francesca  e  Marchesana  da  Piumazzo  (18  gen- 
naio 1306) »    146v.<» 

Sentenza    assolutoria   di    Guidotto  e  Giovanni   da  Monteveglio 

(19  gennaio  1306) »     » 

Sentenza  assolutoria  di  Damiano  de  Bianchi  (20  gennaio  1306).     »    147  v.** 
Sentenza   assolutoria  di  Gualando  da  Monteveglio  (21  gennaio 

1306) »     » 

Sentenza  assolutoria  di  Vitale  da  Piunoazzo  (21   gennaio  1306)     »    147 
Sentenza  contro  Corbolo  e  suoi    complici    da   Monteveglio  (22 

gennaio  1306) »     » 

Sentenza  contro  Martino  di  Giovanni  Valentini  da  s.  Giovanni 

in  Persiceto  (28  aprile  1306) »    148 

Sentenza  assolutoria  di  Richeldina  Scortighini  (22  aprile  1306)     »    148  v.° 
Sentenza    contro    Giovanni    Zonis    de    Polis  da  s.  Giovanni  in 

Persiceto  (26  aprile  1306) »     » 

Sentenza  contro  Francesca  e  Richeldina  da  Piumazzo  (28  aprile 

1306) »    149 

Sentenza  contro  Brunello  da  s.  Elena »    149v.° 

Sentenza  contro  Giovanni  e  Bartolino  di  Pietro  Ballugani  (29 

aprile  1306) »     » 

Sentenza    contro    Beatrice  e  Michele  de  Ostis  da  s.  Elena  (29 

aprile  1306) »    150 

Sentenza    assolutoria    di    Francesca    moglie    di    Francesco    da 

Piumazzo  (29  aprile  1306) »     » 

Sentenza  contro  Biagio  da  Mongiorgio  (ultimo  aprile    1306)     .     »    150  v.° 
Sentenza    contro    Guidone    Paucere    da    Paderno    (1°    maggio 

1306) »    151 

Sentenza  assolutoria  di  Salvetto  da  s.  Elena  (3  maggio   1306).     »    151  v." 
Sentenza  contro  Giuliano  e  Arardo  da  s.  Elena  (3  maggio  1306)     »     » 
Sentenza  contro  Uguzzone  da  Mongiorgio  (9  maggio  1306).     .     »    152 
Sentenza    assolutoria    di  Ghisolina ,  Michelina    e    Vei'diana  da 

Mongiorgio  (9  maggio  1306) »    152v.° 

Sentenza  assolutoria  di   Azzone  da  s.  Elena  (9  luglio  1306)     .     »    153 
Sentenza  contro  Uguzzone  da  Mongiorgo  (9  maggio  1306)  .     .     »    153  v.° 
Sentenza    assolutoria    di    Corbolo  e    Beatrice    sua    moglie   (19 

maggio  1306) »   154 

Sentenza  di  Geminiano  e  Brunetto  fratelli  (25  ottobre  1306)    .     »     » 
Sentenza  assolutoria  di  Ghiselina  e  Uguzzone  (23  marzo  1307)     »    154  v." 
Sentenza     assolutoria    di    Guido     da    Montemario     (1°    aprile 

1307) »     » 

Sentenza    assolutoria    di    Giovanni    e    Bertolino    da     Balugola 

(25  aprile  1307) »    155 


300     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Sentenza    contro    suor    Bartolomea    da    Savigno    (4   novembre 

1307) p.   155 

Sentenza  contro  Richelda  q.  Lanfrancbino  da  Piumazzo  (4  no- 
vembre 1307) »   156 

Sentenza  contro  Uguzzone  di  Benedetto  da  Samoggia  (4  no- 
vembre 1307) »    156  v.o 

Sentenza  contro  Raniero  di  Rolandino  e  Rolandino  di  Berto- 
luccio  da  Samoggia  (4  novembre  1307) »    157 

Sentenza  assolutoria  di  Richelda  e  Francesca  sorelle  da  Piu- 
mazzo (15  novembre   1307) »     » 

Sentenza  assolutoria  di  Raniero  di  Rol.  e  Rol.  di  Bert.  pre- 
detti (18  novembre  1307) »     » 

Sentenza  assolutoria  di  Ugolotto  di  Rodolfo  di  Ugolotto  da  Zap- 

polino  (14  decembre  1307) »    157  v." 

Sentenza  assolutoria  di    Pier  da  Savigno  (23    maggio    1308)     .     »     » 

Sentenza    assolutoria    di    p.    Gregorio    rettore    della   chiesa  di 

s.  Cristoforo  in  Castenaso  (25  maggio  1308) »    158 

Sentenza  di  Uguzzone  di  Benedetto  Samoggia  (26  maggio  1308)     »     » 

Sentenza    assolutoria  di    Guidone    di  Albertino  e  di    Richelda 

di  Lanfrancbino  Scortighini  (26  maggio  1308) »    158v.'' 

Sentenza  contro  Giovanni  q.  Gerardino  da  Monzorgio  (6  lu- 
glio 1308) «     » 

Sentenza  assolutoria  di  Vanna  q.  Cambio  dell'  Oca  (4  ago- 
sto 1308) »    159v.° 

Sentenza  contro  Zulittina    q.    Pellegrino    da    Borgo    Panigale 

(8  agosto   1308) »     » 

Sentenza  assolutoria  di  Guido  di  Albertino  da  Razzano  (11  ot- 
tobre 1308) »    leOv." 

Sentenza   assolutoria  di  p.  Benvenuto    rettore  di  s.  Filippo  in 

Savigno  (16  ottobre  1309) »    161  v.° 

Sentenza  assolutoria  di  Pietro  da  Piumazzo  (11  decembre   1309)     »     » 


SUL  VALORE  BELLA  LIRA  BOLOGNESE 


i  nostri  studii  sulla  moneta  bolognese  ^  vennero  incorag- 
giati con  una  singolare  benevolenza,  tanto  da  stimolarci  a  ri- 
tornarvi su  non  appena  altri  lavori  più  strettamente  professionali 
ce  lo  permettessero.  Si  ricorderà  che  nel  nostro  primo  lavoro 
si  seguivano  le  fasi  della  moneta  bolognese  dalla  sua  prima  intro- 
duzione nel  1191  infìno  al  1464,  ossia  ci  occupavamo  della  parte 
più  oscura  e  più  travagliata  della  storia  bolognese.  La  nostra 
guida  in  quella  ricerca  era  stato  il  Savigny,  ma  non  siffatta- 
mente, che  non  ci  riuscisse  di  correggere  e  di  documentare  ta- 
lune sue  affermazioni  e  di  ampliarle  così  da  rinfrescarle  in  certo 
qual  modo  e  rinnovarle.  Ripreso  in  mano  quello  studio^  ci  pareva 
sopratutto  urgente  di  colmare  la  lacuna  esistente  nello  scrittore 
tedesco  per  ben  175  anni,  cioè  dal  1289  al  citato  anno  1464. 
Potevasi  ragionevolmente  supporre  che,  essendosi  la  moneta  bolo- 
gnese tormentata  così  spesso  dal  1191  al  1289,  la  si  lasciasse  tran- 
quilla per  due  secoli?  P]ra,  sott'altro  aspetto,  possibile  che  la  lira  di 
Bologna  subisse  d'un  tratto  una  alterazione  così  grave  conie  quella 
rivelata  dai  patti  del  1464?  Rileggendo  perciò  gli  appunti  pre- 
ziosi lasciati  dallo  Zanetti  e  rifrugando  nell'  Archivio  di  Stato, 
ci  apprestavamo  a  ritornare  sul  nostro  tema,  quando  potemmo 
sapere  che    un  distintissimo    nostro  collega,    già  provato    negli 

'  Cfr.  Atti  e  Memorie   della  Deputazione  di  Storia   patria  per  le  pro- 
vince di  Romagna,  S.  Ili,  Volume  XII,  pp.  140-170;  29o-329. 


302     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

studii  numismatici,  più  famigliare  di  noi  colla  lettura  delle  an- 
tiche carte,  in  situazione  più  agevole  della  nostra  per  disporne 
e  consultarle,  si  era  impegnato  in  questo  medesimo  studio  e  si 
proponeva  di  fare  sulla  moneta  bolognese  quelle  indagini  ac- 
curate, anche  delle  sue  forme  esteriori,  che  ancora  mancano  alla 
storiografia  bolognese.  Aspettando  adunque  dallo  stesso  un  ma- 
teriale compiuto  di  notizie  e  di  documenti,  per  una  benintosa 
divisione  del  lavoro,  ci  restringiamo  ora  a  sfruttare  una  parte 
soltanto  delle  notizie  da  noi  raccolte,  quelle  cioè  che  riguar- 
dano la  storia  del  valore  della  lira  di  Bologna  attraverso  il 
tempo,  al  fine  di  porgere,  se  non  definitivamente  e  con  preci- 
sione (definitivo  e  preciso  sono  vocaboli  purtroppo  ignoti  a  que- 
sto capitolo  della  storia  economica),  almeno  provvisoriamente, 
un  ragguaglio  che  appaghi  molte  curiosità  e  forse  anche  torni 
a  servigio  di  qualche  discussione  giuridica  intorno  a  remoti  rap- 
porti di  contrattazioni  e  di  pie  fondazioni, 

I. 

La  zecca  di  Bologna  nel  1291. 
Nomina  a  zecchiere  di  Giacobino  di  Carlino  Truffi. 

Entro  i  brevi  e  modesti  termini  nei  quali  rimane  perciò 
chiusa  r  opera  nostra,  vorremmo  tuttavia  chiedere  venia,  se  non 
tanto  a  titolo  di  storia,  ma  almeno  di  cronistoria  ,  esporremo 
qualche  altra  notizia,  non  strettamente  economica,  raccolta  per 
via  nel  corso  della  nostra  ricerca  principale,  anche  se  si  ri- 
ferisse al  tempo  già  da  noi  illustrato  col  Savigny  alla  mano. 

Per  approfittare  subito  della  licenza  che  abbiamo  domandato, 
cominceremo  dal  riferire  che  nel  1291  ci  si  presenta  un  docu- 
mento, dal  quale  risulta  che  le  società  del  Cambio  e  della  mer- 
canzia, concessionarie,  come  sappiamo,  della  zecca,  erano  sem- 
pre imbarazzate  a  trovare  uno  zecchiere.  Non  possiamo  com- 
prenderne, a  vero  dire,  il  come,  ma  dalle  ultime  notizie  del 
1289  (Mem.  cit.  p.  302  e  segg.)  a  questo  nuovo  documento, 
che  è  del  6  novembre  1291,  erano  avvenute  molte ,  anzi 
troppe,  cose.  Si  era  ripescato  uno    zecchiere    a    Pisa   e    questi 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  303 

non  solo  aveva  lavorato  nelle  monete  di  Bologna ,  ma  aveva 
ancora  ,  conforme  ai  patti ,  istruito  nell'  arte  stessa  altri 
allievi  cittadini.  Ora,  quasi  tutti ,  zecchiere  ed  allievi,  alla 
fine  del  1291  erano  morti.  Il  Comune  e  le  Arti  citate  a- 
vevano  sciupato  per  questa  faccenda  oltre  500  lire  (circa  2600 
lire  ital.),  il  materiale  da  coniare  abbondava  nella  zecca  e  la 
coniazione  della  moneta  grossa  e  piccola  non  si  faceva.  Essendo 
perciò  nel  1291  capitano  del  popolo  Folco  de'  Buzzacarini,  pro- 
poneva al  Consiglio  che  si  conducesse  per  zecchiere  certo  Gia- 
cobino di  Carlino  di  cui  ci  manca  il  casato,  ma  che  lo  Zanetti 
attinge  al  registro  de'  banditi  che  era  de'  Truffi  ,  bandito  per 
ragione  di  parte.  Al  Giacobino,  e  per  1'  esperienza  che  aveva 
della  monetazione  e  per  i  buoni  patti  che  proponeva,  ridu- 
cendo la  mercede  della  coniatura  da  44  d.  a  39  d.  per  marca, 
si  commettevano  le  operazioni  del  conio  rimasto  in  sospeso 
e  si  accettava  perciò  che,  nonostante  il  bando,  fosse  riammesso 
liberamente  in  patria  ed  avesse  la  gestione  della  zecca.  Il  che 
tutto  dice,  se  non  più  chiaramente,  almeno  più  autenticamente, 
il  documento  che  riportiamo  ^  : 

Die  sexto  novembris  [1291]. 

Conscilium  populi  et  masse  populi  civitatis  bononie  fecit  nobiUs 
et  potens  miles  dominus  fulchus  de  buz[acharinisj  honorabilis  capita- 
neus  populi  bononie  sono  campane  et  voce  preconia  in  palatio  novo 
comunis  Bononie  more  solito  congregari.  In  quo  quidam  Consilio  de 
voluntate  maioris  partis  ancianorum  et  consulum  proposuit  infra- 
scripta  super  quilus  peciit  sibi  conscilium  exiberi. 

(  Omìssis) 

Item  quod  placet  conscilio  quod  infrascripta  petitio  cujus  tenor 
talis  est:  cum  per  comune  Bononie  et  societates  cambii  et  mercandie 
actenus  a  civitate  Pissarum  cum  magnis  expensis  et  salariis  conducti 
fuerunt  Bononiam  quidam  magistri  ut  deberent  facere  raonetam  bo- 
nam  et  decere  ipsam    monetam  facere    et  laborare   illos  cives  bono- 

>  Dal  libro  delle  Riformagioni  del  Comune,  lett.  F.,  fol.  152  v;rso,  153 
recto,  nell'Archivio  di  Stato  di  Bologna. 


304  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

nienses  qui  essent  eis  a  comuni  Bononie  et  dictis  societatibus  presen- 
tati et  hoc  fecerunt  propter  magnum  defectum  operariorum  scienciuin 
tacere  dictara  monetam  quem  habebant  ia  civitate  Bononie,  et  ipsi  magi- 
stri  forenses  docuerunt  ipsam  monetarii  facere  illos  cives  Bononie  qui 
eis  presentati  fuerunt,  quod  constitit  comuni  Bononie  et  dictis  so- 
cietatibus quingentas  libras  bononinorum  et  ultra.  Et  modo  illi  cives  in 
dieta  arte  docti  quasi  sunt  omnes  mortai,  ita  quod  per  illos  qui  estant 
ex  eis ,  sine  auxllio  forensium  operariorum,  magno  dampno  et  in- 
commodo  comunis  Bononie  et  dictarum  societatum,  moneta  bona  crossa 
et  parva  non  poterat  fieri  vel  laborari.  Et  modo  diete  societates  vo- 
lentes  prò  utilitate  et  honore  comunis  Bononie  et  sui  facere  fieri  mo- 
netam bonam  crossa[ra]  et  parvam  et  quosdam  idoneos  cives  Bononie 
facere  doceri  et  discore  dictam  artem  faciendi  monetam  ut  de  in- 
ceps  in  civitate  Bononie  operiarum  (5?'c)  monete  semper  copia  habeatur, 
non  potuerunt  invenire  aliquem  qui  ipsam  monetam  faceret  et  ope- 
rarios  de  novo  doceret  et  ipsam  artem,  ad  tam  bonum  pactum 
ut  facit  Jacobinus  Carolini  qui  est  magister  diete  artis  et  cuius  per- 
sona et  pacis  condictio  comunis  bononie  dictarum  societatum  et  la- 
borerii  monete  utilior  et  melior  facit  ex  quia  illi  magis  pasivi  et  o- 
perarii  veteres  habeant  de  qualibet  marcha  bon.  xliiij,  denariorum  bo- 
noninorum et  dictus  Jacobinus  docet  et  docere  pactus  est  dictis  societati- 
bus stipulantibus  prò  se  et  comuni  Bononie  artem  faciendi  monetam 
illos  quos  volunt  doceri  in  ipsa  arte  sine  aliqua  expensa  comunis  Bononie 
sive  dictarum  societatum.  Et  promixerunt  tam  ipso  Jacobinus  quam 
operarli  quos  de  novo  facit  facere  monetam  bonam  prò  xxxviiij  de- 
nariis  bononiensibus  marcham  ut  hoc  ex  publicis  instrumentis  apparet 
et  abeat  modo  ipse  Jacobinus  cum  illis  operariis  quos  de  novo  facit 
ultra  duo  millia  marcharum  argentis  (sic)  et  bulzonis  per  quas  co- 
tidie  laborat  et  vertit  in  monetam  bononinorum  grossam  et  parvam, 
quod  argentum  et  bulzonem  si  non  compleret  laborare  maximum  dam- 
pnum  et  periculum  esset  comuni  Bononie,  dictis  societatibus  [cambii]  et 
mercandie,  quod  vobis  placeat  firmare  et  facere  reformari  cum  effectu 
in  conscilio  populi,  quod  dictus  Jacobinus  possit,  teneatur  et  debeat 
commorari  et  stare  in  civitate  Bononie  ad  voluntatera  domini  capi- 
tanei  quamdiu  dieta  moneta  laborabitur  sub  protectione  comunis  et 
populi  Bononie  non  obstante  quod  sit  vel  dicatur  esse  confinatus  prò 
parte,  etc. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  305 

(Omìssis) 

Item  plcicuit  toti  conscilio  facto  partito  de  sedendo  ad  levandum  per 
dictura  dominum  capitaneum  quod  petitio  domini  Jacobi  Carlolini  (sic) 
magistri  monete  quae  incipit:  «  Cura  per  comune  et  homines  civi- 
tatis  Bononie  et  societates  cambii  et  raercandie  etc.  »  sit  firma,  rata, 
valeat  et  teneat  et  plenum  sortiatur  effectura,  quod  in  qualibet  parte 
sui  executioni  mandetur,  prout  scripta  est  et  lecta  est  et  lecta  fuit  in 
presenti  conscilio,  auctoritate  presentis  conscilii,  non  obstantibus  ali- 
quibus  statutis,  ordinamentis  et  reformacionibus  communis  et  populì 
Bononie,  etc. 


II. 


La  zecca  isell'anno  1296. 
Elezione  a  zecchiere  di  Andrea  di  Bonino. 

Della  prova  fatta  dal  Truffi  o  dal  Giacomino  di  Carlino, 
che  si  voglia  chiamare,  non  ho  trovato  altre  notizie,  e  quindi 
devo  saltar  a  pie' pari  ad  un  documento  del  16  marzo  1296. 
Esso  si  trova  nei  Memoriali  di  Giovannino  di  Fra  Deulay  de 
Sala,  notare  per  i  primi  sei  mesi  dell'anno  1296.  Pur  troppo  per 
la  documentazione  compiuta  delle  vicende  della  zecca  bolognese 
molte  volte  i  Memoriali  non  contengono  che  un  cenno  dei  patti 
relativi,  ma  nel  caso  in  questione  noi  abbiamo  un  sufficiente 
riassunto  della  stipulazione.  Da  questa  apparisce  che  la  zecca 
era  affidata  all'Arte  del  Cambio  (sola  nominata  in  questa 
circostanza)  e  che  da  essa  era  stata  conceduta  alla  data  so- 
praddetta e  per  rogito  del  notaro  Bettino  Zovenzoni  ad  un 
Andrea  di  Bonino  oveteriits  (?)  della  parrocchia  di  S.  Bar- 
tolomeo. Nessuna  innovazione  era  stata  noli'  intervallo  intro- 
dotta nel  regime  della  nostra  moneta;  per  cui,  a  commento  di 
questi  patti,  valgono  le  argomentazioni  ed  i  calcoli  che  si  tro- 
vano alle  citate  pp.  302  e  segg.  della  nostra  antecedente 
Memoria.  Diamo  dunque  senz'  altro  la  parola  al  documento 
stesso  : 


306  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA    ROMAGNA 

Die  veneris  sextodecimo  marcii. 

D.  Andreas  fìlius  quondam  bonini  oveterius  capello  Sancii  Bar- 
tholj  porte  ravonatis ,  omnibus  infrascriptis  per  se  et  suos  heredes 
ac  successores  solempniter  se  obligando,  promissit  et  convenit  solenipni- 
ter,  quia  propter  omnem  exceptionem  juris  et  occaxionis  vel  facti  re- 
motain,  domino  Bombologno  de  Pogolotis  presenti  defensor]  societatis 
cambj  civitatis  Bononie,  stipulanti  nomine  et  vice  suorum  successorum 
et  vice  et  nomine  procuratoris  ipsius  societatis  et  societatis  predicte 
et  eciam  comraunis  Bononie,  eundem  frabrichare  (sic)  facere  et  laborare 
cum  omni  efectu,  solicitudine  et  cautela  et  opere  oportuno,  in  civitate 
Bononie  solum  et  non  allias,  monetam  bononinorum  grossam,  parvam 
et  medagliolas,  bonam  rectara  et  legalem,  que  sit  de  tredecim  sclidis 
et  quatuor  denariis  honordnorum  grossos  in  qualibet  marcha,  et 
de  viginti  solidis  bononinorum  numero  in  qualibet  libra ,  compu- 
tatis  fortibus  cum  fìevelibus  de  ilio  argento  [et]  ex  bulzone  quod 
prò  ipsis  monetis  faciliendis  reciperit,  hoc  tamen  addito  quod  fleviles 
non  sint  plus  tredecim  solidis  et  sex  denariis  hononinorum  grossis 
in  marcha  et  fortes  sint  ad  minus  de  solidis  tredecim  et  duobus  de- 
nariis bononinorum  grossis  in  qualibet  marcha  *  ;  bonzonos  ^  vero 
parvos  de  quinquagintatribus  solidis  in  libra,  ita  quod  magis  fortes 
sint  solidorum  quinquaginta  in  libra  et  magis  fleviles  quinquaginta  sex  in 
libra.  Mox  postquara  inventa  fuerit  condidiceret  {sic)  laborare  et  cudere 
ut  supra  dictum  est  continueque  atendere  et  comorarj  in  domo,  ubj  mo- 
neta conficitur,  ad  ipsam  facihendam;  et  si  quos  denarios  extra  pre- 
dictam  formam  pondus  et  numerum  fecerit,  illos  reducere  ad  formam 
pondus  et  numerum  superius  declaratum  suis  omnibus  sumptis  et  ex- 
pensis,  nulo  habito  a  societate  vel  a  comuni  Bononie  supradictis , 
prò  refectione  dictorum  denariorum,  salario  vel  mercede  ;  ipsosque 
denarios  tam  grossos  quam  parvos  vel  medagiias  bononinorum  cudere 


'  Nei  documenti  del  1289  (pp.  303,  306  della  Mem.  antecedente)  si 
trova  il  peso  di  s.  13  d.  2;  ma  o  esiste  una  lacuna  o  questo  era  evidentenaente 
il  peso  dei  denari  forti,  mentre  quello  dei  deboli  (fleviles)  era  di  s.  13 
d.  6.  Il  presente  documento ,  sotto  questo  aspetto ,  è  adunque  più  esatto. 
Reggono  in  ogni  caso  i  nostri  calcoli  perchè  si  riferirono,  sino  dalla  Me- 
moria antecedente,  al  peso  normale  di  s.   13  d.  4. 

^  Legffi  bononinos. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  307 

et  facere  in  bona  et  palerà  forma  bene  balancatos  svaratos  *,rotondos 
cuniatos,  stampitos  et  iniblanchitos  et  omnibus  necessariis  operibus 
bene  et  aperte  completos  ad  sensum  bulgani  presentis  et  alliornm 
qui  fuerint  temporibus  secuturis;  bulzonem  et  argentum  totum  quod 
datum  sibi  fuerit  a  dictis  societatibus  vel  communi  seu  bulgano  monete 
presenti  vel  secuturo  laborare  et  vertere  in  bononi[ni]s  grossis  par  vis  et 
medaglis,  ut  supra  dictum  est,  factis  et  completis,  quot  et  quociens  si- 
bi datum  fuerit  et  extiterit  requissitus  prò  treginta  novera  denariis  bo- 
noninorum  marcham  videlicet  bononini  grossi  ad  omnes  ejusdem  son- 
ptus  et  marcham  bononinorum  parvorum  prò  decem  denariis  bononi- 
norum  nomine  operagij  ad  omnes  tam  allios  soraptus  monete;  et  so- 
cietatis  predicte  argentum  et  bulzonum  quod  habuerit  et  reciperit, 
ut  dictum  est  supra,  diete  societati  si  ve  bulgano  presenti  vel  secuturis 
ntegre  sine  ullo  defectu  restituere  et  consignare  in  bonon[in]is  grossis 
et  parvis  bonis  et  legalibus  et  bene  factis  ut  dictum  est  in  eadem 
quantitate  ponderis,  bonitate  argentj  et  bulzonis  in  qua  vel  quo 
ipsum  receperit  ;  nonque  ulatenus  observare  consuetudinem  con- 
signandi  in  ^  omni  die  in  sero  argentum  et  bulzonem  quod  in 
mane  habuerit  et  reciperit  prò  laborando ,  set  de  pacto  teneatur  ipse 
Andreas  dictum  argentum  et  bulzonem  penes  se  retinere  quamdiu 
placuerit  bulgano  sive  bulganis  monete  presentibus  et  futuris,  illndque 
etiam  bulgano  seu  bulganis  restituere  in  bonon[iii]is  grossis,  parvis  es 
medaglis,  ut  dictum  est,  bene  factis  ad  bulgani  omnimodam  voluntaterat 
dareque  eciam,  restituere  et  consignare  bulgano  presenti  et  fucturi, 
totbononinos  grosses  et  parvos  et  medaglias  quot  argentum  et  bulzonem 
recipiet  aligatos  ad  predictum  modum  a  predicto  modo  completos,  la- 
boratos  et  factos,  nec  non  etiam  artem  predictam  cudendj  et  frabri- 
candj  monetam  bononinorum  grossara  parvam  et  medaglias  cura  ipsam 
siverit  cum  effectu  et  omnia  que  ad  artem  pertinent  supra  dictam,  arti- 
ficia  aliter  et  cum  efectu  docere  et  operarios  facere  illos  omnes  et  sin- 
gulos  qui  placuerit  conscilio  diete  societatis,  quot  et  quocihens  so- 
cietati placuerit  supra  diete,  bona  fide  solum  in  civitate  Bononie  et 
non  allias,  in  domo  ubj  fiet  moneta  bononinorum,  illorum  tamen   qui 


'  Ripuliti  (ctV.  il  bolognese  sguràr,  lucidare)  o  squadrati? 
^  Neir  originale  doveva  dire  «  in  omne    die  »   ma    nel    Memoriale   non 
risulta  chiaro. 


308     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

dixere  voluerint  sonptibus  et  expensis;  et  nichilominus  stare  continue 
et  permanerò  prò  posse  bona  fide  ad  predicta  omnia  et   singula   fac- 
cihenda  ad  voluntatem  comunis  Bononie  et  societatis  predicte  quamdiu 
eis  placuerit  in   civitato  Bononie    ubi    fuerit   constitutus.   Et   inde   se 
cedere    ultra    mandata    et    voluntatem    diete    societatis    seu   comunis 
predicti  facereque  omnia  et   singula  supradicta  in    quocumque    domo 
placuerit  diete  societati  et  communi   Bononie  et  non  allibi  uilo  modo; 
custodire  fideliter  diligenter  ac  salvare  dictam  monetam  et  omnia  que 
ad  eum  pervenerit  occaxione  diete  monete,  et  ea  omnia  diete  societati 
sive  bulgano  integre  restituere,  conslgnare  et  dare;  fraudes  vel  frau- 
dem  seu  falsitatem  alliquam  in  moneta  non  committere  ullo  modo  nec 
asentire   allicui   comittenti;    et    comittentem  seu  comittentes   nulate- 
nus  silentio  tegere,  imo  quam  velocius  poterit  et  dignoverit  propalare, 
septam,  juramenta  conspirationera  promissionem  vel  sacramentum  capi- 
taneum  vel  Rectorem,  procuratorem,  syndicum  vel  actorem,  priorem  vel 
defensorem  vel   alliquem  acusa[re];  congregationera  alliqualem,  occa- 
xione monete  bononinorum,  haruni  promissionum,  vel  centra  libertatem 
diete  monete  et  communis  Bononie  et  societatis  predicte  nulatenus  facere, 
constituere  vel  creare  sed   possetenus  centra  volentibus  facere  discen- 
cihendo  totaliter  oviare  et  si  quos  senserit  contrariare  pandere  socie- 
tati  predicte;  verum  tamen  si  ipsum  Andream  procuratorem,  actorem, 
syndicum  vel  Rectorem  capitaneura  vel  dominum  alliquem  circa  mo- 
netam vel    inherens    artificio    monete   contigerit    habere,  vel    et    hoc 
de  ipsius  societatis  emanaverit  voluntate,  illi  parere  efichaciter  et  o- 
bedire    promissit  que    diete  societatis  conscilio  duxerit     statuhendum. 
Haec  autem  omnia  et    singula  supradictus  Andrea  cum  hac  pactione 
precipua  tam  ipso  quam  eius  filii,  successores  et    descendentes  ab   eo 
in  hac  obligatione  cedant,  sub  pena  centum  librarum  bononinorum  et  e. 
^  De  inde  dominus  Jacobus  fìlius  domini   Petrecoli    de  Blanchuoris 
capello  sancti  Michaellis  de  Lebroxeto  eiusdem  Andree  precibus  et  man- 
datis  se  in  predictis  omnibus  constituens  principalem  per  se   et  suos 
heredes  solempniter  se  obligando  promissit  dicto  domino  Bombolognio 
stipulanti  modo  et  nomine  supradicto  se  facturum  et  curaturum  quod 
d ictus  Andreas  dictam  monetam  laborare  continue,  dixit  ipsam  quam 
fideliter  laborabit,  ut  supra  dictum  est.  Et  omnia  et  singula  observa- 
bit  fideliter  et  adimplebit    ut   supra  promissit    et   convenit   defensorj 
predicto  in  presentj  centrato.  Et  si  non  fecerit  et  propterea  dieta  so- 


SUL    VALORE    DELLA    LIRA    BOLOGNESE  309 

cietas  aut  comune  Bononie  alliquod  dampnum  substinerent  in  judicio 
sive  extra,  promissit  eidem  defensori,  ut  dictum  est,  stipulanti,  ipsani 
societatem  et  comune  Bononie  indempnes  totaliter  conservare  sub 
pena  centum  librarum  bononinorura  etc.  Et  versa  vice  dictus  dominus 
Bombolognus  nomine  et  vice  diete  societatis  se  soleniter  obligando 
promissit  dicto  Andrea  prò  se  et  suis  heredibus  soleniter  stipulanti  se 
daturum  eidem  domnm  abilera  actam  et  suflcientem  prò  dicto  opere 
monete  facihende  tagliatorem  fetorum  et  cuniorum,  sazatorem,  pillas 
et  torsellos  suficihentes  prò  dieta  moneta  laboranda  tociens  quociens 
ipsam  voluerit  laborare  in  opere  supradicto  sub  pena  quinquaginta  li- 
brarum bononinorum  salvo  quod  si  dictum  instrumentum  reperire- 
tur  factum  esse  centra  pacta  et  conventiones  olim  facta  monetariis  et 
operariis  per  dictam  societatem,  sit  vanum  et  capsum  et  nullius  mo- 
menti et  valoris.  Ex  instruraento  Philipi  quondam  domini  Bitiui  de 
Zovenzonibus  notarli  hodie  facto  Bononie  in  Cambio,  presentibus  Ben- 
venuto Guidolotj,  nuncio  societatis  qui  dixit  cognoscere  contrahentes, 
Ugolino  Upicini  notario,  Palamadexio  Michaellis  de  Scalamis  notarlo 
et  domino  Petro  de  Cacitis  testibus.  Et  sic  dicti  contrahentes  una 
cum  dicto  Notario  venerunt,  dixerunt  et  scribi  fecerunt  V 

Il  documento  che  abbiamo  riferito,  modellandosi  in  sostanza 
sopra  altri  che  conosciamo,  è  in  alcuni  punti  oscuro.  Sopra- 
tutto sono  da  avvertire  in  sul  principio  del  documento  stesso 
le  parole  «  Mox  postquam  inventa  fuerit  condidiceret  »  che 
non  danno  un  senso  ragionevole.  Tuttavolta  si  ponga  mente 
che  nel  1296  Bologna  non  aveva,  come  è  indubitato,  la  do- 
mus  della  zecca,  tanto  è  vero  che  il  difensore  o  capo  del- 
l' Arte  del  Cambio  stipulante,  il  Bombologno  de'  Pegolotti,  si 
obbliga  a  cercarne  una  adatta  e  sufficiente  per  la  monetazione. 
Io  leggerei  perciò  «  Mox  postquam  inventa  fuerit  domus  mo- 
nete :  ecc.  »  ivi  il  Bonini  starà  di  continuo  ed  abiterà  per  la- 
vorare e  battere  le  monete.  E  il  condidiceret'?  Quello  è  certo 
un  grosso  inciampo,  ma  proprio    non  può    reggere    per    nessun 


*  Dal  Quinterno  dei  Memoriali  di  Giovannino  di  Fra  Deulay  de  Sala 
notaro  per  i  primi  sei  mesi  dell'  anno  1296  e  deputato  all'  uffizio  dei  Me- 
moriali al  foglio  23  redo  e  verso. 


310  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

conto  e  bisogna  pigliarsela,  una  volta  di  più,  col  copista.  Se 
p.  es.  il  óiceret  fosse  un  deheat  maltrattato,  non  avremmo  ini 
verbo  indispensabile  per  reggere  tutta  la  tessitura  del  documento? 

Anche  il  salario  dato  al  Bonino  è  un  po'  arruffatamente 
determinato:  egli  si  contenta  dei  soliti  39  denari  per  marca, 
ma  forse  gli  si  assegnarono  altri  dieci  denari  di  soprassoldo  per 
41  conio  più  difficile  dei  bolognini  piccioli  a  titolo  di  «  operaggio  ». 

Del  resto,  salvo  l'obbligo  più  recentemente  introdotto  ed  a  noi 
già  noto,  di  dover  istruire  nell'  arte  nuovi  allievi,  a  loro  spese, 
la  stipulazione  non  contiene  nulla  di  particolare.  La  zecca  è  sempre 
sorvegliata  da  un  hulgano,  o  direttore,  il  concessionario  della  zecca 
riceve  dal  Comune  o  dalla  società  delegata  (la  società  del  Cambio) 
r  edifìcio  ed  i  conii.  Infatti  è  sempre  stato  d'uso  nelle  zecche  che 
anche  quando  venivano  esercitate  per  impresa  privata,  i  conii 
fossero  fatti  incidere,  conservati  e  somministrati  da  parte  del- 
l' autorità  sovrana.  Nel  documento  perciò  sono  promessi  dalla 
società  del  Cambio  «  pillas  et  torsellos  »  in  numero  sufficente. 
Questi  sono  i  conii  e  precisamente  la  pilla  o  pila  il  conio  in- 
feriore che  serviva  per  il  rovescio  delle  monete  e  conteneva 
la  croce  o  lo  stemma  ed  il  torsello,  il  conio  superiore  che  con- 
teneva r  effìgie  del  sovrano  ^  Per  la  formazione  dei  conii  oc- 
correva un  incisore  che  è  il  iaglaiorem  fetorum  (?)  et  cu- 
niorum  del  documento  ^.  Siccome  poi  1'  assaggio  delle  monete 
si  faceva  nell'  interesse    del  Comune  concedente    anche  il  sag- 


'  In  francese:  pile  e  trousseau.  La  pila  veniva  infissa  solidamente  per 
una  lunga  coda  appuntita  in  un  ceppo  (cepeau  fr.),  il  pezzo  da  monetare  era 
collocato  al  di  sopra,  e  sopra  questo  il  torsello:  il  martello  battendo  impron- 
tava dai  due  lati  il  disco  metallico.  Il  giuoco  francese  «  pile  ou  face  »  (in 
Toscana  dicono  o  santo  a  jìalle)  ricorda  questa  tecnica  monetaria  antica.  Si 
noti  r  adozione  nel  linguaggio  francese  della  nostra  terminologia,  di  cui  vi 
hanno  altri  esempi. 

'  Nel  Ducange  una  dichiarazione  per  il  fetorum  manca  e  così  manca 
taglator,  ma  ritroviamo  taillator  per  incisore  di  monete  ed  ancora  nel  secolo 
scorso  esisteva  a  Parigi  un  tailleur  general  delle  monete  eh'  era  appunto 
quello  che  forniva  ad  altri  tailleurs  subordinati  delle  zecche  provinciali,  le 
matrici  dei  conii.  Si  confrontino  anche  le  voci  italiane  intaglio,  intagliatore; 
le  francesi:  taille  de  hois,  taille-douce. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  311 

giatore  è  costituito  dal  Comune  o,   per  esso,   dalla  Società  del 
Cambio. 

Dopo   il  1296   non    troviamo    altro    avvenimento    notevole 
che  ci  arresti  insino  al  1305. 


II. 


I    «   VENEZIANI   DI   RASSA   »    NEL   1305. 
DISORDINI,    PROVVEDIMENTI,    PROCESSO,    AMNISTIA. 

Nel  1305  la  piazza  di  Bologna,  ed  in  generale,  in  quel  torno 
di  tempo,  altre  piazze  d' Italia,  sono  turbate  da  una  crisi  che 
air  economista  storico  presenta  un  interesse  particolare,  perchè 
fa  riscontro  con  quel  corso  delle  monete  d'  argento  balcaniche 
e  di  rame  deprezzate  che  anche  ai  giorni  nostri  hanno  dato  e 
danno  tuttora  luogo  alle  circolari  del  governo.  Nel  1305  non 
è  una  moneta  non  riconosciuta,  non  ammessa  nella  circola- 
zione, che  provoca  la  crisi,  ma  la  falsificazione  di  una  moneta 
straniera  tollerata  nel  commercio  locale. 

Si  era,  a  farla  breve,  costituito  al  principio  del  secolo  XIII, 
sotto  r  influenza  del  Pontefice  Onorio  III,  un  regno  di  Serbia, 
che  per  evitare  le  gelosie  di  Andrea,  re  d'Ungheria  che  si  ar- 
rogava quel  titolo,  fu  detto  regno  di  Rascia.  La  Rascia  era  in- 
fatti la  regione  orientale  della  Serbia  così  chiamata,  come  si 
assevera,  dal  fiume  Rasca  che  scorreva  nel  suo  territorio. 

I  nuovi  re  si  diedero  a  coniare,  prima  con  lealtà,  poi  fal- 
sandola, la  moneta  veneziana.  Alla  imitazione,  i  veneziani  si  ac- 
conciarono, perchè  tornava  loro  ad  onore  ed  a  comodo,  agevo- 
lando i  traffici  col  nuovo  regno,  ma  contro  la  falsificazione, 
che  deve  attribuirsi  al  re  Usorio  nell' annuo  1282,  essi  promul- 
garono una  Parte  del  marzo  1282,  come  ci  riferisce  il  Papado- 
poli  ^   In   questa  il  Maggior   Consiglio   eccitava    il   Camerlengo 

'  Capta  fuit  pars,  quod  addatur  in  Capitulai-i  Cameriarorum  Comunis 
et  aliorura  ofRcialium,  qui  recipiunt  pecuniara  prò  Communi,  quod  tenean- 
tur  diligenter  inquirere  denarios  Regis  Rasie  contrafactos  nostris  venetis 
grossis,    si  ad  eorum  manus  pervenerint;   et   si  perveneriut,    teneantur  eos 

21 


312  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

del  Comune  a  saggiare  i  denari  del  re  di  R;..scia  perchè  questi 
aveva  contraffatto  i  grossi  veneti  ;  se  gliene  venissero  di  con- 
traffatti alle  mani  gli  era  imposto  di  tagliarli.  Questo  medesimo 
dovevano  fare  i  banchieri,  i  bottegai  di  Rialto  ed  i  loro  gar- 
zoni, colla  pena  a  chi  ne  fosse  trovato  in  possesso,  di  perdere 
il  10  7o  d^'  valore  della  moneta  contraffatta,  oltre,  s' intende, 
al  taglio  della  medesima.  Di  questo  decreto  si  doveva  dare  co- 
municazione anche  ai  rettori  nominati  fuori  di  Venezia,  anzi 
doveva  essere  inserito  nelle  loro  commissioni  od  istruzioni,  fatta 
eccezione  espressa  del  comite  di  Ragusa  (praeter  comitem  Ra- 
gusa, praeter  dicium  comitem  RagusiiJ.  Il  perchè  di  questa  ec- 
cezione non  è  commentato  dal  Papadopoli,  ma  anche  se  non  lo 
affermasse  il  Nani,  è  facile  congetturare  che  fosse  a  motivo 
della  prossimità  fra  il  nuovo  regno  e  la  piazza  di  Ragusa  per 
cui  si  stimasse  minor  male  lasciar  correre  la  moneta  alterata 
che  intralciarne  i  commerci. 

1  denari  di  Rascia  erano  però  tenaci,  come  oggigiorno  i  soldi 
dell'Argentina,  cosicché  il  governo  veneto  nel  24  giugno  1291 
rinnovava  1'  ordine  di  tagliarli  j^er  traversum.  Non  se  ne  fece 
nulla.  Correvano  anche  al  24  giugno  1294,  in  modo  da  dover 
permettere  che  per  15  giorni  dalla  pubblicazione  del  Decreto  po- 
tessero circolare  nel  Dogado  da  Grado  a  Cavarzere  per  il  va- 
lore di  28  piccioli,  coir  obbligo,  passato  quel  termine,  di  portarli 
alla  zecca.  È  da  avvertire  che  il  grosso  veneziano  autentico 
valeva,  dopo  il  1282,  32  piccioli  ^;  era  dunque  una  perdita  su- 
periore al  12  7o  ^^^  cascava  addosso  ai  detentori. 

È  naturale  che,  in  parte  per  la  repulsa  di  Venezia,  in  parte 
per  la  malignità  degli  incettatori,  la  moneta  migrasse  altrove  e 
nel  16  aprile  1300  molestava  per  es.  il  veronese,  costringendo 
anche  Alberto  della  Scala  a  darle  lo  sfratto.  Ed  eccola  nel  1305 
a  Bologna.    I  veneziani  di    «  rassa  »,  come  vengono    chiamati, 


incidere,  etc.  Cfr.  Papadopoi.i,  Le  monete  di   Venezia  descritte  ed  illustrate, 
Venezia,   Ongania,    1893,    p.   90;    ed    anche  Zanetti,    yiiova  raccolta  delle 
monete  e  zecche  d' Italia,  T.  IV,    p.   129;    Nani  Bernardo,    De  duohiis  Ini- 
peratorum   Rascie  nummis,  Ed.  altera,  Venetiis,  MDCCLII,  p.  XXVII. 
'  Papadopoli,  op.  cit.  p.  121. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  313 

sono  dai  nostri  reggitori  riconosciuti,  non  solo  come  falsi,  ma 
il  loro  intrinseco  che,  secondo  i  ragguagli  correnti,  avrebbe 
dovuto  essere  di  oltre  20  denari,  era  di  18  denari  al  massimo 
e  qualche  volta  anche  di  16  e  di  12. 

Qiiest'  episodio  non  ha  soltanto  importanza  nella  storia  eco- 
nomica,  ma  anche  nella  letteraria,  perchè  è  noto  come  Dante 
il  quale  aveva  nel  sangue  lo  spirito  mercantile  dei  suoi  concit- 
tadini ed  è  sempre  tanto  implacabile  contro  i  falsificatori  di 
monete,  accenna  nel  Paradiso,  e.  XIX,  vv.  140,  141,  a 

« quel  di  Rascia 

Che  male  aggiustò  il  conio  di  Venezia  »  * 

0  come  altrimenti  voglia  leggersi  dagli  eruditi.  Ora  di  questo  episo- 
dio rimangono  a  Bologna,  e  lo  ha  già  notato  il  Mazzoni  Toselli, 
non  solo  molte  leggi,  ma  anche  il  processo  originario  condotto 
nel  1305  contro  gli  incettatori  di  tale  moneta.  E  poiché  i  do- 
cumenti legislativi  in  particolare  giovano  ad  illustrazione  così 
della  storia  economica,  come  della  letteraria,  ci  facciamo  lecito 
di  pubblicarne  qualcuno. 

La  questione  venne  portata  '  nel  Consiglio  popolare  di  Bo- 
logna per  la  prima  volta  nel  28  giugno  1305  dal  vicario  del 
capitano  del  popolo  che  era  allora  un  Ramberto  dei  Ramberti 
e  pare  che  la  proposta  prima  fosse  quella  di  diminuire  il  valore 
dei  raocenses,  anche  buoni,  in  corso,  al  prezzo  di  19  denari,  e 
questo  per  due  mesi,  dopo  di  che  fossero  tutti  banditi.  Dalla 
deliberazione  del  Consiglio  invece  si  apprende  che  venne  distinto 
tra  i  veteres  ed  i  novi  veneziani  di  Rascia,  che  ai  vecchi  ge- 
nuini fu  mantenuto  provvisoriamente  il  corso  normale  di  20 
denari,  che  ai  nuovi  falsificati  ed  alterati  venne  dato  immedia- 
tamente il  bando  e  la  minaccia  di  romperli  e  di  distruggerli.  Il 
documento  ci  esprime  più  minutamente  ogni  cosa.  Eccolo  *  : 

'  Il  commento  del  Fraticelli  che  va,  od  almeno  andò  per  tante  mani, 
commenta  Raugia,  Ragusa,  ed  altri,  se  fosse  possibile,  peggio.  Intende  per- 
fettamente ed  illustra  sapientemente  il  passo  il  recente  commento  dello 
Scartazzini. 

2  Estratto  dal  libro  delle  Riformagioni  del  Comune,  lett.  G,  e.  52. 


314  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Die  vigessimo  octavo  mensis  junij  [1305] 

Consilium  populi  et  masse  popiili  fecit  sapiens  et  discretus  vir  do- 
minus  Franciscus  Esaù,  judex  et  vicarius  nobilis  viri  doraini  Ramberti 
de  Rambei'tis,  honorabilis  capitanei  populi  Bononie,  in  palacio  novo  di- 
cti  comunis,  voce  preconum  et  campariarum  sonitu,  ut  moris  est,  con- 
gregari. In  quo  quideni  Consilio  interfuerunt  ultra  quam  due  partes 
anzianorum  et  consullurn  mensis  presentis,  ibidem  presencium,  de  quo- 
rum consensu ,  dictus  dominus  vicarius  proposuit  infrascripta,  super 
quibus  consilium  postulavit  : 

In  primis,  cum  in  civitate  et  comitatu  Bononie  nunc  expendantur 
veneziani  de  rassa  prò  malori  parte  tocius  monete  que  erat  per  civitatem 
et  comitatum  Bononie,  ita  quod  quasi  tota  moneta  comunis  Bononie  sci- 
licet  bononini  grossi  et  parvi  sunt  destructi  seu  exportati  de  civitate,  ita 
quod  pauci  inveniuntur,  et  multi  ex  dictis  venezianis  de  rassa  inve- 
niuntur  falsi,  et  multi  qui  valent  solummodo  duodecim  aut  sedecim  vel 
decem  et  octo  denarios  bononinorum,  quod  cedit  ad  magnum  dampnum 
tocius  comunis  et  populi  bon.  et  hominum,  arcium  populi  ipsius,  idcirco 
supplicatur  vobis  dominis  capitaneo  et  anzianis  et  consulibus  populi  Bono- 
nie domino  defensori  et  domino  proconsuli  per  consules  societatis  merca- 
torum,  per  ministrales  societatis  bechariorum ,  linarolum  (sic),  peli- 
pariorum  merzariorum  et  aurificum  quatenus  vobis  placeat  in  Consilio 
populi  proponere  et  in  eo  facere  reformare  quod  dicti  veneziani  de 
rassa  solummodo  per  decem  et  novera  bononinis  parvis  quilibet  ipso- 
rum  et  quilibet  de  civitate  et  comitatu  bononie  vel  aliunde  teneantur 
ipsos  dare  et  recipere  in  qualibet  solutione  que  de  cetero  fiat  tantum 
prò  dicto  precio  decem  et  novera  bononinorum  parvorum  quemlibet, 
hinc  ad  duos  raenses  proximos,  nisi  solvens  vellet  solvere  in  bononinis 
grossis  vel  parvis.  Et  a  dicto  termino  in  antea  omnes  predicti  vene- 
ziani de  rassa  sint  baniti  in  civitate  et  comitatu  Bononie  ita  quod 
nullo  modo  expendi  possint,  pena  cuilibet  expendenti  seu  recipienti  et 

prò  qualibet  vice Et  quod    a  die  presentis    reforraationis 

in  antea  omnes  alij  veneziani  de  rassa  novi  aut  falsi  sint  exbaniti 
in  civitate  et  comitatu  Bononie  ita  quod  nulUis  possit  vel  debeat 
ipsos  expendere  vel  recipere  pena  cuilibet  contrafacienti  prò  qualibet 
vice  .  .  .  quod  placeat  dicto  concilio  super  predictis  generaliter  pre- 
videro. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  315 

(Omissis) 

In  reformatione  cujus  consilii  et  masse  populi  facto  partito  per 
dictum  d.  vicariura  de  sedendo  ad  levandum  et  postmodum  ad  scrupti- 
niiim  cum  fabis  albis  et  nigris  datis  hominibus  dicti  consilii  per  ba- 
nitores  populi  et  restitutis  fratribus  heremitanis  beati  Jacobi  strato 
sancti  Donati  per  dictos  consiliarios  et  numeratis  per  duos  ex  anzia- 
nis  et  coiisulibus  populi  in  presencia  dictorum  fratrum  et  dicti  con- 
silii, placuit  ponentibus  fabas  albas,  qui  fuerunt  numero  ducenti  quin- 
queginta,  quod  boni  veneti  de  rassa  veteres  debeant  expendi  in  civi- 
tate  comitatu  et  districtu  Bononie  per  viginti  danariis  bononinorum 
parvis  prò  quolibet  usque  quo  aliud  provissum  fuerit  super  predictis 
per  anzianos  et  consulles  populi  bononiensis,  defensores  viginti  socie- 
tatum  arcium  populi  et  proconsulem  societatis  notariorum  qui  prò 
tempore  fuerint  et  sapientes  quos  secum  habere  voluerint  ;  et  quod 
provissum  fuerit  per  eos  vel  majorem  partem  ipsorum  reduci  debeat 
ad  consilium  populi.  Et  tunc  secundum  voluntatem  dicti  consilii  pro- 
cedatur.  Et  quod  isto  medio  quilibet  teneatur  eos  accipere  modo  pre- 
dicto  prò  quolibet  foro  quod  fiet  in  civitate  Bononie,  comitatu,  districtu 
ejusdem  quacumque  de  causa,  pena  cuilibet  renuncianti  eos  acci- 
pere decem  solidoram  bononinorum  prò  quolibet  dictorum  venetorum. 
Alii  vero  novi  vel  falsi  sint,  et  esse  debeant  exbaniti.  Et  debeant 
incidi  vel  rumpi  per  campsores  mercatores  et  aurifices  cis'itatis  Bo- 
nonie ad  quorum  manus  pervenerint,  pena  et  banno  cuilibet  campsori 
mercatori  vel  aurifici  ad  quorum  manus  pervenerint,  qui  non  inciderent 
vel  non  ruraperent  ipsos,  decem  solidorum  bononinorum  prò  quolibet 
dictorum  venetorum  novorum  vel  falsorum  non  incisorum  vel  rupto- 
rum  per  eum.  Et  quilibet  possit  accusare  et  denunciare  contrafacien- 
tes,  non  obstantibus  aliquibus  statutis  etc.  Qui  vero  posuerunt  fabas 
nigras  in  contrarium,  quibus  displicuerunt  predicta,  fuerunt  numero 
quinquaginta. 

Da  questo  documento  possiamo  raccogliere  un  dato  che  si 
collega  colla  nostra  ricerca  principale.  I  grossi  veneziani  si  rag- 
guagliano nel  1305  a  20  denari  bolognesi  ossia  ad  un  grosso 
bolognese  e  due  terzi  (12  -\-  8  denari).  Il  calcolo  ci  conferme- 


31 G  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

rebbe  questo  resultato.  Se  infatti,  come  riferisce  il  Papadopoli,^ 
un  grosso  veneziano  pesava  grammi  2,178  alla  lega  del  ^^Viooo 
conteneva  di  fino  circa  grammi  2,100.  Il  nostro  grosso  del  1289 
conteneva  {Mem.  nostra  citata  p.  315)  grammi  1,  257  di  fino 
a  cui  aggiungendo  gr.  0,838  per  i  due  terzi  in  più,  abbiamo 
gr.  2,095  ossia  un  resultato  sensibilmente  uguale,  la  piccola 
differenza  in  meno  essendo  giustificata  dall'  intento  di  non  fa- 
vorire la  circolazione  della  moneta  straniera  -. 

La  severa  conchiusione  a  cui  era  venuto  il  Consiglio 
contro  i  rascensi  falsificati  probabilmente  invelenì  la  popolazione, 
la  quale  si  trovò  fra  mano  molte  monete  deprezzate  e  svalutate, 
e  perciò  se  la  pigliò  con  coloro  che  ne  avevano  fatto  incetta 
e  ne  avevano  infestata  la  città.  Di  questo  sdegno  popolare  è 
l'eco  la  deliberazione,  che  pubblichiamo,  del  9  luglio  1305,  perchè 
quando  il  legislatore  concede  che  si  proceda  contro  ai  delinquenti 
non  solo  per  prohationes,  ma  pe/*  famam,  per  indicia  et  pre- 
swriptiones,  è  segno  che  si  è  lasciato  levare  la  mano  dalla  o- 
pinione  pubblica  indignata.  Siccome  però  le  crisi  monetarie  hanno 
spesso  per  cagione  il  difetto  di  buona  moneta,  e  questo  sembrava 
il  caso    di   Bologna  ,    per  cui  i  bolognesi  si  erano  acconciati  ai 


»  Op.  cit.,  p.  86. 

*  Questo  calcolo  ci  impone  l'obbligo  di  un'avvertenza.  In  questi  delica- 
tissimi studii  nulla  è  piii  facile  che  di  inciampare  in  qualche  inesattezza. 
È  certo  però  che  quando  un  documento  vi  dice  «  sicut  est  argentura  vene- 
torum  crossorum  (Mem.  citata  p.  300),  de  argento  veniciani  crossi  »  (ibid. 
pag.  301),  è  assai  difficile  non  dedurre  che  la  lega  dei  grossi  di  Bologna 
non  fosse  identica  a  quella  dei  grossi  veneziani.  Ora  il  Papadopoli  che  può^ 
saggiare  le  sue  monete  «  alla  bilancia  ed  al  crogiuolo  »  ci  dà  la  lega  dei 
grossi  veneziani  del  ^^Viooo  •  quella  dei  grossi  bolognesi  era  certamente  del- 
l' ^^Viooo-  ^^  l®o^  veneziana  non  ha  dunque  che  vedere  colla  bolognese  e 
cade  quindi  ogni  opportunità  della  nota  a  p.  301  della  precedente  Memoria. 
A  che  serve  dunque  quella  menzione?  Dobbiamo  ritenere  soltanto  a  fissare 
quella  tolleranza  di  ^^/si  ^"^  meno  nel  titolo,  per  cui  per  es.  10  '/g  oncie 
d'argento  fino  potevano  in  realtà  contenere  soltanto  10  oncie.  Per  questi  ed 
altri  errori  sfuggitici  mi  sia  lecito  citare  un  passo  dei  Mss.  Zanetti:  «  Simili 
trascorsi,  benché  piccoli  {non  tocca  veramente  a  me  giudicare  se  piccoli  o 
grandi).,  confessati  e  corretti,  mostrano  l'ingenuità  dello  scrittore,  né  punto 
gli  detraggono  ».  Dio  lo  voglia,  anche  a  costo  di  passare  per  «  ingenuo  »  l 


SUL    VALORE   DELLA    LIRA    BOLOGNESE  817 

rascensl,  si  nominava  una  grossa  commissione  con  amplissimi  po- 
teri, acciò  vedesse  di  provvedere  al   conio  di  nuova  moneta  ed 
a  rimarginare  i  danni  prodotti  dalla  circolazione  falsificata. 
Infatti  ecco  quanto  risulta  dai  documenti  *. 

In  dicto  anno  millesimo  trecentesimo  quinto,  indictione  tercia. 
Infrascripta  sunt  reforraationes  consilij  et  masse  populi  facte  tempore 
regiminis  magnifici  viri  domini  Raraberti  de  Rambertis  honorabilis  ca- 
pitanei  comunis  et  populi  Bononie  et  scripte  per  me  guidonem  Ben- 
zevennis  de  Casula  notarium  anzianorum  et  consulum  mensis  julii 
presentis,  sub  dicto  millesimo  et  infrascriptis  diebus. 

Die  nono  julii. 

Consilium  populi  et  masse  populi  comunis  Bononie  fecit  discretus  vir 
dominus  Franciscus  Esaù  de  Parma  judex  et  vicarius  nobilis  et  magnifici 
\iri  domini  Rambertus  {sic)  de  Rambertis  honorabilis  capitanei  comunis 
et  populi  Bononie  in  palacio  novo  dicti  comunis  ad  sonum  campane  et 
voce  preconum,  more  solito,  congregari.  In  quo  quidem  Consilio  interfue- 
runt  ultra  quam  due  partes  anzianorum  et  consulum  populi  Bononie 
ot  de  ipsorum  voluntate  et  consensu  proposuit  infrascripta,  super 
quibus  sibi  consilium  petiit  exhiberi. 

Cum  homines  civitatis  Bononie  sint  et  videntur  esse  in  magno 
errore  ratione  monete  de  raxa  que  expenditur  et  solita  est  expendi 
per  civitatem  Bononie  et  modo  expendi  non  potest,  ita  quod  homines 
non  possunt  eraere  nec  alias  mercationes  tacere  cum  dieta  moneta, 
quia  nuUus  vult  eam  recipere,  quia  dicitur  fore  minoris  valoris  quam 
consuevit  vallere  seu  expendi  nec  habeant  copia  bononinorum  qui  possint 
expendi,  quid  placet  conscilio  et  masse  populi  generaliter  providere? 

(Omtssù) 

In  reformatione  cuius  consilii  et  masse  populi  facto  partito  per 
dictum  dominum  vicariura  de  sedendo  ad  levandum  et  postmodum  ad 
scruptinium  cum  fabis  albis  et  nigris  datis  consiliariis  dicti  consilii 
per  bannitores  comunis  Bononie  et  postmodum  restitutis  ab  eis  fratribus 
heremitanis  saucti  Jacobi  de  strata  sancti  Donati ,  placuit  ponentibus 

'   Estratto  dal  Libro  delle  Riformar/ioni,  lett.  G,  e.  53  v.  55  r.  e  v. 


318  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

fabas  albas  qui  fuerunt  numero  trecenti  sexaginta  sex  quod  dominus 
potestas  Bononie  presens  habeat  purum  et  merum  arbitrium  iiiijui- 
rendi  per  se  vel  per  suara  fatniliara  contra  omnes  et  singulos  qui 
fraudulenter  ad  civitatem  Bononie  portassent  seu  portare  fecissent 
vel  qui  fraudulenter  expendissent  vel  expendi  fecissent  monetam  raxen- 
sem  mancham  vel  falsam,  et  procedere  ad  inquirendum  per  proba- 
tiones,  per  famara,  per  indictia  et  presumptiones  et  puniendum  realite? 
et  personaliter  quoscumque  culpabiles  invenerint,  quod  quidera  arbi- 
trium durare  debeat,  bine  ad  kalendas  augusti;  fabe  nigre  in  contra- 
rium  fuerunt  vigintitres. 

Item  quod  facto  partito  per  dictum  dominum  vicarium  de  se- 
dendo ad  levandum  et  postmodum  ad  scruptinium  cum  fabis  albis 
et  nigris  ut  supra,  placuit  ponentibus  fabas  albas  qui  fuerunt  nu- 
mero trecenti  octuaginta  sex,  quod  dieta  moneta  non  expendatur 
ulterius.  Et  generaliter  quod  super  moneta  bononinorum  grossa  et 
parva  conficienda  et  habeada  prò  comuni  Bononie  et  qualiter  unde  et 
quando  haberi  possit  et  de  dampno  secuto  occassione  monete  raxensìs 
refìciendo  et  restaurando  remaneat  in  arbitrio  et  provisione  dictorum 
capitanei  anzianorum  et  consulum  presentium  ,  domini  Homoboni 
Tederixiis  defensoris  viginti  societatum  arcium  populi  Bononie  et 
Bernardini  de  Bambagiolis  prpconsulis  societatis  notariorum  et  mini- 
stralium  illarum  duarum  societatum  quae  presunt  aliis  ad  defen- 
sionem  ordinamentorum  comunis  et  populi  Bononie,  dominorum  presi- 
dencium  defensioni  averis  comunis  Bononie  et  omnium  qui  actenus 
fuerunt  defensores  dictarum  societatum,  quod  provissum  et  ordinatum 
et  deliberatum  et  firmatum  fuerit  per  eos  vel  per  majorem  parfcem 
ipsorum  valeat  et  teneat  et  habeat  plenum  robur  et  executioni  man- 
detur,  sic  si  foret  factum  et  firmatum  per  dictum  consilium  et  massam 
populi  Bononie,  non  obstantibus  aliquibus  statutis  ordinamentis  et  re- 
formationibus  in  contrarium  loquentibus  ;  fabe  nigre  in  contrarium 
fuerunt  numero  tredecim. 

Il  10  luglio,  cioè  air  indomani,  il  podestà,  il  vicario,  i  giu- 
dici, i  notarii  e  tutta  la  famiglia  del  podestà  pensano  prima 
di  tutto  al  processo.  Si  mettono  in  moto  e  ne  segue  un  in- 
terrogare copioso  ed  affrettato  di  testimonii,  i  quali  o  sape- 
vano di  cognizione  propria,  «  da  uomini  che  avevano  veduto  » 


SUL    VALORE    DELLA    LIRA    BOLOGNESE  819 

il  fatto  dell'  incetta  avvenuta  o  lo  avevano  saputo  dalla  fama, 
dalla  voce  pubblica,  da  dodici  persone  e  più,  dalla  maggior 
parte  della  città,  come  spiegano  al  magistrato.  Un  oste,  sbu- 
giardando la  proverbiale  reticenza  della  sua  casta ,  fra  le 
altre  cose,  narra  che  certi  lodigiani,  alloggiati  da  lui,  avevano 
introdotto  la  moneta  sospetta;  altri  sanno  che  la  moneta  di  Ra- 
scia era  venuta  in  città  in  altrettante  botticelle,  denunziate 
come  ripiene  di  biacca  ai  troppo  corrivi  gabellieri.  De'  rei  si 
dicevano  i  nomi:  un  Marzuppino  Chiarenti  pistojese,  un  Vanno 
Nuvoloni,  un  Paolo  del  fu  .\medeo  Poeti,  un  Mellino  di  Litterio, 
un  Giovanni  Guidotti  da  Milano  ed  altri.  Il  processo  è  nel  no- 
stro Archivio  di  Stato  al  n.  399  dell'anno  1305  e  porta  ester- 
namente il  titolo  alquanto  svanito  di  «  Liber  actoram  factorum 
super  inquisitione  facta  de  moneta  raxensi  »  ma  poi,  in  forma 
più  scultoria,  la  parola  «  RAXA  »  in  grosse  majuscole  gotiche. 

E  non  solo  abbiamo  le  deposizioni  di  testimonii,  dei  qnali 
chi  parla  per  fama  generale ,  chi  ricevette  in  pagamento  i 
rascensi,  chi  li  ha  spesi  in  buona  fede  vedendoli  correre,  ecc.  ecc. 
ma  abbiamo  le  confessioni  degli  imputati,  che  introdussero  uno 
200  lire,  uno  150  lire  di  rascensi  in  più  mesi.  I  rascensi  si 
comperavano  nella  ragione  di  s.  42  d.  8  per  fiorino.  Ora,  se 
questo  valeva  normalmente  30  s.,  è  evidente  che  i  campsores 
fraudolenti  guadagnavano  s.  12  circa  per  fiorino,  o  come  a  dire 
il  40  °/q,  sulle  somme  maggiori  o  minori  confessate  e  delle  quali, 
converrà  contestare  molto  probabilmente  la  veridicità. 

Ma,  come  non  è  avvenuto  soltanto  nel  1305,  o  che  il  go- 
verno del  Comune  non  avesse  frenato  a  tempo  la  crisi  e  se  ne 
sentisse  responsabile,  o  che  non  avesse  provveduto,  come  ac- 
cennammo, a  tempo  al  difetto  di  buona  moneta  nella  città,  il 
che  ci  pare  molto  probabile,  o  che  si  fosse  trovato  dinanzi  ad 
accusati  che  erano  troppo  in  alto  per  poterli  colpire,  certo  è  in 
ogni  modo,  che  il  16  luglio  si  facevano  le  ultime  deposizioni  dei 
testi  e  già  il  23  luglio  1305  l' assemblea  popolare  s' incam- 
minava air  amnistia.  Vi  fu  qualche  condanna?  Dal  testo  del 
documento  converrebbe  argomentare  che  vi  fu,  ma  dalle  carte 
del  processo  e  dal  seguito  delle  date  nulla  comparisce  di  posi- 


320     R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

tivo.    Il  processo    in    ogni    modo    ebbe    per    epilogo    definitivo 
quanto  apparisce  dal  documento,   che  qui  riferiamo  per  ultimo: 

Die  veneris  vigesimo  tertio  julij 

Consilium  populi  et  masse  populi  civitatis  Boiionie  fecit  vir  nobilis 
dominus  Rambertus  de  Rambertis  capitaneus  populi  Bononie  in  palacio 
novo  dicti  comunis  ad  sonum  campane  et  vocem  preconium  (sic)  more 
solito,  congregari.  In  quo  quidem  Consilio  fuerunt  ultra  quara  due 
partes  anzianorum  et  consulum  populi  Bononie  et  de  ipsorura  volun- 
tate  proposuit  infrascripta,  super  quibus  consilium  postulavit  : 

Anno  domini  millesimo  trecentesimo  quinto  indictione  tertia  die  vi- 
gesimo tercio  julij.  Infrascripta  est  petitio  approbata  et  deliberata  per 
infrascriptum  dominum  Jlomobonura  defensorem  viginti  societatum 
arcium  populi  Bononie  ac  etiam  per  consilium  quadraginta  ipsius 
domini  defensoris  scruptinio  inter  eos  legiptime  celebrato,  et  post- 
modum  deliberata  et  approbata  una  vicissim  cum  domino  Francischo 
Esaù,  judice  et  vicario  domini  Ramberti  de  Rambertis,  capitane! 
populi  Bononie,  anzianis  et  consulibus,  proconsulibus  societatls  no- 
tariorum  et  ministralibus  societatum  quarteriorum  et  draperiorum 
prò  arte  qui  nunc  presunt  aliis  societatibus  de  presenti  mense  ad 
observationem  ordinamentorum  sacratorum  seu  majore  parte  ipsorum 
et  postmodum  ad  consilium  populi  proponenda.  Et  hoc  exequendo 
formam  provisionis  seu  reformationis  populi  Bononie  facta  vigore 
cedularum  missarum  per  societates  arcium  et  armorum  populi  Bo- 
nonie facta  de  mense  madii  millesimi  trecentesimi  quarti  indictione 
secunda. 

Nomina  quorum  sunt  haec: 

(Omissis) 

Cum  per  multos  bonos  et  sapientes  viros,  tam  de  societatibus  po- 
puli quam  non,  quos  certum  est  quod  diligunt  et  semper  dilexerunt 
bonum  et  pacificum  statum  comunis  et  populi  Bononie  et  etiam  offi- 
cium  defensoris,  ipso  defensor  interpellatus  sit  et  cotidie  interpellatur, 
ut  ipse  debeat  per  se  et  cum  suo  Consilio  taliter  previdero  quod  dominus 
potestas  de  cetero  desistat  ab  omni  processa  faciendo  ulterius  centra 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  321 

aliquos  ratione  monete  de  rassa  quae  dicitur  conducta  ad  civitatem 
Bononie  et  comuniter  sub  uno  errore  expensa  esse  tam  in  civitate 
Bononie  et  comitatu  Bononie  quam  in  aliis  civitatibus  et  provinciis 
Roraaniole,Tiissiae, Lombardie  et  Marchie  ita  quod  aliqua  societas  nec, 
boni  et  honorati  homines  possint  ulterius  infamari  vel  vituperari. 
Et  ne  rancor  vel  hodia  turaultus  seu  seditio  possit  inter  societates  et 
homines  de  populo  Bononie  evenire,  sed  ut  amor  et  unio  semper  cre- 
scat  in  populo  supradicto  et  ne  inimici  comunis  Bononie  lectari  va- 
leant  de  predictis,  quod  placeat  Consilio  populi  quod  dominus  potestas 
et  ejus  farailia  de  cetero  desistat  ab  orani  processu  et  inquisitione  fa- 
cienda  per  eum  centra  aliquos  ulterius  ratione  diete  monete  de  rassa 
et  quod  predictum  arbitrium  intelligatur  esse  fìnitum.  Et  ratio  dicti 
arbitrii  ulterius  centra  aliquos  procedi  non  possit  ratione  diete  mo- 
nete de  rassa  per  dominum  potestatera  vel  ejus  familiam,  salvo  quod 
predicta  non  prosint  in  aliquo  condempnatis  per  dictum  dominum  po- 
testatem  occassione  diete  monete  de  rassa.  Et  quod  omnes  et  singuli 
de  societate  cambii,  qui  artem  cambii  exercent  vel  exercuerint  ab 
uno  anno  citra,  teneantur  et  debeant  facere  et  fieri  facere  de  bono  et 
legali  argento  sexaginta  millia  librarum  bononinorum  grossoriim  ad 
bonum  et  justum  pondus  et  conium  secundum  modum  actenus  con- 
suetum  eorura  expensis,  bine  ad  quatuor  menses  proximos,  ita  quod 
de  dieta  moneta  copia  habeatur  prò  populo  Bononie,  sub  pena  et  ar- 
bitrio consilii  populi  ordinanda,  salvo  quod  ad  dictam  raonetam  fieri 
faciendam  non  teneantur  condempnati  occassione  diete  monete ,  non 
obstantibus  aliquibus  statutis  etc. 

In  reformatione  cliJus  consilii  et  masse  populi  facto  partito  per 
dictam  dominum  capitaneura  de  sedendo  ad  levandtim  et  postmodum 
ad  scruptiniiim  cum  fabis  albis  et  nigris  datis  hominibus  dicti  con- 
silii per  bannitores  comunis  et  populi  Bononie,  et  postmodum  resti- 
tutis  a  consiliariis  dicti  consilij  fratribus  heremitanis,  et  numeratis 
per  anzianos  et  consules  in  presencia  dicti  consilii  et  fratrura,  placuit 
ponentibus  fabas  albas  qui  faerunt  numero  trecenti  decem  quod  su- 
pradicta  petitio  quae  incipit:  «  Cum  per  multos  et  sapiontes  viros,  tam 
de  societate  populi  quam  non,  quos  certum  est  quod  diliguat  et  sem- 
per dilexerunt  bonum  et  pacificum  statum  comunis  et  populi  Bono- 
niensis  etc.  «  sit  firma  et  rata  et  valetit  et  teneat  et  habeat  plenum 
robur  et  effectui  demandetur  in  qualibet  parte  sua,   ut  scripta  est  et 


322      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

lecta  fuit  in  presenti  Consilio ,  non  obstantibus  aliquibus  statutis , 
orclinamentis,  refox'mationibus  et  provisionibus  coraunis  et  populi  Bo- 
nonie  sacratis  vel  sacratissimis,  occasionatis  vel  dependentibus  ab  eis, 
lectis  vel  non  lectis,  legendis  vel  non  legendis,  de  quibus  opporteat 
vel  non  opporteat  expressam  fieri  mentionem  ,  a  quibus  omnibus  et 
singulis  dominus  potestas,  dominus  capitaneus  et  eorum  familie,  an- 
ziani et  consules  et  eorura  notarli  et  onines  quos  predicta  tangerent 
sint  penitus  absoluti.  lUi  vero  qui  posuerunt  fabas  nigras  in  contra- 
rium  fuerunt  numero  centum  septuaginta. 

Testes:  Johannes  Bonaventure  et  Anzianus  Oliverii  *. 

Noi  non  vogliamo  insistere  più  oltre  su  questo  argomento, 
ma  se  il  «  prò  bono  pacis  »  non  fosse  stato  inventato  per  altre 
circostanze,  nessun  documento  ne  sarebbe  più  saturo  di  quello 
testé  offerto  al  lettore.  Sbolliti  i  primi  furori,  pronunciatasi 
anche  qualche  condanna,  non  sappiamo  di  quali  persone,  è  una 
gara  di  pacificazione,  di  por  fine  alle  inchieste  ed  ai  sospetti , 
non  tanto  unanime  però  che  anche  nel  1305  la  «  questione 
morale  »  non  trovasse  in  seno  all'  assemblea  popolare  un  nu- 
mero di  voti  favorevoli,  straordinario  per  i  documenti  del  tempo, 
cioè  170  voti  dissenzienti  contro  i  310  che  votarono  V  amnistia 
dei  banchieri  prevaricatori. 

V. 

Il  valore  in  ORO  della  lira  bolognese  dal  1264 

SINO   alla   coniazione  del  FIORINO  D' ORO  IN  BOLOGNA  (1380). 

Ma  è  del  compito  che  ci  siamo  proposti  il  perdersi  cosi 
nelle  cose  della  Bosnia  e  della  Serbia?  Per  quanto  la  crisi  mo- 
netaria bolognese  del  1305  possa  essere  interessante  anche  per 
un  certo  sapore  maligno  di  riscontri  moderni,  ciò  nondimeno 
ci  affrettiamo  a  rientrare  nel  nostro  tema  principale.  Noi  ab- 
biamo affermato,  non  ha  guari,  che  il  fiorino  d'  oro  al  princi- 
pio del  secolo  XIV    valeva  30  soldi,    ora  sappiamo    anche    che 

'  Dai  libri  delle  Riformagioni,  lett.  G,  p.  61  r.  e  v.,  e  62  r. 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  323 

la  crisi  dei  racoenses,  l'aveva  ridotto  a  41  soldi  ^  Questo  dato 
ci  renderà  facile  computare  il  valore  a  cui  era  discesa  la  lira 
per  r  invasione  di  quella  disgraziata  valuta.  Il  ragguaglio  ac- 
cennato ha  certo  in  mira  il  fiorino  di  Firenze  (allora  Bologna 
non  possedeva  ancora  un  fiorino  di  proprio  conio).  Ora,  noi 
consideriamo  sempre  il  fiorino  di  Firenze  del  peso  di  grani  3.  537 
d'  oro  puro  e  del  valore  corrispondente  di  L.  12,18.  Il  ragguaglio 
non  è  di  una  precisione  matematica  assoluta,  ma  lo  adottiamo  per- 
chè è  quello  medesimo  da  noi  introdotto  nella  nostra  memoria  sul 
«  La  popolazione  di  Bologna  »  {Alli  e  Memorie,  ser.  3.%  Vili,  55). 
Perciò,  sempre  con  le  stesse  riserve,  è  facile  conchiudere  che 
il  soldo  bolognese  era  nel  1305  uguale  a  ^^^  =  0.297  L.  it.  o 
30  centesimi  circa.  La  lira  dunque  equivaleva  a  L.  6  italiane 
(30  X  20).  Questo  però,  come  si  è  detto,  era  Y  effetto  della 
crisi  provocata  dall'  introduzione  della  moneta  deprezzata.  Come 
si  era  adunque  comportata,  durante  il  tempo  anteriore,  la  lira 
rispetto  al  fiorino?  La  nostra  Memoria  antecedente  ha  esami- 
nato il  valore  di  argento  della  lira  bolognese,  quali  furono  le 
vicende  di  essa  ragguagliate  all'oro? 

Ecco  i  fatti  che  stanno  a  nostra  cognizione.  Essi  potranno 
essere  aumentati  a  volontà  da  successive  esplorazioni  nelle  no- 
stre carte  medievali  ma  per  lo  scopo  sommario  di  questa  me- 
moria ci  sembrano  sufficienti. 

Nel  1264  in  cui  si  era  progettato  per  la  prima  volta,  come  si 
disse  altrove  {Meni,  antec.  p.  299),  di  coniare  uno  zecchino  bolo- 
gnese, il  ragguaglio  con  la  lira  era  dato  così,  che  grani  60  e  ,^  bo- 
lognesi d'  oro  puro  rispondeva  ad  una  lira.  I  grani  60  e  fy  sono 
grammi  metrici  2. 872  d'  oro  fino  e  quindi  la  lira  bolognese 
corrispondeva  a  L.  it.  9,90  in  oro. 

Il  fiorino  fiorentino  pesava  circa  74  ^^  pi"^i  (grani  75), 
nel  1264  doveva  perciò  ragguagliarsi  a  24   soldi.  E  questo    un 


•  Cfr.  Libro  delle  Riforma g ioni ,  lett.  I,  p.  8  :«...,  et  etiam  in  duobus 
florinis,  iiij.°'"  libras  et  duos  solidos  bononinorum,  ad  rationem  xlj.  solidorum 
bononinorum  prò  quolibet  fiorino,  quia  prò  tanto  eos  recepit  et  sibi  compu- 
tati fuerunt  ».  Il  documento  è  datato  12  novembre  1305. 


321  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

dato  che  può  servire  di  paragone  per  misurare  il  deprezza- 
meuto  successivo  della  lira  bolognese,  sia  prodotto  dai  raooenses, 
sia  da  altre  cause  di  crisi  nell'  argento,  che  si  verificarono  nella 
prima  metà  del  secolo  XIV. 

Avvertiamo  intanto  che  questo  deprezzamento  non  fu  im- 
provviso. 

Lo  Zanetti  infatti,  ha  veduto  un  documento  del  5  gennaio 
1267,  in  cui  i  tutori  del  figlio  di  un  quondam  Artemisio  cedono 
un  loro  credito  di  «  1125  florenos  grossos  auri  per  millequin- 
gentasquinquaginta  libras  bononinorum  ».  Abbiamo  quindi 

1125  :     1550  X  20  ~  1  :  ^  ,  ovvero 
1125  :  31000  =  1  :  57.  5 

Tre  anni  adunque  dopo  il  1264  vi  ha  un  primo  deprez- 
zamento dell'  argento,  da  soldi  24  a  soldi  27.  5.  Non  sarà  dif- 
ficile nemmeno  di  riconoscere  nel  mutato  rapporto  dei  due  me- 
talli, la  proporzione  di  questo  deprezzamento.  Se  infatti,  nel 
1264  abbiamo: 

grani  d'oi-o       grani  d'argento  oro         argento 

60  U   :   533  J    =  1  :  8. 75 

avremo  nel  1267 

75     :   733     —  1  :  9.77. 

Quanto  al  valore  in  particolare  della  lira  bolognese  nel  1267 
esso  risulta  dalla  finizione  1|^  X  20  --=  0. 44  X  320  =  L.  it.  8,86. 

Da  un  documento  del  12  giugno  1285,  che  il  Savigny  ri- 
ferisce dal  nostro  Sarti  (T.  I,  P.  I,  p.  221  dell'ediz.  1888-96)  ab- 
biamo il  seguente  ragguaglio:   «  receperunt D.  florenos 

auri    in  septingentis  quinquaginta  quatuor  lib.    iij  sol.    iiij   den. 
bon.  »,  avremo,  cioè,  un  altro  deprezzamento  perchè 
fiorini  soldi  fiorini  soldi 

500         :         15083        =        1         :         30.1 

Questo  ragguaglio  ci  è  confermato  infatti  da  un  altro  do- 
cumento del  1292  iu  cui  si  tratta  dell'  acquisto  del  castello  di 
Capreno  da  parte  dei  Bolognesi.  In  quella  occasione  questi  prò- 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  325 

mettono  di  depositare  15000  fiorini  d'oro,  ragguagliando: 
«  qiiemlibet  florenuiiì  trigiiita  solidis  bononinoriim  ». 

Il  valore  della  lira  sarà  quindi  dato,  per  questo  periodo, 
dalla  frazione  ^  X  20  r=  0.  106  X  20  =  L.  it.  8,12. 

È  bene  fissare  questo  risultato  giacché  per  lungo  tratto  di 
tempo,  a  cavaliere  dei  secoli  XIII  e  XIV,  questo  fu  il  valore 
del  fiorino  ^  Ma  siccome  era  inevitabile  che  questo  ragguaglio 
non  resistesse  alle  vicende  del  mercato,  avviene  a  Bologna 
quello  che  avviene  altrove,  cioè  che  il  fiorino  accennò  a  sdop- 
piarsi in  un  fiorino  convenzionale  o  di  computo  che  corrispon- 
deva appunto  al  comodo  ragguaglio  di  lire  bolognesi  1  Yo  6*^ 
in  un  fiorino  d'  oro  reale  che  subiva  le  vicende  del  mercato. 

La  crisi  dei  rascensi  avendo  portato  il  valore  in  oro  della 
lira  bolognese,  che  normalmente  era  it.  L.  8,12,  a  L.  6,  è  facile 
vedere  la  gravità  della  perdita  subita  dai  detentori  della  mo- 
neta  falsificata,  cioè  oltre  il  25  ^o- 

Ma  noi  non  l'aggraviamo  troppo  la  responsabilità  di  quei 
poveri  Re  della  Serbia,  già  tanto  compromessi  nella  letteratura? 
Abbiamo  veduto  dai  documenti  pubblicati  che  il  comune  di 
Bologna,  a  riparo  della  crisi,  aveva  dato  un  forte  impulso  a 
nuova  coniazione  di  moneta  genuina.  Eppure  da  dati  raccolti 
dallo  Zanetti  risulta  che  il  fiorino  valeva:  nel  1312,  40  soldi  ; 
nel  1313,  ancor  più,  44  s.  e  4  d.;  nel  1316,  40  s.  2  d.,  era 
dunque  una  crisi  permanente  che  travagliava  la  moneta  d'  ar- 
gento. Le  alterazioni  in  uno  stesso  anno  ed  a  breve  distanza 
sono  spesso  assai  gravi.  Se  infatti  nei  Memoriali  di  Ugolino 
Querci  (p.  xv)  del  17  aprile  1326  è  scritto:  «  centum  libras 
bononinorum  prò  pretio  centum  solidorum  venetorum  grossorum 
vel  quinquaginta  florenos  auri  »  ciò  significa  che  il  fiorino  va- 
leva, in  aprile,  2  lire  o  40  soldi,  ed  ecco  che  nei  Memoriali  di 
Carlo  di  Guido  Bonaparte ,  f.  xviij  ,  si  legge  un  contratto  del 
25  maggio  a.  m.,  col  seguente  ragguaglio:  «  vigintiquinque 
libras  bononinorum  prò  pretio  tredecim  florenorum  auri  »  ossia  il 


'  Cosi  ci  attesta  anche  il  Sarti,  op.  cit.,  ediz.  citata,  T.  I,  P.  II,  p.  569, 
nota  5. 


326  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

fiorino  è  equivalente  a  38  s.  e  6  .d.  Questo  miglioramento  con- 
tinua negli  anni  successivi,  perchè  nel  1333  si  accenna  ad  un 
ragguaglio  più  conforme  all'  antico,  il  fiorino  si  valuta  dai  soldi 
33  ai  36.  Sarebbe  certo  utile  1'  esplorare  le  cause  di  questa 
crisi  :  se,  infatti,  un  rincaro  nell'  oro  può  essere  spiegato  nella 
seconda  metà  del  secolo  XIII  dalle  coniazioni  auree  iniziate  a 
Firenze  ed  a  Venezia,  questa  causa,  al  principio  del  secolo  XIV, 
era  da  lunga  pezza  superata,  noi  dunque  non  possiamo  che  li- 
mitarci al  puro  accertamento  del  fenomeno. 

Ripigliando  la  storia,  nel  1336  la  città  di  Bologna  prestò 
15  mila  fiorini  d'  oro  al  Re  Giovanni  di  Boemia,  che  vennero 
ragguagliati  a  soldi  36  per  fiorino.  Nel  1338  sotto  il  reggi- 
mento di  Taddeo  Pepoli  questo  ragguaglio  rimane  immutato  e 
lo  troviamo  esplicitamente  confermato  nel  5  febbraio  1339  da 
un  rogito  di  Antonio  Aldobrandini  da  Cento,  che  si  trova  nei 
suoi  Memoriali  (p.  viiij).  Un  Pietro  della  Barba  promette  di 
pagare:  «  trecentos  florenos  auri  bonos  legales  expendibiles 
et  iusti  ponderis  ad  rationem  triginta  sex  solidorum  bononì- 
norum  prò  quolibet  ducato  ».  Un  mese  dopo ,  cioè  il  2 
marzo,  troviamo  :  «...  viginti  septera  florenorura  aureorura,  ho- 
norum et  legalium  in  pendere  et  auro  ad  rationem  triginta 
sex  soìidorum  et  odo  denariorimi  prò  quolibet  floreno  » 
(p.  xxv)  e  così ,  ci  avviciniamo  alla  seconda  metà  del  se- 
colo XIV. 

Nella  seconda  metà  del  secolo  XIV  il  rialzo  dell'  argento 
si  fa  più  deciso.  Già  nel  1350 ,  5  decembre ,  trovo  4  fiorini 
valutati  L.  6  s.  8,  ossia  a  32  soldi  per  ciascuno,  e  nel  23  de- 
cembre a.  m.,  437  fior.  7  s.  vengono  ragguagliati,  alla  medesima 
stregua,  a  L.  699  s.  11.  In  alcuni  computi  del  25  novembre 
1351  troviamo  la  stessa  valutazione.  Nel  1352  il  fiorino  ac- 
cennava forse  ad  aumentare,  perchè  rimane  la  traccia  di  talune 
consultazioni  che  ebbero  luogo  nel  giugno  di  quell'anno,  e  sulle 
quali  avremo  occasione  di  ritornare,  che  avevano  in  mira  per 
l'appunto  di  reagire  contro  il  corso  (probabilmente  commerciale) 
di  34  soldi  del  fiorino  mediante  la  fissazione  di  un  corso  legale 


SUL  VALORE  DELLA  LIRA  BOLOGNESE  327 

di  32  soldi  ^  .  Neil'  8  ottobre  infatti  il  fiorino  non  vale 
che  32  soldi  ,  come  da  un  documento  di  quell'  anno  -  ;  nel 
1353  abbiamo  nel  10  aprile  e  nel  5  agosto  il  valore  di  soldi 
32  ^,  m  luglio  un  ragguaglio  di  soldi  31  d.  1,  in  ottobre  di 
s.  33  d.  4,  in  decembre  ancora  di  soldi  32  ^.  Nel  1355  il  fio- 
rino oscilla  così  che  non  vale,  il  20  agosto,  che  35  soldi,  in  ottobre 
soli  soldi  32,  ai  25  decembre  soldi  34,  Nel  28  nov.  1360  si 
trova  il  fiorino  ragguagliato  a  soldi  34.  Per  il  periodo  dal  1360 
al  1364  torna  opportuno  di  richiamare  le  informazioni  rac- 
colte dal  Tlieiner  e  da  noi  riportate  nella  nostra  «  Popola- 
zione di  Bologna  »  (p.  59),  che  ci  darebbero  per  il  fiorino 
di  Firenze  : 


valore  massimo 

vai.  minimo 

medio 

1360 

soldi  33. 1 

29.0 

31.6 

1361 

»     33. 2 

31.5 

31.3 

1364 

»     32. 10 

32.4 

32.7 

La  stessa  Memoria  (pag.  50)  ci  dà  il  valore  del  fiorino  per 
il  1368:  soldi  31  e  d.  6  ;  nel  1371  siamo  sempre  allo  stesso 
punto  (ibid.,  pag.  42).  Con  questi  particolari  siamo  giunti  presso 
al  1380,  in  cui  tronchiamo  questa  nostra  indagine,  perchè  in 
quest'  anno  Bologna  sorge  a  più  nobile  situazione  monetaria  , 
coniando  un  proprio  fiorino  d'  oro:  dobbiamo  quindi  prima 
ripigliare  la  storia  da  noi  abbandonata. 


'  I  ragguagli  del  1350-1352  sono  stati  da  noi  raccolti  dai  libri  delle 
Riformagioni  di  quegli  anni.  Non  ne  diamo  una  citazione  più  minuta  perchè 
i  volumi  e  fascicoli  relativi  non  sono  numerati  ed  è  facile  rintracciarli  nelle 
bollette  (o  mandati)  alle  date  accennate  nel  testo. 

2  Libro  delle  Provvisioni  dei  Ire  ultimi  mesi  del  1352,  p.  8. 

3  Libro  delle  Provvisioni,  n.  41,  p.  75;  ibib.  n.  40.  xvij.  Quest'  ultimo 
è  una  provvisione  esplicita  sul  valore  del  fiorino;  nel  primo  documento 
sono  ragguagliati  a  32  soldi  i  200,000  fiorini  assegnati  per  le  spese  ordi- 
narie e  straordinarie  del  Comune  di  Bologna. 

■•  Cfr.  Libro  delle  Provvisioni  n.  40,  iiij  v.;  ibid.  cxvij  (la  numerazione 
delle  pagine  del  Ms.  è  irregolare);  ibid.  p.  IsxxiiiJ. 


328  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Prima  però  dobbiamo  coiichiudere: 

che  la  lira  bolognese  valutata  in  oro,  nel  corso  di  questo 
periodo,  cioè,  dal  1264  al  1380,  discese  dal  ragguaglio  origi- 
nario di  L.  it.  9,90  sino  a  L.  it.  5,49  (nel  1313); 

che  mentre  essa  lira  nello  scorcio  del  secolo  XIII  ed  al 
principio  del  XIV  poteva  valutarsi  L.  8,12,  superata  la  fortis- 
sima crisi  del  1313,  era  risalita  in  sul  cadere  del  medesimo  se- 
colo XIV  a  circa  it.  L.  7,60. 

Del  che,  più  e  meglio  informerà  il  lettore  la  tavola  parti- 
colareggiata con  cui  dovremo  chiudere  il  presente  studio. 

Prof.  Giovanni  Battista  Salvioni 

fContinua) 


ATTI 


R.  DEPUTAZIONE   DI   STORIA   PATRIA 

PER   LE   PROVINCIE  DI   ROMAGNA. 


Anno  accademico   1895-96 


Tornata  III  —  12  gennaio  1896. 

A  continuazione  della  monografia  sulle  Scuole  dello  StiicUo  bo- 
lognese il  Socio  corr.  conte  cav.  Francesco  Gavazza  ne  prende  a 
leggere  1'  ultima  parte  riguardante  le  scuole  nell'  Archiginnasio  dalla 
metà  del  XVI  secolo  fino  al  XIX. 

Sotto  la  Legazione  del  card.  Carlo  Borromeo,  il  suo  Vice  Legato 
mons.  Cesi,  che,  reggendo  quasi  sempre  da  solo  il  governo,  aveva 
dato  notevole  sviluppo  all'  edilizia  in  Bologna,  concepì  il  disegno  di 
dotare  lo  Studio  di  un  suntuoso  palazzo,  iniziando  con  ciò  i  provve- 
dimenti a  risollevarlo  dalle  misere  condizioni  a  cui  da  varie  cause 
era  stato  ridotto.  E,  ottenuto  da  Pio  IV  un  Breve  che  ordinò  la 
fabbrica  della  nuova  sede  delle  scuole ,  destinandovi  proventi  già 
assegnati  ai  Lettori,  si  pose  all'impresa  con  tale  pertinacia  che  a 
nulla  valsero  i  tentativi  del  Senato  per  sottrarsi  alla  grave  spesa 
di  questa  fabbrica  prima  colla  scusa  che  avrebbe  impedito  il  com- 
pimento della  basilica  di  San  Petronio,  poi  colle  pretese  di  emende 
di  danni,  ed  in  fine  con  reiterate  proteste  contro  la  distrazione  di 
somme  impegnate  per  gli  stipendi  dei  professori. 

Sui  primi  mesi  del  1562  si  cominciarono  i  lavori  per  la  costru- 
zione dell'  Archiginnasio  ;  e  il  Reggimento  dovette  anche  sottostare  a 
nuovi  aggravi  per  colmare  la  eccedenza  delle  spese,  che,  senza  alcun 
aiuto  da  Roma,  salirono  a  63,832  lire  di  Bologna.  Ma  nell'ottobre  del 


330  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

1568,  con  celerità  che  sarebbe  straordinaria  anche  ai  di  nostri,  la 
grande  fabbrica  era  compiuta,  e  s' inaugurava  il  21  di  quel  mese,  so- 
lennizzata con  orazioni  del  Luppi,  del  Regoli,  dell'Amaseo  e  del 
Sigonio,  e  tramandata  ai  posteri  in  una  medaglia,  riprodotta  in  dise- 
gno dal  Bonanni,  coli'  effige  di  Pio  IV  e  il  prospetto  della  fabbrica 
innalzata. 

Da  documenti  dell'Archivio  di  Stato  e  di  quoUo  dell'Ospedale  della 
Morte  il  conte  Gavazza  ha  scoperto  che  architetto  del  magnifico 
edifizio,  contrariamente  alle  asserzioni  di  scrittori  antichi  e  moderni, 
fu  Antonio  Terribilia,  fiorito  nella  prima  metà  del  '500,  e  che  aveva 
avuto  parte,  agli  stipendi  del  re  di  Spagna,  nei  lavori  del  Duomo  di 
Milano. 

Tornata  IV  —  26  gennaio  1896. 

A  compimento  delle  memorie  già  lette  a  questa  R.  Deputazione 
sotto  il  titolo  :  Delle  scuole  dello  Studio  bolognese,  il  Socio  conte 
cav.  Francesco  Gavazza  legge  gli  ultimi  tre  capitoli  della  sua  mono- 
grafia, nei  quali  riassume  la  storia  dello  Studio  nei  secoli  che  visse 
nel  celebre  palazzo  dell'Archiginnasio. 

Nel  primo  di  questi  capitoli  descrive  l' edifizio  nelle  sue  aule  e 
nella  Capella,  traendo  occasione  da  ciò  a  trattare  delle  orazioni  inau- 
gurali, a  cui  erano  obbligati,  per  antica  consuetudine,  i  Lettori  dì 
latino  e  di  greco,  e  che  un  anno  s'indirizzavano  ai  Legisti  ed  un  altro 
agli  Artisti.  Illustrato  poi  il  Teatro  anatomico,  costruito  nel  1639  su 
disegno  dell'Architetto  Antonio  Levanti,  completato  nel  1645,  e  nel 
1732  decorato  colle  meravigliose  statue  anatomiche  del  Lelli,  il  conte 
Gavazza  rievoca  le  memorie  della  funzione  della  pubblica  anatomia 
che  durava  per  dieci  giorni  con  solenne  pompa,  e  costituiva  per  le 
Autorità,  e  per  ogni  ordine  di  cittadini  e  per  le  dame,  praesente 
cadavere^  una  dilettevole  attrativa  dei  giorni  carnevaleschi. 

Parimenti  con  grande  solennità  compivasi  annualmente  dai  far- 
macisti, alla  presenza  del  Gollegio  medico,  di  dame,  cavalieri,  dottori 
e  scolari,  nel  cortile  dell'  Archiginnasio  apparato  a  festa,  la  fabbrica- 
zione della  triaca. 

Il  conte  Gavazza  passa  poi  a  discorrere  degli  stemmi  dipinti  che 
decorano  con  singolare  ed  artistico  ornamento,  tutto  il   palazzo,  i-ag- 


ATTI  331 

grappati  a  memoria  dei  Consiglieri  annuali  delle  Università  ;  e  ricorda 
l'uso  e  l'abuso  di  porre  lapidi  in  onore  dei  Legati  pontifici  e  dei  pro- 
fessori mediante  collette  che  si  esigevano  al   primo  cader  della  neve. 

Un  altro  capitolo  è  speso  dall'  egregio  socio  a  narrare  le  sorti 
del  nostro  Ateneo  in  quel  periodo,  che  può  dirsi  di  sua  generale  de- 
cadenza sebbene  uomini  illustri  v'  insegnassero,  che  va  dagli  ultimi 
ventennii  del  secolo  XVI  alla  instaurazione  del  governo  democratico  in 
Bologna.  In  particolare  s'intrattiene  sui  più  eminenti  Lettori  (fra  i  quali 
si  annoveravano  anche  donne),  sui  Collegi  dello  Studio,  sul  numero  e 
l'insubordinazione  dei  professori,  accusati  anche  d'ignoranza  asinina^ 
un  dei  quali  persino,  laureato  a  dieci  anni,  otteneva,  a  undici,  la 
cattedra  di  logica,  mentre  la  notoria  vacuità  presuntuosa  dei  più 
scadenti  fra  essi,  accresciuta  dallo  spirito  dialettico  e  retorico  del  se- 
colo XVII,  si  incarnava  nella  maschera  bolognese  del  dottor  Balan- 
zone. A  ciò  facevano  riscontro  gli  eccessi  e  i  disordini  degli  scolari, 
ridotti  un  anno  a  men  di  150  e  che,  nella  debolezza  dell'autorità,  pur 
facendo,  armati,  ogni  sorta  d'insolenze  e  di  violenze  ai  cittadini  e  alle 
donne  e  talvolta  persino  commettendo  omicidi ,  ottenevano  spesso  la 
mortificazione  degli  sbirri  quando  pure  non  ottenevano  che  questi 
fossero  appiccati,  per  aver  tentato  di  eseguire  contro  di  loro  la  legge  ! 

Si  narra  poi  nell'  ultimo  capitolo  come  lo  Studio,  pagato  alla 
patria  nei  primi  moti  per  la  libertà,  il  tributo  dei  due  martiri  Zam- 
boni e  De  Rolandis,  studenti,  dall'entrata  dei  Francesi  e  dall'abolirsì 
delle  vetuste  corporazioni  universitarie,  ricevesse  nuova  costituzione. 
La  quale,  sebbene  per  breve  tempo  interrotta,  nel  1799,  dalla  venuta 
degli  Austriaci  e  dalla  reazione  che  tentò  ripristinare  gli  antichi  Isti- 
tuti, risorse  più  vitale  per  moderni  concetti  nella  Università  Nazio- 
nale, riunita  all'Istituto  delle  Scienze  sull'inizio  di  questo  secolo. 

Tornata  V  —  8  marzo  1896. 

Il  prof.  cav.  Augusto  Gaudenzi,  Socio  effettivo^  legge  una  memo- 
ria intorno  Le  Società  delle  Arti  in  Bologna  nel  secolo  XIII  \  nella 
quale  anzitutto  combatte  l'opinione  (non  più  attendibile  di  quella  che 
vuol  far  discendere  dai  Municipii  romani  i  Comuni  del  medio  evo),  la 
quale  dai  Collegi  romani  degli  artefici  fa  derivare  le  società  delle 
arti  dei  tempi    comunali;    mentre    invece    le  scarse    menzioni  di  capi 


332  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

d'arte  che  s'incontrano  nel  primo  medio  evo,  il  trovarsene  in  Roma 
e  in  Ravenna  soltanto,  e  l'esistenza  di  queste  corporazioni  in  servitù 
del  fisco,  non  provano  la  continuità  e  discordano  dalla  natura  e  dal 
fine  delle  nostre  associazioni,  nate  e  cresciute  colla  libertà. 

In  Bologna,  come  altrove,  prime  riunioni  di  questo  genere  furon 
quelle  dei  Cambiatori  e  dei  Mercanti  :  i  primi  dal  cambio  delle  mo- 
nete, dell'argento,  dell'oro  e  delle  pietre  preziose  divenuti  banchieri  ; 
i  secondi,  negozianti  di  panni  specialmente  francesi,  che  compaiono 
nelle  Cronache  sotto  il  1174,  quando,  fusi  colle  società  dei  militi, 
creavano  i  Consoli. 

Le  altre  Società  dovevano  esser  già  sorte  alla  fine  del  secolo 
Xll,  quando  una  glossa  di  Azone  ricordava  la  Compagnia  dei  pellic- 
ciari.  Ma  solo  nel  1228,  unitesi,  formarono  il  Popolo  che  prima  si 
oppose  al  Comune  e  poi  fini  per  assorbirlo,  impadronendosi  di  tutto 
il  governo  dello  Stato. 

Fino  al  1274  la  direzione  di  esso  stette  nelle  Società  dei  Cam- 
biatori e  dei  Mercanti,  che  fecer  crescere  il  Comune  in  ricchezza  e 
potenza,  ma  dopo  il  1274  passò  alla  Società  dei  Notai,  sotto  i  quali 
cominciò  la  decadenza  di  Bologna,  non  ostante  le  leggi  eccezionali  con 
cui  Rolandino    Passaggeri  tentò    di  ristabilire  la   pace  e  la    giustizia. 

Le  Compagnie  delle  arti  furono  da  prima  associazioni  volontarie 
foggiate  sulla  più  antica  costituzione  comunale  ;  ebbero  a  rettori  dei 
ministrali,  come  il  Comune  dei  Consoli,  poi  un  'preministrale,  come 
il  Comune  un  Podestà,  e  vari  ufiìciali  per  l'interna   amministrazione. 

Era  fine  della  Società  lo  scambievole  aiuto,  specialmente  per  la 
tutela  dei  singoli  che  lo  stato  allora  non  poteva  assicurare  ;  poi  la 
protezione  degl'  interessi  commerciali,  industriali  e  professionali  di 
tutti.  Più  tardi  la  Società,  divenuta  organo  dell'associazione  politica, 
finì  coll'abbracciare  la  vita  religiosa,  politica  ed  economica  dei  soci, 
con  una  tal  serie  di  legami  fra  essi,  che  solo  le  condizioni  politiche 
dei  tempi  medioevali  possono  far  comprendere  e  spiegare. 

Tornata  VI  —  22  marzo  1896. 

Per  assenso  del  Presidente  si  leggono  in  questa  tornata  due 
memorie,  una  del  dott.  Battista  Emilio  Orioli  sotto-archivista  nel  R. 
Archivio   di   Stato   di  Bologna,    intorno    di.  Documenti  sulla    fazione 


ATTI  333" 

dei  Bianchì,  ed  una  del  conte  Luigi  Aldrovandi  che  s'intitola  Com- 
tnentario  alle  lettere  di  uno  studente  tedesco  da  Bologna. 

Il  dottor  Orioli,  toccate  brevemente^  e  illustrate  cou  nuovi  docu- 
menti, le  relazioni  fra  Bologna  e  Firenze  dopo  che  quella  ebbe  cac- 
ciati i  Bianchi  nel  1302,  e  gli  aiuti  che,  l'anno  appresso,  diede  il 
nostro  Comune  ai  fuorusciti  fiorentini  segnatamente  in  occasione  del- 
l' assedio  di  Montepulciano  e  dell'  assalto  di  Pistoia,  riferisce  varie 
provvisioni  e  alcuni  contratti,  dai  quali  risulta  con  quanto  fervore  i 
bolognesi  s'adoprassero  in  prò'  dei  Bianchi,  finché,  prevalsi  i  Guelfi 
tra  noi,  gli  esuli  Bianchi  furono  espulsi  dal  nostro  territorio. 

11  disserente  pone  poi  il  quesito  se  Dante  avesse  parte  in  queste 
imprese  della  sua  fazione,  e  più^recisamente  quando  sia  avvenuto  il  suo 
distacco  dalla  parte  dei  Bianchi,  sapendosi  che  nel  giugno  del  1302 
cogli  altri  esuli  fu  al  convegno  di  S.  Godenzo.  Ora  il  dott.  Orioli 
per  un  contratto  di  mutuo  del  18  giugno  1303  (stipulato  in  Bologna, 
per  mandato  della  detta  fazione  per  sostener  le  spese  di  guerra)  nel 
quale  contratto  sono  riprodotti  i  nomi  di  tutti  i  fuorusciti  fiorentini 
ancora  uniti  in  Società  pel  riacquisto  della  patria,  ma  ove  non  trovasi 
il  nome  ^ii  Dante,  deduce  che  già  prima  d'allora  egli  si  fosse  staccato 
dal  suo  partito,  notando  che  questo  documento  può  determinare  il 
tempo  di  tale  abbandono,  così  variamente  disputato  dai  biografi  del 
poeta. 


Il  conte  Luigi  Aldrovandi  presenta  un  suo  commentario  alle 
lettere  che  scriveva  da  Bologna  alla  famiglia  Cristoforo  Cress  di  No- 
rimberga, scolare  allo  Studio  bolognese  nel  1559  e  '60. 

Queste  lettere  non  sono  meno  interessanti  pei  ricordi  che  tra- 
mandano degli  avvenimenti  della  città,  che  per  le  pregevoli  memorie 
che  ci  hanno  serbato  dei  costumi  bolognesi  del  tempo. 

Da  esse  l'illustratore  prende  argomento  per  parlare  degli  studenti 
tedeschi  a  Bologna,  delle  pensioni  e  dei  precettori  degli  scolari,  delle 
carestie  che  colpivano  il  popolo  tra  il  fasto  dei  ricchi,  delle  feste 
celebrate  per  l'entrata  dei  magistrati,  del  lusso  e  dei  costumi  degli 
scolari,  e  ancor  di  quell'inno  per  San  Martino  (composto  da  Antonio 
Urceo,  detto  Cedro)  che,  portato  in  Germania,  vi  divenne  ed  è  tuttora, 
con  lievi  parafrasi,  l' inno  universitario  Gaudeamus  igitnr.  L'  abuso. 


334      R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

antico  nel  nostro  Studio,  delle  poche  lezioni  che  si  leggono  e  delle 
spesse  e  insolite  vacanze  che  si  fanno,  i  tumulti  e  i  rumori  della 
scolaresca,  l'apertura  e  chiusura  delle  scuole,  le  funzioni  delle  lauree, 
1  rapporti  tra  discepoli  e  docenti,  gli  esercizi  di  musica  e  di  scherma, 
i  balli  e  le  giostre,  sono  richiamati  in  luce  con  copia  di  dati  e  vi- 
vezza di  colori. 

Ma  particolarmente  sui  tumulti  che  originarono  il  tentato  abitan- 
done dello  Studio  per  parte  degli  scolari  nel  1560,  e  che  si  narrano 
in  una  lunga  lettera  del  Cress,  il  conte  Aldrovandi,  con  proprie  indu- 
zioni, reca  nuove  notizie  che  ne  spiegano  le  cause,  fin  qui  rimaste 
ignote  agli  storici  bolognesi. 

TORNATA  VII.  —  19  aprile  1896. 

Uno  studio  sul  tipo  della  cupola  che  doveva  erigersi  sulla  cro- 
ciera della,  basilica  di  S.  Petronio ,  secondo  il  piano  di  maestro 
Antonio  di  Vincenzo,  offre  occasione  al  socio  corrispondente  prof. 
Angelo  Gatti  di  intrattenere  la  Deputazione  sopra  nuove  indagini , 
che  conducono  a  fondate  conclusioni,  sorrette  da  memorie  di  archi- 
vio e  da  osservazioni  di  fatto,  collegate  con  1'  esame  del  concetto 
che  mosse  la  Signoria  di  Bologna  alla  costruzione  del  nostro  maggior 
tempio. 

Premesso  e  dimostrato  che  1'  architetto  bolognese  fece  studi  sul 
nascente  duomo  di  Milano,  ma  solo  cinque  anni  dopo  quelli  per 
San  Petronio,  il  nostro  Socio  svolge  i  principii  delle  ispirazioni  archi- 
tettoniche delle  chiese  cristiane,  dimostrando  che  maestro  Antonio 
accoppiò  in  quest'  opera  all'  espansione  del  perimetro  un  inaudito 
svolgimento  verticale  sull'  intersezione  dei  bracci  di  croce.  E  però 
illustra  questo  speciale  concetto,  manifestatosi  nelle  prime  basiliche 
cristiane  e  svoltosi  nel  duomo  di  Pisa  e  in  quelli  di  Siena  e  di 
Firenze  e  in  San  Petronio,  e  che  trae  ragione  della  necessità  di  larga 
base  nella  cupola  per  lo  svolgimento  della  decorazione  verticale 
esteriore ,  avente  una  mole  di  50  metri  di  diametro  alla  base  con 
152  metri  d'  altezza.  Le  quali  misure  non  consentivano  1'  elevazione 
di  una  cupola  nel  vero  senso  della  parola,  ma  soltanto  di  una  guglia 
centrale. 


ATTI  335 

Il  prof.  Gatti  dimostra  poi  erronea  la  credenza  che  i  quattro 
campanili  di  San  Petronio  dovessero  sorgere  sui  quattro  angoli  dei 
capicroce,  mentre  il  luogo  loro  era  intorno  alla  cupola,  per  servire 
di  nascimento  alla  guglia  anzidetta,  impostata  sopra  una  cupola  di 
50  metri  di  diametro. 

Questa  singolare  concezione  architettonica  compendiava  in  sé  il 
maggior  vigore  artistico  nella  parte  più  importante  del  tempio,  collo 
svolgimento  verticale  dell'  intersezione  della  croce  latina ,  partito  che 
segna  nella  storia  dell'  architettura  il  punto  più  culminante  dello 
stile  ogivale  di  transizione,  senza  mostrare  alcuna  incertezza  nel  suo 
complesso  estetico.  Il  quale  fatto  serve  a  provar  maggiormente 
r  altissimo  valore  di  Antonio  di  Vincenzo ,  cui  spetta  una  certa 
priorità  sul  Brunellesco  pel  concepimento  di  una  volta  si  ampia  e 
sfogata,  mentre  la  parte  compiuta  di  San  Petronio  dimostra  nel  suo 
autore  uno  dei  più  valenti  architetti,  ed  assicura  che  non  gli  sa- 
rebbe mancata  la  scienza  per  condurre  a  fine  in  ogni  sua  parte 
r  opera  che  sarebbe  riescita  la  più  vasta  e  completa  del  genere 
ecclesiastico  medioevale. 

TORNATA  Vili.  —  17  maggio  1896. 

Con  annuenza  del  nostro  Presidente  senatore  Carducci ,  il  Se- 
gretario dà  lettura  di  una  Memoria,  favorita  dal  eh.  signor  avvocato 
cav.  Paolo  Accame  della  Società  ligure  di  Storia  Patria,  che  s'  in- 
titola Notizie  e  documenti  "per  servire  alla  ^storia  delle  relazioni 
di  Genova  con  Bologna. 

L' ampio  lavoro  è  diviso  in  sette  capitoli,  il  primo  dei  quali 
riguarda  le  relazioni  politiche  fra  i  due  Comuni  dagli  inizii  del  du- 
gento,  frequentissime  per  Podestà  e  Ufficiali  di  illustri  famiglie  che 
essi  si  scambiarono  in  tutto  quel  secolo;  durate,  principalmente  ad 
opera  dei  Pepoli,  nel  XIV,  in  fine  del  quale  le  turbarono  ragioni 
d' interessi,  che  però  non  impedirono  che  si  rendesser  più  strette 
nel  '400  e  continuassero  in  seguito  cordialmente. 

Assai  interessante  si  dimostra  il  secondo  capitolo,  che  tratta 
del  commercio  fra  i  due  Comuni  e  ne  ricorda  i  trattati ,  indagando 
le  ragioni,  anche  politiche,  per  cui,  a  seconda  dei  tempi,  le  varie 
qualità  di  merci  prevalsero  in  questi  traffici. 


336  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Nei  successivi  capitoli  terzo  e  quarto,  1'  uno  sul  contributo  dei 
liguri  allo  Studio  bolognese,  l'altro  sul  Collegio  Fieschi  in  Bologna, 
professori  e  scolari  liguri  nella  nostra  città  sono  accuratamente  il- 
lustrati, con  dati  e  fatti  in  parte  non  prima  conosciuti. 

In  altro  capitolo  ancora  si  menzionano  e  si  esaminano  le  molte 
quistioni  fra  Genova  e  i  principati  limitrofi,  per  le  quali  fu  ricorso 
air  autorevole  consiglio  dei  nostri  Collegi  di  diritto.  Una  di  queste 
assai  importante  tra  i  Genovesi  e  la  Casa  di  Savoia  deferita  ai 
Collegi  di  Bologna  nel  1596  per  il  feudo  di  Pornassio  e  Viozenne, 
e  per  la  quale  replicatamente  Clemente  YIII  ebbe  ad  esortare  i  dot- 
tori alla  giustizia,  off're  al  chiaro  Autore  argomento  di  svelare  i  ma- 
neggi e  le  arti  pei  quali,  fra  l'accanimento  delle  due  parti,  la 
controversia  rimase  indecisa,  finché  la  rivoluzione  francese  di  fatto 
la  soffocò. 

La  Memoria  è  corredata  di  oltre  70  documenti  illustrativi , 
tratti  dagli  Archivi  liguri  e  bolognesi,  dal  1225  al  principio  del  se- 
colo XVI,  e  di  due  appendici  contenenti  i  cataloghi  dei  bolognesi  e 
genovesi  che  ebbero  rispettivamente  uflici  nelle  due  città,  e  dei  liguri 
che  furono  professori,  ripetitori  e  scolari  nel  nostro  Studio. 

TORNATA  IX  ed  ultima.  —  31  maggio  1896. 

Il  conte  dott.  Filippo  Bosdari,  ammesso,  per  concessione  del  signor 
Presidente,  a  dar  lettura  di  una  sua  Memoria  intitolata  Bologna 
nella  prima  Lega  lombarda ,  esamina ,  dai  documenti  raccolti  nel 
i/èro  grosso  dell' Archivio  di  Stato,  gli  elementi  primi  del  nostro 
Comune  nuovamente  sorto,  nelle  consuetudini,  nel  legalismo  impe- 
riale, nelle  aggregazioni  di  varii  castelli  e  nella  istituzione  dei  Con- 
soli. E,  traendo  da  leggi,  da  atti  e  da  rogiti  contemporanei  e  da 
cronache  di  tempo  posteriore  molti  elementi  importanti  di  studio, 
determina  la  società  legale  bolognese  alla  Dieta  di  Roncaglia,  dedu- 
cendone ohe  ivi  i  quattro  dottori  non  rappresentavano,  come  Irnerio 
a  Governolo,  il  Comune,  ma  solo  una  esigua  parte  di  esso. 

La  seconda  fermata  di  Federico  presso  Bologna  nel  1159,  dà 
agio  al  disserente  di  esaminare  le  ragioni  dell'  Impero  contro  quelle 
dei  Comuni  e  della  Chiesa,  e  la  terza,  nel  1162,  di  stabilire,  dai 
rapporti  tra  Federico  e  la  nostra  città,  le  vere  cagioni  di  quella  che 


ATTI  337 

a  torto  i  cronisti  dei  secoli  seguenti  chiamarono  distruzione  di 
Bologna;  illustrando  altresì  la  persona  di  Bezone,  che  non  crede  un 
legato  imperiale  di  oltremonte.  Di  lui  e  della  sua  pretesa  uccisione 
tratta  poi  in  rapporto  al  risorgere  dell'  elemento  comunale ,  (  per 
impulso  di  Alessandro  III)  e  della  reazione  contro  1'  elemento  impe- 
riale, studiando,  infine,  nella  quarta  fermata  di  Federico  a  Bologna  , 
nel  Il(>7,  il  bando  che  ne  seguì,  e  dal  quale  essa  potè  riscattarsi. 

E  qui  ripigliando  il  concetto  del  Muratori  sulla  Lega  lombarda, 
come  di  una  associazione  di  durata  indefinita  e  rinnovabile,  espone  a 
lungo  le  ragioni  che  sostengono  questa  opinione,  e  illustra  la  politica 
di  Bologna  in  servizio  della  Lega  nel  decennio  1168-1177,  che,  re- 
cando sussidio  anche  di  documenti  inediti ,  esamina  in  tutti  i  parti- 
colari in  tre  punti  principali  e  distinti,  cioè  nella  guerra  con  Faenza, 
nelle  relazioni  con  Modena  e  col  Frignano,  e  nei  fatti  dì  Alessandria 
e  di  S.  Cassiano,  fino  al  tempo  in  cui  il  Comune,  non  ostante  qualche 
accenno  verso  la  politica  imperiale ,  si  avviò  al  suo  stadio  migliore 
per  la  fusione  dei  due  elementi  feudale  e  comunale. 

Il  conte  Bosdari  con  un  rapido  accenno  ad  un  lavoro  ,  che  po- 
trebbe farsi ,  sulla  durata  della  prima  Laga  lombarda ,  pone  termine 
a  questa  notevole  illustrazione  di  un'  epoca  così  importante  del  medio 
evo,  alla  quale  reca  il  contributo  della  storia  e  della  critica  e  del- 
l' esame  diplomatico,  che  svela  nuovi  aspetti  sotto  i  quali  i  documenti, 
anche  editi,  possono  esaminarsi  con  molto  efficace  utilità. 

Carlo  Malagola  Segretario. 


PEI  MONUMENTI  RAVENNATI. 

Bologna  28  febbraio  1897. 

LA  R,  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LE  ROMAGNE 

Considerato  la  importanza  massima  dei  monumenti  romano-greci 
di  Ravenna  e  le  condizioni  della  lor  conservazione  incerte  e  pericolose 

considerato  eh' è  urgente  iniziare  e  condurre  di  grado  in  grado 
a  termine  lavori   di   sgombro   e   di   escavamento    per    salvare    questi 


338  R.  DEPUTAZIOiNE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

monumenti  e  per  ridurre  la  loro  elevazione  e  il  contorno  a  una  miglior 
visione   non   pure  in   servizio  dell'arte  ma  della  storia  della   civiltà: 

considerato  che  della  somma  assegnata  al  mantenimento  dei 
monumenti  nelle  provincie  dell'  Emilia  dal  Ministero  dell'  Istruzione, 
della  cui  liberalità  questa  Deputazione  è  grata  e  riconoscente,  una 
conspicua  parte  va  adoperata  per  i  monumenti  di  Ravenna,  ma  tut- 
tavia resta  d'  assai  inferiore  alle  spese  occorrenti  per  i  nuovi  lavori 
che  l'importanza  mondiale  di  essi  richiederebbe: 

tutto  ciò  considerato,  questa  Deputazione  prega  V.  E.  a  provo- 
care, se  Le  paia  opportuno,  come  a  noi  tutti  pare,  dal  Parlamento  una 
legge  che  disponga  e  determini  straordinariamente  i  fondi  necessari  per 
provvedere  alla  conservazione  e  restaurazione  dei  monumenti  romano- 
greci  di  Ravenna,  come  fu  già  ottenuto  per  i  monumenti  di  Roma. 

Il  Presidente 
Giosuè    Carducci 

Il  Segretario 
Carlo  Malagola 

A  S.  E.  il  Ministro  Segretario  di  Stato  fjer  la  Pubblica  Istruzione 

ROMA 


Quest'  Ordine  del  giorno,  approvato  dalla  R.  Deputazione  all'  u- 
nanimità,  fu  provocato  dalla  seguente  proposta: 

Illustrissimo  Sig.  Presidente  della  R.  Deputazione  di  Storia  patria 
per  le  Provincie  di  Romagna 

BOLOGNA. 

I  monumenti  che  in  Ravenna  restano  del  periodo  romano  bizantino, 
come  S.  Vitale,  la  tomba  di  Galla  Placidia,  Classe  fuori,  S.  Apollinare, 
il  Battistero,  la  tomba  di  Teodorico,  sono  di  una  importanza  incom- 
parabile, non  solo  per  la  storia  dell'  arte,  ma  per  la  storia  universale. 
Essi  formano  un  gruppo  di  avanzi  che  interessano  la  cultura  di  tutti 
i  popoli  civili,  la  quale  non  ha  per  la  visione  e  lo  studio  dei  monu- 
menti del  V.  e  VI.  secolo,  e  del  risveglio  trionfale  romano-greco  qual 


ATTI  339 

fu  il  regno  del  grande  Giustiniano,  quasi  nuli'  altro  all'  infuori  di 
questi  edifizii  di  Ravenna  e  la  mirabile  Santa  Sofia  di  Bisanzio. 

È  però  opinione  diffusa  in  Italia  e  fuori  che  questi  monumenti 
meritino  provvedimenti  eccezionali,  oltre  quelli  ordinari  e  lodevoli  con 
cui  il  Governo  cura  il  patrimonio  monumentale  d' Italia  :  provvedi- 
menti eccezionali  che  raggiungano  lo  scopo  non  solo  di  assicurarne 
la  conservazione,  ma  anche  di  metterne  in  ogni  migliore  evidenza  pos- 
sibile le  molte  parti  nascoste  da  posteriori  costruzioni  insignificanti,  o 
i  resti  sepolti  nel  suolo,  e  che,  scoperti,  permetterebbero  una  cono- 
scenza più  sicura  di  loro  icnografia  ed  elevazione.  Così  che  diverrebbe 
possibile  attorno  ad  essi  monumenti  quel  fervore  di  studii  monografici 
per  parte  di  dotti  italiani  e  stranieri,  caratteristica  manifestazione 
della  moderna  cultura,  i  quali  studi  a  Ravenna  furono  finora  contra- 
stati e  impediti  dalle  condizioni  speciali  topografiche  in  cui  trovansi 
codeste  antichità,  accerchiate,  come  sono,  da  caserme,  da  casipole,  da 
rottami  o  affondate  nel  suolo. 

La  gravità  di  questo  stato  di  cose  non  sembra  sfuggire  alla  cri- 
tica estera,  di  cui  non  sarebbe  desiderabile,  per  onor  nostro,  una  ma- 
nifestazione, di  quelle  che,  a  proposito  di  altre  cose  archeologiche  e 
monumentali  d'Italia,  fecero  anche  troppo  rumore.  Può  e  deve  bastare 
la  coscienza  nostra  della  preziosità  eccezionale  di  cotesti  monumenti 
per  giustificare  un  pronto  studio  di  provvedimenti  eccezionali  e  una 
loro  pronta  attuazione.  E  la  benemerenza  del  Governo  non  sarebbe 
meno  universale  di  quella  acquisita  per  le  opere  da  esso  compiute  in 
Roma  onde  aumentare  la  visione  più  limpida  ed  estesa  delle  antichità 
romane. 

Considerando  tutto  questo,  si  propone  alla  R.  Deputazione  di  Storia 
Patria  per  le  Romagne  : 

1°)  che  deliberi  di  scrivere  e  mandare  al  Signor  Ministro  della 
Pubblica  Istruzione  una  memoria  che  meglio  riferendo  i  fatti,  meglio 
descrivendo  le  cose,  e  svolgendo  le  considerazioni  (di  cui  è  cenno  più 
sopra),  ma  pur  contenendosi  in  limiti  di  solenne  brevità,  gli  offra  i 
termini  per  determinare  od  invocare  eccezionali  provvedimenti  per  la 
conservazione  e  migliore  evidenza  dei  monumenti  romani-greci  di 
Ravenna  : 

2")  che  detta  memoria  venga  in  pari  tempo  largamente  diftusa 
in  Italia  e  fuori,   affinchè  sia   manifesto   a  tutta  la  gente  colta  che  è 


340 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


attendibile  la  speranza  di  una  prossima,  spedita  e  perfetta  rivendica- 
zione dei  cimelii  ravennati  dall'  abbandono  in  cui  sembrano  ancora 
diserti. 

12  gennaio  1897. 

Pier  Desiderio  Pasolini  Membro  effettivo  della  Deputazione. 
Francesco  Gavazza  » 

Alfonso  Rubbiani  » 

Nerio  Malvezzi  » 


»  » 

»  » 


»  »         »  » 

Carlo  Malagola  »  »        >^  ^^ 

Luigi  Rava  Socio  corrispondente 

Corrado  Ricci    Membro  effettivo 


»  » 

»  » 


ELENCO  DELLE  PUBBLICAZIONI 

PERVENUTE  ALLA  R.  DEPUTAZIONE 

DAL  1.°  GENNAIO  AL  31   DICEMBRE  1896 


Classe  I/^  Opere. 

1.  Annuario  della  Nobiltà  italiana.  Anno  XVIII-1896.   Bari,  1896.  {In  S.o) 

2.  Campagne  del  Principe  Eugenio  di  Savoia.  (Voi.    Vili  con  Atlante) 

3.  Gavazza  Francesco.  —  Le  Scuole  dell'antico  Studio  bolognese.  Milano, 

1896.  {In  8."  fig.) 

4.  Costa  Emilio.  —  Del  Diritto  privato  romano    nelle  comedie  di  Plauto. 

Torino,  1890.  (7n  8°) 

5.  »       —  Papiniano.  Studio  di  storia  interna  del    diritto  romano.    Bolo- 

gna, 1894-96.  {Voi.  Ili,  in  8.") 

6.  Gallerie  (Le)  Nazionali  italiane.    Notizie  e  documenti.    Anno  II.    Roma, 

1896.  {In  4°  fig.) 

7.  Montenegro  (II)  da  relazioni  dei  Provveditori  Veneti  (1687-1735).  Roma, 

1896.  {In  4.°) 

8.  Morte  (In)  di  Cesare  Cantù,  a  cura  della  famiglia,  Milano,   1896.  {In  4.'^ 

con  ritr.) 

9.  Onoranze  fatte  a  Giosuè  Carducci  per  la  celebrazione  del  XXXV  anni- 

versario del  suo  insegnamento.  Bologna,  1895.  {In  8.°) 

10.  Pazzi  Muzio.  —  Storia  scientifico-sociale  della  levatrice.  Milano,  (1895). 

{In  8.°) 

11.  »       —  Saggio  bibliografico    di  Ostetricia   e  Ginecologia    italiana    (dal 

1870  al  1892).  Bologna,  1896.  {In  8.°) 

12.  »       —  Bibliografia  ostetrica  per  gli  anni  1893-84.  Roma,  1896.  {In  8.") 

13.  »       —  Compendio  universale  d'ostetricia.  Bologna,  1894.  {In  8.°) 

14.  Pollini  Giacomo.  —  Notizie    storiche.    Statuti   antichi    e    antichità   ro- 

mane di  Malesco.  Torino,  1896.  {In  8.°) 

15.  Regesta  Honorii  Papae  III.  Romae,   1896.  (In  4.°,  voi.  II.) 

16.  Sanito  Marino.  —  Diarii.  {Voi.  XLIV  e  XLV.) 


342  R,  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Classe  II.''  Opuscoli. 

1.  Antolini  Carlo.  —  Il  dominio  estense  in  Fei-rara.  L'  Acquisto.  Ricerche 

storiche.  Ferrara,  1896.  (In  8°) 

2.  Bechmann  (von)  Alglst.  —  Der  churbayerische  Kanzler  Alois  Freicherr 

von  Kreittnmyr.  Munchen,  1896.  {In  4.") 

3.  Carducci  Giosuè;  —  La  liberté  perpétuelle    de   Saint   Marin.    Discours. 

Napoli,  1896.  {In  8°,  trad.  di  Romeo  Romei) 

4.  Castracane  Degli  Antelminelli  Alessandro.  —  Genealogia  dei  Castra- 

cane  di  Fano.  Rimini,  1896.  (7n  ■^.°) 

5.  Corradi  Augusto.  —  Il  giornalismo  nell'antica  Roma.  Correggio  Emilia, 

1895.  {In  8°) 

6.  »       —  Strenae  Kalendariae.  Correggio  Emilia,  1896.  {In  8°) 

7.  Ferrerò  Ermanno.  —  Sul  corredo  dei  sepolcreti  di  Ornavasso.  Torino, 

1896.  {In  S.«) 

8.  FiLELKO  Francesco.  —  Egloga  edita  per  la  prima  volta  secondo  il  Co- 

dice urbinate  368   della  Vaticana.  Tolentino,  1896.  (In  8°) 

9.  Gandino  Giambattista.  —  Ad  .Josue  Carduccium  Doctores  Ordinis  Philo- 

sophiae   et  Litterarum  Universitatis    bononiensis.    Bononiae,    1896. 
(In  fol.  voi.) 

10.  Gatti  Angelo.  —  S.  Michele  in  Bosco  di  Bologna.  Bologna,  1896.  {In  8°) 

11.  »       —  Notizie  storiche  intorno    alla  R.  Accademia   di    Belle    Arti    in 

Bologna.  Bologna,  1896.  {In  8°  copie  2) 

12.  Malagola  Carlo.  —  Prefazione  alla  seconda  edizione  dell'opera  di  Mauro 

Sarti  e  di  Mauro    Fattorini  :  De   claris   Archigymnasii   bononiensis 
Professoribus.  —  Bologna,  1888-96.  {In  4°) 

13.  Malvezzi  Nerio.  —  Eugenia  Oudinot.  Racconti  di  guerra  e  di  famiglia. 

Bologna,  1896.  {In  8.") 

14.  »       —  Elogio  di  Giovanni  Veronesi.  Bologna,  1896.  {In  8°) 

lo.  Mini  Giovanni.  —  Una  visita    alla  Badia    del    Borgo    pre.sso   Marradi  e 
all'  Osservanza  di  Brisighelia.  Castrocaro,  1896.  {In  8.*^'). 

16.  MoDONA  Leonello.  —  La  Reale  Biblioteca    di  Parma    (Estr.    dalla  Ri- 

vista delle  Biblioteche  e  degli  Archivi).  Anno  VI,    voi.  VI,  n.  11-12. 
(In  iS.") 

17.  Onoranze  a  Galileo  Galilei    nel    terzo    centenario    della    sua    prelezione 

nell'Università  di  Padova.  Dicembre,  1892.  Padova,  1896.  {In  8°) 

18.  Orsi  Paolo.  —  Die  Nekropole  von  Novilara    bei  Pesaro    hire    Stellung 

in  der    Worgeschichte    Italien    (Separatabdruck    ans    Heft.    2    der 
Centralblatt  fur  Anthropologie,  1896).  (In  8°) 

19.  Patrizi  Patrizio.  —  La  Montagnola  di  Bologna.  Bologna,  1896.  (In  8°) 

20.  Piette  Ed.  —  Etudes  d'  Ethnographie  préhistorique.  Les  plantes  eulti- 

vées  de  la  période  etc.  Pai'is  (s.  a.).  (In  S.") 

21.  Ricci  Luigl  —  Nuovo   compendio    della  storia  di   Forlimpopoli.    Berti- 

noro,  1895.  {In  8°) 


PUBBLICAZIONI  343 

22.  Tambirello  Guseppe.  —  Collesano  nella  storia,  nelle  cronache,  nei  di- 

plorai, con  notizie  topografiche.  Acireale,  1893.  {In  8°) 

23.  »       —  La  Sicilia    nel    II  secolo    av.  l'È.  C.    dal    136    al    100    av.    C. 

(Scene  storiche  e  descrittive).  Acireale,  1896.  {In  8°) 

24.  Venuti  Teres.\.  —  A  Giosuè  Carducci  nel  suo  giubileo  magistrale  (Versi) 

(s.  a.)  {fol.  voi.) 

CL.4SSE  III.^  Pubblicazioni  periodiche 
e  serie  di  istituti  storici 

ITALIA 

Ancona.  —  R.  Deputazione  di  Storia  Patria  per  le  Marche: 
Atti  e  Memorie,  Voi.  II. 
Statuti  Anconitani  del  mare,  Voi.  I. 
Aquila.  —  Società  di  Storia  Patria  A.  L.  Antinori  negli  Abruzzi: 

Bollettino,  Anno  VIII  (1896). 
Arcevia.  —  Nuova  Rivista  Misena  (1896). 

Bologna.  —  R.  Università:  Annuario,  Anno  scolastico  1895-96. 
»   Regia  Deputazione  di  Storia  Patria  per  le  Romagne: 

Atti  e  Memorie,  Anno  1896. 
»  R.  Commissione  pei  testi  di  lingua  : 

Collesione  di  opere  inedite  o  rare  dei  primi  tre  secoli  della  lingua: 
Serafino  Aquilano,   Le  Rime,  voi.  I.  —  Il   Tristano    Riccardiano , 
ed.  da  Parodi.    —  Amabile  di  Continentia,    Romanso    morale   del 
Sec.  XV,  a  cura  di  Cesari. 
Brescia  —  Ateneo:  Commentari  (1895J. 
Castelfiorentino.  —  Miscellanea  storica  della   Valdelsa,    Anno    IV,    fase.  I 

(1896). 
Ferrara.  —  Deputazione  comunale  di  Storia  Patria: 

Atti,  T.  Vili. 
Firenze.  —  R.  Deputazione  di  Storia  Patria  per  le  Provincie  di  Toscana 

Archivio  storico  italiano  (1896). 
»  Biblioteca  Nazionale  Centrale: 

Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per   diritto    di  stampa. 
(1896). 
Genova.  —  Società  Ligure  di  Storia  Patria: 

Atti,  Voi.  XXVII. 
Lopi.  —  Archivio  storico   per  la  città  e  comuni   del   Circondario    di  Lodi, 

A.  XV  (1896). 
Milano.  —  Società  storica  lombarda: 

A)'chivio  storico  lombardo,  A.  XXIII  (1896). 
Napoli.  —  Società  Africana  d'Italia: 
Bollettino,  Anno  1896. 

23 


344  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 

Palermo,  —  Società  Siciliana  per  la  Stoi-ia  Patria: 

Archivio  storico  siciliano,  N.  S.,  A.  XXI  (1896). 
»  Documenti  per  servire  alla  storia  di  Sicilia,    Serie  I,  Voi.  II,  f.  4  ;   Serie 

III,  Voi.  XVI,  f.  1,  p.  l.'';  Serie  IV,  Voi.  IV  e  V, 
Parma.  —  R.  Deputazione  di  Storia  Patria: 

Archivio  storico,  Voi.  II  (1893). 
Perigia.  —  Società  Umbra  di  Storia  Patria: 

Bollettino,  Anno  II,  Voi.  II,  f.  1,  2,  3. 
Pisa.  —  R.  Accademia  Araldica  Italiana: 

Giornale  araldico-genealogico-dijjlomatico  (1896). 
Roma.  —  Ministero  di  Pubblica  Istruzione: 

Bollettino  ufficiale,  A.  XXIII  (1896). 
»       Bessarione,   Pubblicazione  periodica   di  Studi  orientali.    Anno  I,    N.  T, 

Roma  (1896). 
»  Accademia  di  conferenze  storiche  e  giuridiche: 

Studi  e  Documenti  di  Storia  e  Diritto,  Anno  XVII  (1896). 
»  R.  Accademia  dei  Lincei: 

Atti,  (Rendiconto  dell'adunanza  solenne  1896). 
»  Rendiconti,  Serie  V,  Voi,  V  (1896). 
»  R.  Istituto  Storico  Italiano: 
Bollettino,  N.   17  (1896). 
»       Fonti  per  la  Storia  d' Italia,  —  N,  4,  17,  24,  26, 
»  R.  Società  Romana  di  Storia  Patria: 

Archivio,  Voi.  XIX  (1896). 
»  La  Cultura,  Rivista  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Anno  XV,  N.  1-16  (1896). 
»  Rivista  geografica  italiana.  Anno  III. 

»  Rivista  italiana  per  le  scienze  giuridiche,  Disp.  61  64  (1896). 
Siena.  —  Commissione  senese  di  Storia  Patria: 
Bullettino,  Anno  III  (1896). 
Miscellanea  storica  senese  (1896). 

Conferenze  tenute  nei  giorni  16,  23,  30  marzo  e  6  aprile  1895,  Siena 
(1895). 
Torino.  —  R.  Deputazione   di  Storia  Patria    per  le  Provincie   di  Piemonte 

e  Lombardia: 
»       Rivista  storica  italiana.  Anno  XIII  (1896). 
»       Bollettino  storico  bibliografico  subalpino,  diretto  da  F.  Gabotto,  Anno  I, 

N.  1  (1896) 
Venezia,  —  R,  Istituto  Veneto; 

Atti,  T.  LIV  (1896), 
»       Ateneo  (L')  Yeneto  (lì 


PUBBLICAZIONI  345 

ESTERO 

FRANCIA  —  Seni.is.  Comité  Archeologi que:  Bullettin,    S.*   Ili,    T.    IX.  a. 
1894. 
La  Tour.  Société  historique  vaudoise  :  Bullettin,  N.  13  (1896), 
Parigi.  Société  Nationale  des  Antiquaires  de  France  :  Bullettin   et  mé- 
moires  (1894)  e:   Table  alphab.  des puhlications  1807-1889  (1894). 
»       Nouvelle  Reviie  historique  de  droit  frangais  (1896). 
»       Revue  historique  (1896). 

SVIZZERA  —  Beli,inzona.  Bollettino  storico  della  Svizzera  italiana  (1896). 
IMPERO  AUSTRO  UNGARICO  —  Vienna.  K.  Accad.    der   Wisseuschaften 

(Philosophisch-historische  Classe):  Sitsungsberichte,  a.  i895, 
»       Wissenschaftliche    Mittheihmgen    aus    Bosnien   und    der   Hercegovina, 
Voi  IV. 
Leopoli.  Kioartalnick  Historyczny  (4  puntate)  (Leopoli,  1896). 
Innsbruck.  Institut  fùr  Oesterreichische  Geschichts  forschung:  Mitthei- 

lungen,  voi.  XVII  (1896). 
Rovereto.  Accademia  degli  Agiati  di  Rovereto:  Atti  (1896). 
Trento.  Archivio   Trentino,  Anno  XIII,  f.  I. 
Trieste.  Archeografo   Triestino,  N.  S.,  voi.  XXI,  1895-96,  f.  I. 
Parenzo.  Società  istriana  di  archeol.  e  storia  patria:  Atti    e  Memorie, 

a.  XII,  f.  3-4. 
Spalato.  Bullettino  di  archeologia   e    storia    dalmata,    pubblicato    per 

cura  del  prof.  F.  Bulic  (1896), 
Gratz.  Historiscben  Vereins  fùr  Steiermark:  Mittheilungen.  T.  XLIII. 
Beitrage  zur  Hunde  Steiermarkischen  Geschichtsquelle,  a.   1895. 
Cracovia.  Acadéraie  des  Sciences  de  Cracovie  :    Bullettin    International 
(1896). 
IMPERO  GERMANICO  —  Giessen.  Mittheilungen  des   Oberhessischen   Ge- 
schichtsvereins  in  Giessen  (1893,  1894J: 
Rader  Karl.  Beitrage  zur  Geschichte  des  Kòlner  Yerhundbriefes  von 

i396.  Inaugural-Dissertation.  (Darmstadt,  1896,  in  8"). 
Dietorich  J.  Die  polenkriege  Konrad  IL  und  der  Friede  von  Merseburg. 

(Giessen,  1895  in  8"). 
Froram  Emanuel.  Frankfurts  Textilgewerbe  im  Mittelalter.  Inaugural- 

Dissertation.  (Frankfurt,  in  8^). 
Wege  Bernhard.  Ber  Prozefs  Calas  im  Briefioechsel  Voliaires.  Inau- 

gural-Dissertation.  (Berlin,  1896  in  4<'). 
Wittekind  Henricus.  Sermo  Sophocleus  quatenus  cum  scriptoribus 
lonicis  congruat  differat  ah  Atticis.  Dissertatio  inauguralis.  (Bu- 
dingae,  1895  in  8"). 
Monaco.  Philos.-philol.  und  der  histor.  Classe  der  Akademie  der  Wis- 
seuschaften zu  Miinchen:  Sitzungsbericte,  anno  1895,  f.  4,  a.  1896, 
f.  1,  2. 


346  R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA    ROMAGNA 

Abhandlungen    der    Historischen    Classe    der    Koniglich    Bayerischen 

Akademie  der  Wissenschaften.  A.  1895,  f.  1,  2. 
SVEZIA  —  Upsaia.  R.  Università: 

Upsala    Universitets  Arsskrift.  (Upsala,   1895,  in  8°). 

Annerstedt  Claes.  Om  SamhàUsklasser  och    Lefnadssàtt  under  Forra 

hrdften  af  1600  talet.  (Stockholm,  in  8°). 
Arosenius  E.   Om  Sàttet  fór  Grundlagsàndring    under   tiden    1809- 

1866.  Akademisk  Afhandling.  (Stockolm,  1895  in  80). 
Fries  T.  M.  Bidrag  till  on  Lefnadsieckning    Òfver  Cari  von    Ltnné 

III  e  IV.  (Upsala,  1895-1896,  in  S»,  fase.  2). 
Hamnstrom  Malte.  Om  liealisationsfragan  vid  Riksdagen  I  Norrkò- 

ping  àr  1800.  Akademisk  Afhandling.  (Hernosand,  1896,  in  80). 
Pira   Karl.    Svensk-Danska    Forhandlingar    1593-1600.    Akademisk 

Afhandling.  (Stockholm,  1895,  in  S»). 
Sundin  Erik  Reinhold.  Om  Svensk  Konungs  Rntt  att  Upplósa  Riksdag. 

Akademisk  Afhandling.  (Tryckt,  1896  in  80). 
AMERICA  —  Balthimore.  Johns  Hopkins  :    University    Stiidies,    13^    Serie 

f.  9-12;  14^  Ser.,f.  1-7. 


INDICE  ALFABETICO 

DEL  VOLUME  XIV.° 
DEGLI  ATTI  E  MEMORIE  \ 


Abbati,  6. 

Accademia  dei  Desti  in  Bologna,  27. 

Accame  Paolo,   S.  C,    135-224, 

335-336. 
Accarisi  Sebastiano,  45. 
Accoramboni  Gius.,  45. 
Accursio,  V.  Alighieri  Rengarda. 
Acqua\iva  (di)  Giuliano,  112, 
Adelardi    Nascimbene,    nunzio  del- 
l' Inquisizione,  233. 
Adiraari,  fara.,  3,  6. 
Adorno,  fam.,  145,  150. 
Agata  (S.)  (Da)  Zaccaria  di    Balbo, 

263,  264. 
Agata  (S.)  luogo,  112. 
Albenga,  159;  Precettoria  di  Malta 

ivi,  143. 
Alberghetti  Gius.,  45. 
Alberti  Gio.  da  s.  Sepolcro,  131. 
Alberti    Massimiliano,    S.    C. , 

VII. 
Al  bici  ni  Cesare,  V.';  250'. 
Albini  Giuseppe,  S.  C,  Vili. 
Aldrovandi  Annibale  21',  Francesco 

150;  Luigi,  S.  C,  14-41  ;  225- 

300  ;  333-334. 
Alessandretti  Alessandro,  45. 
Alessandro  IV,  papa,  138,   147. 
Alfeoniano  Almino,  45. 
Alighieri  Dante,  5,  6,  333;  Rengarda, 

moglie   di   Francesco  d'Accursio, 

229. 


Aliprandi  Gio.,  141, 

Amadei  Corsino,  3, 

Araaducci  Paolo,  S.  G.,  Vili. 

Amati  Basilio,  60;  Pasquale,  60. 

Amerbach,  studenti  in  Bologna,  14, 
21». 

Ancona,   136. 

Andalò  da  Bologna,  pod.  di  Genova, 
137. 

Andrea  di  Bonino  zecchiere  in  Bo- 
logna, 305-311. 

Andrichane  Andrea,  maestro  di  scher- 
ma, 26. 

Angeli  Luigi,  45. 

Anghiari  (d')  Gregorio,  145, 

Ansaldo  da  Bologna,  pod.  di  Ge- 
nova, 137. 

A n sei  mi  Anselmo,  S.  C.,  Vili. 

Antaldi  Ciro,  S.  C,  Vili. 

Antonio  di  Vincenzo,  architetto, 
334. 

Apollinare  (S.)  in  Classe  di  Ravenna, 
106, 

Arcangelo  (S.)  1.,  63. 

Archivio  di  Stato  di  Bologna,  3, 
122. 

Archivio  Sassatelli  in  Imola,  46. 

Arezzo  (d')  Guido,  236^. 

Argele,  poggio,  105. 

Argnani  Federico,  S.  C,  Vili,  43. 

Aria  Pompeo,  S,  C. ,  Vili. 

Ariosti,  V.  Riosti. 

Armandi  Federico,  43, 

Armi  antiche  di  pietra,  57, 


M.  A.  significa:  Membro  Attivo;  S.  C.  :  Socio  Con:  :  I  num,  ad  esponente  indicano  le  note. 


348 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Arti  in  Bologna,  v.  Statuti. 
Assemani  Simone,  46. 
Asse  reto  Ugo,  136. 
Asti,  Comune,  137,  138,  161-163. 
Aulla,  150. 

Austria,  arciduchi,  15. 
Avellaneta,  v.   Treforce. 
Azzaiolo  Filippo,  musicista,  26, 
Azzolino  canonico    della   Cattedrale 
di  Boloorna,  139. 


Babini  Paolo,  42. 

Bacchi   Della  Lega    Alberto, 

S.  C,  Vili. 
Baden,  marchesi,  15. 
Badiali  Gius.,  42. 
Bagli  Gius.  Gaspare,  S.  C, Vili, 

42-63, 
Bagnacavallo,  3. 
Bagnolo,  1.,  242^. 
Baldi  Zaccaria,  eretico,  228. 
Balesmanza  da  Verona,  eidetico,  242*. 
Ballo  in  Bologna,  26. 
Baluffi  Gaet.,  46. 
Bandi  Gian  Carlo,  card. ,  45-47. 
Barboni  Matteo,  132. 
Bari,  136. 
Barignano,  1.,  1 12. 
Barnabei  Felice,  S.  C,  Vili. 
Barozzi  Nicolò,  S.  C,  Vili. 
Bartoloniea,    (suor)    eremita,    228, 

270-274. 
Baruzzi  Cincinnato,  56. 
Basacomaii  Zaccaria,  114. 
Bassani  llarione,  46. 
Baudana  Vaccolini,  44. 
Baviera  (Casa  di),  15. 
Beccadelli  Fantone,  114. 
Bellucci  Giuseppe,  S.  C,  Vili. 
Beltrami  Luca,  S.  C,  Vili. 
Benacci  Giuseppe,  60. 


Benadduci    Giovanni,    S.    C. , 

Vili. 
Benevento,  arcivescovo,  145. 
Bentivoglio    Ercole,    150;    famiglia 

149;  Francesco  106;  Ivano  106. 
Bergamo  (da)  Ghisalberto,  177. 
Berge,  eretica,  233. 
Bei-guUo,  46. 

Bernabei  Felice,  S.  C,  Vili. 
Bernardo  (S.),  oratorio   presso  Or- 

navasso,  64. 
Bernardo  Vescovo  di  Bologna,  235. 
Beroaldo  Filippo,  seniore,  15. 
Berti  Domenico,  S.  C. ,  Vili. 
Bertinoro,  78-79. 
Bertoldo,  Bertoldino,  etc,  46. 
Bertolin  i  Francesco,  M.  A.;  V., 

VII. 
Besio  Filippo,  183. 
Bianchetti  Enrico  di  Ornavasso,  64. 
Bianchi,  fazione,  1-13;  332-333. 
Bianchi  Gio. ,  60. 
Biancuzzi,  fam.  di  JMedicina,  82^ 
Bibliografia  romagnola,  42-63. 
Birri  in  Bologna,  29. 
Boccaccio  Giovanni,  5. 
Boccafogacci    Lazzaro ,    depositano 

del  Com.  di  Bologna,  124. 
Boemia  (re),  v.  Giovanni. 
Boi,  galli,  117,  118. 
Bollati    di    S.t    Pierre    Ema- 
nuele, s.  c,  vin. 

Bologna,  Comune  122,  192,  193, 
196,  Priori  e  Gonfalonieri,  221, 
224;  relazioni  con  Genova  135- 
224;  235,  236;  v.  Commercio\ 
Fiorino;  Geremei;  Lambertazzi] 
Lira;  Pianta. 

Bolognesi  Gius.,  58. 

Bolognesi  in  Genova,  v.  Giudici; 
Podestà. 

Bombotti  Corrado,  3. 

Bompietro,  eretico,  252-254. 


INDICE   ALFABETICO   DEL    VOLUME 


349 


Ixuui' ohi  Passerino,  Signore  di  Man- 
tova, 107. 

Bonagiunta  Giacobaccio,  123. 

Bonanato  Guido,  175. 

Bonapase  Carlo  di  Guido,  not.  boi. 
325. 

Bonfantipi  Gante,  3. 

Bonifazio  Vili,  papa. 

Bouigrino  da  Verona,  252'. 

Bonoli  Girolamo,  43,  44. 

Borghesi  Pietro,  61. 

Borgia  Cesare,  76-79;  Lucrezia  21, 
58,  159. 

Bosco  Gio.;  140-141. 

Bosdari  Filippo,   336-337. 

Bosnia,  322. 

Bottardi  Flaminio,  46. 

Bottrigari  Enrico,  S.  E.,  XIV, 
47. 

Bovarelli,  o  Bovarello,  137. 

Bovoni  Censorio,  151. 

Bragaglia  Luigi,  47. 

Biaida  Pietro,  47. 

Brancaleone  d'Andalò  da  Bologna, 
podestà  di  Genova,  137. 

Brandi  Brando,  S.  C,  IX. 

Brantòme,  26. 

Braschi  G.  B.,  61. 

Breventani  Luigi,  S.  C. ,  IX, 

Brignole  Sale,  158. 

Brini  Giuseppe,  S.  C. ,  IX. 

Brizio  Edoardo,M.  A.,  V,  VII, 
93,  132. 

Brunellesco,  335. 

Brunetta,  eretica,  231,  275,  276. 

Brunswick  (Casa  di),  15. 

Bruschi  Pietro,  47. 

Buriel  Ant. ,  47. 

Busi  Leonida,  S.  C. ,  IX. 


Cacciaguida,  5. 

Calaniilla    Guido,  Pod.  di  Bologna, 
139. 


Calderini  Viuc. ,  47. 

Caigarini  Giacinto,  43. 

Calzini,  Egidio,  S.  C  ,  IX. 

Camerario  Gioachino,  lo. 

Campanini  Naborre,  159. 

Campeggi,  famiglia,  44. 

Campofregoso  Battista,  148;  Gia- 
como 141,  142,  145,  192,  193; 
Melchiorre,  146;  Pietro,  Doge  di 
Genova,  147. 

Canetoli  Beroso,  108. 

Canonici  genovesi  in  Bologna,  155. 

Canossa  (da)  Guido,  pod.  di  Bologna, 
94. 

Cantalamessa    Giulio,    S.    C. 
IX. 

Capellini  Giovanni,  S.  C. ,  IX. 

Caracci  Agostino,  132. 

Caravagli  M.*  Annunziata,  60. 

Carbonesi  Alberto,  137;  Pietro,  po- 
destà di  Genova,  139. 

Carducci  Giosuè,  M.  A.;  V, 
VI,  338. 

Carestia  in  Bologna,  24,  33. 

Carlo  V,  imp. ,  150. 

Cartara,  molino,  presso  Treforce,  86. 

Ca rutti  di  Cantogno  Dome- 
nico, S.  C,  IX. 

Casa  gran  di  Vincenzo,  S.  C. , 
IX. 

Cassiano  (S.),  58. 

Castagnoli  Achille,  42. 

Castel  del  Rio,  60. 

Castel  Guelfo,  86,  89,  97,  973. 

Castel  S.  Pietro,  91-93. 

Castelfranco  Pompeo,  S.  C. , 
IX,  64. 

Castellari  Gius.,  76-79. 

Castelli,  G.  B.,  148. 

Castelli  della  Valle  d'Idice,  86-118. 

Castello  (Da)  Alberto,  150. 

Castracane  da  Lucca,   168. 

Cattaneo,  fam.  ,158;  Tommaso,  158. 


350 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Cattani    Giovanni,    dott.    di    leggi, 

140,  MI. 
Cavalieri    della    Viola    in    Bologna, 

27. 
Cavalli,  castello,  pieve  e  torre,  105- 

110. 
Gavazza  Francesco,  S.  C. ,  IX; 

329-331,  340. 
Geccola  di  Bertolino,  233. 
Gedicone  Bariodino,  61. 
Celestino  V.,  121. 
Geltis  Corrado,   lo. 
Cento,  107. 

Centurione,  fam.,   158. 
Cerchiari  Gioacchino,  44. 
Cerchi,  famiglia,  6. 
Cesena,  78,  79. 
Cesena  (da)  Vincenzo,  63. 
Ceva  (marchese  di),   179. 
Chiesa  dei  Genovesi  in  Bologna,  140. 
Cholera  morbus,  58. 
Cilleni  Nepis  Carlo,  S.  C,  IX. 
Cisalpina  repubblica,  46. 
Cistela  Guido,  eretico,  228. 
Clavasio  (Da)  Giacomo,  eretico,  232. 
Clavesana  (Marchesi  di)  163-176. 
Codici,  v.  Info7'2iato. 
Codronchi  Gio.,  60. 
Collegio  Fiaschi    in    Bologna,    149, 

184-187. 
Colonna  Prospero,  46. 
Comelli  G.  B.,  M.  A.;  VII. 
Commercio  in  Bologna,  156-160, 
Compagni  Dino,  2. 
Concoi-eggio,  242^ 
Condanne    dì    eretici    in     Bologna, 

287-300. 
Congregaz.  dei  72  preti  d' Imola,  47. 
Copernico  Nicolò,  15. 
Corazza  Sebastiano,  carnefice  in  Bo- 
logna, 32'. 
Corradi    Augusto,  S.C,  IX. 
Cosio  1.,  218-221. 
Cospi  Lorenzo,  141. 


Costa    Torquato,  S.  C,  IX, 
Coterio  Bergamino,  178,  179. 
Cremona  (da)  Guglielmo,  238. 
Cress    Cristoforo    di     Norimberga  , 
stud.  in  Bologna,  14-41:333,334. 
Croce  Giulio  Cesare,  46, 
Croce  dei  Capuccini  d'  Imo.la,  57. 
Croce  (S.)  luogo,   112. 


Dallari    Umberto,  M.  A.;  VII. 

Dal  Ferro  Nanne,  giustiziato,    236'. 

Dall'Osso  1  nnocenzo,  S.  C.  IX. 

Dalmonte  Casoni  Domenico,  47. 

Dal  Verne  Giacomo,  108, 

Dame  bolognesi,  25,  35-36. 

Da    Ponte    Pietro,  S.  C,  IX. 

Dattari  Ghinolfo,  musicista,  26. 

Dattili  Scipione,  131. 

De  Franchi  Pompeo,  gesuita,  158. 

Del  Caretto  Ambrogio,  143;  Corra- 
do, 141;  Lodovico,  pod.  di  Bolo- 
gna,  142. 

De    Leva    Gi  usep  pe,  S.  E.,  XIV. 

Della  Rovere  Giuliano,  card.  .  149. 

Della  Volpe  Taddeo,  45. 

Del    Lungo    Isidoro,    S.C,  IX. 

De    Montet    Alberto,  S.  C,  IX, 

De    Paoli    Enrico,  S.  C,  IX. 

Depositi  quaternari  nell'imolese,  57. 

Desiderio  Filippo,  156. 

Dignità  ecclesiastiche  imolesi,  57, 

Diolaiti  Neri,  233. 

Doge  di  Genova,  215,  216,  221-224. 

Dolcino  da  Novara,  227,  234, 

Donati  Alberto,  2. 

Dozza  44,  112. 

Duhn  (von)  Federico,  S.C,  X. 


Ellero    Pietro,  S.  C,  X, 
Enrico  11  imp. ,  111. 


INDICE  ALFABETICO  DEL  VOLUME 


351 


Eretici  in  Bologna,  225-300. 

Este  (d')    Ercole,    58;    Nicolò,    108; 

famiglia  3,  4,  143,   146. 
Esarcato,  105. 

Eymerico  Nicolò,  iaquisitore,  230. 
Eugenio  IV,  papa,  142. 


Fabbi  Lorenzo,   192  193. 

Faccioli  Raffaele,  M.  A  ;  V,  VII. 

Faenza,  1,  3,  4,  78,  79. 

Fagnano  (da)  Carlo  Battista,  142; 
Battista,  208,  209. 

Falconi  Pinuccio,  2. 

Fai  letti  Fossati  Ca  r  1  o,  S.C,  X. 

Fannucci  Fanuccio,    151. 

Fano,  78,79. 

Fanti    Innocenzo,    S.C,  X. 

Fantuzza  1.,   113,   114. 

Fantuzzi  Gio. ,  113. 

Farini  Domenico  Ant. ,  43;  Luigi, 
42,  43;  Pellegrino,  43,  60;  fa- 
miglia 42. 

Fausto  da  S.  Lorenzo,  frate,  60. 

Fa  varo    Antonio,  M.   A.;  VII. 

Federico  II,  irap.,  137. 

Ferentino  (da)  Riccardo,   121. 

Fermo  (S.)  monastero  in  Verona,  121 

Ferrara,  4,  107. 

Ferrari  Gregorio,  60. 

Ferrare    Giuseppe,  S.C,  X. 

Ferrerò    Ermanno,   S.  C;,X. 

Ferretto  Arturo,  136. 

Fieschi  Battista,  143,  149;  France- 
sco, 150;  Lorenzo,  149,  Papiniano, 
184;  famiglia,  158;  Collegio  in 
Bologna,  v.   Collegio. 

Filaterio  Manfredo,  145. 

Filippini  Benedetto,  45. 

Finali    Gaspare,  S.C,  X,  43. 

Fiorini    Vittorio,    S.  C,  X. 

Fiorino  di  Firenze,  323;  fiorino 
d'oro  di  Bologna,  322-328. 


Firenze,  3,  4. 
Fiumi  Gio. ,  44. 

Flamenghi  Giacomo,  eretico,  232, 279. 
Fontana,  44,  60. 
Forlì,   1,  3,  78,  79,  143. 
Fornari  (de)  Girolamo,   151. 
Fornelli    Nicola,    S.  C,X. 
Francia  Francesco,  17. 
Frati  Luigi,  V,   1,  133,  237». 
Fregoso  Alessandro,  150;  Lodovico, 
Doge  di  Genova,  146;  famiglia,  141. 
Friedlaender  Ernesto,  19'. 
Fuccirolo  Cattaneo,  82. 


G 


Gaiana,  torr,  ,   116. 

Gallisano  1.,  89,  116. 

Galluzzi  Lodisio,  137. 

Gamurrini  Fran  cesco,  S.C,X. 

G  a  n  d  i  n  i  Luigi  A 1  b  e  r  t  o,  S.  C,  X. 

G  a  n  d  i  n  0  G  i  a  m  b  a  1 1  i  s  t  a,  S.  C,  X. 

Ganglandi  (Co.  di)  Pigella,  3. 

Ganzanigo,  80-85. 

Gastaldi  Galvano  di  Bologna,   151. 

Gattalugio  Lucchetto,  168. 

Gatti  Angelo,  S.C,X,  334-335. 

Gaudeamus  igitiir  (inno),  33!?. 

Gaudenzi  Augusto,  M.  A.;  V, 
VII,  331,  332. 

Gennarelli    Achille,  S.  C,  X. 

Genova,  doge,  209;  podestà,  187;  re- 
lazioni con  Bologna ,  135-224  , 
335,  336;  repubblica,  161-163; 
196,  197,  209-215. 

Genovesi  in  Bologna,  v.  Canonici; 
Giudici^  Governatori:,  Legati\  Po- 
destà'^  Yescom\    Vicelegati. 

Gentile  Gottifredo,  137. 

Gerard! ni,  6. 

Geremei,  fazione,    119  130. 

Chinassi  Domenico,  44;  Giovanni,  43. 

Ghirardini  Gherardo,  S.  C,  X. 

Ghisilieri  Ettore,  27-,  Virgilio,    150. 


•Òb2 


K.  DEPUTAZIONE  1)1  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Ghisilina,  suora,  268,  270. 

Giacomo  di  Balduino,  Pel.    di    Gè 
nova,  138. 

Giano,  Doge  di  Genova,  145. 

Gibelli  Gaetano,  43. 

Giordani  Gaetano,  44. 

Giorgi    Francesco,  S.C,  XI 

Giostre  in  Bologna,  28. 

Giovanni  (S.)  'li  Gerusalemme,  143; 
Crisostomo,  56. 

Giovanni,  re  di  Boemia,  326. 

Giovannini  Bartolomeo,  146;  Cri- 
stoforo, 146;  Filippo,  156;  Gian- 
nettino,  146;  Tomaso,  146. 

Gisolfo,  duca  d' Imola,  80'. 

Giudici  Battista,  151. 

Giudici  di  Bjlogna  genovesi,  153, 
154;  genovesi  in  Bologna,   153. 

Giuliano  eretico,  228,  252-254. 

Giulio  II,  papa,  149. 

Giustiniani  Benedetto,  cai-d.,  152;  Ni- 
colò, 150. 

Glizberg  (de)  Finiza,  105. 

Goano  (di)  Barnaba,  142,  144;  Bat- 
tista,  146 

Godenzo  (S.)  !.,  5,  6; 

Goldmann  Arturo,  S.  C,  XI. 

Gommi  Flamini  Nicola,  58. 

Gonzaga  Federico,  stud.  in  Bolo- 
gna, 33. 

Gurdano  Pietro,   149. 

Gozzadini  Castellano,  137;  Gio- 
vanni, V;  Nanne,  108,  137; 
Nicolò,  142,   197;  Tommaso,  137 

Gravina  Giorgio  da  Puglia,  112. 

Grimaldo  Ansaldo,  151;  Taddeo,  168. 

Gregorio  VI,  106;  Gregorio  IX,  235. 

Gregorio  (S.)  chiesa  dei  Genovesi 
in  Bologna,  140;  in  Imola,    56. 

Guarini    Filippo,    S.  C,  XI. 

Guasconi  Alberto,  137. 

Guastavillani  Francesco,  6. 

Guastuzzi  Gabriello  Maria,  61,   62. 

Guatteri  Gius.,  58. 


Gubbio  (da)  France.sco,  233;  v.   Ta- 
vole eugubine. 
Guerrini    Olindo,    S.  C,  XI. 
Guidetti    Achille,  S.  C,  XI. 
Guilieto  Raimondo,   175-176. 
Guzolo  (da)  Pietrobono,  258,  259. 


Hercolani    Alfonso,  S.  C,  XI; 

Cesare,  94. 
Hodgkin    Tommaso,   S.  C,  XI. 
Hoffman    W.    I.,    S.  C,  XI. 


Icuoteca  imolese,  46. 

mica,  1.,  209. 

lllione    Girol.,     mere,     genovese    in 

Bologna,  148. 
Imiza,  105. 
Imola,  3,  45-59,  78,  79;  confini,  109; 

vescovi,   138.  V.  Icnoteca. 
Inforziato,  codice,  suo  prezzo,  178- 

179. 
Innocenzo  da  Imola,  28. 
Innocenzo  IV,  papa,  147. 
Inno  per  S.  Martino,  333. 
Inquisizione,  v.  Sant'ufficio. 
Isola  del  Triumvirato,  60. 
Isolani  Giacomo,  card.,  142. 


Jonesco    Nicola,  S.  C,  XI. 
K 


Kress  (barone)  14'. 


La   Mantia   Vito,  S.  C,  XI. 
Lambertazzi,  faz.,  99,  118,  119-130. 


INDICE    ALFABETICO    DEL    VOLUME 


353 


Lamberti,  vese.  di  Bologna,   106. 

Lami  Giovani,  62. 

Landi  Luigi,  104. 

Landolfi  Pasquale,  eretico,  235. 

Lazzari,  v.  Leazeri. 

Leazeii  Leazaro,  pod.  di  Genova,  139. 

Lega    Achille,  S.  C,  XI. 

Lega  lombarda,  336,  337. 

Legati  poiit.,  di  Genova,  in  Bologna, 

154,  155. 
Legnani  Valerio,  27. 
Leone  X,  papa,  46. 
Lercari  G.  B.,  150. 
Libri,  V.  Jnforsiato,  presso. 
Limidiccio,  1.,  1 12. 
Linaro,    torr.,  45. 
Lioto  (di)  Paolo,  177,  178. 
Lira  bolognese,  suo  valore,  301-328. 
Lodovico  il  Bavaro,  139. 
Lombroso  Giacomo,  S.  C,  XI. 
Lomellini  Matteo,  143;  fam.   158. 
Lorenzini  Ermete,  42. 
Losano  (da)  Daniele,  237,  238. 
Lotario  li,  imp.,  Ili,  111  '. 
Lovatelli    Ersilia,  S.  C,  XI. 
Lucca,  4. 

Ludovisi  Girolamo,  150;  Nicolò,  108- 
Lugio    (da)    Giovanni,  di    Bergamo, 

242  2. 
L  u  s  e  li  i  n  (  V.  )  E  b  e  n  g  r  e  u  t  h  S.  G„ 

XI. 
Luso,  fiume,  62. 
Lutero  Martino,  18. 

ai 

Maccagnani  Marsilio,  IH. 
Madonna  del  Piratello  presso  Imola, 

45,  47,  56. 
Madonna  (di)  V.    Ugolino. 
Mainetto  Giacomo,  150. 
Maioliche  in  Bologna,  23. 
Malagola  Carlo,M.  A.;V',VI,19; 

131-134,  250  2,  329-337;  338-340 


Malaguzzi  Valeri  Francesco, 
S.  C.,  XI. 

Malaguzzi  Valeri  Ippolito, 
S.  C.,  XI. 

Malavolta  Alberto,  Pod.  di  Genova, 
138-139;  Giacomo,  177. 

Malocello  Lanfranco,  Pod.  di  Bolo- 
gna, 139-140. 

Malta  (Ordine),  V.  Gh.  (S.)  di  Ge- 
rusalemme. 

Malvezzi  Fabrizio,  98;  N  e  r  i  o,  M.  A.; 
V,  VI,  340;  Zano  o  Zanucchino, 
84,  85. 

Mamante  (S.)  di  Medicina,  85. 

Mancio  Pietro,  maestro  di  scherma, 
26. 

Manno  Antonio,    136. 

Mantova,  marchese,  146. 

Manzino  (Rodolfo),  maestro  di  ballo 
in  Bologna,  26. 

Manzoni  Luigi,  S.  C.,  XI. 

Marabotto  Simone,  142. 

Marcello  Andrea,  S.  G.,  XI. 

Marche,   136. 

Marchi  Michele,  3. 

Marescotti  Galeazzo,  147. 

Maria  (S.)  dei  Cavalli,  105,  106; 
della  Salute,  in  Imola,  47;  delle 
Grazie  presso  Imola,  47;  in  Gan- 
zanigo,  80;  in  Organo,  in  Verona, 
120,  121;  in  Regola,  45. 

Marini  Gaetano,  77. 

Marsili  Marco  Antonio,  18;  Ugolino, 
137. 

Marzara,  1.,  1 15. 

Masi    Ernesto,  M.  A.;  VI. 

Masini  Cesare,  61,  62. 

Mauri  Achille,  43. 

Mauro  (S.)  1.,  78,  79. 

M azzati  n ti  Giuseppe,  S.C,,XI. 

Medesano  1.,  101,  102,  113. 

Medici  imolesi,  46. 

Medicina,  80-118,  confini,  109;  V. 
Flebato. 


354 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Medicina  (da)  Pier,  822. 

Medola  l.,78,  79. 

Meliorali  Firmano,   145. 

Mendatica  1.,   218-221. 

Mengoni  Gius.,  44. 

Mezzoviliani  Francesco,   114, 

Migli   Andrea   da    Firenze,    eretico, 
283. 

Milani  Luigi    A  d  r.,  S.  C,  XI. 

Minino  Card.,  47. 

Mina  di  Marco,  233. 

Minori  (frati)  in  Bologna,  237. 

Mita  Domenico,  60. 

Miteili  Agostino,  132. 

Molinella,  105,  108. 

Monasteri  di  Genova,   158. 

Mondaino,  78,  79. 

Moneta  bolognese,  V.  Fiorino;  Lira. 

Monferrato  (di)  Marchese,  141. 

Mongiorgio  (da)  Biagio  eretico,  229, 
232,  261,  262. 

Monta  di  Gallisano,  V.  Gallisano. 

Montalti  Cesare,  62. 

Montanari  Antonio,  M  A.;  VI; 
Gius.  Ignazio,  43. 

Mante  Annona,  in  Bologna,   158. 

Monte  Castellaccio,  57. 

Montefeltro  (da)  Guido,  129. 

Montefiore,  78,  79. 

Monte  li  US  Oscar,  S.  C,  XII, 

Montenegro  Gio.,   143. 

Montepulciano,  1,  2. 

Monte  Umbrario    (da)  Pietro,    ere- 
tico, 229,  260,  261. 

Montirone  presso  Medicina,  86,  93. 

Montrone,  torrente,  45. 

Monumenti  ravennati,  337-340. 

Moratini  Giac,  56. 

Mordano  1 ,  43. 

Moi'purgo  Solomo  ne,  S. C,  XII. 

Musatti  Eugenio,  S.C.;  V;  XII, 

Musica  in  Bologna,  26. 

Muzzardi  Giac,  dott.  bolognese,  147. 


N 

Napoli   (re),  4. 

Nazaro  e  Celso  monast.  di  Vero- 
na,  121. 

Nazioni  allo  Studio  di  Bologna,  19; 
nazione  tedesca,   191. 

Negrotti  Gio.  fr.  Card.,   152. 

Nettuno  fontana  in  Bologna,  17. 

Neudorfer  Gio.,  15. 

Nicolò  V,   papa,  147. 

Nicolucci  Giustiniano,  S.  C, 
XII. 

Noi'imberga,  15,  333,  334. 

Novara,  V.  Dolcino. 

Novara  Domenico  Maria,  15. 


Oddone  Guido  conte  di  Sassello, 
Pod.  di  Bologna,  142. 

Olle  (Dalle)  Pietro,  eretico,  229. 

Onesio  di  Forese,  3. 

Opere  Pie  di  Genova,   158. 

OrdelafR  Riccardino,  231;  Scarpet- 
ta, 1,  3. 

Orioli  Batt.  Emilio,  S.  C,  1,  13, 
122,236';  332,  333;  Lorenzo,  42. 

Ormea,  Comune,  218-221  ;  Signori 
(di)  165-168,  188-191. 

Ormea  (d')  Filippino,  168-172. 

Oraavasso,  64-75. 

Orsi  Paolo,  M.  A.;  VII. 

Orsini  Antonio,  S.  C,  XII. 


Pace  (della)  G.  F.,  142. 
Paci  Fazio  di  Bologna,  208-209. 
Padova  (Carestia),  IG. 
Palcofilo  C,  63. 
Paleotti  Rodolfo,  57. 
Palladio  Andrea,  17. 
Palmieri  Gian.  Battista,  S.  C, 
XII. 


INDICE    ALFABETICO   DEL   VOLUME 


355 


Panni  di  lana  di  Bologna,    157;  di    [ 

Mantova,  156. 
Panvolto  Francesco,  156. 
Panzacchi  Enrico,  S.  C,  XII. 
Parte,  speziale,  eretico,  278. 
Partecipanza  di  Medicina,  83. 
Pascili  Giorgio,  boi.,  Pod.  di  Geno- 
va, 147. 
Pasolini  Pier  Desiderio,  M.  A.; 

VII,  340. 
Pedocca  Fr.,    Rettore   dello    Studio 

di  Bologna,  18. 
Pegolotti     Bombologno  ,     Difensore 

dell'  Arte  del  Cambio  in  Bologna, 

309. 
Pellegrini    Flaminio,    S.   C.  , 

XII,   119-130. 
Pepoli  Barnaba,  137;  Giovanni,  137, 

140;  Opizone,  137. 
Peruzzi  Baldassare,  17. 
Pesaro,  78,  79. 
Petronio  (S.)  basilica  ,   sua  cupola, 

334-335. 
Pianta  di  Bologna,  131. 
Piccigotti  Bart.,  137. 
Piccinino  Francesco,  44. 
Pier  (S.)  Crisologo,  chiesa  in  Imola, 

46,  56. 
Pietrasanta,  149. 
Pietro  di  Audalò,   Pod.    di  Genova, 

138. 
Piev-e    di  Teco,    172-175:    188-191; 

197,198. 
Pio  VI,  papa,  46;  Pio  IX,  46. 
Piratello,  V.  Madonna. 
Pisa,  138,  139;  303;  porto,  157. 
Pistoia,  2,  3. 

Plebato  di  Medicina,  91  ». 
Podestà  Bartolomeo,  S.  C,  XII. 
Podestà  di  Bologna    genovesi,    153, 

154. 
Podestà  di  Genova  bolognesi,  153. 
Poggi    Vittorio,  S.  C,  Xll. 
Polenta  (da)  Bernardino,  3. 


Polo  (S.)  Castello,  83;  94-104. 

Ponte  Elio,  134. 

Ponte  Lungo,  132-134. 

Ponte  romano  sul  Reno  presso  Bo- 
logna,  132-134. 

Ponte  romano  sul  Sillaro,  133. 

Pornassio  1. ,    135;  conti  179. 

Portonovo,  presso  Medicina,  109, 
112,  112»,  113»,  114. 

Porto  Venere,  Podestà,  187. 

Putito  (S.)  luogo,  44. 

Pozzi  artesiani,  57;  pozzi  in  Imola, 
57. 

Prato,  4. 

Proposito  (da)  Azolino,  eretico,  232, 
284,  285. 

Prezzo  dei  libri,  22-23;  di  un  in- 
forziate, 178-179. 

Privilegi  scolastici,  30. 

Prunaro,  chiesa,  117. 

Pubblicazioni  ricevute  in  dono  o 
in  cambio  dalla  Deputazione  di  St. 
Patr.,  341. 


Quaderna,  torr.,   116. 
Quintano,  notaio  veronese,  120. 


Ragusa,  312. 

Ratubaldi  Benvenuto,  58. 

Rambertino  di  Guido   di  Boviilello 
Pod.  di  Genova,  137,  138. 

Randi  Tommaso,  S.  C,  XII. 

Rapallo  Gabriele,  147;  Leardo,  147. 

Rascia  (moneta  di),  V.  Yenesiani  di 
Rascia. 

Rava  Luigi,  S.  C,  XII,  340. 

Ravenna,    confini,   109;    V.   Monu- 
menti ravennati. 

Reggio  Emilia,  159. 

Reggio  (da)  Aldobrandino,  237. 

Reno,  V.  Ponte  romano. 


356 


K.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER  LA  ROMAGNA 


Revere,  125. 

Ricchi  Giacomina,  236 '^. 

Ricci  Corrado,  M.A.;  VI,  340; 

Pellegrino,  45. 
Ricevuto,  bastaio,  eretico,  276-278. 
Ridolfi  Maddalena,  60. 
Riraini,  63,  78,  79. 
Riolo,  42,  46. 

Riosti  Ghedino,  giustiziato,  236'. 
Rocchi  Gino,  S.  C,  XII. 
Romagna,  136. 
Romani  Felice,  56. 
RoncagliGiuseppe,S.  C,  XII. 
Roncaglia  Dom.,  47. 
Ronchi  Michele,  44. 
Rossi  Girolamo,  S.  C,  XII. 
Rossi  Luigi,  S.  C,  XII. 
Restano,  medico,  178,  179. 
RubbianiAlfonso,M.A.,Vl,VII, 

63,  93,  340'. 
Ruga  Cesare,  S.  C,  XII. 
Rugarli  Vittorio,  XII. 
Rusconi  Ant. ,  card.,  56,  59. 
Russi,  42,  43. 

S 

Sabadini  Manzo,  106. 

Sabatieri  Arnoldo,  Vesc.  di  Bolo- 
gna, 107. 

Sabattani  Gius.,  56. 

Sabattini  Lorenzino,  pitt.,  131. 

Sacchi  Giac,  62. 

Sala  (da)  Giovannino,  not,  305. 

Salini  beni  Zanasio,  Podestà  di  Bo- 
logna, 124. 

Salvardi  Natale,  56. 

Salvioni  G.B.,M. A.;  VII. 301-328. 

Sammarini  Achille,  S.  C,  XII. 

Sansovino  Frane,  56,  57. 

Santagata  Domenico,  S.C.,X1II. 

Santarelli  Antonio,  S.C,  XIII. 

Santerno  (Dipartim.),  45;  valle,  59, 

Sant'Ufficio  di  Bologna,  225-300. 

Sanvitale  Stefano,  S.C,  XIII. 


Sardegna,  138. 

Sarsina,  78. 

Sarti  Mauro,  250». 

Sassatelli    Giovanni,  46;    Manfredo. 

45;  V.  Archivio  Sassatelli. 
Sassello,  1.,  142. 
Sassonia  (Casa  di),  15. 
Sauli,  fam.,  158. 
Saviabona,  eretica,  256. 
Savignano  di  Romagna,  60-61. 
Savoia  (duchi  di),  135;  209-215,  V. 

Tommaso  conte  di  Savoia.    ; 
Scali  Vieri,  3. 
Scaligeri  Alberto,  119,  312. 
Scar  abelli    Gommi     Flamini 

Giuseppe,  S.C,  XIII,  57,  58. 
Scarabelli,  conti,  179. 
Schu  p  fer  Francesco, S.C,  XIII. 
Scuole  dello  Studio  bolognese,  329- 

331. 
Scutellari    Girolamo,    S.    C, 

XIV. 
Segarella  Jacopo,  227. 
Selustra,  torr.,  IH,  114. 
Sentenza  dell'  Inquisitore,  238-251. 
Sepolcri  Gallici  nell'  Ossola,  63-75. 
Sepolcro  (S.)  luogo,  131. 
Serafini  Filippo,  S.C,  XIII. 
Serbia,  322. 

Sergi  Giuseppe,  S.C,  XIII. 
Sermide,  122,  125,  127. 
Serpieri  Giulio,  63. 
Serra    Gian.    Angelo,    61,   62,    63 

fam.,  158. 
Serviti  d' Imola,  47. 
Sesto  Imolese.  114. 
Sete,  commercio,  158,  159. 
Setti  Giovanni,  S.  C,  XIII. 
Sforza  Caterina,  47;  Francesco  146, 

Galeazzo  Maria,  17. 
Siena,  4;   ambasciatore,    150;  peste 

16. 
Sillaro,  V.  Ponte  romano. 
Selva  litana,  118. 


INDICE   ALFABETICO   DEL   VOLUME 


357 


Silveri  Gentiloni  Aristide, 
S.  C,  XIII. 

Silvestri  Gherardo,  43. 

Si  moni  G  iuseppe,  S.  C. ,  XIII, 
80-118. 

Sinodo,  imolese,  58. 

Società  di  arti  in  Bologna,  v.  Sta- 
tuti. 

Sordi  Federico,  57. 

Sordomuti,  237-. 

Solarolo,  43,  44. 

Solerti  Angelo,  S.  C.  XIII. 

Solinas  Antonino,  S.  C. ,  XII. 

Spinelli  Alessandro,  S.  C, 
XIII. 

Spinola  Giorgio,  Podestà  di  Bologna, 
144,  193,  194;  217,  studenti  in 
Balogna,  20. 

Spiolaui  Marchesino,  114. 

Stagni  Lod.,  57. 

Statuti  delle  Società  di  Arti  di  Bo- 
logna, 331,332. 

Stopiti  Gius.,  58. 

Stemma  del  Coni,  di  Fontana,  44. 

Studenti  in  Bologna,  37-41;  149; 
178,  179,  V.  Cress. 

Studio  di  Bologna,  14-41,  v.  Scuole. 

Sutfragio  (opera  pia)  in    Imola,  41. 

Supplizi  in  Bologna,  235-238. 

Suzzi  Arduino,  58. 


Tabarini  Marco,  S.  G.,  XIII. 

Tamassia  Nino,  S.  C. ,  XIII. 

Tamburini  Gio. ,  58. 

Tartagni  Alessandro,  47,  59. 

Tasso  Torquato,  23. 

Tavelli  Gio.  ,  60. 

Taveruazze,  1.,  44. 

Tavole  eugubine,  87^. 

Tedeschi    Gio.,    58,    Lelio    maestro 

di  scherma,  26. 
Tessitori  genovesi  in  Bologna,  159. 


Testa  Pietro  di  Genova,  183. 
Tettalasini  Uguccione    di    Azzolino, 

eretico,   232,   280,  281,    famiglia 

(genealogia),  280'. 
Teza  Emilio,  M.  A,  VII. 
Theiner,  327. 
Tibaldo  Domenico,  131. 
Tomaso   conte  di   Savoia,  161,  163, 
Tomaso  (S.)  del  Mercato,    chiesa  in 

Bologna,  252». 
Tonini  Carlo,  S.  C,  XIII. 
Torelli  Salinguerra,  4. 
Toscana  (da)  Gentile,  eretico,  282. 
Toschi  Pietro,  58,  G  i  a  m  b  a  1 1  i  s  t  a 

S.  C,  XIV;  Pietro,  58. 
Tossignano,  59-60. 
Tozzoli  Cassiano,  58. 
Trattati    dei  genovesi  con  Bologna, 

156-160. 
Trebbia,  v.Yal  di  Trebbia. 
Trebbo  dell'Asino,  110,  113. 
Trecenta,  110-116. 
Trecentola,  110,  IH. 
Treforce  dell' Avellaneta,  86-93. 
Trentinelli  Paolo,  eretico,  233,  255, 

256. 
Tresenta,  v.   Trecenta. 
Treviso,  99. 
Tribunale   del    S.    Ufficio,   v.   San- 

t'  Ufficio. 
Triumvii'ato,  v.  Isola. 
Toncossi  Vinc. ,  43. 
Trotti  Luciano,  147. 
Trovanelli  Silvio,  S.  C. ,   XIV. 
Truffi  Giacomino,   zecchiere  in  Bo- 
logna, 302*305. 


Ubaldini,  conti,  3,  5. 

Ubaldino  di  ZaiFone,  eretico,  286. 

liberti,  6. 

Ufficio  (Sant'),  v.  SanV  Ufficio. 

Ughelli  Ferd.,  58,  59. 


358 


R.  DEPUTAZIONE  DI  STORIA  PATRIA  PER.  LA  ROMAGNA 


Ugolino  da  Bologna,  giudice  in  Ge- 
nova, 138. 

Ugolino  di  Madonna,  138. 

Uagarelli  Gas  pare,  S.  C,  XIV. 

Urbani  De  Gheltof,  S.  C.,  XIV. 

Urceo  Antonio,  detto  Codro,  21; 
333. 


V 


Vaccolini  Domenico,  59. 

Valeriani  Molinari,  59. 

Valle  d' Amone,  79. 

Valle  di  Trebbia,  136. 

Vandelli  Domenico,  62. 

Variguana  (Da)  Bartolomeo,  177. 

Vatrenio  Cassiano,  44. 

Vedrete,  112. 

Veneziani  di  Rascia,    moneta,  311- 

322. 
Venturelli  Gio.,  Vicario  del  Legato 

di  Bologna,  148. 
Venturi  Adolfo,  S.  C,  XIV. 
Vernarecci     Augusto,    S.    C, 

XIV. 
Vernazza  (da)  Verdina,  137. 
Verona,  119-130. 
Verona  (da)  Bonigrino,  229. 
Vescovi  genovesi  in  Bologna,  155. 
Vesi  Antonio,  43,  44,  59  60. 
Vespignani  Clelia,  59. 
Viareggio,  149. 
Vicelegati  genovesi  in  Bologna,  154^ 

155. 


Vicenza  (da)  Guido,  238. 

Vigna,  luogo,  104. 

Vignola  (da),  architetto,  17. 

Villani  Giac. ,  63. 

Villari  Pasquale,  M.  A.,  VI. 

Viozenne,  1.,  135,  163-176;  188-191, 

197-198,  218-224. 
Visconti    Gian    Galeazzo,    58,     119; 

fam.  112. 
Visconti  Matteo,  119. 
Visenaria,  1.,  1 12. 
Vito  (S)  ,  1.,  62. 


Zaccaria  A.  F. ,  59. 

Zaccaria    (S.)    Abazia    in    Trecenta, 

110-116. 
Zaccheroni  Gius. ,  59. 
Zacchiroli  Matteo,  59. 
Zalafoni  Guidobono,   1. 
Zara  bri  ni  Francesco,  59. 
Zampieri  Camillo,  56. 
Zandonella  Giuseppe,  59. 
Zannoni  Antonio,  42. 
Zapante  Bettino,  2.  ' 
Zauli  Naldi  Francesco,  63. 
Zecca  di  Bologna,  301-328. 
Zen  atti  Albino,  S.  C  ,  XIV. 
Zingari,  115, 

Zonghi  Aurelio,  S.  C,  XIV. 
Zorli  Alberto,  S.  C.  XIV. 
Zovenzoni  Bettino,  305;  Biancolino, 

90. 


INDICE 

DEGLI      ATTI      E     MEMORIE 

contenuti  nel  voi.  XIV.''  della  serie  III.^ 


Albo  della  Deputazione pag.  v 

Orioli  B.  E.  —  Documenti  bolognesi  sulla  fazione  dei 

Bianchi »  1 

Aldrovaxdi  L.  —  Commentario  alle  lettere  di  uno 
studente  tedesco  da  Bologna  [Cristoforo  Kress, 
1559-60] »  14 

Bagli  G.  G.  —  Contributo  agli  studi  di  bibliografia  sto- 
rica romagnola  {Continuasione) »  42 

Castelfranco  P.  —  I  sepolcri  gallici  dell'  Ossola    .     .     »  64 

Castellani  G. —  Il  Duca  Valentino  (Due  documenti  inediti)»  76 

SiMONi  G.  —  Notizie  storiche  di  taluni  castelli  distrutti 

nelle  vallate  del  Sillaro  e  dell'  Idice  ....     »  80 

Pellegrini  F.  —  Un  documento  inedito  delle  lotte  tra 

Lambertazzi  e  Geremei  nel  secolo  XIII.      .     .     »  119 

Accame  P.    —    Notizie   e   documenti    per    servire   alla 

storia  delle  relazioni   di   Genova    con   Bologna     »  135 

Aldrovandi  L.   —  Ada    Sancii    Offìcii   Bononiae   ab 

anno  1291  usque  ad  annum  1309      ...»  225 

Salvioni  G.  B.  —  Sul  valore  della  lira  bolognese   .     .     »  301 

Atti    della   Deputazione  : 

Sunti  delle  letture  (C.  Malagola,  Segretario)      ...»  131  e  329 
Pei  Monumenti  ravennati  (Ordine  del  giorno  e  Proposta)  »  337 

Elenco  delle   pubblicazioni    pervenute   alla  Deputazione 

dal  1.°  gennaio  al  31  dicembre  1896       ...»  341 

Indice  alfabetico  del  voi.  XIV  degli  Atti  e  Memorie    .     »  347 


0 


DO  Deputazione  di  storia  patria 

975  per  le  provino©  di  Romagna 

R7Di^7  Atti  e  memorie 

ser.  3 
V.  U 


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