ATTI E MEMORIE
DELLA
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER LE PROVINCIE DI ROMAGNA.
ATTI E MEMORIE
DELLA
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER LE PROVINCIE DI ROMAGNA
Terza serie — Vol. XIV.
(ANNO ACCADEMICO 1895-96)
BOLOGNA
PRESSO LA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
1896.
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13 1834
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Bologna, Tip. Alfonso Garagnani e Figli
già Fava e Garagnani
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER LE PROVINCIE DI ROMAGNA
Istituita per decreto del Governatore dell' Emilia del 10 febbraio 1860.
PRESIDENTE '
CARDUCCI prof. comm. GIOSUÈ, Senatore del Regno.
SEGRETARIO
MALAGOLA prof. comm. CARLO.
CONSIGLIO DIRETTIVO
BERTOLINI prof. comm. FRANCESCO, Vice
Presidente , • ? • , •
MALVEZZI DE' MEDICI conte cav. dott. NERIO i (^onstgUerz
GAUDENZI prof. cav. AUGUSTO
CONSIGLIO AMMINISTRATIVO
FACCIOLI cav. prof. ing. RAFFAELE ) .
BRIZIO prof. cav. EDOARDO \ ^^^^^i?"^^*
RUBBIANI cav. ALFONSO, Tesoriere
' Presidenti e Segretarii della. Deputazione :
Presidenti :
Conte comm. Giovanni Goszadini, Senatore del Regno, dal 10 febbraio
1860 al 25 agosto 1887.
Comm. prof. Giosuè Carducci, Senatofe del Regno, dal 26 dicembre 1887;
riconfermato per R. Decreto 11 gennaio 1894.
Segretarii :
Dott. Luigi Frati, Segretario dal 1860 al 26 dicembre 1863.
Prof. Luigi Mercantini, ff. di Segretario dal 24 gennaio al 24 febbraio
1864; Segretario dal 24 febbraio 1864 al 26 febbraio 1865.
Prof Giosuè Carducci, ff. di Segretario dal 12 marzo al 10 dicembre
1865; Segretario dal 10 dicembre 1865 al 26 novembre 1875.
Conte Cesare Albicini, ff. di Segretario dal 28 novembre al 26 dicembre
1875; Segretario dal 26 dicembre 1875 al 27 giugno 1880; ff. di Segretario
sino al 16 gennaio 1881 ; Segretario dal 16 gennaio 1881 al 28 luglio 1891.
Prof Car/o Malagola, flP. di Segretario dal 28 luglio 1891; Segretario
dal 27 dicembre 1891 ; rieletto il 24 dicembre 1893.
Gli attuali componenti la Presidenza e i Consigli della Deputazione
furono eletti nella seduta del 24 dicembre 1893 e confermati dal Ministero
di P. I per lettera 11 genn. 1894, N. 16,863.
ELENCO
dei Membri Attivi e dei Soci Corrispondenti della R. Deputazione
colla data dei decreti di nomina.
t-Q^,,/^S*^,Si^ —
MEMBRI ATTIVI
1. Montanari comm. prof. Antonio, Senatore del Regno, Meldola
(Forlì) 1861- 8 maggio
2. Carducci comm. Giosuè , Senatore del Regno, Membro del Cons.
Superiore di pubbl. Istruz., Accad. della Crusca, Socio onor.
della R. Dep. veneta di St. Patria, prof, di Letteratura italiana
nella R. Università, Presidente della R. Commiss, pei Testi di
Lingua , Bologna 1804 - 10 gennaio
3. Teza comm. Emilio, professore di Sanscrito e di Stor. compar.
delle lingue class, nella R. Univ., Padova. 1864 - 24 aprile
4. Malagola comm. Carlo, Socio corr. della R. Deput. veneta di
St. Patr. e della R. Dep. per le Prov. modenesi, Segr. della
R. Commiss. Araldica per le Romagne, Direttore dell'Archivio
di Stato, professore incaricato di paleografìa e diplomatica e
Dottore Collegiato Onorario della Facoltà giuridica della R. Uni-
versità, Bologna 1876 - 15 giugno *
5. Masi avv. comm. Ernesto, Socio corr. della R. Dep. veneta di St.
Patr., R. Provveditore agii studi, Firenze, 1876 - L5 giugno *
6. Malvezzi de' Medici conte cav. dott. Nerio, Presidente della
R. Commissione Araldica per le Provincie di Romagna,
Bologna 1878 -17 marzo '
7. Ricci dott. cav. Corrado, Dottore Collegiato Onorario della Facoltà
di Lettere della R. Università di Bologna, Socio corr. della R.
Dep. veneta di St. Patria, e della R. Dep. parmense. Reggente la
Direzione della R. Pinacoteca, Parma. . 1884- 8 giugno *
8. ViLLARi comm. Pasquale, Senatore del Regno, Membro del Cons. Sup.
di Pubbl. Istr., Socio della R. Acc. dei Lincei, Socio onor. della R.
Dep. veneta di St. Patr., Vice Pres. della toscana, Accad. corr.
della Crusca, Pres. d'ella Fac. di Lettere nel R. Istituto di Studi su-
periori pratici e di perfezionamento, i^zrense 1884- 8 giugno
' Socio corrisp. 9 dicembre 1875.
^ » » 21 febbraio 1875.
3 Socio corrisp. 9 dicembre 1875.
" » » Sffiu^no 1880.
ALBO DEI SOCI
VII
9. Faccioli prof. cav. ing. Raffaele, Dire tt. dell'uff. regionale per la conser-
vazione dei monumenti neìVEmìVia, Bolor/na, 1885 - 19 marzo *
10. Brizio cav. Edoardo, professore di Archeologia e Numismatica nella
R. Università, Direttore del Museo archeologico e degli Scavi di
antichità per l'Emilia e le M-àvche, Bologna, 1886 - 11 agosto ^
11. Bertolini comm. Francesco, Socio corr. della R. Dep. Tose. diSt.Patr.,
Preside della facoltà di Lettere e Filosofia e prof, di storia an-
tica nella R. Università, Bologna . . . 1887 - 16 genn. ^
12. RuBBiANi cav. Alfonso, Membro della Comm. conserv. deiMonum., R.
Ispettore per gli scavi e monumenti, Bologna 1887 - 16 genn. *
13. CoMELLi dott. Giambattista, Bologna . . . 1889 - 17 genn. ^
14. Dallari dott. Umberto, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. per le
Prov. modenesi. Sotto Archivista nell'Archivio di Stato, Modena
1889 - 17 genn. «
15. Gaudenzi avv. cav. Augusto, professore di storia del Diritto ita-
liano nella R. Università, Bologìia . . . 1889 -17 genn. '
16. Orsi dott. Paolo, professore incciricato di Archeologia nella R.
Università di Catania, Ispettore del Museo Nazionale, Siracusa
1890 -13 marzo «
17. Favaro n. u. comm, Antonio, Socio ord. della R. Dep. veneta di St.
Patr. e corr. della toscana, professore nella Scuola d' Appi,
degl' Ingegneri e Presidente della R. Accademia di scienze, let-
tere ed arti, Padova 1892- 5 maggio '■'
18. Pasolini conte cav. dott. Pier Desiderio, Senatore del Regno, Socio
corr. della R. Dep. veneta di St. Patr., e della toscana, Raveìina
1893- 8 giugno*»
19. Sal VIGNI dott. Giambattista , professore di Statistica nella R.
Università, Bologna 1894 - 15 febbr. "
20
21
22
23
24
' Socio
corrisp.
4 giugno
1873.
7
Socio
coi'risp.
29 marzo
1885.
- »
»
1 maggio
1881.
8
»
»
3 ottobre
1882.
3 »
»
14 febbraio
1869.
9
»
»
4 aprile
1886.
" »
»
G marzo
1881.
10
»
»
2 maggio
1869.
6 »
»
24 febbraio
1884.
11
»
»
7 febbraio
1890
6 »
»
27 agosto
1885.
vili R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
SOCI CORRISPONDENTI
Alberti prof. avv. Massimiliano, Treviso . . 30 novembre 1861
Albini prof. dott. Giuseppe, Bologna . . . .11 agosto 1886
Amaducci prof. dott. Paolo, Preside del Ginnasio-Liceo, e Membro della
Comra. prov. cons. dei Monumenti, Ravenna, 22 febbraio 1894
Antaldi march, cav. avv. Ciro, Vice Pres. della R. Dep. di St.
Patr. delle Marche; Membro della R. Comm. Araldica delle
Marche, Bibliotecario della 01iveriana,Pe5a?'o 21 febbraio 1875
Anselmi cav. Anselmo, Socio della R. Dep. di St. Patr. delle Marche,
R. Ispettore dei monumenti e degli scavi, Arcevt'a (Ancona)
16 aprile 1891
Argxani prof. Federico, R. Ispettore dei monum. e degli scavi. Diret-
tore della Pinacoteca comunale, Faenza 17 maggio 1888
Aria conte cav. Pompeo, Bologna 11 febbraio 1883
Bacchi Della Lega dott. Alberto, Sotto bibliotecario nella Biblioteca
della R. Università, Bologna 16 gennaio 1887
Bagli avv. Giuseppe Gaspare, Bologna ... 29 marzo 1885
Barnabei prof. comm. Felice, Direttore del Museo Nazionale romano,
Socio corr. dell' Acc. dei Lincei, Roma . 31 ottobre 1882
Barozzi n. u. comm. Nicolò, Socio ord. della R. Dep. veneta di St.
Patr. , Socio corr. della R. Dep.di St. Patr. di Piem. e
Lomb., Venezia 13 gennaio 1867
Bellucci commendator Giuseppe, Professore nell' Università, Pe-
rugia 11 febbraio 1883
Beltrami ing. comm. Luca, Deputato al Parlamento, professore nel R.
Istituto tecnico superiore di Milano, Membro eff. della R. Dep. di
St. Patr. di Piem. e Lomb., Direttore dell'ufficio region. per la con-
serv. dei monumenti nella Lombardia, Milano, 2 giugno 1889
Benadduci cav. Giovanni, Socio della R. Dep. di St, Patr. delle
Marche, Tolentino 17 maggio 1888
S. E. Berti comm. Domenico, Deputato al Parlamento , Prof. onor.
della R. Univ. di Bologna, Socio dell' Acc. dei Lincei, Socio onor.
della R. Dep. di St. Patr. di Piem. e Lomb., Socio on. della
R. Deput. veneta. Primo Segretario di S. M. per l'Ordine
Mauriziano e Cancelliere dell' Ordine della Corona d' Italia,
Roma 31 ottobre 1882
Bollati di S.' Pierre barone comm. avv. Emanuele, M. Eff. della R.
Dep. di St. Patr. di Piem. e Lomb., Soprintendente dell'Archivio
di Stato, Torino 28 dicembre 1864
ALBO DEI SOCI IX
Brandi avv. prof. Brando, Bibliotecario del Ministero dell' Interno,
Roma 19 luglio 1888
Breventani canonico prof, don Luigi, Bologna . 2 giugno 1889
Brini avv. Giuseppe, professore di Diritto romano nella R. Università,
Bologna 27 febbraio 1890
Busi cav. avv. Leonida, Pi'of. emer. dell' Univ. di Ferrara, Bologna
11 febbraio 1883
Calzini prof, Egidio, Forlì 22 maggio 1894
Cant.alamessa prof. cav. Giulio, Socio della R. Dep. di St. Patr.
delle Marche, Reggente la Direzione della R. Pinacoteca, Modena
13 agosto 1889
Capellini comm. Giovanni, Senatore del Regno, Socio della R. Aec.
dei Lincei, professore di geologia e Direttore del Museo geo-
logico, Bologna 31 ottobre 1882
Carl'tti di Cantogno barone comm. Domenico, Senatore del Regno,
Bibliotecario di Sua Maestà, Socio della R. Acc. dei Lincei,
Socio on, della R. Dep. veneta di St. Patr., corr. della toscana,
Pres. della R. Dep. di St. Patr. pel Piemonte e Lombardia,
Torino 11 febbraio 1883
Casagrandi dott. Vincenzo, professore di Storia antica nella R. Uni-
versità, Catania 31 ottobre 1882
Castelfranco prof. Pompeo, S. Corr. della R. Acc. dei Lincei, R. Ispettore
dei monumenti e degli scavi, Milano . .15 aprile 1883
Cavazza conte cav. dott. Francesco, Bologna . 17 gennaio 1889
CiLLENi Nepis conte Carlo, R. Ispett. scoìast, Aquila, 3 luglio 1892
Corradi dott. prof. Augusto, Rettore del Collegio Nazionale,
Correggio (Reggio Emilia) 8 giugno 1884
Costa Torquato, Anzola (Bologna) 31 ottobre 1882
Dall'Osso dott. Innocenzo, Bologna .... 11 febbraio 1883
DaPonte dott. cav. Pietro, R. Ispett. degli scavi e mon., Corr. della R.Dep.
di St. Patr. di Piemonte e Lombardia e della R. Dep. parmense.
Conservatore del Museo patrio, Brescia, 25 luglio 1887
Del Lungo prof. comm. Isidoro, Socio corr. dei Lincei, Socio ord.
della R. Dep. tose, di Storia Patria, corr. delia R. Dep. veneta,
Accademico residente della Crusca, Firenze, 15 marzo 1863
De Montet cav. Alberto, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. di
Piemonte e Lombardia, Segretario della Società storica della
Svizzera romanza, Vevey (Svizzera) . . 18 febbraio 1886
De Paoli avv. comm. Enrico, Soprintendente dell' Archivio di Stato,
Roma 19 ciugno 1890
X R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
DuiiN (vori) tlott. Federico, professore di archeologia nell'Università,
I-leidcìherfj (Baden) 24 febbraio 1884
Ellero corani. Pietro, Senatore del Regno, Prof, enaer, della R. Univ.
di Bologna, Consigliere di Stato, Roma. 17 aprile 1865
Fallktti Fossati cav. Pio Carlo, Socio corr. della R. Dep. tose, di
St. Patr., professore di Storia moderna nella R. Università,
Bologna 15 febbraio 1894
Fanti avv. cav. Innocenzo, Fermo 31 ottobre 1882
Ferraro prof. cav. Giuseppe, R. Provveditore agli Studi, Reggio
Emilia 18 febbraio 1886
Ferrerò prof. cav. Ermanno, Dottore aggregato della Facoltà di Lettere
della R. Università, R. Ispettore degli Scavi e monumenti, Mem.
eff. della R. Deputazione di St. Patr. di Piem. e Lomb., Torino
31 ottobre 1882
S. E. Finali avv. comm. Gaspare, Senatore del Regno, Presidente
della R. Corte dei Conti, Roma .... 6 gennaio 1866 *
Fiorini cav. Vittorio, professore di Storia nel R. Liceo E. Q. Visconti,
Roma 8 giugno 1884
Fornelli cav. Nicola, professore nella R. Università, Napoli
29 gennaio 1891
Gamurrini comm. Gian Francesco, S. C. della R. Acc. dei Lincei,
Socio ord. della R. Dep. tose, di St. Patr., Presidente dell'Ac-
cademia di Scienze , lettere ed arti d' Arezzo , Monte S.
Sarino 31 ottobre 1882
Gandini conte Luigi Alberto, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. per
le Prov. modenesi, Modena 25 luglio 1887
Gandino comm. Giambattista, Membro del Consiglio Superiore di
pubblica Istruzione, professore di Letteratura latina nella R.
Università, Bologna 10 gennaio 1864
Gatti prof. Angelo, Bologna 2 giugno 1889
Gennarelli avv. comm. Achille, Socio corr. della R. Dep. tose,
di St. Patr.^ prof, emerito nel R. Istituto di Studi superiori,
Firenze 21 dicemb. 1864 *
Ghirardini dott. cav. Gherardo, professore di archeologia nella R. Uni-
versità, Socio della R. Acc. de' Lincei, P/5(X , 11 febbraio 1883
1 (j\k Membro Attivo per decr. 26 marzo 1860; poi, per sua do-
manda, Socio Corrispondente.
2 Già Membro Attivo sin dal Decreto d'istituzione, del 10 febbraio 1860;
poi, per sua domanda, Sodo Corrispondente.
ALBO DEI SOCI XI
Giorgi cav. Francesco, ufficiale nel R. Archivio di Stato, Bologna
6 agosto 1890
GoLDMANN dott. Arturo, Vienna 2 giugno 1889
GuARiNi conte Filippo, Forlì 24 aprile 1873
GuERRiNi dott. cav. Olindo, Bibliotecario della R. Università, Bo-
logna 3 giugno 1880
Gl'idotti avv. cav. Achille, Bologna . . . .31 ottobre 1882
Hercolani principe Alfonso, cav. di Malta, Bologna 31 ottobre 1882
HoDGKiN prof. Tommaso , Neiccastle on-Tyne (Inghilterra)
11 febbraio 1883
HoFFMANN, dott. W. J., Segretario Gen. della Società Antropologica,
Washington 21 maggio 1885
.JoNESCo dott. Nicola, professore di storia nell'Università, Jassi
(Rumenia) 17 gennaio 1889
La Mantia avv. cav. Vito, Consigliere della Corte di Cassazione,
Palermo 31 ottobre 1882
Lega dott. cav. Achille, Brisighella (Ravenna) . 10 giugno 1887
LovATELLi contessa Ersilia, nata Caetani dei principi di Sermoneta,
Socia della R. Accademia dei Lincei, Roma 31 ottobre 1882
Ll'mbroso prof. cav. Giacomo, Socio della R. Acc. dei Lincei ,
Roma 11 febbraio 1883
LrscHiN von Ebengreuth dott. Arnoldo, professore di storia del Diritto
nella I. R. Università, Gratz 31 ottobre 1882
Malaguzzi-Valeri conte dott. Francesco, Socio corr. della R. Dep. di
St. Patr. per le Prov. modenesi, Bologna, 5 febbraio 1893
Malaguzzi- Valeri conte cav. Ippolito, Socio etf. della R. Dep. di St,
Patr. per le Prov. modenesi. Socio corr. della R. Dep. ven.,
Segr. della R. Comm; Araldica modenese , Direttore dell' Ar-
chivio di Stato, Modena 29 gennaio 1891
Manzoni conte Luigi, R. Isp. dei mon. e scavi, Litgo, 18 marzo 1877
Marcello n. u. cav. Andrea, Socio ord. della R. Dep. veneta
di St. Patr. , Segr. della R. Comm. Araldica veneta, Ve-
nezia 16 gennaio 1887
Mazzatinti prof. Giuseppe , Soc. corr. della R. Dep. tose, di St.
Patr. , Bibliotecario e Conservatore dell' Archivio comunale ,
Forlì 2 giugno 1889
Milani prof. cav. Luigi Adriano, Direttore del R. Museo Archeologico,
Libero docente di archeologia nell' Istituto di Studi superiori,
Socio della R. Acc. dei Lincei, Membro della Comm. cons. dei
mon., Firenze 11 febbraio 1883
XII R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
MoNTELius prof. Oscar, Conservatore del R. Museo, Stocolma
11 febbraio 1883
MoRPURGO dott. Solomone, Libero docente di letteratura itul. nella R.
Univ. di Bologna, Bibliotecario della Riccardiana, Firenze
11 febbraio 188.3
Musatti dott. cav. Eugenio, Socio corr. della R. Dep. veneta di Storia
Patria, Padova 2 giugno 1889
NicoLuoci comm. Giustiniano , professore di antropologia nella R.
Università, Napoli 31 ottobre 1882
Orsini Antonio, Archivista comunale, Cento. . 24 febbraio 1884
Palmieri avv. Giambattista, Bologna .... 5 febbraio 1893
Panzacchi prof. comm. Enrico, Pres. della R. Acc. di Belle Arti, Direttore
dell' Istituto di Belle Arti, Prof, di estetica nella R. Università,
Bologna 31 ottobre 1882
Pellegrini dott. Flaminio, professore di Lettere italiane nel R. Liceo,
Vigevano 6 agosto 1890
Podestà barone cav. Bartolomeo , Socio corr. della R. Dep. toscana
di St. Patr., Pref. della Bibl. Naz., Firenze, 10 gennaio 1864
Poggi magg. comm. dott. Vittorio, Membro eff. della R. Dep. di St.
Patr. di Piem. e Lomb. e della R. Dep. parmense , Direttore
della Biblioteca e dell' Archivio Comunale, Savona.
11 febbraio 1883
Ranci Tommaso, CoHgnola (Ravenna) .... 6 agosto 1890
Rava S. e. cav. Luigi, Deputato al Parlamento, Sotto Segretario di
Stato pel Ministero delle Poste e Telegrafi , Professore incar.
nella R. Univ. di Bologna, Roma ... 17 gennaio 1889
Rocchi prof. cav. Gino, Direttore del Ginnasio Guido Guinizelli.,
Bologna • . . . 3 gennaio 1875
Roncagli avv. Giuseppe Gaetano, Bologna . . 11 febbraio 1883
Rossi prof. cav. Girolamo, Socio corr. della R. Dep. tose, di St. Patr.
R. Ispett. dei mon. e degli scavi, Ventimiglia., 2 maggio 18(39
Rossi dott. Luigi, professore di Diritto costituzionale nella R. Uni-
versità, Bologna 29 gennaio 1891
Ruga avv. Cesare, Adiut. nel Museo archeol. Bologna
16 gennaio 1887
Rugarli conte dott. Vittorio, professore nel Ginnasio Guinizelli, Bo-
logna 1 aprile 1894
Salinas comm. Antonino, Membro del Consiglio Superiore di Pubblica
Istruzione, S. C. della R. Acc. dei Lincei, professore di archeo-
logia nella R. Università e Direttore del Museo Nazionale,
Palermo 31 ottobre 1882
ALBO DEI SOCI XIII
Sammarixi ing. Achille, Socio corr. della R. Dep. di St, Patr. per le
Prov. modenesi, Presidente della Commissione municipale di
storia patria e belle arti. Carpi .... 25 luglio 1887
Santarelli avv. cav. Antonio, Direttore del Museo Archeologico, R. Ispet-
tore dei monumenti e degli scavi, Foì^lì , 31 ottobre 1882
Sant AGATA comm. Domenico, Vice Segr. dell' Acc. delle Scienze, Prof,
eraer. della R. Università, Bologna . . 4 gennaio 1894
Saxvitale conte cav. Stefano, Parma .... 31 ottobre 1882
ScARABELLi GoMMi Flaminj comm. Giuseppe, Senatore del Regno, R.
Ispettore dei monumenti e degli scavi, Imola, 8 giugno 1884
ScHUPFER avv. comm. Fx'ancesco, Membro del Cous. Sup. della Pubbl.
Istr., Socio dell' Acc. dei Lincei, Soc. on. della R. Dep. veneta
di St. Patr., professore di storia del Diritto italiano nella R.
Università, Roma 28 gennaio 1872
Serafini comm. avv. Filippo, Senatore del Regno, Membro del Cons.
Sup. di Pubbl. Istr., Socio dell' Acc. dei Lincei, Rettore della R.
Università, prof, di Diritto romano, Pisa^ 14 febbraio 1869
Sergi dott. Giuseppe, professore di antropologia nella R. Università,
Roma 11 febbraio 1883
Setti prof. Giovanni, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. per le
Prov. modenesi. Libero docente di Lettere greche nella R.
Università, Pisa 15 aprile 1883
Silveri-Gentiloni conte cav. xlristide, R. Ispettore dei monumenti e
degli scavi. Macerata 11 febbraio 1883
Simoni cav. dott. Giuseppe, Medicina .... 16 maggio 1895
Solerti dott. cav. Angelo, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. per
le Prov. modenesi , professore di Lettere italiane nel R. Liceo
Galvani, Bologna 27 marzo 1892
Spinelli cav. Alessandro Giuseppe , Socio corr. della R. Dep. di
St. Patr. per le Prov. modenesi e della R. Dep. parmense,
Modena 2 giugno 1889
S. E. Tabarrini comm. avv. Marco, Vice Pres. del Senato del Regno,
Acc. res. della Crusca, Socio dell'Acc. dei Lincei, Pres. della R.
Dep. tose, di St. Patr., Socio on. della veneta , Socio corr. della
parmense. Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio
degli Archivi, Roma 28 dicembre 1864
Tamassia cav. Nino, Professore di storia del Diritto italiano nella
R. Università, Pisa 7 maggio 1893
Tonini prof. cav. dott. Carlo, Bibliotecario comunale, R. Ispettore dei
monumenti e degli scavi, Rimini . . .11 febbraio 1883
XIV R, DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Toschi dott. Giambattista, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr. per le
Prov. modenesi , R. Ispett. dei monumenti e degli scavi, Baim
(Rog'gio d' Emilia) 8 giugno 1884
Tkovanelli prof. avv. Silvio, Libero docente di filosofìa del diritto
nella R. Università, Bologna 16 aprile 1891
Ungarelli Gaspare, Bologna 29 gennaio 1891
UiujANi De Gheltof cav. Giuseppe Marino, Direttore del Museo Civico
di Murano, Venezia 31 ottobre 1882
Venturi prof. cav. Adolfo, Socio corr. della R. Dep. di St. Patr.
per le Prov. modenesi. Ispettore dei Musei presso il Ministero
della pubblica Istruzione, Libero docente di storia dell' arte
nella R. Università, Roma 29 marzo 1885
Vernarecci canonico prof. cav. Augusto, Socio della R. Dep. di
St. Patr. delle Marche, Bibliotecario comunale, R. Ispettore dei
raon. e degli scavi, Fossomhrone ... 26 marzo 1882
Zenatti prof. dott. Albino, Socio coit. della R. Dep. tose, di St. Patr.,
Messina 11 febbraio 1883
ZoNGiii mons. Aurelio , Socio On. della R. Dep. delle Marche,
corr. della R. Dep. veneta e della toscana , Vescovo di Jesi
31 ottobre 1882
ZoRLi conte dott. Alberto, professore di Scienza della finanza nella R.
Università, Macerata 15 aprile 1883
DEFUNTI DURANTE L' ANNO 1895
MEMBRI ATTIVI
BoTTRiGARi n. u. cav. dott. Enrico, Bologna — Mem. Att. 13
dicembre 1878.
("l- in Bologna, 1 novembre 1895).
De Leva comm. prof. Giuseppe, Padova — Mera. Att. 8 giù. 1884.
{-{ in Padova, 30 novembre 1895).
SOCI CORRISPONDENTI
SruTELLARi cav. dott. Girolamo, Ferrara — Socio Corr. 15 maggio
1870.
(^ in Ferrara, 13 marzo 1895).
Bologna 1.° gennaio 1896.
DOCUMENTI BOLOGNESI
SULLA FAZIONE DEI BIANCHI
-Uopo la cacciata del 1302, molti dei guelfi Bianchi fioren-
tini ripararono a Bologna come a città non soltanto vicina e
sicura, ma anche singolarmente propizia ai loro disegni. Qui
infatti, dopo la cacciata dei Lambertazzi ghibellini (1274 e 1280),
la parte geremea rimasta padrona del campo s'era andata sud-
dividendo in due fazioni quella dei guelfi puri, sostenuta dal
marchese di Ferrara e l' altra con tendenze al ghibellinismo, che
ormai prevaleva a forza di violenze, di condanne capitali e di
proscrizioni. Come si vede lo stato politico interno delle due
città presentava un notevole parallelismo ; e ciò spiega come i
profughi fiorentini potessero trovare in Bologna comunanza di
aspirazioni, benevola ospitalità, e più tardi anche valido soc-
corso d' armati nelle spedizioni che essi tentarono contro Fi-
renze.
Cosi del marzo 1303 noi troviamo che, mentre i Bianchi,
avendo a capo Scarpetta degli Ordelaffì, Signore di Forlì, cer-
cavano d' espugnare il castello di Montepulciano, giunse a Bo-
logna da Faenza Guidobono Zalafoni quale ambasciatore , ed
espose in Consiglio, il giorno 12 del predetto mese, come la
sua città « intendat de 'peditihus et militibus suis macci-
mum subsidium prestare et dare illis de Florentia, qui vo-
cantur albi, qui sunt in eocercitu apud terram et castrum
Pulizani ». Domandava pertanto che il Comune bolognese vo-
2 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
lesse a sua volta mandare circa duecento militi per la guardia
di Faenza ^ Il soccorso richiesto non solo fu concesso , ma
fu anche provveduto all' invio d' altri militi in soccorso di-
retto dei fuorusciti fiorentini. Gli storici bolognesi, e fra essi
principalmente il Ghirardacci, ^ ricordano questo fatto, regi-
strando precisamente il giorno 12 marzo, nel quale lo Zalafoni
espose la sua ambasciata al Consiglio bolognese; ma questa
ambasciata, ed in conseguenza l'assedio di Montepulciano, pon-
gono 'sotto il 1302: data evidentemente insostenibile, se nel 12
marzo di quest' ultimo anno i Bianchi non essendo ancora stati
espulsi dalla loro città, non potevano aver bisogno di siffatti
aiuti dal Comune di Bologna.
Come si sa, l' impresa di Montepulciano, a somiglianza delle
prime di Piantavigne e del Mugello nell'estate del 1302, fu
fatale ai Bianchi, dei quali alcuni anzi, catturati dai Neri, ven-
nero tratti al supplizio in Firenze, Fra questi Alberto Donati,
di cui Dino Compagni descrive la tragica fine 3, e che in ad-
dietro dimorava in Bologna, dove il 4 marzo 1303 figurò te-
stimonio in un atto, mediante il quale il fiorentino Pinuccio di
Spina Falconi promise di rifondere il prezzo di tre cavalli, nel
caso che morissero o si guastassero, a certo Bitino di Alberto
Zapante, da cui avevagli avuti, per servirsene « in felicem
cavalcatam, quam fieri debet per capilaneum partis Bianche
civitatis Florentie versus parfes Florentie » ^. Come poi la
spedizione riuscisse felice s'è or ora veduto!
In seguito alla disfatta di Montepulciano, Pistoia stessa,
alleata dei fuorusciti fiorentini, si vide in pericolo; e preve-
dendo un' aggressione dei Neri, a meglio premunirsi mandò nel
maggio quali ambasciatori a Bologna gli stessi suoi Anziani ed
' Archivio di Stato di Bologna. — Sezione del Comune. — Riforma-
gioni, voi. D. , e. 216.
' Ghirardacci C. , Eistoria di Bologna, ivi. Rossi, toin. I, p. 458.
^ Del Lungo I. , Dino Compagni e la sua Cronica, voi. II, p. 238-
240.
■' Ardi, cit.; Ufficio dei Memoriali. — Memoriale del 1303 di Bernardo
DI Giacomo da Pizaxo, c. 34 v.'^
DOCUMENTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI 3
i rappresentanti dei Bianchi a chiedere aiuti, essendo che il Co-
mune « et civitas Florenlie cum siiis sequacibus intendant
et fivmav,erint exercitum facere cantra et super civitatem
Pisiorii in dampnum et guastimi eidem oivitati (sic) Pistorìi
hostiliter dare et facere intendunt de presenti mense madii,
scilicet incipere die vig esimo dicti mensis » ^ Ormai Bologna
era impegnata verso i Bianchi, ed inoltre temeva del marchese
d'Este, alleato dei Neri e stimolato dai fuorusciti bolognesi, co-
sicché venne tosto in aiuto di Pistoia, e sulla fine del maggio
strinse anzi un formale trattato d' alleanza coi Bianchi di Fi-
renze, gli Ubaldini, Pistoia, Forlì, Faenza, Imola, Bagnacavallo,
Bernardino da Polenta, allora Signore di Cervia ^ e Cesena, a
reciproca difesa -.
Intanto i Bianchi, come meglio potevano, si davano d' at-
torno per provvedere alla buona riescita dei loro desiderii, con-
traendo mutui e quotandosi fra loro per raccogliere il denaro
occorrente alle spese di guerra. Questo risulta da atti che si
conservano nell'Archivio di Stato bolognese. Cosi apprendiamo
che ai 17 di maggio del 1303 Scarpetta Ordelaffi, che allora era
a Bologna, Caza o Goccia Adimari, Pigella conte di Ganglandi,
Vieri Scali ed Onesio di Forese stipulano un atto di mutuo per
duecento cinquanta fiorini, garantendo per la restituzione di
essi coi loro beni e specialmente con alcuni cavalli ^. Simil-
mente ai 6 di giugno di detto anno Caute Bonfantini e Michele
Marchi, Vicarii dell' Ordelafti « et executores collecte impjosife
per dietimi dominun capitaneum, scilicet florentinis et pra-
tensibus qui morantur in cimiate Bononie », rilasciano quie-
tanza^ per conto del predetto capitano Ordelaffi e dei Bianchi, a
due fiorentini, Corrado Bombotti e Corsino Amedei, di due di-
verse somme di fiorini ricevute « occasione diete collecte » ^.
' Arch. cit. — Rif. cit. , e. 371 v." e 372 v."
2 Doc. I.
3 Arch. cit.. — Memoriale del 1303 di Pietro di Merlino, c. 54 v.°
* Arch. cit. — Memoriale del 1303 di Bernardo di Giacomo da Pi-
ZANO, 0. 62. v."
4 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Fu in questo tempo eletto Capitano generale di tutta la
lega, in Faenza, Salinguerra Torelli, della nobilissima famiglia ghi-
bellina allora fuoruscita di Ferrara; ma ad onta di tutti questi
preparativi e della sostituzione di un nuovo condottiero, anche
questa volta, come si sa, la vittoria non arrise agli alleati, come
non arrise mai in seguito, o perchè non seppero valersi delle fa-
vorevoli occasioni o per reciproche gelosie. Questi continui insuc-
cessi che si protrassero sino all'ultimo disgraziato tentativo del
1306, come narrano minutamente i cronisti fiorentini ed i biografi
di Dante, ed altre sconfitte toccate specialmente ai Bolognesi nelle
scorrerie sulle terre del marchese di Ferrara, portarono anche
in Bologna un grave contraccolpo. I guelfi puri ripresero animo,
e nel febbraio di quell'anno 1306 furono approvate delle ri-
forme politiche ^ male accette alla parte soverchiante che pos-
siamo dir ghibellina, donde sorsero pericolosi tumulti; e scopertasi
frattanto una trama ordita contro i guelfi medesimi, essi, or-
mai prevalsi sui loro avversari, ai 10 di marzo bandirono dalla
città e dal territorio di Bologna tutti i forestieri, ad eccezione degh
scolari, mercanti ed ambasciatori, comprendendo così fra gli
espulsi gì' infelici Bianchi, che ancora vi dimoravano, e proscri-
vendo pure i loro concittadini di parte ghibellina ^. A suggello di
ciò, dopo varie trattative fra Bologna e Firenze, fu conchiuso ai 5
d'aprile del 1306 un patto d'alleanza con le città guelfe di To-
scana, e cioè con Firenze, Lucca, Prato e Siena, ad esaltazione
di santa madre Chiesa, del re di Napoli e della parte guelfa
« et ad conculcalionem , depressionem, exterminium atque
mortem perpetumn ghibellinoriim, atque blancorum »^. Queste
parole, che appena l'odio di parte spinto agli estremi e la fie-
rezza dei tempi possono spiegare, Bologna tosto si accinse a
tradurre in fatto, emanando contro i Bianchi severissimi bandi,
' Queste riforme ed i successivi avvenimenti sono riferiti diffusamente
dallo storico bolognese Ghirardacci, op. cit. p. 481 e seg.
2 Archivio cit. — Atti giudiziarii del Podestà, voi. del 1306 n. 434,
e. 1 v."
3 Archivio cit. — Memoriale del 1308 di Rodolfo di Benvenuto da.
RiPOLi, e. 56 v.^ 57 r.° e 58-59.
DOCUMENTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI 5
pei quali era lecito a ciascuno di ucciderli impunemente ; chi
poi avesse dato loro ricovero era condannato alla forte multa
dì cinquemila lire, e ad aver inoltre distrutta la casa ^
Gli avvenimenti riassunti qui sopra , e che sono uno
dei numerosi episodi della storia italiana di quell'età fortunosa,
acquistano eccezionale importanza per essere con essi collej^ata la
persona di Dante. Ma ebbe egli parte in queste trattative ed in
queste imprese? Di certo solo sappiamo che nel giugno del
1302 era coi compagni d'esilio, perchè lo troviamo al conve-
gno di san Godenzo, dove, a nome della parte Bianca, stipulava
con altri la nota promessa a favore dei conti Ubaldini ^. E
dopo ? Fino a quando cioè rimase con la coìnpagnia malvagia
e scempia contro la quale, per bocca di Cacciaguida (Farad.
XVIII), si scaglia con si fiere parole?
Sarebbe troppo lungo ed anche inutile riassumere qui tutto
•quanto sul distacco del Poeta dal suo partito, e sul tempo in cui
esso segui, è stato scritto dai vari suoi biografi, dal Boccaccio
in poi, alcuni dei quali sono di parere che ciò fosse tra il
1303 ed il 1304, altri nel 1306, altri nel 1307, altri in altro
anno ancora, mentre tutte queste diverse congetture sono già
state ampiamente esposte, discusse e confutate sopratutto dal
Bartoli, dal Del Lungo e dallo Scartazzini ^. Ma essi pure alla
lor volta non giungono ad una conclusione certa. Ritengono
però, specialmente i due ultimi, di poter fissare la separazione
di Dante dai suoi compagni d' esilio tra la fine del 1302 ed il
principio dell'anno successivo, cioè dopo i primi rovesci toccati
dai Bianchi nel Mugello. Mi permetto pertanto di offrire all'esa-
me degli studiosi un documento, che, a mio avviso, ha non
mediocre interesse nella dibattuta questione. Se neppur esso
raggiungerà forse, agli occhi di molti, il valore di prova defi-
' Archivio cit. — Atti giudiziarii del Podestà, voi. cit. e. 30 v.*>
« Del Lungo I., Op. cit., ol. II, p. 569-574. .
^ Confi'. Bartoli, Storia della Letteratura italiana, Voi. V, p. 165-180.
Del Lungo I., Op. cit., voi. II, pag. 562-585; Sc.\.rt.\zzini, Prolegomeni alla
Divina Commedia, pag. 74-87.
6 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
iiitiva, si coDsifleri che la mancanza assoluta d' altre carte più
significanti ci obbliga per lo meno a non trascurare del tutto
r indizio che, a rigore di logica, mi pare si possa ricavarne.
Il documento bolognese è uno di quei contratti di mutuo
che ho accennato più sopra, e, per tempo, è di un anno appena po-
steriore al noto {strumento stipulato a San Godenzo, in cui Dante
figura tra i m.aggiorenti dei Bianchi: risale cioè al 18 giugno 1303.
Da esso apprendiamo come Dolcino Barghensi, procuratore dell'Or-
delaffi e capitano dei Bianchi e dei loro consiglieri, ricevesse in
Bologna, a titolo di mutuo, 450 lire di bolognini con scadenza e un
mese, dal bolognese Francesco Guastavillani, a nome e per man-
dato della predetta parte Bianca e per sostenere le spese di guerra.
Il valore di questo documento nella questione che e' interessa,
consiste in ciò, che riproduce i nomi di tutti i fuorusciti fio-
rentini, i quali ancora rimanevano uniti in società allo scopO'
di tutto tentare per il riacquisto della patria perduta. Sono
centotrentuno individui che compongono questo nucleo, od uni-
versità, come si ha dall' atto, ma fra essi Dante non si trova,
mentre vi sono i Cerchi, gli Adimari, gli Abbati, gli Uberti i
Gerardini ed altri dei più noti proscritti. Non sembra assai ve-
rosimile, e, direi quasi, certo, che l' esclusione del Poeta da
questa imiiiersità dei Bianchi porti a conchiudere che egli,
avanti il 18 giugno 1303, si fosse definitivamente diviso dal
suo partito? Come mai, se altrimenti fosse accaduto, avrebbe
potuto Dante esser stato trascurato questa volta, mentre poco
più di un anno prima figurava a san Godenzo tra i consiglieri
di parte Bianca, tra i principali esiliati?
Ecco dunque perchè ritengo che la testimonianza negativa
del rogito bolognese, testé accennato, e che riproduco per intero
in appendice ^ sia per recare un sicuro rinforzo all' opinione di
quei biografi di Dante 2, che propendono* a fissare la separazione
del Poeta dai suoi compagni di sventura subito dopo i primi
insuccessi del Mugello, cioè sulla fine del 1302 o nel principio
dell'anno successivo.
Emiijo Orioli
1 Doc. II.
- ScARTAzziNi cit.,^ pag. 87, e Del Lungo, op. cit., pag. 578.
DOCUMENTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI
DOCUMENTI
DOC. I.
Millesimo trecentesimo lercio, indictione prima, die trigesimo
primo maii.
In nomine sancte et individue Trinitatis amen. Ad honorem et
reverenciam omnipotentis Dei, beate Marie virginia matris eins, bea-
torum appostolorum Petri et Pauli, Ambroxii et Petronii ac Dominici
et Francisci confessorum et patronorum Comunis et populli Bononie
et omnium sanctorum et sanctarum eius tociusque celestis curie et
ad honorem et reverentiam sanctissimi patris domini Bonifacii pape
octavi et romane Ecclesie ac serenissimi domini regis Carelli et
omnium amicorum et partis sacrosante romane Ecclesie et bonum
securum et pacifficum statum Comunis et populli et civitatis Bononie
ac districtus et amicorum provinciarum Tuscie, Romaniole et Lom-
bardie et amicorum provinciarum ipsarum.
Prudens vir dominus Rolandus quondam domini Bartholomei Car-
bonis, iuris peritus, civis Bononie, syndicus syndicario nomine domJ-
norum potestatis et capitanei, anzianorum consullum, conscilii seu con-
sciliariorum octingentorum et populli et Comunis populli et civitatis
Bononie, ex instrumento syndacatus scripto mauu Stephani Amati
notarli, et nomine et vice partis et universitatis Blancorum de Floren-
cia, dominorum Ubaldinorum de Monterinicho, Comunis Pistorii et
comunium civitatis Forlivii, Favencie et Ymole, nomine eciam comi-
tatus Ymole et comunis et universitatis terre Bagnacavalli ac providi
viri domini, Saxus fllius magistri Benvenuti notarius, civis civitatis
Cervie, procurator nobilis viri Bernardini de Polenta filli domini Guì-
donis de Polenta, ex instrumento procurationis scripto manu Ranucii
8 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
olim GriinoUi de Cervia notarii et syndicus coraunis diete civitatis
Cervie ex Instruraento dicti Ranucii notarii, proeuratorio et sindicario
nomine quo supra, et Travag-lolus de Travaglolis civis civitatis Cesene
syndicus coraunis civitatis Cesene, ex instrumento scripto manu Ray-
nalducii quondam Hominis santi lacobi notarii syndicario nomine ad hoc
specialiter constituti ut ex ipsis instrumentis aparet eorum et dictorum
Bernardini, comunium, popullorura, civitatum, univei'sitatum atque loco-
rum et eorum distrietuallium nomine omnes inter se in simul et vicissim
fecerunt, iniverunt, contraserunt et firmaverunt unionem, compagniam,
societatem et ligara atque firmitatem et caritativum amorem perpetuo
duratura. Promitentes sibi ad invicem syndici et procuratores supradicti
videlicet qailibet eorum prò se et eius seu eorum cuius seu quorum
est vel sunt procuratores et prò suo comuni, popuUo, civitate et univer-
sitate et vice et nomine predictorum, quorum nomine dictus dominus
Rolandus contrait solempni stipulacione bine inde interveniente et michi
notario infrascripto stipulanti vice et nomine omnium et singulorum
quorum interest vel interrerent sub pena mille marcharum argenti
ad invicem stipulacione premissa et refecione dampnorum et expen-
sarum litis et extra et obligacione omnium bonorum dicti Bernardini
et dictorum comunium, popullorum, civitatum, universitatum atque
locorum quorum sunt procuratorum et sindici ad invicem tote posse
fìdeliter sine flccione vel simuUacione vel consiencie machula se iuvare
ac fraterne et caritative tractare et predictorum omnium et amicorum
iura, iurisdicionem, honores et comoda tractare toto posse promovere,
perfìcere et conservare et se oponere omnibus contrarium procuran-
tibus vel facientibus et sine intermissione temporis utiliter revellare
si scenserint, viderint vel audiverint aliquid mali, dampni, detrimenti,
prodiciouis vel scandalli centra predictorum vel alicuius eorum statum,
honorem vel comodum procurari vel fieri aut tratari unus alterum in
eorum brighis et discordiis et ceteri alterum centra ceteros vel eorum
extraneos fìdeliter adiuvare atque sucurere et ad posse facere quod
hostium habeat et habeant victoriam et trihunfum. Et si contingeret,
quod Deus advertat, brigam, guerram, discordiam vel scandallum inter
aliquem predictorum popullorum, comunium, civitatum, universitatum
vel locorum vel aliquam singularem personam predictorum locorum
et universitatum postquam status ipsorum seu alicuius eorum posset
DOCUMENTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI 9
quenlibet perturbavi aliqualiter suboriri teneantur cetera comunia,
populli, civitates et universitates toto posse eorum pacem et concor-
diam procurare; quod si nequiret perfìcere teneautur illud comune,
popuUum, civitatem, universitatem et singularem personam qui, quod
vel que parere voluerit compositioni per se qui velut ostem et iai-
micos ipsorum comunium, popullorum, civitature, universitatum atque
locorum et cuiuslibet eorum prò inimici? habere et amicos prò amicis
servare atque tractare et dare operam toto posse quod inimicorum
status depniraatur et exaltetur potencia diete lige omnibusque eiusdem
lige et amicis eorum additus undique maxime per proviucias Lom-
bardie, Tussice et Romaniole ad earum circhumvicinas partes pareant
liberi et aperti, salvo pacto quod est inter comune Veneziarum et
comune Cervie, et salvis daciis, pedagiis et toloraeis consuetis inter
dictas comunitates non preiudicando alicui iuri comunis Bononie, nec
non servire sibi ad invicem in omnibus et singulis velut fratribus et
amicis et ab inimicorum servicii' totaliter abstinere et ipsis ea penitus
prohibere et singulis mensibus in civitate Bononie vel allibi, ubi pla-
cuerit,'sapientibus diete lige die ordinanda per eos per unum saltem
ambaxatorem cuiuslibet dictorum comunium seu universitatis se ad
invicem revidere siquid utilitates promocionis et status diete frater-
nitatis et lige agendum fuerit tractaturos et promoturos id sicut visum
fuerit expedire. Renunciantes ad invicem procuratores et syndici
supradicti nominibus supradictis et quilibet eorum fori privilegio,
exceptioni doli mali, condicioni sino causa indebiti et in factum et
contractus lige et societatis predicte non sit facti celebrati et stipulati
et omni alili legum iuris et usus auxillio.
Insuper etiam ad maiorera firmilatem et robur omnium predi-
ctorum predicti procuratores et syndici et quilibet ipsorum nomine
quo supra sibi ad invicem in animas eorum et eorum quorum sunt
procuratores et sindici corporaliter ad sancta Dei evangellia iurave-
runt fideliter et firmiter perpetuo et inviolabiliter observare omnia et
singula suprascripta; ex iustrumento Baldi Guidonis Blaxii notarli
beri facto Bononie in pallatio veteri Comunis in dictis conscilliis pre-
sentibus dominis Ubaldino de Malavoltis, luliano domini Cambii, Bleu-
barisio de Azoguidis legum doctoribus, Bonifacio de Samaritanis, Roba-
conte de Panzonibus, Petro de Cernitis, Bombologno de Corbellariis et
10 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Antonio Yvani notai'iis et iiUiis multis' testibus vocatis et rogatis
notis a dicto Baldo notarlo, et sic dicti contrahentes una cum dicto
Baldo notario dlserunt et scribi fecerunt.
Archivio di Stato di Bologna — Sezione del Comune — Ufficio
dei Menooriali — Memoriali del 1303 di Pietro di Bernardo d'Ar-
gellata, e. 82 r.'^ e v."
DOC. II.
Millesimo trecentessimo tercio, indictione prima, die decimoctavo
iunii.
DominusDolcinusNozi de Barghensibus, sjndicus et nuntius specialis
constitutus a discreto viro domino Scarpeta de Ordelaffis deForlivio ge-
nerali capitaneo partis Blanchorum de'Florentia de voluntate et consensu
consiliariorum dicti capitanei partis predicte et etiam ab universitate,
quorum nomina inferius declarantur, ad pecuniam mutuo acquirendam
a quocumque et a quibuscumque voluerint in ea quantitate et quan-
titatibus qua et quibus voluerint semel et pluries et quotiens expe-
dierit prò siipendiariis diete partis equitibus et peditibus persolvendis
et alliis expensis diete partis utiliter faciendis et ad promitendum
dictam pecuniam et pecunias restituere loco et termino constituendis
et fatiendis de predictis et quolibet predictorum publica instrumenta
ad valendum contractus qaoslibet per eos conficiendos super predictis
et quolibet predictorum pactis penis promissionibus obligationibus et
renuntiationibus opportunis et ad recipiendum preceptum generale et
quodlibet aliud preceptum quod de iure et de consuetudine require-
retur in loco contractus et obligandum dictam partem et eius bona
et dictos constitutos et eorum heredes et bona et ad sensum et volun-
tatem contralientium et suorum sapientum et generaliter ad omnia et
singula generaliter et specialiter facienda et operanda in predictis prò
predictis et quolibet predictorum principaliter et incidenter occurentia
facienda et que tota dieta pars et ipsimet facere possent si persona-
liter interessent; que omnia et singula et allia plura evidenter pateret
publico instrumento scripto manu Philipi Lamberti Mariscotti notarli
DOCUMEISTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI 11
a me infrascripto notano viso et lecto et tacto. Qui sindici constituti
a predictis Scarpeta capitaneo et a suis consiliariis et partis Blance
de Florentia et ab alliis de dieta parte inferius norainandis syndicario
nomine quo supra promisserunt d. Francisco quondam d. Guilielmi de
Gruastavilaais dare et reddere solvere ac restituere in pecunia nume-
rata quadring'intas quinquaginta libras bon. liinc ad unum mensem
proxime venturum. Quain pecunie quantitatem confessus fuit ex causa
mutui habuisse et recepisse ab eodern Francisco syndicario nomine quo
supra prò stipendiariis diete partis equitibus et peditibus persolvendis
et aliis expensis diete partis ut supra dictura est utiliter fatiendum,
promittens dictus syndicns, syndicario nomine quo supra, dictam quan-
titatem pecunie dare reddere et solvere in civitate Bononie eidem
Francisco sub pena dupli diete quantitatis pecunie. Et si contingeret
eura dicto loco et tempore non solvere promisit et convenit quod qui-
libet de dieta parte Blancorum nominandorum in hoc instruraeuto et
etiam qui nominati sunt in dicto instrumento syndicatus possint con-
veniri et cogi special iter in predieta civitate Bononie, Ymole, Faventie
et Forlivi et generaliter ubicumque locorum inventi fuerint et ab eo
seu ab eis petitum fuerit quam admodum si locus ille fuisset a princi-
pio huius contractus specialiter nominatus et in eo exspressim ac nomi-
natim dieta solutio nominata se integre soluta, asserens et protestans
quod in omni loco ubi conveniretur vel illi quorum syndicus nomi-
natus est habebunt eum prò vero et legiptimo foro et prò vero et
legiptimo iudice sub quocumque conveniretur, cum pena precepti dupli
diete quantitatis pecunie et cum omnibus et singulis alliis penis, pro-
missionibus, obligationibus, renuntiationibus, pactis, conventionibus et
ceteris alliis in dicto instrumento contentis, ex instrumento Bertolomey
quondam Michaelis notarli. Nomina quorum consiliariorum et Blan-
corum ac etiam constituentium dictum syndicatum sunt hec :
D. Pigellus de comitibus de Gangalandi, d. Goccia de Addama-
ribus, d. Palmerius Altovicti, d. Laurentius Tedaldi, d. Johannes de
Cerchis, d. Gianus de Ubertis, d. Aldrobandus de Abbatibus, d. Nico-
lutius de Scolaribus, d. Guido de Lambertis, d. Mulla de Soldaneriis,
d. Lapus Antonecti, d. Federicus de lo Stolto et Naldus de Gerardinis
consiliarii. D. Lapus de Ubertis, d. Torizanus de Circulis, d. Carbone
de Circulis, d. Andreas de Gerardinis, d. Nasus Directe de Nizzis, d.
12 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Cambius Donisdey de Agolantibus, ser lereraias Francisci Nelli de
Alsteriis, d. Cacranus Guidi de Rezano, Tanus sei' Forensis de Lucho,
Tutinus sei' Geride Cignano, Gianus de Magrino, Bonacurxinus d. Cati-
contis de Podiobonici, Chele Marchi, Federicus de coraitibus de Gan-
galandi, Mone Fedis de Podiobonici, Cione de Abbatibus, Andreas de
Abbatibus, Guido del Pazo, Johannes Ciupi de Scolaribus, Neri Girar-
dini Diodati, Lipus de lo Scoto, Geri Caponsachi, Guido de Abbatibus,
Brunelinus Delcanzante, Soldus Ranucii, Vanus de Castilione, Arnoldus
de Ciprianis, Carlus d. Forensis, Guarnerius Stephani de Orchis, Bo-
chinus de Abbatibus, Dolcie Dolcebonis, Scolaius lohannis de Circhu-
lis, Lapus Federichi Gualterocti, Bonus Banutii, ser Menatus Pasqua-
lini, ser Tucius do Pulcis, Taldus et Torigianus de la Bella, Azolinus
de Ubertis, Tadeus Lupi de Ubertis, Gante Bonfantini, Granoctus Be-
vocti, Mannus Morgamuti de Prato, Landus de Prato, Albertus Neglie
Galuzi, Mannus Danielis, Gianoetus Micaelis, Agnelus Guidi Leonardi,
Ubaldinus de Circhulis, Geri filius Dadi, Tignosus de Soldaneriis, Phi-
lipus Marchi, Baldinotius de Addamaribus, Canbinus de Soldaneriis,
Gallus et Mai'cuzius Orlanduzii, Lapus Marchi, Sjmon Philipi Raj-
nerii, Cechus Amodej, Gerardinus de Circhulis, Rufinus de Abbatibus,
Bace de Minatolis, Benfa de Tuschis, Ceffus Bonomini, d. Cianus de
Circulis, Lapus Gerardi Guidaloti, Maluvicinus de Falconeriis, Mazia-
lus Ygnacole, Bindus de Gerardinis, Selvolinus Caponsachi, Branca de
Scolaribus, Lipus de Branzardo, Cresi de Pighis, Lacus de Caposachis,
Sidinari de Scolaribus, Chechinus de Soldaneriis, Maynetus d. Berti
de Gerardinis, Dinus Fracassi de Caposachis, Ricovenus de Circulis,
Donatus de Delcatola, Tassus de ludis, Baldus de Montenualdi, Conte
domini Polini, Brunelinus de Bonigis, Radiuus d. Coradi, Neri Cioga
de Bonizis, Muctius d. Guidi de Colle, Cione Delecte de Gerardinis,
Tanus de Ganbosachis, Meglus Megliorelii^ Odaldinus Guidelocti, Lati-
nus Canassi et Nerlus Guidalocti, frater Matheus Bonacurxii, Ghina-
tius de Toschis, Lapinus Arichi, Chantiiius et Geri Naddi de Abba-
tibus, Lapus Davlcini, Nanes Perlere de Cinvatiis, Bocacinus de Lan-
bertis, Cafa de Falconeriis, Filignus d. Gocie, Andreas Benincaxe, Cor-
sus Gotardus d. Gianis de Addamantibus, Tucius de Abbatibus, Fede-
ricus Gualterocti, Feus Sachi de Bernardeschis, Ugaldus de Falcone-
riis, Lippus Loxeti, Polastra lacobus de Abbatibus, Butus Bonoinini,
DOCUMENTI BOLOGNESI SULLA FAZIONE DEI BIANCHI 13
Scarlatus de Bonaguidis, Loctinus de Gerardinis, Guidus Tignosi, More
de Abbatibus, Lapus Bernardi, et Johannes Bernardi de Abbatibus.
Heri facto Bononie sub porticu palatii veteris comunis Bononie, iuxta
discum scharanie presentibus donoinis Anthonio de Gallutiis, qui asseruit
cognòscere contralientes predictos, Santo Albertini Rafanelli, Laurentio
quondam d. Albertini de Plastellis notario, Alberto Vinciguerre Ro-
vixii notario, Gerardo Benzevennis notario, et Alberto d. Luce de Pre-
doxa testibus, et sic dicti contrahentes una cum diete notario dixerunt
et scribi fecerunt.
Archivio di Stato dì Bologna — Sezione del Comune — Ufficio
dei Memor'mVi — Memo)'tale dal 1303 di Bernardo di Giacomo da Pizano,
e. 114 r.° e v.°
COMMEiMTARIO ALLE LETTERE
DI UNO STUDENTE TEDESCO DA BOLOGNA
[CRISTOFORO KRESS, 1559-1560] i
« Innanzi tutto il mio pili amorevol saluto e ogni bene
a voi, carissimo padre. Godrei molto di sapervi tutti pro-
speri e sani; in quanto a me sono arrivato a Bologna il
17 settembre, sano, vigoroso e con un buon cavallo. V on-
nipotente Iddio sia laudato e voglia durare a concedermi
salute e prosperità giusta i suoi divini propesiti — Amen — »
(Lett. 37).
Queste parole dirigeva a suo padre da Bologna Cristoforo
Kress il 18 settembre 1559. Se a Bologna i giovani tedeschi
usarono convenire da tempi antichissimi, non- mai furono così
numerosi come nel tempo che va dagli ultimi anni del secolo
XV alla seconda metà del Cinquecento 2. Benché lo Studio fosse
fatalmente decaduto dall' antica eccellenza e 1' umanesimo non ne
avesse che per poco migliorate le sorti, tuttavia la tradizione
costante, i larghi privilegi, la moda ^ conducevano a Bolo-
1 Briefe eines nùrnberger studenten aus Leipzig iind Bologna (1556-
1560) Mitgeteilt von Georg Frhr. v. Kress. Debbo alla squisita gentilezza
del barone von Kress un estratto di queste lettere stampate nel 11. ^ fasci-
colo delle « Mitieilungen des Vereins fur Geschichte der Stadi Niirnberg ».
2 Scholam insuper Bononiensem admodum florere omnes praedicant ,
scriveva nel 1555 un altro studente di cui pure ci sono rimaste le lettere
da Bologna. (Bonifacii et Basilii Amerbachiorum Epistolae mutuae Bononia
et Basilea datae (pubblicate per V YIII centenario dello Studio Bolognese)
Basileae typis Schultzii MDCCCLXXXYIII.)
3 Nel 500 le « peregrinationes » per gli Studi italiani erano con-
siderate come parte integrante dell' educazione di un giovane tedesco ben-
nato. A ciò un'apposita letteratura teneva le veci dei nostri Bàdecker; né
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 15
gna quanto di più eletto o per nobiltà di sangue o per fer-
vore d' ingegno produceva la Germania. Furono all' Università
in questo periodo tre cardinali e due arciduchi d' Austria, e
principi delle case di Baden, di Baviera, di Brunswik e di
Sassonia.
Allora Filippo Beroaldo contava duecento tedeschi fra i
suoi uditori e Nicolò Copernico studiava legi^i a Bologna, protraendo
le notti con Domenico Maria Novara nell'osservazione dei feno-
meni celesti, e se le strade antiche non risonavano più delle
« viole epiche e dei lirici liuti » come al glorioso tempo delle
prime glosse, l' Alma Mater ascoltava amorosamente levarsi pei
rossi vespri autunnali, giovanile e sonoro, l' Inno per S. Mar-
tino che gli studenti tedeschi, a memoria di lei, avrebbero poi
recato in Germania ^
Cristoforo Kress nacque nel 1541 a Norimberga di antica
famiglia patrizia, fece i primi studi con Giovanni Neudorfer e
apprese in patria il latino e la musica. Quattordicenne fu
air Università di Lipsia dove rimase tre anni in casa del primo
Giovacchino Camerario, ma essendo cagionevole di salute fu
mandato in Italia. Fu prescelta Bologna dove poteva giovargli
la presenza di Alberto Scheurl suo zio. Partito da Norimberga
il due, arrivò a Bologna il 17 settembre contando 17 anni di età;
non ci meravigli la sua giovinezza: Corrado Celtis fu allo Studio
di dodici anni.
Seguitiamo a leggere la sua prima lettera a casa: Ri-
guardo alla mia dimora qui non posso ancora dirvi niente
di sicuro, però il più presto possibile vi terrò informati di
quanto lo zio Scheurl avrà fatto per me. Non jyosso ce-
larvi che V onnipotente Iddio ha castigato parecchi luoghi
d'Italia, fra i quali Bologna, specialmente nelle viti ; per il
mancava chi di quest' uso si ridesse in Germania come ad esempio Seb.
Brandt nel suo Narrenschiff.
(Vedi; La scuola padovana di dir. romano nel sec. XVI. Ricerche del
doU. Biagio Brugi, Padova 1888).
' Dove fu parafrasato nel « Gaudeamus ic/itur » cosi almeno Gustavo
Schwetschke (Halle 1872).
16 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
gran secco ne andarono a male un sì gran numero, che al
dir degli ahilanti, a memoria d'uomo^ non si è mai veduto
niente di simile; anche il pane è assai caro, potrei quasi
comprare da voi per un heller quello che qui vale im pfen-
nig.... Che anno cattivo mi è mai toccato!
Non posso dirvi niente né della pensione né del precet-
tore perché siamo appena arrivati. La pjosizione del paese,
la lingua, i costumi, le usanze mi piacciono molto, e benché
qui si faccia grande sfarzo, mi studierò in ogni modo di
risparmiare quanto potrò. (Lett. 37)
Buoni propositi che saranno mantenuti in seguito; intanto
però dalla seconda lettera impariamo che per vestirsi all'uso del
paese ha venduto il cavallo ^ Ma non si creda che abbia curato
male il fatto suo: dopo così lungo cammino e stanco com'era
r ha venduto bene ! Al famigliare che lo servì fedelmente nel
viaggio darà una mancia: è un uomo cui ci si può fidare e che
non si lascia vincere dal vino. Lo zio Scheurl gli ha già procu-
rato un maestro d' italiano perchè impari la lingua. L" unico
male è la gran carestia. Aveva anzi pensato di andare in
qualche altra città, ma a Siena e' è la peste, a Padova una
carestia anche maggiore sicché è meglio non muoversi.
Mi avevate consigliato — scrive — di mescolare questo
vino italiano grosso, vigoroso e violento con dell' acqua, ora
però non ce n'è davvero bisogno. In ogni modo l' Italia mi
piace molto e Bologna ^ é un antica^ grande, magnifica città
1 Proprio come diceva Fazio degli liberti nel suo Dittamondo: (libro 3^,
e. V): Bologna è una città | Sì vaga e pie7ia di tutti i diletti \ che tal vi va
a cavai che torna a piede.
' Amplissima civitas. Familiae nobilium istuc miiliae, harum autem
potentissìmae Pepulorum (qui sunt a partibus regis Franciae) et Malvitiorum
qui sunt Caesareani.
Cosi Giovanni Fichardo, nella sua ras. Italia, del 1536.
Sunt enim, nobiles UH m,irum in modum officiosi, humani, atque pru-
dentes, splendidique.
Cardanus, De Vita propria, Caput. XV.
De' trattenimenti di quella nobil città verso i forestieri, non mi è stato
punto novo; anzi mi sarebbe partito cantra natura sua; e parlo per prat-
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 17
con ima nobiltà forte e generosa e ogni giorno sono da
vedersi spettacoli fastosi, belli e signorili e specialmente, mi
hanno detto , si faranno grandi cose per V elezione del
nuovo papa. (Lett. 39)
Magnificenza e fame trova dunque in Italia. Chi non ricorda
r ingresso di Galeazzo Maria Sforza in Firenze e le terribili
carestie che lo seguirono e l' avean preceduto ? Tale fu questo
secolo novellante d' amore tra l' infuriar della morte, che vide
maturare i più splendidi fiori del Rinascimento tra la rovina
d' ogni politica nazionale, pieno di signorili gentilezze e di scel-
leraggini efferrate.
I tempi di Cesare Augusto pajono congiunti a quelli del-
l'ultimo Romolo: anche ora i principi studiano in ogni modo far
dimenticare con feste e con arti le mal acquistate signorie, anche
ora i barbari ruinano in Italia ad apprender la nova civiltà.
Ma a Bologna 1' umanesimo non potè trionfare accanto al diritto
e alla medicina , e cadde troppo presto la Signoria che pur
valse ad avere un Francesco Francia che le decorasse il pala-
gio. Tuttavia poiché « la gran rovere ruppe i denti alla sega ben-
tivolesca ^» i legati pontifici, le corporazioni religiose, le associa-
zioni civili, i patrizi, i popolani novamente arricchiti, tentarono
sovvenire al difetto d' un principe : chiamarono architetti delle
loro case, Baldassarre Peruzzi, Andrea Palladio e il Vignola:
innalzarono la fontana del Nettuno.
Nessun' altra città d' Italia e forse d' Europa — scrive amo-
rosamente Leandro Alberti — avrebbe alloggiato con tanta faci-
tica non per udita, che non conobbi mai gioventù né maggior età meglio
creata della Bolognese ; e ho sempre detto burlando che come si dice di
qualche altro paese esser il paradiso terrestre hahitato da diavoli, cosi cote-
sto all' incontro esser V inferno habitato da angeli.
Da una lettera di Ottavio Bagatto a Fulvio Orsini (Roma, 26 maggio
1565. Vat. 4105, f. 73).
1 La durezza d' una querza — ruppe i denti a la mia sega, Stanza Vili
della Canzone per la cacciata dei Bentivoglio, Bib. Com. Mss. « Miscellanea
bolognese ».
18 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
lit;\ e comodità tanti cardinali, signori e baroni, soldati e altre
genti, come Bologna nel 1529 per la coronazione dell' imperatore,
e nel 1547, allorché i legati pontifici e trentaquattro vescovi
convennero nei suoi palagi a seguitare i lavori del concilio di
Trento.
Già Martin Lutero nel 1510 non riconosceva più la severa città
d'Irnerio e di Graziano, e infatti la mater studiorum, perduto
r antico nome non era più che una grassa città dedita alle feste.
Gli è che Giulio TI era entrato nella vinta e dominata Bologna
stremata dalla fame, dalla guerra, dalla peste, tra una pioggia
di rose, fra selve di stendardi, tra nubi d' incenso, fra migliaia
di ceri, camminando sopra tappeti coperti di fronde odorose,
passando per tredici successivi archi di trionfo sul frontone
dei quali s'esauriva in una litania di lode l'adulazion dei caduti.
Poi Francesco I e Leon X, Carlo V e Clemente VII erano passati
fra il popolo attonito per tanta pompa, desideroso, almeno, di
rivedere simili spettacoli. Ond' è che ogni nuova incoronazione
di papa, ogni ingresso di potestà o di legato era occasione di
feste e di tornei. I senatori, affievoliti col crescer di numero,
festeggiavano ogni due mesi 1' elezione del gonfalonier di giu-
stizia e r ingresso dei novelli anziani; alle nozze dei privati la
città si pavesava come a quelle di principi: Marcantonio Mar-
sili trovò aver speso pel matrimonio di suo figlio ventiduemila
e seicento lire bolognesi.
Le provvisioni contro il lusso, benché piene di multe ad
arbitrio di sua signoria reverendissima, si succedevano in
vano com è usanza delle gride bolognese, direbbe il Rainieri ^ ;
occorreva proibire alle contadine vestirsi di broccato d' oro ! ^.
È naturale che gli studenti, trattandosi di feste, non ne
stesser lontani; non di rado se ne facevano promotori: Francesco
Pedocca rettore dello Studio nel '490 fece giostrare in piazza
donando un palio di veluto cremisi di 25 braccia, e un rettore
1 Diario Bolognese — di Iacopo Rainieri a cura di 0. GlErrini e C.
Ricci, pag. 56.
^ Provisione sopra le pompe reformata et publicata in Bologna alli
tre di agosto MDLX. In Bologna per Alessandro Benaccio.
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 19
nel 1537 promosse fino una corsa di tori. Se in questo tempo
era proibito 1' uso antico di celebrar la laurea con grandi balli
suoni e conviti, il ritorno dall' esame si faceva tuttavia con
grande magnificenza: il nuovo dottore cavalcava in mezzo a una
moltitudine di compagni di tutte le Nazioni che lo accompagna-
vano a casa a suon di pifi'eri e trombe. Gli studenti tedeschi
poi, usavano riunirsi nei di delle feste a pranzi e a cene cui
invitavano anche il podestà e il vescovo, e segnatamente il dì
dell' Epifania la gioja doveva essere al colmo, se, dopo le spese
per il convito, nei libri dei conti della Nazione, si trovano segnati
quando trenta quando sessanta bolognini pei vetri rotti ^
Il Rainieri così ci racconta le feste per la nomina di un
rettore : A di 19 de mazo, il retore di scolari fece la sua
festa, il quale retore era todescho ~ et fece una levrea in
questo modo, zioè in prima ti era li trombila con li biteli
dil studio con le loro mazze, e poi li seguiva uno con uno
corno e quando il sonava il ditto corno treva fuora una
fìama de fuocho, et da poi li seguia da 40 scolari vesliti a
ima levrea de Manco con una manicha berlina morela bian-
cha, la quale manicha era la drita, et aveano uno elmo in
testa de cartono indoor alo fato a fogliame a la anticha con
imo simero belisimo, in nel quale era una aquila negra
che è V aquila de lo imperio, et poi li seguitava asaisime
scolari tutti vestiti de razo e de veludo con li scalchi con
li bastoni tutti dorati, e di poi questo li seguia uno choctio
pieno de homini che sostavano liuti, violoni, alpe, cornamu-
siche con gran melodia, et suso li cavali del choctio erali
dui patini vestito de razo morelo con ghirlando de lauro in
testa; il chochtiero era vestito de razo ìnorele et drielo el
chochtio li era ima bandiera con V arma de lo imperatore,
et li ditti putì aveano ancora loro una bandirola con la
dita arma afachata de dria, et l' altro chochtio li era homini
* AcAa nationis Germanicae Yniversatis Bononiensis ex archeii/pis tabu-
larti Malvezziani. — Ediderunt Ernestus Friedlaender et Carolus Mala-
«OLA Berolini MDCCCLXXXVII.
' Ruggiero Taxis.
20 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
vestili da poeta con ghirlande in testa che cantavano per
raxon de canto Et dipoi li era asaisimi dottore de Bolo-
gna, con lo retoro di scolari, et andorno per Bologna; et in
asai locho se giostrò in lo anelo, zio da chasa di dottore
holognisi, li quali li aveano posto uno anello con un palio
de razo de 4 hraza ^
Il nostro studente intanto cerca casa; ma in questi tempi
di carestia e fuor di stagione non è cosi facile trovare un
buon alloggio.
Figuratevi: pretendono sette coronati al mese perchè que-
si' italiani quando possono avere un tedesco vogliono che
tutta la famiglia ci campi su. (Lett. 44) E meglio dunque stare
in casa dello zio Scheurl che pare si contenti di cinque coronati
e mezzo al mese.
Tale infatti era il prezzo giusto della vita a Bologna nella
seconda metà del cinquecento 2.
È da notarsi che in questi tempi se erano in uso conviti
d' un' abbondanza e d' un numero di portate veramente straor-
dinario, pure la regola quotidiana era molto parca.
Bene due fratelli Spinola studenti pur essi a Bologna in quel
torno avevano al loro servizio un maestro di casa, un segre-
tario, un ripetitore, un cameriere, uno spenditore, un cano-
varo, un cocchiero, un mozzo di stalla, due staffieri, un corsiero,
un ragazzo detto il Todeschino ed alcune vecchie donne, ma noi
abbiamo notizia di un magnifico conte del Sacro Romano Impero
1 L. e. pag. 37.
- L' AMERBA.CHIUS, l. c. pag. 20, al padre che gli domanda quanto costi
la vita a Bologna risponde: Ybique fere Bononiae hoc tempore ciihiculum
coronato locari, quamvis hi'eme pluris conducta quaedam fuerint. Pro victii
'paucos existimo mtnus quatuor coronatis singulis mensibus solvere. Itaque
sine vestimentis et aliis necessariis qiiinqiie coronati fere prò victu et habi-
tatione singulis mensibus consumuntur. Eadem quoque Patavii ratio. Vene-
tiis cubicula longe plurius aestimantur, in victu fere eadem ratio (1555).
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 21
che pranzava con una sua donna ^ di fagioli, formaggio e uva;
sappiamo di tre gentildonne le quali merendarono un giorno a
Belpoggio con insalata formaggio e pane.
Io io io io
Gaudeamus io io
Dulces homeriaci.
io io
Est iam tempus ut potemus
Et post potum sic oremus
Deflectamus genua.
io io
Ne lucernae extinguaniur
Et potanies moriantur
Date nohis oleum. ■
Con tali bacchici cantari gli studenti bolognesi del cinquecento
«alutavano il riaprirsi dello Studio, e non sembra poi che gli
studenti moderni abbiano molto degenerato dagli antichi se an-
che allora occorrevano continue ordinazioni per V abuso delle
poche lezioni che si leggono e delle spesse e insolite vacanze
che si fanno, e se occorreva raccomandare di non far ru-
mori, gridi, strepiti, ciffiU, battere di banche et altre inso-
lentie.
Gli studenti ferraresi per la nascita del primogenito di
Lucrezia Borgia in segno di gioia avevan dato fuoco alle pan-
che; i bolognesi usavano entrare in scuola tumultuariamente in
maschera.
Benché i diplomi di laurea parlino quasi sempre di addot-
toramenti concessi a chi se ne rese degno longo labore, sum-
mis vigiliis, omni denique conalu et nixu, spretis relictis-
' Annibale Aldrovandi e donna Camilla. Così almeno appai- da un pro-
cesso pubblicato dal Toselli [Appendice pi-ima al cenno del foro criminale
bolognese pag. 55).
^ CoDRi, Orationes, epistolae, silvae ecc. cura Beroaldi, Bononiae 1502
Rhythmiis die divi Martini pronunciatiis, strofe 1, 12, 15.
22 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
que mundi delitiis *, tuttavia non pare che quanto il magni-
loquente stile cancelleresco afferma, corrisponda perfettamente
al vero. E difatti la frequenza degli studiosi non doveva essere
proverbiale, se nei Rotuli ^ si ingiunge ai professori di non far
lezione quando abbiano meno di cinque uditori.
L'Università avrebbe dovuto aprirsi il 10 ottobre; vice-
versa poi non si vedevano studenti prima del novembre, le va-
canze invece con una regolarità veramente ammirevole, prin-
cipiavano il 13 luglio; durante l'anno scolastico erano circa 90.
Le lezioni avevano inizio la mattina alle nove, appena la
campana della cattedrale, detta la scolara, aveva finito di chia-
mare per mezz' ora gli studenti, si riprendevano alle tre pome-
ridiane, talora si continuavano in vesperis.
Chi era nobile aveva diritto di occupare le prime panche
e ciascuna nazione sedeva distinta dalle altre; gli scolari pren-
devano appunti di cui ci sono rimasti molti utili volumi.
Finita la lettura, si tenevano in piazza circoli di ripetizione
ed addestramento pei laureandi : a casa poi, gli studenti ricchi,
come il nostro Kress, avevano un precettore.
Ai lettori, pagati nei tempi antichi dagli scolari per con-
tratti privati, provvedeva ora il governo ; e poi — scrive il
Kress — questi dotti italiani hanno troppo grave aspetto e
S0710 troppo signori per accettar qualche cosa; tengono già
a grandissimo onore la frequenza degli scolari alle loro
lezioni, specialmente quando siano tedeschi. (Lett. 38)
Le letture non erano per nulla accademiche; abbiamo molte
prove dell' affetto reciproco che correva tra professori e sco-
lari, origine questa della grandezza delle antiche università
italiane.
Riguardo ai libri, come non tutti potevano comprarne (il
corpus civile e Bartolo costavano 15 coronati ^), provvedevano
' Laurea dottorale del Conte Marco Antonio Marescotti (14 Marzo 1520),
Archivio Aldrovandi-Marescotti.
- V. Rotuli del tempo. — Archivio di Stato di Bologna.
^ Amerbachius, (o. c. pag. 11) quindecim (coronati) tot enim ad Corpus
civile et Bartolum emendum necessarium fuit.
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 23
gli stationarii, i quali, oltre conservare i testi per l' insegna-
mento, li davano in prestito ai dottori e agli scolari che ne
avessero fatta domanda, dietro un correspettivo fisso e il rila-
scio di un pegno.
Poiché gli scolari si erano iscritti nei ruoli universitari
pagando una lieve tassa (a Bologna nella metà del 500, 12 soldi)
il Reggimento li proteggeva in ogni guisa, li dichiarava im-
muni dalle rappresaglie, dai dazi, aggravava le pene pei delitti
e le molestie commesse contro di loro, e lo seppe Torquato
Tasso imputato nel '64 di una pasquinata molto innocente con-
tro certi scolari : buon per lui che un teste ebbe a dire al giu-
dice : qualmente il Tasso non areria tanto ingegno da fare
quei mediocrissimi versi.
Da qualche giorno è qui un tale con delle tazze smal-
tate, cui dicon maioliche, e le vende molto a buon mercato;
lo zio ne ha già comperate molte, non ho potuto fare a
m,eno dal comprarne anch' io benché sapessi che a casa ne
avete un servizio: me ne hanno date 16 o il per una
corona; le ho fatte incassare con quelle dello zio e vi saranno
spedite fra breve. Vi prego di volerle accettare da parte
mia e nel caso vi garbassero, quando saprò un poco più
la lingua, potrò ordinarne delle altre, benché occorra av-
vertire che tali generi facilmente si rompono in viaggio.
(Lett. 39)
Leandro Alberti infatti ci narra che i Faentini nel secolo
XVI conducevano i loro vasi di terra cotta massimamente a
Bologna, e racconta d' un artefice che solamente nella vigilia
dell'Ascensione, giorno di gran festa pei bolognesi, ritrasse da
essi vasi trecento ducati d' oro.
Ma ahimè, le saggie previsioni del nostro studente si av-
verano ; le belle tazze smaltate, fino il bel pezzo comperato dallo
24 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
zio Scheup], dopo un grande ritardo, arrivano rotte a Norim-
berga! (Lett. 46)
La carestia intanto cresce quotidianamente; ogni giorno
si ha notizia di povera gente che non potendo guadagnarsi
il pane muore di fame: colpa del Reggimento e della No-
biltà che sperando di sostenere il grano a maggior p/rezzo
lo nasconde ai poveri, ma bene dovrà renderne conto a Dio!
(Lett. 45)
Veramente questa incuria e scelleranza non appare dai
documenti del tempo, anzi in un' Insignia del 1560 sotto il nome
degli anziani, è scritto: opera cura labore et gratia corum
factum est ut noìt modo in urbe sua hostiatim victum
quaeritantibns sed honeste domi suae paupertate lahoran-
tibus abunde pjrovideretur. Ma questo elogio è di fonte so-
spetta : guardiamo gli atti del Senato. Il Gonfaloniere e i Qua-
ranta in nessuna delle lettere scritte all'ambasciatore ^ a Roma
tralasciano di parlare della carestia e di incitarlo a provve-
dervi. Secondo queste medesime lettere invece, la colpa del-
l' incetta dei grani starebbe ai Governatori e Tesorieri provin-
ciali della Marca. Quello che è certo si è che si ripeteva il
pietoso quadro notato dal cronista del 1540: se visto per Bo-
logna di poveri che erano indebeliti per la fame, i quali
erano desteso in terra comò morti, et io ne ò veduto uno
su il cantano de palazo, e una in piaza, et un homo in
Porta Nova con la m.ogliera et dui flglioHni et li fu dato
un becchiero de vino con del pan in ditto vin, et la moglie
li bagnava la badia, che era una compasione a vederla
quela poverina. (Rainieri, e. 57) Tuttavia si studiò ogni modo
per ovviare a tanta jattura; il terzo giorno di Pasqua grande
si fece una processione con le compagnie temporali e spirituali
dove si raccolsero circa undeci migliar a de libre pjer di-
spensar alti poveri contadini brazanti ^, molti cittadini si
' Giovanni Aldrovandi 1559, Tomnaaso Cospi 1560.
^ Liber memorialium doìnini ac egregii lur. ustriusque lieviti Anclree
Mamelini. Mns. Biblioteca Comunale.
COMMENTARIO ALLE LETTERE PI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 25
tassarono spontaneamente: furono raccolti cosi undice millia e
cinquecento scudi, senza anelli colane et altre cose; le no-
stre gentildonne holognesc — scrive Andrea Mamelini nel
suo curioso liber memorialium — personalmente per ghiesie
piazze palazzi et huteghe andavano cerchando per V amor
di Dio per li poveri contadini per campjarli dalla fame,
donde che si tiene che habiano colto per questa offerta scudi
milli, quali tutti se presentorno in detta processione, a laude
di Dio, et dico che mi vengono le lagrhne alti ochii di te-
nerezza et alegreza vedendo tante gentildonne et persone di
bulogna a questa impresa tanto humilmente cercare per
lamor di dio, et se io posso liaver i li loro nomi li voglio
qui registrare a memoria.
Il cronista non potè poi compiere il suo desiderio; ma un
verseggiatore del tempo loda in 150 madrigali altrettante gen-
tildonne bolognesi ^ ; Alessandro Griffoni ragiona sopra le bel-
lezze d'alcune; ne loda un ignoto autore in un'altra operetta,
delineandone la bellezza e il carattere, la gentilezza e i costu-
mi, pei versi del Petrarca. A me piace imaginare affrettarsi
all'opera buona di carità, per le piazze inondate di sole, per le
chiese odoranti d'incenso, per le botteghe sonore di lavoro:
Virginia Bolognetti Banzi vaga primavera di rose e di viole,
Ludovica Poeti Gozzadini quasi un spirto gentil di para-
diso, Ginevra Aldrovandi Hercolani la cui faccia amorosa è
si viva e si dolce e Ottavia Casali Malvezzi, Margherita Pe-
poli Marsigli, Costanza Alidosi Isolani, Camilla Bentivoglio Ca-
prara, Valeria Lambertini Guidotti anime belle e di virtude
amiche.
Gli studi vanno assai bene: spero col temjjo di inten-
dere perfettamente la lingua di cui conosco già i fondamenti
' Iq una copia manoscritta di questa l'ivccolta, ai madrigali segue una
lista di gentildonne bolognesi, conti-assegnate ciascuna da un appellativo
speciale. Questa lista pubblico per la sua curiosità. Vedi Doc. I.
26 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
e di ahiluarmi ai costumi e alle usanze degli italiani. Vo-
glio esercitarmi nella m.usica e studiarmi di imparare gli
altri nobili esercizi qui in uso perchè, se Iddio mi dà vita,
possiate vedere che non mi è stato inutile il tempo passato
in Italia. (Lett. 47)
Riguardo alla musica non gli saranno certo mancati buoni
esempi, poiché fin d' allora la divina arte era tenuta in grande
onore a Bologna ed usata in ogni festa: a ciò il comune sti-
pendiava sedici musici all'anno, più un sonatore di liuto ed un
arpista, che ogni sera, all' Ave Maria, facevano un concerto in
piazza ^ G. F. Melioli maestro della musica in S. Petronio dal
1558 al '70 ebbe a dirigere fino a trentotto cantori ; sappiamo poi
d' un Ludovico Felicini che aveva gran spesa perchè se dele-
tava de tutte le genteleze che fusse imposibele, zoè liuti,
violle,dolmeseUe, ciavasenbale, manacorde, orghano, violumii,
pi fari, cornitti et multi altri instromenti.
Chi volesse farsi un' idea della musica del tempo, veda,
fra le moltissime cose stampate, i tre libri delle Villotte di Fi-
lippo Azzaiolo, i Madrigali ariosi a quattro voci composti da
diversi eccellentissimi autori, le Villanelle di Ghinolfo Dattari.
Fra i nobili esercizi principale sarà stato il ballo, di cui
era a Bologna uno dei primi maestri d' Italia : Redolfo detto il
Manzino ; e principalissima la scherma di cui era celebre la
scuola di Pietro Mancio, visitata pur dal Brantòrae, di Andrea
da Valentino detto Andrichane e di quel Lelio de Tedeschi che
fu inventore del vero et sicuro modo di levar nelV atto del
ferire o del parare la spada di mano aW avversario •.
E precisamente in quest' anno 1560, ad esercitare la gio-
ventù bolognese nel maneggio d' ogni specie d' armi e di de-
strezza, furon provvigionati maestri di scherma, di cavalcare,
' Bilanci di Camera 1560. — Archivio di Stato di Bologna.
* Il ^loNTAiGNE nel suo Journal du voyage en Italie parla di un altro
maestro di scherma: le Vénitian, che al d'Ancona parve tutt'uno con Lelio
de Tedeschi. E più sotto ci narra che le jeune seigneur de Montine ( pro-
nipote di Biagio?) s' arresta en ladite ville (Bologna) pour V escole des ar-
nies et des chevaus.
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 27
di maneggiare spadoni a due mani: fu istituita l'Accademia dei
Desti.
— Foste voi, M. Fulvio, alla bella festa del signor di
Rocca d'Oplon, fatta dagli illustri Cavai ieri della Viola?
— Ci fui,
— E che ve ne parse?
— In somma questi Cavalieri ìion han pari, et ornano
Bologna della fama, virtù, et generosità loro.
— Ma non mi parse già di vedervi,
— 3Ii vedeste si, ma conosceste no.
— Perchè?
— lo era in maschera, et volli esserci così, per potere
con più agio, et con maggiore attentione considerare le di-
vine bellezze, e gli angelici sembianti di si belle donne, e i
loro atti leggiadri, e V honeste et accorte maniere loro piii
diligentemente osservare.
Così dicono incontrandosi due cittadini della seconda metà
del Cinquecento nel dialogo, senza nome d' autore, in lode delle
gentildonne bolognesi ; così valgono ora a rievocare in noi le
immagini delle gentili signore, intente alle prove de' cavalieri
giostranti, magnifiche nelle vesti rameggiate d' oro.
L' Accademia dei Desti, istituita da Ettore Ghisilierì e da
Valerio Legnani, tenne le sue adunanze nel violato luogo ^
che le dette il nome.
Questi accademici ~ veramente desti, scrive Pietro Giordani
ne' suoi discorsi su le pitture di Innocenzo da Imola, nelle
1 Cosi dice Sabadino degli Arienti nella Descrizione del Giardino della
viola, pubblicata per nozze Hercolani Angelelli — Bologna 1836.
' I primi inscritti furono: Il Conte Pirro — Lorenzo detto Lorenzino
e Gio. Malvezzi, Ettore Ghisilieri — Conte Scipione Castelli, Gio. Paolo Ca-
stelli — Tommaso Cospi — Vincenzo Marsili — Ottavio Bianchini — Cor-
nelio Orsi — Capit. "Valerio Legnani. — Cronaca Bianchetta — Biblioteca
Malvezzi de Mediai.
28 K. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
nozze (lei loro compagni, prendevano occasione di onorare sé e
]a patria con giostre, tornei, barriere o con rappresentazioni
di poetiche favole miste di musiche.
Se le giostre bolognesi fossero magnifiche , basterà a
provarlo il torneo del 1470 cui presero parte centoventi gio-
stratori, convennero a vedere innumerevoli baroni di tutta Italia,
celebrarono in prosa 1' Arienti e il Borselli, in poesia il Cieco
e G. F. Aldrovandi ; in colori, meraviglia quest' ultima per
somma disgrazia ruinata dal furor popolare del 1507, Fran-
cesco Francia. Ma senza riportarci a quell'avvenimento straor-
dinario, rileggiamo qualche descrizione del tempo.
Nei giorni di carnevale la piazza maggiore di Bologna era
trasformata in arena, intorneata da palchi pavesati di arazzi, e
le finestre del palazzo degli Anziani e quelle del Podestà splen-
devano di gentildonne.
Tutti gli artigiani chiudevan le botteghe per godere dello
spettacolo; da ogni parte ari-ivava gente, in più luoghi si udivan
sonare pifferi ed altri stromenti. E moltissime maschere con
panieri pieni di ova muschiate e di confetti ne tiravano alle
belle donne con tanta gentilezza che ogni omo se ne stupiva,
a vedere trarli cosi in alto, e ancora se ne tiravano al Le-
gato, che stava a un finestrone di Palazzo. Poi, preceduti da
tamburi e trombetti vestiti di raso azzuro guarnito de to-
cha d' oro, col penon de la tromba di trafetà azzuro, se-
guiti ciascuno da 25 e più gentiluomini vestiti di velluto nero
con collane grossissime d' oro al collo, avanzavano i cavalieri
giostranti: chi armato d'un saglio de veluto turchino are-
carnato a mandorle d' oro, chi coìi sopraveste di veluto nero
coperto tutto de dalfino de argento con franze intorno de
argento e de seda nera, con celate a fogliame di argento
battuto, con oro e perle, diamanti, zaffiri, smeraldi e altre
gioie , si che taluna valeva sei mila scudi , altre fino a die-
cimila ducati. Tratte le sorti di chi doveva giostrare insieme
(intanto si facevano in piazza molti giochi di maschere e balli)
erau corse vigorosamente le lancie, finché, fra un gran rumore
di grida, di trombe e di tamburi, si proclamava il vincitore. Il
quale, ricevuto il premio, era accompagnato a casa da una mol-
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 29
titudiiie infinita di gente, cui largiva in abbondanza vini e con-
fetti.
Alle giostre prendevano parte talora gli studenti, in ispecie
tedeschi e spagnoli, come narra distesamente, ad esempio, Ja-
copo Rainieri sotto 1" anno 1549.
I figli di Bologna — come il Comune chiamava li scolari
— dettero sempre molto da pensare all' alma mater, e se fu-
rono il suo orgoglio e la sua gloria e anche talora s'armarono
per lei (1522), la tennero in continue angustie e la piegarono ad
ogni lor voglia con la minaccia d'abbandonarla. E però il governo
non vide mai di buon occhio 1' autorità suprema conceduta ai
Rettori, che potevano organizzare 1' emigrazione, e quando fi-
nalmente nel 1250 si decise a riconoscerli, esigeva però il giu-
ramento : quod non dabimt operain aliquo modo vel ingenio
de studio extra civitatem bononiae trans ferendo.
Ma il giuramento valse poco : i figli capricciosi avevano
imparato ad abbandonare la madre nel 1204, nel 1215, nel
1222; se ne ricordarono nel 1.321 e in ogni altra occasione in
cui si credettero menomati di privilegi. Cosi accadde nel 1562,
e anzi questa volta il broncio durò più a lungo del solito. Ma
r emigrazione del 1562 ha un precedente poco noto, che il Viz-
zani, il Negri, il Ghiselli, il Muzzi copiandosi 1' un l' altro ci
raccontano inesattamente ; di speciale importanza è dunque la
lettera 49 del nostro Kress.
Mi provo a tradurla, mi si perdoni se non tento neppure
di rendere il buon antico tedesco dello scolare di Norimberga:
ÌSon posso nascondervi che il 24 aprile accadde qui in
Bologna che gli sgherri o cacciatori, come li chiamarlo da
voi, dipendenti dal Reggimento, pier bravata, senza comando
alcuno dal Magistrato, ebbero l' ardire di invadere di not-
tetempo, a ìnano arenata, la casa dì un nobile tedesco, fun
von Heim della miglior nobiltà di MeissenJ dove egli abita
con altri due scolari italiani; e poiché non lo trovarono in
30 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
casa, saccheggiarono tutto quello che capitò loro tra mani;
e sé r avessero trovato, buon per lui che quella sera era
fuori, V avrebbero portato via per ischerno e per beffa.
Ma jj^r ciuesta volta, non ci riuscirono. Per tal fatto il Ret-
tore, tutta V Università e gli studenti si lamentarono coi
magistrati e incitarono i giudici a. punire una tale prepo-
tenza. Essi in apparenza promisero, ma invece poi chiusero
un occhio e non vollero procedere come dovevasi secondo
equità, per cui, alle ripulse falle dal governo con parole
ironiche, gli italiani, di natura focosi ed esaltati, si solleva-
rono ed assalirono con furia e con impeto il palazzo dei
birri, onde nacque tale un tumulto che ce ne rimasero due
per parte, e un terzo, un olandese, fu ferito a morte con
un sasso. Poiché apparve nianifesto che la cosa si faceva
seria, essendo gli scolari bene amati dalla nobiltà e da tutta
la borghesia, nacque il tim.orc che speciahnente in questi
tempi di carestia non sorgessero per la città novi guai, e
perchè gli scolari fossero contenti e sì mettessero di novo
tranquilli, fu promesso di iniziar subito la procedura secondo
giustizia. Ma due giorni dopo, allorché furon ricordate al
governo le sue promesse, queste furon rinnegate di novo e
fu disconosciuto il privilegio che gli studenti hanno da 6 od
800 anni per cui in nessun modo la giustizia deve occuparsi
delle cause loro, onde riunitisi novamente e chiamate tutte
le nazioni in assemblea., dopo molti pareri, s accordarono
unanimi di partir dalla città ; come fecero ; e prese in ispalla
le loro robe, secondo le loro libertà e privilegi mossero per
Ferrara onde stabilirvisi e seguitare gli studi colà ; poiché
Ferrara è una citlà bella e non lontana e il duca amoro-
samente li avrebbe accolti ^ Ma dopo due miglia italiane —
a memoria d' uomo nessun rammentava una tal partenza
da Bologna per stabilirsi sotto altro signore — il governo
si penti e quando ebbe conosciuto il danno che sarebbe avve-
nuto a molti cittadini e al popolo, specialmente con questa
' Veramente Ferrara, ia quei tempi era nota agli scolari come rifugio
dei miseri.
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 31
carestia, con laboriose persuasioni e promesse rinnovò e con-
fermò agli siudenti li antichi privilegi, i quali potessero
goder come prima, e li persuase al ritorno nello, condizione
primiera, promettendo di mantenerli nell' antica aristocra-
tica libertà; nello stesso tempo fu condannato lo sbirro causa
del tumulto, e gli altri vennero puniti secondo giustizia. Cosi
è finilo questo intricato negozio, r onnipjo lente Iddio faccia
che d' ora innanzi possiamo essere pirt tranquilli ed in pace
— Amen.
Nel Vizzani e in tutti gli altri storici non si parla affatto
dello studente olandese e si dà qualche particolare assoluta-
mente contrario al vero.
Ho cercato una fonte sicura per conoscere la verità del
fatto ; ho veduto il processo fatto al birro impiccato ma di-
sgraziatamente è mancante di un foglio ; mi è stato con-
cesso però rinvenire una copia autentica, in carattere cin-
quecentesco, dell' informazione del tumulto che il senato Bolo-
gnese mandò all'ambasciatore a Roma ^ e che manca nell'ana-
loga raccolta; mi si permetta di ricostituire brevemente il fatto
coi particolari dati dal novo documento.
L' origine prima dei malumori è oscura anche nella lettera
del Kress: è incredibile che solo per beffa gli sbirri bolognesi
abbiano voluto far prigione uno studente; un precedente ci
dev' essere.
Infatti la notte del 22 aprile furon trovati per via due scolari,
di cui uno tedesco , armati ; ciò importava una multa , più la
perdita delle armi trovate in dosso (il tre febbraio di queir anno
era stato appiccato Giacomo Santi appunto per portar uno
schioppo scavezzo per la città, di notte, carico).
La multa fu condonata dal Governatore; ma il Bargello pre-
tendendo essersi guadagnate le armi e specialmente un bel
giaco che aveva il tedesco, come vide che non glielo portavano,
la notte seguente andò a prenderlo, non trovando in casa il
padrone, sfondò la porta, scassinò due casse, prese il giaco.
' Vedi Documento 2.°
32 R. DEPUTAZIOxNE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Figurarsi gli scolari ! Ricorsero al governatore e al gonfa-
loniere che promisero giustizia: intanto alla prima pattuglia di
birri incontrata stufìlorno clrio. Gli sgherri vedendo tra il
gruppo de' beffeggianti il solito studente tedesco, lo seguirono,
e quando si separò dai compagni, non ostante la sua violenta
difesa, lo menarono sconciamente in prigione. La mattina dopo,
naturalmente, venne liberato: anzi quel giorno pranzò con l'Au-
ditore.
Ma questo fatto accese nuove ire: gli studenti ricorrono
di novo al governatore e al gonfaloniere ; ma, non contenti dello
melate parole ottenute, usciti dal palazzo, sguainate le spade,
assalgono la residenza dei birri, ne feriscono più d' uno, hanno
un napoletano morto d' archibugio.
Allora esce il magnifico Auditore, accompagnato da guardie
a piedi e a cavallo, e con buone parole e qualche colpo di picca
seda il tumulto. Ed ecco che un birro, forse addolorato e adi-
rato per una ferita poco innanzi ricevuta, gitta una pietra da
un flnestrone, colpisce nel capo un fiammingo, un gentilissimo
scolaro in hereito di veluto et calze incarnate — come dirà
un teste — Io riduce in fin di vita.
Chi trattiene ora gli studenti? Il Governatore fa bensì dare
ipso facto tre tratti di corda al Cancelliere autore del malau-
gurato arresto della sera prima; ma il nuovo sangue esige ben
altre vendette.
Gli scolari si ritirano in S. Domenico, si provvedono d' armi,
si fortificano, montan la guardia, bloccan le vie; vedendo che
s'indugia a far giustizia del birro che ha lanciato la pietra a
sangue freddo — dicono essi — a dì 26, preceduti dai bidelli
con mazze e statuti, a bandiere spiegate, sonando il tamburo, in
ordinanza, partono da Bologna.
Ma il Governatore spaventato in un' ora fa processare e
impiccare ' il birro colpevole e così morto lo mette, a capo
all'in giù, in sulla finestra di dove ha gittata la pietra; manda
' Pare clie in quest' anno il maestro di giustizia Sebastiano Corazza si
guadagnasse bene lo stipendio di 99 lire annuali, poiché ebbe a che fare
con 28 condannati!
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 33
Federico Gonzaga studente in Filosofia, non capo degli insorti
come scrive il Vizzani, ma intermediario per la pace, a placare
i compagni.
Questi già a Corticella dopo molte parole risolvono di tor-
nare indietro ed entrano in città in ordinanza, non curanti l'or-
dine contrario del Governatore, sonando il tamburo, a bandiere
spiegate.
Così per questa volta fu scongiurato il pericolo della dipar-
tita, con' quanta dignità del Vicelegato e della giustizia si veda
neir Informazione.
Per me, la nazionalità del ferito di pietra influì grande-
mente nel crescere delle ire: non già pel napoletano, ma per
r olandese si fece tanto chiasso. Tanto è vero che il Kress non
nomina neppure lo studente italiano morto d' archibugio, e ultra-
montani e specialmente tedeschi, usi a più larghi privilegi, pajono
esser stati il maggior numero dei partenti.
Questo mi pareva doversi osservare poiché nessuno storico
l'ha notato, il Muzzi segnatamente, che sul birro impiccato [se-
condo giustizia, scrive il Kress) fa un fervorino retorico rite-
nendolo innocente.
Le ultime lettere ci danno ancora qualche notizia: è venuto
a Bologna un nuovo legato che non chiuderà li occhi come
V altro e che si adopra a far cessare la carestia per la quale
il grano costava 20 lire la corba, (Lett. 52) ma il male si è
eh' è venuta anche 1' estate, e il caldo non e' è governatore che
valga a mandarlo via: è tanto grande che 7ion ve ne posso
dare un idea ; appena è mezzogiorno non posso più stare
in piedi; la notte poi è cosi opprimente che V uomo noìi può
avere il suo naturai riposo. Ciò debilita molto e per gli
ammalati è loi tempo assai cattivo, ma quando sarà passato
V agosto non ci sarà più nulla da temere. Per i frutti è una
stagione splendida, il frumento è già mietuto da un mese;
(la lettera è dell' 8 luglio) anche V uva va molto bene, e in
molti luoghi ne ho già vista della matura.
34 K. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Di carestie, di tumulti, di magnificenze fu dunque spetta-
tore Cristoforo Kress studente a Bologna nel 1560. Sopra tutto
di magnificenze. Ma poiché dalle sue lettere appare molto assen-
nato e riflessivo egli avrà forse veduto la triste esteriorità di
tali parate: l'elegante quattrocentesco italico fasto, trionfo del
paganesimo risorto, si era venuto a mano a mano pervertendo
fino ad una melanconica esagerazione che preludeva alle goff'ag-
gini del seicento ; esagerazione che abbisognava agli italiani per
nascondere a sé medesimi la perduta eccellenza, dal dì che le
orde tedesche aveano accampato nelle stanze di Rafaello e le
soldatesche spagnole, in virtù del convegno di Bologna, avean
potuto insolentemente gridare alla città del Ferrucci: pareja
brocados scnora Florentia que venemos a mercarlos a me-
dida de pica!
Luigi Aldrovandi
•COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC.
35
DOCUMENTI
La Gloria del mondo . Sig.'
Il sole »
La luna »
La stella »
L' arco celeste .... »
La belezza del mondo . »
Le tre ^ratie
Le tre guerriere . . .
La gentilezza del mondo
La mesta . . .
La figura di rilievo
La pera sozza buona
La Belona . . .
Il bel colosso . .
Il pastone di zucchero
La perlindina . .
Il coppetino di latte
La fenice . . .
La massa di neve
Il non so che . .
La savia ....
La compita . . .
I.
Costanza Alidosij Isolani
Isabella Ruini Angelini
Hippolita Mons." Marsilij
Ginevra Tossignani Aristoteli
Dhorotea Lamberti ni Berò
Lutia Bonasoni Garzona
Isabella Castelli Malvasia
Laura Sighicelli Malvasia
Sem idea Poggi Geni
Panina Ghislieri Malvezzi
Giulia Ghislieri Tossignani
Arthemisia Ghislieri Viola
Laudomia due volte Goggiadini
Ginevra Orsi Fava
Flaminia Locatelli Gessi
Lavinia Loiani Caprari
Gentile Orsi Malvezzi
Lucretia Scappi Lambertini
Domitilla Chiari Bargellini
Pantasilea Gozzadini Bonfiglioli
Laura due volte Bolognini
Laura Malvezzi Casali
Libera Grassi Castelli
Hippolita Bianchini Paleotti
Giuditthe Orsi Bolognini
Laura da Reiigio Marsilia
36
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
La galante . .
La bella altiera
Il gelsomino di Spagna
L' aurora . .
La gratiosina
L' armellino .
Il Gibellino .
L' irresoluta
La mula del Papa
Il guardo suave
Il tropetto . .
La Ninfa . .
La modesta . .
La tramontana.
La bona . . .
La matrona
La pensosa . .
La buona notte
Il buon dì .
Il giardino d' amore
L' arminda . .
Il bel gaietto ,
L' aquila . . .
La raccolta .
La calandra
L' accorta . .
La beli e bona
Vtile e non pompa
La bella donna
Assa da pane ,
Il gallo di monna checa
La lodola sul madone
Pianellina crudele. .
Sig.""a Camilla Bentivoglio Caprara
» Valeria Fantuzzi Guidetti
» Catherina Ringhieri Bianchini
» Laura Bentivogli Poeti
» Virginia Bentivogli
» Ranuzzi Savignani
» Dhorotea Albanesi Bulgarina
» Isabella Berò Vigiani
» Lucretia Simoni Peppij
» Diana Barbieri Rainieri
» Gessi Lamandina
» Laertia Rossi Fantuzzi
» Camilla Fantuzzi Bandini
» Camilla Orsi Leoni
Camilla Orsi Ghisilieri
Silvia Orsi Sarapieri
Valeria Lamberti ni Guidetti
Claudia Fantuzzi Paltroni
Deianira Hercolana Piatesi
» Ludovica Amorina Campeggi
Foscarari Fava
Francesca Orsi Barbieri
Isabella Malvasia Grata
Bolognina
Isiphile Oliva Castelli
Smiralda Gessi Salimbeni
Barbiei-a Marescotta
Isabetta Ghisilardi Peregrina
Valeria Magnani Balugola
Doralice dall' oro Gambari
Laura Beccatelli Ferrari
Cecilia Pia Casappi
[In Poesie in lode di varie Dame Bolognesi, nella Biblioteca
Universitaria di Bologna Ms. 12071
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 37
IL
M'a a Roma al M^° Cospi. oratore alli 27 di Aprile 1560.
Narrativa della novità over tumulto fatto dalli scolari in
Bologna. [Ai'ch. di Stato, Magistrati - Studio ed Università de
Scuolari 79, 24]
Alli 22 del presente mese d'Aprile la notte seguente dal Can-
celliere del Barigello sonata la Campana, furon trovati tre con le
arme, de quali uno era bolognese li altri duoi scolari forestieri, cioè un
Tedesco che era consigliere over procuratore della Nation Tedesca
r altro era luchese, et volendo il Cancelliere menarli prigioni fu
promesso dal scolar luchese che la matina seguente presentarla se
et il compagno cioè il scolar tedesco in Palazzo.
La matina seguente che fu alli 23 il scolar luchese comparve
insieme col thedesco dinanti al Gover.""^ et a m. Baldo Auditore, da
quali detti duoi scolari furono gratiati et absoluti et dal scolar tedesco
fu donato un scudo alli birri per la cattura, ci restava la difBcultà
delle Armi et in spetie di un Giacco bello et di qualche valuta, che
havea il tedesco, qual il barigello pretendea aver perso et haverlo
guadagnato sopra di che disputandosi fu da m. Triultio Auditore
detto venga il Giacco, la qual cosa diiferendosi più di quello haveria
voluto il Barigello, la sera istessa o la notte seguente il Cancellere
senza alcuna comessione di superiori andò alla casa dove insieme habi-
tavano li detti duoi scolari et intrato domandò dov' era il Thedesco,
dal luchese fu risposto che non v' era et che havea cenato fuor di
casa, il Cancelliere domandò il Giacco al luchese dicendo eh' egli
havea promesso di presentare il scolar Tedesco et il Giacco il che negava
il luchese con dire che ben havea promesso di presentare il tedesco
come havea presentato et havuta la absolutione, ma non havea già
promesso, di presentar il Giacco et cosi contrastando dal sì al nò, il
Cancelliere prese partito di buttare, come buttò giuso 1' uscio della
camera del tedesco ch'era serata, credendo forse che egli vi fosse
overo per pigliare il giacco sicome pigliò che lo trovò suso una cassa
et non contento di questo si mise anco a rompere et disciapponare *)
* discerpere? discepere? descharpir?
38 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
due casse dicendo voler vedere se in esse erano archibusetti da ruota
de quali non trovando alcuno si parti portando via il giacco.
La mattina seguente che fu il giorno de S. Giorgio alli 24
vennero in Palazzo molti scolari al sig. Gonfaloniere dolendosi gran-
demente della violentia et discortesia usata dal Cancelliere et birri
ad un Gentil' huomo tedesco senza alc.^ causa et raggione et doman-
davano che fosse fatta la provisione necessaria. Il sig. Conf/^ non
puotè né volse mancare di andare accompagnato da loro al sig.
Gover.'^ facendogli sapere quelch' era successo. Dal Gover/^ intesa
la cosa fu risposto che di ciò non sapea cosa alc.^ et che non havea
data tal Commissione. Il medesimo fu detto et confermato da m. Triultio
che in quel punto sopravenne ma dissero che ne pigliariano infor-
matione et non mancariano de provederci oportunamente, et detto
questo si partì il Gov.'^ da Palazzo per andare a S. Giorgio alla
festa, in questo punto da una frotta de scolari per iustificare la lor
querela, et la violenza usatali dal Cancelliere et birri con molti preghi
constrinsero li mag.'=* m. Giovanni Maria Bolognini et il Co. Agost.<^
Hercolani che in quell' hora li venero visti ad andare alla casa delli
detti duoi scholari dove andati videro et trovorno infatto esser vero
dell' uscio della Camera buttato a terra et delle Casse aperte. La
qual cosa dalli detti duoi signori fu riferta al Gover.'''^ che veniva
dalle Pugliole et nell' accompagnarlo sino a Palazzo dimostrorno con
raggioni vive che questo era caso importante et considerabile, et
degno di qualche dimostratione così per conservare il Studio che è
r onore et reputatione della Città come per raffrenare l' insolentia et
troppa licenza delli biri'i, quali perdonandosi loro al presente veriano
a doventare tanto più insolenti et licentiosi. Dal Gover.»"® fu chia-
mato m. Triultio eh' era seco et li comise a far quanto vole la lustitia.
Intrati puoi in Palazzo m. Triultio avanti che andasse nel Torrone
mandò a chiamare il Cancelliero quale con parole minaccevoli menò
seco al Torrone et lo mise prigione, mentre che il Gover.'^ era fuor
di Palazzo occorse che il scolar tedesco sondo in Compagnia d' alcuni
altri, scontrorno il cancelliere et birri, quali dicono che li scolari li
stufilorno dietro il che negano essi scolari, et dindi a poco sendosi
sbrancato il scolar tedesco dalli altri li birri lo fecero tenere in spia
et lo trovorno in porta dove lo volier pigliare et esso defendendosi
anzi con pugni havendo battuto sul viso un birro finalmente fu con-
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI L'NC STUDENTE TEDESCO ECC. 39
dotto et strassinato dalli birri in prigione battendolo sconciamente. La
qual cosa intesa dal Gov." et dall' Auditore ; alla venuta loro in pa-
lazzo commisero che fosse, come fu, subito, rilassato et la matina
istessa esso tedesco et il luchese pransorno con m. Triultio dal quale
discorrendo sopra questa pratica fu data speranza, che non mancaria
di dare al Cancelliere quel castigo che meritava l' insolentia sua.
Il doppo pranzo vennero quasi tutti li scolari in Palazzo unita-
mente et con loro condussero molti dottori et se n' andorno al Gov.'^®
facendo instantia che fosse fatta giustizia centra il Cancelliere poi
che era prigione come quello che havea usata la violenza sopradetta
et senza commissione d" alcun superiore si come essi superiori afSr-
mavano, et quivi furon dette di molte parole et ale.*' molto alte, hinc
inde finalmente il Gov.''^ disse loro per ressolutione che andassero se
faria il processo certe non mancarla di far quanto comportava la.justitia.
Li scolari si jmrtirono, et non parendo loro haver riportato quel che
speravano et desideravano in satisfation loro nel descender le scale
et avanti uscissero di Palazzo misero mano alle spade gridando a
S. Dom.*''^ a s. Dom.^o et come furono fuori di Palazzo corsero tutti
con le spade nude al palazzo del Podestà gridando alli Birri alli
Birri et intrati dentro della Porta, del detto Palazzo ferirne un dell!
birri qual primo trovorno il quale poi cosi ferito fu portato, et è,
anco neir hospidale, li altri birri che erano da cinque o, sei si
reteremo nella Guardiola, nella quale facendo conato li scolari d'en-
trare furon sparati delli archibusi dalli birri per i buchi over pertusi
del uscio 0 fenestra de quella guardiola tal che venne morto, un
scolare napolitano et feritone un altro in un braccio. Intesosi dal
Gov/® et dall' Aud.''® cotal rumore uscì fuor di Palazzo esso Aud/®
con una picca in mano accompagnato da parte della guardia da
cavallo e da piedi di modo che fece levare li scolari, quali si
ritirorno et ridussero in s. Dom.''" Et sondo finito il rumore, et men-
tre m. Triultio Aud.i'e era pur anco in Piazza fu da un birre che
era montato suso una finestra della sala del Podestà a rincontro
la audienza del mag."^" Regg.'° gettato un sasso molto grosso sopra
la testa d' un scolar fiammengo eh' era appresso al detto Aud.'®
qual scolare per tal percossa cadette ben dua volte, et sta malis-
simo . anzi si ffiudica morirà.
40 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Fatto questo parve al Gov/^ di dar qualche satisfattione alli
scolari ancora che si fossero portati male in andare al palazzo del
Podestà ad offendere et ferire li ministri et officiali della Corte, fece
subito dare tre strappate di corda in Piazza al Cancelliere.
Alli 25 che fu il giorno di s. Marco sendosi inteso che li scolari
ammutinati in S. Dom.'''* volevano in ordinanza portare il Corpo del
scolare napolitano morto a S. Domenico et passar per piazza fu dal
sig/® GoyJ^ et dal sig.'"*' Conf.""" mandato loro a dir più d' una volta
che mutassero opinione ma non vi fu remedio et al fine il sig. Federico
Gonzaga ottenne che non usciriano dalla via dritta da S. Domenico,
sino alla casa del Berò il che non osservorno anzi con la loro insegna
et arme si posero all' ordinanza su la piazza de Calderini et preso
il corso lo portorno per la via che va da S. Andrea alle scole sino
in S. Mamolo et intrati in S. Mamolo andorno dritto sino passata la
casa de Campeggi voltandosi per la via che va a s. Domenico.
Li scolari come è detto , ridotti et amutinati in s. Dom.*''^ si
providero d'arme, e di tamburo et anco d' una bandiera qual levorno
dalla sepoltura de m. Teodoro Poeta in s. Domenico facendo giorno et
notte le guardie a torno il monastero et alle bocche delle strade.
Sono stati persuasi più d'una volta dal detto sig. Federico et d'alcuni
signori Quaranta per nome dèi mag.'^o Regg.'" et anco dalli dottori
et da altri gentil' huomini a voler disarmare et non dubitare che dal
palazzo vera eseguita la Giustizia contro li birri, et in spetie centra
quello che havea gettata la pietra a sangue fredo et cessato il rumore
che per tal effetto ne son duoi birri prigioni per chiarire qual di
loro è stato il malfattore ma in effetto non si sono voluti mai pie-
gare dicendo voler prima vedere fatta la giustizia avanti che depongan
r arme et così vedendo che si diferiva il dar loro la satisfattion che
volevano,
Alli 26 su le 19 bore tutti insieme che erano più di 200
scolari et molti nobili con li bidelli et mazze et li suoi statuti avanti
con la bandiera spiegata et sonando il tamburo in ordinanza si
partiron da Bologna, per la porta di Galliera con intentione di abban-
donare il studio la qual cosa veramente diede gran dispiacenza a
tutta la Città.
Dal sig. Gov.''^ et dal mag.^o Regg.'° considerato tutto questo
successo per non lassare adietro nisuna provisione et offitio per
COMMENTARIO ALLE LETTERE DI UNO STUDENTE TEDESCO ECC. 41
ritenerli ancora che si conoscesse non poterlo fare se non con detra-
tione della dignità et autorità del Palazzo attesa la ostinatione et
alterezza delli scolari, fu pensato di tentare novi remedij et cosi
havendo il sig GovJe comesso a l'Auditore che facesse iustitia, et
referendo l' AudJ^ che per giustitia potea fare morire quel birre che
havea tirato il sasso fu in presenza del mag*^" Regg'o risoluto et
ordinato, che li mag^'ì Malvezzi Gozzadini Marescotti et Casali andas-
sero a procurare di condurre il sig Federico dietro alli scolari per
fermarli et con prometter di far giustitia a il birro indurli a ritor-
nare, il che finalmente si ottenne, et ritornato il sig. Federico con duoi
delli sudetti sig." cioè Gozzadini e Casali a Palazzo si fece la Giu-
stitia ch'altrimenti non voleano ritornare et questo fu su le 23 hore
che fu appiccato uno delli doi birri ch'eran prigioni qual fu con-
vinto d'haver gettato il sasso dalla fenestra sul capo del scolare,
quale per relation de' Medici non può campare il capestro si ruppe
et il birro cade in Piazza et morse et cosi morto come era fu por-
tato et posto alla istessa finestra con le gambe in giuso dalla quale
havea gettato il sasso.
Fatto questo il sig Federico et li detti duoi sig''' galopporno
dietro a i scolari che erano già vicini a corticella i quali intesa la
giustitia fatta del birro ritornorno a Bologna in ordinanza nel modo
ch'erano usciti et sendosi dal sig Federico et da detti duoi sig^'ì alla
porta della città fatta loro molta instanza perchè deponessero l' arme
r insegna et il tamburo et andarsene alla sfilata alle case et allo-
giamenti loro. Dopo l'haver dette alli prefati sig Federico, et s""' pa-
role assai aspre et mostratosi dai deputati loro poco prezzo et stima
verso il sigf'^ Federico et quelli si" se ne volsero venire in ordinanza
con terze a s. Dom.*"^ dove lasciorno l' insegna et tamburo et se
n' andorno alle case loro.
Il mag-.'^o Regg.'o et tutta la città è restata come ragione voleva
se deve restare, con molto obligo al sig.'® Federico per bavere sua
Ecc. in questo negotio mostrata molta aftettione al Regg.'^ et a tutta
la città.
Si è avuta parimenti molta satisfattione del procedere de m.
Triultio novo Aud.''® dal che si è concetta speranza d' haverne molta
buona giustitia. Et tanto serva per infoi'matione de quanto è occorso.
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA
STORICA ROMAGNOLA
[Continuazione e /ine. Ved. Serie III, voi. XIII, pp. 220-256)
Riolo
Fatti e documenti contro pa-
role. Contro risposta dell' ammi-
nistrazione comunale di Riolo
alla pretesa giustificazione del
Sig. Antonio Ing. Zanoni. Bolo-
gna, Società Tip. dei Composi-
tori, 1876 in 8.0
Lorenzini Ermete — Riolo
provincia di Ravenna. Mono-
grafia dello Stabilimento idrote-
rapico. Bologna, Società tip. già
Compositori, 1844, in 8 pag.
Relazione della Giunta al Con-
siglio risguardante la condotta
fin qui tenuta dal Sig. Antonio
Ing. Zanoni, Direttore dei Lavori
di costruzione del nuovo Stabili-
mento e provvedimenti relativi.
Faenza, tip. Marabini, 1876, in
Russi
Alla famiglia Farini gli a-
raici di Ravenna e Russi. In 8.°
s. a. i.
È un album in onore di Ar-
mando Farini.
Babini Paolo — Orazione in
lode di Giovanni Farini di Russi,
morto professore alla Università
di Padova. Ravenna, dalla stamp.
Roveri 1824. in 4.°
Il Giornale Arcadico parla di
quest' orazione nel Tomo XXVI ,
anno 1825.
Badiali Giuseppe — Luigi Carlo
Farini. Ravenna. Tip. Maldini ,
1878, in 8.^
Castagnoli Achille — Bio-
grafia dell' avv. Lorenzo Orioli.
Bologna, tip. della Volpe e del
Nobili, 1840, in 8.°
Farini Luigi — Lettere con
una introduzione di Adolfo Bor-
gognoni. Ravenna , tip. Calde-
rini, 1878. in 8.°
Biografia di Giuseppe Ginanni.
In Biog. e Rit. di Uom. della Ro-
magna dell' Hercolani.
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA
43
Finali Gaspare — Ricordi della
vita di Luigi Carlo Farini (i\
Nuova Antologia fase. XI, anno
1878).
Fu ripubblicato in Roma, Tip.
del Senato 1878, in S."
Chinassi Giovanni — Parole
per r iuaugurazione del monu-
mento eretto a Luigi Carlo Fa-
rini in Russi , il 21 Dicembre
1862. Faenza, dalla Tip. di Pie-
tro Conti, in 8.° .>^. a. i.
Gibelli Gaetano — Vita di
Monsignor Pellegrino Farini. Bo-
logna , Tip. Guidi air Àncora ,
1849, in 8.°
Mauri Acchille — Luigi Carlo
Farini (v. Nuova Antologia. Voi.
11, pag. 607. Voi. in, pag. 5,
anno 1866).
Fu ripubblicato dal Le Alonuier
nel 1866, in 8."
Montanari Giuseppe Ignazio
— Cenni intorno la vita e le o-
pere di Domenico Antonio Fa-
rini, che fu socio corrispondente
dell'accademia agraria di Pesaro.
Ivi. dalla tip. Nobili, 1837 , in
8."
— Elogio di Monsignor Pelle-
grino Farini. (v. Giornale Ar-
cadico. Tomo CXXI, anno 1849-
50).
Per le esequie in Russi a Vin-
cenzo Troncossi Cappellano. For-
lì, dalla tip. Casali, 18.30 in 8.°
s. a. i.
Rambelli Gianfrancesco —
Cenni biografici intorno a Mon-
signor Pellegrino Farini [v. Me-
morie di religione, di morale e
di letteratura. Tomo X).
Fu stampato a parte nel 1850,
per gli Eredi Soliaui in Modena,
in 8.°
Silvestri Gherardo — Sui me-
riti scientifici del Dottor L. C.
Farini , con menzione de' suoi
meriti politici. Torino, 1836, in
8.° .'. a. i.
Vesi Antonio — Biografia di
monsignor Pellegrino Farini [v.
in Imola. Utile didci, n.° 17,
anno 1842).
Solarolo
Argnani Federigo — Illustra-
zione d' una scultura donatellesca
esistente a Solarolo di Romagna,
preceduta da un cenno storico
di questo castello. Faenza, Stab.
Tipo- Litografico P. Conti, 1886,
in 8.° fig.
BonoU Girolamo — De' Ca-
stelli di Solarolo e di Mordano
{v. Storia di Lugo, pag. 458.
Faenza 1732).
Calgarini Giacinto — Elogio
dell'Avvocato Federico Armandi.
Bologna, tip. Tiocchi, nelle Spa-
derie, 1851, in 8.°
44 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAG^IA
S. Potito
Bonoli Girolamo — Del Ca-
stello e della Villa di S. Potito.
{v. Storia di Li(r/o, pag. 370,
Faenza 1732).
CITTÀ E PAESI DELLA. ROMAGNA
CHE FANNO PARTE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA
Bozza
Cerchiari Gioacchino — Pro-
spetto statistico delle malattie
mediche curate entro e fuori del
Comune di Dozza dal 1832 al
1840. Bologna, alla Volpe 1847,
in 8.°
Giordani Gaetano — Memorie
dei Campeggi di Bologna, ove
si tratta delle vicende del Ca-
stello di Dozza. Bologna, Ma-
reggiani, 1870, in 4°
Fontana
Fiumi Giovanni — Risposta
alla lettera a lui indirizzata li
12 febbraro 1839 intorno alle
Tavernazze. Forlì, tip. di Luigi
Bordandini, 1831), in 8.°
Ghinassi Domenico — Elogio
funebre del Comendator Giuseppe
Mengoni. Imola, tip. d'Ignazio
Galeati e figlio, 1878, in 8.°
Parere sulla pertinenza d' uno
stemma che esisteva sopra l'arco
d' ingresso al Castelk) di Fon-
tana. Ristampato con aggiunte.
Imola, dalla tip. Benacci, 1839,
in 8.*^ s. rt. i.
In fine si legge: « N. B La pri-
ma stampa di questo Parer<? (n'ebbe
copia lo Storico Fontanese ) uscì
alla luce nel mese di Settembre
1838, e la Storia di Fontana fu
impressa dopo il 7 Dicembre anno
sud. »
Vaccolini Baudana — Elo-
gio di Michele Ronchi da Fon-
tana, (v. Imola, Utile Dulci, n.°
33, anno. 1845).
Vatrenio Cassiano — Lettera
a Giovanni Fiumi intorno alle
Tavernazze antica fabbrica nella
terra di fontana. Imola, dalla tip.
Benacci, 1839, in 8.°
— Saggio di alcune vicende
occorse nella Storia di Fontana.
Scritta per Antonio Vesi da
Gatteo. In 8.° s. a. i.
Vesi Antonio — Storia di
Fontana. Forh tip. di Luigi Bor-
dandini, 1838, in 8.''
La narrazione Storica va dall' o-
rigine di Fontana all'anno 1838.
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA
45
Imola
Accoramboni Giuseppe — Sy-
noclos dioecesana. Roma, pel Gian-
nini, 1738, Voi. II, in 4."
Accarisi Sebastiano — In oc-
casione della traslazione delle sa-
cre reliquie di S. Cassiano. Imo-
la, per Malpensa. 1704, in 8.°
Alberghetti Francesco — Te-
stamento. Imola, Galeati, 1856,
in 8.°
— Piano pubblicato dal co-
mitato centrale del dipartimento
del Santerno in occasione della
minacciata epizootia. Imola, tip.
Nazionale, anno V della repub-
blica, in 8.°
Alberghetti Giuseppe — Di-
scorsi due pronunciati nel gior-
no 1.° pratile dal citt." Giuseppe
Albergetti moderatore del Cir-
colo Costituzionale d' Imola. I-
mola, Anno VI dell' Era Repub-
blicana, dalla Stamp. Dal Monte,
in 8.° pag.*^ 7.
— Discorso pronunciato nel
Circolo Costituzionale d' Imola il
giorno 2.° pratile Anno VI. Rep.
Imola, nella Stamp. Dal Monte,
s. d. in 8.°
— Orazione funebre al padre
Maestro Pellegrino Ricci. In Ra-
venna, nella stamp. Roveri presso
i fratelli Fava, 1797, in 4."
— Nelle solenni esequie cele-
brate nella chiesa abaziale di S.
Maria in Regola, a Taddeo della
Volpe, il dì 14 Febbraio 1807,
trentesimo della sua morte. E-
logio funebre. In Imola, per Gio-
vambattista Filippini 1807, in 8.°
— Compendio della storia ci-
vile e letteraria della città d' I-
mola. Ivi, dai tipi Comunali,
per Benedetto Filippini , 1810 ,
Voi. II, in III Tomi, in 8.° fìg.
È la maggiore storia d' Imola ,
e la narrazione storica va dalla
fondazione della città ai tempi
dell' autore.
— Orazione funebre in lode
di Monsignor Alessandro Ales-
sandretti. In Imola, dalla stam-
peria Camerale, 1815, in 4.°
Alessandretti Alessandro —
Nelle solenni esequie dell' E. prin-
cipe Giancarlo Bandi , vescovo
d' Imola - Orazione funebre -
In Imola, presso Giovanni dal
Monte, Stamp. Vescovile e del-
l' 111. Pubblico, 1784, in 4.°
Alfeoniano Almi no — Breve
ragguaglio della miracolosa Ma-
donna del Pradello d'Imola. A^e-
nezia, Bettinelli, 1758, in 8.°
Angeli D.r Luigi — Versi per
r ingresso al gonfalonierato di
Giustizia del Conte Manfredo Sas-
satelii imolese. Imola, Stamp. del
Seminario, 1794, in 4.'^
— Per r apertura della spe-
zieria dell'Ospedale d'Imola. Ivi,
1794, in 4.° s. a. i.
— Delle acque di Linaro e di
Montrone, sorgente nei colli i-
46
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
raolesi. Imola, stamp. del Semi-
nario, 1796. in 4.'^
— Sulla vita e su gli Scritti
di alcuni medici imolesi - me-
morie - storiche. In Imola, per
Gianbenedetto Filippini , 1808 ,
in 8.°
— Delle acque medicate di
Riolo nel territorio imolese. Vi-
cenza, nella stamp. Tura, 1783,
in 8.°
Nel 1785 lo stesso editore ripub-
blicò questo scritto.
— Dei bollitori di Bergullo e
suoi fanghi. Imola , stamp. del
Seminario, 1795, in S.*^
— Vita di Giulio Cesare Croce
imolese autore di Bertoldo e Ber-
toldino detto Giulio Cesare Croce
della Lira. Imola, Galeati, 1827,
in 8.'^
— Dell' acqua marziale della
Chiusa fra le sorgenti minerarie
di Riolo - memoria - Imola ,
Galeati 1828, in 8.°
— Memorie biografiche degli
illustri imolesi le cui imagini
sono locate in questa nostra
Iconoteca. Imola, Galeati, 1828,
in 8.°
Arrivo e soggiorno in Imola
della S. di Nostro Signore Papa
Pio Sesto. Imola, dal Dalmonte,
1782, in 4.° s. a. i.
Assemani Simone — Illustra-
zione della Patena mistica cre-
duta di S. Pier Grisologo. Pa-
dova, stamp. del Seminario, 1804,
in 4.° fiff.
Bagli Gaspare — L'archivio
Sassatelli in Imola ( v. Atti e
Memorie della R. Dep. Stor, Patr.
per la Romagna. Serie III.^ Voi.
VI.° Fase. IV, V, e VI).
— Documenti Sassatelliani. (v.
Nozze Calari-Muzzi. Sett, 1889.
Tip. Zanichelli).
Questo opuscolo contiene un breve
di Leone X." a Giovanni Sassatelli
relativo ai Bentivoglio ed il Ben-
servito rilasciato da Prospero Co-
lonna pure a Giovanni Sassatelli.
— Lettere di Giovanni Sassa-
teili a Lorenzo De' Medici. Imola
Tip. d' Ignazio Galeati e figlio
1890 op.
Baluffi Gaetano — Lettere
pastorali ed altre pubblicazioni
sacre. Imola, Galeati, 1881, in 8.°
— Nel solenne ingresso alla
sua Chiesa. Omelìa. Imola Tip.
Vescovile, 1846, in A."
Bandi Carlo — Svnodus Imo-
lensis Dioecesis. Imolae , Typis
Episcopalibus, 1766, in 4.°
Bassani Ilarione — Rifles-
sioni nella causa degli ex cano-
nici d' Imola, arrestati per pre-
teso attentato alla Sovranità ed
insubordinazione alla cisalpina.
Lugo , presso il citt. Melandri,
anno IV repubbl. in 4.°
Benefici di Giovanni Mastai
Ferretti ora Pio IX, alla diocesi
d' Imola. Modena, per gli eredi
Soliani, 1846, in 8.*^
Bottardi Flaminio — (Fla-
minio da Parma). Della Chiesa
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 47
e Convento di S. Maria delle
Grazie presso Imola (r. Memorie
istoìnche delle Chiese e Con-
venti dei frati minori di Bo-
logna Voi. Ili, pag. 109 Par-
ma 1760).
Bottrigari Enrico — Notizie
necrologiche e biografiche in-
torno al N. U. Avv. Domenico
Dalmonte Casoni. Imola , Tip.
Galeati, 1870, in 8.° (v. Atti e
memorie della R. Deputazione
di Storia Patria per la Roma-
gna. Anno IX. Bologna 1810).
Bragaglia Sac. Luigi — Breve
ragguaglio della prodigiosa e ce-
lebre immagine della B. Vergine
del Piratello. In Faenza, presso
Giosefiantonio Archi, 1791, 8."
Fu ripubblicato nel 1832 in I-
mola per Ignazio Galeati in 8.°
— Breve ragguaglio dell' ori-
gine e progresso della divozione
air antica immagine di Maria
Vengine della salute degli in-
fermi che si venera nella chiesa
parocchiale de' Servi d' Imola.
Ivi, presso Ignazio Galeati, 1835,
in 4."
Bralda Pietro — Nei funerali
del giorno Settimo celebrato in
Udine al Padre Don Alessandro
Tartagna. In Udine, nella starap.
de' fratelli Pecile, 1814, in 8.°
Breve ragguaglio delle solenni
feste celebrate in Imola per la
Promozione alla Sacra Porpora
dell'E. Cardinal Giancarlo Bandi
vescovo di detta città. Bologna,
per Lelio della Volpe, 1775, in
12.° g. s. a. i.
Bruschi Pietro — Panegirico
Funebre in morte dell' Ill.mo e
R. Sig. Card. Millino. In Faenza,
appresso Giorgio Zarafagli, 1629,
in 8.**
Burièl Antonio — A' ita di
Caterina Sforza Riario, contessa
d' Imola , e Signora di Forlì.
Bologna, nella stamp. di S. Tom-
maso d' Aquino, 1795, Voi. Ili,
in S.''
Calderini Vincenzo — Per
Domenico Roncaglia imputato di
omicidio. Imola, Galeati, 1858,
in ^^
Capitoli della grascia dell'IUma
Città d' Imola già riformati ed
approvati dall' E.mo e Rev.mo
Card. Durazzo legato di Roma-
gna 1703 , e ristampati d' or-
dine dell' Ill.mo Magistrato di
Luglio e Agosto 1729. Imola, E-
redi Massi, 1729 in 8."
Furono ristampati in Faenza pel
Benedetti nel 1759; poscia ancora
in Faenza per lo stesso Benedetti
nel 1762.
Capitoli per le scuole pubbli-
che della città d'Imola. Ivi, stamp.
Vescovile, 1777. in 4."^
Capitoli per le pubbliche scuole
del Comune d' Imola. Ivi, Filip-
pini, 1806, in 4."
Capitoli della Pia opera del
suftraggio d' Imola. Ivi, per U-
baldo Malpensi, 1708, in 8.°
Capitoli della Congregazione
de' settantadue preti, Eretta sotto
48
R, DEPUTAZIONE UI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
gli auspizj di S. Filippo Neri
nella Chiesa Parocchiale di S.
Jacopo Maggiore d' Imola. Ivi ,
per gli Eredi Massi, 1749, in 8.°
con ritratto.
Cardinali Vincenzo — In di-
fesa del dott. Francesco Magrini
accusato al Governo distrettuale
d' Imola d' ingiurie e contumelie
dall' Avv. Vincenzo Calderini co-
stituitosi aderente al fisco. Imola,
dalla Tip. Vescovile anno 1848,
in 8."
Cerchiari Giulio Cesare —
Camilla Alidosi de Norbani. Tra-
gedia. Imola, Galeati, 1879, in S.*"
— Lavinia de' Mascimbeni.
Melodramma. Imola , Galeati ,
1879, in 8.°
— Ad Imola sua patria ed al
magistrato di Lei, questo com-
pendio storico che fa parte del-
l'opera. - L'Itaìia in Miniatura
veniva dedicato, perchè celebrare
le patrie gesta fu ognora argo-
mento di affettuosa figliale ono-
ranza. 1846, in foglio, s. a. i.
— Ristretto storico della città
d'Imola. Bologna Tip. delle Muse,
1847, in 8.°
La narrazione storica va dalla
fondazione d'Imola all'anno 1847.
Nel 1848 fu ripubblicata con cor-
rezioni &<\ aggiunte, dalla tipografìa
Sassi, in Bologna, in ^.^
Cerchiari Gioacchino — Sulle
acque minerali imolesi osserva-
zioni terapeutiche. Ravenna, Ro-
veri e Collina, 1830, in 4.°
— Sulle acque minerali imo-
lesi. Imola, Galeati, 1839, in 8.**
Chiaramonti Gregorio — E-
pistola pastoralis ad clerum et
populum corneliensem. Romae ,
per .Tnnchium, 1785, in 4.°
Codronchi Battista — De mor-
bis qui Imolae et alibi commu-
niter hoc anno MDCII vagati
sunt. Bononiae, apud Jo. Bapt.
Bellagambam, 1603, in A.^
Constitutiones editae, in dio-
ecesana synodo habita in Eccle-
sia Cathedrali Sancti Cassiani.
Anno Christi MDCCLXIV. Imola,
ex Typ. episcopali 1766, in 4.°
Constitutiones et monita e-
dita in Synodo Dioecesana Imo-
lensi habita die 22 Augusti 1584.
Bononiae, apud Alexandrum Be-
natium, 1585. in 4.°
Cortini Giuseppe Fortunato
— La Madonna del Piratello e
le feste centenarie del 1883. Voi.
1, in 8.° Imola, Galeati, 1889.
Dal Pozzo Francesco — Me-
morie Storiche intorno alla ce-
lebre e taumaturga imagine e
santuario di Maria Santissima
detta del Piratello principale pro-
tettrice della città e diocesi i-
molese. Imola, per Vincenzo dal
Pozzo, Stamp. Vescovile 1857,
in 4.'^ p.
De Columnula Beati Basilii Ci-
spadanae molis episcopi, — de que
illius altari quae sunt Imolae in
Abatiali S. Mariae in Regula.
Imolae, per Massam, 1666, in 4.°
Decreta synodus dioecesana
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA
49
imolensis. Anno MDCXII. Fauen-
tiae,tYp, Georgij Zarafaglij, 1622,
in 4.
Descrizione dell'apparato fatto
da' molto reverendi padri Cap-
puccini d' Imola nel solenne ot-
tavario celebrato per la canoniz-
zazione di San Felice. In Bologna
nella stamp. Gio. Pietro Bartiroli,
1714, in 4.° s. a. i.
Descrizione de' funerali ce-
lebrati in Imola alla memoria
dell' immortale pontefice Pio VI.
In Imola, dalla stamp. del Sem.
1823, in 4."*
Elogiorum specimen. F. A. I.
C. Foro corneliensis. Laus vir-
tutis, meriti, laboris proemium.
Bononiae, ad signum columbae,
1784, in 12.°
Emaldi Giuseppe — Discorso
sul dono deir lU.mo Cav. Avv.
Giovanni Codronchi Argeli, della
collezione di tutti gli scrittori
imolesi alla biblioteca. In Imola,
1847, in 8.°, s. a. i.
Ettorri Paolo — De S. Epi-
scopi et martyris Cassiaui. Imo-
lae, patroni laudibus. Bononiae,
Benatium, 1612, in 8.°
Fanti Innocenzo — Imola sotto
Giulio II. Imola, Galeati, 1882,
in 8.°
— Sguardo retrospettivo al-
l' arte in Imola. Ivi, Galeati I-
gnazio e figlio, 1883, in 8.°
— Notizie storiche ed econo-
miche deir Asilo Giardino d' I-
mola presentate all' Esposizione
delle Provincie dell' Emilia in
Bologna nel 1888. Imola, Galea-
ti, 1889, in 4.°
Fantini Antonio — Feste ce-
lebrate per la promozione alla
Sacra Porpora del Card. Gaetano
Baluffi. Imola, Galeati, 1847, in
4.*»
Faustinmaria (Frate) di S. Lo-
renzo — Storia del beato Gio-
vanni Tavelli da Tossignano pri-
mo religioso gesuato. Mantova,
Pozzoni, 1753, in 4."
Ferrarini Antonio e Giuseppe
Mongardi — Analisi delle acque
minerali del Monte Castellacelo
d'Imola. Ivi, Galeati, 1831, in 8.''
Ferri Girolamo — Elogio del
Sig. Conte Camillo Zampieri (v.
Giornale de' letterati Tomo LV,
Pisa 1784).
Forchielli Luigi — Le scuole
Elementari del Comune d' Imola
dal 1860 al 1887. Imola, Galeati,
1889, in 8.°
Forma del giuramento dell'in-
gresso dell' Illustrissimo Magi-
strato d' Imola. Ivi, per Carlo
Giuseppe Massa, 1695, in 4.°
Fu ripubblicato in Imola pel Massa
medesimo in 4.^ s. a. «., poi, una
terza volta in Faenza pel Ballanti
e Comp. nel 1751, in 4.^
G. A, — Manicomio in Imola,
(v. Utile Dulci n.° 32, anno
1843).
Galletti Pier Luigi — Perizia
su di alcuni istrumcnti, ed altri
monumenti di mezza età alterati
da Nicolò Serafini di Catino in
Sabina per farsi credere della
4
50
Jl. DEPUTAZIO.NK DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
nobilissima Famiglia dei Conti
di Canio della diocesi d' Imola
(v. Calor/erà, Opuscoli Scientifici.
Tomo XXVII).
Galli Romeo — I manoscritti
e gli incunabuli della Biblioteca
Comunale d' Imola. Imola, Ga-
leati, 1894, in A."
Nella prefazione è tratteggiata
brevemente la Storia della Biblio-
teca d' Imola.
Gardenghi Giovanni — Sulla
pittura del Signor Ignazio Zotti,
arringa pronunciata all' Illustris-
simo Consiglio Comunale d'Imola.
Ivi, presso Ignazio Galeati, 1836,
in 8.°
Garravina Antonio — In am-
plissimo funeri Taddei a Vulpe.
Inscriptiones expositae in Eccle-
sia S. Cassiani. Imolae , in 4.°
s. a. i.
Garuffì Malatesta Giuseppe —
Accademia d' Imola (v. U Italia
accademica^ ossia le Accademie
aperte a pompa e decoro delle
lettere. Parte I.^ Rimini per
Già. Felice Bandi 1688, in 5.°).
Gessi G. — Cenni biografici
del Conte Tiberio Troni. Faenza,
dalla Tip. di Pietro Conti, 1854,
in 8.°
Ghepardi Dragomanni Fran-
cesco — Biografìa di Antonio
Mezzanotte. Imola, Galeati, 1843,
in 8.°
Giacomo da Imola — Canzone
con due lettere 1' una del Sig.
Giustiniano Pagliarini, l'altra del
Sig. Can. Francesco Maria Man-
curti (v. Calogerà. Nuova raccolta
d' opuscoli. Tomo X XXV III ,
pag. 403).
Vedi a questo proposito i due
sonetti di Antonio da Ferrara, pub-
blicati da Luigi Crisostomo Fer-
rucci nel Giornale Arcadico, Tomo
CLIII.
Ginanni Pietro Paolo — Me-
morie storiche dell'antica ed il-
lustre Famiglia Alidosi. In Roma,
in 4.° s. a. i.
L' opera fu pubblicata anonima.
E lavoro eruditissimo.
Ginnasi Domenico — Memorie
storiche sull' arrivo di Sua San-
tità Pio VII e la centennaria del-
l' incoronazione della B. V. del
Piratello. Lugo, Melandri, 1815,
in 4.°
Queste memorie furono pubblicate
anonime.
Giordani Gaetano — Di una
dipintura a fresco scoperta nella
chiesa de' frati minori dell' os-
servanza vicino alla città d'Imola,
(v. Atti e memorie della R. De-
putazione per le Romagne. Anito
IV Bologna 1866).
Giordani Pietro — Sulle pit-
ture d' Innocenzo Francucci da
Imola. Discorsi tre. Milano, Gio-
vanni Silvestri, 1819, in 8.°
Fu pubblicato solamer:te il primo-
di questi discorsi. Nel Giornale Ar-
cadico, Voi. I.o, pag. 161 anno 1819,
e una recensione di questo opuscolo.
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 51
Guerrini Olindo — La vita e
le opero di Giulio Cesare Croce.
In Bologna, Zanichelli, 1879, in
8.°, con ritratto.
Imola liberata dal contagio.
Oratorio posto in Musica dal Sig.
Oiangasparo Loreta imolese. I-
mola, eredi Massi, 1732, in IS.*'
Imola a Mazzini e Garibaldi.
8 giugno 1884. Imola, Lega Ti-
pografica, 1884, in 8.°
In Morte del Cavaliere Conte
Nicola Codronchi imolese compo-
nimenti recitati la sera delli 18
luglio 1819. Dalla Tip. Barbiani,
in S°
Lanzoni Filippo — Della vita
e degli scritti del Cav. D.r An-
tonio Nardozzi. Commentario. I-
mola, Galeati. 1893, in 8."
Litta Pompeo — Alidosi d'I-
mola — ( V. Famiglie celebri
italiane, disp. LXXIIl. Milano
1851).
Liveranl Francesco — Del
perchè Imola è cosi chiamata.
Perugia, Bartelli, 1876, in 8.°
Lolli Luigi — Osservazioni sulla
incompatibilità della legge Co-
munale e Provinciale in punto al
mantenimento degli esposti colla
convenzione 16 marzo 1838, fra
i Comuni diocesani e il Brefo-
trofio Imolese. Imola , Galeati ,
1872, in 8.°
— Il manicomio d'Imola. Studi
(Parte Statistica). Imola, Galeati,
1874, in 8.°
— Resoconto della rendita e
spesa patrimoniale e dell' eser-
cizio della beneficenza e dell" 0-
spedale di S. Maria della Sca-
letta d'Imola, durante il quin-
quennio 1878-82. Imola, Galeati,
1883, in 8.°
— L'ospedale di S. Maria della
Scaletta d' Imola e gli esposti
diocesani. — Relazione storica
amministrativa. Imola , Galeati ,
1879, in 8.°
— Fine della lite per gii e-
sposti, fra l'ospedale di S. Maria
della Scaletta e i comuni della
diocesi d'Imola. Ivi, Galeati, 1883,
in 8.°
— Il Manicomio d' Imola —
Monografia presentata all' Espo-
sizione Emiliana per il 3.** con-
corso sui manicomi. — Imola, Ga-
leati, 1888, opus, in 4.°
— Origini e fondazione del
Manicomio d' Imola. Imola, Ga-
leati, 1890. Opusc. in 8.^
— L' opera pia di patrocinio
pei poveri pazzi nel Manicomio
d' Imola. Bologna, Società Tip.
Azzoguidi, 1892, opusc. in 8.°
Lucchini Emilio — De Sancti
Cassiani. Vita et morte, compen-
dium. Bononiae, apud haeredes
Rossij, 1614, in 8.°
Maccolini Giuseppe — Bio-
grafia di Giuseppina Vespignani.
Faenza, dall' Imprimerla Casali,
1845, in 8.°
Manaresi Antonio — Vita di
S. Pier Grisolugo, Forlì , pel
Selva, 1670, in I2.°
Manaresi Silvio — Alcune pa-
role sulla nostra agricoltura. I-
52
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
mola, Lega Tipografica, 1878,
in 8.°
Mancurti Francesco Maria —
Vita (li Gio. Battista Zappi imo-
lose. In 8." s. a. i.
— Gentilitia stemmata Epi-
scoparum forocoimeliensium co-
lorata. 1750, in 4,'', s. a. i.
— In aclventu Enain : ac Re-
verendissimi Principis Joseplii Ac-
coramboni S. R. C. Cardinalis am-
plissimi ad Forum Cornelii, se-
demque suam Episcopalem gra-
tulatio. Roraae. Typ. Antonii de
Rubeis 1719, in 8."^
— Vita di Giovanni Cardinali
arciprete della Chiesa Paroc-
chiale di S. Lorenzo d' Imola.
Faenza, Archi, 1732, in 8.°
Manzoni Antonio Maria —
Tnmuliis Sanctorum Projecti, et
Mavrelii civium Episcoporum, ac
protectorum urbis Corneliensis il-
lustratus. Imolae, apud haeredes
Massae, 1703 in 12.°
— Episcoparura corneliensium
historia. Faenza , per Antonio
Giuseppe Archi, 1719. in \^
Opera erudita ed importantis-
sima.
Mari Adriano — Voto per
la congregazione di Carità d' I-
mola contro la provincia di Ra-
venna e i comuni della diocesi
imolese. Mantenimento degli e-
sposti. Firenze , Nicola] , 1876 ,
in 8.°
Masotti Luigi — Breve rag-
guaglio della B. V. del Piratello.
Faenza, Archi, 1791, in 8.°
Memoria di fatto e di diritto
con conclusioni per 1' ospitale
d' Imola, nella causa di detto o-
spitale contro la provincia di
Ravenna, ed i comuni diocesani
in punto a mantenimento degli
esposti. Imola , Galeati , 1871 ,
in 4."
Memoria storica della Vergine
Maria di Ponte Santo - desunta
dalla edizione del 1780 fatta in
Faenza per l' Archi. Imola, tip.
del Seminario, 1817, in 12.°
Menzione scritta e deposta né
pubblici atti per decreto del Con-
siglio della città d' Imola de' 9
dicembre 1833, dal segretario co-
munale in testimonianza di onore
e di gratitudine al defunto con-
sigliere Francesco Guichard, pel
legato di ^ 1000, disposti da
lui onde provvedere all' acquisto
di un pubblico orologio. Imola,
tip. Ignazio Galeati, 1834, in 8.°
Mezzamici Cesare. — Notitie
historiche delle operationi più
singolari del sig. Cardinale Do-
menico Ginnasio. In Roma per
Ignazio de Lazari, 1684 in 4°.
— Specchio della cristiana pietà,
espresso nella vita esemplare del
Cardinal Domenico Ginnasio. In
Roma per Domenico Antonio Ei*-
cole, 1696, in 4.°
Missirini Melchiorre — Di due
pitture inedite. Breve documento.
Roma, dalla tip. di Domenico
Ercole, 1827, in 4.° g.
Parla di Domenico Succi imolese
che trovò, primo, il modo di tra-
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 53
sportare gli afreschi sulla tela, e di
Pietro Paolo Montagnani.
Mita Domenico — Vita Divi
Petri Chrysologi , Ravennatum
Episcopi. (Sta in principio della
raccolta di omelie e sermoni del
Grisologo , curata dallo stesso
Mita). Bononiae, pei Carolum
Zeneriim, 1643, in 4.°
Montanari Domenico — Isti-
tuto del Buon Pastore - brevi
notizie - Imola, Galeati, 1884,
in 8.°
Montanari Giuseppe Ignazio
— Necrologia di Giovan Battista
Poletti (v. Utile Bulci. n.° 14,
anno 1846).
Morelli Cosimo — Pianta, e
spaccato del nuovo teatro d' I-
mola. In Roma , nella Stamp.
Casoletti, 1780, in foglio flg.
Fu l'istampato in Imola pel Dal
Monte nel 1793.
Morici Moricio — Liber stem-
matum in quo epigrammata pre-
cipue ad cives imolenses conti-
nentur. Bononiae, per Benatium,
1588, in 8.°
Morsiani Guadalti Domenico
— Del luogo dov' è morta la Con-
tessa Caterina Sforza signora
d' Imola e Forlì. Bologna, Soc.
Tip. Azzoguidi, 1880, in 12.°
Muzzi Salvatore — Notizie
intorno alla vita del Conte Cav.
Avv. Giammaria Regoli. Bologna,
alla Volpe, 1846. in 8.°
Napoli Lodovico — Della pas-
sione et morte di Santo Cassiano
martire et vescovo d' Imola, tra-
dotta da versi latini di S. Pru-
dentio. In Ferrara, 1585, in 16.°
s. a. i.
Negri Paolo — Storica nar-
razione del processo compilato in
Imola contro il cittadino Paolo
Negri e pubblicato da lui me-
desimo. Imola, nella stamp. na-
zionale, l'anno 6.° Repubblicano,
in 8.*»
Negri Pietro — Memoria so-
pra il bruco che devasta i semi-
nati di frumento nelle provincie
di Bologna, Romagna e Ferrara
nel 1833. Bologna, Nobili, 1833,
in 8°.
N. N. Cenno intorno ad una
statua rappresentante « Amore »
opera di Cincinnato Baruzzi (v.
Giornale Arcadico^ Tomo XV,
anno 1822).
— Brevi cenni intorno alla
vita del Cavalier Luigi Angeli
imolese (v. Giornale Arcadico^
Tomo LVI, anno 1832).
— Necrologia del Dottor An-
tonio Gentilini (v. Utile Buìci,
n.° 21, anno 1844).
Oliva Fabio. — Vita di Cate-
rina Sforza signora di Forlì e di
Imola. Forlì, Casali 1821, in 8".
Orazioni e iscrizioni pei fu-
nerali in Ravenna di monsignor
Antonio Codronchi, alle quali va
innanzi il racconto dei medesimi.
Ravenna, per le stam.^ dei Ro-
veri, 1826, in 4.°
Ordinatione capituli provin-
cialis Imolae celebrati MDLXXV
54
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Borioniae, Peregrinus Bonardus
excudebat. Sono quatti^o carte
senza numerazione.
Orioli Leonardo — Lettere di
Monsignor Antonio Codronchi ar-
civescovo di Ravenna e sua bio-
grafia. Ravenna, nella tip. Ro-
veri, 1841, in 8."
Oriundo Imolese — Di Tad-
deo della Volpe celebre condut-
tiero delle Venete arnai. Cenni
storici. Bologna, tip. Fava e Ga-
ragnani, 1868, in 8.°
Attribuito al Comm. Francesco
Zauibrini. Neil' Archivio Storico,
Tomo X, parte 1-^ Serie 3.°, pag.
229, Anno 1869, è un articolo bi-
bliografico intorno a questo opu-
scolo, di G. Sforza.
Palazzi Andrea — Oratio ha-
bita Forocornelii, Bononiae, Jo.
Rossij, 1573, in 8.°
Stampa assai rara.
Paleotti Ridolfo — Episcopale
della città e diocesi d' Imola
nella quale si contengono quasi
tutti gli ordini pubblicati dal
medesimo al suo popolo. Bolo-
gna, pel Benacci, 1(316, in 4°
Pancaldi Ferdinando — Re-
lazione risguardante la proprietà
0 dominio de' compadroni dei
Molini , nel canale d' Imola e
r acqua che scorre, nel mede-
simo. Bologna, tip. all' Ancora^
1862, in 8.**
Paoli Sebastiano — De pa-
tena argentea Forocorneliensi o-
liin S. Petri Chrysologi, disser-
tatio, Neapoli, 1745, in 8.° fig.
s. a. i.
Papotti Giulio — Memorie sto-
riche per servire alla vita di S.
Pier Grisologo. Imola, tip. del
Seminario, 1792, in 8.°
Papotti Tiberio — Elogi di
illustri imolesi — Elogio di Lo-
dovico Barbieri. Imola, per Igna-
zio Galeati, 1832, in 8.°
— Elogio di Taddeo della Vol-
pe. Imola, tip. Benacci, 1832,
in 8.°, con tavola.
— Elogio di Alessandro Tar-
tagni, 1832, in 8." s. a. i.
— Notizie intorno alla vita di
alcuni illustri imolesi che vissero
nel secolo XVIII. Imola , per
Ignazio Galeati, 1834, in 8.°
Le notizie contenute in questo
volume rlsguardano:
Conti Jacopo Giureconsulto e let-
terato.
Codronchi Antonio Arcivescovo e
letterato.
Codronchi Nicola Cavaliere let-
terato.
Mancurti Francesco Maria Cano-
nico, istorico.
Morelli Cosimo Architetto.
Rivalta Giuseppe Maria letterato.
Zampieri Antonio poeta.
— Biografia del Conte Carlo
Mazzolani. Imola , Ignazio Ga-
leati, 1837. in 4.°
— Elogio di Innocenzo Fran-
cucci. Imola, dalla Tip. Benacci,
1840. in 8.°
— Elogio di Giovanni Sassa-
telli. Forlì, presso Luigi Boi'-
dandini, 1840, in 4.°
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 55
Una seconda edizione di questo
elogio fu pubblicata in Bologna, pei
tipi di Jacopo Mai'sigli, 1842. in 8.0
Parere sulla pertinenza di uno
Stemma che esisteva sopra l' arco
ci' ingresso al Castello di Fon-
tana ristampato con note ag-
giunte. Imola, dalla tip. Benacci,
1839, in 8."
Pasetti Giuseppe — Nelle so-
lenni esequie all' E. e R. Prin-
cipe Giancarlo Cardinal Bandi
Vescovo d' Imola. Orazione. In
Imola, per Giovanni Dal Monte.
1878, in 4.°
Pasolini Pier Desiderio — Ca-
terina Sforza. Voi. III." Ermanno
Loescher, 1896, in 8.° fig.
Pastrizio Giovanni — Pate-
nae argenteae mysticae , quae
utpote Divi Petri Chrysologi ,
Foro-Corneliensis civis atque ra-
vennatis Archiepiscopi manus ecc.
Romae, typ. Antonij de Rubeis,
1706, in 4.°, fìg.
Poletti Luigi — Intorno alla
Silvia del Cav. Cincinnato Ba-
ruzzi. Nella stamp. del Giornale
Arcadico presso Antonio Boul-
zaler, 1827, in 8.°
Estratto dal Giornale Arcadico,
Volume del Luglio 1827.
— Cenni biografici del Cav.
Cincinnato Baruzzi (v. Utile Dulci,
n.'* 29 anno 1844).
— Necrologia di Pietro Gar-
denghi (v. Utile Bulci n.° 32,
anno 1845).
Pro memoria per gli illu-
strissimi consiglieri della città
di Imola, che in avvenire sarano
destinati ad esercitare F Uffizio
di Grascieri. In Imola, pel Dal
Monte, 17S8, in foglio.
Prudenzio (San). — Della
passione e morte di San Cas-
siano martire e Vescovo d'Imola
tradotta dai versi latini di S.
Prudenzio. In Ferrara, per Vit-
torio Boldrini, 1585, in 12.°
Raffaelli Filippo — La depo-
sizione di croce dipinta da Fran-
cesco da Imola. Macerata, presso
Alessandro Mancini. 1854, in 8.**
s. a. i.
Il Francesco da Imola di cui
parla 1' opuscolo è Francesco Ban-
dinelli scolaro del Francia, ricor-
dato dal Malvasia nella Feìsina
Pittrice, Tomo I.^, pag. 60. Bologna
1678.
Rambelli Gianfrancesco — No-
tizie di Pietro Antonio Meloni
(v. Giornale Arcadico, Tomo
LXVII, anno 1836).
Regole da osservarsi dalle a-
lunne del Pio conservatorio di
S. Giuseppe d' Imola. Ivi, tip. del
Seminario, 1818, in 8.*'
Regola e Capitoli della con-
gregazione delle donne eretta nella
chiesa di S. Carlo d' Imola sotto
la protezione ed invocazione della
B. V. e del Santo. Bologna, per
Sebastiano Bonomi, 1618, in 8.**
Regole e Capitoli della con-
gregazione dei cento fratelli di
Imola sotto la protezione ed in-
vocazione della B.ss Vergine, di
56
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
S. Pier Grisologo, di S. Gi-egorio.
Bologna, Cocchi, 1614, in 4."
Relazione della solenne inco-
ronazione della SS. V, del Pira-
tello, fatta in Imola il 15 Agosto
1714. Imola, per Sante Ucana,
1714, in 8.° p.
Requisiti delli Signori Con-
correnti alla vacantePretura del-
l' illustrissima città d' Imola. Ivi,
per gli Eredi Massi, 1760 (?) in
8.°
Riforma delli Capitoli e tasse
della gabella grossa della città
d'Imola, nell'anno 1749. Faenza,
Benedetti, 1749, in S°
Risoluzione dell' ilhistrissima
congi'egazione delle Scuole. Imola,
DerMonte, 1787, in 4.°
Rapporto suU' Asilo Infantile
d' Imola. Ivi, Galeati, 1848, in
8.° s. a. i.
Regolamento disciplinare pel
pubblico Ginnasio d' Imola. Ivi,
Galeati, 1833, in 4.°
Regolamento del corpo filar-
monico imolese. Imola, tip. del
Seminario, 1823, in 8.°
Fu ripubblicato pel Galeati nel
1827, in 8.°
Regolamento per 1' esporta-
zione di prodotti agricoli ed in-
dustriali del comune d' Imola
neir agosto 1883. Imola, Galeati,
1883, in 16.°
Riforma delli capitoli e tasse
della Gabella grossa della città
d' Imola, fatta nell' anno 1749.
Imola, stamp. Vescovile, 1770,
in 12.<^
Fu ripubblicato in Faenza nella
stamperia Vescovile nel 1794. in 8.*^
Romani Felice — Il trionfo
di Maria — Gruppo colossale
commesso da Carlo Alberto a
Cincinnato Baruzzi — estratto dal-
la Gazzetta Piemontese del 26 A-
prile 1844. Bologna, tip. Bolo-
gnese 1851, in 8."
Rusconi Antonio — Lettera
pastorale. Imola, tip. del Semi-
nario, 1825, in 4.**
— Epistola pastoralis ad cle-
rum et populum Corneliensem.
Romae. Burli'é, 1816, in 4.°
— Omelia nella solenne bene-
dizione del pubblico cimitero della
città d' Imola, recitata il 26 Ot-
tobre 1821. Imola, pel Seminario,
1821, in 4.°
Sabattani Giovanni — Camillo
Zampieri e il suo secolo, Imola,
Galeati, 1878, in 8.*»
— Giacomo Moratini. - Cenno
Storico - Imola, Galeati, 1878,
in 8.°
Salvardi Natale — Erma della
Malibran eseguita dal Cav. Cin-
cinnato Baruzzi. Bologna, dai tipi
di Annesio Nobili, e Com.° 1832,
in 4." p. con ritratto.
Sansovino Francesco — Ri-
tratto d' Imola (v. Ritratto delle
più notabili et famose città cVl-
talia , cart. 50. Venezia 1575).
S. Giovanni Grisostomo —
Una omelia voltata novellamente
in italiano dal greco. Imola, Ga-
leati, 1846, 8.°. s. a. i.
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMACtNOLA Ol
Spiegazione di alcuni para-
grafi de i capitoli delle pubbliche
scuole d' Imola esistenti nella
Magistrale Segreteria. Imola, Dal
Monte, 1777.
È un foglio grande aperto in
forma d' affisso.
Sansovino Francesco — Si-
gnori Alidosi. (v. Delia origine
et de' fatti delle famiglie illu-
stri d' Italia, pag. 252. Vene-
zia i609).
Scar abelli Gommi Flamini Giu-
seppe — Una parola sulle ossa
fossili dell' imolese, un catalogo
delle medesime. Bologna, Sassi,
1846, in S.°
— Nota intorno alle armi an-
tiche di pietra dura raccolte nel-
r imolese. Estratto dagli Annali
di Scienze naturali di Bologna,
fase, settembre 1850, in 8."
— Sulla diversa probabilità
di riescita dei pozzi artesiani nel
territorio imolese. Imola , Dal
Pozzo, 1850, in 8.°
— Sopra i depositi quaternari
dell' imolese. Estratto dagli an-
nali di Scienze matematiche e
fìsiche, pubblicati in Roma nel
gennaio 1852. Imola, tip. Belle
Arti, 1852, in 8.°
— Ricordo d' Imola. Carta geo-
logica del Monte Castellaceio e
dintorni d'Imola. Roma, litogr.
Dirano e Teano, 1881, in foglio.
— La Croce dei cappuccini
in Imola. Lettera scientifica. I-
mola, Galeati, 1873, in S.''
— I pozzi bianchi e neri della
città d' Imola, in relazione col-
r idrografia e coli' igiene. Imola,
Graleati, 1878, in 4.°, con due
tavole.
— Stazione preistorica sul
monte del Castellacelo presso
Imola scoperta ed interamente
esplorata. Imola, Galeati, 1887
- Voi. 1 in fol.° con 23 ta-
vole in litografìa delle quali 3
grandi a colori.
— Tavole dimostranti la scheg-
giatura delle pietre lavorate, qua-
ternarie, dell' imolese. Bologna,
litog.^ Wenk, 1888 - Tavole 2.
— Sulle pietre lavorate a grandi
scheggio del quaternario presso
Imola , Opusc. in d>P Parma ,
Battei, 1890.
Estratto, dal Bullettino di Pale-
tnologia italiana - Anno XVI (1890)
N. 11.
Sordi Federico — Consilia de
praeeminentia, et dignitate Ar-
chidiaconalus, Pi^aepositorum, Ar-
chipresl >y terarum Imolensium. Bo-
noniae, 1581, in 4.°, s. a. i.
Così cita il Ranghiassi quesf o-
pera che a me non fu dato vedere.
Stagni Lodovico — Ad illu-
strissimum et rev. dom. Rodvl-
phvm Paleotvm episcopvm imo-
lensem. Bononiae, apud Bartho-
lomeum Cochium, 1611, in 4.°
Statuti per le zitelle di S.
Giuseppe. Imola, Galeati, 1828,
in 8.°
Statuti, decreti et ordini della
58
R. DEPUTAZIOxNE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
città d'Imola. Ivi, Massa, 1696,
in 4/'
Una seconda edizione di questi
Stalliti fu pubblicata in Bologna
pel Rossi nel 1715, in A."
Statuti, decreti et ordini della
città d' Imola, concernenti 1' uf-
fizio dei Gonfalonieri e Magistrati
de' conservatori della città. Bo-
logna, Monti, 1647, in 4.**
Furono ripubblicati in Imola, per
Giacinto Massa nel 1674. in 4.'^
Stopiti Giuseppe — Scarabelli
Gommi Flamini Comm. Giuseppe.
Roma, Desiderii, 1884. in 4.°
Storia de' fatti ed avvenimenti
accaduti a Bolognesi Giuseppe
d'Imola dal 1799 a tutto li 3
giugno 1828. Faenza, Conti 1828,
in 8.°
Suzzi Arduino — Sacrae pa-
tenae D. Petri Chj'sologi expli-
catio. Bononiae , per Lelium a
Yulpe, 1727, in 4.°
Synodus dioecesana imolensis,
celebrata in catliedralis ecclesia
Sancti Cassiani. Diebus XXIX,
XXX et XXXI. Martij, Anno
MDCXCIII. Imolae, apud Caro-
lum Joseph. Massam, 1693, in
foglio.
Tamburini Giovanni — Cenni
biografici del Card. Gaetano Ba-
luffi vescovo d' Imola. Ivi, Galea-
ti, 1847, in 8.°
— Benvenuto Rambaldi da I-
niolà illustrato e di lui com-
mento latino. Imola, tip. Galeati,
1856, Yol. 3, in AP
Tasse de' fori ciuili della Città
d'Imola, Fatte, et approvate nel
publico Collegio degl' Ecc.mi Si-
gnori Auocati, e Procuratori, et
Signori Notari di detta Città et
confinanti. In Imola, per gli Eredi
Massi, 1697, in 4.°
Tedeschi Giovanni — Discorso
per la traslazione delle reliquie
di S. Cassiano. Bologna, Costan-
tino Pisarri, 1706, in 16."
Tozzoli Cassiano — Notizie
sulla vita e sugli studi di Nicola
Gommi Flamini, patrizio imo-
lese. Imola , Benacci , 1830. in
8.°
Ripubblicato in un Antologia di
Prose edita dal Benacci nel 1831,
in 16.0 Neil' Antologia di Firenze
Tomo XXXIX, anno 1830, è un
articolo intorno a questo opuscolo.
— Ordinato racconto con ta-
vole sinottiche dello sviluppo del
Cholera morbus in Imola, l'anno
1855. Pesaro. Nobili, 1835, Voi.
II, in 8.°
Toschi Pietro — Tributo del-
l'amicizia ad una tomba recente,
(del D.»" Giuseppe Guatteri). I-
mola, Tip. d' Ignazio Galeati e
figlio, 1873, in 8.°
Tre lettere inedite di Ercole
Duca di ferrara, di Gian Galeazzo
Maria Visconti e di Lucrezia Bor-
gia, per le nozze Borghesi-Re-
goli. Imola, Galeati, 1882, in 8.'*
Queste lettere risguarùiino la sto-
ria imolesd.
Ughelli Ferdinando — Imo-
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 59
lenses seu Forocornelii episcopi.
(v. Italia Sacra. Voi. 11.'^, col.
618 Venezia i7'17).
Utile Dulci (L') — foglio pe-
riodico scientifico, letterario, ar-
tistico, teatrale in Imola, diretto
da Antonio Yesi. Imola, presso
Ignazio Galeati, 1842-1846, Voi.
V. in foglio.
Vaccolini Domenico — Elogio
di Luigi Valeriani Molinari. Lu-
go, presso Melandri, 1829, in 8."
— Alcune lettere di risposta
al Prof. Valeriani. Lugo, pel Me-
landri 1832, in 8.°
— Notizie di Giuseppe Be-
nacci imolese. (v. Giornale Ar-
cadico Tomo CIV, anno 1845).
Versi e prose in morte di
Clelia Vespignani imolese, Imola,
tip. d' Ignazio Galeati, 1875, in
8.° con ritratto.
In principio sono alcuni cenni
intorno alla vita di Clelia Vespi-
gnani scritti dal Comm. Zambi'ini.
Vesi Antonio — Una passeg-
giata a Montebattagiia (v. Utile
Dulci., n.° 13, anno 1843).
In questo articolo il Vesi parla
della Valle del Santerno, di Tossi-
gnano e di altri castelli che in essa
valle si trovano.
— Belle Arti (v. Utile Dulci,
11.° 12, anno 1843).
È un articolo in cui parla di un
quadro di Giuseppe Manara pittore
imolese.
Zaccaria Antonio Francesco
— Series episcoporum forocor-
neliensium ab Ughellio digesta,
deinde a Coleto emendata et au-
eta, postremo a Zaccaria resti-
tuta, quinque cum dissertationi-
bus in Ughelli proemium - Acce-
dunt - Gesta Pii Papae Vlljam Fo-
rocornelii Episcopi, et Cardinalis
Ant. Rusconi episcopi imolensis.
Forocornelii , apud Benatium ,
Voi. II, 1820, in foglio, fig.
Zaccheroni Giuseppe — Let-
tera agli elettori del Collegio d'I-
mola. Torino, Vercellino, 1865,
in 8.°
Zacchiroli Matteo — Lettera
in elogio del Cav. Cosimo Mo-
relli. Cesena, per Biasini, 1782,
in 8.°
Zambrini Francesco — Prose
Rime edite ed inedite d' autori
imolesi del secolo XIV (v. Utile
Dulci n^ 3. 4, 5, 6, 7, 8, 9 anno
1846).
Ripubblicate in Imola per Igna-
zio Galeati nel 1846, in 8.0
Zandonella Giuseppe — Elo-
gio funebre del Sacerdote Ales-
sandro Tartagna. In Udine, nella
stamp. de' fratelli Pecile, 1814,
in 8.°
Tossignano
Benacci Giuseppe — Memorie
Storiche intorno alla terra di
Tossignano. Imola, Benacci, 1840,
in 8.°
60
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Codronchi Giovanni — Rela-
zione della Commissione col di-
segno di legge per l' aggrega-
zione dei comuni di Tossignano.
Fontana Elice e Castel del Rio
alla provincia di Bologna. Roma,
tip. della Camera dei Deputati.
1884. in 8.°
Compendio della vita di suor
Maria Annunziata Caravagli Tos-
signanese Terziaria dell' Ordine
M. C. di S. Francesco. In Ce-
sena, per gli Eredi Biasini, 1794.
in 8.° con ritratto, s. a. i.
Farini Pellegrino — Festa
centenaria del Beato Giovanni
Tavelli in Tossignano (v. Imola,
Utile Didci ; n. 26, anno Ì84Q).
Ferrari Gregorio — Vita morte
et miracoli dell' huomo di Dio il
B. Gio. Tavelli da Tossignano.
Ferrara, per Maresti, 1659. in 8.°
Fra Fausto da S. Lorenzo —
Storia del B. Tavelli da Tossi-
gnano, primo religioso gesuato.
poi vescovo cinquantesimo di Fer-
rara. Mantova, per Pazzoni, 1753,
in l."
Funerali rinnovati a Tossi-
gnano a Maddalena Ridolfl il
giorno XIX febbraio 18.38. Imola,
dalla tip. Benacci in 8." s. a. i.
Vesi Antonio — Ragionamento
intorno alla vera terra natale
del Sacerdote Domenico Mita.
Faenza, per Montanari e Mara-
bini, in 8.° s. a. i.
— Cenno storico di Tossignano
(v. Imola Utile Dula\ n." 1 e 2
anno 1843).
— Risposta alla dichiarazione
di Giuseppe Benacci intorno al
ragionamento di Antonio Vesi
sulla vera terra natale del sacer-
dote Domenico Mita. In fine.
Faenza, presso Montanari e Ma-
rabini, in 8.'' s. a. ?.
— Movimento e sacco di Tos-
signano nell'anno 1799 (v. Imola
Utile Bulci, n.** 7. anno 1845).
Rubicone
Ad eruditisslmos viros domi-
nos Academicos Regiarum Aca-
demicarum Parisiorum, Lendini,
Lipsiae ac Berlini. Latino e I-
taliano. In Faenza, presso 1' Ar-
chi, 1757, in 4° p°.
Attribuito a Gian Angelo Serra
Alcuni Cesenati — Nuova di-
fesa in favore del vero Rubicone
contro r innovazione fatta dalli
fautori del fiume Luso. In Faenza,
per r Archi, in 8'\ s. a. i.
Amati Basilio — L' isola del
congresso triumvirale, la selva
litana e il fiume Rubicone. Pe-
saro, dalla tip. Nobili, 1828,
in 12°.
Amati Pasquale — Disser-
tazioni tre sopra alcune lettere
del Dr. Bianchi e sopra la mo-
derna iscrizione Savignanese e
il Rubicone degli antichi. In
Faenza, presso l'Archi, 1761,
in 4^
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 61
Questo opuscolo non contiene che
una dissertazione in favore dei sa-
viguanesi e contro una lettera di
Giacomo Bianchi che fu stampata
nel 1750.
— Dissertazione seconda sopra
alcune lettere del Signor Dottor
Bianchi di Rimini e sopra il Ru-
bicone degli antichi. In Faenza,
presso r Archi 1763, in 4°. In
fine è una tavola corografica.
Bianchi Giovanni — Lettera
ad un suo amico, intorno ad una
iscrizione riflettente il Rubicone.
( V. Novelle letterarie . Tomo
Xl. col 323. 344. 383. 610.
641. 678. Firenze 1750 ).
— Due lettere sopra il Rubi-
cone degli antichi ( v. Calogerà.
Nuova raccolta cV ojncscoli. To-
mo II par/. 321 ).
Borghesi Pietro — Lettera in
difesa della sua iscrizione ( posta
al fiume di Savignano ) contro
il Dottor Giovanni Bianchi di
Rimini, in 4°. s. a. i.
Cedicene Bariodino — Ri-
sposta alla seconda lettera del
Conte Cesare Masini scritta al
P. D. Gabriello Guastuzzi. In
Pesaro, per li Gavelli, 1655,
in 12^
È opera di Pietro Borghesi.
Borghesi Pietro — Lettera
risponsiva ad un' altra del Sig.
Dottor Bianchi di Rimini.
E un frammento, di libro, di cui
non conobbi il titolo, che trovai in
una miscellanea della Biblioteca
Garabalunghiana, segnata D. P. P.
361. Unite a questa lettera trovai
altre due carte di un libro pure a
me ignoto, nelle quali è una lettera
di un N. N. savignanese (forse il
Borghesi stesso ) scritta ad un suo
amico di Venezia li 23 Novembre
1760, in cui si parla del Rubicone.
Braschi Gio. Battista — De
vero Rubicone. Romae, apud Ra-
phaelem Peveronum, 1733, in
4°, con due tavole idrografiche.
Difesa nuova del vero Rubi-
cone contro r innovazione fatta
dalli fautori del fiume Luso. Faen-
za, per r Archi, in 4°. s. a. i.
È^ opera di Gio. Angelo Serra.
Guastuzzi Gabriello Maria —
Parere sopra il Rubicone degli
antichi. — In Venezia, presso
Simone Occhi, 1749, in 8°, fig.
In fine vi è una tavola dell'an-
tico Rubicone; una descrizione del
Ponte di Savignano ed una tavola
del prospetto del ponte stesso. Nel
1750 quest' opera fu ripubblicata
dal Padre Calogerà nel Tomo XLII
della sua Raccolta di opuscoli scien-
tifici filologici.
— Conferma e parere sopra
il Rubicone degli antichi {v. Ca-
logerà. Nuova rac. ci' opuscoli
Tomo r. pag. 5, Venezia 1755)
— Lettera al padre lettore
Don Angelo Calogerà {v. Caloge-
rà. Nuova raccolta d' opus. To-
mo r, pag. 128. Venezia 1755).
— Risposta alla lettera del
P. Giannangelo Serra, scritta
62
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
sotto nome di Cesare Masini cese-
nate. In fine. Pesaro, nella stam-
peria Gavelliana 1755, in 12.
Lettera del solito letterato bo-
lognese scritta al P. M. R. Lett.
Angelo Calogerà. In Faenza, presso
l'Archi, 1757, in 4.°
Lettera seconda di un lette-
rato bolognese , scritta all' au-
tore delle memorie letterarie stam-
pate in Venezia presso Pietro
Valvasense. In Faenza , nella
starap. dell' Archi, 1754, in 4."
Lettera terza d' un letterato
bolognese scritta al Sig. Dott.
Giov. Lami, autore delle Novelle
Letterarie di Firenze. In Faenza,
presso l'Archi, 1757, in 4.°'
Lettera quinta del solito let-
terato bolognese scritta al P.
Zaccaria autore della storia let-
teraria. In Urbino, 1758, in 4.°,
s. a. i.
Queste cinque lettere furono scritte
da Giovannangelo Serra.
Manifesto del letterato bolo-
gnese contro la mendace iscri-
zione lapidaria eretta a S. Vito
dalli fautori del fiume Luso. Eie
Italiae finis quondam Rubicon.
In Faenza, presso 1' Archi, 1756,
in 8.
Il Ranghiassi attribuisce quest' o-
pera al Padre Guastuzzi.
Masini Cesare — Lettera scritta
al M. R. P. D. Gabriello Guastuzzi
sopra il particolare del corso
preciso che ebbe anticamente, il
fiume Rubicone. In Faenza, presso
l'Archi 1754, in 4.**
— Lettera seconda scritta al
P. D. Gabriello Guastuzzi, sopra
il particolare del corso del fiume
Rubicone. In fine. In Faenza,
per r Archi, 1755, in 4."
— Risposta alla lettera del P.
Giannangelo Serra da Cesena.
Pesaro, per il Gavelli, 1755, in
12."
— Replica alla risposta fatta
da un annonimo sotto nome di
F. Bariodino, sopra il particolare
del fiume Rubicone. In Faenza,
per l'Archi 1756, in 4.*^
Montalti Cesare — Epistola
de ueterum Rubicone (v. Gior-
nale Arcadico. Tomo LII, De-
cemhre 1831).
Risposta data alla difesa del-
l'anonimo circa il Fiume Rubi-
cone difeso. In 4.° s. a. i.
Risposta del letterato bolo-
gnese data alla lettera disserta-
toria composta dall' Emin. Sig.
Dott. Domenico Vandelli di Mo-
dena, sopra il vero fiume Rubicone
degli Antichi. In Faenza, nel'a
stamp. dell' Archi in 4.° s. a. i.
Sacchi Jacopo — Applausi ai
signori letterati riminosi per la
vittoria ottenuta in Roma nella
causa del Rubicone. Sonetti. In
Rimini, stamperia Albertiniana ,
1756. È un solo grande foglio
aperto.
Serra Gio. Angelo — Due ri-
sposte a due altre contrarie scrit-
ture nella celebre causa del Ru-
CONTRIBUTO AGLI STUDI DI BIBLIOGRAFIA STORICA ROMAGNOLA 63
bicone. In Faenza, pei' Giosef-
fantonio Archi, in 4.° s. a. i.
— Lettera scritta a Cesare
Masini in data di Ravenna li 8
maggio 1753. Faenza, per l'Ar-
chi, in 4.° fìg.
— Risposta alla seconda con-
traria scrittura nella celebre causa
del Rubicone dall' autore scritta
all' Ili.mo magistrato della città
di Cesena. In 4.° s. a. i.
Serpieri Guilio Cesare e Serra
Gio. Angelo — Fiume Rubicone
difeso dalle ingiuste pretensioni
delle due comunità di Rimino e
S. Arcangelo. In Faenza, nella
stamp. dell' Archi, in 8.° s. a. i.
Palcofilo C. — Lettera disser-
tatoria sopra il vero Fiume Ru-
bicone degli antichi, in data 15
maggio 1754, in 4.°, s. a. i,
E opera di Domenico Vandelli.
Villani Iacopo — Dissertatio
de Rubicone antiquo ariminensi
in Pisciatellum Caesenae. Lu-
cerna, apud Davidem, Hacett,
1647, sono otto carte senza nu-
merazione.
Ripubblicato dal Grevio nel Thes.
ant. et hisl. Italiae, Tomo VU, parte
IP. 1722.
Vincenzo da Cesena — De
Rubicone antiquo adversus ari-
minenses scriptores. Dissertatio,
Caesenae, 1643, in 4°. s. a. i.
E opei-a ili Simone Chiaramonti
e fu ripubblicata dal Grevio nel
Thes. ant et hiit. Italiae, Tomo
VII, parte IP.
Con questo opuscolo il Chiara-
monti risponde al primo degli scritti
citati di Iacopo Villani.
Zauli Naldi F. — Del corso
antico del Rubicone. — Memo-
ria — Firenze, tip. Successori
Le Mounier, 1870, in 12°, con
una tavola in fine.
Nota. Questo lavoro cominciato nel 1886, fu pubblicato nel bollettino
della R. Deputazione di Storia Patria delle Romagne in diverse puntate.
Tanto che, l'ultima venne pubblicata nel 1896. A parte le lacune originarie,
mancano , in questo lavoro, molte delle pubblicazioni di storia romagnola
che videro la luce nell'ultimo decennio, di guisa che è necessario più che
mai una appendice che amplii il lavoro e riferisca le ultime pubblicazioni
relative alla nostra storia, e questa si pubblicherà fra non molto.
Gius. Gaspare Bagli
I SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA
Uono assai interessanti per gli studiosi due necropoli galliche
rinvenute in questi ultimi anni nelì' alto-novarese e descritte dall' e-
gregio signor Enrico Bianchetti di Ornavasso, ora defunto. Presentano
poi un interesse speciale per la regione bolognese, essendosi in questa
rinvenute e prima additate agli studiosi dallo Zannoni e dal Brizio
tombe analoghe a quelle di Ornavasso; ne ho fatto uno studio parti-
colareggiato ed una analisi coscienziosa valendomi di un bel lavoro
pubblicato lo scorso anno (1) e di alcune fotografìe favoritemi. Credo
di qualche valore le osservazioni alle quali lo studio di quelle tombe
mi ha condotto, e sono certo che gli eminenti archeologi bolognesi
ai quali mi rivolgo in particolar modo, ne sapranno cavare conclu-
sioni assai complete e più importanti di quelle a cui sono giunto io
stesso.
Nelle prime pagine del presente scritto mi limito ad una pura
descrizione senza permettermi alcuna critica; nelle ultime espongo le
mie idee personali e istituisco alcuni confronti.
Ciò premesso presento senz' altro la mia analisi.
Ornavasso giace all'estremità meridionale della valle d' Ossola,
a breve distanza dal lago Maggiore e dal lago d' Orta. Al nord,
ed a poco più di un chilometro dalle ultime case di Ornavasso,
presso la ferrovia Novara-Domodossola si eleva un campestre orato-
rio dedicato a S. Bernardo. Nei primi di settembre 1890, nell'occasione
di uno scavo per sistemare le panchine della strada ferrata, si attivò in
quel luogo una cava di terra. Fu allora che si rinvennero cocci di antichi
(1) / sepolcreti di Ornavasso. Negli Atti della Società di Archeologia e
Belle Arti per la provincia di Torino. Voi. VI, 1895.
I SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA 65
vasi e frammenti di rame. Erano queste le tracce delle prime tombe di-
strutte per la solita avidità dei manovali ; gli oggetti frantumati e
guasti vennero raccolti dal Bianchetti che li elenca con cura. Accor-
tosi che si trattava di un vero ed esteso sepolcreto , ne inco-
minciò presto lo scavo regolare che fu condotto con tutta la serietà
scientifica, tenendo accurato elenco di quanto si rinveniva tomba per
tomba. Contemporaneamente, seguendo le indicazioni di chi ricordava
che altrove, 30 anni prima, s'erano rinvenute vecchie pignatte, il
Bianchetti dopo accurati scandagli interrotti e ripresi, venne a sco-
prire, poco lungi, in luogo detto in Persona., un altro sepolcreto.
Il sepolcreto a S. Bernardo occupa un' area quasi circolare di
circa 1700 metri quadrati. Le tombe tutte ad inumazione rinvenute
e scavate in esso furono 165, non comprendendo in questo numero
quelle state distrutte durante lo sterro per la ferrovia. Altre debbono
esistere nell' interno dell'oratorio, ed altre probabilmente in breve
spazio di terreno coltivato a vite.
Il secondo sepolcreto, quello denominato in Persona., occupa una
estensione maggiore, circa 2000 m. q. computando la sola parte e-
splorata finora, e diede pure 165 tombe, pure ad inumazione, ad
eccezione di due piccole tombe ad incinerazione e di alcune poche
a cremazione diretta., come le chiama lo scopritore, in cui cioè l' incine-
razione del cadavere ebbe luogo nella fossa medesima.
Cosi parla il Bianchetti della forma delle tombe.
Per le tombe ad inumazione, che sono le più numerose, veniva
praticata nel terreno una fossa rettangolare, entro la quale tutto in
giro costruivasi per lo più un muro a secco o rivestimento per l'al-
tezza di circa 40 centimetri. Entro la fossa, non mai lastricata o sel-
ciata, si adagiava supino il cadavere composto nelle vestimenta colle
fìbule a posto, le armille al braccio o al polso, gli anelli in dito. Altri
oggetti di ornamento si rinvennero allato al capo, presso il bacino,
fra i piedi. Oli oggetti di qualche valore, e così le monete, usa-
vansi posare sovra un'assicella di legno, e talvolta un pezzetto di
cuoio. I vasi di metallo, i fittili ed ogni stoviglia ai pieli e ben di
rado altrove; i balsamari di preferenza presso il capo. Le spade sem-
pre a destra del cadavere colla punta volta ai piedi e l'impugnatura
circa all'altezza della spalla, e così le lance di cui le cuspidi sopra-
vanzavano la testa del morto. I coltellacci si riponevano attraverso
66 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
al ventre, dal lato manco, ma non sempre, perchè non di rado veni-
vano pur essi allogati ai piedi al pari dei coltelli minori, delle falci,
delle scuri, delle forbici. Ricoprivasi il tutto di terra e pietre e lastre,
queste però non mai di tali dimensioni da poter coprire la fossa per
traverso, poggiando cioè coi due capi sul rivestimento o muricciuolo
dei fianchi, cosicché il peso delle pietre gravava sulla terra che rav-
volgeva il cadavere. La orientazione delle tombe nei due sepolcreti
era in generale da ponente a levante, ma piegando or più or meno
verso il mezzodì. Il morto invariabilmente deposto coi piedi verso
r oriente, meno due sole eccezioni nel sepolcreto in Persona. Delle
ossa dei sepolti, a causa della natm^a del terreno non rimase disgra-
ziatamente alcuna traccia, all' infuori di tre crani rinvenuti in Per-
sona e di pochi altri frammenti.
Per le tombe dette dall'autore a cremazione diretta, rinvenute
in numero di sette nel sepolcreto di Persona, la fossa si faceva più
larga e meno lunga che per quelle ad inumazione, vi si accatastava
la legna e disopra collocavasi il cadavere con qualche stoviglia; indi
davasi fuoco al rogo.
Un fatto osservato tanto nell'uno quanto nell' altro sepolcreto è
questo, che cioè, tranne qualche eccezione, la maggiore dotazione di
una tomba corrispondeva alla sua maggiore profondità e miglior co-
struzione di fronte a quelle meno riccamente provvedute.
Esposti questi fatti principali e molti altri che non posso che
accennare, passiamo ora alla descrizione degli oggetti che vennero in
luce dalle due necropoli di Ornavasso.
Le spade rinvenute ammontano a trentuna , e ventisette di
queste si sono potuto convenientemente ristaurare e conservare.
Il B. fa notare che benché in quei sepolcri quasi tutte le spade
si trovassero infrante, pure potè constatare all'evidenza e in modo
non dubbio che erano state deposte intere dentro 1' avello e che la
rottura ebbe luogo dopo lungo tempo dal seppellimento, sia per la
profonda corrosione del ferro sia per il soverchio peso del materiale
soprastante.
Delle spade di ferro di S. Bernardo, quattro hanno il fodero intera-
mente di lamina di bronzo, una di bronzo da una parte e di ferro
dall'altra, le rimanenti di ferro. Sono lunghe in media, compreso il
codolo, 0. 954, e senza il codolo 0. 812, con un massimo di m. I. 11
I SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA 67
per la spada completa e di rn. 0.90 per la sola lama. Il minimo sa-
rebbe rispettivamente di m. 0.87 e m. 0.70. La larghezza della lama
è in media di m. 0. 058.
Insieme a queste spade si raccolsero nel sepolcreto a S. Bernardo
anche gli anelli di bronzo e talvolta di ferro che completavano colla
■cinghia il sistema con cui reggevasi la spada al fianco destro.
Sei spade, e cioè una proveniente da S. Bernardo e cinque da
Persona si accostano maggiormente al tipo romano; sono più brevi
delle prime; in media, compreso il codolo m. 0.814 e m. 0.649 senza
èì esso, con una lunghezza massima rispettivamente di m.0. 84 e di
0. 70, e minima di m. 0,78 e m. .0,61.
Come il numero delle spade raccolte fu prevalente nel sepolcreto
a S. Bernardo, così in quello di Persona prevalse il numero delle lance.
Su 23 cuspidi rinvenute 19 lo furono in Persona e 4 a S. Bernardo,
Nelle tombe, unitamente con le cuspidi delle lance si trovarono
anche i relativi calzuoli, ossia puntali di forma unica. Tenuto conto
della distanza che nei sepolcri separava la cuspide dal puntale, si a-
vrebbe in media per una lancia completa la lunghezza totale di circa
m. 2. 10 a m. 2. 25.
■ Le scuri raccolte lo furono in numero di 18 : a S. Bernardo se
ne trovarono 11, e in Persona 7.
Quest'ultimo sepolcreto diede pure un umhone di scudo. Consta
essenzialmente di due ali di ferro, piatte e divergenti, accostate e insie-
me riunite a mezzo di una callotta alquanto emergente del diametro
di m. 0. 125 di cui la parte cava è di sotto.
Dei coltelli se ne rinvennero 53, di cui .33 a S. Bernardo e 20
in Persona. In media e sempre computando le lame soltanto, la lun-
ghezza corrisponde a m. 0. 195 e la larghezza a m. 0. 038.
In numero minore sono le falci e le roncole che insieme sommano
a 24 delle quali 14 provenienti da S. Bernardo e 10 da Persona.
Le forbici a molla furono 38 di cui 14 provvengono da S. Bernardo
e 24 da Persona, non computando nel numero quelle che, rotte a mezzo
della molla furono utilizzate servendosi delle due lame separate come
di due distinti coltelli.
Cinque rasoi o lame ritenute per tali si rinvennero a S. Bernardo e
uno in Persona. Sono lame di forma più o meno semicircolare ad ec-
68 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cezione di una che, essondo più allungata si accosta maggiormente
a quella dei rasoi moderni.
Aggiungansi sei strigiU di ferro, due graticole dello stesso me-
tallo, bullette da calzatura, anelli^ grappe, chiodi, ecc.
Tra gli oggetti di ornamento le fibule ammontano al numero di
252 di cui 131 dalle tombe a S. Bernardo e 121 da quelle in Persona.
Di argento 40, di bronzo 155, di ferro 57.
Quanto alla forma molte sono a lunga molla a spirale; in que-
ste talvolta la molla è formata da 50, 60 e perfino 70 giri di spire,
la lunghezza della molla a spira varia da 3 centimetri e mezzo circa,
fino a 25, e la lunghezza totale di tali fibule da 6 a 22 centimetri.
Oltre quelle a lunga molla a spirale che sono predominanti e
caratteristiche, si misero in luce altre fibule di vario modello. Tra
le più eleganti sono a notarsi quelle di argento che hanno la staffa
a straforo, l'arco di squisita fattura, la molla formata da un riccio
di quattro spire attraversato da un anello cui è attaccata una sottilissima
catenella a treccia. La loro lunghezza varia da 8 ad 11 cent, e fu-
rono tutte raccolte nella necropoli di Persona.
Altre, pure di argento, hanno la forma di un' arpa.
Tre singolari fibule di bronzo , provenienti da S. Bernardo hanUo
l'arco foggiato quasi a guisa di sanguisuga, con delle strie per traverso
ed una profonda solcatura per il lungo, la quale in origine era piena di
uno smalto bianco che Fazione del tempo e l'umidità ridussero poscia
in una pasta molle, ancora in parte visibile al momento della sco-
perta. La staffa si prolunga a nastro, rivolgendosi poscia indietro fino
a quasi toccare l'arco, e termina con uno scudetto rotondo, pur esso
in origine smaltato. La molla è di sei spire.
Altre di rame hanno il riccio di quattro spire; molte, anzi il mag-
gior numero, sono semplicemente a cerniera e colla stafta terminata
da un bottone.
Il Bianchetti indica varie altre forme che descrive e riproduce.
Altri oggetti descritti accuratamente dallo scopritore sono anelli^
armille, braccialetti. Questi ultimi di forme variatissime dovrebbero dar-
mi luogo ad un esame lunghissimo nel quale per non tediare non mi
è permesso di entrare; mi limiterò a dire di certi anelli che il Bian-
chetti chiama crinali i quali sono grandi anelli di argento di filo cilin-
drico piegati più 0 meno a guisa delle fìbbie usate alle scarpe nell'ultima
I SEPOLCRI GALLICI DELl' OSSOLA 69
secolo e oggi ancora dagli ecclesiastici. Di sette braccialetti a cerchio
semplice sei sono di S. Bernardo ed uno di Persona. Dieci braccialetti
di argento serpentiformi appartengono tutti a S. Bernardo. Sonvi brac-
cialetti a viticci, a fiorami, a corda e nodi, ecc. Nel sepolcreto di
S. Bernardo si rinvennero anche due braccialetti di vetro a cerchio
semplice simulante l'ambra.
Le due necropoli diedero anche quaranta anelli a sigillo, tredici
provenienti da S. Bernardo e ventisette da in Persona. — Le gemme
incise sono di corniola, di sardonico e di calcedonio; una ve ne ha
di ametista. Non poche erano di pasta vitrea. I soggetti rappi^sentati
sono molti e rari: quadrupedi, uccelli, insetti, un delfino, Ercole, Giove,
teste maschili, un trofeo, cornucopie, ecc. Uno dei sigilli ha incisa la
parola VITA, un altro la parole SPES. Ambedue provengono dal se-
polcreto in Persona. Di anelli con cammeo uno solo fu rinvenuto an-
che questo in Persona.
Oltre gli anelli digitali sopra notati altri pochi si raccolsero che
erano ftitti a viera od a cerchio semplice, fra cui due di oro e gli altri
di argento.
Il sepolcreto di S. Bernardo diede pure sette coppe di argento
della forma di una mezza sfera cava alquanto allungata a cono.
Troppo lungo sarebbe accennare a tutti gli oggetti d' ornamento
usciti dalle due necropoli; sono globettini e perline di vetro, di-
schetti, pallottole, un agoraio di bronzo, una pinzetta, specchi me-
tallici, una theca, un ago crinale, fusaiole di arenaria, di saponaria,
di terra cotta, di piombo.
Non molti, e per lo piti corrosi e guasti, sono i recipienti di
bronzo usciti dai due sepolcreti. Sono vasi ansati, da mescere, broc-
che, mezzine, ciati o ramatoli, simpoh\ padelle e casseruole, cal-
derotti, sitale ed altri.
Tra i fittili sono assai interessanti certi vasi che il Bianchetti desi-
gna sotto il nome di vasi a trottola. Di questi vasi caratteristiti ne usci-
rono centotre dagli avelli di S. Bernardo; nessuno da quelli di in
Persona. Questi vasi hanno un ventre ampio che nella maggior parte
forma uno spigolo più o meno pronunciato, bocca assai stretta in forma
di capezzolo, collo brevissimo, piede ad anello. Molti di essi portano segni,
anche alfabetici, e talvolta intere parole graffite sul ventre o nel cavo
•del piede. I caratteri appartengono per lo più allo stesso alfabeto a
70 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cui si riferiscono il VITILIOS del Soldo e il KOMONEOS VARSI-
LEOS di S. Pietro di Stabio.
Altri vasi d'argilla sono le olpi assai più comuni a Persona che a S.
Bernardo, limette^ orde orciuoli, stufarole, tripodi, tegghie^ scodelle^
coppe, a labbro rientrante, terrine, vassoi, piatti, patere, bicchieì'i, cop-
pe, tazze. Le coppe a labbro rientrante, al pari delle scodelle, al contraria
delle olpi, assai più comuni a S. Bernardo che a Persona. Fra i vasi
designati col nome di bicchiere, uno ha la forma del calathus greco (P.)
sette sono a base rigonfia (P.), uno a forma di tulipano o di campana
(P.), ecc. ecc. Il sepolcreto di Persona ha pure dato esclusivamente le
coppe di terra cenerognola a pareti sottilissime in vario modo bella-
mente ornate. Vennero invece esclusivamente da sepolcri di S. Bernardo
parecchie tazze di terra rossa o colorite in nero. Dal sepolcreto in
Persona, ed esclusivamente da questo provengono circa quaranta fittili
di terra fina, rosso corallina, che l'autore ritiene di fabbricazione are-
tina, le quali portano i soliti bolli in forma di piede, ecc.
Le stoviglie che recano graffito qualche segno, oppure qualche
lettera o nome intero, appartengono quasi tutti al sepolcreto di S. Ber-
nardo. Ammontano in complesso a sessantaquattro, di cui sette sola-
mente appartengono a quello di Persona. — Per contrario tutte le
stoviglie che recano il bollo di fabbrica impresso uscirono esclusiva-
mente da Persona e sommano a trentatre.
Non uno dei balsamari provvenne da S. Bernardo. Tutti senza
eccezione vennero scoperti in tombe di Persona. Sono trentaquattro
di vetro, alcuni di tèrra cotta, uno di pasta vitrea.
Nei sepolcreti di Ornavasso si rinvennero monete in quantità suf-
ficiente da poter dedurre le relative età dei sepolcreti stessi. Le
monete riscontrate nelle tombe ammontano in complesso a trecen-
totrent' una di cui centonovantadue spettano al sepolcreto di S. Ber-
nardo e centotrentanove a quello di Persona.
« La più antica fra le riconosciute è dell' anno di Roma 520,
» corrispondenle all'anno 234 a C. ; la meno antica è un M. B. dello
» imperatore Domiziano, coniato nell'anno di R. 833 o 834, corri-
» spendente agli anni 80 ed 81 d. C. Esse comprendono dunque un
» periodo di circa 314 anni. Ed è a notarsi in particolar modo che le
» più antiche fra le monete appartengono al sepolcreto di S. Bernardo,
» dove le medesime abbracciano il periodo fra gli anni 234 ed 88-
I SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA 71
» a. C. ; mentre nel sepolcreto di P., dall'anno 89 a. C. scendono al-
» anno 80 ad 81 d. C. >
Fra queste 331 monete otto sono galliche : sei, di argento, sono
imitazioni barbare delle emidramme e dei trioboli di Massalia, colla
testa di Diana a d. ; nel rovescio il leone gradiente; le altre due sono
di potin, e di tipi frequenti in Isvizzera e nel nord della Gallia.
Recapitolando diremo che dei due sepolcreti di Ornavasso, quello
di S. Bernardo è il più antico, e che l'altro di Persona ha avuto
piMncipio soltanto dopo che tutta l'area del primo ei-a occupata.
« Di fatto abbiamo or ora constatato che le monete più antiche
» appartengono a S. Bernardo e quelle meno antiche, le imperiali in
» ispecie, al sepolcreto di Persona. Inoltre la suppellettile funebre è
» nei due luoghi per alcun rispetto alquanto diversa ». Così ad esera-
pio le spade tipo La Tene, le coppe d'argento, i vasi a trottola, le
coppe ad orlo rientrante, meno una , le tazze di terra con vernice
nera, i piatti comuni sono esclusivi a S. Bernardo ; spettano invece
esclusivamente a Persona i vetri, i fittili di terra e di tecnica aretina,
i larghi piatti a fondo piano ed a sponde inclinate in fuori, meno
due esemplari ; le coppe di terra cenerognola, le bullette di ferro per
le calzature, ecc. Così pure nessuna traccia di tombe a combustione
a S. Bernardo, mentre in Persona la cremazione è rappresentata da
alcuni sepolcri.
« Devesi parimente ritenere, dall' insieme degli oggetti escavati,
» soggiunge il Bianchetti che i due mentovati sepolcreti appartennero
» non già a qualche colonia od a qualche presidio romano, come sulle
» prime si suole volgarmente credere ad ogni nuova scoperta di
» tombe antiche ; ma bensì ad una popolazione indigena, stabilita
» nel luogo, e di razza afiìne a quelle che popolarono 1' opposto ver-
» sante delle nostre Alpi del Canton Ticino, e qualche altro punto
» settentrionale del lago Maggiore ».
E il Bianchetti, che non si pronuncia in proposito, si limita solo a
l'opinione del De Vit, il quale ritiene « con vasto corredo di erudi-
» zione e di ragionamenti, che i primi abitatori delle nostre Alpi e
» delle nostre valli siano stati i Leponzii ... ».
A questo sunto mi sia concesso di aggiungere alcuno mie rifles-
sioni personali, risultato dello studio accurato della parte seconda e terza
72 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
del lavoro del Bianchetti, lavoro disposto in modo che ognuno potrebbe
quasi dire di assistere oggi ancora allo scavo di ogni singola tomba.
Secondo quanto sappiamo dopo la scoperta della tomba del Soldo
presso Alzate in Brianza (9 ottobre 1878) pubblicata nel Bullettino
di Paletnologia italiana' e gli studi successivi del Cipolla 2, del Ghe-
rardini •% i miei *, quei del Brizio * ecc., non possiamo oggi dubitare
che i due sepolcreti di Ornavasso non siano da attribuirsi ai Galli. E
benché il rito costante nel sepolcreto a S. Bernardo sia quello del-
l'inumazione e in quello di Persona, più recente, l'incinerazione vi
faccia solo qualche rara comparsa, tutto il corredo di quelle tombe,
dalle più antiche alle più recenti, ricorda le note scoperte del Soldo,
di Povegliano - veronese , di Este IV° periodo, di Introbbio, di Le-
gnano, di Mezzano, di Magenta, di Garbagnate milanese, di Reme-
delio, e finalmente le assai ben descritte e numerose rinvenute nel
Bolognese, nei predi Benacci, De Luca, Arnoaldi, alla Certosa, a Ce-
retolo, a Misano, ecc., nelle quali, or nell'una, or nell'altra si tro-
vano parte degli elementi e degli oggetti che tutti o quasi si ritro-
vano invece riuniti nelle due necropoli di Ornavasso, la seconda delle
quali è probabilmente, in ordine cronologico, la continuazione della
prima. — Anche la questione del rito funerario non costituisce una
difficoltà, poiché, come sappiamo, alcune delle tombe galliche del Bo-
lognese erano ad inumazione semplice, e a Remedello di sotto il rito
funerario è misto. Tali differenze di rito hanno certamente una grande
importanza e ci porteranno più tardi a risultati interessanti sulla etno-
grafìa delle varie popolazioni che occuparono ne' tempi primitivi la
valle del Po, e sulla storia delle migrazioni, delle sovrapposizioni
e della fusione delle singole civiltà. E perciò lo studio delle tombe
di Ornavasso è tanto più utile, poiché quelle necropoli, sviluppatesi
' Castelfranco, Bull, di Paletnol. ital., Voi. V, 1879, p. 6-28.
^ C. Cipolla, nelle Notizie degli Scavi comunicate ai Lincei, Roma,
i880, p. 238-241.
2 Gherardini, Notizie degli Scavi ecc., Roma, 1883, p. 383-414.
•* Castelfranco, Bull, di Palet. ital. , Voi. XII, 1886.
5 Brizio, Monumenti archeologici della prov. di Bologna, nella Guida
deir Apennino bolognese, 1881, e Tombe e Necropoli galliche della prov. di
Bologna, negli Atti e memorie della R. Dep. di St. P. , 1887.
1 SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA 73
per pili di tre secoli, possono servirci a determinare la cronologia
relativa delle altre tombe galliche rinvenutesi nella valle del Po, e,
per le monete rinvenute pure ad Ornavasso, anche la cronologia as-
soluta di ciascuna.
Senza entrare per ora in quistioni etnografiche, mi limito a pre-
sentare alcune delle osservazioni che mi vien dato di fare in seguito
allo studio del lavoro del Bianchetti.
a) Le spade, nel sepolcro di S. Bernardo, non vennero mai, se-
condo il B. , spezzate all'atto dell'inumazione. Notiamo però che, in
una delle tombe ad incinerazione rinvenute a in Persona , la spada
venne « fortemente ripiegata per metà, acciò potesse capire dentro
» alla piccola nicchia » il che ricorda simile fatto notato per due
tombe della Valsassina, una di Introbbio (1. e. p. 205) l'altra di
Casargo (1. e. p. 207).
b) Le tombe con spade o con cuspidi di lancia, per .quello che
sappiamo dei costumi dei Galli, sono senza alcun dubbio da attribuirsi
a guerrieri ; partendo da questa cognizione ed esaminando il resto del
corredo di quelle tombe, si può giungere a conoscere quali fossero
gli oggetti d' ornamento particolari agli uomini e quali alle donne, il
che giova a farsi un criterio degli usi e costumi. — Ecco il risultato
della mia laboriosa analisi :
Le fibule a due vermiglioni erano comuni ai due sessi, salvo
forse qualche differenza nelle dimensioni.
I braccialetti di metallo a cerchio semplice^ quelli a viticci , le
lame ritenute rasoi e le forbici a molla si trovano per lo più nelle
tombe con armi , e ne viene la conseguenza che , ove si rinvengono ,
se non sono tombe di guerrieri sono però sempre tombe di maschi.
L' uso delle forbici a molla , come corredo di guerrieri , più piccole
però di quelle galliche, si continua fino al tempo dei Goti, come ne
fanno fede, p. e., alcune tombe del Museo di Brera in Milano. Avranno
forse relazione , queste forbici, coli' antica costumanza nordica di
tagliare la barba e i capelli ai vinti., o come meglio sappiamo, ai
re decaduti, quale segno di avvilimento o di servaggio.
I braccialetti a fiorami , quelli a corda e nodi, quelli di un
semplice filo di argento , le armille serpentiformi di più giri, le
fibuline ad arpa, tutto ciò che in fatto di gingilli è formato di vetro
0 di pasta vitrea, anelli, braccialetti, perline, ciondoli, non si rinven-
74 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
gono se non in tombe che non contengono armi, e sono perciò con
ogni probabilità ornamenti muliebri. Anche gli anelli digitali di più
giri di filo .sono assai più frequenti nelle tombe ove non vi sono
armi. Giova qui notare che il Bianchetti chiama talora anelli e ta-
lora braccialetti, certe armille di filo troppo strette pei- essere infilate
nel braccio, o troppo larghe (e talora troppo strette) per essere in-
filate nel dito; si può ritenere perciò che si tratti di vere armille
crinali, ornamenti muliebri; gioverebbe cercare nelle accurate anno-
tazioni del Bianchetti, quelle non pubblicate, se tali armille si rin-
venissero talvolta presso il capo del sepolto.
e) Nelle tombe che, per le osservazioni di cui sopra, si ritengono
spettare a maschi, si rinvengono generalmente due assi i quali, secondo
nota il Bianchetti, o sono « corrosi » o «consumati» o « illegibili »
0 « irriconoscibili ». A me pare di vedere la conferma del fatto già
varie volte osservato, ed anche da me parlando delle tombe del Soldo,
di Mezzano, ecc. che cioè quelli antichi Galli usassero collocare nelle
tombe assi unciali contusi espressamente e guastati col martello. Ve-
diamo ora, dagli scavi di Ornavasso, che tali monete guaste spettano
a tombe di uomini. Rito notevole.
Per contrario, nelle tombe da attribuirsi a donne, invece degli
assi contusi, si rinvengono quasi sempre due vittoriati romani, per
lo più senza simbolo. Delle otto monete galliche, imitazione delle mas-
saliote, se ne rinvennero cinque in tomba di donna; una in tomba pro-
babilmente di donna; le due di potin in tomba di dubbia attribu-
zione. Si capisce che nelle tombe di femmine si sarà usato dapprima
collocare monetine galliche, o d'argento o simili all'argento; più
tardi, quando mancarono le monete galliche, i vittoriati avranno fatto
le veci delle prime.
d) Alcune tombe contengono talvolta insieme riuniti oggetti o
monete che ho più sopra attribuiti o agli uomini o alle donne. Citerò ad
esempio le tombe del sepolcreto a S. Bernardo segnate dallo scopritore
coi nn. 6, 7, 127, 128, 161, 162. Noterò anzitutto che dette tombe sono
fra le più ricche e le più grandi, e potrebbero aver contenuto i resti
di due persone. Aggiungerò che le tombe 6, 127 e 128 pi^esentavano la
particolarità di avere, dalla parte dei piedi, un loculo o nicchia entro
cui stavano riposti la maggior parte degli oggetti. Sono quindi tombe
fuori della legge comune, assai rimarchevoli, e di cui dovrà tener
I SEPOLCRI GALLICI DELL' OSSOLA 75
conto chi farà uno studio particolare dei riti funerari di quelle po-
polazioni. Probabilmente nelle sue note, non pubblicate, il Bianchetti
avrà segnato quali oggetti si rinvenissero nei loculi annessi alla tomba,
e quali nella tomba propriamente detta. È peccato si siano ommesse
tali indicazioni. Forse qualcuno penserà a colmare la lacuna, se le
annotazioni esistono ancora.
Le necropoli di Ornavasso sono preziose per la scienza ; servono
a rilegare fra di loro le tombe galliche della Valle del Po, e ciò per
un periodo di più di tre secoli, e perciò dovranno citarsi come termine
di paragone nella classificazione delle tombe galliche che s'avessero
a rinvenire ancora in quella come in altre regioni italiane.
P. Castelfranco
IL DUCA VALENTINO
DUE DOCUMENTI INEDITI
IVions. Gaetano Marini, profittando della carica di Pre-
fetto degli Archivi apostolici del Vaticano, arricchì l'Archivio
comunale di Santarcangelo di Romagna, sua patria, della copia
di una serie numerosissima di documenti, la maggior parte inediti,
che si riferiscono alla storia del Comune di Santarcangelo, o
de' suoi cittadini, o delle terre e castelli che facevano parte
del suo Vicariato. La collezione del Marini venne poi , non so
con quanto criterio , smembrata per dar luogo a varie carte
nelle diverse posizioni in cui fu distribuita la materia dell' Ar-
chivio. La maggior parte però rimase riunita nei fascicoli VI,
VII e Vili, del cosi detto Archivio Secreto, intitolati « Memorie
Storiche ».
Nello scorrere tali documenti parvemi potessero e doves-
sero interessare due di essi, che, a quanto mi consta, non fu-
rono prima d' ora pubblicati da alcuno, relativi a Cesare Bor-
gia. Si sa che questi precorse al diritto di conquista, ottenendo
r investitura di città e terre prima di cacciarne quelli che piti
0 meno legittimamente le tenevano; pare altresì che abbia usato
un sistema consimile per pagare il canone dovuto alla Chiesa
per i feudi cosi ottenuti. Questo almeno ci apprendono i docu-
IL DUCA VALENTINO, DUE DOCUMENTI INEDITI /7
menti in parola, di cui dobbiamo saper grado al Marini di averci
conservato una copia, preziosa pel caso che qualche manipola-
tore di storie ad usiim Delphini credesse bene sopprimerne gli
originali.
E invero le riabilitazioni del Borgia furono tentate da melti
con vario intento, anzi con intenti a dirittura opposti; così che
la figura dei Borgia, coi quali si apre il secolo XVI, è ancora
adombrata e non salta all' occhio di chi si fa a leggere le storie
nella sua interezza, perchè, come avviene di un ritratto, chi
ne infoscò le tinte, chi volle raddolcirle , chi pose sulle labbra
il sorriso, chi il ghigno di Satana.
Ogni contributo per quanto piccolo alla storia dei Borgia non
è adunque soverchio, perchè soltanto quando tutti i documenti che
li riguardano, senza esclusioni, saranno sottoposti al giudizio
imparziale dello storico potrà dirsi su di loro 1' ultima parola.
Questi due documenti, prescindendo anche dalla notizia
esatta della formazione dello Stato del Duca Valentino nei due
anni 1502 e 1503, ci danno la prova evidente che egli non
intendeva forse di pagare, e di fatto non pagava, alcun canone
alla Chiesa per i territori a lui dati in vicariato, i cui proventi
andavano quindi a suo totale beneficio, figurando per altro prò
forma nei Registri della Camera Apostolica come un giro di
partite il cui esito era coperto e giustificato dalla suprema au-
torità del Pontefice.
Giuseppe Castellani
78 R. deputazione: di storia patria per la Romagna
DOCUMENTI
I.
(Ex Tom. 54 Diversor. Camer. Alex. P.P. VI, pag. 199)
Alexander P.P. VI.
Fatemur recipisse in prompta et munerata pecunia a dilecto fìlio
nobili viro Cesare Borgia de Francia, Romandiole Valentieque Duce,
nostro et S. R. E. Confalonerio et Capitaneo generali, florenos auri de
Camera boni et justi ponderis duo milia prò censu Forlivii, Imole,
Cesene, Britonorii, Ariraini, Sarsinatensis, Pisauri etFaventie civitatum,
nec non terrarum Meldule et Sancti Maori, cesenat. dioec. ac comu-
nitatis Vallisamonis, aliorumque castrorum, terrarum, fortilitiorum ,
et locorum ac comitatus sibi per nos in Vicariatum sub titulo Du-
catus concessorum nec non florenos similes trecentos prò civitate Fani,
Montisflorum, Mondaini et aliorum castrorum, comitatuum, territo-
riorum et districtuura suorum sibi similiter per nos concessorum pre-
senti» anni debito. Quapropter motu proprio committimus et mandamus
dilecto fìlio nostro Raphaeli S.'i Georgii Diacono Card." Camerario et Ha-
driano electo Herfordiensi generali Thesaurario nostris, et aliis ad quos
spectat, quatenus dictam summam constituentem in totum duo millia tre-
centum ducatum similium ad ordinarium introitura ipsius Camere
poni et describi faciant ad introitum videlicet ab eo Duce prò censu
predictorum locorum presentis anni, ad exitum vero datis pi'o nonnullis
necessitatibus nostris, eidemque Duci quitantias solitas et consuetas
expediri procurent. In contrarium facientibus non obstantibus qui-
buscumque.
Dat. Rome in Camera apostolica die 28 lunii 1502, Pontificatus
.nostri Anno X.""*^ — Placet et ita fatemur et motu proprio mandamus.
R.
IL DUCA VALENTINO, DUE DOCUMENTI INEDITI 79
II.
(Ex Tom. 55 Diversor. Camer. ejusd. Pontif.. pag. 68, t. )
Alexander P.P. VI.
Motu proprio fatemur habuisse a nobili viro dilecto fìlio
Cesare Borgia Romandiole Valencieque Duce, S. R. E. Confalonerio
etCapitaneo generali, ducatos duo milia et trecentos auri in auro de Ca-
mera quos nobis et Camere Apostolice solvit prò annuo censu Forlivii,
Imole, Bertinorii, Arimini, Cesene, Pisauri, Favencie et Fani civitatum,
nec non terrarumMeldule, Sancti Mauri cesenatensis diocesis, Montisfloris
Mondaini, cum eius comitatu, ac coramunitatis Vallisamonis, alio-
rumque terrarura, castrorum fortiliciorum ac comitatus sibi in Vi-
cariatum sub titulo Ducatus per apostolicam sedera concessorum presen-
tis anni, finiti in vigilia Beatorum Apostolorum Petri et Pauli. Quare
dilecto filio Raphael! Sancti Georgii Diacono Cardinali Camerario, et
Venerbili Fratri Venture Episcopo Massen. generali Thesaurario nostris
mandaraus ut dictam summam duorum millium trecentorum ducat.
ad introitum et exitum Camere apostolice poni et describi faciant, ad
introitum videlicet a dicto Cesare Duce prò dicto censu Civitatum et
locorura suprascriptorum presentis anni, ad exitum vero nobis solutam
prò nostris necossitatibus, scripturasque et mandata ac quitancias
desuper necessarias expediri faciatis et extendatis: non obstantibus
quibuscumque.
Dat. Rome apud S. Petrum, die 28 lunii 1503, Pontificatus nostri
Anno XI.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI
NELLE UUm DEL SILLSRO E DELL' IDICE
Il Castello di Ganzanigo - Sua Chiesa pievana.
JJalle memorie patrie si ha la quasi certezza che il terri-
torio di Ganzanigo, ora frazione del Comune di Medicina dalla
parte nord-est, fu tra le plaghe della pianura cispadana una
delle prime abitate e coltivate al tempo degli Etruschi, poi dei
Galli Boi, indi dei Romani, i quali ultimi, secondo la tradizione,
diedergli il nome di Campus Aucarius \ che teneva e conservava
neir 885 quando sotto Gisolfo faceva parte del ducato d'Imola.
Il suolo coltivabile di Ganzanigo è argillo-quarzoso, tenace,
fertile di ogni sorta di cereali i quali prosperano in abbondanti
raccolti; cosi dicasi della vite maritata all'olmo. È la campagna
più fertile e popolata del Medicinese.
' Di questa antica denominazione, Aucarius campus (Campo delle oche),
fino ad oggi si avrebbe secondo gli scrittori un ricordo nel nome proprio
di talune località dello stesso Ganzanigo - come - Via Guazza l'oca -
Casino di Guazza V oca - Valle di Guazza l'oca. Il vecchio nomo è pure
ricordato dal Savioli - e negli Annali Camaldolesi. Merita di essere ri-
cordato che dell' 885, quando Gisolfo era duca d'Imola, il Campus auca-
rius apparteneva al territorio medicinese facente parte del ducato d'Imola.
NOTIZIE STORICHE DI ALCUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 81
Fino dal quarto secolo dell' era volgare, Ganzanigo ebbe
una Pieve rinomatissima sotto V invocazione di S. Maria, e di
tale importanza da meritarsi una particolare visita fattale dal
celebre S. Ambrogio Vescovo Archimandrita della Lombardia e
dell'Emilia *. Nel nono secolo Ganzanigo era già una Massa
come Buda, come il Medesano, e come Medicina ^.
Attorno alla chiesa poco per volta sorsero capanne e case
le quali costituirono un vico di tale importanza , che, per la
topografica e felice sua ubicazione sulla strada, la quale mette
da Bologna a Ravenna, la repubblica bolognese nell' anno 1200
circa, stimò utile far cingere di robusta mura con torrioni agli
angoli, con fossa di circonvallazione, entro cui scorreva l'acqua
di un antichissimo ramo del fiume Sillaro il quale a valle di
Treforce si divideva in tre diverse diramazioni ^. Questa di-
ramazione attualmente sarebbe lo scolo denominato Rondone.
Sulla sua fossa di circonvallazione erano ponti levatoi. Questo
forte Castello fu poi la sentinella avanzata della pianura bolo-
gnese dalla parte di levante verso Ravenna.
In quel tempo Ganzanigo, per la sua industria agricola e
per r importanza della popolazione, venne costituito in Comune in-
dipendente, con particolare Massaro e Consiglio, e rimase unito
solo per interessi politico-amministrativi con Medicina e Villa
Fontana.
Oltre la Pieve di S. Maria, alla distanza dal Castello un
chilometro circa, e prossimo alla strada postale che mette da
Bologna a Ravenna, eravi 1' Abbazia di S. Michele dei Frati
Benedettini neri, con ospizio pei pellegrini viandanti '*.
Le aspre lotte politiche le quali nel medioevo agitarono e in-
sanguinarono la città di Bologna, spesso si ripercossero tanto
al monte che al piano del suo Contado. Sventuratamente Gan-
1 G. SiMONi, Monumenti Cristiani della terra di Medicina, Par. I, pag.
94-95-96.
^ Annali Camaldolesi, Tom. 1, ap. del 855.
3 È opinione di taluni dei nosti-i Cronisti, e particolarmente del Dott.
Gian Maria Fabri, che cotesto ramo fosse l'antico canale di Medicina.
■• Da quattro secoli la Chiesa di S. Michele è la Parrocchia di Ganzanigo.
Monumenti Cristiani cit. Parte I, pag. 99-100.
6
82 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
zaiiifo pure fu coinvolto negl' implacabili odii di parte della
città, per cui nell'anno 1335, trovandosi in aperta nimistà le
potenti fazioni dei Goz/adini contro i De Bianchi e i Dalla
Nave e i loro partigiani, avvenne che nel giorno 5 luglio ^
il Capitano della Rocca di Ganzanigo pel Govei'no di Bologna,
certo Fuccirolo Cattaneo, trovandosi in quello di Tresenta ^
s'incontrò con uno dei Dalla Nave e con altri suoi avversari;
colà s' impegnò corpo a corpo una lotta in cui il Dalla Nave
uccise Fuccirolo ^, indi 1' uccisore, alla sua vòlta sarebbe stato
ucciso da un contadino '*.
Questo fatto di sangue impressionò il Governo della città
di Bologna il quale tosto spiccò mandato di comparizione entro
24 ore, nel palazzo di Giustizia, contro certo De Bianchi, fuo-
ruscito, incolpato di aver preso parte all' omicidio del capitano
Fuccirolo, come pure venne citato il rustico che lo stesso De
Bianchi - pare - prendesse a proteggere, sottraendosi entrambi
alla giustizia che li ricercava: ma non abbiamo altri dati e no-
tizie di quello che avvenne di poi, e del processo incoato contro
la fazione incolpata dell' uccisione.
Trascorsero due anni circa senza che il Governo di Bologna
avesse potuto ottenere riparazione alla offesa ricevuta per la morte
violenta del Capitano del Castello di Ganzanigo, ma sembra ac-
certato che il Governo di Bologna, o meglio la fazione che te-
neva le redini della cosa pubblica, fosse persuasa che pressoché
tutti gli abitanti di Ganzanigo parteggiassero pei suoi nemici,
e che questi direttamente o indirettamente avessero partecipato
• Altri vogliono avvenisse il 20 febbraio. GhirìVRDAcci, Hist. di Boi.
Par. II.
* Si pretende che Fuccirolo Cattaneo non fosse che la stessa persona
di Fulcinello Biancuzzi da Medicina, famiglia nobile e potente alla quale
appartenne il famigerato Pier da Medicina di Dante.
In quanto alla Tresenta èva. nel territorio di Medicina come si dirà
più oltre.
3 Una versione contemporanea pretende fosse ucciso a tradimento.
•* Fuciroliis Capiianeus de Medicina fuit interfectus in Via Tresenti a
qundam De Navi — qui uccisus fuit postea a rustico etc. . . . Memorie di
Matteo Griffoni in Muratori, pag. 159.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 83
allo eccidio di Fuccirolo Cattaneo. Infatti due anni dopo qael-
r avvenimento (1337) i Bolognesi ordinarono che il Castello
di Ganzanigo dovesse esser distrutto, e molte famiglie non solo
di Ganzanigo, ma anche di Medicina, furon condannate al carcere
e all'esiglio, perchè ritenute complici nel detto omicidio.
Dopo le debite partecipazioni ufficiali fatte dal Governo di
Bologna al Conte pontificio per le Provincie delle Romagne,
si volle dare esecuzione alla sentenza. Addi 8 — altri dicono
20 marzo 1337 — furono mandati agenti esecutori della sen-
tenza che si volle qualificare quale esemplare punizione meri-
tata per un delitto di sangue e di alto tradimento, e in poco
tempo incendiato e saccheggiato, il castello di Ganzanigo di-
sparve ^
La decadenza del comune di Ganzanigo data da cotesta
epoca fatale; se non che, oltre l'agricoltura fiorente, i suoi abi-
tanti seppero mantenersi in buone condizioni economiche per
avere il diritto di fruire dei beni comunali della vasta tenuta
del Portonovo , a metà utile con Medicina. Cotesti beni si
assegnarono per una parte ogni 5 anni in Prese, ossia in tre
tornature di terreno ad ogni abitante mascolino, il quale avesse
■compito il prescritto incolato, o appartenesse alla famiglia dei
Partecipanti, purché avesse compito gli anni 14. In quanto alle
rendite dei beni detti indivisibili , che rappresentavano allora
due terzi del tenimento di Portonovo, erano assegnate agi' in-
coli e alla generalità degli abitanti. Da una statistica del
1371, sappiamo che la Villa di Ganzanigo e suo Comune,
posta nella Provincia di Romagna , confinante col Comitato
d'Imola e di Bologna era obbligata a pagare ogni anno la
taglia di lire bolognesi una - soldi 7 - e denari 4 ^.
Alla fine del decimoquarto secolo il governo di Bologna
prese la deliberazione di voler assicurarsi dal lato sud-est della
sua pianura, facendo costruire alcune fortezze, fra cui una nella
località del Castello di S. Polo ; ma considerazioni tecnico-
militari suggerivano essere migliore partito ricostruire qualche
> Ghirardacci, Par. II, fol. 129, lib. 12.
" Fantuzzi, Monumenti Ravennati^ Tom. 5, pag. 11.
84 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
luogo fortificato sugli avanzi del Castello di Ganzanigo , il cui
suolo era passato in proprietà di Zano o Zanucchino Malvezzi
di Giuliano \ il quale trovandosi bandito dalla patria , pensò
riscattarsi dall' esigilo offrendo in dono a Bologna il suolo del
così detto Castelluzzo di Ganzanigo ^ nel quale dopo ses-
sant' anni dalla sua distruzione, vedevansi ancora gli avanzi
diroccati dei ponti, delle fosse e redofosse , delle vie , di ta-
lune case e d' un palazzotto ^. La deliberazione del governo bo-
lognese ci è serbata da un rogito di Andrea Giuliani di Bolo-
gna del 15 maggio 1395, dove si legge:
In Comitatu Bonon. etc. fiant et fieri debeant, et de novo
consiruantur aliqua Castra protidtione et defensione d. Co-
mitatus Bonon. et prò pterea (gli Anziani e Consoli) dirigen-
tes oculos suae mentis ad quemdam locum posifwn in terra,
Ganzanighi de Medicina ordinarono si costruisse ivi unum
Castrum cum Rocha a pontihus, palancato, poriis, muris,
balestris , foveis, redefossis , seraglis etc . viis varis twm
intra quam extra Castrum, et quod dictum Castrutn de
Ganzanigo Medicinae in omnibus et per omnia succedat
in locum Castri Paoli, et ab ipsius Cast)H constructione in-
colari possit et debeat laborari et procedi etc. ^
Cotesto dono riesci gradito al governo bolognese il quale
gli spedi una lettera di ringraziamento e di richiamo dall' esi-
gilo (in data di maggio 1395) dove si confermano i sentimenti
di grato animo al Malvezzi circa contributionon territorii
' Detto anche Zano de' Malvezzi della Cappella di S. Sigismondo. Ghi-
RARDACCI, Par. II, lib. 27, pag. 477.
' Con questa denominazione allora era conosciuta la località e gli avanzi
del castello di Ganzanigo.
3 Ghirardacci, Parte II, lib. 22, p. 477.
"• Rogito del Notaro Andrea Giuliani di Bologna del 15 maggio 1395.
Non sappiamo con quale fondamento la Cronaca Ostesani a pag. 83 ,.
possa dire che il Castello di Ganzanigo fu ricostruito nel 1385, in forma
più bella, da Giacomo Bianchetti.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 85
super quo Casfj'um Ganzanighi decrevimus nomter situan-
dum nostro Communi nuper per se elargitam » ^
La topografica località del castello di Ganzanigo, attual-
mente corrisponde alla parte sud-est del podere Rondone pro-
prietà della prebenda parrocchiale di S. Marnante di Medicina,
il quale podere, a ponente, confina con lo Scolo Rondone e col
quadrivio suddiviso nelle stradelle di ponente e settentrione, da
due lati lungo il percorso del detto scolo ^ , la terza va a le-
vante, la quarta a mezzodì.
Avuto poi il dono dal Malvezzi, il governo bolognese can-
giò parere sulla fortificazione di quel luogo, e invece che Gan-
zanigo fortificò il castello di Medicina ^.
Fino air anno 1864, unico ricordo della esistenza di cotesto
Castello, rimase un rialzo di terreno detto il monfirone che
spari, come si vedrà, quando parleremo dell'archeologia di Me-
dicina.
' Antiani, Consules, Yexillifer lustìtiae Populi et Comunis Bononiae,
nec non Collegia Confaloneriorum, Massariorum Artiutn dicti Populi et
Comunis: Nobili Yiro Zannucchino de Malveziis, Concivi Nostro, Saluterà.
Tuae fidelitatis constantiam attendentes , ac virtuosa obsequia per te nostro
Comuni gratanter impensa, et maxime circa contributionem territorii super
quo Castrum Ganzanighi decrevimus noviter situandum, nostro Comuni
nuper per te elargiti nolentes ingratitudinis vitio posse reprehendi, sed
tibi vice reciproca nostrae munificentiae dexteram porigere in cunciis beniginus
intendentes, quod possis Bononiae et ad ejus Comitatum, venire, ibique stare,
morari et habitare seu recedere prò libito voluniaiis — Non obstantibus ali-
quibus, quae tibi possent opponi quomodolibet vel im.pigni, unanimiter et con-
corditer de plurimum sapientum Concivium nostrorum ad hoc specialiter
vocatorum Consilio, et assensu tibi tenore praesentiam, licentiam liberam,
impaì'timur. (Ghirardacci, Historia di Bologna, Parte IT, lib. 20, p. 477).
^ La Via delle Orecchine , ora soppressa , andava a ponente rasen-
tando il detto scolo Rondone.
3 La Cronaca Ostesani ammette che nel 1385 il Castello di Ganzanigo
fu rifabbricato — Vedi la nostra Appendice.
86 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
IL
Il Castello di Treforce dell' Avellaneta
E le sue Chiese.
A due chilometri e mezzo circa al sud-ovest dalla Terra
di Medicina , un tempo era un antico Castello denominato
Treforce — Treforcia o Triforzia — dell' Avellaneta ^
Chi parte da Medicina per Castel S. Pietro, percorrendo
la via di S. Carlo, ora provinciale, a 300 metri circa a monte
del molino della Cartara ^ non può non avvedersi di un rialzo
di terreno, il quale gli rimane a sinistra poco lungi dalla sponda
desfra del canale e dello scolo Sestola o Pesarina. Sopra quella
elevazione fiorì il castello di Triforce.
Il lembo di terreno ove s' innalza il così detto Montirone,
appartiene ad una possessione denominata Santa Croce e Tri-
force, già proprietà della estinta famiglia dei conti Bianchetti di
Bologna, sul confine del Comune di Castel Guelfo con quello
di Castel S. Pietro e di Medicina. Il Montirone si eleva sopra
la circostante campagna per due metri, costituendo un perfetto
rettangolo avente per ciascun lato la larghezza di metri 110,
ed il canale di Medicina dalla parte sud-ovest ^.
La coltura alterna della superficie del Montirone, in prima-
vera gli dà l'aspetto di tomba ricoperta con tappeto verde;
nella stagione iemale prende la vera fisionomia di necropoli
umile, che racchiude in sé l'ossame e le perdute memorie di un
paese il quale nella provincia di Bologna fu dei più antichi ^.
• Carte del duodecimo secolo dell'Archivio Vescovile d'Imola. Dalle
Memorie del Dott. Gian Maria. Fabri di Medicina.
2 II molino originariamente fu una Cartiera impiantata dal co. Mar-
cantonio Hercolaui. — Vedi Le arti industriali di Medicina, secolo XVJI,
XYllI, XIX, per G. Simoni. (Inedito).
3 Memorie del Dott. Gian Maria Fabri di Medicina.
■• Il Calindri, opina che la distruzione di Triforce avvenisse nei pri-
mordi dell'origine di Medicina, ch'esso ritiene fabbricata cogli avanzi di.
quello, e popolata dagli stessi Triforcesi. Ipotesi contradetta dal fatto sto-
rico, come si potrà accertare nel proseguimento di cotesta narrazione. —
Saggio Storico Statistico del Calindri. Perugia, 1824.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 87
Non una pagina di cronaca, o di storia scritta, non un
monumento, non un racconto di favola tradizionale potrà ser-
virci di guida per rintracciarne la origine; e per ciò fummo indotti
a provare l' analisi etimologica e la radice del nome suo proprio
il quale pervenne fino a noi, tardi nepoti. — Con questo sem-
plice mezzo procurammo cavare una scintilla di luce da poter
rischiarare la fitta tenebra dell' obblivione in cui la origine del
castello di Triforco trovasi avvolta.
Xeir evo antichissimo la pianura inferiore della Cispadana,
la quale parte dall' Adriatico, era circoscritta da Ravenna e da
Rimini, ed era abitata dagli Umbri commisti con gU Etruschi ;
se non che i primi per la loro vicinanza gareggiarono nel co-
lonizzare questa vasta pianura ^ In progresso i Romani cac-
ciando i Galli che si erano sovrapposti alle umbre colonie, cer-
carono di conservarle frammischiandosi alle medesime. Da cotesti
rimescolamenti sociali ebbe origine la particolare favella, e i
molti elementi celtici degli odierni dialetti degli abitanti della
fertile pianura Cispadana ^. Alle parole di radice celtica ci pare
appartenere il nome proprio del nostro Triforce il quale avrebbe
la dei'ivazione dalla voce - Tref - o - Trif - che gli Umbri
adoprarono per indicare villaggio, a cui erano soliti unire altro
nome di circostanza o di topografica località , per distinguere
un villaggio dall' altro, come puossi leggere nelle stesse Tavole
Eugobine, singolare monumento della lingua Umbra ^. In dette
tavole sono ricordati tre paesi coi nomi di Trifors-Tosco
Noarte — Trifors Tarsinate — , e Trifors lapusco.
Altri invece opinano che il nome proprio di Treforce debba
esser venuto da un fatto tutto locale e naturale. Cotestoro
ammettono che il Torrente Sillaro, arrivato poco lungi dall'u-
' Geografia di Strahone. Memorie del Dott, Gian Maria. Fabri di Me-
dicina.
- I Celti erano Ariani come gli Umbri.
3 Le Tavole Eugobine furono trovate a Gubbio nel 1444; cinque in ca-
ratteri Etruschi - due in umbro - altre due in latino.
Vmbrorum gens antiquissima Italae extimatur — Dionigi.
Tito Livio (IX, 30) dice che Umbri e Tusci o Etruschi parlavano la
stessa lingua.
88 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
bicazione ove fu eretto Treforce dell' Avellaneta, si spartisse in
tre rami o foci, la prima delle quali camminava verso ponente,
percorrendo il letto dello attuale scolo Sillaro nel territorio di
Villa Fontana, la seconda, o quella di mezzo, piegando a levante
portava le sue acque nell'alveo degli attuali scoli Rondone e Mon-
tanara, i quali incontrandosi nel territorio basso del Comune di
Medicina, si riunivano per formare il Fiumicello ^; la terza foce,
di maggiore importanza per ampiezza e condotta d' acqua, costi-
tuì il cavo dell'attuale scolo Sillaro attraversante il territorio
dell' Avellaneta nel Medesano, scolo profondo con avvallamenti e
tortuosità nel suo lungo percorso. Da cotesto tre foci, dicono, il
castello di cui ci occupiamo avrebbe avuto il suo nome di Trefoci,
corrotto in Treforce.
Dobbiamo dichiarare di non essere in grado di pronunziare
un giudizio di eliminazione accettando piuttosto la prima che la
seconda ipotesi. Ad ogni modo il Castello di Treforce sarebbe
sempre molto antico, e anteriore di molti secoli all' era Cri-
stiana.
Poco o niente rimane a dire della primitiva costituzione
sociale, e del commercio eh' ebbe Triforco dell' Avellaneta coi
paesi circonvicini.
La prima volta che lo troviamo nominato nella storia della
provincia bolognese, nel medioevo, è in una scrittura portante
la data 5 giugno 1116, in cui si ricorda« Petrus de Treforcia,
come uno dei boni homines presenti alla donazione di un Manso
alla Canonica di S. Cassiano d' Imola- . Poi lo troviamo ricordato
nel celebre decreto 13 maggio 1155 dell'Imperatore Federico
Barbarossa, nel quale furono delineati i confini del Comune di
Medicina con le parole : « a meridw puteus de Sabionaria —
» Fossatula de Vinearetum — fossatus qui est inter Medici-
» nani et Trefortiam de Avellaneta ... ».
Indi, in un istrumento di compra, nel quale un abitante di
Treforce nel 1178 acquistò una pezza di terra nella Corte di
' Scolo ch'esiste anche attualmente in vicinanza di Buda.
- Carte dell'Archivio Vescovile d'Imola. Memorie del Dott. Gian Maria.
Fabri.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 89
Treforcia ^ Ulteriormente lo troviamo nel libro degli estimi di
Bologna del 1476, in cui si legge: « et eiundo seu viam vo-
» catam Trefolce usque ad canale Medicinae semper divi-
» deìido oomitatiim Castri Guelplii a comitatii Medicinae, et
» seguendo dictum canale ad sciirsorium Sestola -.
Con questi dati storici rimane chiaramente stabilita la ubi-
cazione topografica del castello di Treforce testé descritta. —
I documenti che abbiamo riportati fauno fede che Treforce del-
l'Avellaneta, nella sua origine storica, fu una Corte, poi un Vicus,
indi un Comune indipendente e di qualche importanza; imperoc-
ché si narra che i suoi Consoli , Vitale, Pietro Salvo e Gu-
glielmo di Pietro di Guido, con altri principali, a nome del po-
polo di Treforce, nel dì 28 maggio 1165, donarono tutta la terra
arativa e il roveto che quel Municipio possedeva nella Pieve di
Gallisano, al Pretore della città di Bologna, il quale a nome
della repubblica bolognese, mandò Bernardino da Vetrana e
altri Consoli per ricevere in accomandigia Treforce, colla pro-
messa di proteggerlo e difenderlo in perpetuo, contro chiunque
pretendesse molestarlo o aggredirlo ^. Nel tredicesimo e quat-
tordicesimo secolo Triforco dovette essere ancora un castello
forte, se Rodolfino Soldadieri nel 1310 con molti banditi bolo-
gnesi lo potè occupare fortificandolo in guisa da resistere ai
suoi potenti avversari. Da colà si diede a scorazzare ed a ta-
glieggiare spietatamente; per la qual cosa il Reggimento di Bo-
logna risoluto di voler punire cotesti fuorusciti saccheggiatori
' In Castro Arbori.... Nos.... Ugo Ubaldi et Froradinns.... damus et
vendimus tìbi lohannni Trefortie emptori prò te et uxore tua Anastasia
.... idest duas petias terre labor. una petia est via territorio Bono-
niensi et plebe S. Marae Boita.... et in fiindo qui vocator Petrosa in Curie
Treforcia ab uno latere Ugicisa et Balduina Ugicionis..., alia petia est
posita in loco Aimi.
Carte dell'Archivio Arcivescovile d' Imola. Memorie del Dott. Gian
Maria. Fabri.
2 Libro degli Estimi del 1476 - Bologna - Archivio pubblico ,
pag. 194.
^ Donarono « totani terram aratoriam et runcum qitod habemus subtus
» Plebem Galisani.... Confines vero eius siint a inane et a sero,et abaqui-
90 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
del SUO contado, gli spedi contro Biaiicolino Zovenzoiii ^ con gli
armati della tribù di Porta Stiera, Giunti i Bolognesi a poca
distanza da Treforce, procurarono circondarlo; indi offersero la
pugna ai ribelli che l'accettarono uscendo all'aperta campagna
in quel di Poggio.
L'aspra tenzone durò tre ore e fu sanguinosa; i soldati
condotti dal Zovenzoni sconfìssero il nemico uccidendo sul campo
il capo ribelle Soldadieri unitamente all'altro capo Daniello di
Razuldino da Castel Franco e molti dei suoi; pochi si salvarono
con la fuga, e i prigionieri furono appiccati tutti per la gola
agli alberi -.
I Triforcesi, abbracciato che ebbero il Cristianesimo, ciò che
dovette avvenire alla fine del quarto secolo dell' era volgare, in
cui la gran maggioranza degli abitanti del contado di Bologna
professarono la dottrina del Nazareno, eressero una particolare
Chiesa Pievana che fu delle più antiche della vallata del Sillaro,
poiché nel 1176 alli 20 febbraio trovasi ricordato che Sub Cu-
ria San. lohannis in Terforcia venne rogato un istrumento
fra diversi contraenti ^.
Da questa data rimane confermato che nel duodecimo se-
colo S. Giovanni in Triforce era una Pieve. Dugento anni dopo
è ricordata una seconda chiesa sotto l' invocazione Sancii
Stephani in Forcina o Forcia, nome corrotto di Treforce^;
il qual fatto proverebbe l'aumento della popolazione e la ric-
chezza progressiva di cotesto paese. La chiesa di San Giovanni
» Ione possident predicti donatores a meridie est stradolitm Actum
/> in Vico Trifoi'cie ». Ardi. Bolog. Registi'. Gros. tona. 1, e. 22 v.o
Savioli, tom. 1, par. 11, cart. 352.
GozzADiNi, Torri Gentilizie, pag. 514. (Rogito Guidoni).
' Ghirardacci, par. 1, lib. XVI, pag. 541.
2 Gozzadini, Toì-ri Gentilizie, pag. 517-518.
3 Carte dell' Archivio Vescovile d' Imola. Memorie del Dott. Gian Maria
Fabri.
"• Elenco delle Chiese del Plebanato di Medicina, riportato nella Vita
del B. Simone da Todi, scritta dal Padre Gio. Batt. Melloni.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 91
in Treforce appartenne quando al Plebanato di Medicina (1408)
unitamente ad altre chiese come S. Paolo del Castello di S. Polo,
e S. Biagio di Poggio , e quando a quello di Castel S. Pietro
(14 aprile 1416). Tale alternativa di contrasti era diventata
una vera lotta di partigianeria, come risulta dal seguente docu-
mento: « Vicaria tum Castri S. Petri debite reintegrari se-
» cundiim formam statutoriiìii et provisionuni Comimis Bo-
» noniae: et dictas terras infrascriptarmn Comunitatum
» diati Vicariatiis, videlicet Podii Sancti Blasii, Sassuni,
» Monfis Rentidis, Galegalae, Frascenetae.Caccalicli Comitiim,
» Vidriani, Cometae de Lignano cwn sids Villis, et etiam
» Curiam et Terram Castri S. Palili, et Terrae Trifortiae
» et Triforcexii, ad ipsum Vicariatimi Castri S. Petri sibi
» et ejus obedientiam reducere dignaremur ^
In altro documento si legge: « Diversis temporibus a
» dicto Vicariatu subreptae, et ab eius obedientia sub di-
» versis modis etiam simoniacis, intactam, quod Vicariatus
» dictae Terrae remansit spoliatus , et sine obedientia di-
» ctarum suarwn Terrarum et Comitatus » -.
' Dal libro intitolato: Liber Collectae imposite in Clero Bononiensì non
exempto causa pignora stipposita ad raclionem odo solidorutn Bononiae prò
qualibet libra extimi. Tempore domini Ludovici de Pina Massarii dicti
Cleri. An. MCCCCVIII.
Indi l.^ De Pleba'.u Medicinae — Ecclesia S. lohannis de Trifortia ista
est unita Plebis lib. eie. M j . iiij.
Ecclesia S. Pauli de Castro S. Pauli lib. o . xij capitulum conferì.
Ecclesia S. Blasij de Podio Medicinae lib. o . xvi. Capitulum S. Petri
ista confert, verius est unita distributionibus. Capituli ut dicitur supra in
plebe, licet in bulla appellatus S. Blasii de Medicina, verius ista est de Ec-
clesia S. Stephani de Triforci — et si ecclesia S. Reparatae de Castro S.
Pauli — lib. — ect.
Dalle Memorie del Dott. Gian Maria. Fabri.
Fu solo nel gennaio del 1436, che la Parrocchia di Poggio venne unita
alla Massaria di Castel S. Pietro, con bolla di Papa Eugenio IV, data da
Firenze. — Memorie Mss. di detta Chiesa.
* Camplonus Pactorwn datiorum et Gabellarum, - Civitatis et districtus
Bononiae, fol. 133 etc. — Memorie del Dott. Gian Maria Fabri.
92 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Quali fossero le cause della decadenza e della ruina totale
di Treforce ci sono ignote ; pare molto probabile che alla fine
del quattordicesimo secolo Treforce precipitasse al suo tramonto,
avvegnacchè i sintomi del progressivo decadimento si riscon-
trano nei fatti che portano l' impronta caratteristica della lenta
tabe che doveva inesorabilmente riuscirgli letale ^ È un fatto
che nel 1378 Treforce erasi ridotto una Parrocchia di campagna
del plebanato di Medicina, poi di Castel S. Pietro, e in una
condizione cotanto infelice che il suo parroco Don Pietro, quon-
dam Giacomo da Castel S. Pietro, fece calorose istanze per ot-
tenere che la Pieve di S. Giovanni di Treforce fosse unita a
quella di S. Biagio di Poggio, per la ragione che la sua ren-
dita, ridotta a meschine proporzioni, non dava più di che vivere
al Pievano. L' unione dopo non molto venne acconsentita dal-
l' Arcivescovo di Bologna , e appoggiata dai Canonici della
Metropolitana, i quali in antecedenza avevano ricevuta dai Tre-
forcesi una supplica con cui si dimandava V incorporazione delle
due Pievi ^. Nel 1407 al 29 aprile venne riconfermata la chiesta
unione delle due Pievi con la nomina di don Giovanni de Cestis
da Aquila a Pievano di S. Biagio di Poggio e di S. Giovanni
di Treforce dell' Avellaneta. Dopo sette anni gli abitanti di Poggio
(26 febbraio 1414) presentarono ai Canonici della Metropolitana
di Bologna un memoriale chiedente che don Barnaba, quondam
Bartolo da Bagnacavallo, fosse nominato Pievano della par-
rocchia di S.Biagio, senza punto curarsi dell'aggiunto titolo di
S. Giovanni di Treforce, che fu omesso per avere perduta ogni
importanza^. Nell'anno 1573, allorquando le due Pievi erano
riunite, si fece lo stato delle anime da cui risultò che gli abi-
' Ghirardacci, nella tavola P àeW Istoria di Bologna, scrive: Triforce
Castello nella Romagna di cui oggi si veggono le vestigia delle sue rovine
(i596).
' Rogito Paolo Cospi, Prot. +|i, fol. 226 — non che Rogito del notaro
Pietro Bottoni, lib. 17 n. 48. — Ardi. Ma.sini nell'Arch. Not. di Bologna.
3 Rogito Filippo Formaglini, Prot. lo, fol 13. — Archivio Masini.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 93
tanti messi alla Comunione furono inscritti in numero di due-
centottanta ^
Nel miserabile Castello poco per volta vennero meno gli
scarsi abitanti, e i loro collabenti tuguri, e le due chiese senza
rendita, abbandonate all'ingiuria del tempo, caddero ruinate al
suolo in guisa che della esistenza di uno dei più antichi castelli
della pianura del contado bolognese non rimase che il Montirone
sopra ricordato. — Non poche volte i coloni del podere Santa
Croce, neir arare o nel vangare il ^\io\o àe\ Montirone di Tre-
force scopersero pallottole bucate di terra cotta, volgarmente
dette fusarole , e monete romane , e alcuni frammenti di
fondamenti di case , ma il nome di Treforce sopravvisse a
denominare tutti i poderi che un dì costituirono il territo-
rio della Pieve di S. Giovanni di Treforce dell' Avellaneta ,
poiché anche oggi uffizialmente portano il nome di Treforce gran-
de, e di Treforce piccolo, di Treforce superiore, e di Treforce
disotto.
Gli amatori delle antichità patrie in tutti i tempi si occu-
parono degli avanzi di cotesto castello, ma pressoché tutti con
poco profitto storico-archeologico. Se non che alli 30 ottobre
1883, fu fatta un' escursione in forma semiuffiziale al Montirone
di Treforce dal eh. professore cav. Odoardo Brizio inse-
gnante archeologia nell' Università di Bologna , accompagnato
dal Sindaco di Medicina, dal comm. Antonio Modoni e dallo
scrivente. Dopo una corsa generale sull'altipiano della Monta,
l'esimio professore Brizio disse che la Monta di Treforce, era
da collegare con le altre simili esistenti nel Bolognese e su
cui avea scritto allora di recente il Cav. Rubbiani -.
* Lib. della Visita pastorale del 1373, pag. 9. — Cronista Belletti.
3 Notisie degli Scavi (1883, p. 417).
94 R. DEPUTAZIONE 1)1 STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
III.
Il Castello di San Polo e le sue Chiese.
In un podere arborato, vitato, con casa colonica, denomi-
nato la Vigna, ora proprietà del Principe Cesare tiercolaui,
sito nel Comune di Castel Guelfo, distante da Medicina poco
meno di quattro chilometri, al suo orizzonte sud , trovasi un
rialzo di terreno, monta, accidentato da prominenze e avvalla-
menti, i quali air osservatore danno l' idea tipica dello scheletro
di un Castello . Ivi per T appunto torreggiava un tempo quello
di S. Polo.
La storia ci narra che nel 1218 Alberghetto Pandimi-
glio da Treviso, Podestà della Città di Bologna , fu surrogato
nella Pretura da Guido Canossa. Uno dei provvedimenti che
il novello Podestà propose al Reggimento bolognese fu di liberare
il contado dall' anarchia signoreggiante nel territorio sud-est ^ il
quale era percorso da famiglie girovaghe e da molti banditi,
specialmente fuorusciti 2, i quali tutti introducevansi dalle limi-
trofe Provincie romagnole rendendolo la parte piìi infelice dei
Bolognese, causa le diuturne violenze, ruberie e uccisioni che
si ebbero a lamentare.
Siffatta popolazione nomade, dai feroci istinti, aveva get-
tato lo spavento negli antichi abitanti di cotesta plaga, i quali
reputandosi non sicuri negli averi e nelle persone, disertarono
1 La pubblica vigilanza provvede per la sicurezza ai confini innalzando
un Castello fra Medicina e Castel S. Pietro col nome di Castel S. Polo. —
SwiOLi, Annali Bolognesi, anno 12 i8.
Castel S. Polo fatto edificare dai bolognesi, sotto Castel S. Pietro
verso Medicina. — Ghira.rdacci, Tom. I, lib. V, pag. 124.
^ Erat sub Castro S. Petri prope Medicinam ad eosdem Medv-inates in
officio continendos seditioni atque defetioni quam per nos eie. — Griffoni
(Cron. in Murat.) col. 109.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 05
i campi da loro coltivati per rifugiarsi nei vicini Castelli. — Era
ornai tempo di contrapporre un valido riparo al torrente inva-
sore di cotesti barbari indigeni, onde , per iniziativa del Pre-
tore Canossa, il Gran Consiglio dei Seicento fu convocato per
trattare e risolvere l' importante argomento.
Dopo maturo dibattito i Consiglieri , considerato che il
solo mezzo efficace a togliere l'anarchia della parte sud-est
del contado bolognese sarebbe stato il dare stabile dimora
ad una popolazione laboriosa agricola e industre , pensarono
che a raggiungere la meta coi mezzi pacifici , senza ricor-
rere alla forza e alla guerra di esterminio degli elementi anar-
chici sociali, era giuocoforza 1' adottare una politica di magna-
nima liberalità, ponendo una pietra sul passato, e concedere
tanto alle famiglie nomadi che la percorrevano, quanto alle
paesane esulate forzatamente, e a qualunque altra ne avesse
fatta richiesta, privilegi, esenzioni da tasse e investitura di ter-
reno da lavorare e da fabbricarvi.
Con questi sani principii di Governo, e col proposito di
conseguire uno scopo umanitario, utile allo Stato bolognese, il
Gran Consiglio prese la deliberazione che, nel più breve termine
possibile, si fosse eretto sul suolo in allora di Castel S. Pietro,
confinante con quello di Medicina, un nuovo Castello, a cui diede
il nome di San Paolo K
Dopo pochi mesi (1219) i curatori pubblici del Reggimento,
cui spettava d' uffizio il dar esecuzione alle deliberazioni del
Consiglio dei Seicento, si portarono nel territorio ove eriger
• Gli storici sono discordi intorno all'epoca vera dell'erezione del Ca-
stello di S. Polo. — TiRABOSCHi la assegna nel Ì2S8 , Tom. I, p. 133;
Ghirardacci al 1318. — La Istoria Miscellaneo, di Bologna la fissa
al 1217, pag. 252. — Noi siamo d'opinione che la differenza delle date
stia nel modo di considerare il momento storico in cui fu proposta l'ere-
zione (1217), 0 venne deliberata (1218), o ne fu completata la sua costru-
zione (1228).
1218. Eodem anno superantibus in agro colonis, noviim castrum ex-
truere visum. Idque S. Pauli nomine decoratum. — Sigonius, lib. V, p. 208.
96 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
dovevasi il nuovo Castello; quivi giunti ne deliiiearono l'esterna
cin3onvallazione e la disposizione interna, il tutto rappresentato
da un'area rettangolare lunga metri 193 per metri 176 di lar-
ghezza ^ ; indi alle persone private che ne fecero dimanda venne
consegnato il terreno necessario per costruirvi le loro abi-
tazioni. Cotesti ritagli di terreno nell'epoca medio-evale ebbero
il nome proprio di Casameìito ^, e si davano a livello col peso
di un canone, o a titolo di donazione graziosa. — Fra i primi
investiti dei Casamenti entro al Castello di S. Paolo, nei giorni
17, 18, 19, 20 settembre dell'anno 1219, furono notati: Guido
Gambaldo e Giovanni suo fratello — diversi Medicinesi ^ — e
Guido d' Aldrevandino di Stifone — e Giacomo figlio Divitis —
e Ugolino del Prete di S. Martino — e Gherardo Razano — e
Guido Maria pei suoi nipoti — e Sabione — e Dodo — e Zani-
bone — e Corradino — e Ubertino e Guascone suo fratello —
e Ugolino di Pizzocalvo — e Pietro di Biagio — e Lita — e
Adelasia del Poggio — e Patricino di Reggio — e Giovanni
di Gherardo — e Farinzolino di Aldrovandino di Stifone — e
Valentino e Compagnone fratelli — e tanti altri che per bre-
vità tralasciamo di notare, ma che son trascritti nell'atto che
conferma quanto dicemmo ^.
Erano appena trascorsi tre mesi dalla predetta investitura
dei Casamenti, quando il Reggimento Bolognese, comprò molti
Casamenti da coloro stessi che poco prima n' erano stati inve-
stiti ^
Il Castello era cinto di larga e profonda fossa di circon-
vallazione, la cui terra di cavamento maestrevolmente posta sul
i Misura levata eoa esattezza dall'egregio mio amico Dott. Luigi Landi
medico condotto di Castel Guelfo - nell'anno 1881.
^ Du Gange, Lexicon Med. et Inf. latinitatis.
3 II Comune di Bologna ordina ad alcuni Medicinesi che avevano avuto-
casamenti in Castel S. Polo di andarvi ad abitare — i8 settembre 1219.
* Registro Grosso dell' Arch. di Stato di Bologna, da cart. 296 al 392
— Anno 1219 - Arch. di Stato di Bologna, Ai'ch. del Sen.
^ Registro Grosso, da carte 317 a 328 e 365, Arch. di St. di Boi.; Arch.
del Sen.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 97
ciglio interno formava nn alto e robusto argine contro cui si
piantò il Palancato di robusti quadrelletti di rovere, i quali
completarono la cinta di fortificazione. In S. Polo si entrava
per due porte, a nord l' una, l' altra a sud ; un ponte levatoio
poggiato sopra massicci piedritti fatti di pietre e sassi con ce-
mento di calce congiunse 1' una sponda della fossa di circonval-
lazione coir altra.
Nell'interno il Castello ebbe una strada in linea retta
dall'una all'altra porta, fiancheggiata da case ad un sol piano;
dalla parte di mezzodì terminava con la Chiesa parrocchiale
dedicata a S. Paolo ^
La chiesa piovana ebbe più di un altare ^ fra cui quello
del Crocifisso, rinomatissimo per grazie e miracoli prodigati ai
molti devoti, i quali anche dai paesi limitrofi accorsero in folla
a venerarlo. Cotesta sacra immagine fu regalata nel 1201 da
Fabrizio Malvezzi, allora rettore del Castello di S. Polo. Senon-
chè dopo la disastrosa sua distruzione, venne restituita alla
nobile famiglia donatrice, la quale, nel 1309, la fece trasportare
in Castel Guelfo , ove venne eretta un' apposita Cappellina
contro la mura del Castello, prospicente l'unica porta d'entrata ^.
Cotesta immagine, come opera d'arte e per la sua antichità,
sarà sempre da considerarsi come un oggetto veramente pre-
zioso. Sopra la croce in carattere gotico si legge la seguente
iscrizione:
' Nei secoli posteriori alla sua distruzione non poche volte souosi rin-
venute ossa umane, le quali constaterebbero ivi esser stato il Cimitero at-
taccato alla chiesa, come costumavasi in quell' epoca.
2 L' Avv. Giuseppe Gasperini, nelle sue Memorie, in contradditorio a
quanto abbiamo esposto nella nota a pag. 95 scrive che nel 1218 la Chiesa
di S. Polo era già ultimata, percui nel susseguente anno funzionava come
Pievana.
3 II Consiglio Comunale di Castel Guelfo, nelle sedute di primavera del
1883, deliberò di voler aprire una seconda porta nella mura del Castello,
perciò fece atterrare 1' Oratorio del celebre Crocifisso, il quale, in questa
circostanza, venne trasferito nella Chiesa parrocchiale in un altare co-
struito appositamente dalla munificenza dei coniugi principi Cesare e Agnese
Hercolani.
7
98 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
JESU CRUCIFIXO — DONO
FABRIZII MALVETZI
RECTOR. CASTRO S. PAOLO
ANNO D. 1201, ^
Da una relazione scritta nel 1305 da don Bartolomeo Bargi,
Rettore della chiesa di S. Polo, sapemmo che l'altare del
Crocefisso era dei Bordorgiui che n'ebbero il diritto di patronato 2.
È pure ricordata un' altra chiesa entro il Castello dedicata
a S. Reparata, la quale dev' essere stata fabbricata quasi con-
temporaneamente alla stessa Pieve di S. Paolo, e dovette avere
una Confraternita se, come abbiamo narrato superiormente ,
possedette entro la cerchia del Castello di S. Polo, una terra
da Casaynenti, che poi venne alienata nel 1219 al Comune di
Bologna ^.
Dalle notizie riportate fin qui ci troviamo di fronte a due
date storiche contradditorie, poiché si è detto che nel 1219 fu-
rono tracciati i fondanìenti del Castello di S. Polo, e che il
Crocefisso fu donato dal Malvezzi alla chiesa Pievana nel 1201?!,..
ossia 18 anni prima della sua erezione. In mancanza di docu-
menti di rafi'ronto, senza voler prender partito per 1' una o per
l'altra data, ci pare di poter spiegare il fatto contradditorio
lasciando la verità al suo posto col seguente ragionamento:
ammessa veritiera la data 1219 per la fondazione del Castello,
e quindi della Chiesa pievana di S. Paolo, ciò non toglie che
il Crocefisso donato dal Malvezzi non potesse essersi fatto co-
1 Neir archivio della Parrocchia di Castel Guelfo si legge questa anno-
tazione che riporto testualmente:
« Restiiutio suhexarsi Cristi S. Pauli ad Familiam Malvezzi ». —
Per detto Crocifisso venne fabbricata Cappella a spese della famiglia Mal-
vezzi e collocato anno . D. i309 ».
Memorie trasmessemi dal Segretario Luigi Buttazzi quando era archi-
vista del Comune di Castel Guelfo.
- I Bordoagini erano una delle principali famiglie di S. Polo come
rilevasi dalle Memorie del Cronista Bell-'ìtti.
3 Arch. di St. di Bologna, Arch. del Com.; Registro Grosso, da carte
356 a 328.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 99
struire d'ordine suo nell'anno 1201, e che poscia lo abbia do-
nato alla predetta Pieve; perciò la data 1201, deve assegnarsi
alla costruzione del Crocefisso e non al dono.
Ora cade in acconcio raccontare taluni fatti di quell' epoca
i quali ebbero una relazione indiretta col nostro S. Polo ^
E noto che i fuorusciti Lambertazzi tenevano strette rela-
zioni coi loro amici entro la Città per organizzare un'insurre-
zione la quale, ad un dato segnale, doveva rovesciare il governo
dominatore. Fra i congiurati fuvvi un certo Gandone ed un
Bonacursio di Gallisano, entrambi militi del Reggimento di Bo-
logna. Costoro, poco cauti, lasciaronsi sfuggire discorsi che li
compromisero d' intelligenze occulte coi ribelli, e quindi di aver
tenuto mano a nascondere e preparare molte armi offensive e
difensive (che sarebbero state loro date da alcuni degli Artemisi),
e di aver anche fatto pervenire le dette armi ai fuorusciti
Lambertazzi.
Per questi fatti, sottoposti a formale processo, il tribunale,
rappresentato anche dai Consoli di Porta S. Procolo, condannò
il Gandone a sei mesi di confine a Milano, e il Bonacursio a
sei mesi di confine a Trevigi, ed entrambi a 4000 lire di
multa; di più furono confinati a Gallisano il figlio e la moglie
e i parenti tutti del Gandone. Dopo cotesta condanna il Reg-
gimento di Bologna spedi un' ordinanza ai Castellani di S. Polo
affinchè fossero andati a caricare quattro porte appartenenti
alle case confiscate dei condannati Gandone e Bonacursio (che
dovevano atterrarsi) per adattarle alle porte del loro Castello 2.
San Polo contava appena diciasette lustri di vita, esube-
rante vitalità giovanile, con un avvenire promettente di prosperità,
allorché una disgi'azia imprevedibile nell'anno 1305 lo ridusse
in poche ore un mucchio di macerie fumanti, come abbiamo da
cronisti e da storici ^.
• Circa quest' epoca pei danai sofferti . dalle scorrerie dei nemici di
Bologna, molti Castelli furono danneggiati e perciò il Governo della Città
volle venire in loro soccorso coli' esentare i danneggiati dalle collette dei
soldati , e fra i Castelli graziati fuvvi S. Polo. — Ghirardacci, part. I,
lib. 12, pag. 377-378.
^ Dalle Memorie del Cronista Belletti di Medicina.
3 Ghirardacci, Parte I, lib. 15, pag. 504.
100 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER I>A ROMAGNA
Non si sa se fosse caso fortuito, o nequizia umana; d'im-
provviso un incendio divoratore sviluppatosi nella Chiesa pie-
vana, accresciuto da straordinario e impetuoso vento, si estese
come lampo ad ambedue i lati delle case della contrada princi-
pale. Gli abitanti fecero sforzi inauditi per domare 1' elemento
distruttore, ma tutto indarno, imperocché in breve ora il Ca-
stello era un mucchio di ceneri e macerie carbonizzate e fu-
manti!.... Case, masserizie, il palancato stesso del Castello, la
porta d'abbasso ed il ponte levatoio, tutto fu distrutto dalle
fiamme. Per questa irreparabile sventura trentasette famiglie
rimasero senza tetto e senza pane ^
Il Massaro dello sventurato paese, certo Bombologno, ac-
compagnato da una deputazione di compaesani, si presentò al
Reggimento annunziandogli l'infausto avvenimento, e suppli-
candolo a soccorrere con validi mezzi l'infelice popolazione, che
senza un' immediato provvedimento sarebbe morta di fame e di
disagio, imperocché più di 37 famiglie, fra cui 50 uomini ch'erano
soldati per la difesa del Castello, trovavansi sul lastrico. Il Go-
verno bolognese, per provvedere alle bisogna più urgenti, spedì
vettovaglie per campare la popolazione povera, e in pari tempo
ordinò che i 50 armigeri fossero posti agli stipendi del Comune; poi
con speciali ordinanze volle esenti gli abitanti tutti dal pagare le
tasse degli estimi, le personali e le reali fino a nuovo ordine.
Dopo le prese disposizioni d' urgenza, venne deliberato che nel
più breve tempo possibile fossero riedificate molte delle case
distrutte dall' incendio, il che risulta dal citato Libro Grosso del
Comune di Bologna -.
I più miserabili Sarapolesi non abbandonarono la sventurata
patria, ma le famiglie benestanti, pressoché tutte, nfugiaronsi
nei vicini Castelli. Man mano in S. Polo sorsero povere capanne
di canna e di vimini ; ma lo scoraggiamento e la miseria furono
compagni indivisibili della scarsa popolazione ; non un' industria
che desse speranza di un avvenire migliore, laonde per quasi
' Dalle Memorie del Cronista Belletti.
' Registro Grosso nell'Arch. di Stato di Bologna — Dalle Memorie del
Cronista Belletti — Ghiuardacci, Tom. 1, lib 15, pag. 504.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 101
sessant'anni quella meschina popolazione andò sensibilmente as-
sottigliandosi ^ — Un inatteso avvenimento concorse a spopo-
lare del tutto S. Polo. Sul finire del decimoquinto secolo la no-
bile e potente famiglia Malvezzi, investita del feudo di Castel
Guelfo, volle ampliarlo, riedificandolo quasi a nuovo con l'intendi-
mento di costituire un Feudo importante per popolazione e per
strategia militare, come fortezza sul confine sud-est del Contado
bolognese. A raggiungere cotesto scopo i Malvezzi ottennero dal
Consiglio dei Seicento, il 21 maggio 1392, una Provvisione (che
abbiam nel libro D dell'Archivio di Stato) in cui fu pubblicamente
notificato alla popolazione del Contado, dei Castelli, e della Città
come il Reggimento, a pubblico benefizio, aveva deliberato di voler
popolare Castel Guelfo, e ridurre a coltivazione le tremila torna-
ture di terra del Medesano 2. Perciò furono invitati tutti coloro^ i
quali avessero desiderato stabilirsi con le proprie famiglie in detta
località, a farsi inscrivere fra gì' incoli, ond' essere ammessi a
fruire dei privilegi che si accordavano ai nuovi abitanti, quali
la esenzione dalle gravezze sì reali che personali nei primi dieci
anni d'incoiato; trascorsi i quali, ogni capo famiglia sarebbe
investito, quale legittimo pi'oprietario, di venti tornature di terra.
A si larghe promesse quasi tutte le famiglie di S. Polo diser-
tarono il loco nativo per andare a stabilirsi non lungi, nell'a-
perta campagna , ove , costruita una capanna di canna di
valle, lavorando un campo di 20 tornature per caduna , ne
avrebbero ritratto l' annuo sostentamento, e, dopo il decennale
incolato, la proprietà del podere. Qui troviamo opportuno rile-
vare un fatto d'immediata attualità, che ci pare un argomento
d' importanza in riguardo all' origine della colonizzazione del
nostro Medesano sul finire del decimoquarto secolo. Il vasto
territorio __ del Medesano anche attualmente trovasi diviso in po-
deri di figura rettangolare così capricciosa, da dirsi quasi im-
' 1309. Restitutio subexarsi Castri S. Pauli ad familiam Malvetiam.
— Arch. Par. di Castel Guelfo.
2 11 Decreto del Consiglio dei Seicento, in data del 31 maggio 1392
si trova nel voi. D. delle Provvesioni in Capreto nell' Arch. di Stato di
Bologna, da e. 37 a 39.
102 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
possibile, poiché la lunghezza dei suoi due lati paralleli sarebbe
di quasi 800 metri, mentre la larghezza, ossia lo spazio fra
l'uno e l'altro lato, di soli 140 metri o poco meno. Da cotesta
strana configurazione è facile comprendere il disagio che ne
dovette venire alle famiglie coloniche per lavorarlo, e per sor-
vegliarne le derrate da coltivarsi. Ma, studiata attentamente co-
testa irrazionale figura, si trova che dessa fu cosi preventiva-
mente stabilita per ripartire le 3000 tornatnre del terreno, tanto
ottimo, che mezzano ed infimo per fertilità, alle famiglie dei
nuovi coloni, in guisa che ciascun podere avesse in giusta pro-
porzione la stessa quantità e qualità di tei-ra.
A dare esecuzione alla saggia ordinanza del Reggimento
fu giuocoforza prendere per punto di partenza nella composi-
zione dei poderi rettangolari, da consegnarsi ai coloni, la Strada
del Lelio, ora del Medesano, al cui confine di levante e di po-
nente trovasi il terreno ottimo per fertilità, il quale, gradata-
mente allontanandosi si fa mezzano, per riescire infimo. Così che
dal lato di ponente della Strada del Letto i poderi ebbero il
loro termine di confine colla sponda destra dello Scolo Sillaro,
mentre dalla parte di levante l'ebbero con la strada detta at-
tualmente di Castel Guelfo. Oggi pure molti dei detti poderi
conservano la primitiva configurazione ^
Colla colonizzazione del Medesano si ottenne l'incompara-
bile utilità sociale, mercè il tempo e il lavoro costante, sebbene
lento, della popolazione agricola ivi stabilita, di aver trasformata
quella landa, quasi inospitale , in una delle più fertili campa-
gne del Bolognese.
Contemporaneamente lo stesso Reggimento bolognese ri-
volse le sue sollecitudini a benefizio del Castello di S. Polo, im-
perocché nel 1395, prese la deliberazione di trasformarlo in un
forte baluardo miUtare al fine di assicurare il suo Contado dal lato
sud-est della pianura bolognese. Se non che, dopo pochi anni,
cotesto divisamento venne messo da parte per motivo di stra-
tegia militare che suggerì altra località reputata di maggior
' Vedi la Carta topografica del Medesano - Neil' Utfizio del Causo a.
Bologna.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 103
importanza politico-militare, come abbiamo accennato allorché
parlammo del Castello di Ganzanigo. Per tal fatto la progettata
fortiticazione rimase allo stato di desiderio, e Castel S. Polo, il
quale trovavasi in grande decadenza per le cause sopraccennate,
sul finire del decimosesto secolo a poco a poco scomparve ; e po-
teva dirsi pressoché disabitato, quando nel 1591 Gregorio XIII
nominava Pirro Malvezzi Marchese di Castel Guelfo e di S. Polo
« con mero e misto impero » ^
Il sistema di colonizzazione con le case sparse sopra il
suolo di ogni podere fa adottato in questa parte della Provincia
di Romagna, come lo fu in quasi tutte le terre colonizzate dai
Romani. Cotesto ottimo sistema divenne fonte inesauribile di
ricchezza per la media Italia ; fu un fortunato avvenimento pra-
tico che di gran lunga vinse il sistema di agglomerare i lavo-
ratori dei campi in borgate o nei Castelli. Nelle opere d'agri-
coltura pratica più antiche si legge che ancora i primitivi co-
loni italici costumarono fabbricare case sparse sui rispettivi po-
deri, per cui Roma non avrebbe che proseguito l' utile sistema.
Fu solo nel medioevo, e in eccezionali circostanze, che i coloni
si rinchiusero nei castelli fortificati per la necessità della difesa
delle loro famiglie e dei loro averi. Nel nostro territorio
un fatto simile verificossi nel 1310, allorché il Reggimento
di Bologna per 1' incolumità pubblica fece fortificare le Ca-
stella del Medesano con proibizione a chiunque di erigere
abitazione entro al raggio di due miglia intorno alle me-
desime , sotto pena di vedersi bruciare le case cadute in con-
travvenzione. Sparita l'eccezionalità delle guerre d'invasione
devastatrice, tornò a generalizzarsi il sistema ottimo delle co-
lonie con le case sparse. Che se dal medesimo avemmo a la-
mentare lo spopolamento di molte borgate e di qualche castello
murato, i quali finirono di tabe come il Castello di S, Polo, ne
fummo largamente compensati dallo sviluppo della nostra agri-
coltura, la quale potè cogli anni assicurarci un posto non ultimo
fra i popoli che preferirono la bionda Cerere alle arti indu-
striali.
' Dulie Memorie dell' Avv. Don Giuseppe Gasperini di Medicina.
lOi R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Nella primavera del 1881, nella ubicazione del Castello di
S. Polo venne fatto uno scasso di terreno per impiantarvi una
vigna ^ Gli oggetti trovati in quella circostanza non presenta-
rono valore né storico, né artistico. Nel susseguente anno si
prosegui Io scasso profondo in tutta V area del Castello di San
Polo, e i pochi oggetti trovati furono con molta diligenza de-
scritti in una bella memoria ancor inedita dal Dott. Luigi Landi,
medico-chirurgo condotto di Castel Guelfo, amantissimo di
archeologia , il quale con la solita gentilezza, mi permise di
trarne copia di questo interessante periodo : « A 70 metri
circa dalla Porta sud, cioè fra la strada di mezzo e il ter-
rapieno^ rinvenimento di vari cocci di stoviglie variegate
ma comunissime : un piignaletto di ferro lungo 33 centi-
metri, molto ossidato, trovato alla profondità di un metro, o
poco pili, avente lama di forma rotonda con guardamano
e impugnatura mancante del pezzo d osso o di legno di cui
doveva essere rivestita. Tina rotella o disco pesante, forse
appartenente ad, armatura — altro oggetto di ferro ossida-
tissirao, che probabilmente fece parte di lunga arma o lan-
cia — più a settentrione e sempjre nella stessa direzione fu
ìnnvenuto un tumulo o sarcofago di cotto con coperchio di
unica lastra di pietra calcare, lunga metri due — ed entrovi
V ossario di tre scheletri, uno dei quali ho potuto conoscere
giacere colta testa ai piedi degli altri due posti parallela-
mente. Dico tre, perchè sebbene fossero confuse tutte le ossa,
pure ho potuto distinguere bene quelle appartenenti ai tre
cranii diversi. — Pili ancora a settentrione-levante trova-
ronsi vari blocchi di una 'massa piuttosto voluminosa di una
lega proveniente da metalli fusi (bronzo) molto pesante re-
lativamente al volume; ivi era la base di piccola torre cam-
panaria quadrata e probàbilmente a poca distanza dalla
Pieve. ».
* Abbiamo detto in principio di questa narrazione che il podere sovra
cui trovansi gli avanzi di Castel S. Polo, fu denominato nel catasto - La
Vigna - per cui si può dire che codesta denominazione dev'esserle venuta
dal modo stesso in cui anticamente fu coltivato cotesto terreno che ritorna
ora alla medesima coltura.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 105
IV.
Il Castello dei Cavalli
LA SUA Chiesa Pievana e la sua Torre.
A nord-ovest del territorio comunale di Medicina, poco
lungi dal suo confine con Molinella, in una località ove s'in-
contrano i termini delle Provincie di Bologna e di Ferrara,
nei primi secoli dell'era cristiana eravi un esteso bosco il quale
al tempo dell' Esarcato di Ravenna per la quantità di frassini, di
cui a preferenza si componeva, fu denominato Bumilia, voce greca
corrispondente a bosco di frassini.
Cotesto vocabolo trovasi ripetuto in molte scritture anti-
che, e particolarmente in una donazione fatta da Imiza, discen-
dente dai De Glizberz, vedova di Teobaldo, la quale regalò il
fondo Cavalli al Monastero di S. Stefano iuniore di Ravenna,
e l'Abate del Monastero nell'anno 970 ne diede in permuta la
metà joro indiviso all' Arcivescovo di Ravenna ; la donazione
scritta diceva: Vintera località dei Cavalli si estende dal
bosco di frassini di S. Maria detta de Caballis, al di là
dello stesso podio Argele, ove lo stesso Castello trovasi e-
di ficaio ^
La località dei Cavalli era divisa dalla Fossa chiamata
di confine, la quale spartiva a metà la terra de Caballis ^.
Dunque la Fossa divenne il confine del territorio dei Cavalli
fra due proprietà, una delle quali appartenne all'Arcivescovo di
' Omnem medietatem in integriim desuper totum locutn in iniegrum
qui vocatur li Caballi quod extenditiir da Bumiliae S. Mariae
quae vocatur in Caballis usque ad ipso podio qui vocatur Argele ubi ipsum
Castrum hedificalum est — Fantuzzi, Monumenti Ravennati, tom. II, pag. 33,
anno 970.
^ Fossa quae dicitur da fine — ubi dividetur in Terra Cabalis (anno
972) — Fantuzzi, Op. cit.
100 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Ravenna ^ Se non che la località del Castello dei Cavalli di-
venne ancora il confine legale del territorio fra Bologna e
Imola; ciò risulta dalla decisione pronunziata dal Papa nel-
l'anno 1457 intorno alla controversia insorta sui confini del-
l' Imolese colla quale stabili : Eclesia S. Mariae Cavagli, sii
et esse debeat de territorio Bononiae.
Quando fosse eretto il Castello dei Cavalli, e da chi, lo
ignoriamo; ma da notizie spigolate qua e là nei nostri archivi e
nei documenti di donazione alle chiese di Bologna e a taluni pri-
vati, abbiamo rilevato che nel secolo decimo (anno 948) Bartolo-
meo Nanni da Salarolo era castellano del Castello dei Cavalli 2;
più tardi, nel 1073, Manzo secondo de' Sabadini, era tra i solle-
citatori della fabbrica del Castello dei Cavalli ^. Alla stessa epoca
Papa Gregorio VI confermava a Lamberto Vescovo gli antichi
privilegi della sua chiesa sulla corte del Castello dei Cavalli. Nel
1185 il forte dei Cavalli del Contado di Bologna, oltre le fortifica-
zioni, e le case pei soldati ebbe una chiesa sotto l'invocazione diS.
Maria dei Cavalli il cui diritto appartenne ai monaci di San-
t'Apolinare in Classe ^ Cotesta Pieve era dotata di un pingue
patrimonio in terre parte boschive, palustri e possessioni a col-
tura di cereali, come risulta dal breve di Papa Urbano III
dato in Verona agli idi di marzo del 1185 ^.
Sul finire del tredicesimo secolo (anno 1298) il Governo
bolognese, neli' intendimento di assicurarsi la parte nord-est del
proprio contado, e nel timore che i nemici potessero penetrarvi
da quel lato, ordinarono fosse fortificato il Castello dei Cavalli
affidandone la cura a Francesco d' Ivano Bentivoglio *'. Ciò
' Fossa deflnitionis Vallis Ducis usque ad medium fundum Cahalis —
Fantuzzf, Op. cit.
- Ghirarpacci, Histor. cit., part. I, pag. 355.
^ Ghirardacci, part. I, pag. 355.
* Annali Camaldolesi, cart. 339, 303, lus habeant in S. Appolinari in
Classe.
5 Annali Camaldolesi — In Comitatu Bononiensi jits quod habetis in
Ecclesiam S. Marias Cavallis cirm Terris, Silvis, paludibus et possessionibus
ad aendem pertinentibus.
^ DoLFt, Cronaca.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 107
non ostante i nemici di Bologna seguitarono a percorrere
il contado devastando la campagna attorno ai castelli forti-
ficati ed anche quella dei Cavalli. Dopo qualche tregua si
concluse la pace , e il governo bolognese sollecito a ripa-
rare ai tanti danni sofferti da quegli abitanti , prese la de-
liberazione di sgravarli dalle tasse personali dalla macina,
e particolarmente dalla colletta per pagare i soldati ^ Non e-
rano trascorsi cinque lustri (1322) che lo stesso Reggimento
bolognese, nel timore sempre di qualche invasione per parte dei
fuorusciti, volle di nuovo fortificare e munire molti dei castelli
del suo contado e fra essi quello dei Cavalli venne presidiato da
un capitano con non poca soldatesca, da quattro particolari
custodi; armandolo di una balestra grossa di altre sette da
staffa, e di molte lancio. Cionondimeno nel susseguente anno
i fuornsciti bolognesi , aiutati da Passerino Bonacolsi Signore
di Mantova e di Modena, occuparono a viva forza il Castello
dei Cavalli e lo tennero in loro potere quasi un anno ^, allor-
quando Arnoldo Sabatieri Vescovo di Bologna con la forza li
cacciò, e riconsegnollo al Reggimento bolognese ^ Nel 1370 il
Castello dei Cavalli ebbe a sostenere un nuovo assedio il quale
terminò con la presa di assalto fatta dai soldati condotti dal
capitano Nicolò Lodovisi al soldo della città di Bologna'*. Ma
la guerra in permanenza dì quell'epoca, fece cadere in potere
dei cittadini di Cento il Castello dei Cavalli , i quali lo riten-
nero necessario per la loro difesa come sentinella avanzata a
guardare e custodire la strada che da Cento conduce a Fer-
rara. Se non che Bologna , conclusa la pace coi suoi po-
tenti nemici (1378), volendo ricuperare un fortilizio innalzato e
mantenuto per secoli con sacrifizio di danaro e di uomini ,
e ritenuto necessario per la sicurezza del suo contado, diresse
opportune pratiche per indurre i Contesi a cedere pacificamente
' Ghirardaccf, part. I, pag. 340, 378.
^ Idem, part. II, lib. 20, pag. 56.
^ Alidosi, I sommi pontef., Cardinali, Patriarchi, Arciv. e Vescovi Bo-
lognesi, Boi. 1621, pag. 28.
■* GozzADiNi, Toì'7'i gentilizie, pag. 134.
108 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
il Castello dei Cavalli. Ma la città di Cento respinse qualunque
trattativa mostrando di voler ritenere il Castello dei Cavalli
come legittimo dominio necessario alla sicurezza del proprio co-
mune, tanto più che sentendosi indipendente da Bologna e da
quel vescovado, si credeva obbligata a difenderlo anche con le
armi, A tale dichiarazione provocante e fiera i Bolognesi
deliberarono di rispondere con la guerra. Nella notte degli
undici giugno 1378 spedirono infatti il Gonfaloniere di giustizia e
il Pretore della città con molti soldati a cavallo e a piedi ad
occupare di sorpresa il Castello dei Cavalli e la città di Cento.
Sull'albeggiare del giorno 12 quei di Cento si avvidero d' es-
sere circondati dalle schiere nemiche : Corsero alle armi ,
prepararono la resistenza ; ma vedendo sopraggiungere un
rinforzo poderoso guidato da Nicolò Lodovisi e Canedolo Bero-
so , detto Magnavacca, i quali si erano già impossessati prima
del Castello dei Cavalli poi della Torre, i maggiorenti di Cento,
riconosciuta inutile qualunque resistenza contro tante forze,
deliberarono di arrendersi con la dichiarazione di sottoporsi al
dominio di Bologna, salvo però le persone e gli averi dei
cittadini contesi ^
Nel 1399 le soldatesche del Duca Visconti di Milano, con-
dotte dal capitan generale Giacomo Dal Verme, invasero il
contado di Bologna, e parte di esse assalirono la Torre di Mo-
linella espugnandola; poi fecero irruzione nel vicino territorio
del Castello dei Cavalli saccheggiando, e incendiando le case di
campagna e uccidendone gli abitanti ^; e forse sarebbe caduto in
mano dell' invasore, se i Bolognesi non lo avessero soccorso, e
Pietro da Polliciano non lo avesse difeso valorosamente.
Nel 1402 Nanne Gozzadini fra le molte terre bolognesi che
tenne in suo potere ebbe ancora il Castello dei Cavalli, il quale
nell'anno susseguente passò nelle mani del Marchese Nicolò
d' Este 3.
' Ghirardacci, part. II, lib. 25, pag. 371.
^ G. SiMONi, Cronistoria di Medicina^ pag. 134.
3 Dalle note dell'Avv. Don. Giuseppe Gasperini.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 109
Le vicissitudini della guerra civile, che Bologna dovette
sostenere nei secoli decimoquinto e decimosesto, fecero cadere
in dimenticanza il Castello dei Cavalli il quale, come posizione
strategico-militare aveva perduto d' importanza ; tanto più che
le mutate condizioni del suolo adiacente resero 1' aria insalubre
e la circostante campagna impaludata. Perciò poco a poco i
cavalliesi abbandonarono il paese reso esiziale dalla malaria, e
sterile pel suolo acquitrinoso, in guisa che, nel 1500 circa, del
Castello dei Cavalli non rimase in piedi che la Torre quadrata
la quale dai tardi nipoti fu creduta un faro di portocanale na-
vigabile, 0 di profonda laguna.
A conferma di quanto si sta narrando riportiamo un fatto
autentico e documentato. Neil' anno 1650 dovendosi rettificare i
confini fra Imola, Ravenna e Medicina furono esaminati dalle
autorità governative a ciò incaricate non pochi testimoni, fra
cui cerr.i fratelli Sinibaldi i quali nel giorno 28 marzo del detto
anno deposero nel loro interrogatorio che la Torre dei Cavalli
del territorio di Bologna in confine con Argenta, e lontana
da Portonovo circa un iniglio e mezzo, ed un tiro d'archi-
bugio dalla detta Torre vi erano vestigia della Chiesa an-
tica detta di Santa Maria, et cioè un pezzo di muraglia
vecchia nella quale vi era un Immagine di nostra Donna ,
et che il primo giorno di maggio vi andava molta gente
per loro divozione co?i barchette et io (Sinibaldi) sino da
giovinetto vi andavo et ho veduto venire molti altri con
borchielli, ma da molti anni non vi è neanco questa mu-
raglia perchè V impeto dell' acqua V ha dirupala et perciò
il concorso del popolo non vi va più, e ciò depongo per a-
verlo veduto e udito dire da altri più vecchi di me . . . ecc.
Altri testimoni nei loro esami deposero le stesse dichiarazioni ,
aggiungendo che oltre al pezzo di muraglia con 1' Iramai>ine
della Madonna videro mucchi di rottami di pietre e di coppi
e di legnami vecchi ^
' Carte dell' Arch. della partecipanza di Medicina e Ganzanigo ,
Busta 93.)
1 10 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Cotesta Torre dei Cavalli nei successivi secoli rimase isolata
nel comprensorio delle terre costituenti la gran Cassa di boni-
ficazione dei torrenti Idice, Quaderna e Gaiana, circondata da
paludi, da valli e da risaie.
L'innalzamento alluvionale del suolo su cui fu eretta la
Torre dei Cavalli, non che quello delle adiacenti campagne
ne seppellì entro terra gi-an parte; per la qualcosa i proprietari
del detto suolo, nell'intendimeuto di ridurlo a coltivazione di
cereali, calcolarono di ricavare molto materiale da fabbrica con
la demolizione della Torre, e inconsultamente, con gran di-
spendio in mano d'opera e senza reale profìtto, nell'anno 1857
venne demolita la Torre. Era dessa l'ultimo avanzo del Castello
dei Cavalli e in quella località, senza arrecare danno ai proprie-
tari, avrebbe parlato a mezzo degli occhi dei riguardanti pre-
senti e futuri più di un'elaborata memoria storica.
Il Vico di Tresenta nella vallata del Sillaro
E l'Abbazia di S. Zaccheria.
A valle, e poco lungi dall'odierna parrocchia di S. Barnaba
della Fantuzza, dalla parte nord-est di Medicina, nella località ove
la via del Medesano s' interseca con quella di Dozza, conosciuta
pel Trébbo dell' Asino, dal lato di ponente, alla distanza di mezzo
chilometro circa, fuvvi un Vico denominato Trecenta, o Tresenta
0 Trecentula ^ nome derivatogli probabilmente dal numero dei
300 iugeri che ebbe nell' agro , tracciato dai coloni romani ;
centuria sopra cui venne costituita cotesta Corte o Vico.
Prima di dar forma di narrazione alle scarse notizie che
abbiamo potuto raccogliere intorno al vico di cui ci siamo pro-
posti di raccontare talune circostanze storiche , onde trarlo
' Nell'antico vernacolo di Medicina, italianizzato, si scrisse sempre Tre-
senta, come afferma anche il cronista Gasperini.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. Ili
dalla oblivione in cui trovasi da molti secoli, merita di es-
sere notato che ci troviamo in presenza di molte difficoltà
storiche, le quali possono far cadere in facili equivoci. Si tratta
di sceverare la parte storica che appartiene al Castello omoni-
mo di Tresentula o Trecenta (il quale contemporaneamente si trovò
poco lungi dalla città d'Imola, a valle della strada Emilia e
prossimo al torrente Seliistra) da quella che riguarda il Vico
Trecenta sopra indicato, cui , in una certa epoca il Comune
d' Imola pretese appartenesse pure al suo territorio. Dopo que-
sta pi'emessa che abbiamo ritenuta indispensabile , cominciamo
col narrare che, nel 1127 Lotario II Imperatore, calato in Italia
con poderoso esercito, appena entrato nel suolo bolognese volle
incamminarsi verso Ravenna. Arrivato a Medicina ivi accampò,
fuori del Castello dal suo lato di levante con la metà circa
dell'esercito ^ mandando l'altra metà al nord-est del territorio
medicinese, lungi 10 chilomeri circa, sotto il comando del Duca
Enrico, suo genero, il quale appena attendato si mise ad erigere
un Castello che denominò Trecenta -. Altri cronisti negano as-
solutamente questo fatto, asserendo che il detto Vico di Tre-
centa esisteva prima d'allora, vale a dire nel 1016 al tempo di
Enrico II, e cioè 108 anni anteriormente alla pretesa erezione fatta
dal duca Enrico : Anzi si ha positiva notizia che il Vico di
Tresenta nel 1100 dell'era volgare ebbe un porto canale che
servì al commercio delle sue derrate e manifatture ^, come
risulta dagli atti della lite intentata da Marsilio Maccagnani, a
nome dei figli di Rainuccio di Jonatello, agi' Imolesi perchè ave-
vano smesso di pagare loro il ripatico del porto di Tresenta
da essi esatto ab antiquo. Se non che il Podestà di Bologna, a
' Il luogo dell' accampamento di Lotario II sarebbe quel rettangolo di
terra circondato da tre lati dallo scolo Pesarina, e dal lato di ponente dalla
fossa, scoperta allora, del Castello di Medicina. Cotesta località è conosciuta
col nome I Monti. — Simoni, Cronistoria di Medicina.
^ Ottone Germanico, Vita degli Imperatori.
3 II porto canale di Tresenta divenne poi l'antico canale di Castel
Guelfo, il quale cominciava a ponente della strada di Dozza per passare a
levante della detta via nell'ubicazione del Ponte dell'Asino, a monte del
Castello 0 Vico di Tresenta, per mezzo chilometro circa.
112 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cui era stata rimessa la causa, assolse gì' Imolesi con atto
del 22 marzo 11541.
Da ulteriori documenti siamo venuti a cognizione che i fra-
telli Rainuccino, Montefeltrino, e Giuliano del fu Guido d'Acqua
Viva, il di 7 luglio 1259 vendettero una vasta tenuta di fondi
rustici, legittima loro proprietà, con tutte le giurisdizioni di
mero e misto impero, usi, consuetudini degli Uomini, i quali abi-
tavano le terre e le Corti, Acquaviva, Lugore, Ponte della Vi-
senaria ~ e Tresenla, presso il canale a occidente verso il Sesto,
a Londeringo d' Andalò ed a Castellano pel prezzo di L. 1500
bolognesi, a condizione che, pei poderi di Acquaviva e di Tre-
senta direttari della chiesa maggiore d'Imola, si dovesse rinno-
vare la contrattazione ogni 69 anni, con la riserva che i ven-
ditori intendevano non compresa in quest'alienazione il podere di
30 0 40 tornature, che tenevano fra le ragioni Gomberara, e
nella Corte della Selice ^.
Nella infelice epoca della guerra dei Visconti di Milano
contro la città di Bologna (1360-1364), in seguito alle scorrerie
fatte nella bassa Romagna, furono saccheggiati, incendiati e di-
strutti molti castelli, fra cui Vedreto, Serra, Limodiccio, S. Croce,
S. Agata, Barignano, Guercinone, Cotigaola, Anconata, Castel-
nuovo e la Tresenta del Sillaro, di cui non si fece più men-
zione come Vico, ma semplicemente come territorio. Neil' anno
1427 è fatta menzione del territorio di Tresenta per un' inve-
stitura fatta dal Massaro e dagli Uomini di Bozza di una pezza
di terra con casa, posta nella villa, ossia nel fondo di Tre-
senta, sotto la guardia del Castello di Bozza, presso i beni
della terra di Medicina (Portonovo) a favore di Masio del fu
Giorgio Gravina da Puglia nel napolitano ^.
' GozzADiNi, Torri Gentilizie, pag. 357-358.
^ La Visenaria non era che una parte del territorio in oggi costituente
la tenuta di Portonovo.
3 Carte dell' Archivio d'Imola — Appunti del dott. Gian Maria Fabri
di Medicina.
^ Carte dell'Archivio d'Imola, Memorie del dott. Gian Maria Fabri —
Questo fatto appartiene indubbiamente alla Tresenta del Sillaro o della
Fantuzza, per essere bene specificata la sua ubicazione.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 113
Nel contrasto dei confini del Bolognese con la Romagna,
il pontefice Sisto IV (1475) con suo breve stabilì che la Via
di Dozza dovrà essere nell'avvenire il confine fra Imola e Bo-
logna , ondechè il territorio del Vico Tresenta del Sillaro
0 della Fantuzza , d' allora in poi fece parte del Comune
di Medicina. La via poi di Dozza s' incontra con quella del Letto
0 del Medesano nel punto della Casella di Tresenta, poco lungi
e a monte, del Trebbo dell' Asino. Qui la strada che va alle
Valli prende il nome di Via storta o Carrata del Monistero di
S. Zaccaria, la quale prolungasi fra l'arginello dei Zagni fino
a Portone vo, detto anche Porto di Trecenta ^
Non dobbiamo omettere una notizia che trovammo fra le me-
morie del nostro Cronista Domenico Belletti, il quale, sebbene non
abbia indicato la fonte onde la trasse, pure ci piace riportarla per
quello che potrà valere come semplice notizia. Narra egli, non es-
ser bene accertata l'epoca in cui la nobile famiglia Fantuzzi di Bo-
logna, ebbe in feudo il Vico di Trecenta, il quale fece poi parte della
tenuta di fondi detti anche attualmente Fantuzza, ora parrocchia
del Comune di Medicina 2. Ciò dovrebbe esser avvenuto tra il
decimosecondo e il tredicesimo secolo; imperocché nel 1273 i Cane-
toli, altra famiglia nobile e potente di Bologna, assali proditoria-
mente il Vico di Tresenta, incendiandolo e riducendolo un muc-
chio di macerie ^. Dopo non molto l' infelice Vico, novella fenice,
risorse dalle sue ceneri, e quasi per incanto si popolò di molti
' Relazione dell'agrimensore Angelo Astorri medicinese, dell'anno 1628.
• — Arch. della Partecipanza.
* Chi scrive, come pure il Cronista Belletti, ignorano l'epoca in culi
Fantuzzi ebbero in enfiteusi perpetua la maggior parte delle terre dell'A-
bazia di S. Zachei'ia, ora territorio della Fantuzza; ma solo si sa di positivo
che la investitura enfiteotica fu rinnovata anche alli 22 aprile 1473.
3 Molto tempo prima che i beni territoriali dell'Abazia di S. Zaccaria
fossero dati in enfiteusi perpetua ai Fantuzzi, questi possedevano non pochi
poderi sparsi e prossimi ai beni dei detti frati. Ondechè Giovanni Fantuzzi
nel 1443, ottenne dal Governo di Bologna il privilegio di poter fabbricar
case sui beni situati poco lungi dal torrente Sillaro, alla foce del canale di
Trecenta, e di farsi pagare il dazio per le mercanzie che transitassero per
colà. — Memorie di Don Filu^po Cristiani, Arciprete di Pizzo Calvo , pag.
2 e 193.
8
114 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
abitanti, i quali, operosissimi, si diedero all' industria agricola e
al commercio fluviale per mezzo del porto-canale di Buda; se
non che nel 1321 gli Anziani e Consoli di Bologna per Porta
Ravegnana , Zaccaria Basciacomari , Francesco Mezzovillani ,
Marcliesino de Spiolari , Fantone de Beccadelli , per il mo-
tivo che si trasportava molta vettovaglia fuori del territorio di
Bologna e particolarmente derrate e merci di Tresenta e di Me-
dicina e paesi contermini, navigando il Canale di Buda ad Ar-
genta, fecero interrire il detto canale ^
E qui merita d'essere notato che nello stesso anno 1273,
come consta da documenti tratti dall'Archivio d'Imola, in contrad-
dizione a quanto narra il Cronista Belletti, d'ordine superiore venne
compilato un registro dei fumanti del Comune d' Imola, sotto la
strada Emilia, nel quale vennero inscritti gli abitanti di Lugore,
del Sesto Imolese, e di Tresenta, senza essere stato fatta men-
zione dello straordinario avvenimento dell' essersi atterrato detto
Vico -. Se non che una osservazione di qualche importanza sa-
rebbe che la notizia tratta dall' Archivio d' Imola, bene esami-
nata, pare debba riguardare la Tresenta della Selustra, e non
la Tresenta della Fantuzza, più vicina a Portone vo, di cui tenne
parola il Belletti: Ciò non ostante il racconto di cotesta distru-
zione operata dalla fazione Canetoli, deve accogliersi con molta
riserva, per varie cagioni che la rendono, anche nei suoi par-
ticolari, sospetta.
Non un rudero , non una memoria tramandataci dagli
abitanti i quali vissero prossimiori a quella plaga , è rima-
sta a ricordare ai posteri il nome e la ubicazione certa
ove esistette per qualche secolo il piccolo raduno di case
detto Vico di Tresenta, il quale fu una comunione di gente che
visse di commercio fluviale, e di agricoltura ^. Merita però d'es-
sere ricordata una circostanza accidentale narrataci dal nostro
diligente Cronista E. Gasperini, il quale lasciò scritto che nella
' Ghirardacci, part. 2, lib. 19, pag. 19.
- Cai'te dell'Archivio d'Imola, Memorie del Dott. Gian Maria Fabri.
^ Da una pianta dei confini tVa Imola e Medicina fatta da Sassi — il
9 ottobre 1624 — è indicata una Motta ove a quell' epoca esisteva il Castello
di Trecenta.
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 115
località della Marzara , luogo prossimo all'ubicazione di Tre-
centa (se non ne fu essa stessa una parte) nel 1733 sorgeva un
vetusto Casamento denominato Marzara, dalle muraglie robuste
e dalle porte esternamente ferrate. Ivi si era in quell'anno ri-
fugiata, una banda di zingari la quale sostenne per molti giorni
un formale assedio, fatto d' ordine del governo di Bologna da
molti Sbirri e dai soldati della Compagnia di Medicina, i quali,
impotenti alla espugnazione, si volle dallo stesso Senato fossero
rafforzati da quattro pezzi di artiglieria, e scortati dalla Compagnia
dei soldati di Budrio *. 11 Casamento della Marzara dai muri
robusti, e dalle porte ferrate, che da più di un secolo non esiste,
ci darebbe l' idea tipica di un fabbricato il quale dovette servire
ad uso pubblico per importanti negozi sociali, e quindi esclusa
la possibilità potesse trattarsi di abitazione cittadina; avrà pro-
babilmente servito per utile pubblico, facendo parte degli uffizi
specialmente commerciali, inservienti alla popolazione del Vico
di Tresenta -.
' SlMONi, Cronistoria di Medicina, pag. 301.
^ A semplice memoria dell'Abazia di S. Zaccaria di Trecenta , ripor-
tiamo il seguente documento tratto dall'Archivio Gasperini - Fascetto Mi-
scellanea. Con esso l'Abate del Monastero di S. Zaccaria, dell'ordine Val-
lombrosano, rinnova l'investitura dei beni ai fratelli Fantu/,zi, con rogito
di Guglielmo Vanni, notaio fiorentino, del 22 aprile 1473-
« In Dei nomine amen. Anno Dominicae Incarnalionis Millesimo Quadrin-
gentesimo Septuagesimc tertio . Indie. Sexta . die vero vigesimo secundo mensis
aprilis. Tempore Pontif. Domini in Christo Patris et D. N. D. Sixti Divina
Prov. Papae quarti anno secundo — Actum Florentiae in Archiepiscopali
Palatio, Pruesentibus ibidem domino Petro Michaeli, Andrea Lupi de Fior enfia
Monaco in Abbaila SS.'^^ Trinitatis de Florentia Ord. yallisombrosae , et
Martino Zanobij quondam Martini populi S. Marci de Florentia, dicentibus
et asserenlibus se cognovisse et cognoscere infrascriplos contrahentes , et
Petro Philippi S. Palili de Florentia testibus ad infrascripta vocatis habilis
specialiter et rogatis.
Unioersis et singulis pateat evidenter, et sit notum qiialiter R. P. D.
Andreas Berti del Palaggio de Florentia Abbas Monasterii sice Abbatiae
S. Zanhariae DE Trecento, Imolensis Diocesis, Ordinis Vallisombrosae omni
meliori modo, via, jiire, causa, et forma quibus maijis et melius potuit no-
mine dicti sui Monasterii, seu abbatiae, per se et siios prò tempore succes-
sores de rebus locari consuetis renovando dedit, concessit, et locavit ad li-
116 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
VI.
La Monta di Gallisano.
Nella frazione della parrocchia di Prunaro, appartenente al
Comune di Medicina, località sita fra i torrenti Gaiana e Qua-
derna, nell'ubicazione ove alla strada provinciale di Bologna-
Medicina s' innesta la stradella denominata volgarmente del
vellum in Emphiteusin circumspecto viro Piero q.m Gabrielis de Luparis
Citi Bonon. Procuratori Spectubilium Virorum Antonii et Petri fratrum et
filiorum quondam Magnifici Viri Ioanws de Fantutiis Bononiae civium,
ut de ejus Procuralione et Mandato ad pred.ta et infrascr. facendum. Ego
Guglielmus Notarius infrascr. constare vidi pubblico istrumento confecto, et
scripto manu Ludovici Nannis de Centelli de Massa Lombardorum, publici
et Imperialis auctoritate Notarii et auctoritate apostolica sub anno Inditione et
Pont,praedictis die vero duodecimo dicti mensis apri lis procura toriis nominibus
dictorum Antonii et Petri de Fantutiis praedictis et eorum haeredum ibidem,
praesenti recipienti et conducenti omnia et quaecumque bona, res, et possessio-
nes et petias terrae cujuscumque conditionis existant, ubicumque posita, et
confinata ac situata, spectantia, et pertinentia ad dictum, ejus Monasterium
sive Abbatiam justa quoscumque confines — reservato tatnen edificio dicti
Monasterii seu Abbatiae cuyn hoc quod praedicti condutores per se et per
eorum haeredes possint et valeant uti et fruì d. aedifilio et predictis octo
tornaturis terrae tempore quo memoratusAbbasLocator perpetuarli residentiam
facere non vellet vel alius prò ejus nomine; prò termine et termino vigenti
novem annor. in perpetuum, et sic renovatum promiserunt sibi invicem, et
vicissim dictae Parte.^, dictis nominibus quibus supra, et ut infra continetur.
Et prò annua pensione livellaria idem Procurator pvomisit et solemniter con-
venit suprascr. Abbati ad dictum Monasterium seu Abbatia dare solvere prò
singulo anno dictorutn viginti novem annorum in fasto S. Michaelis de
mense septembris libras duodecim Bononiae etc. Promittens et conveniens D.
Abbas etc. omnia et singula bona suprascripta dimittere et non reltollere, sed
ea bona eisdem ab omni persona, Comuni, Collegio, societ-ite, et universitate
deffendere, autorizare, et disbrigare, et de jure per totum dictum tetnpus
modis, et nominibus expedire, et ex ipsis bonis vel aUq. eorum partibus ali-
quam non facere dationem, obligationem., et contractum, c.ujus pretextu praesens
contractus infrangatur vel ipsis conductoribus aut ejus successoribus in dieta
livello, de quo seu quibus supra sit mentio aliqua praejudicium genere-
tur etc. etc. Quapropter Dominus Procurator ut supra promisit dieta bona
ad livellum tenere ptro eisdem Monasterio et prò alio non conficsre et reco-
gnoscere. Quae omnia et singula. Ego Guliemus Vannis de Marias de Prato,
Pistoriensis Diocesis. Imp. Auct. Notarius atque ludex ordinarius No-
tariusque Florentinus nec non Notarius et Scriba Curae Eccl. Florent.etc. etc.'»-
NOTIZIE STORICHE DI TALUNI CASTELLI DISTRUTTI ECC. 117
Sasso 0 delle Pecore, chiusa lateralmente da siepi, avente al
sud la via provinciale , all' ovest la detta stradeUa , s' in-
nalza la Monta di GalUsano, configurazione quasi rotonda, a
prato naturale, con altro terreno piano adiacente. Cotesto ap-
pezzamento di terreno, nelT antico censimento trovossi segnato
col n. 4 di mappa, di una superficie di tornature 1.31.25 e
di un estimo di romani scudi 38. 8. 4 con la denominazione
Chiesa di Prunaro , Comunità di Gallisano. Dal lato di le-
vante della Monta trovasi un altro appezzamento di terreno
segnato in mappa col n.** 8, di un'estensione di tavole bolognesi
138. 16 e dell' estimo di scudi 30. 5. 8 ^ La figura rettango-
lare di cotesta striscia di terra, con la sua estremità nordica
confina col piano a prato e con la Monta Gallisano ; ciò indi-
cherebbe eh' essa striscia un tempo dovette essere la strada che
<;onduceva a detta località, ma attualmente trovandosi a prato
ha preso l'aspetto di semplice cavedagna. Molto tempo prima
della colonizzazione Romana nell'agro felsineo, 565 e 571 anni
di Roma, cotesta Monta con le sue adiacenze dovette essere un
Oppidum 0 Dun dei Galli Boi ; ipotesi probabile la quale si
desume dal nome proprio di Gallisano che porta anche attual-
mente, e dalla figura circolare, forma tipica preferita dai po-
poli celtici nella costruzione dei loro Castelli fortificati.
Pare cosa certa che l' oppidum di Gallisano, nel medioevo
fosse abitato, poiché nel 1165, alli 27 gennaio, i Consoli del
Castello di Triforco dell' Avellaneta per propiziarsi la potente
protezione del Governo di Bologna, off"rirono al Pretore della
detta città tutta la terra arativa e il roveto che possedevano
nella Pieve di Gallisano -, come narrammo parlando del Castello
di Triforco. Cotesta Pieve, di cui si è perduta ogni traccia, de-
v' essere stata nella Monta stessa accanto al torrione di Galli-
sano, che forse fu il suo campanile ^.
' Le misure dell' estimo ci sono state gentilmente date dall' ing. Cesare
Trogli bolognese residente in quel tempo a Medicina.
* Libro Grosso, voi. I, fol. 22, verso, 27 maggio 1165. Archiv. di Stato
di Bologna.
3 La Torre di Gallisano è ricordata anche dai Cronisti medicinesi.
Nel 1491. Negli Annali àeì Savioli si legge: Ecclesia et Turrione Ga-
iixani.
118 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Nel flecimoterzo secolo sono rammemorati Bonacurso e
Gandone abitanti di Gallisano; i quali possedevano casa anche a
Bologna, se non che per aver presa parte attiva nelle molte-
plici congiure coi Lambertazzi, furono condannati all' esigilo,,
e le loro famiglie al confino a Gallisano ^ Con tale con-
gettura si spiegherebbe 1' annotazione della vecchia mappa del
Censo, sopra indicata, in cui sta scritto, al n." 4°: Comunità
di Gallisano, ossia borgata, corte o raduno di case, o Vico.
Tutto il circostante territorio non ha zolla di terra che
non rammenti la permanente stazione dei Galli-Boi, poiché Io-
stesso torrente che l'attraversa dagli Appenini da cui discende
fino alla sua foce, porta il nome di Galliana, corrotto in Gaiana;
e cosi dicasi dell' antichissimo porto-canale navigabile, opera
probabilmente degli stessi Galli Boi, ricordato anche nel!' unde-
cime secolo dell'era volgare con queste parole: Portiim qui
cognominatur Galliana, cum ripatico et toloneo, silvis et pa-
ludibus ^. Nel 1114 Papa Pasquale II nel confermare alle chiese
della Città di Bologna i suoi possedimenti e le immunità, con
particolare suo breve ripeteva le stesse parole: « Portum qui
cognominatur Galliana cum silcis e te. eie. »
Il fin qui detto proverebbe che la Monta o Motirone di
Gallisano, con le sue adiacenze che abbiamo indicate, costitui-
rono e fecero parte dell' oppidum o dun dei Galli Boi, il quale
trovasi in diretta comunicazione con la Selva Litana, e con l'e-
stuario padano per mezzo del porto-canale navigabile della Gai-
liana, il quale probabilmente metteva foce nel Po di Prima-
ro, e quindi nel mare Adriatico.
Un' esplorazione alla Monta di Gallisano potrebbe tornare
utile agli studi archeologici della provincia di Bologna.
Giuseppe Simon:
' Come abbiamo detto nella narrazione di Treforce. Ghirasoacci, Part.
I, lib. 14, pag. 452. Cronista Belletti.
"- Breve di papa Gregorio VII del 23 maggio 1074. Istit. Ec. Bologn.
Gov. 27.
UN DOCUMENTO INEDITO
DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI
XEL SECOLO XIII.
Q.
[uando, nell' ultimo ventennio del sec. XIII, i numerosis-
simi cittadini Bolognesi di parte Lambertazza espulsi dalla loro
città andavano diffondendo in molte terre d' Emilia, di Romagna
e della Marca Trevigiana la fama delle loro sventure, seco por-
tando, insieme coi feroci odi di partito, un accorato desiderio di
rivedere la patria, ove forse affezionati parenti aspettavano e sof-
frivano per loro amore, un senso di pietà e di colleganza di parte
mosse a più riprese potenti amici della fazione bandita a intro-
mettersi tra questa e il Comune di Bologna, per ottenere la pace
e la revoca dei decreti d' esilio ^ La storia conosce già le pra-
tiche a questo scopo tentate da Matteo Visconti e da Alberto
della Scala, nel 1298 e più tardi: allora Verona, fors' anche
perchè sede di notevoli fuorusciti Bolognesi, fu scelta a iniziarvi
le trattative, come testimoniano carte in data 24 aprile dell' anno
ora detto, riassunte dal Ghirardacci 2. Ma prima ancora di questo
' Per i fatti riguardanti la cacciata dei Lambertazzi e i primi anni del
loro esilio, mi riporto al lavoro da me inserito in questi Atti (Serie III,
Voi. IX) nel 1892: Il Serventese dei Lambertazzi e Geremei. Cf. special-
mente il 2.° capitolo della Prefazione. — Quanto alle tristi condizioni fatte
ai Lambertazzi rimasti in Bologna, per odio contro gli assenti, si veda il
Ghirardacci, Hist. di Bologna, Voi. I (Bologna, Rossi, 1596), p. 273, ecc.
^ Op. cAt. nella nota precedente. Cfr. pp. 358, 360 e sg.
120 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
termine, all' opera pietosa di pacificazione aveva pensato seria-
mente, se non con fortuna, la Chiesa; ed anche in tale circo-
stanza centro delle pratiche fu Verona, secondo si ricava dal
documento inedito del 1295 che qui di seguito trascrivo, sotto il
n.° II, indicatomi dall'amicizia del valente paleografo sig. Gae-
tano Da Re, impiegato nella Biblioteca Comunale di Verona, al
quale porgo vive grazie.
Trovasi negli antichi Archivi del Comune di Verona, in
una raccolta catalogata Isfromenti di Santa Maria in Organo,
Voi. I, composta d' una serie di fascicoli in pergamena, per
gran parte di soli quattro fogli, appartenenti a varie età tra il
Xlir e il XIV° secolo. Pressoché tutto il materiale contenuto
in questi fascicoli ha relazione diretta col convento dei Bene-
dettini di Santa Maria in Organo. La composizione dell' intero
volume, legato in pelle com' è attualmente, secondo l' indizio
della legatura stessa può risalire alla fine del sec. XVI o al
principio del seguente. Tra i notai che vi figurano più spesso tro-
vasi un tal Quintano, la cui attività spetta al periodo 1190-98. In
parecchi dei fascicoli da lui distesi il notaio Quintano comincia col
proprio segno di tabellionato : invece in quello che comprende
r atto nostro e che consta di due fogli soli (carte 228-231 della
raccolta) questo segno è sostituito dalla notizia seguente, sul
margine superiore della carta 228:
Millesimo Ducentesimo Nonagesimo quarto, indictione
septima. Ada causarum motarum et uentillatarum sub exa-
mine discreti uirì domini Alberti dei gratia àbbatis inona-
sterii Sancte marie in organo Verone, Delegati Reiierendi
Patris domini Raimondi, dei gratia Sancte sedis Aquilegen-
sis Patriarche, Scripta per me Quintanum notarium, fìlium
condam domini Vbertini de Quintano, inferius per ordinem
denotantur.
Di seguito le e. 228-29 recto e verso, e la e. 230 recto,
contengono imbreviature del 1294, tutte di mano di Quintano,
spettanti al monastero sopra nominato. La carta 231 verso reca
altri atti, di contenuto analogo agli antecedenti e dell' anno
stesso, ma scritti cominciando dal margine inferiore del fasci-
colo e riusciti quindi rovesci, rispetto agli altri delle carte 228-30;
UN DOCUM. INEDITO DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI 121
come se, per intenderci alquanto meglio, il notaio avesse preso
a scrivere il fascicolo in due direzioni, una volta considerandone
prima pagina quella numerata 228, e un'altra invece quella 231.
Accadde frattanto che le carte 230 verso e 231 recto rimasero
del tutto sgombre d'atti pertinenti a S. Maria in Organo. Ven-
nero da Quintano stesso adoperate per trascrivervi il nostro
documento , che non pare abbia attinenza con quelli che lo
accompagnano e che e' informa d' un episodio — credo sco-
nosciuto fin qui — delle lotte tra Lambertazzi e Geremei. Ap-
partiene al giorno 6 novembre 1295 e Quintano stesso ne fu
r estensore, come s' apprende dalla quart' ultima riga della se-
guente p. 126.
Ho già detto che trattasi d' un tentativo di rappacifica-
mento tra le due fazioni, per opera della Chiesa. Non essendo
per altro mia intenzione illustrar con ampiezza 1' episodio, bensì
porgere un tenue contributo di fatti alla storia d' un periodo
per Bologna altrettanto fortunoso quanto poco esplorato, mi
contenterò di alcune considerazioni quasi necessarie.
L' atto veronese, che pubblico sotto il numero II, dovè
essere per la sua stessa natura collegato con una breve serie
di altri documenti, ora quasi tutti ignoti o smarriti, che lo pre-
cedettero e lo seguirono. Esso contiene quasi V epilogo delle
pratiche fallite, che passo ad esporre succintamente. — Riccardo
da Ferentino, Canonico di S. Andemaro, mandato in Romagna
con speciali e ben definiti incarichi da papa Celestino V e poi
revocato da Bonifazio Vili « cum mandatorum fines temere ac
imprudenter transiliret » ^, tra le altre sue poco fortunate intra-
prese registrò anche questa, nella quale si valse dell' aiuto di
due frati veronesi, Zambonino e Tabaldo, rispettivamente abati
dei monasteri di S. Nazzaro e Celso, e di San Fermo. Costoro,
eseguendo (come appare dall' antefatto del nostro documento) il
mandato del predetto Rizzardo, o piuttosto del Pontefice, e inten-
dendo correggere i delitti manifesti, dai rappresentanti del
comune di Bologna commessi contro i loro concittadini, affine
' HiERONYMi RuBEi , Hìstoriarum Ravennatum Libri decem (Venetis,
MDXC, p. 493) onde il Ghirardacci, op. ciL, I, 332.
122 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
fli ricondurre pace e concordia in quella città, avevano dif-
fidato air uopo il Comune predetto « quibusdam requisitio-
nibus, monitionibus. preceptis et sententiis » , forse entro il
mese di Ottobre, forse anche prima. A tal monito esso Co-
mune aveva risposto appellandosi « per quemdam Vivia-
num , qui se dicebat sindicum et procuratorem potestatis ,
Capitanei et Comunis Rononie ». Della controrispo-
sta dei due abati veronesi, mercè il nostro documento, pos-
siamo indicare anche la data: il 24 ottobre la lettera fu regi-
strata dal notaio Bonaventura di lonasio di S. Benedetto, poi
fu mandata per mezzo di special nunzio a Bologna e quivi, il
29 ottobre, affissa alle porte del palazzo vecchio e in tre altri
luoghi patenti. Invitava il comune a farsi rappresentare da un
Procuratore o Sindaco nella terra di Sermide, in distretto di
Mantova, luogo stabilito per cominciarvi le trattative di pace,
dieci giorni dopo 1' affissione della lettera predetta. Certamente
comminava anche la scomunica, in caso di tragressione a que-
st' invito; giacché il corpo del nostro documento espone appunto
come frate Zambonino, nel termine prescritto, si recò a Ser-
mide, attese invano che si presentasse qualche rappresentante
di Bologna e, dopo aver ottemperato alle formalità imposte dalla
circostanza, scagliò V interdetto contro il Comune, con 1' aggiunta
d' una pena pecuniaria che saliva a ventimila marche d' ar-
gento.
Fin qui V atto di Quintano. Curioso ed interessante sarebbe
senza dubbio conoscere come si regolasse nel frattempo il Co-
mune di Bologna, e in qual forma rispondesse alle ingiunzioni dei
due abati veronesi. Purtroppo le ricerciie tentate, dietro mia
preghiera, neh' Archivio di Stato bolognese dal mio valente
amico Dott. Emilio Orioli non portarono ai risultati che si sareb-
bero potuti sperare, ove i libri delle Riformagioni del Comune
per l'anno 1295 fossero interamente conservati. Accade per
contrario che manchino proprio quei mesi, nei quali V episodio
di cui ci occupiamo andava svolgendosi ! Appena si salvarono
alcuni frammenti, mutili e guasti, di tali atti preziosi: tra questi
la dotta pazienza del mio amico testé lodato riuscì ancora a
scoprire due documenti (li pubblico qui appresso, al n.° I ed al
UN DOCUM. INEDITO DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI 123
11.° Ili), che col fallito convegno di Sermide mi pare presentino
una relazione non dubbia.
Il primo, in data 14 ottobre 1295, sembra dipendere dal
primo invito o monito degli abati veronesi (occasione litterarum
interdicti transmissarum Comuni Bononie a quibusdara abbatibus
de Civitate Verone), minacciante interdetto in caso di trasgres-
sione. Nulla anzi impedirebbe di credere che Giacobaccio Bona-
giiinta quivi nominato fosse colui il quale interpose l'appellazione
a nome del Comune, se non si apprendesse dal Docura. II che
tale incarico fu commesso ad un certo Viviano. Dovremo ar-
guirne che Bologna mandò due suoi rappresentanti, a breve
distanza di tempo l'uno dall'altro? Oppure Giacobaccio era
destinato e poi, in fatto, parti Viviano? In massima, ambedue
le ipotesi non mancano di attendibilità, né saprei a quale dare
la preferenza.
Il terzo documento, per quanto deturpato e guasto da
logorazioni nel margine ^ parla da sé con sufficiente chia-
rezza. Premessa cioè notizia della scomunica fulminata contro
il comune di Bologna dai Frati Zambonino e Tebaldo (appunto,
come sappiamo dal Doc. II, in data 6 novembre) ; premesso che
i due abati ora detti avevano imposto al Capitolo e al Clero
di Bologna di pubblicare solennemente nelle chiese la sentenza
della scomunica ora detta ; lodasi il clero bolognese che non
volle osservare né far osservare questo comando ; e si decide
che, se ne dovesse a lui derivare alcun danno da parte della
Curia Romana o d' altri interessati, il comune si assumerebbe
ogni responsabilità d'indennizzo. Ciò cinque giorni dopo la procla-
mazione dell'interdetto, in data 11 novembre 1295. Se poi la
fiera risposta abbia portato ulteriori conseguenze, é quesito al
quale non sanno rispondere i documenti dei quali sono venuto
a notizia.
Flaminio Pellegrini.
• Tra parentesi quadre ho aggiunte per congettura parole e frasi, cer-
cando d" integrare il senso. Le restanti lacune sono rappresentate da pun-
tini. La trascrizione dei docum. I e III è quale mi fu favorita dal dott. Orioli.
124 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
DOCUMENTI
DOCUM. I.
Die veneris quartodecimo intrante octubri [1295].
Consilium populi et masse populi Civitatis Bononie fecit nobilis
et prudens vir dominus Zanazius de Salirabenis honorabilis eapitaneus
Comunis et populi Bononie etc.
Itera quid placeat dicto Consilio previdero super infrascripta pe-
titione cuius tener talis est. Corani vobis, domino capitaneo, anzìanis
et consulibus populi Bononie, suplicat frater Liazarius de Bocchafo-
gaciis massarius et generalis depositarius comunis et populi Bononie,
quatenus vobis placeat in conscilio populi proponere et in ipso fir-
mari facere ìpsura fratrem Liazarium potuisse soluisse et solutionera
fecisse sine sui preiudieio et gravamine de orani peccunia et avere
comunis Bononie que fuit penes eum quacumque de causa lacobuzio
Bonazunte destinato cum litteris comunis Bononie ad Civitatem Ve-
rone, occasione litterarum interdictu transmissarum Comuni Bononie
a quibusdam abbatibus de civitate Verone, tres libras ben. , non ob-
stantibus etc
Item placuit toti Conscilio facto partito per dictum dominum
capitaneum de sedendo ad levandum quod frater Liazarius de Boclia-
fogaciis massarius et generalis depositarius Comunis Bononie potuerit
soluisse et solutionem fecisse de omni avere et pecunia Comunis Bo-
nonie que fuit penes eum quacumque ratione vel causa sine sui
preiudieio vel gravamine lacobutio Bonazunte destinato cum litteris
Comunis Bononie ad Civitatem Verone, occasione litterarum interdicti
transmissarum Comuni Bononie a quibusdam abbatibus de Civitate
Verone tres libras bon. , non obstantibus etc.
Archivio di Stato di Bologna — Archivio del Comune — Mi-
scellanea Fragmentorum Reformatìonum , voi. II , e. 48-72 r° e
66-74 r°.
UN DOCUM. INEDITO DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI 125
DOCUM. IL
Millesimo Ducentesimo Nonagesimo quinto Indictione viij'\
In Christi nomine *. Die dominico sexto Nouembris, In Terra
Sermede Insule Reueris, Mantuani districtus, sub porticu * domus
habitationis Beneuenuti quondam Zanni, presentibus dicto Beneuenuto;
Nicholao quondam Blasii qui fuit Paduane diocesis; Lonardo quondam
Bonauenture qui fuit de Venetiis, liabitatoribus diete terre Sermede;
Andrea quondam Delaidi et Moreto quondam Ottolini fabri de hosti-
lia, nautis; dominis domino federico monache monasterii sanctorum
Nacarii et Gelsi de Verona; Alticherio indice qui fuit de Lacisio, dio-
cesis Veronensis; ac lacobo Clerico ecclesie de Bonefisio; et appolonio
Clerico ecclesie Sancti Laurentii de minerbio, diocesis Veronensis,
testibus rogatis ^ Venerabilis et religiosus vir frater Zamboninus,
sanctorum Nacarii et Celsi de Verona, ordinis sancti Benedicti mo-
nasterii abbas, Venerabilis viri domini Ricardi de Ferentino, Canonici
Ecclesie de sancto Andemai'o Morinensis diocesis, domini pape Capei-
lani et nuncii specialis subdelegatus seu subexecutor, Cum in literis
responsionis facto ad quanda[m] appellationem que dicebatur inter-
posita per quondam nomine Viuiauum, qui se dicebat sindicum et
procuratorem potestatis , Capitanei , Ancianorum et Consulum et
Comunis Bononie, a quibusdam requisitionibus monitionibus preceptis
et sententiis, quas dictus subdelegatus seu subexecutor et venerabilis
et religiosus vir frater Thebaldus, sancti Firmi minoris de Verona,
ordinis sancti Benedicti monasterii abbas, quondam Collega eius, exé-
quentes mandatum dicti domini Ricardi, immo potius apostolicum, et
sequentes opera misericordie, pietatis, pacis et iusticie et delita ma-
nifesta publica et notoria per suprascriptos potestatem Capitaneum An-
tianos Consilia et Comune Bononie et Officiales alios per quos Ciuitas
ipsa regitur comissa centra suos Conciues et proximos corrigere in-
tendentes, et ipsos Bononienses ad pacem et concordiam redducere
cupientes ut, omnibus guerris discordiis et malis uoluntatibus resecatis
' Queste tre prime parole furono aggiunte sul margine dell'atto, fuori
di riga. La punteggiatura del testo fu alquanto ritoccata e, nel rimanente,
la copia è del tutto diplomatica.
2 In origine porticus, ma l'ultima lettera fu espunta.
126 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
siue effugatis, in pace possent uiiiere et quiete; Eisdem potestati Ca-
pitaneo Aatianis Consiliis et Comuni Bononie et ofBcialibus aliis per
quos Civltas ipsa regitur fecerunt per suas litteras speciales, literis
utique responsionis per ipsos fratrem Zamboninum et fratrera The-
baldura directis predictis potestati Capitaneo Ancianis Consiliis et Co-
muni Bononie et officialibus aliis per quos Ciuitas ipsa regitur, regi-
stratis per Bouauenturam domini lonasii de saneto Benedicto nota-
rium, Die lune xxiiij" Octubris anno domini infrascripto et appositis
per eorum nuncium specialem iuratum Die Veneris xxviiij" Octubris
proxime preterita Comunis palacii ueteris Bononie portis, et in aliis
tribus locis patentibus, obtulisset una cum predicto quondam Collega
suo ad habundantem cautelam se paratum exhibere alicui, quera pre-
dictorum potestatis Capitane!, Ancianorum, Consilii et Oflìcialium et
Comunis Bononie legitimum procuratorem et sindicum esse constaret,
copias rescripti apostolici eidem domino Rieardo directi et literarum
ipsius domini Ricardi ad ipsos abbates super subdelegatione seu subexe-
cutione negotii capitaneorum Vniversitatis et hominum partis Lam-
bertaciorum de bononia in terra Sermede, Insule Reueris Mantuani
districtus, non multum distanti a terra Bondeni ferrariensis districtus,
vel alibi ubicumque essent, si requisiti forent decima die post affi-
xionem seu appensionem Appositionem uel locationem seu noticiam
dictarum literarum, quamquam ipsi subdelegati seu subexecutores
predictorum rescripti et literarum copias Eis alias suas literas misis-
sent insertas. Frater utique Zamboninus predictus, in quo solo re-
mansit auctoritas executionis residue mandati dicti domini Ricardi,
fratre Philippino de Vercellis predicatorum ordinis Conventus Verone
priore et fratre Thebaldo predicto quondam Collegis suis ab ipsa
executione altero per publicum instrumentum altero per speciales li-
teras ex causis legitimis excusatis, se personaliter contulit et applicuit
ad teri^am Sermede predictam, circa horam sero. Et nomine ibidem
reperto prò predictis potestate Capitaneo Ancianis Consiliis Officialibus
et Comuni Bononie, publice protestatus fuit et obtulit se paratum
offerre predictas Copias scriptas per Bonauenturam pi'edictum et per
me Quintanum notarium, et copias omnium scripturarum et proces-
suum ibidem ostensarum et productarum otferre utique aliciii, quem
predictorum legitimum procuratorem et sindicum esse constet, nec
per eum stare quo minus offerret eas.
UN DOCUM. INEDITO DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI 127
Et mane, die lune sequentis diei utique termini predicti, in dieta
terra Sermede, in domo Bonacoate quondam Perecini de dieta terra,
presente dicto * Bonaconta, Francissco de magistra, Antonio fratre
suprascripti Bonaconte, Siloto quondam Bonnaini (?) de dieta terra
Sermede, Artusio quondam Vberti de Artusino de ferraria, Rubeo
fìlio domini Antonii borsarii de Mantua, domino Federico Monacho
Monasterii Sanetorum Nacarii et Gelsi predicti, ac domino Alticherio
indice qui fuit de lacisio; Et eiusdem idei bora torcia, in Ecclesia
sancti Petri de dieta terra, presentibus domino Nicholao de Vicedo-
minis de Mantua, Beneuenuto predicto, Moreto quondam Bernardini
ac Verdo quondam Constantini de terra Sermede, ac predictis dominis
federico et Alticherio; Et eiusdem diei bora nona sub porticu pre-
dicti Beneuenuti, presentibus predictis dominis Alticherio , dompno
Federico, Beneuenuto predicto, Benedicto de massa superiori, domino
antonio de baronis, primo quondam Pereoni, magistro Vgolino fabro,
Bonaconta predicto, Arduino ac Antonio filiis ser lacobini de dieta
Terra Sermede; Et eiusdem diei bora vespertina usque ad sero, pre-
sentibus domiuico quondam domini Alberti de mantua, Beneuenuto
predicto, Antonio fratre dicti Bonaconte, Thomanella quondam pe-
tricanni de Guia, Thomaxio quondam Martini de Gaiba ^ francissco
predicto ac predictis dominis Alticherio indice, domino federico, la-
cobo Clerico et Apolonio;
Et mane, die martis immediate sequentis, presentibus domino
Marcho de mordendis mercatore de forliuio, Beneuenuto, Zonta et
francissco, omnibus de Sermeda predictis, ac predictis domino Alti-
cherio iudice, domino f[ederico] ^, lacobo et Polonio Clericis pre-
dictis; dictus Subdelegatus seu subexecutor prò tribunali sedens et
expectans, nemine prò predictis potestate Capitaneo, Ancianis, Con-
siliis, officialibus et Comuni Bononie se presentante, publice protesta-
tus fuit et obtulit se paratum offerre ipsas copias Rescripti aposto-
lici et literarum domini Rizardi et omnium scripturavum et proces-
suum, siquis predictorum legitimus procurator et siudicus appareat
coram eo. Nec per eum stare quo minus offerat copias supradictas
' Carta 231 /•.
* Molto incerta la parte mediana di questa parola, per essere su can-
cellatura.
^ Il testo: domino /'. lacobo... ecc.
128 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
ibidem productas, peractas et ostensas. Et eisdem diebus in singulis
horis supi-asci'iptis et eisdem testibus presentibus coram Subdelegato
seu Subexecutore predicto, Minus de Mapheis notarius de Bouonia,
sindicus et procurato!' et sindicario et procuratorio nomine Capita-
neorum Vniversitatis et Iiominum partis lambertaciorum de Bononia,
conturaatiam predictorum potestatis Capitanei Ancianorum Consilio-
rum aliorum officialium et Comunis Bononie per se uel per alium
non comparenti um accusauit. Et insuper eadem die Martis, dictam
diem lune proxime socuta, jn mane, presentibus predictis, dictus sub-
delegatus seu subxecutor prò tribunali sedens et per horam expe-
ctans, nomine prò predictis potcstate Capitaneo Ancianis Consiliis of-
ficialibus et Comuni Bononie comparente uel se presentante, protestatus
fuit et obtulit in omnibus et per omnia ut supra. Et predictos pote-
statem Capitan *. Ancianos Consilia et Comune Bononie et ofRciales
alios per quos Ciuitas ispa regitur sententialiter in hiis scriptis contu-
maces pronuntiauit Et ipsos tanquam contemptores Contraditores et
rebelles mandati dicti domini Ricardi ac sui, immo pocius apostolici,
aspernatores pacis et sue salutis immemores declarauit et senten-
tiauit dictas penas excomunicationis ipsos ofBciales interdicti Comune
et xx."" marcarum de argento suis et fratris Thebaldi quondam
Colege sui scriptis sententialiter latas in eos, ipso facto, eorum fri-
uolis appellationibus que Interposite dicuntur nequaquam obstantibus
incurrisse: et eos excomunicatos, interdictos et predicte pene pecu-
niarie subiectos publice [projnunciauit Et eos mandauit ab omnibus,
usque ad satisfacionem condignam, arcius uitari.
Archivio del Comune di Verona — Istromenti di Santa Maina
in Organo, Voi. I, e. 230 v«, e 231 r°.
DOCUM. III.
Die undecime novembris [1295]
Consilium populi et masse populi etc.
[Item quid pjlacet Conscilio et masse populi providere super infra-
scripta petitione cuius petitionis tener [talis est] : quid placet con-
' II testo Capitaneu con le due ultime lettere espunte.
UN DOCUM. INEDITO DELLE LOTTE TRA LAMBERTAZZI E GEREMEI 129
scilio cum hoc sit quod quidam nomine d. Rizardus de [Ferentino
iudex] et assessor sancti patris domini Bonifacii sacrosancte romane
ecclesie pape iudicem delegatum .... Zamboninus et Thebaldus mo-
nasterii sanctorum Nazarij et Gelsi qui dictum .... asserunt sub-
deleg-atos in dominos potestatem, capitaneum, anzianos et consules,
consiliarios .... civitatis Bononie excomunicationis et interdicti sen-
tentias fulminassent, ut ad certum terminum iam [transactum Lam-
berjtacios et partem Lambertaciorum civitatis Bononie reduxissent Bo-
nonie et restituissent plenarie .... de bonis captis et si quas haberent
de dieta pai'te libere relaxando et hoc pretextu .... a domino
Guidone de Montefeltro, suo nomine et sequacium et complicium
eius. Et ... . reverendo viro domino archipresbitero canonico et
capitalo maioris ecclesie Bononie [campanis] pulsantibus candelis a ac-
censis .... diebus dominicis et festivis in ipsa malori [ecclesia,
astante] populo deberent prefactas sententias publicare et executioni
mandare per se et clerum .... predictas constat ex pluribus literis
ad prefactos d. archipresbiterum, canonicos et capitulum .... con-
siliarios civitatis et Comune Bononie directis, licet latenter et clan-
destine. Et predicti domini archipresbiter, canonici et capitulum et
clerum Bononie, comunicato super hoc prudentum virorum [consilio]
predictas sententias et mandata eis super lioc tradita noluerint
observare nec observari facere tamquam iniuste et contra formam
iuris prolatas; quod, si contingat aliquo tempore prenominatos do-
minos archipresbiterum canonicos et capitulum et clerum Bononie vel
aliquem eorum per aliquem vel aliquos mollestari dapnifìcari vel in-
quietai ob premissa vel [in] romana curia vel alibi, quod expensis
et laboribus Comunis Bononie debeant conservar! indempnes, non
obstantibus aliquibus statutis, reformationibus seu provissionibus Co-
munis et populi Bononie etc
Iltem placuit] quasi toti Consilio, facto partito de sedendo ad levan-
dura per dictum capitaneum, et postea ad [scuptinium cum] fabis
albis et nigris datis hominibus dicti Conscilii per bannitores et nuncios
populi Bononie et [restitutis] ab eis fratribus sancti lacobi strate sancti
Donati, placuit poneutibus fabas albas, qui fuerunt [numerol trecenti
decem, quod petitio in qua fit mentio de interdicto et excomunica-
tione « quid placeat Conseilio [cum hoc sit quod quidam] d. Rizar-
9
130 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
dus » etc, sit fìi-ma, valeat et teneat et in omnibus suis partibus
effectui demandetur [prout scripta] est et scripta fuit ia presenti Consci-
lio, non obstantibus aliquibus statutis, ordinamentis et reforiiiationibus
Comiinis populi [Bononie. Illi vero] qui posuerunt fabas nigras in
contrarium quibus dispicuerunt (sz'c) predicta fuerunt numero decem
[numeratas per] duos ex Anzianis et consulibus populi Bononie in
presentia dicti Conscilij.
Archivio di Stato di Bologna — Archivio del Comune — Mi-
scellanea Fragmentoriim Reformationum, Yol. I, e. 11 v'' e 13 v'^.
ATTI
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER LE PROVINCIE DI ROMAGNA.
Anno accademico 1895-96
Tornata I — 15 dicembre 1895.
Un argomento affatto nuovo e di vivo interesse, quale è quello
Della Pianta dì Bologna dijìmta nel Vaticano, e di altre piante e
vedute di questa città, dà cagione al Socio effettivo dott. G. B. Co-
melli di intrattenere la Deputazione, alternando alla lettura la dimo-
strazione e le osservazioni su molti esemplari di piante topografiche
bolognesi, fornite dalle nostre Biblioteche e dall'Archivio di Stato.
Quella di grandi dimensioni del 1575, che Gregorio XIII, appena
salito al trono pontificio, a soddisfazione dell' affetto vivissimo per la
sua città natale, volle dipinta in Vaticano nella parete della sala che
ospita la Trasfigurazione di Raffaello, è ampiamente illustrata sotto
ogni aspetto dal disserente ; che, dopo aver menzionati gli artisti che
allora lavoravano in Vaticano , ricorda come una vecchia pianta di
Bologna fosse conservata a quei tempi nella sacristia della nostra
Cattedrale, e come T architetto di questa chiesa Domenico Tibaldi ne
inviasse a Roma il disegno. Dimostra poi che il disegno fu riman-
dato a Bologna per esser corretto da Scipione Dattili, architetto del
Senato, e cosi fatta poi dipingere la pianta in Vaticano a Giovanni
Alberti da Borgo S. Sepolcro, sotto la sorveglianza del pittor bolo-
gnese Lorenzino Sabbattini. Su questa pianta, di cui si dà un'accu-
rata descrizione, rileva il dott. Comelli, con apportuni richiami sto-
rici, i più notevoli particolari topografici che caratterizzavano la città
antica avanti quei progressivi mutamenti edilizii che si iniziarono
dal secolo XVII.
132 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Nella medesima sala del Vaticano fu altresì dipinta, sull'intero
spazio delle due pareti laterali, tutto il territorio bolognese; ma per
esserne la pittura in vari punti sbiadita e per altre ragioni, fu rico-
perta colla tapezzeria nel 1885, quando le tre pitture a caso torna-
rono alla luce.
Dopo quella più antica pianta della citta, enumera e descrive le
altre, indicando di ciascuna l'origine e la maggiore o minore esat-
tezza rapporto i tempi, e con dati topografici stabilisce assai appros-
simativamente gli anni dei singoli disegni, dividendo le piante in tre
serie.
Una prima serie dei secoli XVI e XVII proviene principalmente
dagli antichi disegni del Tibaldi e comprende le piante di Agostino
Caracci, di cui ha l' unico esemplare noto la nostra Accademia di
Belle iVrti: quelle del Fiorimi, del Bruin e del Braun, di Matteo Barboni,
del Blaeu, del Mitelli e del De Gnudi.
Una seconda serie s' inizia e trae origine dalla pianta dei periti
Monari e Laghi, ricavata da una misura generale della città, più
volte riprodotta e rimpicciolita per tutto lo scorso secolo.
Ad una terza serie serve di prototipo la pianta catastale for-
mata per decreto del Regno italico nel 1807, compiuta nel 1814, e della
quale si fecero molte riduzioni sino ai di nostri.
Oltre che delle piante è fatta menzione, a suo luogo, delle ve-
dute di Bologna; e prima fra esse, per antichità è quella nell'affre-
sco della Vergine detta del Terremoto^ entro 1' antica Cappella degli
Anziani nel palazzo comunale.
Alla Memoria va aggiunto il catalogo bibliografico delle Piante
e vedute della città di Bologna.
Tornata II — 29 dicembre 1895
In seguito alle notevoli scoperte di ruderi dell' antico ponte
romano, tornati in luce nelF alveo del Reno nell' ultimo biennio, il
Socio effettivo prof. cav. Edoardo Brizio presenta e legge una sua
prima relazione, che s' inizia dal ritrovamento dei massi cuneiformi
di marmo veronese e di macigno, usciti nel 1845 di presso la sponda
destra del fiume a 130 m. più a valle del Ponte Lungo di allora;
ATTI 133
i quali dal cav. Luigi Frati furono riferiti ad un'arcata del ponte,
romano, giudicata di m. 10,60 di larghezza.
Sono circa 200 i blocchi, parte di macifno e parte di calcare
che neir ottobre del 1894 e nei mesi da maggio ad ottobre del 1895
si scoprirono quasi in mezzo all' alveo del Reno a valle del Ponte
Lungo, presso che tutti in forma di parallelepipedi, più una quaran-
tina di cippi con iscrizioni sepolcrali, nessuno cuneiforme, tra loro
generalmente riuniti da grosso strato di calce e da grappe di ferro,
e costituenti così un muro della lunghezza, già scoperta, di oltre 40
ra., e del quale restava ancora in piedi la testata verso il mezzo
dell' alveo.
Il prof. Brizio, confrontando la costruzione di questo muro con
altro simile, scoperto nel 1888 pochi metri a monte del ponte ro-
mano sul Sillaro presso Castel S. Pietro, lo giudica un repellente o
]3enneUo, innalzato in tarda epoca, per deviare la corrente, coi bloc-
chi tolti ai monumenti sepolcrali romani che giacevano sulla via E-
milia; il che induceva a supporre dovere anche nel Reno esistere il
muro poco lungi dal ponte, del quale di fatti scoprironsi il parapetto
a valle, poi quello a monte, essendosene notate le sommità affiorenti
sopra il letto attuale del fiume.
11 parapetto a valle si trovò più conservato, lavorato a calce-
struzzo, con cortina a mattoni triangolari, rafforzato tratto tratto
da piloni, ornato da due bellissime fascio o riseghe; e poiché era
a 130 metri dal limite del Ponte Lungo anteriore al 1880, così sor-
geva sulla stessa linea ove nel 1845 s' erano trovati i massi descritti
dal cav. Frati. 11 parapetto a monte, più esposto alla secolare cor-
rosione della corrente, conservava soltanto il calcestruzzo interno e
qualche nucleo di piloni; e potè fortunatamente rinvenirsi anche il
frammento di uno di questi, col suo bel rivestimento a mattoni trian-
golari, uguali a quelli dei piloni del parapetto a valle.
L' egregio nostro Socio fa notare la importanza di questo fram-
mento, dal quale si deduce che quando il ponte ruinò, il letto del
Reno sottostava di sei metri al presente; e per conseguenza, se i
muri scoperti affioravano ancora in alcuni punti sul letto attuale,
essi dovevano formare la parte superiore del ponte, cioè i due pa-
rapetti; e la loro distanza, constatata di metri 11,50, doveva costi-
tuire la larghezza della strada che passava sul ponte, comprese le due
134 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
crepidini e la carreggiata; larghezza che non si stimerà esagerata,
data la lunghezza di metri 200, e confrontata con quella del ponte
Elio di Roma, largo metri 10,95, sebbene di un terzo più breve del
nostro. Della carreggiata avanzano diciassette poligoni di trachite,
r uno air altro contigui, con profondi solchi delle ruote.
La diversità di costruzione fra i ruderi scoperti nel 1895 e i
massi estratti nel 1845, deve, secondo il prof. Brizio, indicare che,
ruinato il primo ponte due o tre secoli dopo la sua costruzione per
qualcuna di quelle piene del Reno cui vedemmo di corto non resi-
stere ponti moderni saldissimi, esso fu rifatto in muratura col siste-
ma, prevalente nel terzo secolo dell' Impero, del calcestruzzo rivestito
di mattoni triangolari. E allora dovettero utilizzarsi le arcate del
ponte primitivo, che, per la prossimità alla sponda, come queste
presso r argine destro, eran rimaste più salde, e che poi col tempo,
dovettero interrarsi, quali ora le tre prime arcate del Ponte Lungo.
Gli scavi saranno ripresi nel prossimo estate per ricuperare al-
tre iscrizioni sepolcrali e per chiarire alcune particolarità del ponte,
che ancora non si poterono determinare.
Carlo Malagola, Segretario.
NOTIZIE E DOCUMENTI
PER SERVIRE ALLA STORLA DELLE RELAZIONI
DI
GENOVA CON BOLOGNA
PREFAZIONE
Il titolo dice quanto sia modesto il lavoro. Fu mio inten-
dimento riunire e coordinare le notizie e documenti, interessanti
le relazioni di Genova con Bologna, preparando, in tal modo,
una parte del materiale necessario a chi volesse accingersi ad
opera di maggior lena e di ben altro rilievo.
In ordine ai documenti, pubblicati nell' appendice, la maggior
parte riflette le relazioni fra i due comuni, alcuni però riguar-
dano il luogo di Pornassio e le Viozenne ed altri le relazioni
di Genova con Savoia; ho creduto rendere di pubblica ragione
anche quest' ultimi, a complemento dell' opera. Quelli che io
stesso ho desunto dagli originali, furono trascritti fedelmente,
gli altri, che ho avuto in copia, ho dovuto trascriverli quali mi
furono rimessi, sebbene a priori, si possa arguire, che, l' orto-
grafia, non è conforme all' originale. Tutto ciò ho accennato per
evitare almeno uno, dei tanti appunti, che si potranno fare al
mio lavoro.
Debbo poi rendere pubbliche grazie al chiarissimo comm.
Malagola che, durante la mia permanenza nell' archivio di Stato
in Bologna, mi colmò di cortesie e successivamente, con gen-
tilezza veramente squisita, mi favorì schiarimenti e dissipò molti
10
13G II. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
miei dubbi, ed agli egregi signori barone Antonio Manno di
Torino, cav. Ugo Assereto ed Arturo Ferretto di Genova, per
le notizie che cortesemente, mi hanno voluto favorire.
CAPITOLO PRIMO
Relazioni politiche fra i due comuni.
Sino da antichissimi tempi, ebbero i Genovesi cura specia-
lissima di stringere relazioni cogli altri popoli e comuni d'Italia;
non solo colle città marittime, ma eziandio con molte altre del-
l'Italia settentrionale e centrale. Ciò è provato dalle antiche
convenzioni, stipulate dal comune di Genova coi Fiorentini,
Lucchesi, Alessandrini, Astigiani, Piacentini, Senesi, Cremonesi,
coi conti di Savoia e con molti altri comuni e feudatari. La
Lombardia, il Piemonte, il Monferrato, la Savoia erano conti-
nuamente frequentate dai Genovesi, i quali, per quelle vie, por-
tavano le loro merci in Svizzera, nell' Allemagna ed in Francia.
Asti, Tortona e Piacenza erano forse i luoghi di centro e di
emporio ^ Dopoché cominciarono le dissensioni fra Genova e
Venezia, supremo intendimento dei Genovesi fu di tenersi aperto
il commercio col inare Adriatico e coi popoli dell' Italia centrale,
affinchè, con totale loro danno, non venisse completamente assor-
bito dall' odiata rivale. Conchiusero perciò convenzioni con Bari
e con Ancona, sbocco, se non unico, certo il più importante
dell'Emilia, delle Romagne e delle Marche. Al commercio ter-
restre, con quelle regioni, provvidero con appositi contratti,
conchiusi colla città di Piacenza, per effetto dei quali, le merci,
provenienti dall' Emilia e dalla Romagna, giungevano a Genova,
per mezzo della strada in Val di Trebbia. Bologna, centro di
tanta importanza, non doveva tardar molto a stringere relazioni
con Genova; ne sono eloquente testimonio le antiche conven-
zioni fra i due comuni, accennate in altre scritture più recenti,
e delle quali, pur troppo, non ci rimane che la memoria ed il
^ Canale, Storia civile, commerciale e letteraria dei Genovesi, Voi. 3."
pag. 119 e seg., Genova, Groudona, 1846.
JSOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 137
desiderio. In conseguenza di questi reciproci accordi, si videro
i mercanti delle due città accorrere, per ragione di traffici rispet-
tivamente a Genova e a Bologna; nei rogiti dei notari geno-
vesi s' incontrano, ben di frequente, nomi di illustri cittadini bolo-
gnesi, dimoranti in Genova, fra i quali sono ricordati Giovanni
Pepoli e il figlio Opizzone ^ Barnaba Popoli ^, Castellano Goz-
zadini quondam Nani ^ Alberto Guascone ^, che fu console dei
mercanti bolognesi in Genova verso il 1220, Tommaso Gozza-
dini ^, Ugolino Marsilio *', Bartolomeo Picigotti, procuratore,
nel 1353, di un tal Verdina del fu Ricobone di Vernazza, Lo-
disio Galluzzi, Alberto Carbonesi ospite, nel 1415, di Gotifredo
Gentile "', e molti altri dei quali si farà menzione nel corso del-
l' opera. Le nun}erose elezioni di cittadini bolognesi in podestà
di Genova contribuirono potentemente a stringere i legami fra
i due popoli. Sino dall' anno 1218, era stato eletto a tale carica
Rambertino di Guidone di Bovarello bolognese, che fu ricon-
fermato nel 1220, segno chiarissimo della stima generale pro-
cacciatasi, col suo buon governo, in una città, per umore e
spirito di parte, tanto instabile. Rifulse il suo ardimento nell'oc-
casione in cui chiese, all'imperatore Federico II, la conferma
dei privilegi che avevano i Genovesi nel regno delle due Sici-
lie ^. Dopo vari anni, ricorsero i Genovesi nuovamente a Bolo-
gna e, nel 1224, nominarono podestà Ansaldo o Andalò e a lui,
scaduto d' ufficio, sostituirono, nell' anno seguente, il figlio Bran-
caleone, il quale mori in Gavi, mentre viva ferveva la guerra
fra i Genovesi e Astigiani da una parte e Tortonesi ed Ales-
sandrini dall' altra. Gli fu, in quello stesso anno, dato per suc-
' Archivio di Stato in Genova, Richeri, Fog. 20 e. 5.
2 id. id. id. 67 e. 7.
3 id. id. id. 29 e. 8.
< id. id. id. 38 e. 5.
s id. id. id. 110 e. 8.
6 id. id. id. 99 e. 6.
7 id. id. id. 99 e. 1 e, filze Notari
ignoti a." 120 — Not. Corrado de Turre 1372 e Not. Lombardo di S. Ste-
fano, filza 2.^
^ Sa VIOLI, Annali Bolognesi, ad annwn, Bassano 1895.
138 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cessore un suo concittadino nella persona di Ugolino di Ma-
donna', il quale «i condusse nell'arduo ufficio egregiamente.
In quel tempo era giudice in Genova Ugolino di Bologna. Fer-
vendo la guerra contro Tortona ed Alessandria, s' interpose
r imperatore, il quale, per indurre i Genovesi alla pace, inviò
appositamente, a Genova, il vescovo d'Imola, Ma la pace non
poteva effettuarsi senza il consenso degli Astigiani perciò fu loro
mandato, quale ambasciatore il giudice Ugolino, che esaurì con
commendevole sollecitudine e precisione l' incarico, tanto da me-
ritare il plauso dei rettori del comune ^. Né fu da meno Gia-
como di Balduino, altro bolognese, eletto podestà di Genova,
nell'anno 1229. Gli annali genovesi ricordano lo zelo grandissimo
da lui messo nel disimpegno delle sue funzioni. Il Giustiniani ^
cosi ne parla: « questo podestà fu molto diligente e sollecito
in le cose della Repubblica in tanto che ab-una volta tirava i
consigli tanto lungi che digiunava egli volontariamente, e faceva
digiunare i cittadini contra loro volontà insino alla notte ». Dopo
di lui furono eletti successivamente Pietro di Andalò nel 1235,
Rambertino di Bovarello nel 1248, Alberto Malavolta nel 1249,
rieletto nel 1257. Però, nei primi giorni del suo reggimento,
una di quelle sommosse popolari, cosi frequenti nella storia del
popolo genovese, mutò il governo della repubblica e fu eletto
Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo ; per cui il Malavolta
non volle continuare nell' uffizio e ritornò a Bologna. Malgrado
ciò, non venne meno in lui 1' antica affezione che lo legava ai
Genovesi, ai quali non tralasciò di prestare i suoi buoni uffizi,
nella grave contesa che, da molto tempo, si dibatteva fra essi
ed i Pisani. Avevano questi occupato e distrutto il luogo di
Santa Gilia in Sardegna e sue pertinenze, vendendone la mag-
gior parte degli uomini, gli altri riducendo in schiavitù. Per
mediazione di papa Alessandro IV, il quale, avendo molto a
cuore gli affari di Terrasanta, voleva metter pace fra i poten-
tati cristiani, fecero tregua coi Genovesi.
' Cosi lo chiamano gli scrittori genovesi, ma il suo vero noaie è Ugo-
lino (li Dania.
2 Archivio di Stato in Genova, op. cit., Fol. e. 7.
3 Annali di Genova, Voi. I, ad annum. Genova, 1844.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 139
I Pisani poco si curarono di adempierne i patti, tanto che il
pontefice, con breve del 5 dicembre dell' anno 1257, ordinò all'aba-
te di S. Stefano, al priore dei Predicatori di Genova e ad Azzo-
lino, canonico della cattedrale di Bologna, di richiamare i Pisani
all' osservanza di quanto era stato stabilito nella tregua, sotto
pena di scomunica ^ Ricorsero perciò i Genovesi all' opera del
Malavolta affinchè sollecitasse 1' Azzolino a recarsi a Genova, per
procedere, in unione agli altri due commissari, al sollecito di-
sbrigo dell' incarico loro affidato. Felice esito sortì la pratica,
venne Azzolino a Genova e fu ordinato ai Pisani di restituire
la terra di S. Gilia, colle sue pertinenze; di riscattare gli uo-
mini venduti e restituire in libertà i captivi , entro un termine
perentorio, sotto pena di scomunica. Dopo del Malavolta, copri
la carica di podestà in Genova, nell' anno 1263, un bolognese,
Leazaro Leazeri, che ebbe per collega nell'ufficio il figlio Gucio.
L' anno 1265 vide molti cittadini bolognesi cacciati in esiglio e
raminghi per le città italiane; non pochi di essi cercarono rifu-
gio in Genova e nel territorio genovese 2. Trovo nel 1293 pode-
stà Pietro Carbonesi, nobile cavaliere bolognese, cacciato da
Bologna come ghibellino e fattosi cittadino mantovano, per venire
al regime della città di Genova ^. In quanto ai cittadini geno-
vesi che ebbero carica di podestà in Bologna, debbono ricordarsi
specialmente Lanfranco Malocello (1271), che si coperse di glo-
ria a! Primaro, vincendo per terra e per mare i Veneziani e
Cniido Calamilla, diportatosi scelleratamente. Nella notte del
venerdì santo (1319) fuggì da Bologna e riparò alla corte
di Ludovico il Bavaro. Fu condannato alle forche ed appiccato
in effigie ■*.
L' anno 1317 segna la fine del governo dei podestà in Ge-
nova ed il riaccendersi degli odi fra guelfi e ghibellini. Essen-
dosi i guelfi impadroniti totalmente del pubblico reggimento, ven-
nero i ghibellini ali" assedio di Genova. I guelfi chiesero soccorso
• Archivio di Stato in Genova. Materie politiche, mazzo 5.°
* Savioi.i, op. cit., ad annum.
3 Canale, op. cit., VoL IV, pag. 521.
■* Savioli, op. cit., ad annum.
1 40 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
a molte città italiane e mandarono ambasciatori a Bologna, Fi-
renze e Siena per averne aiuto di gente. Era podestà di Bolo-
gna in quel tempo il genovese Malocello Malocelli, che molto si
adoperò affinchè i guelfi genovesi riuscissero nell' intento. Ven-
nero infatti in città più di millecento uomini, mandati dai Bolo-
gnesi, Fiorentini e Senesi ^ i quali furono di grande aiuto e
molto contribuirono alla vittoria dei guelfi.
Notevole sviluppo presero in quest' epoca le relazioni fra i
due comuni e fu forse in questo tempo che i Genovesi vollero
avere in Bologna una chiesa loro propria, per comodo dei con-
nazionali che vi abitavano, per ragione di traffici o di studio, e
che dedicarono al taumaturgo Gregorio 2. Non devesi però con-
fondere tale chiesa dei Genovesi, con 1' altra parrocchiale di S.
Gregorio, eretta, più tardi in Bologna, sulle rovine delle case
dei Ghisilieri. Intanto si era accesa più terribile la guerra fra
Genova e Venezia, proseguita per vari anni, con alterna for-
tuna. Venezia, prostrata a Curzola ed alla Sapienza, interessò
Bernabò e Galeazzo Visconti, signori di Milano, affinchè trattas-
sero della pace, per la quale molto anche si adoperarono il mar-
chese Roberto Pallavicino, il marchese di Saluzzo, Araono Spinola,
Bernardo Anguissola e il nobile Giovanni Popoli, cittadino bolo-
gnese, che in Genova aveva lungamente soggiornato. Fu questa
pace conchiusa il 1° giugno 1355, coli' intervento dei suddetti
personaggi ^.
Molto cordiali erano allora le relazioni, fra i due comuci,
tanto che vediamo i Genovesi ricorrere ai buoni uffìzi dei magi-
strati bolognesi, anche per certe pratiche spinose e molto deli-
cate. Ed invero, nel 1382, aveva la repubblica genovese depu-
tati quali ambasciatori al re d' Ungheria Giovanni Bosco e Gio-
vanni Cattaneo, dottore di legge. Quest'ultimo chiese ed ottenne,
prima di partire, un decreto di sospensione di alcune sue cause
vertenti nanti il vicario ducale; mentre si attendeva la sua par-
tenza, fuggì improvvisamente e riparò a Bologna, da dove più
' Giustiniani, op. cit., Voi. 2° ad annum.
- PocH, Miscellanea, R. 9, fol. 218 ms. Biblioteca Civica ia Genova.
3 Archivio di Stato in Genova Materie Politiche, mazzo 8."
^■0T. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 141
non si mosse ^ Gravi provvedimenti furono presi contro di lui
dalla signoria genovese, la quale, confidando però di poter an-
cora indurre il Cattaneo all' adempimento dei suoi doveri, inter-
pose i buoni uffizi del comune di Bologna che ebbero esito feli-
cissimo, poiché il Cattaneo raggiunse il Bosco e con lui si avviò
alla volta d' Ungheria. Non tardò molto a presentarsi ai Geno-
vesi propizia occasione per dimostrare la loro gratitudine. Neil' an-
no 1411, una grande carestia afflisse Bologna; volendo i reggi-
tori provvedere al sostentamento dei cittadini, inviarono, a Ge-
nova, quali oratori il podestà Giovanni Aliprandi e Lorenzo
Cospi, nobile cittadino. Furono gli ambasciatori bolognesi accolti
con singolari dimostrazioni d' onore ed esposero che, in causa
dell' inclemenza del cielo e della sterilità dei campi, la loro città
e tutti i luoghi da essa dipendenti, pativano grave penuria di
grano, avere fatto sicura fidanza nell' antica amicizia dei Geno-
vesi ai quali chiedevano di poter trarre, dal loro stato e dai
loro depositi, il frumento ad essi necessario. Furono esauditi e
di ogni cosa Corrado del Carretto, governatore in Genova per
il marchese di Monferrato, volle dar ragguaglio al governo bolo-
gnese, con lettera del 20 novembre di quello stesso anno. In
ossa si legge : « Nos enim inoli aniicicie ipsiiis sinceris afec-
tìbiis et intuito docte Bononie, urbis severitatis antique in
qua tot milia doctorum hominum rudimeìita prime deposue-
runt etatìs motique amore prenimio, quo inter spectahiles
Italicos Nobiles lohannem ipsum vestrum oratorem dili-
gimus de frumeìito ipso in pjartem vestris requisicionibus
nnnuiìnus quantam oratores ipsi vestris magnificentiis refe-
rabunt.... » ^.
Neil' anno successivo, un doloroso avvenimento cominciò a
turbare le buone relazioni fra le due città. Alcuni mercanti
genovesi erano stati, negli anni addietro, danneggiati nelle loro
mercanzie mentre si trovavano nel territorio bolognese; non
riuscirono ad ottenere di esserne indennizzati, malgrado che,
sino dal 1398, Giacomo di Campofregoso avesse a tale uopo
' Archivio di Stato in Genova. Diversorum, Registri e filze anno citato.
' Documento XVIII.
142 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
deputato un suo speciale procuratore nella persona di Lorenzo
Fabbri e quantunque si fosse interposta l' autorità di mons.
Ludovico Fieschi, nobile genovese, in quel tempo legato in Bo-
logna ^ Quindi chiesero ed ottennero dal patrio governo la
concessione delle rappresaglie contro i cittadini bolognesi. Però,
malgrado tale concessione, dovendo Nicolò Gozzadini, coi figli
e famigliari, recarsi a Genova, implorò ed ebbe da Teodoro di
Monferrato, signore di Genova, un ampio salvacondotto per sé
e per la sua comitiva-. Trovo, negli anni successivi, due cit-
tadini genovesi podestà di Bologna, Ludovico del Carretto nel 1417
e Giovanni Oddone, conte di Sassello nel 1419. Nel 1425 invece,
è un cittadino bolognese che regge le sorti di Genova, Giacomo
degli Isolani, cardinale diacono di S. Eustachio, governatore per
il Duca di Milano. Era desiderio del comune genovese di con-
servare inalterati i buoni rapporti con Bologna, quindi, quan-
tunque nuove rappresaglie, contro dei bolognesi, fossero state
concesse, dietro istanza di Barnaba di Goano, illustre giure-
consulto, dovendo Giovanni Fazio della Pace e Carlo Battista
di Fagnano, cittadini bolognesi, recarsi a Genova con molte
mercanzie, fu loro accordato un largo salvacondotto valevole
per due mesi ^. Inopinati avvenimenti, pur troppo, frustrarono
taU buone intenzioni. Giacomo di Carapofregoso e Simone Ma-
rabotto, cittadini genovesi, avevano depositato ingenti sommo
di denaro nel monte di Bologna. Dopo la loro morte, gli eredi
procurarono di riscuoterle, ma, avendo trovate molte difficoltà,
si rivolsero al Doge, afl^nchè unisse alle loro, le sollecitazioni
ufficiali. La pratica andava in lungo, poiché i magistrati bolo-
gnesi continuavano a ritardare il pagamento. La mancanza dei
documenti non permette di poter apprezzare i motivi che ave-
vano determinato tale condotta da parte del comune bolognese.
Stavasi, in quel!' epoca, trattando della riunione della chiesa
greca alla latina e, a tale effetto, papa Eugenio IV erasi re-
' Archivio di Stato in Genova, Diversorum, filza 3021, n. 173 e Do-
cumento XVI.
2 Documento XIX.
^ Documento XXI.
r^OT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 143
cato a Bologna, dove aveva intenzione di convocare un con-
cilio, il quale invece, dopo alcune adunanze preparatorie in
Ferrara, fu tenuto in Firenze. La repubblica genovese vi spedi
quale rappresentante Matteo Lomellino, dandogli incarico di ac-
cedere alla lega che doveva formarsi fra Veneziani, Bolognesi,
Fiorentini ed il marchese d' Este, contro i signori di Milano.
Gli ingiunse purè di fare vive istanze al comune di Bologna,
affinchè restituisse le suddette somme agli eredi del Campofre-
goso e del Marabotto ^ incaricandolo anche di ottenere dal papa
la nomina di fra Battista Fieschi nella precettura di S. Giovanni
di Gerusalemme in Albenga, vacante per la morte di frate Am-
brogio del Carretto^. In ciò il Lomellino doveva essere coadiu-
vato dal priore Giovanni Montenegro, domenicano, provinciale
di Lombardia, spedito con ampio salvacondotto a Bologna, in-
caricato di trattare col papa, nel senso desiderato dalla repub-
blica, alcune pratiche riguardanti la città di Forlì ^. Il Battista
Fieschi, qui menzionato, è, evidentemente, il « fratcr et miles
hospitalis sancti Johannis Jerosoìimitani », di cui è parola
nella lettera di papa Eugenio IV, data in Bologna il 22 luglio
1436, diretta all'arcivescovo e all'abate di S. Siro in Genova,
pubblicata, con alcune altre, dal compianto amico e maestra
L. T. Belgrano, nel Giornale Ligustico.
Il Fieschi, come si può indurre dalla lettera, era a Bologna
dove trovavasi ancora il 28 gennaio 1438, attendendo le let-
tere papali di nomina alla suddetta precettoria di Albenga '*.
La missione del Lomellino riuscì allo scopo propostosi per
le altre due pratiche, ma nulla potè ottenere dai magistrati
bolognesi, in ordine alla restituzione dei denari, il quale ritìnto
fu inteso a Genova, con molta amarezza. Verso la fine del-
l' anno 1444, rinacque la speranza di definire amichevolmente
tale gravissima questione. Già negli anni antecedenti, era stato
' Arcliivio di Stato in Genova, Istruzioni e Relazioni, 2707, A.
^ Archivio di Stato iu Genova, Litlerarum, Voi. 8.", n. 125.
3 Ai'chivio di Stato in Genova, Littcì-aimm, Voi. 8.", n. 1784, lettere
146 e 278.
* Anno 1887, pag. 234.
Hi R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
eletto podestà di Bologna Giorgio Spinola, dottore di legge e
cittadino genovese, elezione che egli non aveva voluto accet-
tare. Neil' anno 1 104 fu di bel nuovo nominato e, con lettere
del 26 ottobre, gliene fu data partecipazione. Le lettei'e fu-
rono portate a Mantova, ove allora trovavasi lo Spinola, da
Bartolomeo Mazante, nuncio del comune bolognese; la nomina
fu gradita, il 25 novembre fu rogato 1' atto di accettazione e,
nel successivo anno, Giorgio Spinola entrò in carica ^ Nel 1444
egli, quantunque in età avanzata, fu nuovamente eletto po-
destà in Bologna. A lui pensò rivolgersi la repubblica geno-
vese per togliere di mezzo le antiche dissensioni con Bologna,
tanto più che era nuovamente sorta, fra i due comuni, la con-
tesa relativa ai danni causati, tempo addietro, a Barnaba di
Goano, pel quale fatto , erano state concesse le rappresaglie
contro i cittadini bolognesi. Fu primieramente spedita a Bolo-
gna copia della supplica del Goano e degli altri cittadini ge-
novesi, con viva istanza di opportuni provvedimenti. Con let-
tera del 10 marzo 1445, risposero i magistrati bolognesi con
buone parole, promettendo di dare in breve le disposizioni ne-
cessarie per definire la pratica ; non potendo nel momento oc-
cuparsene in causa di gravi e ponderosi negozi del loro co-
mune 2. Consigliati dalla repubblica, i cittadini genovesi inte-
ressati si recarono a Bologna, ma ritornarono a Genova colle
mani vuote. Attesero i genovesi ancora un certo lasso di tempo,
in considerazione dei gravi travagli che affliggevano Bologna,
specialmente per le minacele di Francesco Piccinino , ma il 7
giugno 1445, il doge ed il consiglio significarono a Bologna che,
se i cittadini genovesi non fossero esauditi nelle loro domande,
si sarebbero prese gravi misure^. « Nos cwn, dicevano i Ge-
novesi, litteris cestris cognovissemus statum illuni concuiì
eiqiie gravium impensarum casus ingruerc, cives nostros
cohibuimus, et ut petitionem suam in aptiora tempora dif-
' Archivio di Stato in Genova, Litterarum, Voi. 8.°, n. 1784, lettera
333.
- Documento XVII.
^ Documento XXV.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 145
ferrent coegimiis mine vero cum .... tranquillilas recidila
TÓbis sit non possunms iustas illorum preces frustrari » ^
Con lettera del giorno successivo si rivolse la repubblica a
Giorgio Spinola, incitandolo a far definire tale pendenza e come
podestà di Bologna e come cittadino genovese ^. Le guerre ci-
vili, le continue lotte fra gli Adorno e i Fregoso, distolsero l'a-
nimo dei genovesi da tale cura e, quantunque il partito dei
Fregoso ottenesse il sopravvento e il governo della patria, pure
ogni cosa fu posta, per il momento, in oblio. Premeva assai
al doge Giano di vivere in buona armonia coi Bolognesi, a-
vendo egli assoldata molta soldatesca in Romagna, alla quale
veniva accordato il passo per il territorio bolognese. Aveva, a
tal uopo, spedito ordini precisi, al suo famigliare Manfredo Fi-
latelo, di recarsi al campo di Bologna, per tentare il conne-
stabile Gregorio d' Anghiari, con larghe promesse ed indurlo a
passare, colla sua gente, agli stipendi di Genova ^. E perve-
nuta sino a noi una sua lettera del 10 ottobre 1447, diretta
ai magistrati bolognesi, con cui chiede sia accordato il passag-
gio a Firmano Meliorati, con duecento cavalieri, che egli a-
veva stipendiato e che doveva, con tutta celerità, recarsi a
Genova ^.
Senonchè, era impossibile che il doge potesse resistere alle
incessanti querele dei cittadini, specialmente degli eredi di Gia-
como di Campofregoso ; ond'è che il 19 ottobre 1447 ne scrisse
all' arcivescovo di Benevento, governatore di Bologna, rappre-
sentandogli che, in segno di benevolenza per il popolo bolo-
gnese, aveva sospeso il diritto di rappresaglia, sempre sperando
che fosse resa giustizia ai cittadini genovesi, speranza andata
delusa. « Saepe superioribus annis prò hac eadem re postu-
lata est illa Respuhlica ut his civibus nostris veris credi-
toribus suis velit ut equum est satisfacere, sepe iniecta spcs
est sibi iitercumqne brevi satisfactum iri et tamen salisfa-
' Documento XXVI
* Documento XXVII.
3 Ai-chivio di Stato in Genova, Litterarum, Reg., Voi. 2.°, 1447, 15 luglio.
* Documento XXIX.
14G R, DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
ctionis dies nondum illuxil » ^ Dopo molto tempo, giunse la
risposta del governatore, il quale si limitava ad allegare che il
denaro, reclamato dai cittadini genovesi, era stato rimesso ai
magistrati bolognesi, quando imperava la fazione popolare, av-
versa a quello stato di cose, con cui si reggeva allora Bologna.
Vivissima fu la risposta del doge, che non mancò di esternare
la propria meraviglia per le strane ragioni addotte dall' arci-
vescovo; « quasi ille alius repente populus factiis sit: vel
quasi mutatio piiblici status a veteribus obligationibus ci-
vitatis liberei » ^. Si venne quindi ad aperta rottura, con
grande detrimento dei bolognesi, i quali ebbero a patire non
lievi danni nelle loro merci e nei loro negozi. Non fecero però
difetto, anche in questa occasione, salvacondotti parziali ; fra
gii altri, uno ne fu concesso, con decreto del doge Ludovico
Fregoso, che porta la data del 2G febbraio 1450, a Tommaso,
Bartolomeo, Cristoforo e Giannettino de' Giovannini, cittadini
bolognesi, per la durata di un anno, « cum contramando men-
sium trium » ^. Le necessità politiche fecero momentaneamente
cessare questo doloroso stato di cose; essendo stata conchiusa lega
fra Genova, Firenze e Francesco Sforza, premeva assai ai col-
legati di procurarsi 1' adesione degli altri principi e repubbliche
italiane. Né diversamente riusci 1' evento, poiché il 3 gennaio
1452 — 1451 secondo lo stile fiorentino — accedettero alla
lega il marchese di Ferrara e quello di Mantova e molti co-
muni, compresa Bologna '^. Ma non era ancora disciolta la lega
che si ritornò allo stato di tenzione primitivo; in seguito alle
vive istanze di Melchiorre di Campofregoso ed altri cittadini,
r ufficio delle rappresaglie tolse la sospensione e ne diede av-
viso al comune bolognese, con lettera del 12 aprile 1454^. Ne
furono anzi concesse delle nuove per aderire alle istanze di
Battista di Goano, che si era recato, ma inutilmente, a Bologna
' Documento XXX.
- Documento XXXI.
3 Documento XXXII,
^ Archivio dì Stato in Genova, Privilegi e concessioni, mazzo 12.
5 Documento XXXIV.
NOT, E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 147
per ottenere giustizia, tanto più che nessun conto si era fatto
dei reclami, avanzati dal doge Pietro di Campofregoso al car-
dinale legato, con suo speciale rescritto del 6 settembre 1455 ^
Durarono le rappresaglie quasi dieci anni, con grave danno
dei due popoli, fortunatamente, verso il 1462, alcuni insperati
avvenimenti gettarono le prime basi dell'accordo. Era scoppiata
a Roma una grave dissensione fra due cittadini genovesi, Gu-
glielmo Leardo e Gabriele Rapallo; la decisione ne fu rimessa
a Giacomo Murzarelli, bolognese, dottore di legge e uditore
della curia romana. Appena il fatto fu conosciuto in Genova,
ne nacque grande irritazione, poiché, in forza di antichi pri-
vilegi, concessi dai papi Alessandro IV ed Innocenzo IV, con-
fermati da Nicolò V, i cittadini genovesi non potevano evo-
carsi in giudizio nauti la curia romana. Ne scrisse perciò la
signoria al Murzarelli a Roma ~, sollecitando anche i buoni uf-
fizi del comune di Bologna. Furono appagati i desideri della
repubblica genovese, la quale, sia in questa come in altre pra-
tiche, ebbe molto a lodarsi dell' opera di due gentiluomini bo-
lognesi, Galeazzo Marescotti e Luciano Trotti ^. Questi favori
non potevano non esercitare una salutare influenza sull' animo
dei reggitori genovesi e disporli all' accordo. Diede 1' ultima
spinta la nomina in podestà di Genova di Giorgio Pascili, bo-
lognese, avvenuta nel 1464. Questi tanto fece e si adoperò,
col governatore ducale e col consiglio degli anziani, che li in-
dusse a decretare la sospensione per dieci anni, delle rappre-
saglie concesse contro i bolognesi. Con lettera, che porta la
data dell' 8 ottobre 1464, si diede parte del lieto avvenimento
a Bologna, che 1' accolse con gioia e, a sua volta, sospese per
un ugual ternìine le rappresaglie contro dei genovesi. Si passò
poi alla stipulazione di regolare contratto, che fu rogato in Ge-
nova il 5 dicembre 1464, da Giacomo Bracelli, cancelliere della
repubblica. Bologna vi fu rappresentata dallo stesso Giorgio
Pascili, statone eletto procuratore, con lettere patenti di Gio-
' Documento XXXV.
* Archivio di Stato in Genova, Litterarum, Reg., 21, 1757.
3 Archivio di Stato in Genova, Litterarum, Reg., 21, 1797.
148 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
vanni Venturelli, vicario del cardinale Reatino, legato in Bo-
logna ^ Con successivo atto delli 18 dicembre di queir anno,
fu la pace ratificata dal comune bolognese ^. Durò V accordo
sino al 1481, nel quale anno sopravvennero nuove cause di
discordia. Pare che alcuni cittadini genovesi avessero sofferto
dei danni nel territorio bolognese, per cui, avendone fatto ri-
chiamo al doge Battista di Campofregoso, questi, con lettera
del 27 marzo 1481, denunciò, come era prescritto dal succi-
tato atto di pace, la sospensione delle rappresaglie e la decor-
renza dei due anni che dovevano trascorrere prima di passare
alle offese ^. Alle preghiere rivoltegli dal comune di Bologna,
affinchè volesse desistere dalla grave determinazione, il doge
oppose un reciso rifiuto '*. Ad accrescere 1' irritazione soprag-
giunse un altro gravissimo fatto. Gerolamo lUione, mercante
genovese, trovandosi a trafficare in Bologna, fu derubato di
grande quantità di denaro e pare che i magistrati bolognesi
non prendessero quei severi provvedimenti , che la gravità
del caso avrebbe richiesti. Se ne dolse il doge e, il 20 agosto
1481, li eccitò a proteggere il derubato, persona degnissima, e
prestargli tutti quegli aiuti che potessero riuscire allo scopri-
mento dei rei e alla ricuperazione delle somme derubate ^. Se
ciò sia avvenuto, non è dato sapere, e nulla si può dire al ri-
guardo delle rappresaglie; di molte notizie ci hanno defraudati
la mancanza dei documenti e le gravi lacune degli archivi. Ciò
che si può, con tutta sicurezza, affermare si è che, nel 1483, otti-
me dovevano essere le relazioni fra i due comuni, se si deve argo-
mentare dalle amichevoli offerte ed espressioni, contenute nella
lettera del 5 giugno, con cui i rettori genovesi annunziano,
al comune di Bologna, il ritorno in patria di Giambattista Ca-
stello, cittadino bolognese, pretore di Genova, uscito allora di
carica e del quale si fanno elogi veramente lusinghieri ^. Qui
' Documento XXVI.
^ Documento XXVII.
3 Documento XXXIX.
* Documento XXX.
^ Documento XLI.
'^ Documento XLII.
>;0T. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GEiNOVA CON BOLOGNA 149
cade in acconcio ricoi-dare die , nel giorno 3 di novembre di
queir anno, il cardinale Giuliano della Rovere, prese possesso
della legazione di Bologna, nominando il congiunto, Galeazzo
della Rovere, suo luogotenente.
Non venne meno negli anni successivi quella cordialità di
rapporti, malgrado certi avvenimenti che avrebbero potuto for-
nire occasione a gravi discordie. Giusta il tenore di antiche
convenzioni era libero il commercio ai Fiorentini e Genovesi
in Viareggio, con parità di trattamento: scoppiata la guerra,
fra Genova e Firenze, furono predate presso alla cosidetta
« Fossa dell' abate » alcune mercanzie di un tal Pietro Gor-
dano di Pietrasanta, da alcuni uomini della Spezia. Per ov-
viare ad ogni possibile inconveniente, Paolo Fregoso, arcive-
scovo e doge, proibì ai cittadini genovesi il commercio con Via-
reggio. Ma, dovendo alcuni mercanti bolognesi ricevere da Ge-
nova merci allo scalo di Viareggio, quest'ordine dispiacque as-
sai a Bologna e ne fece vive rimostranze, inviando a Genova
apposito oratore. È giunta sino a noi una lettera del doge al
comune bolognese, portante la data del 20 marzo 1476, in cui
prega di scusare il provvedimento, reso, purtroppo, necessario
dalla mala fede dei Fiorentini, violatori della pace ^ Finita
la guerra tutto si acquietò e per molti anni sono mute le
carte dei nostri archivi. Stabilitasi in Bologna la supre-
mazia dei Bentivoglio, grave dissidio sorse colla repubblica
genovese, in causa di certe tasse che il Bentivoglio aveva im-
posto sul collegio Fieschi, come meglio dirò in altra parte dei-
opera. La repubbhca interpose i buoni uffizi di Battista Fieschi,
podestà di Bologna, ma a nulla valsero. La questione perciò
non mancò d'inasprirsi, ma mentre si minacciava di venire ad
aperta rottura, l'occupazione di Bologna, fatta da Giulio II,
troncò ogni cagione di dissidio, poiché il papa revocò l'ingiusto
ordine e fu largo di privilegi agli studenti genovesi. Con de-
creto, che porta la data dell' 8 luglio 1507, Giulio li nominò
governatore di Bologna Lorenzo Fieschi, vescovo di Brugnato
e poscia di Mondovì, il quale resse la città con singolare pru-
' Documento XLIV.
150 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
denza, cattivandosi la stima universale, tanto che il 26 mag-
gio 1508, in cui ebbe fine il suo uffizio, nominatisi i soliti in-
quisitori, nelle persone di Virgilio Ghisilieri, Ercole Bentivoglio,
Gio. Francesco Aldobrandi, Gerolamo Ludovisi e Alberto di
Castello, per rivedere la sua gestione, gli stessi presentarono
una relazione assai lusinghiera '. Ritornò alcuni anni dopo (1519)
il Fieschi a Bologna in qualità di vice legato ed ivi morì in
carica il 13 febbraio 1519.
Neil' anno 1510 ferveva la guerra fra il papa Giulio II ed
il re di Francia, signore di Genova. Alessandro Fregoso, ve-
scovo di Ventimiglia, avversario degli Adorno, ligi alla Francia,
dimorava in Bologna, ordendo trame contro la repubblica. Questa
inviò segretamente a Bologna Giacomo Mainetto, con inca-
rico di spiarlo. Verso la fine di aprile si ebbe notizia che il Fre-
goso si era mosso da Bologna, ad istigazione del papa, diretto
a Sarzana. Furono perciò inviati ordini severi a quel commis-
sario affinchè ponesse in pieno assetto di guerra la piazza e fa-
cesse buona guardia. Venne il Fregoso, ma non riusci che a farsi
fare prigioniero ^. Genova finalmente si scosse dal giogo fran-
cese e ne cacciò le soldatesche. Per le necessità della guerra
furono assoldati molti cavalieri bolognesi, che furono condotti
a Genova, nel mese di ottobre dell'anno 1514, da Bartolomeo
Mora e Giovanni Fabiano, ottenutosi il passo per il territorio
di AuUa ^.
Ed ora veniamo all'anno 1530, epoca memoranda nella
storia bolognese. Ad assistere all'incoroiazione di Carlo V, la
repubblica di Genova inviò tre ambasciatori, Nicolò Giustiniano,
Franco Fiesco e Giambattista Lercari. Grave contesa si accese
fra essi e gli ambasciatori di Siena, per questioni di precedenza,
durante la solenne cerimonia nella basilica di S. Petronio e
tant' oltre procede la cosa che il Lercari schiaffeggiò pubblica-
mente r ambasciatore di Siena, con grande sdegno di Carlo e
' Archivio di Stato in Bologna, f libro 34 n.° 29.
2 e ^ Archivio di Stato iu Genova — Litterariim filza, 19.58 e Docu-
menti XLIX, L e LI.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 151
commozione degli astanti ^ Ritornò Carlo V, a Bologna nel
1532, ove dimorò anche nei primi mesi dell'anno 1533. Per
trattare della lega che doveva conchiudersi fra lui e i principi
italiani, la repubblica mandò tre illustri patrizi, Ansaldo Gri-
maldi, Tommaso Cattaneo e Paolo Battista Giudice ; ma, non
essendo soddisfatta dell' opera loro, v' inviò pure Gerolamo de
Fornari, del quale ci è rimasta una lunga relazione, datata da
Bologna il 15 febbraio 1533, che contiene, a riguardo di quelle
trattative, precisi e minuti particolari che ho creduto rendere
di pubblica ragione ^.
La storia di Bologna, da quest'epoca in poi, pressoché si
confonde con quella generale dello stato pontificio, almeno per
quanto riguarda le relazioni politiche coi potentati italiani e
quindi, in ordine alle stesse, si hanno ben poche notizie. Esse
si riferiscono a piccole pratiche riflettenti argomenti di poca
entità e a qualche cenno sui cittadini genovesi che frequente-
mente occuparono la carica di legato in Bologna. Per quanto
riguarda le prime, trovo una lettera del 3 giugno 1583, colla
quale si raccomanda, al gonfaloniere di Bologna Galvano Ga-
staldi, cittadino genovese, uditore di Rota in quella città ^ ;
raccomandazione che il 12 ottobre 1584 è pure fatta per Cen-
sorio Bovoni, altro genovese, che desiderava ottenere lo stesso
uffizio '*. Alla lor volta i magistrati bolognesi, desiderando avere
nella loro città, il celebre Fanuccio Fanucci, uditore a Genova,
con lettera del 28 aprile 1584, ne chiesero informazioni alla
repubblica, che le diede eccellenti ^. Finalmente non debbo tra-
lasciare che, neir anno 1630, scoppiata la peste in Lombardia
e nel Piemonte essendosi estesa a Parma e Casalmaggiore,
grave timore ebbero i Bolognesi. Scrissero gli Assunti della
' Casoni, Annali della Repubblica di Genova, Voi. II, pag. G6 — Ge-
nova, Casamara 1799.
"' Documento LUI.
3 Archivio di Stato in Genova — Lettere ai Principi e Cardinali ecc.
n." 2798, G.
* e 6 Archivio di Stato in Genova — Lettere ai Principi e Cardinali ecc.
n° 2798, C.
152 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Sanità alla repubblica esortandola a prendere provvedimenti e
chiedendo notizie. Ma tutto fu inutile, nel luglio la peste infie-
riva in Bologna, colla quale perciò furono rotte le relazioni
commerciali ^
Per quanto riguarda i legati di Bologna, dirò che sono
molti i cittadini genovesi che coprirono tale carica e fra essi
fio-urano i nomi più illustri dell' aristocrazia genovese, quali i
Giustiniani, i Durazzo, gli Spinola, i Grimaldi, i Boria, i Palla-
vicini, i Negroni, i Lomellini e molti altri. Gli archivi geno-
vesi contengono minute relazioni sulla legazione bolognese; due
delle quali, fatte evidentemente, in seguito a richiesta di qualche
cardinale genovese, ho creduto opportuno unire agli altri do-
cumenti 2. Tutto ciò che concerne l' opera loro nel disimpegno
dell'altissimo uffizio, riflette pili specialmente la storia di Bo-
logna ed esorbita dai modesti confini di quest'opera.
Celebre, fra i cardinali legati genovesi, fu Benedetto Giu-
stiniani, chiamato a tale uffizio da Paolo V. il 25 settembre
1606. Egli fu il terrore dei malandrini e malviventi, e se le
leggi e decreti suoi furono giudicati da taluni troppo severi,
mostrano pei'ò, come ben osserva Lodovico Frati, che la sicu-
rezza e tranquillità pubblica, allorché giunse a Bologna il car-
dinal Giustiniani, non erano in troppo floride condizioni. Fu
uomo rigidissimo, ma semplice e amante della giustizia e go-
vernò con rara integrità. Di lui le cronache del tempo narrano
curiosissimi e piccanti aneddoti, che possono con diletto leg-
gersi in un bel lavoro del suUodato Frati, al quale, per bre-
vità, rimando il lettore ^.
Un altro Cardinale legato genovese, che ben meritò di Bo-
logna, fu Gio. Francesco Negroni, vescovo di Faenza, eletto da
Innocenzo XII, il 15 novembre 1687. Di lui diremo meglio a
suo luogo.
' Archivio di Stato in Genova — Litterarum Magistratus Conserva-
iorum Sanitatis, Reg. 1872.
2 Documenti LXXII e LXXIII.
3 Giornale Ligustico, Anno XIV, marzo-aprile 1887.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 153
Cìttailini genovesi e bolognesi die ebbero rispettivaraeDte carick in Bologna e Genova
Bolognesi podestà e giudici in Genova
1218 Rambertiiio di Guidone di Bovarello
1219 Riconfermato
1220 id.
1224 Andalò o Ansaldo di Bologna
1225 Brancaleone di Andalò di Bologna
» Ugolino di Dania
1226 Ugolino di Bologna
» Sigicello d' Unzòla
1229 Iacopo di Balduino di Bologna
1248 Ram bei-tino di Bovarello
1249 Alberto Malavolta
1257 Riconfermato
1263 Leazaro Leazai-i
1264 Guglielmo Scarampo
1293 Pietro Carbonesi
1340 Matteo Beccadelli
1341 Alberto Prendi parte
1342 Matteo Beccadelli
1343 Giacomo Beccadelli
1345 Albertino de' Prudenti
1358 Bartolomeo Guastavillani
1393 Giovanni da Scanello
1404 Bartolomeo Guastavillani
1425 Iacopo degli Isolani
1426 Giorgio Paselli
1482-83 Giobatta Castello
1490 Alberto di Bruscolo
podestà
giudice
giudice ai raalefizi
podestà
vicario del podestà
console di giustizia
vicario ducale
»
console di giustizia
giudice
giudice e assessore del podestà
»
governatore
podestà
pretore
podestà
II.
Genovesi podestà e giudici in Bologna
1253 Pietro Grillo podestà
1260 Lanfranco Usodimare »
1271 Lanfranco Malocello »
154
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
1272 Lucchetto Gattilusio
1317 Malocello Malocelli
1318 Riconfermato
1319 Guido Calamilla
1404 Giorgio Spinola
1417 Ludovico del Carretto
1419 Giovanni Oddoni
1445 Giorgio Spinola
1475 Luciiino Neri di Savona
1476 Riconfermato
1504 Battista Fieschi
1505 Riconfermato
1583 Galvano Gastaldi
1584 Censorio Bovoni
1732 Federico Gastaldi
1737 Antonio Maria Massa
1744 Carlo Maria Isola
1748 Antonio Maria Massa
1749 Carlo Maria Isola
podestà
uditore di Rota
giudice
podestà della Rota
III.
Genovesi legati, vicelegati e governatori in Bologna
1412 Ludovico Fieschi
1483 Giuliano della Rovere
» Galeazzo della Rovere
1507 Lorenzo Fieschi
1512 Orlando del Carretto
? Matteo Maria Giberti
1516-1519 Fieschi Lorenzo
1554 Paolo Pallavicini
1567 G. B. Boria
1597 Orazio Spinola
1606 Benedetto Giustiniani
1640 Stefano Durazzo
1652 .Giacomo Lomellini
1665 Marcello Durazzo
1670 Lazzaro Pallavicini
legato
»
luogotenente
governatore
vice legato poi governatore
luogotenente
vicelegato
»
governatore
legato
vice legato
legato
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 155
1687 Gio. Francesco Negroni
1693 Marcello Durazzo
1697 Giobatta Spinola
1706 Nicolò Grimaldi
1709 Lorenzo Casoni
1727 Giorgio Spinola
1731 Gerolamo Grimaldi
1733 Giobatta Spinola
1743 Giorgio Boria
1761 Gerolamo Spinola
1768 Lazzaro Pallavicini
legato
IV.
Genovesi, vescovi in Bologna
1271 Pantaleoue Fieschi dei conti di Lavagna
1444-47 Tommaso Parentucelli di Sarzana
1447-76 Filippo Calaudrini di Sarzana
1483-1502 Giuliano della Rovere di Albissola
Genovesi canonici della cattedrale di Bologna
1244
1262
1332
1365
1417
1435
1476
1465
1499
1506
Ottobone Fieschi arcidiacono, poi Adriano V.
Opizzone di Castello da Genova
Leonardo di Rinaldo Rinaldi da Genova
Tommaso Zoppo da Sarzana
Tomaso da Sarzana
Tomaso Parentucelli da Sarzana
Giuliano Calandrini da Sarzana
Luca da Sarzana
Calandrini Filippo da Sarzana
Anton Maria Parentucelli da Sarzana
Antoniotto Pallavicini da Genova
Battista Boria da Genova.
156 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
CAPITOLO SECONDO
Relazioni commerciali fra i due comuni
In ordine alle relazioni commerciali fra Genova e l'Italia
centrale, ho dato qualche cenno nel primo capitolo, specialmente
riguardo alle convenzioni fatte colle città marittime dell'Adria-
tico. Il trattato fra Genova ed Ancona porta la data del 16
aprile 1208 e fu rinnovato nel 1220. Sembra che la repubblica
genovese avesse voluto stringere con quella città, particolari
legami per opporsi a Venezia che, dominando nel mare Adria-
tico, voleva restarne assoluta padrona ^
Le antiche convenzioni stipulate, fra Genova e Bologna,
indarno si desiderano, a noi non resta che quella conchiusa il
9 luglio 1474, fra il magistrato di S. Giorgio e il comune di
Bologna.
Prima di prenderla in esame è necessario premettere un
osservazione d' indole generale. Verso la metà del secolo deci-
inoquinto, alcune città della Lombardia e dell'Italia centrale
cominciarono a convergere il loro commercio a Genova, disto-
gliendolo da Venezia. Infatti nel 1451 i mercanti mantovani
« quali solevano spazare li soy panni a Venezia » tenta-
rono invece rivolgerli alla piazza di Genova, ove mandarono
messi speciali, validamente raccomandati dal duca di Milano ^.
Altrettanto deve dirsi di Bologna, la quale, nell'anno 1474,
inviò a Genova, a trattare la pratica due suoi figli, Giovanni
de Giovannini e Filippo Desiderio, che dovevano associarsi Fran-
cesco Panvolto, genovese e dottore di legge. Chiedevano essi
« nomine eiusdem magnifìce communitatis Bononie.... fieri
declarationes et moderationes infrascriptns circa sohUiones
fienda de mercibus civium bononiensimn et suhditorum
siiorum occasione commertiorum et drictuum dugane, ad
hoc ut ipsi possint ìiegotiationes suas circa merces infra-
1 Canale, op. di. Voi. Ili, pag. 119.
2 Motta, Curiosità di Storia Genovese ecc. Giornale Ligustico, 1887,
pag. 224.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 157
scriptas clweri.ere ad x^aries istas ». Riuscirono iiell' assunto e
fu conchiuso il trattato, del quale riferisco i patti principali.
I cittadini bolognesi, per i veli, crespi, panni ed ogni al-
tro tessuto serico, che porteranno a Genova e suo distretto,
dovranno pagare, per diritto di dogana, il due per cento sul
prezzo totale degli stessi, accertato con giuramento.
È concessa agli stessi facoltà di trasportare detti panni,
previa licenza dei suddetti magnifici protettori, in qualunque
parte del mondo, tanto sopra navi genovesi che forestiere.
II prezzo, come sopra dato ai detti crespi, veli, panni e
tessuti serici, potrà essere accettato, all' effetto di stabihre l'am-
montare del dazio da pagarsi, ed in tal caso resta fermo il
tasso del due per cento, ma è concessa facoltà ai genovesi di
trattenersi tanta mercanzia di valore uguale al diritto che do-
vrebbe pagarsi dai mercanti bolognesi.
Per il trasporto di tali merci al porto di Pisa, dovranno
i bolognesi servirsi di navi genovesi o distrettuali.
In quanto ai panni di lana, trasportati da Bologna a Ge-
nova e suo distretto, è pure prescritta la preventiva autorizza-
zione e hcenza dei suddetti magistrati e, questa ottenuta, po-
tranno essere trasportati su qualsivoglia naviglio in tutte le
parti del mondo.
Relativamente ai diritti, che dovranno pagare i mercanti
bolognesi, per detti panni, resta convenuto che sarà ad essi
accordato lo stesso trattamento concesso ai cittadini genovesi
per i panni fiorentini, « videlicet ad eandem rationem et ra-
fani secundiim qualitatem et bonitatem ipsorum pannoriim
que est. videlicet panni de garbo prò qualibet pecia soldos
vigintiquinque. de sancto ìnartino prò qualibet pìecia soldos
trigintaquinque . de qualibet pecia pjanni grane soldos quin-
quaginta ». Nella stessa proporzione si stabiliscono i diritti da
pagarsi per i panni di lana fabbricati in Bologna.
Finalménte, per i panni di lana fabbricati in Bologna e di-
stretto, trasportati nel territorio genovese ed ivi rivenduti al mi-
nuto « vcl ut vulgo dicitur ad retalium », pagheranno i ne-
gozianti bolognesi in ragione del tre per cento, sul prezzo sta-
158 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
bilito da essi stessi, salva ai genovesi la facoltà di trattenersi
tanta mercanzia in pagamento dell'importo del dazio.
In ordine ai tessuti d'oro e d'argento, saranno i mercanti
bolognesi trattati alla stregua dei fiorentini ; pagheranno, cioè,
lire dodici e soldi dieci, moneta di Genova, per ciascheduna,
cassa, del peso lordo di duecentoventicinque libbre.
Avranno tali patti la durata di anni dieci, prorogabili a
volontà delle parti, « cum contramando duorum annorum »,
e con obbligo al comune di Bologna di ratificarli, nel termine
di sei mesi e di addivenire alla concessione di uguali favori ai
mercanti genovesi, trafficanti in Bologna ^
Da tutto ciò, parmi si possa dedurre che di non poco mo-
mento doveva essere il traffico fra le due città.
Venendo ora ad altre considerazioni debbo accennare che
molti genovesi, e pressoché in tutti i tempi, ebbero vistosi ca-
pitali impiegati in Bologna, specie nel «Monte deW Annona »,
come appare da molti atti e scritture di cui abbondano i no-
stri archivi. Vi avevano poi molti censi le famiglie Centurione,
Sauli, Fieschi, Lomellini, Serra, Cattaneo, Brignole Sale ecc. ,
le tre Opere pie di Genova, le monache di S. Marta, della S.S.
Incarnazione, di S. Silvestro, le religiose Turchine e moltissime
altre. Nel 1558, il 28 aprile. Marco Centurione, G. B. Lomel-
lini e Nicolò Imperiale Lercari, fidecommissari della fu Marta
Centurione, moglie di Lazzaro Grimaldi Ceba e procuratori delle
tre Opere pie di Genova, aff"rancarono in Bologna un cospicuo
censo camerale, caduto nella di lei successione 2.
Nò si deve tralasciare che, nel 1731, il padre Pompeo De-
franchi, gesuita, aff"rancò il censo di lire 12231, che aveva in
Bologna il collegio dei « Giovani Scuotavi studenti da erig-
gersi in Genova fondato dal quondam Sig. G. B. Soleri - ».
Chiudo il capitolo con un cenno sull'industria serica, nel-
r Italia centrale.
' Doctimento XXXVII.
^ Archivio di Stato in Bologna — Istrumenti e Scritture. F. lib. 10,
n.° 48 e lib. 14, n.° 20 — Vedi pure Scritture di Genoa, pertinenti al
Monte 5." dell' Annona.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 159
È noto agli studiosi quale centro d' industria serica fosse
in Genova e di quanta importanza. Gli artefici genovesi reca-
rono col tempo la loro industria in altre città; furono geno-
vesi quelli che la portarono in Milano e dai lavori del Citta-
della si è potuto conoscere che Urbano Trincherio, genovese,
con altri tre suoi concittadini, iiecò la tessitura dei drappi di
seta a più colori e dei broccati d'oro e d'argento in Ferrara K
Finalmente il prof. Naborre Campanini, nella sua dottissima
opera « Ars Siricea Rigii » 2, ha messo in chiaro che un
altro genovese, cioè « mastro Antonio da Zenua » trasferi
la medesima industria da Ferrara a Reggio, raccomandato vi-
vamente da Lucrezia Borgia, che ve lo spedì munito di larga
commendatizia. Fu il tessitore genovese onorevolmente accolto,
si costituì un apposito magistrato, che stipulò con lui i patti
della sua condotta. Nota ancora, 1' egregio autore che, a mezzo
il cinquecento, accorsero da Genova, e da più altre città, nuovi
artefici a Reggio; « e fabbricarono i velluti bianchi, le traspa-
renti tele d'argento, i drappi di seta vergati d'oro, i damaschi e
le sete intessute di stelle d'argento che figurarono nell'appa-
rato celebrato per la prima venuta di Alfonso II ». Data l'im-
portanza di Bologna e la sua vicinanza a Reggio, è probabile
che una tale industria si estendesse anche a quella città; ma
nulla di preciso si può affermare, che troppo importa essere
esatti in siffatte considerazioni. A me basta accennare che, sino
all'anno 1372, erano tessitori genovesi in Bologna, poiché trovo
accennato che in tale epoca, Giovanni del fu Antonio de Civi-
dalì Belloni, tessitore di panni, abitante in Ferrara, contrae
società con ser Giacomo del fu Pantaleone da Genova, abitante
in Mirasele a Bologna ^. Né debbo tralasciare che, nel 1420,
maestro Simone Spelta de Alhingana, teoctor pannorum sete,
dimorante in Genova, vende i pochi beni che aveva in Albenga,
per recarsi ad abitare in Bologna "*. Come si vede il dubbio
' Cittadella, Notizie relative a Ferrara, pag. 502.
^ Pag. 66 — Giornale Ligustico, anno 1889, pag. 152-156.
■^ Cittadella, op. cit., pag. 504.
•* Imbreviature del notaro Aronne Bianco della Pietra.
IGO R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
da me sollevato non è forse del tutto destituito di fonda-
mento.
Durò prospera in Bologna siffatta industria per molto tempo,
minacciò di cadere ed annientarsi sul finire del secolo decimo-
settimo, a causa di un forte diritto imposto su di essa, in ra-
gione di quindici baiocchi per libbra. Ricorsero i fabbricanti di
seta forastiera ai legati, varie volte, ma invano. Finalmente
nel 16S9 il cardinale Negroni, genovese, si prese vivamente a
cuore la pratica ed, in seguito alle sue istanze, il Senato bo-
lognese, con 29 voti favorevoli sopra 32 votanti, deliberò di abo-
lire il dazio ^ Particolari di non molto rilievo sono questi, ma
d' ogni cosa giova conservare memoria, perchè alla costruzione
dei grandi edifizi è necessario far precedere la raccolta di tutti
i materiali.
(ConiinuaJ Paolo Accame
' Biblioteca Civica di (3enova, Miscellanea Varia D. 3, 8, 7.
MOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 101
DOCUMENTI
L
1225. 10 Giugno.
Convenzione fra Tomaso, conte di Savoia e gli inviati del co-
mune di Genova ed il comune di Asti.
In nomine Domini Amen. D. Thomas Comes Sabaudiae taliter
convenit et per stipulationem promisit D. Porco de Porcis et D. Gui-
lielmo Piccavicia nuntiis Communis lanue recipientibus nomine dicti
comunis lanue videlicet quod ipse habebit in servitio communis lamie
contra inimicos lanue milites bonos de Burgundia centum octuaginta
guarnitos cum equis coopertis ferro vel punctis et armis militaribus ita
quod quilibet niilitura habebit equos quatuor vel plus, vel tres ad minus
et de ipsis railitibus habebit LXXX apud Ast cum tribus Capitaneis, prò
veniendo in servitium lanue a die lovis X usque dies YllI et ipse in
propria persona erit apud Ast cum aliis centum militibus causa ve-
niendi in servitium lanue a die presenti usque ad hebdomadas
tres vel ante si poterit et serviet cum ipsius militibus Centum com-
muni lanue, Inter communi lanue per menses duos veniendo . stando
et redeundo. ita quod adventus militum usque in Ast rationetur se-
ptem dies et redditus eorum per aliquos dies septem postquam re-
dierint in Ast et dabit operam bona fide quod quilibet militum ha-
beat secum servientiuin unum guarnitum . ita quod non teneatur de
dicto numero servientium guarnitorum et si ita non observaret, pro-
misit suo dicto nomine restituere apud Ast pecuniam, quam habuisset
prò communi lanue usque ad medium iulii . et hec omnia promisit
nobis attendere et observare bona fide sine fraudo. Preterea D. Ni-
colaus de Andito potestas astensis vice et nomine comunis astcnsis
162 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
voi untate utriusque credentie per campanam congregate et ore ad os
congregate et scripte et non societatum promisit predictis ambascia-
toribus nomine comunis lanue recipientibus facere dictun:i comitem
observare ut supra . alioquin restituore promisit ad dictum termi-
num apud Ast comuni pecuniara illam quam comes recepisset prò
predictis et nomine vice comunis de Ast constituit se prò dicto co-
mite principalem debitorem et observatorem . renuncians iuri de
principali prius conveniendo et dicti ambasciatores lanue nomine di-
cti communis promiserunt dicto communi prò stipulatione dare quic-
quid potestas de Ast prò persona comitis dixerit vel fuerit arbitratus
et prò tribus capitaneis militum prò quolibet eorum lib. L. lanue et
prò quolibet milites cum servientibus suis et equis per mensem lib.
XII. lanue valens servientium apud Ast. Item damna equorum et
predictus aliarum rerum eius restituere excepto damno quod eis ac-
cideret furto seu equum furatum eis per hominem a montibus citra
qui non esset cum eis vel cum aliquo eorum nomine comunis lanue
promiserunt et emendare arbitrio et sententia potestatis de Ast in
adventu eorum usque in Ast et districtu lanue. Item promiserunt ei
dare proqualibet potestate civitatis inimicorum aJicuius quam cape-
ret . data et consignata communi lanue lib. L. lanue. Item prò quo-
libet homine inimico qui haberet equum prò armis dato et consi-
gnato communi lanue libras duas lanue. Item prò quolibet pedite
inimico dato et consignato comuni lanue soldos decem lanue. Item
concesserunt suos esse equos et arma et omnes res inimicorum per
eos captas . item promittunt quod facient eis dare in districtu lanue
minam frumenti a solidis septem usque in novem . minam ordei a
solidis quatuor usque in solidis quinque lanue . mezaroliam uini a
solidis sex usque in solidis decem ianue . et ferrare pedem equi in
ianua et in districtu per denarios quatuor. item si contingerit quod ali-
quis dictorum militum vel eorum scutiferorum ab inimicis caperotur
promittunt dare scontrum idoneum . si habebunt . aut impensas con-
venientes vel solidos donec in carcerem steterit et liberatus fuerit a
carcere, item concedunt eis hospicium sive locum in districtu lanuae
et licientiara ut ligna de nemoribus silvestribus prò eorum usu capere
possint . hec omnia nomine communis lanue promittunt et observare
et facere observari comiti a communi lanue et potestas Ast nomine
comunis astensis et voluntate utriusque credentie et roctorum socio-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 163
rum ore ad os interrogatorum per nuntios et campanam congrega-
torum promisit observare ut supra aliter iuri de principali prius
conveniendo et si aliquis error in his omnibus vel impedimentum in-
tervenerit . vel obscuritas sive ambiguitas ea definiatur per predictum
potestatem Ast . hec omnia iuraverunt bona fide attendere et attendi
tacere et compiere. Actum in Ast in ecclesia sancti Ioannis de do-
made . testes iacobus altacima . ruffinus de sulmatare . ubertus vileta .
petrus barlotus . ruffinus arranca . boscus et manfredus carena .
MCCXXV . indictione Xll die martis decima iunii post campanam
que pulsatur prò latronibus.
De quibus omnibus a te nomine dicti comunis me bene quietum
et solutum voco . abrenuntians exceptioni non numerate pecunie et
non accepte etc. promittens tibi me nec per alium prò me tibi nomine
comunis ianue nec alium prò communi de predictis ullam de cetero
movere actionem sive requisitionem facere sub pena dupli de quanto
requisivero . si actio mota fuerit ab aliqua occasione diete pecunie
unde prò pena et si observandum tunc bona omnia mea tibi comuni
pignoro obligo . actum in Ast in domo gulielmi gareoti . testes
([ualia de gozano . guglielmus coredus figarolus . petrus barlotus .
ruffinus de surmatare . MCCXXV . indictione XII . die XIII iunii.
Archivio di Stato in Genova. Materie Politiche, mazzo 3.'' di cui
possiedo copia.
II.
1261. 2 Febbraio.
Donazione fatta, dai Marchesi di Clavesana, agli uomini della
Pieve, dei diritti loro competenti sul territorio di Viozenna.
Donatio facta per Marchiones Clavexane hominibus Plebis cum
omni iure sibi competenti in territorio Viozene et quod acquisive-
rant a dominis Ulmete.
Anno Domini millesimo ducentesimo sexagesimo primo indicione
quarta die domiiiice sccunda intrantis Februarii.
1G4 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Dominus Bonifatiiis et Manuel Marcluones Clavexane speciali
pacto remisseruut donaverunt di-ictum quod ad eos perveniri posset
in territoriis et dominio Viozone omnibus et singulis hominiVjus Ca-
stellanie Theici et omnibus aliis hominibus utriunque essent qui suam
porcionem solvissent et talia cis iniuncta et taliata occaxione emptio-
nis Viozene ut facti per ipsos Dominos Bonifatium et Manuelem.
Confidentes dicti Domini Mai'chioncs quod illud quod solutum erat
per ipsos homines in dieta et alia occaxione diete eraptionis per ipsos
homines solutum fuerit et per ipsos Marchiones receperunt ut ab
ipsis dominis et eorum heredibus et ab illis qui ab eis jura habereut
dicti homines et eorum heredes haberentur liberi prò possessionibus
Yiozene a dricto predicto. Ita quod prò isto dricto in perpetuum in-
quietar! vel molestar! non deberent possessores dictarum terrarum
ipsi vel alii qui iura ab eisdem habere quantum est prò dricto me-
morato et quod ad ipsos Dominos pervenire possit de ilio quod em-
ptum est per eas vel detineretur ab eis usque ad hodiernam diem
salvo jure domini! et segnorie, volentes ipsi Domini quod ista dona-
cio et remissio perpetuo valeat cui libet tara absenti quam presenti.
Que omnia acceptare voluerint et firma habere quantum est in
dricto suprascripto quam in dieta talia solverit. Ita quod donatio et
remissio et absolutio judicar! possiat ad hoc ut valeat tam prò ab-
sentibus quam presentibus, promittentes dicti domini miehi Notarlo
stipulanti nomine et vice illorum omnium qui in dieta emptione seu
talia causa diete emptionis facta solvere istam donationem et remis-
sionem omni tempore fìrmam habere et tenere nullo pretextu ingra-
titudinis vel iniurie facte vel que fient in futurumv revocare vel in-
fringere possint immo eam ab omni persona legitime defendere et
expedire quantum est prò eorum facto proraiserint sub ypoteca et ob-
bligacione honorum suorum presencium et futurorum et pena dupli
quantitatis, quam ab eisdem possessionibus vel jura ab eis habenti-
bus pateretur vel inquietaretur. Ita quod si iure aliquo diceretur
dictam absolucionem seu remissionem vel donationem non valere,
saltem valeat pene petitio et expresse, restitutio quas ipsi Domini
rcstituere promiserint si integraliter non observarent ut superius est
promissum, que pena comraissa et exacta rata nihilomiuus manere
dieta donacio et liberacio seu vendicio vel contractus alius qui me-
li us de jure valere posset percipientes in Macario Notarlo Alio Ro-
NOT. E DOC. DEI, LE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 165
bandi Mastrello ut de predictis donacione seu liberacione vel abso-
lucione cuilibet petenti facere unum Instramentam et plura tanì co-
njunitatibus quam universitatibus et singularibus personis. Confiten-
tes dicti domini quod omnes homines Castellanie Theici in dieta
talia et emptionem suam porcionem solverunt. Renuncians exceptioni
non habite et non recepte poreionis cuilibet diete Castellanie et cui-
cumque.
Actum in Plebe ante Ecclesiam Sancti lohannis . Testes vocati
et rogati Dominus Presbiter Gallus, Dominus Alnardus de Fibinis,
Dominus Bonifacius de Ast.
Ego facius Macai'ius Notarius .... hanc cartulam scripsi.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi, n.° 365.
III.
1263. 10 Maggio.
I signori d'Orraea ratificano la vendita fatta, dai loro condo-
mini, al marchese di Clavesana del territorio di Viosenna.
Ratificatio facta per alios dominos
Ulmete de Yenditione facta Marchioni
Clavesane de omni jure sibi compe-
tenti in territorio Viozene.
Anno domini MCCLXIII indicione VI jovis X madji Dominus
Besacia de Ulmeta suo nomine et Dominus Manfredus de Ulmeta suo
nomine et nomine Polini et lacobini filiorum et heredura quondam
Domini Thome de Ulmeta quorum cura est ut apparet per instru-
mentum factum manu Oberti Taglaferri notarius MCCLXI indicione
quarta die Conflrmaverunt et approbaverunt Dominis Bonifacio
et Manueli fratribus Marchionibus Clavexane omnes vendiciones dona-
ciones et cessiones promissiones et pacta quas et que Dominus herichus
fìlius quondam Domini Anselmi de Ulmeta quondam suo nomine
et nomine Simondi fratris sui et Sibaudus fìlius quondam Domini
Belengelji de Ulmeta Manfredus Gerbaudus fìlius quondam Domini Ger-
baudi de Ulmeta eorum nomine et nomine ugeri Belengelii filli quondam
166 R, df:putazione di storia patria, per la Romagna
domini Belengclii de Ulmeta et nomine Rabaudi Bonifacii de Ulmeta
et nomine Ardisonis fratfis dicti Rabaudi et nomino Simondini fìlii
quondam. Domini Nicolini de Ulmeta et qui Ardicio Bonifacius et Si-
raondinus filius dicti Domini Nicolini de Ulmeta et qui dictus Simondinus
fìlius dicti Domini Anselaii de Ulmeta et Dominus Ugo Verisios de Arbi-
gena fecerat fecerant promisserant dictis dominis Bonifacio et Manuel!
seu alteri eorum dominium eo et de omni jure et actione contilis et
jurisdictionis et segnorilie quos, quas et quo dicti henricus Sibaudus
Mamfredus Ugherius Rohaudus Ardicio Simondinus Simondus et Domi-
nus Ugo habebant tenebant vel possidebant vel habere tenere vel
possidere visi erant vel ad eos pertinebat vel pertinere videbatur in
Viozena et in tote territorio quod appolatur Viozena infra has cohe-
rentias ab una parte aqua tanagri et aqua negronis ab alila parte
fulmina silicet arpes molocii ab alila parte colla Cartini silicet terri-
torium Erige et ab alia fossatus regine et somitas pudii lonalum et
parchum . de archetis (?) et si que alle sibi sint coherencie et omnia
jura rationes et actiones reales et personales utiles et direcìas mixtas
que et quas dicti Domini Besacia Bertholinus Manfredus et dicti
Polinus et lacobinus filli et lieredes dicti Domini Thome quondam
de Ulmeta habent vel habere usi sint vel ad eos pertinet vel pertinere
possit in omnibus rebus et in omnibus juribus et rationibus promis-
sionibus et pactis et vendicionibus et donacionibus supradictis donatis
et factis et cessis per predictos Henricum Robaudum Manfredum
Ugetum Robaudum Ardisonum Simondinum et Simondum, seu per
alios et eorum nomine alterius eorum et nomine suo dictis Dominis
Bonifacio et Manueli Marchionibus Clavexane seu alteri eorum reci-
pienti suo nomine et nomine alterius eorum in predicto territorio
quod appelatur Viozena infra predictas coherentias quod ad istos
henricum Sibaudum Manfredum Ugerum Robaudum Ardizonum Si-
mondinum et Simundum pertinebat vel pertinere videbantur et omnia
jura et actiones et rationes reales et personales utiles et directas et
mixtas que et quas dicti Domini Bisacia Bertholinus Manfredus et
dicti Polinus et lacobinus filli et heredes dicti Domini Thome quondam.
De Ulmeta habent vel habere visi sunt vel ad eos pertinet vel perti-
nere possent centra dictos Dominos Bonifacium et Manueìem Mar-
chiones Clavexane seu centra alterum eorum occaxione consortitus
vel alio quocumque jure prò predictis rebus juribus rationibus prò-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 167
missionibus pactis venditionibus et clonationibus supradictis donatis
et factis et cessis per predictos Henricum Sibaudum Manfredum Uge-
rum Robaudum Ardizonum Simondinum et Simondum seu per alteros
eorum nomine alterius eorum et nomine suo dictis Dominis Bonifacio
et Manueli marchionibus Cravexane seu alteri eorum recipienti suo
nomine et nomine alterius eorum in predicto territorio quod appela-
tur Viozena infra predictas coherentias quod ad dictos Henricum
Sibaudum Manfredum Ugetum Robaudum Ardizonum Simondinum et
Simondum pertinebat vel pertinere videbatur vel occaxione ipsarum
rerum juriuui racionum promissionum pactorum vendicionum et dona-
cionum supradictorum dicti Domini Besaeia Bertholinus suo nomine
et Manfredus suo nomine et dictorum Polini et lacobini filiorum et
heredum dicti Domini Thome quondam de Ulmeta remisserunt et
solverunt et refutaverunt dictis Dominis Bonifacio et Manueli Mar-
chionibus Cravexane et eisdem pacem et fìdem et refutacionem omni-
modam absolucionem et remissionem et pactum de non potendo fece-
runt de predictis omnibus et singulis promittentes dicti Domini
Besaeia Bertholinus suo nomine et Manfredus suo nomine et nomine
dictorum Polini et lacobini filiorum et heredum dicti Domini Thome
quondam de Ulmeta dictis Dominis Bonifacio et Manueli marchionibus
Cravexane dictam finem et refuctationem absolucionem et remissionem
et pactum de non potendo habere ratum et fìrmum omni tempore et
non contravenire et quod predicti Polinus et lacobinus filli dicti Domini
Thome quondam habebunt ratum et firmum omni tempore et non
contraveniente sub ipotheca omnium honorum suorum et dictorum
filiorum dicti Domini Thome quondam habitorum et habendorum et
insuper dictus Dominus Manfredus promissit dictis Dominis Bonifacio
et Manueli se facturum et curaturum ita quod predicti Polinus et
lacobinus fìlji et heredes predicti domini Thome predicta omnia et
siagula ratiflcabunt et confirmabunt et habebunt rata et firma et non
contravenient obligando inde dictus Dominus Manfredus dictis Dominis
Bonifacio et Manueli omnia sua bona pignori habita et habenda. Re-
nunciantes dicti Domini Besaeia Bertholinus suo nomine et Manfre-
dus suo nomine et nomine Polini et lacobini filiorum et heredum
quondam Domini Thome conditioni sive causa vel iniusta causa excep-
tioni doli et in facto actione dupli et illi legi qua cavetur donatio
facta sine insinuatione vera quingentos aureos non valere et omni
12
168 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
alji juri generali et speciali quo centra predicta seu aliquod de pre-
dictis venire vel facere possent expresse et ex certa scientia. Renun-
ciaverunt etc.
Testes Bonifacius de Cherio. Dominus Octonaanaria judex. Domi-
nus Robaudus de Garrexio.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi n.° 865.
IV.
1281. 3 Febbraio.
Convegno fra Lucchetto Gattilusio e Taddeo Grimaldi da una
parte e Gastracane di Lucca e soci dall'altra.
•» »
Die tercio exeunte februario MCCLXXXL
D. Luchitus de Catheluxiis \ onanes civitatis
D. Thadeus de Grimaldis I Zenue promisserunt
in solidum solvere d. Duracio de Lucha stipulante prò se et d. Ca-
strachano de Lucha, Geri et Rhorneo filiis dicti d. Castrachani et
Bene de Cinque septuaginta tres libras , sex solidos et octo denarios
zenuensiura prò precio et cambio centum florinorum auri ex instru-
mento Phyllipi de Raxuriis notarii facto hodie sub porticu domus
d. Ugolini de Leno pressentibus d. Galaoto de Gatariis. d. Lamber-
tino de Primadiciis. d. Alberto de Primadiciis. d. lacobino. d. Aldo-
vrandini de Brunis et Mingino filio d. Aldevrandini de Brunis testibus
et sic scribi fecerunt et poni in memorialibus Comunis Bononie.
Archivio di Stato di Bologna - Archivio del Comune, Ufficio dei
Memoriali. Memoriali del 1281 di Filippo Rasuri, ac. LXII 1°.
V.
1291. 20 Maggio.
Vendita fatta da Filippino d' Ormea, a nome anche di altri con-
domini, di ciò che avevano nel territorio di Vioseana al marchese
di Clavesana.
♦ »
Die Vigesiraa Madji presentibus Testibus Rolandino de Pulio
Aycardo de Grenovo de Campexio, Becho de Silionjis Guilliermo
Riculfo de Velago, Ferrarlo de Cenoa testibus vocatis. Philipinus filius
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 169
Petri Besacie Domini Ulmete prò parte sua presente et consenciente
et volente Ansando fratre suo filio eiusdera Petri asserens se babere
mandatum a dicto patre suo et gestorio nomine prò alljis fratribus
suis et prò Domina Damixela uxore quondam domini lobannis Be-
sacie fratris dicti Petri et consortis dicti Petri in lurisdicione et
Segnoria Ulmete et prò Isabela filia et herede dicti quondam loban-
nis et diete Domine Damisele a quibus mulieribus asserit se babere
mandatum ad infrascripta facienda prò quibus omnibus et singulis
promissit de rato et se facturum et curaturum quod omnes preno-
minati et eorum beredes perpetuo rati et rata babebunt quid quid
promissum est et erit in presenti contractu per ipsum Pliilipinum
nomine suo et predictorum norainibus jam dictis, vendidit et tradidit
vel quitavit et cessit et mandavit Domino Manueli egregio Marcbioni
Clavexane presenti et ementi et recipienti nomine suo et suorum
heredum partem quam ipsi fratres Johannes et Petrus habebant et
habuerant et consueti fuerant habere in jurisdictione comitatu et
Segnoria et drictu et decima et jure decimationis et bannis et pascuis
et alpatico et omnibus et singulis que ipsi fratres vel alter eorum
vel eorum majores babebant et percipiebant jure vel non jure in
Viozenna et toto territorio Viozenne et in omnibus supra existentibus
ipsis terris et territorio Viozenne prescntibus et futuris, jure aliquo
sive modo seu a possessoribus et cultoribus et laboratoribus et pasto-
ribus et Dominis et possessoribus Bestiarum que ibi pascerent vel
morarentur vel transirent vel aliquam residentiam ibi facerent et
breviter de omnibus et singulis que ibi petere possent vel habere
deberent vel ad eos aliquera ipsorum modo aliquo pertinuissent vel
modo aliquo pertinuerint. Ad habendum tenendum et possidendum et
faciendum ex eis venditis quid quid facere voluerinfc pieno jure in
inde cum omni jure et actione ipsi Philipino et fratribus suis et dicto
patri suo et Domine Damixele et fìlie modo aliquo pertinentibus in
predicto loco et territorio Viozenne precio librarum triginta triura
soldorum sex et denariorum octo danariorum honorum lanue. De
quibus predictus Philipinus nomine suo et predictorum omnium se
quietum et solutum sibi esse vocavit. Renuncians exceptioni non re-
cepte et non tradite pecunie et precji non accepti. Et quod plus valent
predicta vendita si etiam ultra summam diraidie justi precji excedent
eidem emptori donavit transtulit et mandavit pura et mera donacione.
luri renuncians decepte dimidie justi precji et ultra et jure dicenti
170 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
donacio non valere ultra sumraam quingentorura aureorum nisi actis
fuerint et insinuata et omni alji juri Canonici et Civili. Que omnia
vendita et donata predictus Philipinus suo nomine et predicto fuit
confessus nomine precario et ministerio dicti Domini Manuelis possidere
usque quo ex eis venditis et donatis possossionem vel quasi appre-
henderit corporalem. Quod accipiendi sua aucthoritate et retinendi
(leinceps dictus Philipinus nominibus supradictis eidem emptori tran-
stulit et mandavit. Promittens nominibus suis jam dictis ipsi Domino
Marchioni de predictis venditis vel parte eorum per se vel aliquem
ex predictis quorum nomine vendidit litem vel controversiam non
movere nec inferenti consentire. Sciiicet omnia et singula vendita suo
et predictis nominibus prò se se et heredes eorum ipsi Domino Mar-
chioni et suis heredibus defendere et auctorizare ab omni persona
collegio et universitate sub pena dupli de quanto contrafieret stipula-
tione premissa habita ratione melioi'ationis que prò tempore fuerit.
Item refficere et restituere nomine suo et jam dicto ipsi Domino em-
ptori omnes expensas missas damua et interesse que et quas faceret
vel substineret in judicio vel extra dictus Dominus vel eius heredes
vel alius qui haberet causam ab eo vel eis ob defensionem dictorum
venditorum. Et ex hiis eidem Domino et suis heredibus et alji prò eis
credere suo verbo sine sacramento et alia probacione. Et per predictis
omnibus observandis et complendis dictus Philipinus suis et predictis
nominibus voluntate etiam dicti Ansaudi fratris sui presentis omnia
bona sua et dicti Ansaudi et aliorum fratrum suorum et dicti patris
sui Domini Petri et Domine Damixele et diete Isabele eidem Domino
Marchioni pignoro obligo habita et habenda. Actum in Plebe in ec-
clesia Santi lohannis Battiste. Anno a nativitate Domini Millesimo
C C.** nonagesimo primo indicione quarta.
Ego Thomas Bardellus de Plebe auctoritate Imperiali Notarius
hanc Cartam ex abreviaturis quondam Bartholomei Bardelli notarji
avi mei paterni ex licentia et concessione mihi facta per Dominum
Anthonium Caravelum judicem et Vicarium Marchìonis Cravexane
ut de dieta concessione et licentia constat publico instrumento scripto
per Thebaudum Mussum notarium de Plebe Notarium et Scribam
nunc Curie Plebis in Millesimo CCC quadrigesimo inditione octava
die IIII Aprilis fìdeliter sumpsi et in publicam formam redegi nichil
addens vel minuens quod sensum vel significationem transmutet si-
gnum vero predicti Avi mei obmissi meum solitum apponendo.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 171
Eodem die loco et presentibus cuna Philipimis filius Domini Petri
Besacie voluntate Ansaudi fratris sui presentis et nomine et vice et
gestorio nomine dicti patris sui et aliorum filiorum dicti Domini Petri
et nomine gestorio Domine Damixele uxor quondam domini lohan-
nis Besacie fratris dicti Petri et nomine Isabele fìlie eiusdem Domini
lohannis vendidisset hodie paulo ante presentem contractum Domino
Manueli Marchioni Cravexane partem quam predicti omnes et singuli
habebant in territorio et jurisdictione et Segnoria comitatu redditibus
et proventibus et drictis et decimis Viozene precio librarum triginta
trium soldorum sex et denariorum octo lanue ut de predicta vendi-
cione hodie facta apparet per instrumentum scriptum manu mei Bar-
tholomei Notarji infrascripti prefatus Dominus Marchio fuit confessus
ad instanciam Robitii Bernardi Manuelis Profeto et lacobi Bonanati
Consulum Castellanie Theici nomine universitatis et singularum per-
sonarum diete Castellanie et hominum Plebis quod Commune et Uni-
versitas et homines Plebis et Castellanie Theici precium supradictum
solumraodo dicto Philipino nominibus supradictis solverunt de propria
pecunia dictorum hominum et universitatis castellanie Theici, qua
quidem vendicio facta fuit ipso Domino Manueli. Et ideo ipso Dominus
Marchio sciens ad infrascripta imunitatem et liberacionem faciendam
eisdem Consulibus et michi Bartholomeo Bardelle notarlo infrascripto
stipulanti et vice omnium et singulorum diete Castellanie in pieno
conscilio diete universitatis constituto immunitatem fecit concessit et
liberacionem et remissionem et absolucionem contulit et fecit et de
omni jure et actione sibi acquisito et acquisita in drictu mesium
seminum que seminabuntur futuris temporibus in territorio Viozene
per ipsos homines Castellanie Theici vel aliquem vel aliquos prò eis
Ita quod deinceps de aliquibus seminibus que seminabuntur in terri-
torio Viozene aliquo tempore drictum aliquod ex eis prestare ipsi Do-
mino minime teneantur asserans et affirmans et protestans quod in
exacu (?) Ulmete et obssidione quam fecit hac yeme in Ulmeta eos
homines ab omni exactione drictus in territorio Viozene et prò tem-
poribus et seminibus faciendis futuris temporibus in Viozena eos
homines absolvit et liberavit et immunitatem prestitit dominis supra-
dictis. Itera absolvit predictos Consules et me Notarium infrascriptum
nomine diete universitatis et hominum quod ipsi homines vel aliquis
eorum vel prò eis non teneantur agore vel causari seu respondere
in Viozena sive apud locum cui dicitur Regina occasione aliqua quod
172 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
irioveretur vel oriretur occaxione Yiozene scilicet solummodo ipse
questiones et cause Cr-iminales et Civiles cognoscantur et decidantur
et tcrminontur in Burgo Plebis sicut faciunt alje questiones qu©
ortum non trahunt et originem vel causam a territorio Viozene. Salvo
et rcservato diete Domino Marchioni et heredibus suis de voluntate
dictorum Consulum et hominum omni jure Segnorie ed jure decima-
tionis et aliorum exactionum qua et quas pertinebant et percipere
soliti erant dictis Dominis et alji Domini Ulmete occaxione et causa
Yiozene et territorji et Segnorie Viozene. Ita quod propter immuni-
tatem predictam vel confessionem vel absolucionem non possit ipsi
Domino Marcliioni in predictis per eum exceptatis et reservatis per
judicium aliquod conservai^. Que omnia et singula dictus Dominus
predictis Consulibiis et miclii Notario stipulanti ut supra firma et
rata habere et tenere et non contrafacere vel venire de jure vel de
facto sub ipotheca et obbligacione omnium bonorum suorum.
Ego Thomas Bardellus de Plebe Auctoritate Imperiali Notarius
hanc cartam ex abreviaturis quondam Bartholomei Bardelli avi mei
paterni ex licentia et concessione mihi facta per Dominum Anthonium
Caravellura judicem et Vicarium Marchionis Cravexane ut de dieta
concessione et licentia constat publico instrumento scripto per The-
baudum Mussum de Plebe Notarium et nunc scribam Curie Plebis
in Millesimo CCC.° quadrigesimo inditione VIII.''^ die quarta Aprilis
fìdeliter sumpsi et in publicam formam reddegi nichil addens vel
minuens quod muttet significationem vel sensum signum vero pre-
dicti avi mei obmissi meum solitum apponendo.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi n.° 365.
VI.
1292. 9 Novembre.
Vendita dei pascoli delle Viozenne fatta, dal marchese di Clavesana,
agli uomini di Pieve di Teco e statuti relativi.
Venditio pasculi Viozene auctore
Marchione Cravexane.
Cum in publico parlamento hominum Castellanie Teici ordinatum
sit et statutum quod herbaticum Viozene vendentur ut continetur
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGxNA 173
scriptnra publioa jam facta manu mei notarj infrascripti que talis
O O
est: M ce nonagesimo secundo indicioue quinta die dominice XII°
Octubi'is in publico parlamento hominum Castellanie Teici constituti-
in presencia Dominorum Oddonis et Francisci fratrura de Cravexane
et Domini Guilielmi de Rotefredo iudicis Domini Manuelis marchionis
Cravexane in plebe ordinatum est quod berbaticum Viozene vendan-
tur ad tantum tempus quod inde habeatur ad utilitatem Cummunis
Castellanie Teici libre ducente lanue modis et formis infrascriptis.
Primo quod quilibet pastor ovium lattancium et capre hominum Ca-
stellanie Teici solvat emptori herbatici predicti Viozene prò tempore
quo steterunt in Alpibus scilicet prò quolibet pastore soldos tres et
prò pastore vacilis denarios decem et octo. — Extranee vero bestie
tam oves quam capre et vaciles solvant duplum duplum . quod solvant
homines Castellanie prò bestiis suis. — Item quod si aliquis homo
Castellanie habet communiam vel soceam cum aliquo extraneo vel
extraneis cum intrinseco solvat extrinsecus prò herbatico prò parte
contingenti sibi in ipsis ovibus emptori herbatici ut extraneus et in-
trinsecus ut intrinsecus prò parte sibi contingenti in ipsa socea vel
communia. Si vero aliquis extrinsecus cum intrinseco vel intrinsecus
cum extrinseco fecerit Comuniam vel soceam ab hodie in antea hodie
computata solvat prò ipsis bestjis ut prò exstrinsecis prò vacis vero
quatuor quas habeat vel habebat aliquis intrinsecus que pascerent
in Viozenam nichil solvant nec asini mule jumenta et hiis similia
nec boves domiti a quatuor vero vacis ultra vel bestiis bovinis in-
domitis solvant emptori ad voluntatem suam scilicet emptoris. Nec
aliquis possit ducere vel habere ad pascandum in ipso territorio
ultra quattuor vacas vel armentinos sine voluntate emtoris et si
contrafecerit solvat Banco libras decem , et perdat vacas' et sint
Communis ipso vace. Item quod emptor dicti herbatici debeat ipsum
herbaticum tenere per annos ad quos illud emerit in pace. Et
si illnd amitetur propter guerram teneat illud modo predicto tan-
tum in pace quod compleat terminum suum pacifico. Dominus vero
Marchio prò ovibus suis non solvat aliquid. Homines vero Ulmete
prò tempore quo pascare debent nichil solvant. Homines namque qui
alias solverunt in emptione Viozenne solvant ut homines Castellanie.
Item ordinatum est quod quilibet homo Castellanie Teici qui habet
oves vel habebit infra terminum ad quem vendetur dictum herbati-
174 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cum mittere vel ducere oves suas ad inalpandum in Viozenna an-
nuatim teneatui'. Et si aliquis vel aliqui contrafecerint non possint
•modo aliquo inalpare infra terminura quod vendetur herbaticum et
post per annos decem in Viozenna. Item homines Castellanie Teici
cum bestiis suis propriis possint tenere oves suas sine aliqua exaetione
in Autunno in Viozenna et aljis temporibus praeter quod tempus in
Alpacionis prò extraneis vero illi quos fuerint se concordent cum
eraptore.
Item ordinatum est quod aliqua persona in praedictis vel contra
praedicta non faciat vel fraudem comittat quominus omnia praedicta
observentur. Et si contrafacta fuerit fraudo vel dolo amittat bestias
et aplicentur Communi et Domino Marchioni et emptori cuilibet prò
torcia eamdem partem habeat emptor in aljis bannis predictis. Et ad
praedicta vendenda spacio duodecim annorum Bacelea Doganus et nun-
cius Castellaniae Teicji fuit per Consilium Castellaniae Teici sindicus
constitutus ut constat instrumento facto manu mei Notarji infrascripti
praesenti anno die XXI Octubris. Idem Bacelea Sindicus sindicatorio
nomine hominum Castellaniae Teicji et singularium partium univer-
sitatis dictae Castellaniae dedit vendidit cessit et tradidit vel quasi
Gulino fìlio Petri Sucji presenti et ementi per se et suis heredibus
et cui habere statuerit herbaticum Viozennae et jus habendi et per-
cipièndi exaciones et quantitates praedictas statutas superius cum
bestjis et cum animalibus supradictis tam prò pasculo supradicto Vio-
zennae quam prò bannis que committentur fnturis temporibus usque
ad duodecim annos proxime a die duodecimo mensis Octobris proxime
praeteriti. Ad habendum tenendum et poscidendum et faciendum et
utendum modis et formis praedictis per tempus praedictum precio
librarum ducentarum lanuae .... quas dare promisit dictus emptor
Domino Manueli Marchioni Cravexanae vel alji prò eo et eas solvat
vel solvi faciat prò expensis Galearum lanuae. Quorum omnium ven-
ditorum idem Sindicus sindicatorio nomine supradicto posse et contra
posse eidem emptori tradidisse confessus est et vendita prò ipso em-
ptore tenere quousque tenebit. Promittens nomine prelibato eidem
emptori praedicto praedicta et singula vendita vendita (sic) modis et
formis praedictis defendere et autorizare ab omni persona Collegio et
universitate. Sub pena dupli de omni eo quod contrafactum fuerit et
non observatum stipulacione premissa, et pena comissa et exacta ni-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 175
chilominus praedicta et singula suo robore perseverent. Item reficere
et restituere eidem emptori omnia damna interesse et expenssas litis
et extra. Et ex hiis eidem credere et alji prò eo et habente tamen ab
eo suo verbo sine Sacramento et alja probacione et prò praedictis
omnibus adimplendìs praedictus Sindicus Sindicatorio nomine jam dicto
ipsi emptori pignori obligaverit omnia bona dictorum liorainum et
universitatis Castellaniae Teici predictae,
Actum in plebe ad sbarram. Anno a nativitate Domini Millesimo
CC° nonagesimo Secundo, indicione quarta die nona Novembris. Testes
interfuerunt Manuel Bardellus Niger. Bonellus lacobus Lanerius. Domi-
nus Guiliermus de Rotefredo judex et lohannes Duranti Moreni.
Ego Bartholomeus Bardellus Notarius publicus rogatus liane Car-
tulam scripsi.
Archivio di Stalo in Genova, Paesi diversi, n.° 365.
VII.
1298. 18 Gennaio.
Raimondo Guilieto vende quanto a lui spetta sul territorio di Viozenna
a Guidone Bonanato.
Millesimo ducentesimo nonagesimo octavo die decima nona lanuarii.
Raymundus Guilietus de Plebe afBrmans et asserens se hahere
in Viozenna et tote territorio Viozenne, hoc est in herbatico et alpa-
tico ipsius Terre sextam partem prò indiviso. Que jura habuit ex
empto ab hominibus Castellanie Teici vel aliquo, qui ipsa jura aqui-
sivit ab ipsis hominibus ut dicitur de ipsis juribus ad ipsum Ray-
mundum spectantibus contineri quodam publico Instrumento facto
manu Bartolomaei Bai^delli Notarli per se et heredes suos, dedit et
vendidit cessit et tradidit et quasi Guidoni Bonanato ementi et reci-
pienti prò se et heredibus suis predictam sextam partem dicti her-
batici et alpatici prò indiviso et generaliter illa jura que aquisivit
ipse Raymundus ab hominibus supradictis sive alio abente causam ab
eis vel plenum mandatum liinc ad Sanctum Michaelem proxime ven-
turum et a Sancto Michaele proximo usque ad sex annos proxime
176 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
immediate venturos prò precio librarum viginti triura lanuensium
Quod prctium dictus venditor confessus fuit integre recepisse et sibi
l'ore integre numeratum. Exceptioni sibi non dati et non soluti precii
omnino renuncians. Quorum jurium dominium et possessionem et
qui confessus fuit eidem Guidoni tradidisse. Constituens se dieta jura
eius Guidonis precario nomine possidere quousque possidebit. Licen-
cians eumdem ut eorum possessionem accipiat quum vellet. Consti-
tuens etiam eum in predictis procurator ut in rem suam et ponens
ipsum in locum suum. Ita quod a modo, suo nomine accionibus, uti-
libus et directis possit adversus quamlibet personam. CoUegium et
universitatem . agere . experiri . excipere . replicare . consequi et se tueri
et omnia et singula facere que ipse Raymundus facere posset ante
venditionem et cessionem presentem et hec predicta vendita promisit
per se et heredes suos ipsi Guidoni stipulanti prò se et heredibus suis
hinc ad terrainum predictum defendere et expedire et disbrigare qua-
libet persona collegio et universitate. Remissa per pactum denunciandi
necessitate. Sub pena dupli extimationis dictorum jurium et pena
soluta vel non. predicta nihilominus firma perdurent. Item refficere et
l'estituere promisit eidem omnia et singula damna expensas ac inte-
resse litis et extra. Credito de predictis suo simplici verbo sine sa-
cramento vel alia probacione obligans eidem prò predictis omnia sua
bona presentia et futura.
Actum Plepe in Theico Bartolomei Bardelli. Presentibus testibus
ipso Bartolomeo, Manuele Bardello et lohanne fìlio Guilielmi liberti
de Plebe . . - . Indictione undecima.
Ego Thomas Bardellus. Actuarium de Plebe . autoritate imperiali .
predictum Instrumentum ex Commissione milii facta per Dominum
Franciscum de Summano Vicecomitem Domini Marchioni Cravexane
ad Instantiam Siudicorum Plebis et Castellanie de rogationibus Fran-
cischi Bardelli Notarli quondam patris mei extraxi et in publicam
formam redegi fideliter, prout in ipsa rogatione
meum signum preponendo, ut eidem piena fides adhibeatur nihil ad-
dens vel minuens quod scriptum, intellectum vel substantia mutari
possit.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi, n.*^ 365.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 177
Vili.
1308. 4 Dicembre.
Quitauza da Giacomo Malavolta al suocero Bartolomeo da Varignana
Domiaus Iacol)US filius quondam Domini Cherexii de Malavoltis
civis Bononie habuit et recepit a Domino Magistro Bartholomeo de
Varignana fixico professori numerante et solvente in presencia mei
notarii et testium libras trecentas quinquaginta lanue prò dotibus et
patrimonio Elene filie ipsius Domini magistri Bartliolomei uxoris
ipsius Domini lacobi. Renuncians etc. Quas libras trecentas quinqua-
ginta voluit dictus Dominus lacobus dicto Domino magistro Bartholo-
meo nomine diete Elene et ipse Elene esse salva in omnibus bouis
suis habitis et habendìs et promisit ipsi domino magistro Bartholomeo
reddere et restituere ipsi domino magistro vel filie sue dictas libras
CCCL adveniente condictione et die restituendarum docium. alioquin
etc. Actum lanue sub porticu domus .... anno MCCCVIII die IV
decembris testes dominus Enricus .... dominus Manuelis.
Archivio di Stato in Genova. Sala 0.'^ Notavo Franco de Loco
IX.
I3I4. 23 Febbraio.
Testimoniali della morte di Paolo di Lioto, bolognese,
fatti assumere da Ghisalberto di Bergamo.
In nomine domini Amen. Guisalbertus cui dicitur Bergaminus de
Bergamo factor scolarum studentium tam bononie quam alibi volens
ad eterne rei memoriam de infrascriptis fieri plenam fidem in pre-
sentia domini fratris Alberti rubei de Mantoa . prioris domus et ec-
clesie sancte Marie cruciferorum de bisanne lanuensis diocesis . Notarii
infrascripti et testium infrascriptorum ut infra intendit probare et
fidem facere curaro domino fratre Alberto rubeo de Mantoa
domus et ecclesie sancte Marie cruciferorum de bisanne lanuensis
diocesis Guisalbertus cui dicitur Bergaminns de pergamo factor sive
178 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
gestor negotioi'um scolarum stuclencium tam Bononie quam alibi de
infrascriptis ut infra . primo videlicot quod Paulus de Bononia fra-
ter Petri de lieto de Bononia erit et stetit in lanua et in dieta domo
Sancto Marie Cruciferorum infirmus et ibi obiit et predicta fuerunt
de anno primo proxime preterito eciam sepultns in cimiterio diete
ecclesie plus et minus prò ut testes dixerunt.
Interrogatis infrascriptis fratribus, ministris et servicialibus diete
domus et ecclesie separatim et singulatim summa dictorum ipsorum
fuit hec . verum est prò ut in titulo continetur et eciam eorum iura-
mento affirmaverunt predicta vera esse asserentes eciam se ipsum
Paulum pluries vidisse infirmum in dieta domo et obisse et sepultum
fuisse in cimiterio in quodam monumento diete domus prò ut et quem
admodum sepuliuntur quilibet providi viri morientur in dieta domo .
serviendo eciam et ministrando ei in vita pariter et in morte ac eciam
in sepultura et exequias faneris eius.
Nomina predictorum testium sunt liec: frater Amadeus de Man-
toa custos diete domus . frater Johannes de Groano . Dominicus de Ma-
lavoltis de Bononia clericus diete domus seu ecclesie . et Agnexia
Bononiensis servicialis infirmorum diete domus.
Qui dictus dominus prior apertis et lectis dictis dictorum testium
in eius presencia et domini Bergamini et testium infrascriptorum una
cum dicto Bergamino causa cognita preceperunt milii notario infra-
scripto ut de predictis conficiam presens publicum instrumentum pre-
sentibus testibus presbitero lohanne Stambergo capellano diete eccle-
sie. Philippe Tartaro notario et lohanne Musso de Marassio molinario.
Actum in bisanne in dieta domo Sancte Marie cruciferorum anno
dominice nativitatis Millesimo CCC° quarto decimo Indicione undecima
die vigexima tertia februarij post primam.
Archivio di Stato in Genova. Notavo Benedetto de Vivaldo. 1303-
1317, filza P, carte 317.
X.
Restano medico vende a Bergamino Coterie,
nunzio degli studenti genovesi in Bologna, il libro Inforziato.
Ego magister Rostanus medicus fìxice de sancto reraulo uendo
cedo et trado tibi Bergamino Coterie sicut nuncio scolariorum ianuen-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 179
slum studencium bononie quendam librum nominatum inforciatum
sriptuin in cartis edinis et cuius libri secundus quinternus . incipit
idem . et tercius.set si . ad habendura . tenendum . possidendum et
quicquid tibi placuerit faciendum tamquam de re tua propria . finito
precio librarum quindecim et solidum decem ianue quas me ha-
buisse et recepisse confiteor et de quibus quietum et solutum me
esse uoco . renuncians exeeptioni non habite et non recepte pecunie
et non soluti precii et omni iure . et si plus ualet dictus liber etc. . . .
Actum Ianue in logia domini Nouelli de Gauio iudicis . testes philippus
tartarus de podiis . dictus dominus Nouellus et berthonus de niger .
anno dominice natiuitatis MCCC° X° indictione VII . die VIIIP februa-
rii inter nonam et uesperas.
Archivio di Stato in Geneva, Notavo Ambrosn de Rapallo.
1308-1311.
XI.
1324. 30 Luglio.
Convenzione fra Nano, Marchese di Ceva ed altri coi Conti Sca-
rella, signori di Pornassio.
MCCCXXIV. penultima lulji.
Instrumentum de facto Yiozene.
In nomine Domini Amen. Anno Domini MCCCXXIIII indictione
septima die penultima lunii. Actum in fine Castellini in piato he-
redis Robini Antonio de Zucarolo. Noberto de Vasco .testibus rogatis
et vocatis. Magnifici viri Domini Nanas marchio Ceve per se et suos
heredes. Guiliermus eius filius . Ioannes de Saluciis suo proprio nomine
et heredum suorum ac nomine et vice nobilis viri Domini Federici
marchionis Clavexane generis sui prò quo prò Ioanne de rapio Fe-
dericus de Ceva et Bonifacius de Ceva filius quondam Domini Georgii
suo proprio nomine et nomine et vice Oddonis de Ceva fratris sui
prò quo prò Ioanne de Rapio per se et heredes eorum non vi dolo
nec metus causa inducti scilicet ex certa scicntia eorum voluntate
premeditata per ipsos et quilibet predictorum in solidum promisserut
180 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
et solemni stipulacione convenerunt discretis viris Dominis lohannis
Scarelle Robino ac Pornassio recipientibus eoi-um nomine et nomine
Ioannis fratris dicti Domini Pornassii et Bònifacii Scarelle de Gare-
xio et cuillibet eorum Dominis prò eorum porcionibus Pornassji et
Cuxii et Castelaniorura ipsorum stipulantibus et recipientibus prò
se et heredibiis Coruna attendere et compiere ac cum efFectu ob§ervare
pacta et promissiones infrascripta: Videlicet primo quod prefati Do-
mini Nanus Guilielmus eius filius Ioannes de Salucjis suo nomine et
nomine quo supra Federicus de Ceva et Bonifacius de Ceva suo no-
mine et nomine quorum supra teneantur servare bona fide et sine
fraudo realiter et personaliter predictos lohannem Scarelam Robin i
Bonifacium et Ioannem et eorum heredes centra quamcumque per-
sonam volentem seu cupientem contra predictos Dominos Cuxii et
Pornassii facere seu movere aliquam guerram seu molestiam de Por-
nassio et Cuxio et eorum Castelaniis et jurisdictione ipsorum locorum
in solidum vel in parte. Et sì forte contingeret quod aliqua guerra
movenda seu moveri posset in futurum predicti domini de Cuxio et
Pornassio perderent violentar ac per forsam aliquam de predictis
Castellaniis Cuxii vel Pornassii seu partem earum et ipsi Domini
Marchiones Ceve et Johannes de Saluciis suo nomine et nomine dicti
Domini Federici Marchionis teneantur eisdem dominis de Pornassio
et Cuxio restituere in pecunia numerata tres partes dictarum Ca-
stellaniarum seu alteri earum sic per guerram et vim predictarum
vel predicte in laude et estimacione duorum vel trium bonorum ho-
minum ipsorum locorum Cusii et Pronasii. Item quod predicti Do-
mini Nanus et eius si filius Ioannes de Saluciis suo nomine et nomine
dicti domini Marchionis Clavexane et Federicus de Ceva et Bonifa-
cius de Ceva suo nomine et nomine dicti Oddonis fratris sui non
possint neque debeant facere seu fieri facere vel facientibus consen-
tire aliquod devetum vel interdictum seu aliquam Gabellam vel ma-
lasiouem imponere predictis Dominis de Cuxio et Pornassio nec ali-
quibus hominibus ipsarum Castellaniarum vel alteri ipsorum prò iis
que necessaria erunt ipsis Dominis et hominibus dictarum Castella-
niarum. scilicet intelligentur liberi et immuni de quacumque presta-
cioae pedagiis vel gabellis seu dicto in tota terra vel iurisdictione
dictorum Dominorum Ceve et Clavaxane et Johannes de Saluciis.
Item quod predicti Domini Marchiones et Ioannes de Saluciis non
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 181
possiiit reducere receptare seu favorem dare in terris et jurisdictio-
nibus ipsoruin aliquos bannitos rebellos et forestatos dictorurn Domi-
norum de Cuxio et Pornassio scilicet ipsos bamnitos rebellos et fo-
restatos teneantur predicti Domini Marchiones et Ioannes de Saluciis
capere realiter et personaliter detinere et ipsos captos transmittere
dictis Dominis de Cnxio et Pornassio vel de ipsis captis tacere ple-
nani justitiam secundum fieri debet et de predictis Dominis Cuxii et
Pornasii veniret in terris ipsorum Dominorum Marchionum et Ioannis
de Salucjis aliquem bannitum rebelem vel forestatum suum quod
nunc liceat impune cuilibet ipsorum Dominorum Cusii et Pornassii
ipsos forestatos capere ad suam liberam voluntatem et converso in
causa proxime dieta intelligatur de bannitis et rebellis dictorum Do-
minorum Marchionum Ceve et Clavexane et Ioannis de Saluciis: Item
quod homines de Pornassio et Cuxio et eorum Castellanie possiat li-
bere et impune laborare in Viozena sicut laborabant et laborare coa-
sueverant homines Castellanie Teici possessionibus .... ipsi homi-
nes Cuxii et Pornassii habent in dicto loco Yiozene vel in futurum
habebunt et etiam in dicto loco Viozene ad ipsorum hominum Cusii
et Pornassii liberam voluntatem scilicet tempore guerre : Item quod
predicti Domini Marchiones Ceve et Clavexane et Ioannes de Saluciis
teneantur suo posse facere et curare presentialiter quod omnia dam-
pna et derobarie facta et facte hominibus Cuxii et Pornasii vel
alieni homini in aliquo dictorum locorum per aliquos de Castellania
Teici . vel ibi stantes vel modo aliquo moram trahentes restituentur
et cum etfectu rendentur . et quod homines qui commisserunt malefl-
cium vel homicidium in aliquos de Pornassio punientur prò ut de
jure juxerint puniendi nisi pax vel aliud concordium fìeret de volun-
tate dictorum Dominorum Cusii et Pornassii . Item quod dicti Do-
mini Consortes scilicet Ioannes Scarello Robinus et Bonifacius Por-
nasius et Ioannes et quilibet eorum possint cum tribus paribus bo-
vum laborare in Viozena et in terris et possessionibus quas ibi ha-
beat vel in futurum acquirent libere et sine aliqua prestacione de me
ducti vel facti seu alterius con ? : Item quod predicti Do-
mini Marchiones Ceve et Clavexane et Ioanne de Saluciis teneantur
omni mense durante guerra si qua moveretur dai'e et consignare
ad sub Custodie Castrorum Cusii et Pornasii modia decem
grani scilicet terciam partem frumenti et duas partes siliginis . et
182 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
predicta omnia et singula ad majoreni fìrmitatem promisserunt et
corporali jurainento firmaverunt predicti scilicet Domini Ioannes de
Saluciis suo nomine et nomine et vice dicti Domini Federici Mar-
chionis Clavexane generi suo Guiliermus de Cova Federicus de Ceva
Bonifacius de Ceva suo nomine et nomine dicti Oddonis fratris sui
attendere compiere et observare inviolabiliter bona fide et sine fraude
et in nulloque contrafacere vel venire de jure vel de facto sub pena
dupli de eo quod contrafactum fuerit vel non observatum per pre-
dictos vel aliquem de predictis et refectione damnorum et expensa-
rum ac interesse litis et extra et obligationes omnium bonorum
ipsorum dominorum Marchionum et dicti Domini Ioannis presentium
et futurorum que per predictis omnibus et singulis fìrmiter atten-
dendis et observandis . obligaverunt pignoro predictis Dominis de Por-
nassio et Cuxio et cuilibet eorum presenti condicioni sine causa doli
et in facto et omni jure quibus centra predicto vel aliquod predicto-
rum posset in aliquo contraveniri.
Ego Guliermus Gelinus publicus Imperiali aucthoritate notarius
hoc instrumentum fideliter exemplari extraxi et in publicam formam
redegi de quoddam instrumeuto originali scripto et rogato manu
Ioannis de Ulivo de Ceva notarji Publici nil adito vel diminuo (sic) quod
substantiam muttet vel variet intellectum de mandato et commis-
sione Francisci Pellagie . Pauli Gastaldi . Gullielmi Mucti et Fran-
chi Scorvati consulum Cuxii ad instantiam et requisitionem Andrjo-
rii Gastaldi et Ioannis Oddi sindicorum et procuratorum universitatis
Cuxii et dictum corregi et legi cum Andriorio Gastaldo et Baptista
Gastaldo infrascriptis notariis publicis spacium vero relieto in sexta
decima linea est quia legi non posset quia dictum instrumentum ibi
est
Ego Andriorius Gastaldus sacra imperiali auctoritate notarius ad
majorem cautellam me subscripsi prius correpto dicto instrumento cum
dicto Gulielmo et Baptista. Ego Baptista Gastaldus sacra imperiali
auctoritate notarius ad majorem cautellam me subscripsi prius cor-
repto dicto instrumento cum dictis Andriorio et Guliermo.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi, n.° 365.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 183
XII.
1359. 25 Aprile.
Pace e concordia fra Pietro Testa di Genova e Lippe Besio di
Bologna.
In Christi nomine amen. Anno nativitatis eiusdem millessimo
trecentessimo quinquagessimo nono, indictione duodecima die vigesimo
quinto mensis aprilis D . Petrus Testa de lanua filius quondam D .
lohannis Teste de Savona scolaris Bononie et morator in capella San-
cte Catherine de Saragocia per se et suos heredes pure . sponte . libere
et ex certa scientia et non per erorem . iuris vel facti . fecit Lippo
Bexii bechario filio quondam lacobi olim Deollaj becharij capelle San-
cte Chaterine de Saragocia ibidem presentis prò se et suis heredibus
stipulanti et recipienti, pacem concordiam fìnem et remissionem de eo
quod ascriptum fuit eidem Lippo . quod una cum Beltrame Santi
sartore . Lucharino quondam Zanocti bechario et Boniltacio Santini
Martelli de Bezano eiusdem capelle Sancte Chaterine de Saragocia
fecit insultum et agressuram centra ed ad versus personam dicti D .
Petri Teste de lanua . D . BertoUomei Lamellini de lanua et D . Leo-
nardi de Ceva schollarium . et eiusdem proiecisse lapides ac eos per-
cussisse cum astis lancearum et ac {sic) eos infugasse prout sic vel
alliter continetur in inquisitione centra eos formata et hanno eidem
Lippo dato et aliis tempore D . Anthonij de Chataneis de Aschona
pressentis potestatis civitatis Bononie quod contra veritatem fuit est
est quod dictus Lippus fuerit culpabillis de predictis. Ideo dictus D .
Petrus consentit . vult et sibi placet et de eius consensu et volluntate
fuit et est quod nomen . cognomen et agnomen dicti Lippi tollatur et
cancelletur et cancellari possit peralterum ex notariis dischi banitorum
et Ursij ac subscribi . et ac eciam de omni inquisitione contra ipsum
Lippum formata dieta de causa . Remittens ex nunc dictus D . Petrus
dicto Lippo omnem iniuriam et hodiura . Quara
pacem . finem, remissionem et concordiam et omnia et singulla in
pressenti instrumento contenta et scripta . promisit dictus D . Petrus per-
petuo firma habere et tenere sub pena centum librarum bononie . sol-
13
184 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
lenipni stipulatione promixa qua pena solluta vel non . predicta omnia
et singulla firma perdurent et cum integra l'effectione dampnorum et
expensarum ac interesse litis et extra . et sub obligatione omnium
suoruni honorum . Actum in domo habitationis venerabilis viri D .
Geraldi de Boranis de Aste Abbatis Bremetenssis de Aste possita
Bononie in capella Sancti Johannis in Monte . presentibus dicto D .
Geraldo abati bremetenssi qui dixit et asseruit se cognoscere partes
predictas . D . fratre Guillielmo de Mirolis abbati Monasterii Sancti
Bartollomei de Azano de prope Aste . D . fratre Georzio de Berghognis
de Aste schollari Bononie in iure canonico et moranti Bononie in
capella Sancti Johannis in Monte . et DeoUaij quondam Thomacis olim
Deollaij capelle sancti Andree de Ansaldis . testibus vocatis et rogatis
specialliter ad hec. Ego NichoUaus quondam Guillielmi Marrochi civis
bononiensis publicus imperiali et communis Bononie auctoritate nota-
rius . bis omnibus presens interfui et eo rogatus scribere . predicta
publice scripsi et subscripsi.
Archivio di Stato in Bologna, Archivio del Comune; Riformatori
dello Studio. Busta di Carte riguardanti lettori e scolari dello studJo.
XIII.
1368 (?)
Particola del testamento del canonico Papiniauo Fieschi relativa
alla fondazione del collegio Fieschi in Bologna.
Item cum per predictum Dominum suum et patruum
Dominum Manuelem episcopum Vercellensem dispositum et ordinatum
fuerit prò remedio anime sue et prò utilitate et honore studere volen-
tium de domo illorum de Flisco descendentium a quodam domino Opi-
zone de Flisco videlicet quod de bonis suis et ad ipsum spectantibus
emi deberent tot possessiones in Bononiam vel alibi ex quibus con-
grue et sufficienter in victu et vestitu possent commode sex scolares
de dieta domo studere volentes substentari etiam in ipsius vita demos
et possessiones ex causa predicta emisse in parte et morte preventus
in totu quod disposuerat nequiverit adimplere timens etiam quod
bona predicta ad predictum usum empta et deputata non convertantur
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 185
ad alios usus dicit et proptestatur quod non intendit nec vult quod
predicta bona in totu vel in parte in perpetui;m vendantur et alie-
nantur seu ad alium usuai deputentur . Sed solum ad dictum usum
predicta bona perpetuo esse voluit et mandavit gravans in hoc here-
dem suum quod nunquam consentiat quod bona predicta vendantur
vel alienentur seu ad aliquem alium usum transferantur sub pena
privationis sue hereditatis quam penam si contrario fecerit ipso facto
incurrat et in alium proximiorem masculum de sua recta linea ipso
iure transferatur hereditas supradicta et volens eum Dei adiutori©
quamtum in eo est predictum propositum . dispositionem et ordina-
tionem sui patrui adimplere ex executioni debite demandare prò com-
plemento et inaugumentum prediate elemosine . ex nunc prout ex tunc
donavit et assignavit diete domui prò predicta elemosina fienda et per-
petuo manutenda prout inferius particulariter et per oi'dinem ordi-
nabit . loca viginti Gazarle in compera communis lanuae scripta sue
ipsius sive eius colurapna quae reddunt ad presens annuatim libras
ducentas lanuae . et voluit statuit et ordinavit quod predicta loca
perpetuo stent et permaneant scripta super ipsamet eius columnam .
nec uUa ratione . vel causa seu quovis coloro (sic) quesito describi .
vendi , obligari vel aliter inmutari non possint in alium seu alius usus
converti nisi ad usum supradictum . salvo si de dicto genere non esset
studere volentes et tunc proventus dictorum locorum convertantur et
converti debeant in maritandi pauperibus puellis dedicto genere prout
videbitur expedire illi vel illis deputato vel deputando seu deputati^?
vel deputandis per testatorem sive ordinationem predictam omnem
vero ut supra potestatem et bailiam ponendi et ordinandi presentandi
et disponendi predictos sex scolares seu maritandi puellas de dicto
genere in casu quo de dieta domo scolares reperiri non possent sibi
ritinuit et reservavit dictus domus Papinianus in vita sua , post vero
vitam sua voluit . statuit et ordinavit . quod orane ius . potestas et
bailia ponendi . presentandi et ordinandi et disponendi dictos sex sco-
lares in dieta domo ipso facto perveniat et pervenire debeat commu-
niter Domino Opecino patruo suo et Laurentio fratri suo si eidem
supervixerint alioquin communiter in heredes predictorum masculos
et legitimos per rectas et masculinas lineas descendentes ab ipsis per-
veniant omnia iura predicta in dieta domo de Bononia ipso facto et
sic in perpetuum ut supra predictorum heredes in predictis iuribus
186 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
in eternum vicissim et gradatim sibi succedant etc
Itera voluit et ordinavit quod predicti sex scolares in dieta domo prò
tempore ponendi sive puellae maritandae perpetuo sint ex descenden-
tibus quondam Domini Opizonis de Flisco per rectam lineam et ma-
sculinam quamdiu superstiterint ex predictis . alioquin predicta omnia
in alias et in alios proximiores de dieta domo de Flisco ut saprà
perveniant et pervenire debeant ipso facto etc Item voluit
at ordinavit quod in dieta domo de Bononia fìat una pulchra Capella
in qua in perpetuo unus sacerdos debeat singulis diebus dictis scola-
ribus missam celebrare et talis sacerdos perpetuo sit et esse debeat
sindicus et procurator diete domus et curare et administrare facta .
res et bona diete domus et singulis mensibus dictis scolaribus con-
gruam reddere debeat rationem de gestis et administratis per ipsum
etc Pred ictus autem sacerdos prò suo
salario habeat annuatim llorenos duodecim et ultra victum et habita-
tionem sicut unus ex dictis scolaribus et si dictus sacerdos qui prò
tempore positus fuerit in dieta domo non bene se habuerit vel admi-
nistraverit sibi commissa possint predicti sex scolares sive raaior pars
psorum dictum presbiterum a dieta domo et beneficio ipsius amovere
de scientia patronorum et alium loco sui ponere et subrogare de
consensu predictorum patronorum etc Item voluit .
statuit et ordinavit quod nuUius ex predictis sex scolaribus possit poni
in dieta domo , nec gaudere beneficio diete domus nisi primo et ante
omnia scribi faciat locum unum in compera gazarle communis lanuae
supra columnam diete domus ad manutenendam dictam domum et si
secus factum fuerit ea vice priventur et privati sint patroni iure pre-
sentandi . quo ad illum tamen scolarem sic positura et ordinatum ut
supra et imponendo et ordinandi alium loco ipsius et de domo predi-
cta ea vice perveniat et pervenire debeat in dictum Archiepiscopum
lanuensem et Capitulum lanuensem communiter . Item voluit . statuit
et ordinavit quod si ex predictis sex scolaribus fuerit aliquis ipsorum
qui verisimiliter non proficiscat in studio litterarum infra quadrien-
nium in discretionem predictorum patronum et scolarium predictorum
vel maior pars predictorum . quod tunc ipso facto . sit et esse debeat
privatus omni beneficio et auxilio diete domus et etiam quiìibet alias
qui eique prestiterit auxiliura . consilium vel favorem . Si vero bene
proflciat tunc libere et pacifico stare possit in dieta domo per decem
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOCNA 187
annos inclusive tantum et gaudere et percipere beneficia diete domus
studendorum iure canonico vel civili duntaxat et non aliter nec alio
modo.
Ai'chivio della curia arcivescovile di Bologna. Collegio Fieschi,
n.° 12, carta 755.
XIV.
1370. 30 luglio.
Lettera del podestà di Genova al podestà di Porto Venere.
Cecha de Monte Potestas Civi-
tatis lanue et districtus prudenti viro potestati portusveneris vel eius
lucumtenenti salutem . mandatoruin obser vanti um comparuit coram no-
bis Domini Salamon David de Mediolano legumdoctor olim socius in
studio bononiensium filli magnifici Domini Ducis lanuensium
quod cum venirci a Civitate Bononie et esset in portuveneri in hos-
pitio nominati Laudi quidam sclavus suus dimissit quoddam Cabanum
dicti domini Sàlamonis de quo per dictum Landum nulla eidem do-
mino Salamoni facta fuit restitutio . Petens et requirens a nobis sibi
de juris remediis provvideri . Volentes igitur ipsius requiscicioni tam-
guam juxte annuere presentium tenore vobis committimus et manda-
mus quatenus visis presentibus citato ed admonito dicto landò dili-
gentem inquisixionem facere debeatis de dicto cabano taliter quod
eidem domino Salomoni de dicto cabano seu ipsius extimacione inte-
gra restitutio seu satisfatio fìat. In predictis taliter vos habentes quod
exinde possitis meritum et obedientiam commendari et ne centra vos
habeamus materiam procedendi presentibus ad cautellam in dictis
nostre curie et nostro sigillo munite de presentacione quarum latori
earum dabimus plenam fìdem Domini Ioanni Octaviano
vestro grossos duodecim occaxione sciavi
quem nobis alius misistis.
Datum lanue MCCCLXX die XXX lulii.
Archivio di Stato in Genova. Notari Ignoti, filza 79.
188 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XV.
1377. 10 maggio
I signori di Ormea confermano, a richiesta dei sindici di Pieve
di Teco, la bandita fatta nella Viozenna.
» Cartulam requisicionis facte per Sin-
» dicum hominum de Castellania Plebis
» Theici per quam pectierunt confermare
» per Dominos Ulmete banditam factam
» de Viozena qui Domini Ulmete con-
» fìrmaverunt dictam banditam iuxta
» contenta in line huius instrumenti
» duraturam per duos amnos.
In nomine Domini amen. Anno Domini Millesimo CCCLXXVIl®
indictione XV'"^ die decima mensis Madji. Actum in Castro Cove in
caminata infrascriptorum Dominorum Georgii et Karolji marchionum
Cove presentibus egregio viro Domino Manfredo raarchione Ceve et
Antonio de Carlino de Ceva Notarlo et Matheo Beiamo de Saviliano
testibus vocatis et rogatis. Pateat universis et singulis presens in-
strumentum publicum inspecturis quod egregii viri Domini Georgius
et Karolus fratres marcliiones Ceve et Domini Ulmete vissa quadam
requisitione eis facta per Donatum Bordonum de Rancio habitatorem
Plebis Theici Sindicum et sindacarlo nomine hominum et Universi-
tatum Castellanie Theici cuius tenor talis est: In nomine Domini
amen. Anno Millesimo CCCLXXVIP inditione XV die VIIP Madji
coram vobis Magnifìcis et potentibus viris Dominis Geòrgie et Ka-
rolo fratribus Marchionibus Ceve et Dominis Ulmete constitutus Do-
minus Donatus Bordonus de Rancio habitator plebis et qui est de
Universitate hominum Plebis et Castellanie Thecji et Sindicus homi-
num Plebis et tocius Castellanie Thecji habens ad infrascripta ple-
nam bayliara forma infrascripti sindicatus et vigore inde facto et
scripto per Baptistam Muntagninie. notarium et scribam Curie ple-
bis notificat vobis Dominis et utrique vestrum quod olim lata fuit
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 189
sententia arbitralis Inter Guiliermum Vermem Sindicum Ulmete ex
una parte et sindicarlo nomine diete universitatis et Obertum de
Categno et auguetico quondam de Castellauia Thecji Sindicum et Sin-
dicario nomine hominum et universitatis et Castellanie Theici de pa-
scuis et boscarjs Viozene et de omni causa que tunc vertebatur In-
ter ipsas partes ocaxione Viozene per olim bone memorie dictum
Dominum Octonem Marchionem Cravexane et olim bone memorie
Dominum Bertholomeum Albensem Archidiaconum et de qua sen-
o o
tentia dicitur constare publico documento scripto MCCXXYI per
quemdam Yiaglanum Notarium et inter alia pronunciaverunt in ipsa
sentencia inter partes predictas quod homines Ulmete possent pa-
scare in Viozena infra confines certos declaratos eadem a medio
mense octobris usque ad medium mensem aprilis etiam quod homi-
nes et comune Castellanie Tliecii possint Viozenam venire a dictis
hominibus Ulmete a medio Aprilis usque ad medium mensis octobris
et pouere in tali bandimento roveres et glandes et possunt dictis ho-
minibus Ulmete imponere penam et qui sunt ad penam et incurrunt
quod qualibet Vardia et qualibet die qua pascerent in Viozena tem-
pore bandimenti et in tempore quo potest banniri et etiam quod
possint majorem imponere penam dictis hominibus Ulmete que pena
descripta in dictis sentenciis est multonis unius prò qualibet die et
prò qualibet combardia ovium. Item quod inter Dominos Marchiones
Ceve sive eorum procuratorem et Sindicum Ulmete ex una parte et
Sindicos Castelanie Thecii alia Sentencia arbitralis fuit lata per
olim bone memorie Dominum Raphaelem de Auria admiratum regni
Sicilie capitaneum Janue et Marchionem Cravexane de huiusmodi
quodam omnibus Viozene qua prima confìrmavit et inter alia quod
homines Castellanie Thecii possent bannire Viozenam hominibus Ul-
mete et quod Domini Marchiones Ceve Domini Ulmete teneantur
consentire bandimento fiendo per homines Castellanie Thecii de pre-
dictis unde vobis Dominis predietis dictus Sindicus dicto Sindicario
nomine notificat quod ipse Sindicus dicto nomine consules et Consi-
liarji hominum Castellanie Thecii nomine ipsius universitatis volunt
et intendunt banire Viozenam Communi et Universitati Ulmete et
cuilibet singulari persone dicti loci hinc ad medium mensem octo-
bris proxime venturi et sic usque ad viginti quinque annos proxime
190 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
venturos scilicet a medio mense Aprilis usque ad medium mensera
Octobris et qui sint et incurrant ad bannum contentum in di-
ctis sententjis et qui ultra sint ad banum S. XX prò qua-
bet guardiat et prò qualibet die et quod quelibet singularis per
sona sint ad bannum S. LX dicti locji Ulmete et quod volunt
ponere in hoc bandimento glandes etroveras juxta formam diete
sentencie. Salvo in quolibet dictorum XXV annorum jure dictis
de Ulmeta pascandi et boscandi in Viozena a medio Octobris u-
sque ad medium mensem Aprilis et salvo illis de Ulmeta habentibus
terras in Viozena jure sibi concesso vigore dictarnm sentenciarum
et utriusque earum requirentes cum instancia quanta potest et ad
conservacionem jurium hominum Castellarne Thecii ut dicto banni-
mento consentire velitis et debeatis ut tenemini juxta formam Sen-
tencie precipue date per dictum Dominum Rafaelem et de qua con-
stat publico instrumento per quondam Thebadum Mussum Notarium
et efBcacius pax que viget Inter vos et homines Ulmete que fuit
pronunciata per dictum Dominum Raphaelem et homines Castellanie
Thecii possint inconcusa raanere et quod sit perpetuo duratura, et
ipsa requisicione et contento in ea plenius intelecto visse eciam quo-
dam exemplo cum quinque publiciis Notariis eciam eorum signis in
carta membrana solemniter publicato de quadam ai'bitrali sentencia
lata per Dominum Bartholomeum Archidiaconum Albensem et Domi-
num Octonem marchionem Cravexane inter homines Ulmete ex una
parte et homines diete Castellanie Thecji ex altera scripta manu
Viaglani publici Notarji sub anno Domini Millesimo CCXXVI° Jndi-
cione XIIIP die Sabati decimo intrante Octabris visse etiam quo-
dam alio exemplo modo simili publicato de quadam alia arbitrali
Sentencia lata per Dominum Raphaelem de Auria militem Regni
Sicilie Amiratum scripta manu Thebaudi Mussji Notarji sub anno
Domini M^CCC'XXXX" indicione VIIP die torcia Madji. Et omnibus
et singulis contentis in dictis arbitralibus Sentencjis plenius intelectis
eorum aucthoritatem et consensum prestiteruut dicto Sindico et per
eum dictis hominibus diete Castellanie Theicj quod possint banire
Viozenam cum eius territorio hominibus Ulmete a medio mensis
Aprilis proxime preteriti usque ad medius mensis Octubris proxime
venturi et a medio mensis Aprilis proxime venientis usque ad me-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 191
(lium measis octubris ex tunc proxime subsequentis. Et etiam con-
senserunt et aucthoritatem prestiterunt quod banum contrafacientium
sit de uno multono prò una quaque guardia bestiarum seu pecudum
prò qualibet die qua steterint ad pascendum in dicto territorio Vio-
zene et etiam sit banum de S. quinque prò quolibet de Ulmeta qui
boscaret prò tempora supradicta centra formam et inibicionem te-
noris dictarum Sentenciarum in dicto territorio Viozene prò qualibet
die salvo quod homines Ulmete qui terram habent sive de ceptero
haberent in dicto territorio Viozene possint pascare et boscare in
ipso territorio Viozene sicut alji laboratores justa formam dictarum
Sentenciarum. Et pi*edictum aucthoritatem et consensum prestiterunt
Domini Marchiones predicti salvis sibi et dictis hominibns Ulmete
omnibus juribus sibi et ipsis hominibus competentibus in dieta Vio-
zena et eius territorio et eius ocaxione de quibus solemniter prote-
statur. Et de predictis preceptum fuit per me Laurenciura infrascri-
ptum Notarium fieri publicum instrumentum unum et plura ad con-
scilium Sapientium. Et incontinenti predictus Sindicus audictis pre-
d'ctis non consensit nisi si et in quantum dicto nomine debet et
tenetur de jure. Dicens quod dicti Domini habebant et habent con-
sentire requisiti per ipsum juxta formam sue requisicionis predicte
et sub dieta protestacione predictus Sindicus precepit de predictis
fieri publicum instrumentum et protestatus fuit de quolibet jure so-
lemniter quod habet dictus Sindicus dicto Sindicario nomine et quod
habent dicti homines Castellanie Theicj in Viozena et eius territorio.
Et incontinenti dicti Domini Marchiones rendentes diete proxime
protestationi dixerunt quod consenserunt graeiose ulterius et plenius
quod voluerint et protestati fuerunt quod propterea huiusmodi con-
sensum et aucthoritatem non fìat aliquod prejudicium in juribus sibi
et dictis hominibus Ulmete in dieta Viozena et eius occaxione com-
petentibus et competituris. Et ego Laurencius Ferrarius de Ulmeta
publicus notarius imperiali auctoritate hiis omnibus interfui et hanc
cartam vocatus et rogaius scripsi subscribsi et signum meum appo-
sui consuetum.
Archivio di Stato in Genova, Paesi diversi, n. 3<j5.
192 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XVI.
1398. 19 Aprile
Procura di Giacomo Campofregoso in Lorenzo Fabbri, per esi-
gere le somme dovutegli dal comune di Bologna.
In nomine domini Amen. Egregius et circumspectus vir dominus
Jacobus de Campofregoso civis Janue natus quondam bone memorie do-
mini Dominici de Campo fregoso. Revocando specialiter Octobonum de
Goano olim eius procuratorem et quoscumque alios. hactenus consti-
tutos. fecit. constituit. creavit et ordinavit suum certuni legiptinum
et indubitatum nuncium . actorem . negociorum gestorem et procura^
torem specialem. et quid quid et prò ut de iure melius fieri et esse
potest loco sui posuit providum virum Laurentium Fabrum civem
lucannm licet absentem . tamquam presentem. usque ad annos duos
proxime venturos tantum duraturum et valiturum. Ad petendum. exi-
gendum. recipiendum et recuperandum prò ipso domino Jacobo et eius
nomine, omne id et totum quidquid et quantum habere vel recipe-
re debet seu petera potest, vel in futurum poterit seu debebit a qua-
cumque persona, corpore. collegio, communitate et universitate quavis
racione. occasione vel causa cum cartis vel scripturis aut sine. et
specialiter a Magnifico Comuni Bononie, seu officialibus vel massa-
rijs aut comissarijs dicti Comunis Bononie, constitutis vel constituen-
dis supra solucionibus proventium seu meritorum pecuniae seu loco-
rum computatorum prò ipsa pecunia reposita et conversa seu quam
habet dictus dominus Jacobus in Monte dicti Comunis Bononie, dieta
merita seu dictos proventus ipsius domini Jacobi constituentis seu ei-
dem domino Jacobo debita vel in futurum debenda. Et ad quitandum,
liberandum et absolvendum, seque quietum et solutum vocandum de
eo quod receperit vel habuerit. Et ad instrumentum et instrumenta
finis quitacionis, liberacionis, absolucionis et pacti de ulterius et sin-
gulis confessionibus, renunciationibus, promissionibus, obbligacionibus,
])enis, ypothecis, clausulis et cautellis debitis et opportunis tam de
consuetudine quam de jure faciendum et fieri seu confieri facien-
dum.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 193
Et denum generaliter ad omnia et singula faciendura et fieri fa-
ciendum. In predictis omnibus et singulis, et in dependentibus, emer-
gentibus, accessorijs, annexis et conexis predictis et a predictis, et
cuilibet et a quolibet predictorum que per quecumque verum, cer-
tum, legiptimum et indubitatum procuratorem fieri possent, etiam si
talia forent que mandatum exigerent speciale; queque ipsemet dominus
Jacobus facere posset si .perso naliter adesset.
Dans et concedens dictus dominus constituens diete eius procu-
ratori in predictis omnibus et singulis et in dependentibus, emergen-
tibus, accessorijs, annexis et conexis predictis et a predictis et cui-
libet et a quolibet predictorum, plenum, largura, liberum et generale
mandatum cum piena, larga, libera et generali administracione.
Promittens michi notarlo et coraunis Janue cancellarlo infrascri-
pto, tamquam pubblice persone officio publico stipulanti et recipienti
nomine et vice cuius et quorum interest, intererit vel interesse po~
terit se perpetuo habiturum ratum, gratum, et firmum quidquid et
quantum per dictum ipsius procuratorem in predictis omnibus et sin-
gulis, et circha predicta actum, gestum, factum vel administratum
faerit seu etiam procuratum sub ypotheca et obligacione bonorum
suorum habitorum, et habendorum.
Actum Janue in cancellarla comunis Janue. Anno dominice na-
tivitatis MCCCLXXXXVIII indicioae quinta secundum cursum Janue,
die veneris XYIIII mensis Aprilis in tercijs, presentibus Laurentio
Imperiali quondam Gotifredi, Aldebrando de Corvaria notario et co-
munis Janue cancellarlo, et Lodisio de Auria omnibus civibus Janue,
Archivio di Stato in Genova. — Diversorum Commum's, 3021,
1375-1421, B." 173.
XVII.
1404. 25 novembre.
Giorgio Spinola, accetta la nuova nomina di podestà di Bologna.
In cbristi nomine amen. Anno domini millesimo quadrigente-
simo quarto, indictione septima, die mercurii vigesimo quinto mensis
194 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA. ROMAGNA
novembris. tempore Ser."*' princlpis et domini domini friderici diuina
fauente clemeatia romanorum regis et semper augusti in ciuitate
mantue et in caraara cubiculari infrascripti domini potestatis sita in
contracta grissonis presentibus iolianne fìlio quodam antonii de gau-
rinis ci uè et habitatori mantue incontrata cigni et iohanne fìlio quon-
dam bartolomei de castione ciue et habitatori mantue in contrata
conii testibus notis ed idoneis ad beo vochatis specialiter et rogatis.,..
Cum verum sit quod alias per raagnificos et potentes dominos antia-
nos consules et uexilliferum iusticie populi et communis bononie spe-
ctabilis et generosus miles eximiusque et famosus utriusque iuris do-
ctor dominus georgius spinula ciuis ianuensis ellectus et deputatus
l'uit in potestatem et seu prò potestate ciuitatis comitatus et districtus
bononie prout ibi mihi notaro istrumento relatum extitit se quia pre-
fatus dominus potestas ipsum regimen diete potestacie bononie ob alias
eius plurimas occupationes per tunc acceptare non ualuit quod gra-
uissimum tullit ac proquodam infortunio sibi iudicauit cum nequi-
uerit tantis magnificis dominis iuxta eius uota in tanto regimine
seruire. Nunc uero ac prectata die parte prefatorum magnificorum
et potentium dominorum antianorum consulum et uexilliferum iusticie
populi et communis bononie eidem spectabili et generoso militi exi-
mioque et famoso utriusque iuris doctori domino georgio spinule
ciui ianuensi per egregium uirum bartholomeum filium quodam gu-
glielmi de mazantis de feraria presentate fuerunt litere date bo-
nonie die uigesimo sexto octobris MCCCCXLIIII scripte et ordinate
de Consilio et assensu coUegiorum dominorum confalonieriorum et
massariorum ad id conuocatorum ciuium de quibus in ipsis litteris suis
continetur et scriptum est in quibus quidem litteris sicut ut sunt
presentatis eftectualiter continentur qualiter prefati magnifici et po-
tentes domini antiani consules et uexillifer iustitie populi et com-
munis bononie cum consensu et conubio prefatorum dominorum con-
faloneriorum et aliorum ciuium ut solet ad similia deputatorum elli-
gerunt et deputauerunt ac constituerunt elliguntque constituunt pre-
fatum. dominum. georgium spinulam ciuemque ianue potestatem et
prò potestate diete ciuitatis bononie eiusdem populis comitatus et di-
strictus cum piena ac libera potestate arbitrio iurisdictione et bavlia
per statuta et ordinamenta communis bononie potestarie bono officio
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 195
quomodo libet atributis et omnia in ipsis litteris contenta, et que lit-
tore incipiunt. spectabilis et generose miles et finiunt MCCCCXLIIII.
suntque subscripte per hec uerba uidelicet antiani consules et uexil-
lifer iustitie populi et comniiuiis bononie etc. et ab earum tergo scripta
sunt hec verba. uidelicet. spectabili et generoso militi ac eximio utriu-
sque iuris doctori. domino georgio spinale ciui ianuensi amico nostro ca-
rissimo etc. et que littore sunt duobus sigillis sigillate, uno magno ipsas
litteras claudente et alio paruo subtus et a latere predicti magni sigilli
et quibus litteris erant alligate notule potestarie ciuitatis bononie inci-
pientes. potestas bononie miles et flnientes iuxta uetustissimam
consuetudinem. quasquidem litteras in predictis notulis pretatus do-
minus potestas debita cum reuerentia acceptatuit aperuit et perlegit
ibi in presentia mei notarli infrascripti et testium premissorum. qua-
rum tenore precepto ipso magnifìcus dominus georgius spinula ofB-
cium regimen et seu potestaciam predictam predicte ciuitatis ac-
ceptauit et acceptat. inchoandam die prima mensis aprilis proxime
futuri et ut sequetur pi-o sex mensis finiendis cum potestate aucto-
ritate et bavlia in ipsis litteris et capitulis ac notulis contentis et
descriptis promitens que solempniter promisit prefatus magifìcus do-
minus georgius spinula michi notarlo infrascripto ut pubblico publico
presenti stipulanti et recipienti nominibus et uice predictorum ma-
gnificorum dominorum ancianorura et consulum et uexilliferum iu-
sticie populi et communis bononie ac omnium aliorum dominorum et
ciuium quorum interest uel infuturum interesse posset dictum regi-
men potestarie predicte acceptationem per eum ut supra factam fìr-
mam ratara et gratam habere tenere atendere et obseruare. ego io-
hannes de chucha fìlius prouidi uiri doctoris zenonis ciuis mantue
publicus imperiali auctoritate notarius et iudex ordinarius istis omni-
buset singulis presens fui et rogatus publice scripsi.
Archivio di Stato in Bologna — Bolle brevi ed altro, voi. IV,
n.° 19.
196 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XVIII.
1411. 20 Novembre.
Lettera del governatore e consiglio degli anziani di Genova al
comune di Bologna.
Magnificis et Potentibus Dominis
Antianis Consulibus et Vexilifero justicie
populi et Comunis Bononie amicis
Carissimis.
Mag.*'' amici Carissimi. Venerunt ad nos viri spectabiles Oratores
vestri loannes Aliprandus potestas Bononie, et Laurentius de Cospis
civis vester. Et sub litteris vestri Credentie super longeva amicitia
nostre Conumitatis et vestre multa professi, necessitate Bononie et
vestrorum locorum aperuerunt apud nos oratione prudenti ; causantes
celi inclementiam et agrorum vestrorum sterilitatem que ipsam no-
bilem Urbem et loca vestra frumento egenas fecerint, prò quare se
ad nos profectos esse dixerunt ut velimus respectu ipsius amicitie que
inter ipsa clara Comunia perpetuis temporibus viguit tamtum fru-
menti vobis concedere quo vestre Civiiatis necessitas expleatur. Nos
enim moti amicicie ipsius sinceris affectibus et intuitu docte Bononie,
urbis severitatis antique in qua tot milia doctorum bominum rudi-
menta prime deposuerunt etatis motique amore prenimio, quo inter
Spectabiles Italicos Nobiles lohannem ipsum vestrum oratorem dili-
gimus de frumento ipso in partem vestris requisicionibus annuimus
quantam oratores ipsi vestris magniflcentiis referabunt ; quod fru-
mentum, teste Beo, nedum amicis scilicet et nostris subditis respectu
paucitatis ipsius indulgere negavimus. Itaque magnificam amicitiam
vestram attente rogamus quatenus velit frumeutum ipsum quo nos
cum locis nostris agemus quodque benigne vestre Comunitati conces-
simus mente placida et animo grato percipere. Sicut ipsam amiciciam
vestram facturam confidimus, Nos enim ad omnia que libertatem
favores vestros et commoda ac augumenta concernant nos et quic quid
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 197
valemus libenti animo paratos offerimus, die XX Novembris. MCCCCXI.
Conradus etc. et Consilium etc.
Archivio di Stato in Genova. Litferarum voi. I.°, n.° 358.
XIX.
1412. 14 Aprile.
Salvacondotto concesso a Nicolò Gozzadini di Boloarua.
Nos Theodorus etc et consilium antianorum ciuitatis lanue damus
autoritate presentium saluumcondiictum plenum et liberum anno uno
proxirae venturo duraturum nicolao gozzadini de Bononia et duobus
eius filiis ac duobus famulis et eorum comitiua futuris inter quos
nuUus sit rebellis aut nimicus nostri communis lanue, accedendi ad
ciuitatem lamie et districtum . ibi standi et inde semel et pluries co-
niunctim et diuissim ad libitum recedendi omni impedimento reali et
personali cessante . non obstantibus aliquibus reprehensaliis tam con-
cessis quam concedendis et aliis obstantiis quibuscumque exceptis
debitis earum bellarum et intratuum communis lanue . hac tamen
condicione adiecta quod liceat nobis quandocumque voluerimus dictum
terminum abbreuiare et reducere ad mensem unum . quo cura pre-
sens saluusconductus non ualeat eisdem nisi dicto mense duntaxat
nostra potestate statuendo . Datum lanue die XIIII Aprilis.
Archivio di Stato in Genova. Litterarnm . voi. I. 1411-1413.
XX.
1412. 11 ottobre.
Riscatto del territorio di Viozenna fatto dai sindaci di Pieve
di Teco.
Instrumentum redemptionis territorii Viozene facte per Syndicos
Universitatis Plebis Theici.
In nomine Domini Amen . Anno a nativitate eiusdem millesimo
quadringentesimo duodecimo indictione quinta die undecima Octobris,
198 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
cum Oi'terius de Cravoxana de Plebe Theici Sindicus et Sj'ndicario
nomine universitatis et hominum Castellanie Theici vendiderit et tra-
diderit Nobili et Egregio viro domino Manueli Marchioni Cravexane
filio inclite recordationis domini frederici, res infrascriptas primo
dimidiara partem prò indiviso quatuor molcndinorum et duorum ful-
lorum que sunt in territorio Burgi Plcbis Theyci quorum molcndi-
norum, fuUorum duo molendina, et unus fuUus sunt in una domo apud
pontem Aroscie cui tempore diete venditionis coherebat ab una parte dic-
tus pons, ab alia lacobus et Petrinus de Rotifredo fratres mediante beudo
dictorum molendinorum desuper est via, qua itur ad dieta molendina
et desupter flumen Aroscie, alius vero fullus est desuper dictum bur-
gum, et vocatur fullus cui tempore diete venditionis coherebat
ab una parte via qua itur ad barchetum, ab alia heredes Lansaroti
alberici parti, et partim heredes lacobi Molinarii in eius.
Et aliud molendinum est in dicto burgo, cui tempore diete ven-
ditionis coherebat desuper Neapolionus barberius, desupter quodam
casale diete universitatis, ab uno latere via, qua itur ad dictum mo-
lendinum, et ab alio latere heredes Danielis Alberti, mediante beudo.
Et aliud molendinum est desubter dictum burgum, cui tempore diete
venditionis coherebat desupter dictum casale desubter flumen arocie,
mediante quodam tornagio, et ab alio latere via pubblica . Item dimi-
diam partem prò indiviso alterius molendini, positi in territorio ville
almi in dieta Castellania, et nominatur molendinum almi, cui tempore
diete venditionis coherebat desupter flumen arocie , desuper bealeria
dicti molendini, ab uno latere Ramundus Merlus . Item dimidiam
partem clusarum, et beudorum ac etiam omnium artifìciorum domo-
rum et omnium aliorum pertinentium aliquo modo, usu vel causa,
ad dieta molendina et fullos vel ad aliquem ipsorum.
Item quodam territorium diete universitatis situm in valle tanagri
in diocesi albensi, et vceatur Viozena cui tempore diete venditionis
coherebat ab una parte territorium Ulmete, ab alia territorium montis
vici, ab alio territorium brigae et desupter est flumen tanagri prò
pretio florenorum mille sexcentorum auri boni, et insti ponderis, de
qua venditione et pretii solutione constat pubblico instrumento manu
Albenghini de Mora notarli MCCCLXXXVII Indictione doeima die
duodecimo lulii.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 199
Et cum prelibatus dominus Manuel pacto promisserit et conve-
nerit dicto syndico, dicto syndicario nomine, quod si dieta universitas
eidem domino Manueli pretium eisdem restituerit, idem dominus
Manuel res predictas emptas a dicto svndico, et quamlibet ipsarum
diete universitatis, seu hominibus ipsius universitatis restituet et re-
vendet prò pretio predicto prout de predictis constat publico instru-
mento scripto manu dicti scribe Albenghini MCCCLXXXVII indic-
tione decima, die duodecima julii, ecce Ioannes Barrilarius, Stephanus
Rubens, Facius de Podio, et Claverinus de Claveriis Sjndici, et pro-
curatores hominum, et universitatis predictae habentes ad infrascripta
omnia et singula facienda, plenum et sufficìens mandatum vigore
publici instrumenti scripti manu mei Viauesii Bardeli Notarli infra-
scripti MCCCCXII indictione quinta die octavo Septembris . Volentes
dicto Syndicario nomine redimere, et recuperare supradictas res alias
venditas dicto q. domino Manueli per dictum Orterium de Cravexana
tunc Syndicum universitatis predictae.
Ac etiam disbitare et recuperare dictae universitati loca tresdecim
eum dimidio, sive libras mille tricentas quinquaginta scripta in Com-
peris diete universitatis super personis inscriptis et sub eorum co-
lamna, videlicet Geòrgie Ay cardo . Nec non quod salvatur omni
anno Capellanis Capellarum dicti loci plebis libras septuaginta quinque
lanue usqae ad annos novem proxime venturos ad que dieta univer-
sitas tenetur . Que omnia et singula habilius et commodius prò dieta
universitate facere non possunt, ut asserunt nisi per viam, et modos
infrascriptos, omni modo, iure, via et forma quibus melius potuerunt
dicto syndicario nomine ut supradictum est, partim insolutum, et prò
soluto dando et vendendo, seu locando dederunt, vendiderunt, cesse-
runt, transtulerunt et mandaverunt, et locaverunt, sub pactis, modis,
conditionibus, formis, penis, statutis, decretis, provisionibus et obliga
tionibus infrascriptis, nobilibus et potentibus viris dominis Antonio
et Manueli filiis prefati domini Manuelis quondam Marchionis Cra-
vexana presentibus ementibus et recipientibus, prò se, et suis liere-
dibus ac nomine et vice Nobilis et Egregii viri domini Caroli eorum
fratris absentis et eorum heredum . ad utendum, habendum, tenen-
dum et possidendum res infrascriptas, et quamlibet ipsarum, et gauditus
reditus et proventus earumdem, et cuilibet ipsarum percipiendum et
200 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
exigenduin, videlicet a festo Sancti Michaelis proxime preteriti usque
ad annos novem proxime venturos et completuros.
Et primo dieta quatuor molendina, et duos fuUos supradictos,
sita et sitos in dicto burgo plebis et de quibus supra fit mentio alias
empta et emptos per dictum q . Dorainum Manuelem a dicto Orterio
de Cravexana tunc sjndico diete universitatis.
Item tres quartas partes dicti molendini siti in dicto territorio
almi, cura eorum clusis, beiidis aquarum dccursibus, ripaticis, et cum
omnibus et singulis artificiis, et domibus et omnibus aliis et singulis
iiiribus, rationibus ad dieta molendina, et fullos et quoslibet eorum
spectantibus, et pertinentibus aliquo modo, usu, vel causa, ita et taliter
et sub iis conditionibus, quod infra dictum tempus dictorum nomine
annorum completorum aliquorum persona de ipsa castellaniarum cuiu-
squamque conditionis existat; seu ipsa comunitas, vel aliquis earum non
possit, nec debeat in dieta Castellania Thevei tacere, vel edificare, seu e-
dificari facere aliquod aliud molendinum nec fullum, sine expressa licen-
tia dictorum dominorum, vel habentium causam ab eis sub pena tlore-
norum mille auri prò qualibet contrafaciente et qualibet vice cuius
pene, due tertie partes sint dictorum dominorum, vel habentium
causam ab eis et reliqua tertia pars curia plebis danda et solvendo
dictis emptoribus, vel habenti causam ab eis incontinenti sine defen-
sione assignando et condemnatione fienda, qua soluta, vel non de-
struantur dieta molendina et de novo fienda, et fulla per dictam uni-
versi tatem.
Item quod aliqua persona diete Castellaniae non possit, nec debeat
ad aliud molendinum quod ad dieta, durantibus dictis novem annis
maxinare, seu maxinari facere etc.
Et solvatur raoltura grani ut moris est a festo Sancti Martini
usque ad festum Ioannis Baptistae, et a dicto festo etc.
Et quia pensiones dictorum molendinorum et fullorum vendita
fuerunt per dictam universitatem aliquibus personis usque ad festum
Sancti Michaslis proxime venturum voluerunt etc.
Sequitur forma fullorum Fullones, seu illi, qui custodierint fullos
recipiant panum ad parandum, et parent illuni bene, et sufiìcienter,
et habeant et habers debeant dicti fullones prò paraturis cuiuslibet
pilatse solidos etc.
Item quod quelibet persona de dieta Castellania non audeat etc.
NOT, E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 201
Gabella vinl
Item dederunt, veadiderunt, tradiderunt, cesserunt, traustulerunt,
mandaverunt, et locaverunt dicti sjmdici, dicto syndicario nomine
«upradictis domino Antonio et Manueli ementibus nomini ous antedictis
gabellam vini diete Castellanie cum omnibus et singulis iuribus, et
introitibus suis etc.
Et quelibet persona teneatur, et debeat dictum vinum tam de
dictis Castellaniis , quam extra dictas castellanias denuntiare dictis
emptoribus etc.
Et quelibet persona, que supradictis, vel alieni predictorum con-
trafecerit etc.
Et si uvas apportaverint, vel apportar! fecerint etc.
Et si de dictis Castellaniis Roche Rantii, cartarii, vel ipsarum
altera etc.
Item quod quelibet persona de dieta Castellania, vel ibi habitas etc.
Item quod si aliqua persona vendiderit, vel alienaverit uvas etc.
Item quod quelibet de dieta Castellania Theici, vel ibi habitans
vendens, vel alienans vinum ad minutum, vel faciens vendi etc.
Et teneatur, et debeat denuntiasse dictis emptoribus etc.
Declarato quod si aliqua persona que in domo sua daret potum etc.
Et qui contrafecerit in supradictis, vel aliquo supradictorum
solvat etc.
Item si contigerit aliquam personam extraneam apportare etc.
Itam quod si aliqua persona donaret unum quartinum vini etc.
Item quod si aliqua vendiderit aliquod vinum in grossum etc.
Item si aliqua persona fecerit pulmentum de vino, et ipsum pul-
mentum etc.
Accetum vero, vel aliquid prò aceto venditum, nullam solvat
■gabellam.
Item quod quelibet persona, quae solvere debebit dictas gabellas etc.
Item quod si ad consequendum solutionem eius dicti emptores etc.
Mensurae
Item dederunt, vendiderunt, assegnaverunt mandaverunt et locave-
runt dictis emptoribus ementibus nominibus quibus ut supra gabellam
202 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
mensurarura dictre et Castellaniae, cum omnibus iuribus et introitibus
suis . Ad habendum etc.
Et primo si sextai'ium ad rassum vendiderit, permutaverit, vel
alio modo etc.
Et si ad copellum, seu moturale solvat, et solvere teneatur etc.
Etiam si aliqua persona vendiderit vel alio modo alienaverit in
dieta castellania amigdolas, sive avelanas etc.
Et si aliqua persona vendiderit, vel alio modo alienaverit in dieta
Castellania aliquam rem de rebus infrascriptis solvat etc.
De oleo. .
Si oleum ad libram, denarios duos prò qualibet libra etc.
Et si alienatio fiet per modum alienationis, vel venditionis, seu
cambii, aut aliquo alio modo ad arbitrium etc.
SeQUITUR de FERRARIIS et FRANEGARIA ut INFRA.
Declarato etiam, quod si aliqua persona dederit alicui ferrarlo etc.
Et si aliqua persona quae in dieta Castellania vel habitabit.
Item et si aliqua persona dederit aliquam terram ad laborandum
etc.
Item si aliqua res fuerit comunis inter aliquas personas, et ipsam
rem etc,
Item si aliqua persona aliquam rem aptam etc.
De morta, et Mortarexio.
Item quod si aliqua persona de dieta Castellania, vel ibi habitans
adduxerit, vel apportaverit, seu adduci vei apportari fecerit mortam
vel mortarexium intra dictam Castellaniam de extra ipsam Castella-
niam etc.
Et si postea dictam mortam, vel mortarexium alienaverit in
dieta Castellania etc.
Et si postea eam, vel eum alienaverit in dieta castellania aliquo
modo etc.
Item quod si aliqua persona, quae non habitaverit in dieta Ca-
stellania.
Et quelibet persona quae predictis vel alicui predictorum contra-
fecerit sit ad bandum et penam solidorum viginti lanue etc.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 203
Et predicti emptores, et qui habebunt causam ab eis possiat ac-
cusare etc.
Item quod si aliqua persona alienaverit in dicto burgo per ali-
quera modum etc.
Si vero in villis, vel aliqua villarum diete castellaniae etc.
Et si petita non fuerit etc.
Intellecto semper quod persona, quae in dieta Castellania habitat,
vai habitabit Gabellam non teneatur solvere prò re, quam douationem,
vel mutuo alienaverit.
Item dictorum emptorum et cuiuslibet habentis causam ab eis
credatur proprio iuramento centra illam personam, quae in predictis
vel aliquo eorum predictorum contrafecerit de eo, de quo fuerit con-
trafactum, quemadmodum crederetur, si per legitimos testes etc.
Item quod dieta universitas teneatur et debeat dare dictis empto-
ribus, vel habentibus causam ab eis, mensuras omnes et singulas tam
de rasso, quam de culmo etc.
PONDL'S.
Item dederunt; vendiderunt, cesserunt tradiderunt, et locaverunt
dictis emptoribus .ementibus nominibus, quibus ut supra gabellam
ponderis dictae castellaniae etc.
Extranei vero solvant, et solvere teneantur de rebus quas ven-
diderint in burgo plebis etc.
Item quod quelibet persona de Castellania Thejci possit ponde-
rare etc.
Item quod macellarii nihil solvere teneantur et prò ponderaturis
carnium etc.
PlSCATORES SEU VEN1?ENTES PlSCES AD MINUTUM.
Item etiam exceptuatum est si contigerit quod homines plebis
et dictae castellaniae ordinarent de ponderando granum quod portatur
ad molendinum.
Item etiam nichil solvant prò ponderando.
Et licitum sit alios de villis dictae castellaniae ponderare in
dictis villis.
Item quod aliqua persona non debeat in dicto burgo plebis pon-
derare.
204 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Et quelibet persona, que vendiderit, vel alienaverit in dicto burgo
ut supra debeat et teneatur denunciasse, et solvisse dictas gaìjellas etc.
Et qui vendiderit extra dlctura burgura in villis dictae castel-
laniae debeat etc.
Cana.
Item dederunt, vendiderunt, cesserunt, tradiderunt et locaverunt
dictis ernptoribus ementibus norainibus, quibus ut supra, gabellara
cane dictae Castellaniae, sou mensurarum pannorum, et tellarum sub
modis, conditionibus, statutis, et poenis infrascriptis etc.
Et quelibet persona, que vendiderit, vel alienaverit pannum, vel
tellam, ut supradictum est in dicto burgo plebis teneatur et debeat
denunciasse etc.
Et si extra dictum burgum in dieta Castellania Theyci aliqua
persona vendiderit etc.
Et si quis vendiderit, vel alienaverit in dieta Castellania pannum
albaceum etc.
Item quod aliqua persona non debeat sine licentia aut voluntate
dictorum emptorura, vel habentis causam ab eis canare, aut mensu-
rare etc.
Declarato, quod si quis dederit suis famulis, vel famulabus pan-
num etc.
Item quod supradicti emptores et qui habebit causam abeis pps-
sit accusare etc.
Addito et declarato quod dicti emptores teneant dare quolibet
anno usque ad dictos novem annos libras viginti monete currentis in
dicto loco dicto Comuni etc.
Notaria
Item vendiderunt, dederunt, cesserunt tradiderunt et locaverunt
dictis ernptoribus ementibus nominibus antedictis notariam, seu scri-
baniam diete castellaniae spectantes ad officium et curiam consulum
dictae castellaniae etc.
Item quod dicti emptores et habentes causam ab eis possint et
valeant ad eorum liberam voluntatem eligere unum, vel plnres nota-
rios etc.
Ad habendiim, tenendum, utendum, fruendum et possidendum
^OT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 205
dieta molendina et fuUos predictos, nec non et gabellas predictas et
quamlibet earum, cum omnibus et singulis iuribus, introitibus^ et aliis
pertinentiis, et ganditas, reditus, et proventus et obventiones earum-
dem usque ad annos novera completos percipere et exigere.
Constituentes dicti syndici dicto sindicario nomine dictos emptores
procuratores, ut in rem suam propriam, et ponentes ipsos in locum
dictae universitatis, ita quod deinceps usque ad dictos novera annos
completos dicti emptores, et qui habebit causam ab eis possint dictis
rebus ut supra locatis, et venditis, et qualibet earum modis, condi-
tionibus et formis antedictis uti agere, et excipere, petere, exigere
et habere ac facere in omnibus, et per omnia ut supra dictum est.
Quae quidem pars insolutum data est in solutum, et prò soluto dicto-
rum fiorenorum mille sexcentorum.
Et pars vendita prò pretio et nomine pretii dictarum librarum
duarum millium ducentarum quindecim monete currentis in dicto loco
plebis . Quas libras duo millia viginti quinque promiserunt, et conve-
nerunt predicti domini Antonius et Manuel eorum propriis nominibus
et nomine et vice predicti domini Caroli fratris sui absentis, et prò
quo promiserunt de rato habendo, sub ypoteca et obligatione bono-
rum suorum omnium dictis Ioanni Barilario, Stephano Rubeo Facio
de Podio, et Claverio de Claveriis Syndicis antedictis dicto Sj-ndicario
nomine presentibus et recipientibus. Et michi Vianexio bardelle Notario
infra-scripto tamquam pubblicae personae et officio publico stipulanti, et
recipienti nomine et vice omnium et singulorom quorum interest, vel
poterit interesse, dare et solvere predicto comuni et nomine et vice
ipsius comunis, et universitatis predictae personis infrascriptis, et modis
infrascriptis bine ad dictos novem annos proxime venturos et com-
pletos. Et primo disbitare et recuperare diete universitati loca tre-
sdecim cum dimidio, sive libras mille trescentas quinquaginta scriptas
in comperis dictae universitatis, super personis infrascriptis et sub
eorum columna. Et primo Geòrgie aycardo libras octingentas viginti
«juinque, et etiam alias libras quingentas viginti quinque . Et pre-
dictis solvere quousque disbitaverint dieta loca, proventus prorata
locorum restantium, tunc disbitari, prout dieta universitas solita erat
solvere proventus dictorum locorum, videlicet quandocumque eisdem
emptoribus solvere placuerit dictam quantitatem, vel totam, vel par-
tem infra dictum tempus, solummodo quod dieta pars sit maior libra-
206 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
rum duodecim S. X. Et in casu, quo dicti petrinus et georgius recu-
sarent dictam pecuniam prò disbitatione dictorum locorum recipere,
sen aliquam eius partem, vel dieta loca, sive aliquam eorura partem
relaxare, tunc dicti emptores dabunt et solvent raodis supradictis
iisque ad dictos novelli annos dicto comuni do predictis libris mille
tricentis quinquaginta etc.
Item solvere dicto comuni, vel habenti causam ab co libras etc.
Item solvere prò dieta universitate et nomine ipsius universitatis
ad coraplementum et càusa complementi dicti pretii etc.
Acto quoque per pactum solemni stipulatione valatum, quod nec
dicti homines, seu universitas predicta, nec etiam alia comunitas,
persona, collegium vel universitas possint unquam dictis emptoribus,
vel alieni oorum, seu heredibus suis imponere prò dictis rebus ven-
ditis, vel aliqua ipsarum, seu reditibus, vel proventibus vel obven-
tionibus eorum, aliquas taleas, avarias, vectigalia etc.
Et si imponerentur, tunc dicti homines, et universitas predicta,
teneautur eosdem emptores, et quemlibet ipsorum, bona et successores
eorum a predictis servare penitus sino damno.
Item quod nec dicti homines, nec universitas predicta possint
aliqualiter intra dictum tempus dictorum novem annorum statuere
ordinare, aut imponere super dictis rebus, vel aliqua ipsarum aliquam
aliam gabellam etc.
Item quod dictae gabellae, vel aliqua pars ipsarum etc.
Item quod quelibet persona teneatur et debeat iurare, et cum
iuramento.
Item quod predicti emptores et qui habebit causam ab eis possint
et valeant accusare, et denunciare cum eorum iuramento quemlibet
sibi contrafacientem etc,
Item quod omnia et siugula statuta ordinata, et con venta ut
supra valeant, et teneant et robur habeant ac fìrmitatem usque ad
dictos novem annos proxime venturos et complectos non obstantibus
aliquibus statutis . etc.
Instrumenta vero emptionum dictorum molendinoruui, et fuUorum
emptorum per dictum q . dominum Manuelem a dicto Orterio, tunc
Syndieo dictae universitatis scripta manu dicti Albenghini Notarii
remanere debeant penes dictos emptores sana, ut cum eis possint
estendere causam dationis in solutum ut supra . Non tamen quod
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 207
possint dictis instrumentis emptionis, vel aliquo ipsorum uti nisi in
casu evictionis, si evictio sequeretur de dictis rebus vel aliqua ipsa-
runi seu parte alicuius earum.
Nec non promittentes supradicti syndici dicto sydicario nomine
dictis domino Antonio et Manuoli presentibus et recipientibus, ac
stipulantibus eorum propriis nominibus et nomine ac vice dicti domini
Caroli fratris sui absentis et eorum heredum, nec non mihi vianexio
bardalo iam dicto notarlo, ut personae pubblicae et officio publico
stipulanti, et recipienti nomine et vice dicti domini caroli, et omnium
et siugulorum quorum interest, vel poterit interesse de dictis rebus,
ut supra venditis et locatis, vel parte aliqua ipsarum dictis emptoribus,
vel alieni eorum, seu eorum heredibus, aut habentibus causam ab
eis uUo tempore, non inferre litem etc.
Et si quo tempore lis, questio, molestia inquietatio moveretur etc.
In se dictam litem, et omnem causam dieta universitas recipiet.
Quae omnia et singula suprascripta et infrascripta promisit una
pars alteri, et altera alteri sibi ad invicem, nominibus quibus supra
solemnibus stipulationibus bine inde intervenientibus firma rata et
grata habere tenere, et observare et contra non facere, vel venire aliqua
ratione vel causa de iure, vel de facto, et si de iure contravenire
possen.
Sub pena dupli etc. Qua soluta vel non etc.
Cum mutua refectiono etc.
Renuntiantes dicti syndici dictis nominibus et dicti domini emp-
tores exceptioni dictarura venditionis, locationis, promissionum ac
omnium et singulorum ut supra non factorum, et non initorum, et
rei sic non geste, exceptioni doli mali etc,
Pro quibus omnibus et singulis firmiter attendendis, etc obliga-
verunt etc.
Insuper dicti syndici dicto syndicario nomine ad maiorem caute-
lam juraverunt quilibet eorum corporaliter tactis scripturis contra
predicta vel aliquod predictorum non facere, vel venire aliqua ratione,
vel causa de iure, vel de facto, etiam si de iure contravenire possent.
Quibus omnibus et singulis sic factis Antonius Borellus, Bartho-
lemeus Cotta, lacobus Brexanus, Carlenus Santerius, lacobus Guertius
q . Laurentii, Lazarus Gandulfus . Edoardus Carpanus, et Petrus Bru-
208 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
iiongus Consules diete Castellaniepro tribunali sedentes suam auto-
ritatein interposuerunt, pariterque decretum.
De quibus omnibus et singulis precepernnt diete partes noraini-
bus quibus ut supra, fieri duo publica Instrumenta per me Viane-
xium Bardeilum Notai-ium infrascripturo, unum et eiusdum tenoris,
videlicet unum uti'ique parti dandum ad consilium et laudem unius,
vel plurium sapientium, etiam si fuisset iara in diete productura.
Actuin in plebe Theyci in Pallaceo communis, ubi fiunt talia, et
sub quo ius redditur, presentibus testibus vocatis et rogatis, Ioanne
Gazano de Unelia, Antonio Tornatorio dicto Moneto do Garrexio, et
Ioanne Bosso de Briga.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi, n.° 365.
XXI,
1434. 25 ottobre.
Salvacondotto concesso a Fazio della Pace, cittadino bolognese e
al suo fattore Battista Fagnano.
Alojsius Crotus Ducalis Presidens in lanua et Consilium Antiano-
rum Civitatis lanue. Cum spectabilis et Clarus legumdoctor Dominus
Barnabas de Goano assenserit ut hic salvuscumduetus concedatur,
harum litterarum authoritate damus et concedimus plenum tutum et
generalera salvumcumductum mensibus duobus cum contramando die-
rum octo duraturum et valiturum lohanni Facji de pace civi Bono-
niensi et Carolo Baptiste de Fagnano factori eius eorumque pecuniis
mercibus rebus et bonis quibuscuraque veniendi ad civitatem et di-
istrictum lanue ibique standi, morandi, habitandi, negociandl et inde
libere recendi ac redeundi semel et pluries arbitrio ipsorum coniun-
ctim et divisim cum suis pecuniis mercibus rebus et bonis aut sine
prò ut maluerint omni impedimento l'eali ac personali cessante, ita ut
convenire detineri impediri aut molostari non possint realiter aut per-
sonaliter quovismodo ipsi aut ipsorum alterlibet occasione aliquarum
represaliarum hactenus concessarum prenominato Domino Baroabe aut
aliicuivis centra Magnificum Commune Bononie aut Cives Bononienses
vel alios quolibet vel de cetero concedendarum quocumque foret huius
>'0T. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 209
concessionis causa. Declarato quod presens salvuscunductus tunc pri-
mum decurrere incipiat cum prenominatus Johannes in laniiensena
districtum pervenerit. Data octobris MCCCCXXXIIII,
Archivio di Stato in Genova. Litterarum, voi. 1° \\° 1783 let-
tera 418.
XXII.
1437. 6 Novembre.
Lettera del doge di Genova ai consoli di Illica, con cui si auto-
rizza il loro parroco a stare allo studio in Bologna.
Tomas dux etc.
Provldis viris Consilio et
communitati Ilicis dilectis
nostris.
Dilecti nostri . libenter honestis petitionibus assentiraus. Igitur
cum certi facti simus Archipresbiterum vestrum velie ad studia bona-
rum artium Bononiam proficisci et cupiat ut presbiter Johannes Petrus
de Montenigro vobis ministret loco eius quem scimus esse bonum et
aptum et incuius manu ecclesia vostra deterior non fìat . volumus ac
vobis comraittimus ut ipsum presbiterum lohannem Petrum loco eius
bonis animis accipiatls . et in ecclesia vestra retineatis exhibentes illi
debitos honores quoadusque vester archipresbiter a suis studiis redierit.
Data VI novembris . MCCCCXXXVII.
Archivio di Stato in Genova. Litterariim, voi. 8.° anno 14.37.
XXIII.
1439. 9 Settembre.
Accordo fra gli inviati del duca di Savoia e i plenipotenziari ge-
novesi.
Appontuamenta facta cum Magnifico Milite Domino Lanzarote
domino Lurgacii. Spectabilibus Domino lacobo ex Comilibus valis
2\0 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Spergie utriusque iuris doctore et Anrlrea Maleti oratoribus Illustris-
simi Prineipis domini ducis Sabaudie etc. per dominos Baptistam Ci-
galam railitem Ingenera de Grimaldis legumdoctores lohannem lusti-
nianum et Baptistam Bondenarium auditores deputatos ab Illustre
principe domino lannuensi duce et Consilio dominorum Antianorum
sunt ut infra.
Primo quod conventiones Iiinc inde vigentes Inter panes serventur
ab ipsis partibus in omnibus ad unguem realiter et bona fide cum
omnibus sententiis promissionibus et declarationibus inde subsecutis si
que sunt aut esse reperiantur.
Secando quia super intellectu et observantia dictarum conventio-
num alique Inter partes exorte sunt dubitaciones et differentie super
quibus partes ipse non fuerunt eiusdem opinionis. Scilicet differentes
remanserunt concordatum est quod prò parte dicti domini ducis lanuen-
sis et Comunis lanue mittantur Oratores de proximo ad prefatnm
dominum ducem Sabaudie prò tollendis differentiis ipsis ac tractanda
et concludenda deo propicio compositiones in omnibus et concordia.
Et interea visum est partibus prò utilitate comuni et meliori decla-
ratione quod aliqua partium non possit nec debeat in plagiis, portu-
bus et locis suis receptare aliqua navigia sive fustas aliquas inimico-
rum et seu pirratarum, qui cum preda accederent ad plagias portus
vel loca alterius partis . Nec illis refrescamenta, palam vel oculte dare
seu dari prcmittere . Sin autem talia navigia sive faste accederent ad
dictas plagas portus vel loca de quibus supra sine preda tunc adhi-
beantur et serventur modi et Cantelli sicuti Inter partes ipsas habitus
est sermo, citra tamen preiudicium et sanum intellectum ipsarum con-
ventionum et obligationum vigentium Inter partes quibus per hoc non
intelligatur in aliquo derrogatum.
Tercio quoniara respectu privatarum et singularum personarum
subdictarum tam prefati Illustrissimi domini ducis Sabaudie ex una
parte; quam prefatorum lUustris domini ducis et Comunis lanue ex
parte altera facte sunt quam plures bine in-ie per pecticiones lamen-
taciones et querele concordatum est prò utilitate comuni subditorum
utriusque partis quam omnibus subditis privatis et singularibus perso-
nis fiat et ministretur hinc inde debitum iusticie complementum modis
formis et temporibus inferius declaratis . Videlicet quod ex parte pre-
fati domini ducis Sabaudie in civitate Nicie de rebus et personis in
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 211
dieta civitate et districtu et iurisdictione eiusdem domini consistenti-
bus et per iudicem ordinarium cuilibet petenti lamie dictrictuali de-
beat iusticie rainistrari summarie simpliciter et de plano sine strepitu
et figura iudicii sola fati veritate inspecta, super omnibus causis per
quoscumque districtuales lanuenses privatas cum publicis tangentibus
in duos menses eoatinuos postquam fuerint ipse cause iniciate seu
dedute coram ipso iudice . et si quis ab eiusmodi ludicis ordinarli
sententiis appellavit cause ipsarum appellationum ad iudicem maiorem
diete civitatis et patrie devolvantur qui eas in unum mensem proxi-
mum similiter et continuum decedisse teneatur. Vice autem versa pre-
libatus dominus dux et consilium lanue per suum judicem unum ordi-
narium causas motas et movendas per quoscumque subditos memorati
domini ducis Sabaudie derebus et personis in ipsa civitate et districtu
territorio ac iurisdictione lanue consistentibus audiri facere teneatur,
et decidi summarie et de plano et veritate fati inspecta principales
videlicet in duos menses proximos et continuos post quam fuerunt
iniciate appellationes vero ad ipsorum iudicem appellationum ad hoc
deputatum in lanua pariformiter devolvantur et per ipsum sopiri de-
beant in unum mensem immediate secuturum. Et si forte prefatus
Dominus Dux Sabaudie aut si maluerint duos alios probos expertos
in Nicla deputare cognitores in causis principalibus lanuensium et
unum vel totidem in appellationibus quod id sibi licitum
eius quod arbitrio sit. Quod casu dicti lanuenses totidem ex suis tam
in principalibus quam appellationum causis deputare valeant. Sicque
res buiusmodi pariformiter equaque lance utrinque procedat, et sic in
eleetione prefati domini ducis Sabaudie, Ita tamen quod in trime-
strium cause per subditos bine inde suscitando cognosci debeant et
cum eflfectu terminare Hoc adiecto quod prò eminentibus fiendis pro-
bationibus iudices seu cognitores antedicti certificati prius debitis iura-
mentis per partes quibus incombet iudicialiter prestandis de loeis et
nominibus testium nisi pars iuraverit, se illa in promptu non habere,
ubi et quos examinari facere voluerint illud prefixum tempus per unum
terminum congruum dumtaxat valeat prorogare, non enim quavis alia
ex eausa. Coram quibus iudicibus et cognitionibus appellationum pos-
sint partes non probata probare iuxta formam iuris communis quibus-
cumque decretis et ordinibus seu capitulis in contrarium non obstan-
tibus. Ac valeant et teneant eorum sic deputatorum sententie et ordi-
212 R. DEPUTAZIONI!: DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
nationes modo quosiipra, Ac si per iudices proprios et consuetos ser-
vatisque solemnitatibus iuris lecte forent. Nec ab eisdem talibus sen-
tentiis et ordinationibus possit iillo tempore appellar! supplicar! vel
reclamar! aut de nullitate quiquam obici. Et si dilatio Illa peletur
teneantur iudices ex ollitio dare iuraraontum petenti dilationem quam
non parte laude et ita aut caluranie causa illam petit et ad maiorem
cautellam iudices seu auditores et cognitores liuiusmodi utriuque de-
putandi debitum teneantur et specifìcum prestare iuramentum in pre-
sentia alicuius ex utroque latere ad hoc eligendi qu! causas ipsas au-
dient examinabunt cognoscent et terminabunt in tempora ut prefertur
stabilita, subterfugiis favore amore livore, pace prece precio et inho-
iiesto sublatis quibuscumque. Qui si quid auditores utrobique depu-
tand! quantum ad utramque partium pertinet super iudicatis tam per
ipsos quam etiam super sententiis que in rem iam ex nunc transi-
verunt et interim transient iudicatam executionem debitas similiter
possint et teneantur indiferenter. Omni excusatione et dilatione sublata
quo sententie late robur et effectum obtineant iudicatum in viginti
dies continuos a die late sententie numerandos.
Item est concordatum quod assignatus sit terminus et assignatus
esse intelligatur omnibus et singulis supradictis quei-elantibus aut qui
voluerint petiticnes seu lamentaciones aliquas facere ad possendum
experiri de iuribus suis post lapsum presentis mensis Septombris.
Item est concordatum quod omnibus subditis 111. mi domini ducis
Sabaudie presentibus in iurisdictione sua et pariter omnibus subditis
Ill.mi domini ducis lanuensis et comunis lanue presentibus in lanua
aut districtu a Corvo usque Monacum assignatus sit et esse intelli-
gatur assignatus terminus sex mensium ab hodie in antea numeran-
dorum in quem terminum possint et abeant quascumque suas petitio-
nes querelas aut lamentaciones facere corani dictis Officialiluis aut
iudicibus utsupra deputatis. lUis autem qui fuerint absentes de iuris-
dictione prefati domini ducis Sabaudie et similiter illis qui fuerint a
Civitate lanue et districtu ut supra assignatus sit et esse intelligatur
terminus tamen trium mensium illis videlicet domini ducis Sabaudie
post quam venerint in iurisdictionem ipsius domini ducis et illis do-
mini ducis et Comunis lanue post quam venerint lanuam seu distri-
ctum ut supra. Ita ut post dictos sex menses respectu presentium et
in menses tre respectu absentium ut supra alicui volenti agere petere
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 213
vel querelare ex causa de preterito, non detur nec dari possit vel
debeat audientia uUo modo.
Archivio di Stato in Genova. Materie yoUtiche^ mazzo 12.
XXVI.
1444 (?) •
Progetto di convenzione fra il doge della repubblica di Genova
ed il duca di Savoia.
Ihesus.
In nomine Sancte et individue trinitatis Patris et fllil et Spi-
ritus Sancti gloriosissimeque Marie Virginis ac domus celestis curio
Triumphantis. Amen.
Illustris et excelsus Dominus Raftael Adurnus dei gratia Dux Ja-
nuensium et Magnifìcum Consilium dominorum Antianorum Civitatis
Janue et Venerandum Officium provixionis eiusdem Civitatis quorum
qui interfuerunt nomiua sunt hec.
Agentes nomine et vice prelibati. I. Domini Ducis et Magnifico
Comuuitas lamie ex una parte et Magnifìcus et prestantissimus Milcs
ac utriusque iuris doctor Dominus Antonius de Draconibus tanquam
procurator et procuratorio nomine Illustrissimi ac Excellentissimi Prin-
cipis Domini domini Ducis Sabaudie ut de eius procura et mandato
constat publico Instrumento rogato manu . . .
Ut sincerus amor et antiqua amicicia ac benivolentia que inter
prefactas partes semper viguit conservetur sponte et ex certa scientia
nulloque juris vel facti errore ducti vel aliquater circumventi perve-
nerunt et sibi iuvicem pervenisse confessi fuerunt ad infrascriptas
conventiones compositiones et pacta soUennibus stipulationibus bine
inde valatas et vaiata.
Renunciantes.
Yidelicet quia diete partes dictis nominibus sibi invicem et vl-
eixim pepigerunt et solepniter convenerunt quod so invicem favebunt
et juvabunt.
214 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Et hoc in guerris raovendis do aml)ai'um partium voluntate tan-
tum et in se defendendo a guerris et bellis movendis per principes
Italie et in Italia tantum. Salvis tamen infrascriptis.
Item pepigerunt et solenniter convenerunt quod jam diete partes
nominibus suprascriptis decetero habebunt eorum amicos prò araicis
et inimicos prò inimicis in Italia tantum reservatis infrascriptis.
Reservantur parte Illustrissimi ducis Sabaudie, Serenissimus Ro-
manorum Imperator et Serenissimi Reges Francie et Aragonum ac
lUustrissimus Dominus Dux Mediolani.
Reservantur parte Magnifici Comunis lanue, Sanctissimus Do-
minus noster papa et Romanus Pontifex. Serenissimus Roraanorum
Imperator et Serenissimus Rex Renatus, Illustrissimum Dominum Ve-
netorum et Magnifica Comunitas Florentie et lUustrissimus Dominus
Mediolani et lUustrissimus Marchio Montisferrati centra quos hinc
inde reservatos predicte partes in guerris per ipsas ut premititur et
centra ipsas movendis se ad invicem succurere aut modo aliquo se
juvare non teneantur nec debeat nisi illud procedat de comuni et
unanimi consensu partium predictarum.
Item promisserunt et solenniter convenerunt quod rebelles et
banniti ipsarum partium vel alicuius earum non receptentur sed ex-
pellantur de territoriis ipsarum partium et cuiuslibet earum. altera
partium requirente et intelligatur rebellis qui per litteras alterius
dictarum partium nunciatum vel declaratus fuerit rebellis.
Item pepigerunt et solenniter convenerunt quod ambe partes in
earum dominiis et territoriis tractabunt et tractari per subditos et
Magistratus suos facient omnes et singulos subditos earum humaniter
benignitate ac asque quoque indebita vexatione sibi prò locis tunc
existentibus sub obedientia ipsarum partium, ipsosque subditos eo-
rumque res et bona preservabunt ab omni violentia tam per mare
quam per terram tote eorum posse et demum quemadmodum tracta-
rentur in dominiis et territoriis ipsarum partium subditi proprii.
Item pepigerunt et solemniter convenerunt quod conventiones pre-
sentes in aliquo se non extendant nec preiudicent introytibus com-
merchiis et gabellis Civitatis lanue.
Item quod suprascripte conventiones compositiones et pacta du-
rent et durare debeant per quinque annos proxime venturos sub modis
et formis predictis.
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 215
Item quod durante tempore dictarum conventionum compositio-
num et pactoruni neutra partium predictarum possit coaventioties pa-
cta facere in preiudicium conventionum compositionura et pactorum
predictorum.
Item pepigerunt et solenniter convenerunt quod si forsitan quod
absit inter prelibatum dominum Duceni Sabaudie et Comune lanue
occasione presentium conventionum compositionum et pactorum lex
aliqua quoniodo dubietas et ut discordia occurret, quod ex nunc el-
ligantur due prò (palibet partium qui sumpta vero facti informatione
habeant potestatem declarandi interpetrandi providendi cognoscendi
et decidendi prout et sicut eisdem videbitur eque et rationabiliter
faciendi ipsorum que ordinationi, et decixioni partes stare et parere
teneantur orani appellatione querela et reclamatione penitus
reraotis.
Item parte domini ducis Sabaudie eligantur.
Item parte Comunis lanue elligatur.
Item quod predicti sic ellecti et casu obveniente debeant conve-
nire in loco medio de quo prefacte partes concorditer convenirent.
Archivio di Stato in Genova — Materie Politiche^ mazzo 12.
XXV.
1445. 10 Marzo.
Lettera degli Anziani di Bologna al Doge di Genova.
Serenissimo Principi et Ecell.'"'' Domino Raphaeli Adurno dei
gratia duci lanuensium nec non Magnifico et Excelso Consilio Antia-
norum Comunis lanue.
Serenissime Princeps et Excellentissime Domine. Nec non Ma-
gnifici et Excelsi domini. Litteras vestras una cum copia cuius-
dara supplicationis prò parte Spectabilis et Eximii utriusque doc-
toris domini Baptiste de Goano civis lanuensis et nonnuliorum
aliorum civium similiter lanuensium dominationibus vestris exhibite
nuper accepimus quorum continentia diligenter inspecta animadver-
tentes negocium istud per Nos ipsos absque oportunis consiliis nostris
15
210 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PKR LA ROMAGNA
expediri non posse de quibus per plura nostre reipubliec ardua et
ponderosa nobis in presenti necessario tractanda occurrunt circa que
coramissis rebus et publicis et privatis vacare nos oportet, que dila-
tionera temporis exigunt, quemadmodum lator huiustnodi litterarum
vestrarum et relator presentium a nobis edoctus est . qui asserens se
non posse amplius expectare redire disposuit data nobis spe hinc ad
paucos dies ad Nos redeundi, non habemus quid aliud prò nunc re-
spondere valeamus nisi quod peractis huiusmodi nostre civitatis agen-
dis que intra paucos dies absolvere curabiraus statini aggrediemur
expedire negotium vestrum et quidquid perdicta Consilia decretuin
fuerit aut per dictuni vestrum nuncium . si redibit ad nos referemus
aut per aliura idoneum vobis quam primura significare curabimus.
Oflerentes nos semper paratos ad omnia quas sciemus vobis fore grata.
Ex Bononia die decima martii. MCCCCXLV.
Antiani . Consules et i ,. ^ . ^
. . i)opulis et Communis Bononie.
Vexillifer lustitie / ^ ^
Archivio di Stato in Genova. Materie, Politiche, mazzo 12.
XXVI.
1445. 7 Giugno.
Lettera del doge di Genova agli anziani di Bologna.
* *
Magnificis amicis nostris Carissimis Dominis Antianis Consulibus
et Vexilifero iusticie populi et Communis Bononie,
Reversi sunt ad conspectum nostrum Magnifici amici nostri ca-
rissimi , cives illi nostri quod quasdam pecunias suas fìdei vestre
Reipublice crediderunt quorum querelas binis litteris nostris hieme
superiore ad magniflcentias vestras pertulimus. Atque majore cum
instantia petierunt ne iuri neve honestis favoribus suis deesse velimus:
referentes nimium magnam fuisse patientiam suam : qui tum multos
annos frustra expectantes: neque primum peculium aeque ullos fructus
perinde pei*ceperint. Nos cum litteris vestris cognovissemus statum
illuni concuti eique gravium inpensarum casus ingruere cive? nostros
coliibuimus, et ut petitionem suam in aptiora tempora differrent
coegimus nunc vero cum dein ..... tranquillitas reddita vobis sit
NOT, E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 217
possuraus justas illonun preces ultra frustrar!. Ex quo rogamus arai-
cicias vesti'as et majorem in raodum exposimus ut prò justicia que
cnm sua etiam dignitate coniuncta est: velint Civibus nostris credi-
toribus illius Reipublice satisfacere quod quidquid ex se ita equuiu
est ut negari non possit nos insuper accipieraus loco muneris: Alio-
quin difficillium esset profundere eis irapedimenta illa que ex turbo-
lentia temporum evenisse narrant littere vestre: non fuisse verba ad
eorura frustrationera excogitata. In qua quidera materia postulamur
mentis vestre certiores litteris fieri offerentes nos ac nostra in omne
decus et amplitudinera vestram. — Data VII lunii MCCCCXLV.
Raphael Dux et e,
Consilium etc.
Archivio di Stato in Genova. Litterarum, voi. 2", n.° 150.
XXVII.
Altra per lo stesso oggetto a Giorgio Spinola, podestà di Bologna.
Spoetato et preclaro milite et legum doctori D, Georgio Spinule
potestati Bononie civi nostro Carissimo.
Instant non immerito nobis cives illi nostri qui quasdam pecu-
nias suas fìdej Bononiensis Reipublice credideritur ne juri suo neve
honestis eorum favoribus deesse velimus. — Atque affirmant nobis
eius negocii componendi curam vobis delegatam fuisse. Nos cum il-
lorum justas preces ultra differre nequeamus: scribendum duximus
Magnificis Dominis Bononiensibus ne eorum satisfactionem ultra fru-
strentur. Vos autem rogamus et quoad licet oneramus ne in ea re
componenda dilationibus agatur, scilicet quantum licet vobis opus
urgentis ut tandem intelligamus quo animo sint magnifici illi Domini
in nostrorum civium satisfactione. Cum enim tam multos annos et
frustra expectaverint iniquum esset ultra sibi verba dari. Nos vero
in omnem dignitatem vestram amplificandam sumus semper ex animo
parati. — Data ut supra.
Raphael Dux etc.
Et consilium etc.
Archivio di Stato in Genova. LUterarum, voi. 2*^, n.° 151.
281 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
xxviir.
1462. :jO Gennaio.
Convegno fra i rappresentanti delle comunità di Ormea,
Cosio e Mendatica per i pascoli della Viozenne.
In nomine domini Amen, Millesimo ([uatricentesimo sexag-esimo-
secando die penultima lanuarii, Actum in Castro loci Ceve in domo
magnifici domini Caroli in aula . presentibus venerabiiis dominis pre-
sbitero Ludovico Bosa et leronimo Basso ambobus de Ceva et Seba-
stiano Aicardo quondam Andree de Plebe Teici testibus vocatis et
rogatis in quorum testium et mei notaiji publici et Andriorji Gastaldi
notarli de Cuxio : Cum verum esset quod Inter communitatem seu
universitatem loci Mendatice alias facte fuerint certe conventiones et
pacta quedam de quibus constat publica instrumenta recepta et scrlpta
manu lohannis Bonelli Notarji publici de Montegrosso: MCCCLX in-
dictione tertia die vigesima quarta Augusti: Idcirco Lucas de Glince
et Antonius Mainus Sindici Communitatis seu universitatis loci Ulmete
de quo sindicatu et procura constat publicum instrumentum manu
lacobi Logie Notarji Public! de Ulmeta . MCCCCLXI . indictione nona .
die XIIII Septembris et Franciscus Factius et Paulus Gastaldus Sin-
dici Communitatis seu universitatis loci Cuxii de quo Sindicatu et
procura patet publico Instrumento scriptum et receptum manu Gu-
liermi Notarji Publici de Cuxio . MCCCCLXII . indictione decima . die
vigesima lanuarji nec non Antonius Rogius Sindicus Communitatis
seu universitatis loci Mendatice de quo sindicatu et procura patet pu-
blicum instrumentum scriptum manu Cristophori Ascherji Notarji
publici de Pornassio MCCCCLXI . indictione Villi . die vigesima quinta
novembri» volentes et intendentes amicabiliter seu amorose vivere cum
communitatibus predictis Cuxii et Mendatice ut creditur dictas uni-
versitates facere velie cum communitate seu universitate Ulmete ha-
bentis plenam noticiam omnium contentorum in infra predictis in-
strumentis omni jure via modo et ferma quibus melius et validius
potuerunt vice et nomine diete communitatis seu universitatis Ul-
mete: Cum voluntate eorum deliberacione et cum consensu Magnili-
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 219
conun domiuorum Carolli et Ioannis Francisci et Dominorara loci
Ulmete nec non Magnifice Domine Catarina uxoris quondam Magni-
fici Domini Garcelaschi ex Marehionibus Ceve tatrix spetabilis do-
mini Bernardini filji et heredis et successoris dieti Domini Garcela-
schi ibidem presentium et omnibus et singulis infrascriptis expresse
aucthorisantium et consentientium dieta conventiones et pacta et con-
tenta in dictis instrumontis approbaverunt . ratificaverunt et confìrma-
verunt duraturas et duratura tanto tempore quanto predicti Domi-
norum locorum Cuxii et Mendatice et Ulmete illas et illa durare vo-
luerunt et non contradixerunt . proraittentes predicti Lucas de Glince
et Antonius Mainus per se et heredes et successores suos Paulo Ca-
staldo et Francisco Factio et Antonio Rogio Sindici et Sindicario
nomine dictarum Communitatum Cuxii et Mendatice et mihi Notarlo
infrascripto ut persone publice ac uliicio publico stipulanti et reci-
pienti vice et nomine dictarum univèrsitatum se predicta attendere
et observare et in nullo contrafacere vel venire per se vel alios aliqua
ratione vel causa donec quosque predicta bine inde fuerit revocata cum
et sub integra restitutione et satisfactione omnium daranorum inte-
resse et expensarum litis et extra et sub pena in dictis instrumentis
contenta et prò quibus omnibus et singulis firmiter observandis et
attendendis dicti Sindici Ulmete obligaverunt dictis Sindicis loco-
rum Cuxi et Mendatice omnia bona diete communitatis Ulmete pre-
sentia et futura. Et hoc ideo fecerunt dicti Sindici Ulmete quod e
.converso dicti Sindici locorum Cnscii et Mendatice volentes reciproce
bene vivere cum hominibus Ulmete . omni jure . via . modo et forma
quibus melius et validius potuerunt dictas conventiones et pacta pre-
dicta in dictis instrumentis contenta vel prò ea confirmaverunt . rati-
ficaverunt et approbaverunt ac promisserunt dictis Sindicis Ulmete
dictis hominibus stipulantibus et recipientibus se attendere et obser-
vare omnia et singula contenta in dictis instrumentis simili modo et
forma ut promiserunt predicti Sindici Ulmete etiam sub reciproca
restitutione et satisfactione omnium damnorum interesse et expensa-
rum Inter communitatem et extra et sub pena in dictis instrumentis
contenta prò quibus omnibus et singulis fìrm'iter observandis et at-
tendendis dicti Sindici Cuxi et Mendatice obligaverunt simili modo et
forma predictis Sindicis Ulmete dictis nominibns et mihi jam dicto
Notarlo ut supra stipulanti vice et nomine diete communitatis seu
220 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
uuiversitatis Ulraete omnia bona dictarum Universitatura Cuxi et
Mendatice presentia et futura. Actum lanue et per pacta intev ipsas
partes solemni stipulaciono vallatum quod prodicta non intelligatur
fore derrogatum in aliquo aliquibus contentorum in dictis instru-
mentis prò contenta in hoc instrumento . renuntiaverunt insuper diete
partes exceptioni rei non sic geste et habite exceptisque doli et metus
in fastium . astiura . conditione sine causa vel injusta causa et omni
alji juramento et legum auxilio. Insuper Magnifici Domini Carolus et
Ioannes Franciscus ex marchionibus Ceve, nec non Magnifica Domina
Catarina uxor quondam Magnifici Domino Garcelaschi tutrix Specta-
bilis domini Bernardini filji et heredis et successoris dicii domini
Garcelaschi ex marchionibus Ceve ibidem presentium requirentium et
stipulantium quotenus dignentur et vellint contìrmara ratificare et
approbare instrumentum pactorum et conventiouum inter illum do-
minum Nanum Marchionem Ceve et Guiliermum eius fiiium Ioannem
de Saluciis nomine marchionibus Clavexane Federicum et Bonifacium
de Ceva . Ioannem et Robinum de Scarrellis ex dominis Garexii et
Pornasji scriptum et receptum per Ioannem de Ulivo de Ceva Nota-
rium publicum de anno MCCCXXIIII inditione septima die penultima
lunii prius sibi lecto instrumento vissa et audita requisitione ut supra
sua benignitate et clementia sua et docet omni jure . via modo et forma
quibus melius et validius potuerunt dictum instrumentum approbave-
runt . ratificaverunt et confirmaverunt de verbo ad verbum promit-
tentes predieti Domini Carolus . et Io : Franciscus nec non dieta Ca-
tarina tutrix per se et heredes et successores suos predieti Francisco
Facio . Paulo Gastaldo et Antonio Rogio Sindicis et Sindicario nomine
dictarum Communitatum Cuxii et Mendatice mihi Notario infrascripta
persone publice et officio publico stipulanti et recipienti vice et no-
mine dictarum universitatum Cuxii et Mendatice et predictis atten-
dere et observare et in nullo contrafacere vel venire . per se vel alios .
aliqua ratione vel causa cum sub integra restitutione et satisfactione
omnium damuorum et expensarum inter litis et extra sub pena in
dicto instrumento contenta prò quibus omnibus et singulis firmiter
observandis et attendendis obligaverunt omnia bona sua presentia et
futura renunciaverunt insuper exceptieni i^ei non sic vel prestacione
esse veram rei non sic gesta et habite exceptionique doli metus in-
infastum astium et conditione sine causa et ex juxta causa et omni
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 221
alii jui'i et legum auxilio de quibus omnibus preceptum fuit mihi no-
tarlo infrascripto unum . duo . tria publica instrumenta unicuique dan-
dum Consilio sapientis et factum retici semel et pluries si opus fuerit.
Ego Guiliermus Gelvinus publicus Imperiali aucthoritate hoc instru-
mentum fidelitatis exemplavi . in publicam formam redegi de quodam
publico instrumento originali scripto et rogato manu lacobi Logie de
L'imeta Notarli publici vel adito, vel diminuo quod substantia muttet
vel variet intellectu . de mandato et commissione Dominorum Fran-
cisci Pellasie . Pauli Gastaldi Guliermi Muelii et Francisci Scarrati .
consulum Cuxii ad instantiam et requlsitionem Andriorji et Ioannis
Odi Sindicorum et procuratorum universitatura Cuxii et dictum in-
strumentum corregi et legi cum Andriorio Gastaldo.
Archivio di Stato in Genova. Paesi diversi, n.° 365,
XXIX.
- 1447. 10 Ottobre.
Lettera del dos-e di Genova ai Priori e Gonfaloniere di Bologna.
Magnilìcis ac Potentibus amicis nostris Carissimis Dominis Prioribus
Artium et Vexillifero justicie populi et Comunis Bononiensis.
Magnifici ac potentes Domini amici carissimi. — Conduximus
nuperrime ad stipendia nostra Spectabilem ac prestantem virum Fir-
manum de Melioratis cum equls ducentis cui scripsimus ut iter faciat
per vestrum territorium qr.o et tutius et celerius in fines nostros
perveniat.
Et si credamus non opus esse prò hac re multis precibus apud
vestras Magnifìcentias cum quibus et amicitia et vetere benevolentia
coniuncti sumus ut tamen nihil desit quod celeritati ac securitati
ipsius conducterii nostri conducat.
Rogamus Magnifìcentias vestras ut stando et transeundo per ter-
ritorium vestrum illum amice Immane ac caritative . intuito nostro .
suscipiaiit illum que translre permittant ac si opus fuerit et requisì-
222 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
verit rie fulis ducibus et scorta provideant. Ita ut celer et tutus ad
nos pei'veniat quod gratum habebimus qui in simili et ad multum ma-
jora: ])ro Magnificentiis vestris parati sumus et eriraus. Datum die
X octobris MCCCCXLVII.
lanus Dux etc.
Archivio di Stafo in Genova. Litterarum^ n." 14, lettera 385.
XXX.
1447. 19 Ottobre.
Lettera del Doge di Genova al governatore e anziani di Bologna.
Rev.™o in Christo Patri et Magnificis amicis nostris Carissimis
Archiepiscopo Beneventano Gubernatori et Dominis Antianis
Comunis Bononie.
Deferunt ad nos crebras querelas heredes quondam Domini lacobi
de Campofregoso : quibus prò pecuniis in montes illius Reipublice
quondam conversis prò que eorum fructibus magne pecuniarum summe
debentur. Orant que ut cum justissimis causis immo necessitate ita
jubente . reprehensalias centra Bononienses et eorum bona jam du-
dum consecuti sint, promittamus illis eo se auxilio juvare. quo passis
iniuriam leges succurri voluerunt. Nos . Reverendissime . Pater vosque
Magnifici Amici nostri carissimi cum propter eam benevolentiam quara
Bononensera populum complectemur: executionem reprehensaliarum
aliquandiu distulerimus, lege tamen et equitate cogimur ita medium
iter tenere: ut dum in populum illum benivoli videri cupimus civibus
januensibus quorum curam tutelamque suscepimus iniuriam nequa-
quam inferamus. Sepe superioribus annis prò hac eadem l'è postulata
est illa Respublica ut his civibus nostris veris creditoribus suis velit
ut equum est satisfacere. Sepe iniecta spes est sibi utercumque brevi
satisfactum iri et tamen satisfactionis dies nondum illiixit. Et propter
que statuimus his iterum litteris paternitatem et amicitias vestras
enixe rogare et prò jure deposcere: velit his non ultra differì debi-
tam satisfactionem. Quod si sequatur jnri equitati ac dignitati vestre
NOT. E DOC. DELLE RELAZIONI DI GENOVA CON BOLOGNA 223
simul debitura solvitur. Alioquiii volentes aut iuncti copremur non
deesse justicie et civibus nostris oranimodo auxilio succurrei'e quod
a jure promissum sit.
Ei'it tamen gratissimum nobis si litteris vestris anhmim ac pro-
positum vestrum cognoverimus : parati seniper in omnem amplitudi-
nem vestram. Data XVIIII octobris.
lanus Diix etc.
Archivio e luogo suddetto n.° 13, lettera 014.
XXXI.
1448. 5 Marzo.
Lettera del Doge di Genova al Governatore e anziani di Bolos'na.
Reverend.^o in Christo Patri et Magnificis amicis nostri Carissimis
Doniinis'A. Beneventano Archiepiscopo Guhernatori Antianis Con-
sulibus et vexillifero justicie populi et Communis Bononie.
Cum accepissimus Reverd.'"® in Cristo Pater et Magnifici amici
nostri carissimi binas litteras vestras divisim datas lanuario superiore
annotavimus in alteris id oblici quod tam longo tempore nemo un-
quam in dubitacionem adducere visus est. Nani cum prò varietate
temporis infinitas prope dederimus litteras ad presidentes illi civitati,
ut eos adhortaremur civibus nostris satisfacere quodquondam pecunias
suas crediderant fldei populi Bononiensis et in libris montium illius
Reipublice creditores facti fuerant multe sepe numero excusationes
nomine ipsius populi ad nos prelate sunt : in quibus ille frequentius
prò omnibus memorabantur statum publicum non satis esse stabili-
tum aut ipsam Rempublicam bellis gravibus infestari, aut sumptus
civitatis majores esse quam ut veteribus creditis persolvi possit. Nemo
tamen unquam scripsit non esse civibus nostris solvendum. Nunc vero
in literis vestris Reverend.'"^ Pater legimus quum pecunie ille no-
strorum eo tempore credito fuerint quo regimen civitatis ad populum
piene spectabat paternitatem vestram arbitrari ad solutionem eius
crediti non teneri: quasi ille alius repente populus factus sit: vel
224 R, DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
quasi mutatio publici status a veteribus obligationibus civitutis libe-
ret. Quod si esset araenissimus ille ager totque nobilissima oppida
dicionis Bonouiensis eadem ratione dici possent jam Bononiensium
esse desysse. Et quicninque illi Reipublice quondam tenebantur jam
ex reforraatione publici status liberati dicerentur. Quod cum a ratione
]iluriaium distare videatur in probationibus earum que perspicue sunt,
non ultra laborandum esse existituamus. Reliquura est ut ei parti
litterarum respondearaus in qua dicitur nostrorum civium eredita
Reverend.'"^ Pater et Magnificentiis vestris ob vetustatem ignota esse:
et ob id si vel Bononiam accesserint vel hominum miserint et ere-
dita sua vera esse ostenderint. ius illis summarium redditum iri. Quo
circa dicimus hanc ipsam ob causam eos tam longo in tempore sepe
procuratores Bononiam mississe, magnosque impensarum sumptus prio-
ribus suramis adiecisse: Cura que omnes facili intelligerent verba
dar] . tum ad auxilium reprehensaliarum necessario confugisse: quas
numquam a nobis impetrassent nisi et de creditis constitisse, et ap-
paruisse luce clarius moras necti : eosque variis sumptibus inutiliter
exhauriri. — Que cum ita sunt quid opus est ut eredita probent que
sepe probarunt ut procuratores mittunt quos totiens miserunt pre-
sertim cum si libros vestros illorum temporum revoivi jusseritis, cre-
diti sui satio facile inveniri possit hec ad responsionem litterarum
vestrarum ita perstrinximus: amicitias vestras rogantes ut-justicie et
honoris populi memores non patiantur civium nostrorum satisfactio-
nera ultra difFerri quod nos etiam accipiemus loco benefìcii parati
seinper et quidem cupide in omnem amplitudinem vestram. Data V
Martii MCCCCXXXXVIII.
lanus Dux.
Archivio e luogo citato, lettera 817.
ACTA SANCII OFFICII BONONIAE
AB ANNO 1291 USQUE AD AXNUil 1309 '
r oi che le spade cozzanti a Legnano ebbero vinto la te-
nebra secolare e Bologna ebbe chiamato i popoli a ricordarsi
di Roma, grandi coso si compierono o s' iniziarono in Italia: la
politica, la filosofia, le arti belle rigermogliarono miracolosa-
mente in quella primavera della civiltà che tenne dietro alle
angoscie del Mille: mentre Irnerio insegna, Pisa fissa le sue
consuetudini e leva il suo duomo, dove il lento cantar grego-
riano moduli e scanda le sette note di Guido d' Arezzo alle
figure bizantine con gentil soavità rifiorite al bel sol di Toscana.
' Non e' è secolo grande che non abbia moti religiosi ' notò Er-
nesto Renan. In quel gran rinnovamento spirituale la religione
non poteva rimanere inesplorata in Italia; la religione, che al
cittadino, chiuso e stretto nel suo comune dalla corporiizione
dalla consorteria dalla gente, doveva sembrare 1' unico campo
più libero in cui espandere l'anima sua, 1' uni(;a consolazione
pe '1 sangue continuo. Che n' era della fede de' suoi padri , o
piuttosto che n'era della Chiesa Romana? Se l'opera del Pa-
pato fu veramente provvidenziale perchè impedì tra i varianti
disordini del Medio Evo il rinnovamento della tirannia del-
l' antico impero romano , i papi furono uomini, non angeli. ^ La
• Questa non vuol essere che una pura e semplice pubblicazione di
documenti: contributo o preparazione a uno studio di maggior lena sui
moti religiosi del secolo XIII in Italia.
- Balbo, Yita di Dante, Libro II, e. 2°
226 K. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Chiesa che in un secolo aveva avuto un papa avvelenato, due
strangolati, quattro morti in prigione avea dovuto necessaria-
mente appoggiarsi sul dominio temporale per non restare in
balia delle incursioni barbariche e delle insolenze dei baroni ro-
mani; ma quando il mezzo iscivolò a divenir fine, dal dominio
e dalla ricchezza, per il dominio e per la ricchezza, rinacque la
corruzione sedata da Gregorio settimo, il quale, travincendo
r imperatore, dette forse il primo crollo alla sua propria ma-
gnanima opera di rigeneramento. Di novo, nel tredicesimo se-
colo, i vescovi, secondo l'ingenua espressione del Novellino
* vivevan mangiando', i malfattori, secondo le fiere parole di
Pier della Vigna, erano impuniti purché con doni si propizias-
sero i frati, 1 vescovati eran venduti ai signori feudali pei loro
bastardi, le abbazie costituite in dote alle figlie di questi. Dei
due moti intellettuali ribellanti alla Chiesa — e riguardarono la
sua costituzione intima e 1' esteriore — gli italiani accolsero e
propagarono primamente il secondo , perchè più da vicino ne
convenner nelle ragioni. In questo senso, prima della riazione
e dell' incredulità, un' ira furiosamente flagellatrice si sca-
tena contro il clero da uomini che rimangono ingenuamente
profondamente credenti. Come in Francia il Rustebeuf, 1' acca-
nito canzonatore dei ' papelards et beguins ' compone le sue
satire monacali ' nel nome di Dio ' ' per la salute della sua lassa
anima cristiana' e vince il devoto priore di Coincy nell' intesser
delicate ghirlande al nome di Maria; cosi in Italia, fino a la-
copone da Todi, a Francesco Petrarca, i due opposti sentimenti
generano le più amare satire e le più dolci preghiere. Ma, tra
Icrangoscie dei tempi e pe 'l balenar di certe idee rampollanti
dal manicheismo , lo spirito critico per ogni dove era sorto.
E però, mentre Innocenzo III può narrare ai patriarchi ai pri-
mati ai vescovi agli abati convenuti in Laterano le sue vittorie sui
popoli e su gli Imperatori, un flutto fragoroso di parole di opere
entusiasticamente ereticali prorompe ed avanza a sommerger
r autorità dogmatica chiusa nella forma impersonata nel Papa.
A contener la fiumana provvide , fin eh' era tempo , un
grand' uomo, Domenico Guzman, il quale istituisce un ordine
novo che con la predicazione rinfranchi la Fede combattendo
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 227
l'errore. E lo offerisce al Papa, bello e compatto come uu
esercito. Un altro ne preparava Francesco d'Assisi, che nel-
r Umbria selvaggiamente soave, pe '1 dolce kmie circonfondente
di gioja le linee squisite e vigorose de' suoi monti, avea pen-
sato il Cantico del Sole, avea sognato far legge della vita
nuova, nella sua purezza, il Sermone della Montagna. Come,
tra le opposte coartazioni della Regola, 1' ordine francescano si
partisse e Giovanni da Parma, generale nel '247, riprendesse
r idea del misterioso abate di Calabria, e Gerardo da S. Donnino
pubblicasse 1' ' Evangelo Eterno ', io, notato che V abbia , non
debbo narrare. Uno spirito antichissimo e novo, in conspetto
alle pompe alle ricchezze alle magnificenze del clero sorse o ri-
nacque: il principio della povertà assoluta e della macerazione,
che Gioachino da Fiore, nella Calabria ancor greca, memore
dei santi basiliani, avea intraveduto; un desiderio di reden-
zione fra le guerre l' epidemie le furie cittadine di parte non
chete mai, pervase gli uomini e le plebi. L'anarchia prende
forma di idealità religiosa. La pineta di Ravenna, le solitudini
d' Agubbio e di Vallombrosa non bastano più: nel 1260 fatale,
i Flagellanti; poi, di aberrazione in aberrazione, Iacopo Sega-
rella, Dolcino da Novara, mentre le idee nove han quasi una
consacrazione con 1' avvento dell' asceta della Majella al soglio
pontificale. Alla. tendenza mistica e comunistica, sbucando pe-
nosamente da una selva di disperazioni e di disinganni, si
contrappone e contrasta, tien dietro e ruina, in basso un irre-
ligioso sarcasmo, in alto l'incredulità materialistica compen-
diata, quasi in un simbolo, nel confronto ideale dei ' Tre Im-
postori ', originata dallo studio degli Arabi, esercitata all' ombra
del nome di Averroè.
Queste furono le due opposte strade che percorse V eresia
raedioevale: la prima, per cui l'entusiasmo crociato passò, con-
duceva alle vette insormontabili di un ascetismo sopraumano ;
la seconda, stretta, ma ad ora ad ora allargantesi , alla città
pagana, dove, piena de' gaudii presenti, l'anima sorrideva o
rideva d' ogni affannarsi al conquisto della vita futura.
228 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Dei due movimenti eterodossi ciie però giusta l'espressione
di Gregorio IX lianno * caudas ad invicem coliigatas ', al)biamo
esempi nei processi che ho tratto dal codice ^ del s. Uffizio
bolognese.
Appartengono al primo quel Giuliano che accusa sé e i
suoi correligionari all' Inquisitore spavaldamente : ' si, io man-
tenni la fede degli Apostoli dopo che voi mi crocesegnaste, e li
vidi volentieri, e cercai lor compagnia, e volontieri m'intrat-
tenni con loro, ed insegnai ad altri questa mia fede'; e quel
Guidone Cistela che ' conosce bene chi camminerebbe sul-
r acque come s. Pietro ', e intendeva di Gerardo Segarella ; e
quel Zaccaria Baldi che dice sé esser più perfetto , perchè più
povero, di sant'Agostino e di s, Gregorio; e quella suor Bar-
tolomea che vive in eremitaggio, che già ebbe a patir l'esilio
per la sua fede, ma che persisterebbe in quella se pur tutti
' Questo codice trovasi insieme ad altri volumi attinenti al s. Ufficio
bolognese nella nostra Biblioteca Municipale. È dei secoli XIII-XIV, mem-
branaceo, in folio massimo.
INIanca di alcune pagine tagliate o strappate via. Sembra però che chi
compiè la mutilazione non la facesse che per procurarsi della pergamena,
perchè i fogli asportati, secondo tutte le probabilità, eran bianchi. (Man-
cano due carte dopo la 6, una dopo la 33, due dopo la 43, sei dopo la 91,
tre dopo la 132, una dopo la 140, una dopo 1^ 142, tre in fine). La scrit-
tura di più mani, non pi-e.senta, quasi, difficoltà.
Il Mns. , nella 'Bibliografia Bolognese' del Frati, è segnato (3088)
'■ Libeì' Confessionum et citationiiìn Hereticorum in Bononia, provincia Loni-
bardiae\ titolo questo che è sulla copertina del Codice; ma oltre a confes-
sioni e citazioni contiene altri atti contro Eretici, come fidejussioni, sen-
tenze, eoe, onde nel dorso ha la scritta più esatta: Ada s. Officii Bononiae
ab anno i291 iisque ad annum 1309.
Non ho seguito nella pubblicazione, V ordine preciso del testo. Quivi
ciascun processo non è trascritto — poiché il libro par sia una trascrizione
degli Atti del S. Uffizio — di seguito, ma sono aggruppate fra loro le sin-
gole parti integranti i vari processi. Cosi al primo fascicolo (e. 1-36) con-
tenente propriamente le 'Confessioni' ne succede un altro (e. 36-68) inti-
tolato Liber securitatum, hereticorum et credentiiim et fautorum eorum ecc.
e poi un terzo contenente le sentenze e cosi via. Ma tutto con grande di-
sordine, sì che di qualche eretico appaja prima la sentenza dell'inquisi-
zione, come del resto vi vede neW Indice che ho creduto utile compilare e
che stampo dopo i Documenti.
ACTA SANCTI OFFICII BONONFAE 229
l'abbandonassero, a costo di perderci la vita temporale... e
Remgarda Alighieri moglie di Francesco d' Accursio , e Pietro
da Monte Umbrario, e Ridandino de OUis, e Biagio da Mon-
giorgio.
È un cataro bagnolense quel Bonigrino da Verona ^ che
interrogato se esistano due principi, risponde:
— No, vi è un sol Dio.
— Questo Dio ha egli creato i dragoni, gli scorpioni e
r anima di Giuda ?
— No.
— 0 allora chi li ha creati ?
— {a gran voce) Il diavolo.
— 0 questo?
— Non so.
— È egli peccato far giustizia de' malfattori?
— Sì, perchè né gli Apostoli né Cristo V ordinarono ; ed
anzi sta scritto : non ammazzare.
— E i sacerdoti possono eglino assolvere e legare , e di-
cendo Messa sacrificano veramente il corpo di Cristo?
— Sì, se sono buoni uomini, altrimenti no. Del resto chiun-
que è buono può sacrificare assolvere e legare e come esistono
Ixxij lingue esistono Ixxij religioni.
— Il corpo umano da chi proviene?
— Dal padre e dalla madre.
— 0 questi?
— Da Adamo ed Eva.
— 0 quelli?
— Non so.
— Il matrimonio è secondo i comandamenti di Cristo ?
— No.
— 0 come va allora che Cristo intervenne con la Ver-
gine e con gli Apostoli alle nozze di Canaan e anzi le rallegrò
d' un miracolo ?
— Ma... ci andò non perchè approvasse il matrimonio; ma
per consolazione e letizia degli sposi.
' Vedi Documento li.
230 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Ammonito dall' inquisitore a ritrattarsi, dice di voler per-
severare e morire iu questa sua fede. Una fede certamente
rozza e sconnessa, ma notevole poiché si tormenta a l'isolvere
i maggiori problemi dell' essere, ma tragicamente malinconica
poiché mette capo al gran vuoto del ìion so.
Due maestri o predicatori d' eresia appajono in questi pro-
cessi; ma anche questi, secondo chiosa di loro l'Anonimo com-
mentatore di Dante, son gente 'idiota e villana', che della
dottrina confusa e incerta del maestro non han forse accolta
(;he la parte più bestiale, assecondante le male voglie del senso;
non han forse intesa che la parte apparentemente più pura: la
povertà esser perfezione.' Agli inquisitori oppongono spavalda-
mente il sillogismo capzioso de' vari stati della Chiesa, questo
e poco altro intendendo e ripetendo dai capi di lor setta. Non
certo di tali uomini, riuscenti alle più stravaganti superstizioni,
potè vantaggiarsi la contemporanea filosofia razionalistica. Perciò
molto più notevoli a mio avviso sono le confessioni della gente
piccola: di quei mercanti di panni, di quei venditori di coltel-
lini, di quei tessitori che non espongon l'imparaticcio, ma ri-
dono imprecano maledicono di lor intimo impulso, unicamente.
È la ragione, è la libertà di coscienza che si scioglie dai vin-
coli in che fino ad ora é stata paurosamente costretta e do-
mata , 0 è solo una rabbia malsana contro V autorità destinata
a suscitar contro sé l'invidia e la tristizia dei miseri, qualun-
que ella sia? In non so; ma questo é ben certo che quel moto
veemente di quasi disperata imprecazione che tre secoli prima
della Riforma tedesca prorompe gagliardo ne' comici nei novel-
' .Così mentre ricorrono in questi processi quasi tutti gli errori notati
da Niccolò Eymerico nel suo directorivm inqvisitorvm, non appajono quelli
che hanno una parvenza di maggior finezza; questi ad esempio: Quod per-
fectior vita est vivere sine voto, quani cwn voto. — Quod ecclesia conse-
crata non plus valet ad orandum Deum, quam stabulum equorum, vel
porcorum. — Quod iacere cum muliere, et non commiscert carnaliter, ma'
gis est, quam resuscitare mortuum. [ Dir. Ixq. , Secunda pars, quaestio XII,
Bulcini et Geraldi haereses ].
ACTA SANXTI OFFICI! BONONIAE 231
lieri ne' satirici nostri , gorgoglia qui su dal popolo torbido e
vivo non meno veemente e non meno gagliardo:
— Chi è questo Bonifacio che ha fatto morir papa Cele-
stino, il più buon uomo che fosse al mondo, e scomunica e con-
fisca i beni a' Colonnesi tanto migliori di lui? Ben venga a
Roma il Snidano a sommerger la sede papale e 1' aitar di s.
Pietro, sì che non sia più al mondo religione alcuna!
— Deh nasca una disputa in cielo, sì che nella guerra li
angeli e i santi si uccidan 1' un Y altro e ne piombin qui in
terra le membra e le interiora!
— 0 pigli il vermocane a questi inquisitori , e possano
esser bruciati in un con san Domenico poiché riducon gli eredi
in povertà coi testamenti che fan fare!
In qnest' ultimo voto eh' è d' una donna — e si noti che
in questi processi appajon nominate accusate condannate fre-
quentemente le donne destinate in Italia ad aver poi tanta parte
nei moti calvinistici e luterani — è notevole un inciso. Dice
madonna Saviabona ^ : ' isti fratres praedicatores vellent comburi
cum sancto Dominico nisi essent picturae quae sunt in ecclesia '.
Non è pieno di meravigliose promesse questo sentimento per
l'arte già così vivo nei primissimi àlbori del Trecento?
Ed ancor questo è notevole. Un giorno madonna Brunetta^
s'incontra per via in messer Riccardino Ordelaffi. Passa un
uomo condannato al supplizio. — Coteste le son fortune, mes-
sere, dice madonna Brunetta — Come? Ma quegli è un omi-
cida! — Che vuol dire? egli non poteva fare altrimenti da quello
che ha fatto, poiché Iddio gli tracciò la via da seguire fin dal
giorno in cui nacque ^. Aggiunge il teste che madonna Bru-
netta non poteva dire il Pater noster, poiché, ogni volta pro-
vasse, le si faceva un groppo alla gola: ' et tamen quotidie
clamabat et habebat bonam vocem '.
' Vedi Documento VI.
^ Vedi Documento XIV.
3 ' Sua ventura ha ciascun dal di che nacque '
Petrarca
16
232 II. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Ma io non voglio più oltre guastare con parole mie la
snella vivacità che pur tra la costrizione delle formule notarili
permane nel testo. Là si leggano gli ammonimenti di Giovanni
a Giuliano, le rusticità di Azzolino da Preposito, le confessioni
di Zaccaria Baldi, le accuse di Biagio da Mongiorgio. E pii.i che le
dottrine apostoliche, ornai note, si vedano gli atti contro gli incre-
duli e i bestemmiatori. Poiché, oltre il libero arbitrio non ammesso
da madonna Brunetta, vi è, nel secolo di s. Tommaso, chi nega
l'efficacia delle indulgenze e il paradiso e l' inferno ed ogni
mondo avvenire, chi si beffa degli Evangelii, chi schernisce l'O-
stia in sacramento, chi nega ogni ragion trascendentale dei fatti ^
Uguzzone d' Azzolino Tettalasina - quando la gente il Venerdì
santo torna di s. Domenico chiede onde vengano, e come quelli
rispondono: 'di s. Domenico ove vedemmo il vero legno della
Santa Croce ', egli li deride dicendo ; ' ma voi vedeste un pezzo
di scranna o di panca!'. lacobo di terra di Clavasio ^ dice che
Merlino è figlio di Dio poiché, riguardo alla prova, Cristo e
Merlino sono nelle medesime condizioni. E Iacopo Flamenghi "^
monaco di santa Maria di monte Armato, che non digiuna, non
dice Messa, ma gabellava e uccellava la gente di Barletta dan-
dole a ber dei miracoli, a chi lo riprende, ricordandogli l'anima,
guarda e risponde ' che l'anima 1' hanno le persiche ' . . .
' Vedi i documenti passim. Qui aggiungerò questo frammento d' una in-
quisizione che nel INIns. è a pàg. 57 r.: ^ Matheus filius lohannis cecbus . . .
cognovit . . . quemdara nomine Ransaldum filium raagistri Benvenuti qui facit
cultellos cappelle sancii Qeor^ii de Pogale dicentem et deridentem dictum
testem quando se sìgnabat et hoc pluries et dicentem quod Deus non faciebat
nasci frumentum sed humor terre et dicentem quod non credebat quod Deus
venisset in Beatam Virginem ... et raagistrum Martinellum magistrura de
lignamine dicentem quod Deus non faciebat nasci frumentum sed humor
terre et siquis proiceret frumentum sub porticu non nasceret. Item....
quod Deus non faciebat nasci homines neque raulieres sed alii homines et
raulieres.
- V. Documento XVIII.
3 ^J^ Benedictus de Cummis scolaris Bononie . . . audivit quemdam
lacobum sive Marchum de terra de Clavassio dicentem quod Merlinus fuerat
filius Dei et quod ita poterai probari quod Merlinus fuisset filius Dei sicud
poterai probari de Christo. [Mns. p. 23 v.].
'' V. Documento XVII.
ACTA SANCTI OFFICII BONOMAE 233
Le pene comminate ai nostri eretici consistono di solito
nella crocesignazione, nell'obbligo cioè di portar sul vestito le
due croci * crocei coloris , longitudinis duorum palmorum et
amplitudinis quatuor digitorum, imam anterius in pectore et
aliam posterius Inter scapulas ' , nel compier pratiche reli-
giose e nel pagar determinate multe. Ma le condanne degli in-
quisitori, confermate ogni volta da una specie di ' consiglio di
sapienti ' non sempre sono accolte in silenzio, onde spesso le
pene medesime sono alleviate d'assai, e le sentenze cassate per
le suppliche dei parenti o, come per Paolo Trentinelli ^ per
quelle di tutta Bologna. Quando Nascimbene Adelardi nunzio
dell' inquisitore andò coi famigli a prender madonna Berga so-
spetta d'eresia per condurla innanzi al suo giudice, alcuni uo-
mini di terra di Piumazzo assalirono la masnada con lancìe
spade coltelli cervelliere e tavolacci, liberarono madonna Berga
fugando i custodi ^. I recidivi ' canes ad perpetuum vomitum
reversi ', sono esclusi dalla com union dei fedeli ' candelis ex-
tinctis, campanis pulsatis ' e consegnati al braccio secolare che
li conduca sul rogo. Ma l'estreme esecuzioni suscitano sempre
un tumulto di proteste^; Francesco di Marco narra"* di aver
veduto, mentre i messi comunali levavano il palco, Giacobino
de Columbis ' evaginantem gladium ' contro i custodi, e Pietro
di Madiana tirar sassi contro la capannuccia. Quando Bompetro e
Giuliano eran condotti al supplizio Neri Deolaiti gridava ' dirait-
tantur! dimittantur! ' e Filippo di Giovanni ' moriantur, morian-
tur, inquisitor et fratres ' e Checcola di Bertolino ' iste inquisitor
est diabolus ' e Francesco d'Agubbio: * bonura esset ire ad domum
fratrum et ponere ignem in domo et comburere inquisitores et
fratres sicut factum fuit Parmae ', e Mina di Marco : * ego timeo
quod non faciant venire fratres heresim ' ; onde l' inquisitore deve
processare più di cinquecento persone che mormoraron di lui.
Chi non si era contentato di mormorare fu certa gente di
' Vedi la nota al Documento V,
2 [Mns. p. 107 v.oj.
3 Vedi Documento VII.
^ [Mns. p. 46 V.].
234 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
s. Martino in Argiie che un giorno, vedendo passar per quelle
terre V Inquisitore, lo avvilupparono, lo catturarono, e insolen-
tendolo ed ingiurandolo lo niinacciaron di morte, solo in dispa-
rere se dovesser trucidarlo o impiccarlo ^ Né manca chi con
proprio pericolo tenti seppellire i corpi degli eretici bruciati 2,
chi ne conservi le reliquie in ampolle ^, e chi creda veder
sorger ' magna luminaria ' sopra di loro "*.
Il codice nostro va dal 1291 al 1309. Udì la gran voce
che dalla città eterna chiamò i popoli a raccolta per il perdon
giubilare, ma convien tuttavia eh' ei sentisse quella voce spe-
gnersi, fieramente, ma spegnersi, e vedesse la Chiesa Romana
infeudata al re di Francia ed ogni sua podestà non pur tem-
porale ma spirituale asservita. Ma è anche contemporaneo alla
morte di Dolcino da Novara , col quale ogni largo movi-
mento mistico e comunistico cessa e vien meno in Italia. Era
logico e necessario che quelle morbose aspirazioni rapidamente
snebbiassero per non esser d' intoppo alla sana ragione e alla
feconda esplicazion della vita. E passarono. Ma ciò che non
vien meno e non cessa mai d'avanzare, co' suoi fatali germi di
dissolvimento, è l'incredulità, la beffa, l' indifferenza in materia
di religione: povero autor de' Fioretti, odi tu Dioneo novellante
di fra' Cipolla e delle penne dell'agnolo Gabriele?
Luigi Aldrovandi.
' [Mns. p. 63 r.J.
^ ^ Bernardinus condam Blaxii cal(;.olarius . . . dixit quod cura
plui'ibus aliis dedit operam in quadam fovea fieri facienda in qua sepeli-
rentur ossa dicti Bom patri. [Mns. p. 47 r.].
^ Vedi pag. 295 in nota.
* Vedi Documento IV.
ACTA SANCII OFFICII BONONIAE 235
DOCUMENTI
Il più antico documento dell'Inquisizione a Bologna è, se
non m'inganno, la lettera di Gregorio IX al prior provinciale dei
frati predicatori della Lombardia, nella quale il Papa ordina di
elegger tra i frati alcuni ' in lege eruditi ' atti ad inquisir 1' eresia.
Ed è del 1238 ^ Nel ' libro dei giustiziati, formato da un cit-
tadino antico bolognese della famiglia Scannabecchi della Moneta '
di cui van per Bologna molte copie manoscritte, troviamo questa,
nota: 1243. Pasquale Landolfì fu apicato per luterano. La-
sciamo andare la qualifica dell'eresia, che è forse un po' pre-
matura, ma anche il modo della morte dà sospetto di poca e-
sattezza nel ' cittadino antico ', poiché Bologna in quell'anno do-
veva aver già accettate contro i patarini le costituzioni impe-
riali che sancivano contro di loro la pena del rogo [1224]. Nei
più antichi statuti comunali che ci sian pervenuti [1249-50] que-
st'accettazione è un fatto compiuto: 'juro — doveva promet-
tere il podestà — quod omnes Heretiquos publice ab ecclesia
remotos de civitate et districtu bon . bona fide totis viribus et
cum denuntiatione domini Episcopi Archidiaconj vel Archipre-
sbiteri ^ et si non ea capere studebo et si jnfra Octo dies post-
quam ei vel eis fuerit denuntiatum et ad matrem ecclesiam non
' Noto però dall' iscrizione che è nella basilica di santo Stefano in me-
moria di Bernardo vescovo ( l" 1104) questo distico leonino:
Ecclesie munus, fidei certamine durus
Scismaticis lacjueus extitit et gladius.
^ Manca il verbo (expellam).
230 R. DEPUTAZIOiNE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
redierint bona eorum publicabo, et eos comprehendere studebo,
et comprehensos postquam dampnati fuerint de perfidia et non
redierint comburram ' ^ [Statata coni. bon. 1250. lib. 1, rub. I.
Neir edizione curata dal Frati, I, 67].
Altri accenni a pene contro bestemmiatori ^ e disputanti
' Il dottoi* E. Orioli mi comunica gentilmente che nel libro D delle
Rifoi-magioni [Archivio di Stato di Bologna] a pag. 405 v"^-406 trovasi que-
sto mandato:
[1254] die iovis xij febr.
Itera idem potestas mandat dicto raassario quod faciat infrascriptam solu-
cionem infrascriptis prò expensis factis in patarinis coraburendis et prò
alio.
Im primis.
lohanni Conscilii de Burgo Panigallis prò uno curu pallee sol. viiij bon.
Item eidem lohanni prò portatura perticarum sol. ij
Item Martinello de Pollicino prò uno curu lignorura sol. xvj bon.
Amodeo de Cremona et Guidoni de Parma et Martino brixano
et Martino de porta nova quia fuerunt ad spazandum nivera
de predone et ad forum de loco ubi fuerunt combusti sol. iiij bon.
Bologneto de Coca prò perticis sol.xsviij bon.
Ubertino de Provalle prò libris xxv olei sol. xviij et den. viiij boa.
lacobo de Paramese prò portatura olei ad forum et proiecit prò
patarinis den. xij bon.
Illis qui portaverunt bancha ad arenghum den. xij bon.
Itera in tribus cavistris et una corda den. xxj bon.
L'eretico condannato alle fiamme era messo dunque entro una cano-
vella 0 capanella fatta di paglia unta d' olio, cui si dava fuoco. Né questo
modo di giustizia era il più crudele fra quanti erano usati nel secolo XIII
in Bologna : nel maggio 1288 due falsi monetari furon condannati 1' uno
ad esser bollito in una caldaia, l'altro ad ingoiare metallo bollente e li-
quefatto; il 12 agosto 1305 Nanne dal Ferro traditore della patria, fu at-
tanagliato ; Ghedino de Riosti per avere ucciso uno scolare fiorentino
(1300) fu piantato, cioè fu messo a capo all' ingiù in una fossa scavata a
tal uopo, che poi fu riempita di terra .... E il Toselli ne' suoi Racconti
storici cita atrocità più matte ancora.
2 Ma questi non veuivan processati dalla S. Inquisizione che non giudi-
cava nemmeno degli incantesimi e delle fatture, ma unicamente di prava e-
resia. Vedi ad esempio il processo fatto nel 1286 dalla curia laicale a To-
raasino medico, figliuolo di Guido d'Arezzo, che affatturò, ammaliò, mate-
matico Giacomina moglie di Marino Ricchi (ne ha pubblicato un fram-
mento il Toselli ne'suoi Racconti storici I, 538).
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 237
contro la fede cattolica e patarini, si trovano qua e là negli
Statuti del '250 ^ '59, '88. Nel '59 anzi, quando il popolo vin-
citore impose la sua legge ai nobili vinti e abolì tutte le so-
cietà ordinate senza la pubblica approvazione, mantenne quella
istituita da fra Giacopino ed altri predicatori ' ad delendum so-
domitii vitium et hereticam pravitatem' e stabili anzi il modo
d'eleggerne i capitani -.
Quando nel 1254 Innocenzo IV divise il ministero della
S. Inquisizione in Italia tra i frati Minori e i Predicatori par-
tendo fra loro la penisola, Bologna toccò ai predicatori di qui
esercitanti, in principio, la loro autorità su tutta la Marca ia-
nuense e la Lombardia. Un elenco non interrotto di inquisitori
bolognesi, secondo documenti esaminati nel 1761, non comincia
che col padre Aldrovandino da Reggio (1273); seguono: Daniel
• Statuimus ad honorem domini nostri Ihesu Christi, et gloriose virginis
Marie genitricis eius, quod heretici et credeutes et fauctores eorum in per-
petuo banno ponantur, et alias penas et alias jniurias sustineant seciindura
formam statutorum domini pape gregorii, que sunt talia. [Statuta cora. Bon.
1250, lib. V, rub. Vili].
2 Statuta com. Bon. 1259, lib. XI, rub. CXLV: De societate beate Marie
conservanda . Ad honorem Dei . et beate gloriose Marie virginis . statuimus
et ordinamus quod societas illa que facta fuit et ordinata per fratrem la-
cobinura et alios ordinis predicatorum ad honorem Dei et beate virginis Marie
ad vitaudura et delendum sodomitii vitium et hereticam pravitatem defecit
nianuteneri conservari et defendi per potestatem angianos et consules et
comune et populum bon. totius eorum viribus . et quod ipsa potestas an-
ziani et consules et comune populus bon. debeant dare ipsi societati et ca-
p[itaneis] eiusdera plenam auctoritatem auxiliura et favorem quandoque
peccierint ad causam persequendi sodomitos et hereticos et ipsorum rectores.
Di questo fra' Giacopino e della Società da lui istituita — nota il Frati —
(Statuti di Bologna, III, 408), niun' altra notizia abbiamo di quelle in fuori
tramandateci dal presente Statuto e dall' altro che segue poco appresso
sotto la Rub. CXLYII, che dice: Item statuimus et ordinamus quod pote-
stas et anziani et consules qui prò tempore fuerint teneatur de Consilio
predicatorum omni anno duo ex militibus et duo ex populle cap[itaneos|
et unum nobilem vexilliferum ipsa societas in dictis offitiis auctoritate co-
munis bon. preponiant.
238 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
da Losano, Guglielmo da Cremona, Florio e Guido da Vicenza
del quale ecco l'Editto:
Sententia generalis sive admonitiones.
In Christi nomine amen. Nos frater Guido vicentinus ordinis pre-
dicatorum inquisitor heretice pravitatis in provincia Lombardie et
Marchia januensi, a sede appostolica deputati, monemus prò primo se-
cundo et tercio termino peremtorie et precipimus omnibus et singulis
habitatoribus civitatis Bononie et eius districtus, cuiuscunque gradus
seu condictionis et status, tam clericis quam laicis , masculis et femi-
nis, ut si aliquis cognoscit voi cognovit per visum vel auditum, aut
famam seu quocunque alio modo aliquem vivum vel defuntum he-
reticum vel hereticam credentem, fautorem, deftensorem vel recepta-
torem hereticorum, seu male loquentem de fide chatolica quam tenet
et predicat sancta romana ecclesia, aut infamatum vel suspectum de
heresi, vel qui peccaret aut peccaverit in crimine heresis, vel circa
ipsum crimem, quocunque modo aut ingenio, verbo vel facto, teneatur
et debeat revelare et manifestare nobis aut viccario nostro usque ad
octo dies, postquam ad eorum noticiam pervenerit, omni occasione et
excusatione remota, alias omnes et singulos rebelles et contumaces
qui non adimpleverint predicta et quolibet predictorum, ipsos vel ip-
sum ex nunc in hiis scriptis excomunicamus et excomunicatos sive ex-
comunicatum publice denunctiamus auctoritate premissa qua fungi-
mur. Item volentes compescere maliciam aliquorum qui uituntur aut
niterentur impedire officium inquisitionis centra hereticos, credentes,
fautores, deffensores, aut receptatores hereticorum, et centra eorum
bona ne libere procedatur in ipso officio inquisitionis, nec non et sen-
tencias et processus nostros centra predictos latos et latas ne libere
executioni mandentur, auctoritate offici nostri monemus prò primo
secundo et tercio termino peremtorie et precipimus districte sub
pena excomunicationis, omnibus et singulis habitatoribus civitatis Bo-
nonie et eius districtus, cuiuscunque gradus seu condictionis et sta-
tus, tam clericis quam laicis, masculis et feminis, collegio et univer-
sitate, ne quis verbo vel facto, publice vel private, per se vel alium,
uUo modo vel ingenio debeat nobis in eodem officio inquisitionis nec
in executione ipsius officii vel alicuius sententie aliquod impedimentum
ACTA SANCTf OFFICII BONONIAE 239
seu occasionem impedimenti prestare. Simili eciara modo moneraus prò
primo secando et tercio termino peremtorie, et precipimus sub pena
excomunicationis omnibus supradictis quod quicunque habet de bonis
illorum qui sunt hactenus condempnati per olim inquisitores heretico
pravitatis et eorum qui condempnabuntur deinceps per dictum inqui-
sitorem, vel eorum qui aliquid debent seu dare debebant eisdera vel
alteri eorum quacunque occasione et ex quocunque contractu cuiu-
scunque tenoris, vel habent de cartis eorum vel cuiuslibet eorum,
vel siquis notarius deberet eisdem vel alieni eorum lacere aliquas
cartas seu instrumenta cuiuscunque tenoris et condictionis sint, quod
omnia debeant manifestare nobis vel procuratori seu nuncio nostro
usque ad quindecim dies postquam ad noticiam eorum pervenerit, et
quod nulli alteri persone, collegio vel universitati de bonis predictorum
vel alterius eorum debeant respondere, nisi nobis vel procuratori seu
nuncio nostro qui ad hoc per nos fuerit institutus. Et quod nuUus
debeat tam collegium eciam quam universitas aliqua, modo aliquo
seu iugenio prestare aliquod irapedimentum ne predicta bona et res
predictorum et cuiuslibet eorum veniant ad noticiam nostrani vel
procuratoris seu nunctii nostri vel quo minus possumus eorum bono-
rum et cuiuslibet possessionem apprehendere corporalem , vel dare
auxiliura, conscilium seu favorem contra officium nostrum alieni fa-
cienti contra predicta vel aliquod predictorum. Et quod nulla per-
sona, collegium vel universitas bona mobilila vel inmobillia vel iura
seu quecunque alia quocunque nomine censeantur ad officium inqui-
sitionis spectancia seu ad queucunque alluni prò dicto crimine con-
dempnatum vel in posterum conderapnandum occupare debeat, vel
occupata tenere, vel occupantibus consentire, vel eisdem impartiri au-
xilium, conscilium vel favorem. Mandantes nichilhominus potestati
suisque assessoribus totique familie sue, nec non et aliis iudicibus
communis Bon. sub quacunque diversitate officii iura redentibus, et
aliis quibuscunque personis, ut de viribus nostrarum sententiarum
nostrique officii processibus et inquisitionibus nullo modo se debeant
intromittere vel discutere vel disputare in preiudicium nostrarum sen-
tentiarum, vel in aliqua nostri officii lesione. Quicunque autem de
predictis, contra predicta vel aliquod predictorum fecerit scienter pu-
blice vel private, per se vel per alium, aut allegaverit vel opponeret
falso in bonis predictorum seu alterius eorum ex causa aliqua ali-
quod ius habere, vel daret auxilium, conscilium seu favorem contra
240 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
officium nostrum alicui facienti centra predicta vel aliquod predicto-
riun, ipsura ex nunc in hiis scriptis exconnunicamus et excomunica-
tum publice denunctiamus auctoritate preraissa qua fungimur. Commi-
nando nichilhominus advcrsus huius mandati seu raandatorum con-
temptores tanquam contra impedientes promotionem fidei cbatolice et
officium inquisitionis sententia procedere duriori.
Lata lecta et publicata fuit dieta sententia per dictum inquisito-
rem prò tribunali sedentem Bononie in ecclesia fratrum predicatorum ,
presentibus fratre lohanne de Musonibus, fratre Venetico de Vidomi-
nis, ordinis predicatorum, d. Presbitero Petro de Tirona, domino Do-
minico de Meseracano notario, d. Rolando Casotti, fratre Bonromeo de
Calcina, d. Pace Nascimbenis, d. Stephano Amati notario, domino Gui-
done Guillielmi, Paulo domini Guidonis Tafioli, et aliis multis testibus,
vocatis et rogatis, sub annis Domini millesimo ducentesimo nonage-
simo nono indictione duodecima, die dominico vigesimo sexto mensis
aprilis.
Item lecta et pubblicata fuit dieta sententia per me Albertum
Carbonis notarium dicti inquisitoris, Bononie in loco fratrum predica-
torum, ante cappitulum , presentibus dieto inquisitore, fratre Lan-
dulfo de Bononia, fratre Manfredino Parmensi, fratre Petro vicen-
tino, fratre Feliciano de Spoleto, omnibus de ordine predicatorum, d.
lohanne de Monte Murlo, doctore decretorum, d. Philipo de Lamber-
tinis indice, d. Pace de Saliceto, d. Guidone Bontalenti notario, Paulo
domini Guidonis Tafioli, Gerardicto domini Boniohanni Rubai, et pluri-
bus aliis testibus vocatis et rogatis, sub annis Domini millesimo du-
centesimo nonagesimo nono indictione duodecima, die vigesimo nono
aprilis.
Item lecta et pubblicata fuit dieta sententia per me Albertum
Carbonis notarium dicti inquisitoris Bononie, in ecclesia santi Thome
de mercato, presentibus dicto inquisitore, d. Rugerio Aliprandi, do-
ctore legum, assessore nobilis viri domini Ottolini de Mandello pote-
statis Bononie, fratre Simone Bellondini ordinis predicatorum, d. Pace
de Pacibus legum doctore, d. Belvilano de Pacibus milite, dominis
Philipo et Bertholucio legum doctoribus, de Preitis, d. lacobo Biterni
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 241
notarlo, d. Acharisio Ravmondini, et Presbytero lacobo l'ectore diete
ecclesie santi Thome, et multis aliis testibus vocatis et rogatis , sub
annis Domini millesimo ducentesimo nonagesirao nono indictione duo-
decima, die tercio mensis madii.
' Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate
' ''■ , notarius, et dicti inquisitoris notarius omnia predicta de
mandato dicti inquisitoris publicavi et scripsi ss. ss. [Mns. p. 50 r.-v.].
MISTICI E COMUNISTICI ^
(Setta di Iacopo Segarella e Dolcino da Novara)
IL
Denunzie.
a)
In nomine domini amen. Anno eiusdem millesimo ducentesimo
nonagesimo primo vigesimo nono die mensis madij.
ipOnebene condam Aymerici Spiriti de Volta Mantuana qui nune
moratur in domibus sacerdotum sancti Martini de Apposa in civitate
Bononie, constitutus in presentia fratris Galvani de Butrio Yicarii et
subdelegati fratris Fiorii inquisitoris hereticorum in Lombardia et Mar-
chia januensi, et ab eodera fratre Galvcxuo cvtatus juravitin manibus
dicti fratris Galvani mandata ecclesie romane et abiuravit omnem
heresim et credentiam hereticorum et juravit dicere veritatem tam
de se quam de aliis quem et quos sivisset peccare et peccasse in
crimine heresis et hoc sub pena excomunicationis et prestiti juramenti
et sub pena xxv lib. que tociens committatur quociens inventus fuerit
veritatem non dixisse vel celiasse vel scienter in aliquo palliasse. CTl"^-
terrogatus sub penis predictis si sit vel umquam scivit aliquem hereticum
vel hereticam, credentem,fauctorem, receptatorem, vel defensatorem he-
reticorum, respondit quod modo sunt xxv anni vel circa sicut credit
' Poiché, come ho notato nella prefazione, i moti eterodossi seguirono
nel medio evo due opposte correnti, cosi mi è parsa possibile e ragionevole,
seguendo lo stesso criterio, una divisione anche qui.
242 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
de tempore quod vidit duos hereticos in Bon. scilicet ^Johannem
et (£" Guidonem de Marcharia in domo Johann is bursarij de Feraria
qui tunc terapoi'is habitabat in domo que est juxta fossatum sancti
Martini de Appesa juxta domum faln-orum versus campura mercati
et ibi fecit dictis liereticis reverentiam plurles secundum niorem
hereticorum et accepit ab eis panem benedictum * presentibus dicto
lohanne et Burghisino qui fuit de Mantua qui Burghisinus fuit cruce-
signatus prò crimine heresìs. ([" Item dicit quod modo sunt duo anni
vel circa sicut- credit quod vidit in domo Bonigrini de Verona in cen-
trata sancti Thome de mercato duos hereticos silicei Benevenutum de
Cremona et Matheum, modo sunt quatuor anni vel circa sicut credit
de tempore, et ibi eis fecit reverentiam pluries secundum morem he-
reticorum et accepit ab eis panem benedictum presente dicto "Boni-
grino et uxore eius et eandem reverentiam facientibus dictis hereticis,
dicto teste presente et vidente. (]^ Itera dicit quot modo sunt decem
anni sicut credit de tempore quod dictus te&tis vidit in domo Muni-
ghini de Mantua draperij in strata sancti Stephani in capite Vivarij
de Bon., duos fratres hereticos secte de Bagnolo ^ qui cognominantur
Rusiti de Mantua et erant pellicarij, quorum nomina ignorat et fecit
eisdem hereticis reverentiam pluries et accepit panem benedictum ab
eisdem pluries sciens eos esse hereticos, presente dicto Munighino et
uxore dicti Munighini et eandem reverentiam facientem, et presente
' DiRECTORiuM iNQrisiTORUM F. NiccoLAi Eymerici cum Commentariis
Fì'ancisci Pegnae. Romae. MDLXXXV. A pag. 293 e: Alterum eorum sa-
crilegum sacramentum est panis benedictio . haec est quaedam fractio pa-
nis, quarti ipsi quotidie faciunt tam in prandio quam in coena . fit autem
hoc modo: cum ingressi sunt ad mensam Cathari, sive Catharae, omnes
dicunt orationem Dorainicam : interim qui prior est apud eos professione
vel ordine, tenet panem unum, vel plures si necesse foret ad praeseatein
multitudinem saturandam, et dicendo: Gralia Domini nostri hsu Christi
sit semper cum omnibus nobis, frangit panem seu paues, et distribuit omni-
bus discumbeatibus.
' Tra le sette catare i pivi rigidi dualisti eran chiamati Albanenses
suddistinti in due parti di una delle quali (quella che si teneva stretta
air antica tradizione) era capo Balesmanza da Verona, dell'altra (la più
esagerata) Giovanni da Lugio bergamasco. I piìi temperati poi avean nonie
da Concorrevo in Lombardia e da Bagnolo nel Milaaese. (Vedi il bel libro
di Felice Tocco su L'eresia nel Medio Evo, Firenze, 188-1, pag. 75.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 243
Albertino de Mantua calcolario qui venit prò diete teste ut duceret
eum ad dictos hereticos ([^Item dicit quod modo sunt quatuor jara
anni vel circa sicut credit de tempore quod vidit dominum Lanfran-
chinum de Monte Claro septe de Bagnolo in domo habitationis luUiaui
bursarij de Bon. que posita est in capella sancti Martini de Apposa
et eis fecit reverentiam et accepit panem benedictum pluries secun-
dura intum et morem hereticorum, presente dicto lulliano et eandem
reverentiam faciente, presente dicto teste et vidente. (]/ Item dicit
([uod vidit in domo habitationis Bonigrini predicti, Benvenutum here-
ticum predictum postquam exiverat de carcere fratrum predicatorum et
gavisus fuit valde et eidem Benevenuto fecit reverentiam presente dicto
Bonigrino et uxore eius et eandem reverentiam faciente dicto teste
vidente. {j^Item dicit quod modo sunt quatuor anni vel circa sicut
credit de tempore quod vidit in domo Bencevene specialis duos here-
ticos silicet Benvenutum et Matheum hereticos et eisdem fecit reve-
rentiam presente dicto Bencevene et uxore eius et filia. i[_ Item dicit
quod modo sunt duo anni vel circa sicut credit de tempore quod ipse
testis recepii in domo habitationis sue que domus erat Benvenuti bren-
tatoris in capella sancti Symonis et lude juxta ripam Appose, unam
hereticam nomine Benvenutam que vendebat merces set non fecit ei
reverentiam, et de domo sua ivit ad domum lulliani bursarij predicti
et ibi dictus testis ivit ad visitandum eam sed nullus alius veuit se-
cum. Interrogatus quomodo scivit eam esse hereticam , respondit quod
ipsa met revelavit se ipsam sibi. ^Item dicit quod ipse nunquam
recepii corpus Christi. Interrogatus quare ista non manifestavit ut
absolveretur ab excomunicatione et peccato, dicit quod hoc fecit ti-
more pene et verecundia mundi. (17 Item dicit quod bene sunt xl
anni et ultra quod habuit noticiam et fami 1 lari tatem hereticorum in
Mantua et quod audivit predicatorem eorum et commendabat vitam
eorum et credebat eos essa bonos homines et pluries fecit eis reveren-
tiam in dieta civitate et accepit ab eis panem benedictum et maxime
habuit noticiam cuiusdam Guilielmi de Funi de Bon. qui postea fuit
conbustus prò ci'imine heresis et pluries fecit ei reverentiam, presente
domino Bererio et Guillielmo de Ansandris in quorum domibus dictus
hereticus stabat ad laborandum bursas. CT I^^e^i dicit quod modo
sunt XXX anni vel circa quod in domo domini Gratiadei de Ripa de
Mantua vidit plures hereticos set non recordatur de nominibus eorum
244 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PEH LA ROMAGNA
nisi solum de domino Guerisio de Cremona heretico cui dictus testis
fecit reverentiam. {j^Item dixit quod fecit reverentiam Belesmance et
Fogace septe de Bagnolo in domo domini Bonacursij de Grusulanis de
Mantua. (["item dicit quod dictus dominus Bonacursius fuit hereti-
cus consolatasi et eidem bonacursio dictus testis fecit reverentiam,
^Item dicit quod Bergami vidit plures hereticos et familiaris stetit
cum eis et spetialiter cum domino Bonacursio de Grusulanis predicto,
qui tunc temporis erat Bergami et pluries fecit ei et aliis reverentiam
in dieta terra set non recordatur in quorum domibus hoc fecerit.
^ Item dicit quod pluries dedit hereticis predictis et aliis de quo-
rum nominibus non recordatur auxilium consilium et favorera et
dedit eis de bonis suis et recepit de bonis eorum. ^Item dicit quod
nichil sit plus de vita et moribus hereticorum. (£" ftem dicit quod nun-
quam fuit requisitus ab aliquo inquisitore de crimine heresis nisi
modo.
Actum Bononie in domo jnquisitoris presentibus dominis Thadeo
de Monte Alto archidiacono sagonensi et Gregorio canonico bolescla-
viensi qui intelligebant vulgare ipsum, scolares, et magistro lohanne
condam domini Martini de Polisino. [Mns. p. 1].
' Il Consolamentum, nota il Tocco, era la funzione religiosa più im-
portante dei Catari, che valeva ai loro occhi più del battesimo cattolico
istituito a loro avviso non da Cristo ma dal Battista , falso profeta. Questa
funzione aveva la virtù di sottrarre l'anima dall'impero del Demonio e
congiungerla allo spirito di Dio. Ma poiché son possibili le ricadute in pec-
cato — e d'altronde chi non è unito allo spirito di Dio, se muore, la sua
anima tuttora in balìa del Demonio deve incarnarsi in un altro corpo e
ricominciare di nuovo il corso della sua espiazione — i più differivano a
prendere il Consolamentum sino al momento della morte. Ecco in che con-
sisteva: (^DiR iNQVis. pag. 293). Eorum praepositus... per manus impositio-
nem consolamentum daturus librum Evangeliorum, vai totius novi testa-
menti tenet ante pectus suum : is vero qui consolamentum est recepturus,
ubi corara Catharis confessus est in genere dicens se esse peccatorem , et
humiliter accedere ad petendam veniam, tunc praepositus absolutione peracta
ponit praedictum librum supra caput illius, et ceteri Cathari qui adsunt,
manura dextram, et incipiunt suo ordine dicere Dominicam orationem.
ACTA SANCII OFFICII HOXONIAE 245
(1291, 14 Giug-Qo).
Il medesimo Ognibene denunzia per eretici o fautori d'eretici:
Rogerius de Florentia qui vendit panaos et Ghisola uxor eius.
Bellotus et Manfredinus de Pergamo septe de Bagnolo.
luntarellus de Mantua.
Constantinus bursarius.
Lanca tabernarius, Boxius et Moxius de Gacolo et de Pladana de
Cremona.
Bonaventura caretarius, et Bonaventura de Lignano de Verona.
Phylippus tabernarius de Bononia.
Ghisela de Valdonega.
Alia Ghisela de Mantua.
Albertina de Castellarlo Mantuano,
Amadeus qui vendit cultellos in mercato medij.
Morandinus de Mutina.
Natalis de Bononia qui vendit cerbelerias.
Andreas de Marca.
Bonifacius del Cigna et tìlius eius de Verona,
lacobinus qui vendit cultellinos.
Mursinus de Mantua bursarius qui modo vendit vinum.
Gerardinus coriarius de Venetiis.
Petrus coriarius.
Avancus draperius de Mantua.
Barba bursarius qui dicitur Galdulfìnus de Mantua.
Bonadonna de Mantua de Ronchoferario que nunc est anelila cuius-
dam de Maranensibus.
Thadeus de Castellarlo.
Bonaventura de Galicis de Mantua.
Andreolus de Bononia.
Zone speciarius de Florentia.
Brunus de Tuscia.
Bonandrea de Tuschia.
Gerardinus florentinus speciarius.
lacobus de Brixia.
[Mns. p. 2].
246 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
HI.
BONIGRINUS DE VERONA.
a)
In Chi'isti nomine amen. Anno eiusdem millesimo ducentesimo
nonagesimo sexto indictione nona, die xvij .Tullij. ^ Bonigrinus de
Verona <iui nunc moratur Bon. jn capella sanati Thome de mercato,
cytatus venit ad presentiam fratris Guidonis vicentini ordinis predi-
catorum jnquisitoris heretice pravitatisjn provincia Lombardie et Mar-
chio januensis a sede apostolica deputati, qui juravit in manibus suis
dicere plenara et firmam veritatem, tam de se quam de aliis vivis et
defunctis qui peccarent vel etiam peccassent in crimine heresis vel
circa ipsum crimen, vel qui essent vel fuissent jnfamati de heresi
et male locuti fuissent de fide catholica. Interrogatus suo sacramento
et sub pena arbitrio dicti jnquisitoris si cognoscit vel cognovit un-
quam aliquem hereticum vel hereticam, credentem, fautorem, defen-
sorem , receptatorem liereticorum aut infamatum vel suspectum de
heresi vel male loquentem de fide catholica, vel ipso Bonigrinus ha-
buit uraquam credenciam amicitiam vel familiaritatem hereticorum
vel si umquam fecit reverentiam eisdem hereticis secundum morem
hereticorum vel si recepit ab eis panem benedictum secundum morem
hereticorum, respondit ad omnia quod non, et omnia predicta simpliciter
negavit, set dixit se interdum hereticos observasse ut posset eos ca-
pere et expoliare et hoc fuit in episcopatu veronensi prope lacum de
Garda et per talem modum dicit quod aliquando hereticos vidit sed
quod non habuit credentiam vel amicitiam eorum.
~ Predictus autem inquisitor fecit eidem Bonigrino mentionem de
pluribus hereticis et credentibus hereticorum quorum Bonigrinus ha-
buerat credentiam et amicitiam, qui tamen Bonigrinus suo sacramento
omnia negavit, tandem cum predictus jnquisitor ostendisset ipsi Boni-
grino suam confessionem factam coram fratre Florio condam in-
quisitore sub M ce octoagesimo tercio scriptam manu fratris Artuxinj
not. jn qua confitetur ipse Bonigrinus se fuisse longo tempore cre-
dentem et amicum et fautorem hereticorum et se fecisse reverentiam
eisdem hereticis pluries et multos nominavit et accusavit in dieta
ACTA SANCTI OFFICI! BONONIAE 247
sua confessione quos predictiis frater Guido inquisitor ante sibi no-
minaverat, respondit ipse Bonigrinus dieens quod hec omnia erant
et fuerant vera sed non recordabatur et dixit se fuisse absolutum ab
omnibus predictis per fratrem Florium inquisitorem. Predictus autem
frater Guido inquisitor monuit predictum Bonigrinum quod debeat
corrigere et emendare dictum suum usque ad tres dies.
Actum Bononie in domo fratrum predicatorum jn presentia dicti
fratris Guidonis inquisitoris et fratrum Manfredi de Boaria et Jacobi
de Paradiso et mei fratris lohannis de Rochis notari infrascripti.
[Mns. p. 3J.
M. ce. nonagesimo sexto indictione ix, die tertiodecimo octobris.
(£" Predictus Bonigrinus constitutus in presentia predicti fratris Guido-
nis inquisitoris, interrogatus suo sacramento si erant duo principia et
duo dij, respondit quod erat unus Beus. Interrogatus si ille Beus de
quo loquebatur creaverat omnia ista corporalia visibilia et maxime
si creaverat et fecerat serpentes, dracones, scorpiones et alia bruta et
consimilia, respondit quod non. Interrogatus quis creaverat et fecerat
predicta utrum Beus vel Biabolus, respondit asserendo et cum cla-
more afirmando quod Biabolus fecerat predicta omnia et que sunt in
nocumentum et detrimentum et gravamentura hominibus et quod
Beus non creasset nec creaverat ista. Interrogatus si est peccatum fa-
cere justiciam de malefactoribus et si hoc erat secundum Beum, re-
spondit quod malefactores , scilicet homicide et fures et huiusmodi
poterant puuiri secundum mundum sed non secundum Beum nec Beo
placet. Interrogatus si romana ecclesia erat capud christianitatis et
tìdelium Christi, et si papa erat capud romane ecclesie Christi , re-
spondit quod et papa et alij de romana ecclesia qui servabant man-
data Christi et erant boni homines, erant capud ecclesie alias non.
Interrogatus si sacerdotes romane ecclesie sacrificabant corpus Christi
dicendo missam et si poterant absolvere et ligare, respondit quod si
erant boni homines et in statu penitentie poterant sacrificare et ab-
solvere et ligare alias non. Item dixit quod etiam omnes alij homines
qui sunt boni christiani possunt a peccatis absolvere et ligare et sa-
crificare. Item dixit quod sicut sunt Ixxij lingue jta sunt Ixxij fìdes.
Interrogatus quis fecerit corpus humanum, respondit quod homo
17
2 1<S R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
habot corpus a [mire et matre. Interrogatus unde pater et mater
habuerunt corpus suum, respondit qnod omnes ab Adam ed Eva. In-
terrogatus unde illi habuerunt corpus, respondit quod nescit. Inter-
rog'atus si interfuit consolamento condam Bonamini joculatoris de
Pergamo heretici consolati, respondit quod non, nec aliquid sit vel
scivit de consolamento suo nec interfuit morti sue. Interrogatus sì
recepit vel habuit aliquam pecuniam hereticorum consignatam sibi per
predictum Bonaminnm, quam pecuniam debebat l'estituere quibusdam
hereticis, respondit quod nullam pecuniam recepit vel habuit a pre-
dicto Bonamino vice et nomine aliquorum hereticorum nec alio modo
nec de pecunia illa aliquid sit.
Interrogatus si prò exccessibus suis et culpis commissis per eum
in crimine heresis et circa ipsum crimen fuit punitus vel aliquam
penitenciam habuit a fratre F'iorio inquisitore condam hereticorum,
respondit quod non recordatur se habuisse aliquam penitenciam vel
sententiam contra se prò predictis culpis et excessibus.
Actum Bononie in domo inquisitionis in presontia predicti fratris
Guidonis inquisitoris et mei fratris lohannis not. infrascripti. Et presen-
tibus testibus Alberto Carbonis not. de capella sancti Senixii et Mi-
lanino condam Pastoris de Mediolano et Guilielmo condam Salomonis
testibus [Mns. p. 3].
e;
M.CC.lxxxxvj. Indictione ix die xiii] octobris. CIT Bonigrinus su-
pradictus in presentia predicti fratris Guidonis inquisitoris constitu-
tus dixit et asseruit quod oves Christi que dicebantur oves Israel
que perierant erant illi spiriti qui ceciderunt de celo qui ispiriti
omnes tandem salvari debebant. Interrogatus utrum anima sua silicet
ipsius Bonigrini esset et fuisset de spiritibus illis qui ceciderunt de
celo, respondit quod sic et erat de spiritibus illis qui ceciderunt de
celo et de ovibus que salvari debebant. Interrogatus si Deus verus et
Deus lucis fecerat venire diluvium tempore Noe et si Deus faciebat
venire tempestates et si fecerat submergi homines eciciaquos in aquis
tempore Moysi et tempore Pharaonis, respondit ad omnia quod non,
dicens qnod a bono Deo talia et similia supradicta, non procedebant
Interrogatus si Deus creaverat lupos et huiusmodi animalia, re-
spondit quod non. Interrogatus quis creavit et fecit ludam Scariotis
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 249
ivspondit (juod pater et mater. Interrogatus unde fuerunt pater et
mater, respoudit quod ab Adam et Eva. Interrogatus imde fuerunt
Adam et Eva, respondit se nescire. Interrogatus quis creavit aniraam
lode in qua fuit tanta raalicia et nequitia quod cogitavit prodere
Christum et committere tam magnum malum, respondit quod non
fuit creata a bono Deo ipsa anima lude, Interrogatus a quo fuit creata
dieta anima lude, respondit quod a Diabolo. Interrogatus quis creavit
et fecerit Diabolum, respondit se nescire. Interrogatus si potestates et
rectores quando puniunt malefactores et occidunt eos, faciunt contraman-
data Christi, respondit quod sic et quod nec apostoli nec Christus
mandaverunt vel ordinaverunt quod homines debeant occidi, quia
scriptum est : non occides.
Predictus jnquisilor dixit eidem Bonigrino (|uod ecclesia romana
et ipse inquisitor non credebat nec tenebat illam fidem nec predicta
alia que ipse Bonigrinus dicebat asserebat et si ipse Bonigrinus vo-
lebat persistere et perseverare in predictis, et si erat paratus mori
in tali fide sua. Respondit quod volebat in talibus perseverare et per-
sistere et in tali sua fide mori.
Actum Bononie jn domo jnquisitionis jn presentia dicti fratris Gui-
donis inquisitoris, et mei not. infrascripti et presente fratre Manfredo
de Doaria et frate Bertoldo friolano qui ambo fuerunt priores in con-
ventu fratrum predicatorum de Bononia.
{£* Die xiiij octobris Milaninus de Mediolano nuntius juratus fratris
Guidonis inquisitoris predicti retulit predicto inquisitori et mihi fratri
lohanni notarlo infrascripto quod citaverat et personaliter invenerat Bo-
negrinum predictum acccusatum et infamatum de heresi apud predictum
itiquisitorem monendo eura primo secundo et tercio ut ipse Bonigrinus
compareret usque in diem tercium proxime venturum ad responden-
dum et ad defensionem faciendum de illis et prò illis de quibus
erat accusatus et infaraatus apud dictum in(|uisitorem.
{[7 Bonigrinus predictus in termino sibi statuto a predicto fratro
inquisitore corani ipso inquisitore comparuit, nec aliquam responsio-
nera vel excusationem aut defensionem fecit prò bis et de hiis de quibus
accusatus et difFamatus fuerat, sed erroribus suis quos ante asseruit
et confessus fuerat in iudicio coram predicto inquisitore ad huc addidit
infrascripta. Interrogatus enim si matrimonium erat licitum et se-
cundum mandata Christi, respondit dictus Bonigrinus et dixit quod
250 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
matrimonium non erat uoc fnerat ordinatimi a Christo nec erat se-
cundum mandata Christi. Cam autem reprehenderetur a dicto inqui-
sitore de eo quod ipse Bonigrinus dicebat, quia Christus cura Beata
Virgine matro sua et cura apostolis suis interf'uit nuptiis et fecit mi-
raculum convertendo aquam in vinum et ex hiis approbavit matri-
monium, respondit ipse Bonigrinus dicens quod ipse Christus interfuit
nuptiis cum matre et cum apostolis non quia ex hoc approbaret ma-
trimonium sed ad consolationem et leticiam illorum qui faciebant
nuptias. [Mns. p. 3 v.**].
d) Consilium sapientium.
^ Sapientes infraseripti dederunt consilium fratri Guidoni inqu-
sitori suprascripto super facto suprascripti Bonigrini,qui sapientes omnes
auditis processibus et inquisitionibus factis per supradictos inquisito-
res, silicet per fratem Floreum et per fratrem Guidonem et per alios inquii
sitores silicet per fratrem Guillelmum cremonensem et per fratrem Da-
nielem de Losano et per fratrem Franciscum inquisitorem, auditis etiam
sententiis latis centra dictum Bonigrinum per dictum fratrem Guilielmum
cremonensem inquisitorem, auditis etiam erroribus quos dictus Boni-
grinus nuper confessus fuit in juditio coram predicto fratre Guidone
inquisitore, consuluerunt omnes unanimiter nullo discrepante quod
predictus frater Guido inquisitor poterat et debebat procedere de jure
centra predictum Bonigrinum, tanquam contra hereticum et plnries
elapsum in heresim abjuratam et contra bona omnia dicti Bonigrini
publicanda et confìscanda inquisitionis officio.
Sapientes autem qui dederunt predictum consilium fnerunt isti,
silicet * :
' Oltre questi ricorrono nei vari ' Consigli ' che si trovaa nel nostro
Manoscritto altri nomi di ' Sapienti ' ; ma perchè se ne vede un Catalogo,
ndubbiamente ricavato da questo codice, nell' opera del Sarti e del Fatto-
rini De Claris Archigymnasii bononiensis professoribus etc. (nella seconda
edizione curata dall' Albicini e dal Malagola, II, 302), cosi credo inutile
trascriver tutti i nomi anche qui.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 251
^ Dominus Guido de Baysio archidiaconus bononiensis doctor
decretorum.
^Dominus Gerardus de Cornacano vicarius domini Episcopi
bononiensis.
(17 Dominus Arpinellus archipresbiter ecclesie maioris sancti Petri
de Bononia.
dr Dominus Rodulfus abbas sancti Proculi de Bononia.
CT I^oii^iiT^us Martinus Sublimani doctor legum.
^frater Ugolinus de sancto Ambrosio supprior jn conventu
ratrum predicatorum de Bononia.
CT frater Gabriel reginus . . . ,
C^^ , , / qui omnes tres luerunt lectores
trater Homobonus bonon. .
C„ . , \ in ordme predicatorum,
trater Albergiptus bonon. ]
^frater Matheus de ordine fratrum Minorum qui fuit juqui-
sitor hereticorum.
{{7 trater Gerardus de Asinellis de ordine minorum: (]^ Predicti
autem sapientes omnes consuluerunt ulterius quod dictus Bonigrinus
deberet relinqui judicio et brachio seculari, exceptis fratribus pre-
dicatoribus et minoribus qui dixerunt quod deberet reciudi jn per-
petuo carcere.
Actum Bononie jn domo fratrum predicatorum de Bononia jn
domo inquisitionis, sub anno domini millesimo ducentesimo nonagesimo
septimo, indictione decima, secundo die setembris in presentia dicti
fratris Guidonis jnquisitoris et mei notarij jnfrascripti et omnium
predictorum sapientum et fratris Ottonis de Foro luUij.
Ego Johannes de Rochis auctoritate jmperiali notarius et nunc de
ordine predicatorum frater, predictis omnibus jnterfui et de mandato
et auctoritate dicti fratris Guidonis jnquisitoris predicta omnia jn
publicam formam redegi et scripsi. ss. ss.
Eodem millesimo, die vij setembris, jn supradicto loco. {]7 Do-
minus Henricus de Sancto Miniato de la Porta doctor legum judex et
assessor domini Berardi de Camerino potestatis bononiensis i\J d. Bo-
nicuntrus de hospitali de Bononia doctor decretorum, et (]/ fra-
ter Aymericus placentinus prior in conventu fratrum predica-
252 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
torum de Bononia auditis et jntellectis processibus et jnquisitio-
nibus factis per supradictos jnquisitores centra predictum Boni-
gi'inum et sentenciis latis centra eum et cont'essionibus et erro-
ribus suis, concordaverunt per omnia cura supradictis sapienti-
bus et dederunt supradicto fratri Guidoni .inquisitori simile consi-
lium sicut supradictum est, de predicto Bonigrino condempnando et relin-
quendo brachio seculari {[" d. lulianus domini Cambij de strata sancti
Vitalis de Bon, doctor legum auditis et intellectis supradictis omni-
bus processibus et jnquisitionibus concordavit cum supradictis sapien-
tibus et dedit consimile consilium supradicto fratri Guidoni inquisi-
tori. Sub millesimo predicto, decimo die setembris, silicet de predicto
Bonigrino condempnando et relinquendo brachio seculari ' [Mns.
p. 4 V.].
IV
lULIANUS ET BOMPETRrS
Die undecime mensis Mail [1299]
^ lulianus bursarius filius quondam Saglimbene, qui consuevit
habitare Bononie in cappella sancti Martini de Aposa, et nunc habitat
Padue, constitutus in presencia fratris Gnidonis vicentini inquisitoris
heretice pravitatis, interrogatus dixit quod cum esset Padue in sta-
tìone sua commendavit et laudavit fidem et vitam hereticorum et
loquebatur male de fratribus iam sunt quinque anni, presente Bom-
petro lohannis bursarii et presente Viviano discipulo suo et Symone
discipulis suis, et dicit quod dictus Vivianus filius quondam Pauli de
Feraria est credens hereticorum, quod sit ex eo quia loquitur male
de fratribus et quia manifestavit se se esse credentem hereticorum
ipsi testi, et commendando fidem et vitam hereticorum ipse testis et
' ]^er sentenza del 12 settembre 1297 Bonigrino da Verona, eretico
recidivo; viene rilasciato al braccio secolare, i suoi beni sono coofiscati, egli
scomunicato. Fu poi arso come appare incidentalmente dalla inquisizione
di prete Giacomo rettore della chiesa di san Tommaso in mercato (Mns-
p. 10 r°. ).
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 253
dictus Vivianus simul, et dictus testis instruebat dictum Viviaaum de
credencia hereticorum et hoc fuit frequenter, et dicit quod postquam
fuii Cruce signatus per fratrem Floriiun ad huc habuit fidem et cre-
denciam hereticorum, et dicit quod non dixit veritatem dicto inqui-
sitori in alio dicto suo et fuit periurus in dicto suo quod dixit co-
ram dicto inquisitoi*e. Item dixit quod venit de Florencia Bononiam
iam sunt quatuor anni, ad petitionem dicti Bonipetri qui mixit prò
60, et mater dicti Bompetri conquerebatur quod non poterit haberi
de bonis horainibus idest de hereticis. Unde timebat ne dictus Bom-
petrus eius filius perderei animam. Interrogatus si dictus Bonapetrus
aliquid dixit de hoc, respondit non. Item dixit quod modo sunt sep-
tem anni vel circa quod ipse erat Bononie, in Capella sancti Martini
de Aposa, sub porticu domus quondam luliani Virtutis, et quidam nomine
Honebene de Mantua credens hereticorum dicebat quod heretici facie-
bant virtutes et miracula, et dictus testis dixit quod audiverat quod
Mantue fuerunt combusti quidam heretici et apparuerunt magna lumina-
ria super eis et fecerant miracula et virtutes. Interrogatus si credebat
ita esse, respondit quod sic, quia bene credebat quod heretici facerent
virtutes et miracula. Item dicit quod postquam fuit Crucesignatus liben-
ter vidisset hereticos et libenter invenisset eos si potuisset. Item di-
xit quod lordaninus et Benata eius uxor consueverunt esse credentes
hereticorum, quod sit ex eo quia ipsi frequenter manifestaverunt se
dicto testi quod habebant fidem et credenciam hereticorum. Et dictus
testis manifestabat se eis, et hoc fuit Bononie eo tempore quo Galvanus
fuit captus. Item sit ex eo quia audivit a Galvano heretico qui fuit
combustus Bononie, quod ipse Galvanus reposuit res suas penes di-
ctum lordaninum et dedit ei in salvamento, scilicet lectum et pan-
nos et cultram et linteamina. Item dicit quod Manuel de Mutina ho-
spitator consuevit esse credens hereticorum, quod sit ex eo quia di-
ctus Manuel venit Bononiam et duxit secum Galvanum hereticum ut
daret consolamentum cuidam Muratori de Mutina cuius nomen igno-
rai. Item dixit quod possunt esse duodecim anni vel circa quod ipse
lulianus ivit ad standura Paduam, et ante quam iret Johannes bursa
rius venit ad standum Bononie, et ipse testis et dictus Johannes Io-
cuti sunt mutuo de fide et vita hereticorum, et dictus Johannes con-
forbatat dictum testem dicendo: filli filli si tu habuisti brigam et tri-
254 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
bulationem ab iuquisitoribus porta in paciencia. quia hababis magnum
meritum a Deo, quia ego eciam habui magnani tribulaciouem et ta-
men substineo in paciencia, et ambo tunc ipse testis et dictus Jo-
hannes manifestabant se mutuo quod haberent fidem et credenciam
hereticorum. Et predicta fuerunt postquam ipse Johannes fuit absolutus
a fratre Florio inquisitore ultima vice et postquam ipse testis fuit
Crucesignatus. Item dicit quod semel dictus Galvanus hereticus duxit
dictum testem ad terram de Chasi, ad domum cuiusdam mulieris que
vocabatur Bolnexe, quam dictus Galvanus dicebat esse credentem he-
reticorum, et dictus Galvanus fuit receptatus in domo diete Bolnexe
per ipsam Bolnexe. Et dictus testis ivit ad aliud hospicium et dictus
Galvanus remansit in dieta domo, et dictus testis rediit postea Bono-
niam sine dicto Galvano. Item dicit quod audivit a dicto Galvano
heretico quod uxor Alesandri Bochaderospo fuit consolata secundum
morem hereticorum, et hoc eciam audivit a Divitia tìlia dicti Alesan-
dri. et predicta tacuit scienter in alio dicto suo facto coram dicto
inquisitore.
I Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate
I et dicti inquisitoris notarins predictis attui, et ea de ipsius
inquisitoris mandato publice scripsi ss. ss. * [Mns. p. llv.°-12r.°]
1.
' Udito il consiglio dei sapienti (Mns. p. 137 r.o) Bonipetro e Giuliano
borsari scomunicati vengono rilasciati al bi-accio secolare, i loro beni con-
fiscati, essi bruciati. — Negli Atti del podestà. (Archivio di Stato di Bo-
logna) N. 134, a e. 5v.f si legge:
die predicto [15 maggio 1299]
^T" dorainus potestas predictus precipit et precipiendo mandat vobis
predictis depositariis, quatenus sine vestri preiuditio etc. detis et solvatis
infrascriptis nunciis communis Bononie, seu Lappo Cultri eorura nomine,
solidos octo bon. quoniam iverunt die mercurii tertiodecimo raensis maij ad
justitiam factara in campo fori de duobus ereticis qui fuerunt usti seu
brusati, ad rationem duodecim den. prò quolibet ipsorum secundum for-
mam jui'is statutorum ordinamentorum provixionum et reformatìonum corau-
nis et populi Bon., nomina quorum nunctiorura sunt hec : Lapus Cultri,
Gandulfinus Primirani, lohannes de Gavraria, Guillelmus Boniohannis, Marchi-
xinus Guidonis, Gerardutius Gratiadei, Feo Corbini, Andreas de Savigio.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 255
V.
Paulus trixtinellus.
Die decimoseptimo mensls Madii [1299].
d^Benincaxa Martini nunctius, cappelle sancii Thome de merchato.
civitatis Bouonie et nunctius iuratus fratris Guidonis vicentini inqui-
sitoris heretice pravitatis in provincia Lombardie et Marchia Januensi
corani dicto inquisitore constitutus, iuravit de ventate dicenda. Et di-
xit suo sacramento quod cum ipse frater Guido inquisitor faceret
legi et publicari sentencias suas latas centra Bompetrum et Julianum
bursarios condempnatos de crimine heresis et relictos iuditio seculari,
et legerentur diete sententie et pubblicarentur de mandato dicti in-
quisitoris in ecclesia santi Martini de Aposa, quando missa maior di-
cebatur post evangelium coram populo, d. Paulus Trintinellus cap-
pelle sancti Martini predicti, detraxit dictis sentenciis ipsius inquisi-
toris et officio inquisitionis et ipsi inquisitori et fratribus predicato-
ribus, et favorem dedit hereticis et credentibus hereticorum patenter
et manifeste, dicendo quod illud quod fìebat et factum erat de pre-
dictis Juliano et Bompetro erat malum opus et quod inquisitor pote-
rai tacere scribi illa que volebat, et quod ipse non daret de illis
scripturis unam fabam. Et d. Pax de Saliceto qui erat presens dixit
dicto domino Paulo Trintinello: vos male dicitis et estis excomunicatus
propter verba que dicitis , et dictus d. Paulus respondit : inquisitor
non potest excomunicare nec credo quod excomunicatio eius valeat
aliquid. Et dicebat quod dictus Bompetrus fuerat bonus homo et quod
iniuste erat condempnatus et quod magnum peccatum erat factum
de eo et magnum peccatum erat exheredare fìlios dicti Bompetri et
destruere familiam suam. Iterum dicebat quod illi fratres de Carmelo
qui morantur in dicto loco sancti Martini fuerant viles et miseri quia
dictus Bompetrus dabat eis vinum prò sacrifìcio et ipsi non deffen-
derunt eum nec excusaverunt eum nec iuverunt ipsum Bompetrum.
Et plura verba dixit in preiudicium officii inquisitionis et in favo-
rem dicti Bompetri, et predicta dixit coram multis, presentibus et au-
dientibus dicto teste et dicto domino Pace de Saliceto, Nascimbeno
Adelardi nunctio dicti inquisitoris et Alberto Carbonis notario dicti
inquisitoris qui legebat dictas sentencias.
256 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Actum Bononie in loco frati'um predicatorum, in domo officii in-
quisitionis . Presentibus Millauino de Mediolano et Naseirabene Ade-
lardi teslibus vochatis.
Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate no-
• ^* I tarius et dicti inquisitoris notarius predicta de eius man-
dato publice scripsi ss. ss. * [Mns. p. 12r.''-v.°j.
VI.
Domina Saviabona
[1299] die vigesima secunda mensis Madii.
(£" Saviabona Gerardi veneciani, cappelle saucti lacobi de Carbo-
nensibus cvtata coraparuit coram fratre Horaobono boaoniensi, viccario
fratris Guidonis vicentini ordinis predicatorum, inquisitoris heretice
pravitatis in Bononia et provincia Lombardie ac Marchia ianuensi a
sede appostolica deputati et iuravit mandata sancte romane ecclesie
et dicti inquisitoris, et de veritate dicenda , dixit suo sacramento
quod die qua Bompetrus et .Julianus fuerunt condempnati dixit ipsa
testis: malum habeant fratres quare non recipiunt eos ex quo volunt
redire ad fidem ^. Item dixit quod ipsa Saviabona dixit eo die, ipsa
existente sub arengheria comunis : isti fratres predicatores vellent
comburri cum sancto Dominico nisi essent picture que sunt in ec-
clesia. Et dicebat : fratres conduxerunt me ad paupertatem propter
» Per Sentenza del 10 giugno 1299 (Mns. p. 72v.0-73r.0) Paolo Trin-
tinelli è condannato a pagar 200 lire impeciali. Ma poi per le istanze
' venerabilis patris domini fratris lohannis Bonon. Episcopi et dominorum
potestatis, Capitanei, Ancianorura et Consullum et populi Bononie et mul-
toi'um alioruni religiosorum virorum ' e ' propter eius seuectutem ' l'in-
quisitore assolve Paolo Trintinelli e revoca la prima sentenza (Mns. p. 76 v.^).
2 [Mns. p. 42 v.°] i\_ Dominus lohannes de Vernatia . . . dixit... quod
in platea communis quando Bompetrus et Julianus iudicari debebant per
potestatem et Bompetrus petebat corpus Christi clamando in arengo versus
populura, ipse testis dixit: quomodo potest hoc esse? iste videtur bonus chri-
stianus ego vidi quod heretici despiciunt corpus Christi et iste petit unde
quomodo posset esse hereticus ex quo petit corpus Christi? hoc non est
possibile . . .
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 257
malum testamentum qiiod fecerunt fieri, et dixit quod predicti noa
babebant peccuniam et si habuissent bene evasissent . Item dixit quod
malum opus erat illud quod fiebat de predictis Bompetro et luliano,
et peccatum magnum erat quia Bompetrus petebat corpus Christi,
et isti fratres fecerunt malum testamentum prò me.
Actum Bononie in ecclesia sancti Dominici . Presentibus fratre
Albrico de strata malori ordinis predicatorum et Beninchasa Martini
nunctio dicti inquisitoris, testibus vochatis.
Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate, et
* "• I dicti inquisitoris notarius, predicta de ipsius mandato scripsi
et pubblicavi, ss. ss. ' [Mns. p. 17 v.°].
VII.
Tra gli altri cbe mormorarono dell' Inquisitore per la condanna
contro Bompetro e Giuliano borsari mi paion notevoli i seguenti:
i^ Cantus becharius (teste lacobinus filius d. Bomcontis decreta-
lium doctoris) avrebbe detto ' inquisitor facit hoc quia dictus Bom-
petrus noluit ai dare sororem suam nec consentere eam ipsi inquisitori ' .
(Mns. p. 41 recto).
{17 Franciscus Fasqualis de Agubio (Thomaxo domini Porchon-
tini teste) dicebat ' quod inquisitor qui condempnaverat eos et fratres
niagis ess.ent digni conburi quam ipsi Bonpetrus et lulianus et quod
bonum esset ire ad domum fratrum et ponere ignem in domo et
conburere inquisitorem et fratres sicud factum fuit Parme '. (Mns.
p. 42 verso).
{{7 Chechola Alia Certholini ' iste inquisitor est diabolus ' (p. 43 v°).
^ Bitina fìlia Albertini brasfemavit inquisitorem turpiter di-
cendo ' 0 gli naschal vermo cane ' (p. 43 v°).
{P Ymelda Alia Micliilini que dicitur Malgarita ' ^brasfemabat
fratres dicendo etiam quod peccatum erat facere eis elemosinam '
(p. 40 r.).
* Per sentenza del 10 giugno 1299 (Mas. p. 72 r. e v.) Madonna Savia-
bona è condannata ad andar croeesignata, a far determinate pratiche reli-
giose, a pagar 10 lire imperiali. Ma poi, dichiarando ella di pentirsi, è a.s-
scita e la prima sentenza vien revocata (Mns. p. 77 r.).
258 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
(["Neri filius Deolaiti clamabat in platea comraunis dicendo ' dirai-
tatur dimitatur' (p. 49 r°).
{[" Philippus filius lohannis clamabat alta voce cum aliis ' mo-
riantur moriantur ' inquisitor et fmtres (p. 49 v.**).
{[" Mina filia d. Marchi dixit ' ego tiraeo qiiod non faciant ve-
nire fratres lieresim ' (p. 52 r°).
i£ lohanna uxor q. Bertholini vellet ' quod populus ì)ononicnsis
veniret ad domum fratrum et destrueret domura fratrum sicud factum
fuit Paduo' (p. 53 v.«>).
^ Oddus q. Albertini Caxagnoli labrum dicit ' quod fratres ma-
xime predicatores sepelliunt usurarios et accipiunt usui'as et come-
dunt eas et tenent concubinas et amasias, et quando transenna per
civitatem deridet eos et truffatur sicud malos homines rubaldos, di-
cendo etiam quod fecerunt unum Petrum martirem sanctum, cum non
sit sanctus nec est, et derridet dictum Petrum martirem *.
Tutti questi mormoratori — sono più di 500 e in maggioranza
donne — ritirano le loro parole e vengono assolti, o sono condannati
ad una tenue multa.
Vili.
Petrusbonus de guzolo etc.
[1299] die decimoseptimo mensis Novembris.
^ Frater Gerardinus qui sic appellatur non tamen est obliga-
tus alieni religioni vel ordini, citatus conparuit in iudicio corani
fratre Guidone vicentino ordinis predicatorum inquisitore heretice pra-
vitatis in provincia Lombardie et Marchia januensi, a sede appostolica
deputato, et iunivit mandata sancte Romane ecclesie et dicti inquisi-
toris , et dicere puram et meram veritatem tam de se quam de
aliis vi vis et defunctis qui peccarent vel eciam peccavissent in cri-
' Questo Pietro nato di parenti eretici, fattosi frate predicatore divenne
nel 1252 inquisitore di Milano. Alla qual città recandosi, da Como, fu uc-
ciso per via da un sicario spedito e comprato, dicesi, da eretici. Narrano
che egli trafitto a morte intrise il dito nel proprio sangue, scrisse per terra
credo e spirò. Fu canonizzato da Innocenzo IV nel 1253.
ACTA SANCII OFFICII BONONIAE 259
mine heresis, vel vel circa ipsum crimem. Interrogatus si cognoscit
vel cognovit unquam aliquem hereticum vel hereticam credentem,
fautorem vel receptatorem hereticorum, vel infamatum aut suspectuiii
de heresi aut male loquentem de fide catholica , respondit quod ipse
cognoscit et cognovit aliquos homines et personas qui non videntur
sibi nec credit quod sint bone fidei et bone opinionis. Interrogatus
de norainibus eorum , respondit quod unus vocatur Petrusbonus de
Guzolo * et alius Guido Cistela, ambo de Mulina, et alius Bernardinus
de Monte Valario de Mutina, et alius Petrus, qui dicitur Petrus, et
credit eciam quod sit de Mutina, et credit quod predicti non teneant
illam fìdem quam tenent et predicant fratres predicatores et alii re-
ligiosi. Interrogatus quare credit predicta , respondit quod nolunt
laborare nec vivere de labore suo, et habent vitam singularera ab
aliis Christi fidelibus. Item dixit quod frequenter vidit eos in ecclesia
audientes legi sine cantari epistolam et evangelium et postea rece-
dunt nec videntur curare de corpore Christi, nec de aliis que fiunt
et dicuntur in missa. Item dixit quod audivit dictum Guidonem Ci-
stelam dicentem quod cognoscebat quendara hominem qui ambularet
super aquas sicud faciebat sanctus Petrus appostolus, et intelligebat de
Gerardo Segarello, sicud credit ipse testis. Item dixit quod predicti
appellant se et faciunt se appellari et vocari pauperes Christi sive
Minimos, et consueverant appellari apostoli. Et magister L'golinus
pictor, cappelle sancti Michaelis sit de factis eorum.
Actum in civitate Mutine in domo ofBcii inquisitionis, presenti-
bus fratre Tomaxino de Tonsis de Mutina et fratre Francisco de Bo-
nonia, de ordine fratrum predicatorum , testibus vochatis.
1 Ego Albertus Carbonis imperiali auctoritate et dicti in-
" ^* I quisitoris notarius predicta omnia ipsius inquisitoris man-
dato scripsi et publicavi. [Mns. p. 28 v°].
' Fu poi bruciato, come appare dalla confessione di Biagio da Mon-
porgio (Vedi Documento X).
2G0 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
IX.
Petrus de monte Umbrario
[1299] Die decimo octavo raensis Novembris.
{[" Petrus de Monte T*mbrario dioccesis mutinensis, detentus et
ductus coraparuit in iudicio coram fratre Guidone vicentino inqui-
sitore heretice pravitatis in provincia Lombardie et Marchia Jan uensi,
a sede appostolica deputato, et abiuravit omnem heresim, fidem et
credenciam hereticorum , et iuravit mandata sancte romane ecclesie
et dicti itiquisitoris et dicere puram et meram veritatem tam de se
quam de aliis vivis et defunctis qui peccarent vel etiam peccavissent
in crimine heresis, vel circa ipsum crimen. Interrogatus si nunquara
fuit examinatus per aliquem inquisitorem vel viccarium eius, respondit
quod sic, scilicet per fratrem Leonem parmensem viccarium dicti in-
quisitori?, et iuravit coram eo mandata ecclesie et de veritate di-
cenda. Interrogatus respondit quod sunt quinque anni vel circa quod
recessit a patre suo et a parentibus suis et quidam nomine Bonavitta
de Florencia, qui appellabat se pauperem Christi et Minimum, pre-
dicavit ipsum testem dicens quod deberet vendere omnia quo habe-
bat et dare pauperibus. Item dicit quod dictus Bonavitta et alii con-
socii sui commendabant et laudabant Gerardum Segarellum de Parma,
dicendo quod esset bonus homo et sanctus. Interrogatus si audivit
ab illis qui dicunt se vel faciunt dici pauperes Christi sive minimos
seu apostolos quod tangere hominem vel mulierem et contractare ad
nudum, non obstante matrimonium , possit exerceri et fieri sine pec-
cato, etiam in locis irapudicis, nisi esset causa infirmitatis et neccessita-
tis, respondit quod bene audivit dici a dictis hominibus quod huiu-
smodi tactus possunt exerceri et fieri sine peccato. Interrogatus de
nominibus predictorum, respondit se nescire. Interrogatus si credit
predicta, respondit quod non, imo dicit quod credit quod tales tactus
impudici sint cum peccato. Interrogatus qualem vitara et qualem sta-
tum habet et quoraodo vivit, respondit quod appellat se pauperem
Christi. Interrogatus si credit quod huiusmodi qui dicunt se pauperes
sint in via salvationis, cum tamen non laborent et vadant mendi-
cando, non respondit, simpliciter, dicebat tamen, ut videbatur, quod
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 261
essent boni homuies. Interrogatus ubi moratur et ubi hospitatur, re-
spondit quod in domo Thealdi et in hospitali et in locis diversis ,
nec habet locum determinatum et dicit quod aliquando cantavit :
qui appropinquavit regnum celorura *.
Actum in civitate Mutine in domo ofScii inquisitionis, presenti-
bus fratre Thomaxino lectore et fratre Oddolino de Pelegrinis, am-
bobus de Mutina, et fratre Francisco bonon. de ordine fratrura pre-
dicatorum, testibus vocliatis.
Ego Albertus Carbonis imperiali auctoritate et dicti
fratris Guidonis inquisitoris notarius predicta omnia ipsius
1. s,
inquisitoris mandato scripsi et publicavi. ss. ss. [Mns. p. 29 r°]
X.
Blasius .tohaxxis de moxzorgio
Anno Domini millesimo trecentesimo tercio, indictione prima,
die decimo octavo Augusti
^ Blasius fìlius quondam lohannis de terra Moncorgii bononiensis
diocesis, citatus comparuit in presencia et in iuditio, coram fratre Gui-
done vicentino ordinis fratrum predicatorum, inquisitore heretice pra-
vitatis in provincia Lombardie et Marchia Januensi per sedem apo-
stolicam deputato, et abiuravit omnem heresim fidem et ci'edentiam
hereticorum et specialiter illorum qui se dicunt sive qui apostoli
nominantur, et iuravit mandata sancte romane ecclesie et dicti
inquisitoris et dicere puram et meram veritatem, tam de se quam de
aliis vivis et defunctis, qui peccarent vel eeiam peccavissent in cri-
mine heresis vel circa ipsum crimen sive in erroribus dictorum fal-
sorum apostolorum . Interrogatus si cognoscit vel cognovit aliquem
hereticum vel hereticam, credentem, fautorem vel receptatorem here-
ticorum seu dictorum apostolorum, vel aliquem male loquentem de
fide catholica, quam sanctissima Romana ecclesia, tenet docet et preci-
' DiRECTORiuM Inquisitorum p. 473 (Sif/na exteriora pi;r qiiae heretici
Pseudoapostoli cognoscuntur): recedunt cantando per vias publicas, claman-
do : agite penitentiam, quia appropinquat regnum coelorum.
262 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
pit observari, respondit quocì ipse cognovit et noticiam habuit et
plures vidit de illis qui se dicunt sive qui dicuntur apostoli quia vi-
dit et cognovit: Dolcinum de Novaria, PetruDi bonum Aguzolum de
Mutina, Deolajtum de Balugola, Zachariarn de Sancta Agata, Nicholaum
de Ferraria , Silvani de Tridento, Ansuysiam de Mutina, Charam de
Selli.? de Mutina, Fetrum et Johannem * fratres filios Gerardini Trughy
de Moncorgio , Jacohura filium Petricini de Monzorgio, Benedictum
de Collina, villa Moncorgii, Bartholomeam de Plumacio, et alios de
quibus non recordatur . Itera dixit quod aliquos de predictis, receptavit
in domo sua, scilicet Petrobonum Agucolura, ante quam esset combu-
stus, item Zachariarn de sancta Agata, postquam fuit Cruce signatus
per dictum inquisitorem, et eciam a sex mensibus citra, scieng quod
predicti et alii de dieta secta et societate dictorum apostolorum es-
sent excomunicati et quod ecclesia romana et inquisitores perse-
quebantur eos, et quod dictus Zacharias fuerat Cruce signatus per
dictum inquisitorem, et dixit tamen quod credebat eos bonos homines
et amicos Dei et credebat eorum doctrine et documentis. Interroga-
tus de doctrina et documentis eorum, respondit quod audivit eos di-
centes et docentes et maxime dictum Zachariarn predicantem et do-
centem de ecclesiarum distinctione secundum doctrinam Dolcini pre-
dicti, et quod Gerardus Segarella fuisset bonus homo et sanctus, et
quod debebat esse papa, ante mortem suam. Item quod ecclesia tem-
pore Christi fuit bona casta paupera et persecuta. Item quod tempore
Sancti Silvestri, ecclesia fuit bona, chasta, dives et honorata. Item quod
ecclesia modo est mala dives et honorata. Item quod ecclesia fuit in
Gerardo Segarello et est modo in dicto Dolcino et in sequacibus suis
bona casta paupera et persecuta, sicud fuit tempore Christi. Item de
destrutione ecclesie romane et pastorum eius , et de exaltatione di-
ctorum apostolorum, et quod dictus Dolcinus erat modo principalis et
maior inter eos. Item de Antechristo et de Fredericho de Aragonia et
de multis, que ipse nesciret dicere et explicare . Item dixit quod pre-
' Bruciato nel 1308. Nella sentenza contro di lui che trovasi nel nostro
Mns. Cp. l58 v.°) è detto: ivit ad Dolcinum in monte et ibi cum eo fuit et
stetit sexdecim mensibus sequendo vitam, modura, fidem et septam dicti
Dolcini et suorum .sequacium, et preliando centra eos qui dictum Dolcinum,
mandato sedis apostolice ac sancta romane ecclesie obsidebant.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 263
dieta et alia credebat esse vera et S(?candum bonam et catholicam
doctrinam . Interrogatns si credit modo predicta et predictos aposto-
los esse bonos homines , respondit quod ipsi sciunt si boni sunt et si
bona et vera dicunt . Interrogatus de eredentibus fautoribus recepta-
toribus et amicis dictorum apostolorura , respondit : Guillielmina de
Plumatio mater supradicte Bartholoniee. Item Benvenuta heremitta de
]Moncorgio, que mortua est. Item Guillielmus de Mulnario de Mon-
corgio. Item Maria Amitta Ansalon de Moncorgio. Item Albertus de
Moncorgio. Item presbiter Bonagratia qui fuit de Moncorgio. Item
presbiter Corvolo de Moncorgio et ipse Blasius testis. Item Gerardi-
nus Trugus predictus et Albergiptus eius filius de Moncorgio.
Actum Bononie in domo officii inquisitionis, presentibus fratre
Gnillielmo vicentino ordinis predicatorum et lacobo Petri notarlo te-
stibus * [Mns. p. 90 v."].
XI.
Zacharias balbi de sancta agata
a) [1299] Die decimonono mensis Madii
{PCacharias tilius Zannis Bondi Balbi de sancta Agata committatus
Bononie constitutus coram fratre Guidone vicentino inquisitore lieretice
pravitatis in provincia Lombardie et Marchia Januensi a sede appo-
stolica deputato in iuditio et abiuravit omnera heresim fidem et
credenciam hereticorum, et iuravit mandata sancte romane ecclesie
et dicti inquisitoris, et dicere purara et meram veritatem tan de se
quam de aliis qui peccarent vel eciani peccavissent in crimine here-
sis vel circa ipsum crimem . Interrogatus a dicto inquisitore si eccle-
sia romana et dominus papa potest sibi precipere quod non teneat
illam viam et ilhim modum vivendi quod tenet, scilicet quod tenet
illam viam illorum qui dicuutur appostoli, qnam viam reprobavit do-
minus papa et ecclesia romana , noluit respondere siniplicitin" set sub
» Per sentenza dell' ultimo d'aprile 1300 (Ms. p. 150v.0-151 r/^) Biagio
da Mongiorgo è condannato a far determinate pratiche religiose, andar cro-
cesignato, pagar 10 lire bolognesi.
18
2(>4 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
condictione et cum duplicitate, dicendo quod tenetur obedire domino
pape et ecclesie romane in hiis que sunt secundum Dium. Interro-
gatus si vult dimittere viam istam et raodum vivendi quod tenuit ut
dicit novem annis , respondit quod vult ire peregrinus per mundura
et pauper. laterrogatus quis est status maioris perfectionis vel status
ille qnem tenet aut status quem tenuit sanctus Augustinus, sanctus Am-
broxius, sanctus Gregorius et sanctus Bernardus, respondit quod ec-
clesia Dei fuit in maiori perfectione ab apostolis usque ad sanctura
Silvestrum, quia stetit in paupertate, quam a sancto Silvestro citra
quia habuit divitias, unde credit tenere illam viam quam tenuit ec-
clesia primitiva que fuit in statu perfectionis usque ad sanctum Sil-
vestrum et a sancto Silvestro citra ipsa ecclesia fuit in statu sancti-
tatis set non perfectionis sicut erat prius. Interrogatus si papa ro-
manus qui est modo habet tantam auctoritatem quantam habuit san-
ctus Petrus, respondit sic. Interrogatus si sanctus Petrus moneret et
preciperet ei quod dimitteret statum quem tenet, si ipse dimitteret ,
noluit respondere sempliciter nec absolute, set cum duplicitatibus. In-
terrogatus si habet auctoritatem predicandi et si potest predicare ,
licet non sit ei officium commissum, noluit respondere absolute set
credit quod posset dicere predicando bona verba. Interrogatus si
homo potest tangere mulierem que non sit uxor sua, et mulier ho-
minem qui non sit vir suus et contractare se mutuo et tangere in
locis impudicis ad nudum, et hoc possit fieri siue peccato , respon-
dit quod credit quod homo et mulier que non sint in matrimonio, et
homo cum homine et mulier cum muliere possunt se contra-
ctare et tangere mutuo ad nudum , in locis impudicis et in
aliis partibus corporis, quod potest esse sine peccato talis potest esse
intento si est in perfectione . Et non videbatur in verbis suis quod
tales tactus impudici et carnales essent cum peccato, set possent e-
xerceri sine peccato in homine perfecto ut dicebat . Interrogatus si
tactus isti impudici et carnales sunt meritorii vel demeritorii, noluit
respondere simpliciter, set dixit bene quod non sunt cum peccato mor-
tali et possunt exerceri sine peccato.
Actum Bononie in loco fratrum predicatorum, in domo officii in-
quisitionis. Presentibus fratre Homobono bononiensi ordinis predica-
torum, Nascimbene Adelardi, Bergamino de Pergamo, Lapo Cultri et
Beninchaxa Martini testibus vochatis. [Mns. p. 13 v"]
ACTA SANCTI OFFICII BONOMAE 265
Anno Domini millesimo trecentesimo tercio, indictione prima. Die
nono mensis decembris.
CTZacharias filius quondam Zaniboni Balbi de saneta Agata, consti-
tutus in iuditio in presencia fratris Ajmerici bon. viccarii reverendi
viri fratris Guidonis vicentini ordinis pred. inquisitoris heretice pra-
vitatis in provincia Lombardie et Marchia Januensi, a sede apostolica
deputati, abiuravi! ommem heresim fìdem et credenciam heretico-
rum, et iuravit mandata sancte romane ecclesie et dicti inquisitoris
et viccarii sui, tamen recusavit iurare de veritate dicenda, nisi solura
circa ea qua spectant ad articulos fìdey * et ad ofRcium inquisitionis
in omnibus excepto quod non intendit nec vult accusare vel denun-
ctiare aliquas personas, que dedissent sibi cibum vel pótum, seu que
eum et consimilles eius receptassent, seù denunctiare vel accusare seu
cappere aliquos consimilles suos, vel ubi sint, nec dimittere aut re-
linquere statum suum scilicet apostolorum sive pauperura. Interroga-
tus si alias fuit in carcere offlcii inquisitionis, respondit quod sic, sci-
licet in eo carcere in quo nunc est. Interrogatus si abiuravit omnem
heresim, fìdem et credenciam hereticorum, respondit quod sic. Inter-
rogatus si abiuravit doctrinam, credenciam et vitam et septam Gerardi
Segarelli de Parma, Dulcini de Novaria et suorum seguacium, respondit
quod iuravit alias in manibus dicti inquisitoris numquam tenere nen
servare vitam et modum dictorum apostolorum. Interrogatus si iu-
ravit mandata sancte romane ecclesie et dicti inquisitoris et servare
penitenciam sibi impositam, respondit quod sic. Interrogatus si po-
stea fecit contra dictam abiurationem et contra dictum iuramentum,
seguendo et tenendo doctrinam, credenciam, vitam et septam ac socie-
tatem Gerardi Segarelli, Dolcini de Novaria et suorum seguacium, re-
spondit quod sic. Interrogatus quare hoc fecit, respondit quod cre-
didit melius facere observando vitam dictorum apostolorum quod non
' Director . IxQuis . 287 e: Vigesimus error (Pseudoapostolorum) est:
quod prò nulla causa debet homo iurare nisi prò artioulis fidei, et omnia
alia possunt celari: Et quantumcunque iurent dicere veri tate ni coram prae-
latis, seu Inquisitoribus, non tenentur defendere verbo, seu voce , sed so-
.lum in mente retinere....
266 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
servando. Iiiterrogatus si dictam doctrinam credenciam et vilara te-
nuit et secutus est postquam recessit a mandatis dicti inquisitoris, respon-
dit quod sic, et etiam credit et credidit et usus fuit et habet voluntatem
servandi totis temporibus vite sue, et si contra iuravit tunc iuravit cum
dolore mentis et contra conscientiara mentis. Interrogatus quare hoc
iuravit, respondit quod fecit eo invito et semper intendens redire ad
dictam societatem apostolorum. Interrogatus si dictam doctrinam cre-
denciam et vitam credidit postquam recessit a mandatis dicti inqulsitoris
vel si modo credit fuisse et esse bonam, veram, sanara, et catholicam,
l'espondit quod sic et quod credit salvare animam suam observando
dictam vitam et modum apostolorum. Interrogatus qualem vitam et
doctrinam facit et servat, respondit : orare, contemplari vitas et pas-
siones sanctorum, et cum est bora necessitatls commedendi mendi-
cari et potere ellimosinas, et fundamentum vite et status dictorum
apostolorum est servare paupertatem et omnia vendere et dare pau-
peribus et bona propria non habere nec possidere. Item dixit quod
doctrina eius est predicare et ortari omnes fìdeles et infideles ut ere-
dant in unum Deum et trinum in unitate, et ipsum passum fore prò
genere humano et descendisse ad infernum et resurressisse a mortuis
torcia die. Item dixit tres esse congregationes sanctorum in quas de-
bemus credere, quia unum sunt in eodem velie et in eadem credu-
litate sequi debemus, videlicet dieta prophetarum primo, et aposto-
lorum secundo , et tercio vita et acta sanctorum doctorum qui pre-
dieta acta et scripturas declaraverunt. Item dixit ecclesiam sanctam
Dei quatuor habuisse varietates sive rautationes, et qualiter dictarum
varietatum fecit Deus venire in mundum prò meliori fìdelium, quarum
prima incepit tempore quo Christus descendit in mundum et in qua
ipso Christus expullit superbiam per humilitatem suam, avariciam
per largitatem sui corporis et sanguinis, lusiriam per castitatem et
continenciam, et duravit haec varietas bona, sancta, casta et perfecta
usque ad tempus beati Silvestri, deinde supervenit alia varietas in qua
ecclesia sancta Dei cepit habere possessiones et bona propria, et dura-
vit hoc varietas usque ad aventum beati Benedicti et monachorum
suorum, et fuit bona, sancta et perfecta, et quia clerici et monaci et
populi videbantur infirmari in eorum vita et statu incepit alias va-
rietas sìve status, qui incepit tempore beatorum Dominici et Francisci
et fratrum suorum, quia paupertatem ellegerunt. Tamen non credit hodie
ACTA SANCII OFFICII BONONIAE 267
status dictorum fratrutn esse in tanta perfeetione bonitatis sicud erat
tempore dictorum beatorum Dominici et Francisci. Interrogatus si credit
quod frater Guido inquisitor predictus offendat Deum in capiendo et
perseguendo eum et consimilles eius, respondit quod sic, et melius face-
ret si abstineret se a predictis. Item dixit quod quartus status ecclesie
est status paupertatis, qui status iam incepit et presencialiter est in
eo ipse Zacharias et consimilles sibi, et in fratribus predicatoribus et
minoribus et in clericis et monachis, et hoc solum in bonis et spiri-
tualibus, et dixit quod ista quinque genera bonorum virorum spi-
ritualium erunt in uno eodem velie et maxime liii qui tunc tempo-
ris vivent scilicet in statn paupertatis, in eo videlicet statu quo fuit
tempore aventus Christi, et hec debet esse medicina ad salvandum
animas hominum, que medicina iam incepit in eorum congregatione
paupertatis, et qui vocantur pauperes et apostoli. Interrogatus si ec-
clesia romana est bona vel mala, respondit quod reputat et habet
eam prò bona. Interrogatus si ecclesia habet intellectum et sapien-
tiam scripturarum vel non, respondit quod credit quod non bene in-
telligunt pastores ecclesie omnia dieta prophetarum et Apochalissi,
nisi a Deo eis reveletur. Interrogatus si credit quod revelatum fuit
Dolcino de Novaria, de intellectu et sapientia scripturarum, respon-
dit quod sic, de aliquibus que ventura sunt, scilicet de statu pauper-
tatis in quo presencialiter est Dolcinus de Novaria et ipse Zacharias et se-
quaces eius, eteritordo predicatorum etminorum et clericorum et mona-
corum et iste status paupertatis predictorum Dolcini et consimillium suo-
rum et fratrum predictorum et minorum et clericorum et monaco-
rum qui sunt consimilles ipsius Dolcini, durare debet usque ad fìnem
mundi. Interrogatus si dictam doctrinani docuit et quociens postquam
recessit a mandatis dicti inquisitoris, respondit quod sic , et pluries,
secundum documenta et precepta sibi tradita a Dolcino predicto, sci-
licet in civitate Bon. et committatu, et alibi secundum opera Dei et
fide Dei comuni compillata a Dolcino predicto; noluit tamen dicere in
quibus specialibus locis et coram quibus personis hoc fecerit. Inter-
rogatus qui sunt credentes et soci diete compillacionis et fide}' dicti
Dolcini respondit : ipse Dolcinus, Rolandinus de Olis mutinensis *, Fre-
^ Di Rolandino Je Ollis, bruciato per eretico recidivo (Vedi Documento
XIII) appaiono nel nostro Ms. (Vedi indice) oltre l'estrema sentenza (8 ot-
tobre 1304) varie inquisizioni, ma perchè non presentano alcun interesse
speciale, ho stimato inutile riprodurle qui.
268 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
derichus Rampa de Novaria, frater Baldricus de Brisia, Bernardinus
bon. de Burgo sancii Felicis peliparius varorum, Petrus et Johannes
fratres filii Gerardini Trughi de Monzorgio, Jacobus de Magagnolis de
Monzorgio et Johannes de Zapolino qui ambo sunt novicii, Amedeus
de Balugola mutinonsis, Chara de Mutina et Ysa de Mutina, Jacobus
de Fregnano, Ilugolinus ferr. peliparius, qui portavit Bononiam litte-
ras que invento fuerunt in pallacio comunis bon. et super altare
sancti Petri, Michael ferr. qui deposuit dictas litteras in dictis locis,
Yvanus ferr. Interrogatus de benefactoribus et receptatoribus predicto-
rum et ipsius Zachariae, respondit se noUe eos nominare nec revelare.
Actum Bon. in domo officii inquisitionis. Presentibus fratre Ja-
cob© Chasotto ordinis pred,, Guidone Bontalenti not., Nascimbene Ade-
lardi et Beninchasa Martini nuncio dicti inquisitoris, testibus vochatis
et rogatis * . [Mns. p. 92 r.° v.°].
XII.
SoROR Ghixlina
[1304] Die quarto julii.
^ Soror Margarita quondam Bitini Falchi que nunc habitat in
cappella sancte Katerine de Sarragocia, juravit mandata sancte romane
ecclesie, domini pape et fratris Pinamontis vieharii domini fratris
Guidonis parmensis inquisitoris heretice pravitatis in civitate Bononie
et veritatem dicere tam de vivis quam de mortuis quos sciret pec-
casse in crimine heresis, vel qui eis daret auxilium conscilium vel
favorem. Dixit quod dum iret et esset causa spigolandi sive colli-
gendi spicas in terra sancte Helene comitatus Bononie, ipsa testis, ea
existente in dieta terra, quodam die festo de mense juni proxirae
elapsi, quedam que vocatur soror Ghixilina filia Brunelli de dieta
terra, duxit eam ad duas sorores que morantur in dieta terra in
' Udito il consiglio dei sapienti, fra i quali è il famoso Lambertino
Ramponi (]\Ins. p. 139 v.") Zaccaria, Baldi viene rilasciato al braccio seco-
lare. La sentenza che nel Mns. è appena iniziata trovasi nell' Archivio di
Stato. [Sezione del Comune, Curia del Podestà, Processi e sentenze in per-
gamena. Anno 1303, n.° 298.]
ACTA SANCTI OFFICII BONOMAE 269
contrata que dicitur Lama, quarum sororum, una vocatur Bertholomea
et alia Bona, que dum iret et loqueretur cum eis, diete sorores co-
rexerunt dictam testem, ne verba sua dum loqueretur afirmaret di-
cendo 'si Deus me adiuvet' nec ' in fide De}' ' nec'in bonitate'sed ad-
fìrmet verba sua dicendo: seguramente. Et dicit quod dieta soror Ghix-
lina ortabatur eam ne verba sua aliter adfirmaret, nisi sicud ille due
sorores dixerunt ei. Item dixit quod ipsa soror Margarita dixit dictis
sororibus: ego audio dici quod quidam qui vocatur Nane de Blanchis
de dieta terra est vel vult esse de fratribus qui vocantur Sgarmiglati *
sive appostoli, et quod mali sunt isti appostoli sive sgarmiglati et
malam septam tenent quia persecuntur a fratribus eo quod non bene
faciuut, diete sorores sive altera earum de qua non recordatur dixe-
runt: beati illi qui persecuntur sive sunt deschacati propter amorem
Dei. Item dicit quod audivit dici a multis de (quorum nominibus non
recordatur, quod huiusmodi fratres sgarmiglati sive appostoli ve-
niunt et hospitantur de die et de nocte. Item dicit quod audivit dici
a multis de quorum nominibus non habet memoriam, quod huiusmodi
fratres apostoli morantur, hospitantur et veniunt in domo Salvitti qui
moratur ultra Lavinum et uxoris sue et ambo favent ei. Item dicit
quod dicti fratres appostoli et hospitantur et morantur, quando ve-
niunt in partibus illis, in domibus illorum de Blanchis qui morantur
in dieta terra in contrata de le lame, et ibi etiam recipiunt cibaria
Item dicit quod dum loqueretur cum uxore dicti Salvitti quia male
faciebant quia hospitabantur dictos fratres, quia erant fugati et in-
famati a fratribus predicatoribus et minoribus et a bonis clericis et
religiosis personis civitatis Bononie, et quod non erat adhuc annus
quod unus istorum appostolorum fuerat combustus, ipsa ... uxor Sai-
vitti respondit quod fratres non bene faciebant et quod id quod faciebant
eis erat causa invidie quia invidebant eis et quod beati illi qui per- .
secuti erant amore Dei, et dicit quod nominavit eum qui combustus
fuerat in anno presenti prò heresi et quod bene cognoscebat eum.
Interrogata quod erat nomen eius, respondit quod non recordatur.
Item dicit quod audivit dici quod quidam qui vocatur Yigandellus
iìlius Brunelli et frater diete Ghixiline intendit ire per mundum et
tenere viam illorum appostolorum cum fuerit fìnitum tenipus messum
' Un nome che, mi pare, ricorre qui per la prima volta.
270 R. DEPUTAZIOiNE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
et baticonum. Et dicit quod dieta soror Ghixilina dixit ei quod erat
quidam heremita in uno heremo sive deserto, cui angelus Dei loque-
batur et quod id quod habebat ab angelo dictus heremita mitetat
istis appostolis et eorura sororibus. Interrogata quod erat nomen dicti
heremite et ubi morabatur, respondit quod dieta soror Ghixilina dixit
sibi bene nomen tameu non recordatur de nomine heremite neque da
loco. Item dicit quod dieta Gliixlina dixit sibi quod angelus Domini
veniebat quandoque ad dictam sororem Bartholomeam. Interrogata
quomodo hoc sciebat , respondit dieta Ghixlina ipsi testi quod hoc
dicebatur in terra sancte Helene. [Ms. p. 105, v» 106 r".]
XIII.
SoROR Bartholomea
a)
[1305] die VI mensis luiiij.
^ Franeiseha filia condam Conis Chavalli de Musello , consti-
tuta coram fratre lohaehin bononiensis ordinis predieatorum , vicario
fratris Guidonis parmensis eiusdem ordinis, inquisitoris heretice pravi-
tatis in Bononid et provincia Lombardie inferioris per sedem aposto-
licam deputati, juravit mandata sancte romane ecclesie et dieti in-
quisitoris , et eius vicarij superius nominati , et dicere veritatem
tan de se quam de aliis . Interrogata si cognoscit vel cognovit unquam
aliquem hei-eticum vel hereticam vivum vel defunctum, vel aliquem
de secta illorura qui vulgariter dicuntur apostoli, que seeta est per
sanctam romanam eeclesiam reprobata, vel aliquem de secta Dulcini
de Novaria heretieum, vel qui male loquatur de fide catholica, respon-
dit quod cognoscit Bonam heremitam que reclusa est in heremitorio iuxta
Bertaliam et Rovoretnlum, que Franeiseha dum transiret et hospita-
retur ibidem, requisita fuit a predicta Bona heremita quorum predi-
cationes audiret et crederet, et cum ipsa Franeiseha respondisset,
quod predieatorum et minorum predicationes audiret et crederet ,
dixit dieta Bona heremita, quod sic eos audiendo et credendo que
dicebant et predieabant, ipsa Franeiseha erat extra viam salutis, et
iret ad infernum, que si aquieseeret eidem Bone consulenti haberet
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 271
viam salutis, et ad eam duceret ex hominibus illumiriatis a Deo, que
instruerent eam de via salutis, si vellet eidem credere, cum illi tales
si illuminati inmediate a Deo in scolis veritatis habent scientiam
salutis, predicatores autem et minores non habent, cum non studeant
nisi in scientia mundana, nec illustrantur a Deo in coguitione veri-
tatis. Istos autem illustratos dixit esse discipulos et de secta Dulcini
de Novaria, quem Dulcinum dixit esse sanctum et illuminatum in me-
diate a Deo et futurum papam, et deleturum predicatores et minores,
ut potè veritatis inimicos. Dixit etiam dieta Bona hereraita eidem
Francische quod Rolandinus de Olis condempnatus propter heresim
erat in paradiso et orabat prò ea, et addidit, (luod solum propter
hoc quod condempnaverunt eum predicatores, ipsi condempnationem
eternam accipient a Deo. Dixit etiam quod inter ceteros religiosos
peiores sunt predicatores , prò eo quod persecuntur istos illustratos
aDeO;, qui sunt de secta Dulcini. Quam sororem Bonam, cum quesivis-
set dieta Francischa si illum Dulcinum vidisset, que sic dicebat et
credebat sanctum et iustum , respondit quod non viderat eum, sed
illos de secta sua quos etiam ad dictam Francischam venire faceret,
si promiteret se velie credere dictis eorum. Dixit etiam quod propter
istam sectam Dulcini quam credit et tenet fuit expulsa de heremitorio
ilio ubi prius erat, et per homines de secta ista Dulcini deducta fuit
ad heremitorium in quo modo residet, et noluit dicere locum unde ex-
pulsa fuit, cum illi tales dixerint predicte Bone quod nulli diceret.
Dixit etiam quod libentius sustinuisset mortem sic fecerat Rolandinus
quam expulsiouem propter meritum araplius et mercedem. Quesivit
etiam dieta Bona a predicta Francischa si interfuisset aliquando predica-
tionibus inquisitoris, et cum respondisset (juod sic, et quod libenter
et devote eum audiret, quasi per modum compassionis adiecit: 0 dolor
qui sic decepta es, et sic deciperis credendo hiis que ab inquisitore
predicantur, cum predicatio eius aliena sit a salute! Et quod dictus
inquisitor magnum locum obtineret in inferno, prò eo quod predi-
cando tot trait secum ad viam perdicionis. Et dixit quod secure po-
terat dicere quidquid volebat dum predicaret, quia non habebat qui
responderet eidem. Dixit etiam dieta Bona eidem Francisce, (|Uod
antequam esset docta ab istis de secta Dulcini erat in statu per-
ditionis, sed per doctrinam eorum et fidem est in statu salutis, et ita
tenet firmiter sectam istam , quod si omnes renunciarent diete secte,
272 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
ipsa sola irimobiliter teneret, et per ea liberi ter mortem teraporalem
subiret. Exploravit dieta Bona a preclicta Francischa quas siret et fa-
ceret oraciones, et cum illa diceret ' 0 intemerata ' usque ad finem,
respondit dieta Bona quod dictam oracionem gratam non habet, quia
ibi erant aliqua verba ([ue sibi non placerent, sed non expresit quo
essent illa. Videbatur tamen non accetare facta Beate Virginis nec ap-
probare quod dieta Francischa ieiunabat quolibet sabbato in pane et
aqua ad honorem Beate Yirginis. Dixit etiam predicta Bona quod pre-
dicatores sui de secta Dulcini veniebant ad eam de nocte et non de
die propter timorem fratrum predicatorum qui in brevi destruerentur,
et illi de secta Dulcini pubblico predicabunt omni timore repulso.
Quesivit etiam dieta Bona si dieta Francischa comunionem reciperet cor-
poris Christi, et cum respondisset quod libenter et devote et cum
multa consolatione communicaret et reciperet corpus Christi, dieta
Bona cum nausea conquaciendo caput suum agitabat, et dixit quod
sacerdotes nolebant eam comunicare, nunquid propter hoc non sal-
vabor. Invitabat autem istam ut secum maneret et secum crederet,
et dicebat quod socia sua que secum aliquando habitaverat recessit ab
ea prò eo quod illos de secta Dulcini frequenter et ad plures dies ad
mitebat secum comorari. Non nominavit sociam, sed videtur diete Fran-
cisco quod dixerit sibi quod socia fuerit de Policino. Autem omnia
supradicta primo quesivit a dieta Francischa si confitebatur et cui, et
cum illa respondisset quod Florentie et Bononie predicatoribus confi-
tebatur, respondit illa : quid tibi valent ieiunia quid orationes cum
adhereas fratribus predicatoribus qui sunt inimici Dei? Et tunc ingres-
sa est loqui de secta Dulcini et magnificare eam , et quod illi qui
moriebantur et comburebantur prò dieta secta erant vere martires
Christi, et multa alia audivit ab ea de quibus non recordatur. Dixit
etiam dieta Bona diete Francisco : si viderem te magis dispositam ad
credendum, dicerem tibi alia que non dico, sed doleo quod dixi, quia
timeo quod eris alter ludas, sed ex compassione quam ego habeo de
te, videns te extra viam salutis, coacta sum hec tibi dicere.
Actum Bononie in domo fratris Rodulfi de Montecalvo , presen-
tibus domino Martino de Cento notarlo et Rampeco leremie fami-
liario fratrum predicatorum de Bononia testibus vocatis.
ACTA SANCII OFFICII BONONIAE 273
Ego Franciscus lohannis Bentivegne imperiali auctori-
' ' * tate notai'ius , ordinis predicatoinim frater et dicti inqui-
sitoris socius, de maudcito dicti vicarii publicavi et scripsi ss. ss.
[Ms. p. 135].
Eodem die.
(j[" Dieta Francischa corani dicto fratre lohachin vicario dicti in-
quisitoris, constituta in iudicio, addendo dicto suo dixit quod audivi
a dieta Bona quod si veniret ad sectam predictam et vellet cuna eis
esse, si faceret quod faciiint et ipsi, videlicet quod in hospiciis viri
et mulieres simul iacent in eodem lecto, et quidquid faciunt totum
est puritatis. Quesivit etiam dieta Bona a dieta Francischa si virimi
liabuerat, conperto quodnon, dixit: credis ne sai vari quia virgo? No-
minavit etiam sibi plures bomiues et feniinas illius secte, qui non oc-
currunt memorie diete Francisco. Dixit etiam eidem quod secta iila
sciebat plures esse sacerdotes. Dixit etiam quod in cella sua fuit unus
de dieta secta, qui fuit ibi cum ea tribus diebus et tribus noctibus,
propter quod socia sua recessit ab ea et si dieta Francischa aquie-
sceret esso secum, premonebat eam quod non faceret sicut socia sua
fecerat, sed consentiret in omnibus que dicerentur sibi a doctoribus
liuius secte. Et cum dieta Francischa diceret secum nelle morari, set
ire Florentiam ad partes suas, dixit dieta Bona quod si vellet expe-
tare donec homines illius secte venirent, darent eidem litteras com-
mendatorias ad illos de secta eoruiii qui sunt Florentie, et dixit quod
ibi in Florentia erant de secta illa milites et divites, qui solicitabautur
prò Dulcino, et mitebant eidem peccuniam in subsidium et secursum,
quem siebant ab inquisitoribus obsideri. Item dicit dieta Franci-
scha quod supradicta in alio dicto suo et que in isto continentur
audivit a predicta Bona die sabbati, xxviiij mensis maij, et die ve-
neris , iiij mensis junii. Item audivit ab heremita que vocatur soror
Ghisela que moratur in Valdescura, quod quedam transvestita nomine
Lacarina de Plumatio, eundo ad sanctum Jacobum cum dieta Ghisela,
commendabat secta apostolorum et Rolandini, et quod multum in hoc
molesta erat sibi dum diceret eos esse sanctos, propter quod dixessit
274 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
ab ea. Insuper dieta soror Ghisela imposuit diete Franeisee eunti Cen-
tum quod diceret sorori Hoaeste que moratui' in plebe Centi quod
dictani Lar-arinan nullo modo reciperet si veniret ad eam, quia pi'opter
ipsam posset habere brigara, et posset etiam a saneto proposito de-
viare. Dieta etiam Bona quesivit a dieta Franeiseha si cognosceret
dictam Lacarinam, et rogavit si contigeret eam videre quod mitetur
eam a se.
Aetum Bononie in domo fratris Rodultì de Monteealvo, presen-
tibus dicto fratre Rodulfo et domino Martino de Cento notario, testi-
bus vocatis.
~1 Ego Franeischi^ lohannis Bentivegne imperiali auctori-
1 tare notarius, ordinis predicatorum frater, ©t dicti inqui-
1.
sitoris socius, de mandato ipsius vicarij publieavi et scripsi. ss. * [Mns.
p. 135 v.^].
' A di 21 luglio SUOI" Bartolomea riconoscendo ' se errasse et a via ve-
ritatis deviasse, rediens ad cor suum petit ecclesie romane reunirvi et fide
ortodossa inbui et doceri ' [Mns. p. 136 v.j ; onde l'Inquisitore con sentenza
adì 25 luglio 1305 [Mns. p. 85] le impone di andar crocesignata e com-
pier determinate pratiche religiose, e lavorare e non star oziosa. Le quali
cose pare suor Bartolomea non osservasse perchè a p. 142 v. trovasi contro
di lei un ' Consilium ' per il quale viene data facoltà all'inquisitore di con-
dannarla come eretica recidiva. A dì 4 novembre 1307 Guido Tascheri in-
quisitore forma la sentenza condannatoria contro di lei rilasciandola al
braccio secolai'e. Questa sentenza il medesimo giorno fu letta per ordine
del podestà dal notaio Ventura al popolo di Bologna congregato al suono
della campana in generale arringo; fu ricopiata fra gli atti criminali del
Podestà dove, in fondo, trovasi questa nota : Post hoc vero dieta die incon-
tinenti in campo fori dieta coadempnatio et sententia mandata fuit execu-
tioni et facta fuit executio p. d. Lisciara de Santo leminiano militera et so-
tiura dicti domini Potestatis et me infrascriptum notarium mandato dicti
domini Potestatis , et ibidem dieta Bartholomea combusta fuit ita quod
mortua est. Presentibus Ser Mino de Colle Notario, Manecto Martini
de Castro fiorentino domicello testibus. [Archivio di Stato di Bologna Sez,
del Comune, Curia del Podestà, Processi e sentenze in Pergamena, anno
13071.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 275
INCREDULI E BESTEMiMIATORI
XIV.
Domina Brunecta.
[1299] Die tercio raensis Madii.
^ Richardinus quondam Ordelafì de Casi, committatus Bononie ,
qui nunc moratur Bononie in cappella sancte Marie de Oxilittis ,
sponte comparnit coram fratre Guidone vicentino inquisitore heretice
pravitatis in provincia Lombardie et Marchia Januensi a sede appo-
stolica deputato, et inravit de ventate dicenda. Interrogatus si co-
gnoscit aliquem hereticum vel hereticam, credentem, fautorem, deffen-
sorem et receptatorem hereticorum aut infamatum de heresi vel
male loquentem de fide eatholica, respondit quod audivit quandam
mulierem nomine Brunetara, que tunc morabatur in dieta cappella,
et modo moratur in hospitali devotorum, dicentem quod homini erant
ordinata illa que sibi adveniebant et contingebant, sive bona sive
mala. Cum enim quidam homo duceretnr ad decapitationem, dieta
mulier dixit dicto testi: Magister iste sunt fortunie, et cum dictus testis
diceret et peteret ab ea, si dictus homo qui ducebatur ad decapita-
tionem potuerat cessare quin commisissset maleficia et homicidium
quod perpetravit, ita quod non decapitaretur , respondit dieta mulier
quod non potuit facere dictus homo ne committeret dieta peccata, quia
sic ordinatum fuit sibi a Deo in punto nativitatis sue, et cum dictus
testis reprehenderet dictam Brunectam, dicendo quod male dicebat
et quod dieta verba erant heretica et disputaret cum ea hostendendo
sibi contraiium, dieta Brunecta noluit mutare sententiam suam, set
deffendebat se sicut poterai, defFendendo dictum errorera. Interrogatus
de loco, tempore et presentibus, dixit quod predicta fuerunt in dieta
domo in qua tunc morabatur dieta Brunetta, et possunt esse qua-
tuor vel qtdnque menses. Presentes erant Maria uxor dicti testis et
quedam alia mulier nomine Sentexia, et dixit consimilia verba et con-
similes errores frequenter dixisse dieta Brunetta, scilicet quod si ali-
quis homo cadit de scala non potuit aliud facere , et si occidit ho-
minem non potuit vitare ne occideret, et plura talia, ipso teste pre-
sente et audiente. Item dixit quod audivit eam dicentem, quod omnes
276 II. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
horaines boni et mali debebaut salvari in die iudicii, et oranes ire cum
Christo in paradisura, quia Cristus boc promiserat boato lolianni d«
dono speciali; et hoc frequentar audivit ab ea in dieta domo et in
anno proxirae preterito, multis vicibus, ipso teste presente et au-
diente et contradicente sibi et disputante cura ea. Presentibus eciara
et audientibus dictis raulieribus. Item audivit ab ea quod ipsa raulier
non poterat dicere pater noster, quia tunc veniebat sibi nodus in
gula, et taraem cotidie claraabat et habebat bonam vocera.
Actum Bononie in loco fratrum predicatorum in domo officii in-
quisitionis, presentibus fratre Manfredo de Padua, fratre Petro vicen-
tino ordinis predicatorum et Milanino de Mediolano, testibus vocatis.
'1 Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate
^' I notarius et dicti inquisitoris notarius, predicte confessionis
presens et publice scripsi. ss. ss.* [Mns. p. 10 v.*'J.
XV.
Rezevutus basterius.
Anno domini millesimo ducentesimo nonagesimo nono. Indictione
duodecima die vigesimo Maij (["Corbicinuscondam Benvenuti deGaglano
qui nunc moratur Bononie in cappella sancti Stephani, sponte conparuit
coram domino fratre Guidone vicentino ordinis predicatorum inquisi-
tore heretice pravitatis in provintia Lombardie Marchia .Januensi et ci-
vitate Bononie, in iudicio, et iuravit de veritatedicenda. Dixit suo sacra-
mento quod quidam nomine Recevutus basterius et ad dictam artem
faciendam moratur in domo Mathey Bucconis de Rodaldis, qui fuit de
Muxello, est homo male fìdei et male oppinionis , quia quod sit ex eo
quia ipse Recevutus dixit verba heretica et que sunt contra fìdera
catholicam, quia dixit ipse Recevutus quod fratres non poterant con-
dempnare vel indicare aliquos homines quamvis essent heretici et
dimittere eos iudicio seculari ita quod interficerentur, quia hoc erat
peccatum et contra Deum. Et cum dictus testis diceret: quomodo potest
' Il Mns. non contiene alcuna sentenza contro madonna Brunetta.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 277
hoc esse quia Deus vult et ordinavit quod iusticia fìeret in terra, et
dictus Recevutus dicebat: non est ita, quia Deus non ordinavit hoc nec
vult quod ita fìat. Item dicebat ipse Recevutus quod si aliquis homo
auferret alteri homini mille libras non tenebatur sibi restituere sed
debebat dare pauperibus sicud sibi videbatur, et dictus testis respon-
debat quod non videbatur bonum sibi hoc, et dictus Recevutus per-
severabat in dicto suo. Item dicebat dictus Recevutus quod fratres, sa-
cerdotes et clerici non debebant cantare officium divinum alta voce,
sed habere cor ad Deum et dicere factum suum piane et videbatur
deridere eos quia cantabant alte, et dictus testis respondebat: ymo
hoc videtur bonum quia homines audiunt officium et confortantur ex
hoc, et ipse Recevutus respondebat quod homines debebant habere cor
contritum et dicere piane. Item dicebat ipse Recenutus quando dictus
testis invitabat eum ad eundum ad indulgentias et predicationes, ipse
Recevutus respondebat: ego nolo venire nec curo, quia ego melius
scio illa que debent dicere et predicare quam illi qui predicant. Item
dicebat quod indulgentie que fiebant tempore isto nichil valebant. In-
terrogatus de tempore, loco et presentibus, dixit quod bene sunt tres
anni vel circha in quo tempore conversabatur cum dicto Recevuto et
laborabat cura eo pluribus annis , in quo tempore predicta audivit ab
eo, et dicit quod predicta audiebat ab eo in statione quem nunc
habitat et tunc temporis habitabat dictus Recevutus, de presentibus
dicit quod non recordatur. Item dixit dictus testis quod notavit dic-
tum Recevutum quod quando ad ecclesiam vadit quando sacerdos
tenet in manibus corpus Christi, non videtur dictus Recevutus stare
devote sicud alii tìdeles, nec atendere, sed respicere sursum et in
oblico. Item dicit quod audivit dici, tamen non recordatus a quibus,
quod dictus Recevutus erat alias requisitus et examinatus de fide.
Interrogatus quare non manifestavit predicta cicius, respondit quia
nesciebat quod esset tam magnum peccatum et poriculum ocultare
predicta, sed post quam audivit quod erat periculum et peccatum
ocultare, tunc venit ad denuntiandum predicta; et predicta non dixit
hodio, amore, pretio vel precibus. Hanc testificationem fecit et dixit
in presentia fratris Grimaldi, domini Pacis de Saliceto et fratris Ar-
manni de Ghixleriis de ordine fratrum predicatorum, in domo inqui-
sitionis sita intra clausta loci dictorum fratum, Bononie.
278 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
I Ego Guido Bontalenti imperiali auctoritate et elicti do-
^* ! mini fratris Guidonis inquisitoris notarius, predicta omnia
ipsius mandato scripsi et publicavi '. [Mns. p. 10 r."]
XYI.
Parte specialis
[1299] die vigesimo primo mensis Madii
^ Bertholinus Blaxii de Mancoliuo, cappelle sancti Senexii, sponto
comparuit coram fratre Guidone vicentino inquisitore heretice pravi-
tatis in provincia Lombardie ac Marchia ianuensi, et iuravit de ve-
ritate dicenda, et dixit suo sacramento quod audivit quendam nomi-
ne Parte specialem de Ugiano districtus Bononie, de cappella sancte
Crucis, seu sancte Marie de Baroncella, qui moratur in domo quon-
dam d. Guillielmi de Rombodevinis, dicentem quod papa Bonifacius
qui nunc est papa non erat papa non esse poterat, quia fecerat oc-
cidi papam Celestinum, et multa mala dicebat de papa et Cardi-
nalibus et de fratribus predicatoribus et minoribus dicendo quod
erant peiores homines de mundo ; et hoc audivit ab eo multis vi-
cibus iam est unus annus et plus , et predicta audivit ab eo in
cappella sancti Georgii , in domo in qua tunc morabatur dictus
Parte, ipso teste presente et audiente, et presentibus eciam domino
Zano de Castello qui tunc morabatur cum dicto Parte, et nunc eciam
moratur cum eo. Presentibus dompno Bonsavere qui fuit de Faven-
cia et nunc moratur Vaneole, presentibus domino Tomaxino de Sar-
zana qui nunc moratur Bononie in domo heredum de Quatordexe, in
cappella sancti Benedicti de Pavanensibus seu sancti Martini de Cha-
zanimicis Parvis, et presentibus domino Nicholao de Rambertis sco-
lari qui moratur in domo cum dicto domino Thomaxio.
Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate
et dicti inquisitoris notarius, predicta de ipsius inquisitoris
1. s.
'mandato publice scripsi ss. ss. ss. ^ [Mns. p. 16v.°]
• II Mns. non contiene alcuna sentenza contro Ricevuto.
2 M. Parte promixit conservare fidera s. romane cclesie et persequi
hereticos et servare mandata s. romane ecclesie et dicti inquisitoris sub
pena centum lib. ben. imper. [Mns. p. 54 v.°].
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 279
XVII.
Iacobus Flamenchi
Riassumo qui parecchi atti contro di lui. Don Enrico figlio di
Rolandino medico, monaco di santa Maria di Monte Armato, denun-
zia (12 giugno 1299) Iacopo Flamenghi monaco dello stesso mona-
stero: 'audivit eum dicentem quod non erat peccatum comedere carnes in
die veneris sive in festa feria, quia Deus non preceperat hoc , et bene
sufìciebat homini jeiunare unam quadrigesimam et non plus. Item
quod si haberet potestatem libenter interficeret dominum papa Boni-
facium et Cardinales, quia ipse Bonifacius fecerat interfìcere melio-
rem hominem qui esset in mundo, scilicet papam Celestinum qui erat
verus papa et iste papa Bonifatius non erat papa de iure licet esset
de facto. Item quod non erat alius infernus nec alius paradisus nisi
mundus iste. Item non jeiuniat, non vadit ad officium divinum non
dicit missam quamvis sit sanus et robustus '.
Queste accuse conferma don Guidolino monaco, che aggiunge:
' quod ipse dompnus Iacobus pluries exivit de ordine suo et commi-
xit omicidium et cepit abbatem suum et ligavit eum et posuit eum
in cippo '.
Giovanni Gariboldo (22 giugno Mns. p. 21 g.*^) racconta ' et si
reprehenderetur ab aliquo qui dicat ei: don lacobe non timetis vos pec-
catum? non habetis vos animan? ipse despicit et dicit quod persica
habet animam . Item dicit quod audivit eum dicentem quod fecit mi-
racula fìticia et falsa eum aqua vite circha velum beate Marie Yirgi-
nis in civitate Barlette et quod istum modum seducebat personas et
lucrabat multam pecuniam '.
Paolo di Cambio Fregalossi cherico dice: ' abbas non audet eum
punire '.
Richiesto r abate del monastero (25 giugno) perchè non cor-
regga quel suo monaco, risponde : ' quia incorrigibilis est ' [Mns. p.
22r.°].
19
280 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XVIII.
Ugutio q. d. azzolini tetalasina
Anno Domini millesimo ducentesirao nonagesimo nono, indictiono
duodecima. Die vigesirao nono mensis lunii.
^ Dominus lohannes quondam domini Pacis de Tonvenconibus.
cappelle sancte Marie porte Ravenatis, sponte comparuit coram fra-
tre Guidone vicentino ordinis predicatorum inquisitore hereticepravitatis
in provincia Lombardie et Marchia lanuensi a sede appostolica deputato
et iuravit de veritate dicenda. Interrogatus si cognoscit vel unquam
cognovit aliquem hereticum vel hereticam credentem, fautorem, defFen-
sorem, receptatorem hereticorum autsuspectum vel infamatum de heresi,
vel male loquentem de fide catholica quam tenet et predicat sancta
romana ecclesia, respondit quod dominus Uguitio quondam domini Aco-
lini Tetalasina cappelle sancte Agate, est homo male fidei et male op-
pinionis et vite, quod sit ex eo quia dictus Uguitio est usurarius pu-
blicus et fuit iam sunt multi anni . Item ex eo quia ipse testis audivit
dictum Uguicionem detrahentem verbis Evangelii et predicationibus
fratrum . Interrogatus quomodo sit hoc , respondit quia audivit eum
dicentem quando commendabantur verba Evangelii, ipse Ugucio dice-
bat: 0 stulti et fatui, quilibet potest scribere in carta illa que vult, et ille
qui scripsit Evangelium, potuit scribere quicquid voluit. Interrogatus
de loco tempore et presentibus, respondit quod in dieta cappella sub
trivio de Tetalasinis, et possunt esse duo anni et plus, et audivit pre-
dieta ab eo pluries, presentibus Pepolo de Pepolis, Philipono de Pe-
1 Dall' albero genealogico dei Tettalasina, fatto dal Carrati (Biblioteca Municipale
17, H. I. 3).
Azzolino 1257
Giovanni Paolo Odorico Uguzzone
I GbisellaPepoli Cassandra da Castel j
de Britti
Azzolina 1 Bartolomeo [
Romeo Pepoli J , Bartoloraea Masina
I ~\ j Ì~ I Artenisi Rolando Albiroli
Banzo Uguzzone ... Tommasina ...
Bonella Pepoli 1268 Giovanni Zovenzoni
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 281
polis, Bitino Bitini de Zovencouibus, Bitino Petri de Zovenconibus et
aliis de quibus non recordatur . Item ex eo quia audivit dictum U-
^■uicionem dicentem , (|uando persone vadunt ad videndum corpus
Christi, in dieta cappella et in cappella sancte Agate ' o stiliti, quo itis
vos ad videndum aliquantulum de pane , melius valet panis quem
habeo in prandio, et magis proderit michi quam ille panis quem itis ad
videndum '. Interrogatus de loco, tempore et presentibus, respondit quod
fuit prope dictas ecclesias et sub trivio dicti Uguicionis, et frequentar
audivit dieta verba ab eo quando persone ibant ad videndum corpus
Christi , et quando redibant, et dictus Ugiucio tentabat dictas personas
a duobus annis citra , multociens. Presentibus Bagno et lolianne fra-
tribus filiis quondam domini Bonjohannis de Pepolis, Philipo Bartho-
lomei de Zovenconibus , Johannes Benasai et aliis de quibus non re-
cordatur. Item dicit, quod dictus Uguicioexpellit pauperes, nec libenter
videt eos et dicit 'ite ad medicos ' . Item audivit dictum Uguitionem
dicentem quod qui bene habet in mundo isto bene habet in alio , et
quod non est alius mundus nisi iste , et hoc multociens. Presentibus
dictis testibus a quatuor merisibus citra et alias in dicto trivio. Item
dicit quando persone in die Veneris Sancto redeunt de ecclesia sancti
Dominici, dictus Uguicio petit ' unde venitis vos ? ' et persone dicunt: nos
venimus de ecclesia sancti Dominici, et vidimus lignum vere Crucis
nobis ostensum, dictus Uguicio respondit deridendo et dicendo 'quod est
una pecia scani vel banche ', detrufatur de dicto Ugno crucis , in dicto
loco , et presentibus dictis testibus . Et predicta non dixit hodio vel
Actum Bononie in loco fratrum predicatorum, in domo officii in-
quisitionis . Presentibus fratre lacobino de Cummo et fratre Sjmone
Bellondini, ordinis predicatorum, testibus vochatis.
Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate, et
dicti fi'atris Guidonis inquisitoris notarius predicta omnia
1. s
ipsius inquisitoris mandato scripsi et publicavi * [Mns. p, 23 r."].
' Il Mns. non contiene alcuna sentenza contro Uguzzone Tettalasina.
282 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XVIIII.
M. Gentii.is de Tuscia
Anno Domini millesimo ducenteslmo nonagesimo nono, indiction&
duodecima, die secundo octubris, CT Dominus Montanarius quondam
Pergholani ferratoris capello sancti Laurentii porte Steri, interroga-
tus mandata sancte romane ecclesie, domini pape et domini fratris
Millidoxii vicharii et procuratoris domini fratris Guidonis vicentini
ordinis predicar.orum inquisitoris heretice pravitactis in provintia Lom-
bardie Marchia lanuensi et civitatis Bononie a sede appostolica con-
stituti et dicere veritatem, dixit quod audivit roagistrum Gentilem de
Tuscia vel de Marchia, qui moratur in capella sancti Prosperi, dicen-
tem quod homo per liberum arbitrium solum, quod habet a Deo ,
cum sit in peccato mortali potest egredi de peccato mortali sine nova
gratia Dei. Item audivit eum dicentem quod homo existens in pec-
cato mortali non est mortuus morte gratie sed solum quando est in
inferno, et predicta dicit quod dixit proterve ac superbe et malo modo ,
et dixit quod quando super hoc inducte fuerunt auctoritates sumpte
de libro soliloquiorum in contrarium eorum que dixit, dixit quod nichil
dicebat et erant verba que non faciebant ad factum, et quod predi-
etis interfuerunt dominus magister Petrus de XJncola, dominus Petrus
de Ungaria scolaris e. sancti Martini, dominus Stephanus de Boemia
scolaris, dominus Paulus de Partibus romanus et multi alii quos non
cognoscit, et predicta fuerunt sub porticu domus lohannis filli con-
dam Fatii de Cento, pauci dies sunt.
~j Ego Guido Bontalenti imperiali auctoritate et dicti do-
I mini fratris Guidonis inquisitoris notarius, predicta omnia
1.
dicti fratris Millidoxii vicharii et procuratoris scripsi et piiblicavi *■
[Mns. p. 24r.°].
' Il Mns. non contiene alcuna sentenza contro M. Gentile.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 283
XX.
Andreas migli de florentia
[1299] die quarto mensis Novembri?,
(]7 Domiaus Vanni Ghiandonus de Florentia, scolaris Bononie in
legibus, qui habitat in cappella sancte Marie de Guidoschalchis, testis
citatus per Beninchaxam Martini nuncium iuratum fratris Guidonis vi-
centini ordinis predicatorum inquisitoris heretice pravitatis in pro-
vincia Lombardie et Marchia ianuensi a sede appostolica deputati ,
comparuit coram dicto inquisitore, et iuravit mandata sancte romane
ecclesie et dicti inquisitoris et de veritate dicenda. Interrogatus dixit
suo sacramento quod d. Andreas Migli de Florencia qui habitat Bo-
nonie in Saragoca, in contrata filiorum quondam d. Dalfini, est homo
male fidei et male opinionis, quod sit ex eo quia audivit ipsum di-
centem verba heretica et erronea, scilicet quod sacramentum altaris
non est verum, nec possit esse quod Deus incarnatus esset in hostia,
et quod si Deus esset maior quam sint omnes montes de mundo de-
beret amodo esse consumptus *. Interrogatus in quo loco audivit hoc ,
respondit: in domo dicti domini Andree in contrata sancti Proculi. In-
terrogatus de tempore, respondit : a duobus annis citra. De mense et
die non recordatur. Interrogatus de presentibus , respondit : d. Ta-
deus de Florencia , fìlius Manetti , qui moratur Bononie in cappella
sancti Damiani, d. Taldus de Infangatis de Florencia, qui moratur Bo-
nonie, in cappella sancte Crucis, et de aliis non recordatur. Item dixit
quod audivit dictum Andream dicentem quod libenter vellet quod
bellum esset in paradiso inter sanctos et quod unus interfìceret a-
lium et occideret. Item quod papa Bonifacius non est vere papa et
quicquid fecit contra Collumpnenses non de iure fecit, imo dicebat
quod erant meliores quam ipse papa, et vellet quod Soldanus veniret
Romam et submergeret papalem sedem et altare beati Petri et Pauli
tali modo quod nunquam aliquod altare esset in mundo. Interrogatus
de loco, tempore et presentibus, respondit quod in domo ubi habitabat
d. Geppus de Florencia, in cappella sancti Proculi, a duobus annis
» Così diceva anche — teste Brunetto de Ferro — Cursio quondam
Neri Bonelle. (Mas. p. 33 r»).
284 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
citra; et fuit circa festum nativitatis Domini, de die non recordatur.
Presentibus dicto d. Geppo et d. Predo de Tlioloraeis de Senis scolari^
do aliis non bene recordatur. Et predicta non dixit hodio vel amore.
Actum Bononie in loco fratrum predicatorum in domo ofRcii in-
quisitionis. Presentibus fratre Hodoardo Bononiensi et fratre Fran-
cisco de Sancto Martino de Apoxa , ordinis predicatorum , testibus
vochatis.
Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate et
dicti fratris Guidonis inquisitoris notarius predicta omnia
1. s.
ipsius inquisitoris mandato scripsi et publicavi *. [Mn. p. 25 r°-v°]
XXI.
AZZOLINUS DE PREPOSITO DE ReGIO
[1299] Die quintodecimo Novembris.
(]7 Frater Manfredinus de Campagnola, dioccesis Regini , de or-
dine fratrum predicatorum, comparuit in iudicio coram fratre Gui-
done vicentino ordinis predicatorum inquisitore heretice pravitatis in
provincia Lombardie et Marchia lanuensi, a sede appostolica deputato,
et iuravit de veritate dicenda, et dixit quod eodem die scilicet quinto
decimo novembris, in die dominica, bora qua dictus inquisitor predi-
cabat in ecclesia fratrum predicatorum in civitate Regii, et predicabat
specialiter de pertinentibus ad fidem et ad ofRcium inquisitionis, et
faciebat legi sententiam domini pape centra Columpnenses, et faciebat
processus suos et admonitiones centra hereticos, credentes, fautores et
receptatores hereticorum, et centra Columpnenses et fautores et a-
diutores eorum, et centra impedientes et molestantes officium inqui-
sitionis, sicud patet de predictis per instrumenta pubblica scripta
' Geppo di Lamberto di Firenze scolare, citato, aggiunge aver sentito
talora il suddetto Andrea Migli ' dicentera quod libenter vellet quod prelium
esset in celo Inter sanctos, et quod unus ocoideret alium et quod interiora
sive membra sanctorum caderent in terra '. (Mas. p. 25 v^*). Il Mas. noa.
contiene alcuna sentenza contro Andrea Migli.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 285
manu mei Alberti notarli infrascripti, Attolinus de Preposito de Regio,
qui consuevit stare in Canonica cum preposito de Carpeneta , erat
presens in dieta predicatione quando per dictum inquisitorem predicta
dicebantur et fìebant. Et quia dictus Attolinus loquebatur et rumo-
rem faciebat cum quibusdam aliis, et inquietabat inquisitorem, et im-
pediebat predicationem, et illa que dicebantur et legebantur ibi, ipse
testis dixit illis qui faciebant umorem et qui loquebantur : vos male
tacitis, quia vos impeditis inquisitorem et predicationem suam, unde
inquisitor posset vos reprehendere et possetis habere brigam; et tunc
dictus Attolinus blasfemavit dictum testem dicens : vobis nascatur ver-
mus canis. Et subiunxit ipse Attolinus : eatis ad clamandum in Campa-
gnola, cum fratribus illis. Et ipse testis respondit : vos male dicitis
quia dicitis mihi rusticitatem, et possetis de hoc audire verba que non
placerent vobis; et ipse Attolinus cepit cominari ipsi testi, et dicere :
si ego vos tenerem extra , ego ita percuterem capud vestrum cum
muro quod oculi vestri exirent de capite. Et cum ipse testis reprehen-
deret eura, et diceret: inquisitor posset vos punire de hiis que vos
disistis, ipse Attolinus dixit quod incacabat ei. Item dixit ipse testis
quod audivit a fratre Bernardino converso sacrista in conventu fra-
trum predicatorum de Regio quod ipse Attolinus dixerat quod illi
de Columpna, de quibus loquebatur dictus inquisitor in dieta predi-
catione, erant meliores homines quam fratres, et hoc audiverat dictus
frater Bernardinus a quodam seculari, qui predicta audiverat.
Actum inCivitate Regii, in loco fratrum predicatorum, in domo
infìrmitorii . Presentibus fratre Anthonio ferariensi, frate Francisco de
Bononia, de ordine predicatorum et Delavancio de Vicentia, testibus
vocatis.
I Ego Albertus quondam Carbonis imperiali auctoritate
^' i notarius, et dicti fratris Guidonis inquisitoris notarius pre-
dieta omnia ipsius inquisitoris mandato scripsi et publicavi '. [Mns.
p. 27 r°].
• 11 17 novembre Azzolino da Preposito promette di non molestar mai
più r inquisitore sotto pena dì 25 lire imperiali.
286 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
XXII.
Ubaldinus Zaffonis
Eodem die loco et testibus [9 agosto 1304]
{£" Bitinus predictus dixit item, quod quidam nomine Dominicus
sartor de terra Montisbelli est receptator eorum qui sunt de septa
appostolorum. Interrogatus quomodo scit , respondit quia ab uno
anno citra ipse testis vidit plures ex dictis appostolis quos non co-
gnoscebat nomine sed eos cognoscebat habitu * et verbis, quia predica-
bant, intrare domum dicti Dominici positam in burgo Montisbelli et reci-
pere hospitalitem cibum et potum ab eo pluribus vicibus et diversis die-
bus. Interrogatus qui fuerunt presentes predictis, respondit: presentibus
ipso teste, Ubertino Benvenuti de Truglonibus de Montebellio. Item di-
xit quod quidam nomine Ubaldinus lacobi Zaffonis de Montebellio pu-
blice dicit: pingatis in muro jmaginem Dei et imaginem unius asini et
verberetis utrumque et videbitis quod ita movebitur unus sicud alter;
et hoc audivit ipse testis dici a dicto Ubaldino ab uno anno citra,
pluries et pluribus vicibus in terra Montisbellii. Presentibus Bertho-
lino Troglone, Brigata de Troglonibus et ipso teste et aliis multis.
Ego ydem Guido Bontalenti predicta ss. [Mns. p. lil].
* Martiaus quondam Menaboi [Mns. p. Ili v.°] dicit quod domiuus Da-
mianus habet unum vestitura bixum foderatura de pellibus quod dicitur
fuisse illorura fratrura appostolorura et specialiter domini Zacharie. Invece
Niccolò Eymerico nel suo Directorium Inquisìtorum [Secunda pars, quae-
stio XII,-J ' Isti [pseudo apostoli] . . . poeniteatiara per vicos et plateas
praedicabaat cum mantello albo ad collum per modum palij elevato, et
tunica alba '.
INDICE DEL MANOSCRITTO
(Gli Atti segnati con asterisco sono quelli pubblicati )
* Inquisizioni di Ognibene q. Amerig-o (29 maggio 1291) . . . p.
* Tre inquisizioni di Bonigrino da Vei-ona (17 luglio, 13, 14 ot-
tobre 1296) »
* Consiglio dei sapienti su Bonigrino »
Sentenza contro Bonigrino (12 settembre 1297) »
Inquisizione di Bompetro di Giovanni borsaio (23 marzo 1299) »
Altra inquis. dello stesso (25 marzo 1299) »
Altra inquis. dello stesso (7 aprile 1299) >•>
Inquis. di Giuliano borsaio (7 aprile 1299) »
Inquis. di pi'ete Giacomo (IO aprile 1299) »
Inquis. di Diotisalvi sopra frate Avancio (2 maggio 1299) . . »
* Inquis. di Riccardino Ordelaffi su m. Brunetta (3 maggio 1299) »
Inquis. di Maria di Pietro di Serravalle su M. Brunetta (6
maggio 1299) »
Inquis. di Borapeti'o di Giovanni borsaio (11 maggio 1299) . »
* Inquis. di Giuliano borsaio (11 maggio 1299) »
* Inquis. di Benincasa di Martino su Paolo Trintinelli (17 mag-
gio 1299) »
Inquis. di Nascimbene di Adelardo su Paolo T. (17 maggio 1299) »
Inquis. di Pace da Saliceto su Paolo T. (18 maggio 1299). . »
Inquis. di Paolo Trintinelli (18 maggio 1299) »
* Inquis. di Zaccharia Baldi da S. Agata (19 maggio 1299) . . »
Inquis. di Neglore di Giuliano su m. Saviabona (20 maggio 1299) »
Inquis. di Alberto Carboni su Paolo Trintinelli (20 mag-
gio 1299 ) »
Inquis. di Paolo Trintinelli (20 maggio 1299) » »
Inquis. di Giovanni di borgo Galliera su Paolo T. (20 mag-
gio 1299) » 15
Inquis. di fra Giovanni su Paolo T. (20 maggio 1299) ...» »
Inquis. di fra Albertino su Paolo T. (20 maggio 1299) ...» »
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288 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Inquis. di fra Corradino su Paolo T. (20 maggio 1299) . . . p. 15v.°
* Inquis. di Corbicino di Benvenuto su Ricevuto (20 naaggio 1299) » 16
Inquis. di Zaccharia Baldi (21 maggio 1299) » ISv."
* Inquis. di Bertolino di Biagio da Manzolino su Parte speziale
(21 maggio 1299) » »
Inquis. di Andalò di Fabiano de Fabiani sopra Graziadeo man-
tovano (22 maggio 1299) » 17
* Inquis. di Saviabona (22 maggio 1299) » 17v.°
Inquis. di Zaccharia Baldi (25 maggio 1299) » »
Inquis. di Graziadeo mantovano' (28 maggio 1299) .... » 18
Inquis. di Parte speziale (ultimo maggio 1299) » 18 v."
Inquis. di Avancio da Funo (ultimo maggio 1299) » »
Inquis. di Angeleria di Simon Guidolini su m.* Saviabona (8
giugno 1299) » 19
Inquis. di frate Tiberto su Parte speziale (10 giugno 1299) . » »
Inquis. di don Enrico monaco su Jacopo Flamenghi (12 giu-
gno 1299) » 19 v.'^
Abiura di Paolo Trintinelli (14 giugno 1299) » 20
Inquis. di don Guidolino su Jacopo Flamenghi (16 giugno 1299) » »
Inquis. di Contessa moglie di Bompetro (17 giugno 1299) . . » 20v.°
Altra inquis. della medesima (19 giugno 1299) » 21
Inquis. di don Giovanni su Jacopo Flamenghi (19 giugno 1299) ^> 21 v.°
Inquis. di Giovanni Gariboldo su Jacopo FI. (22 giugno 1299) » »
Inquis. di Paolo di Cambio Fregalossi sul medesimo Jacopo FI.
(22 giugno 1299) » 22
Inquis. di Giovanni abate di s. Maria di monte Armato su Ja-
copo FI. (25 giugno 1299» » »
Inquis. di Romengarda di Papazzone* moglie del già Riguzio
de' Galluzzi (25 giugno 1299) » 22v.°
* Inouis. di Giovanni q. Pace Zovenzoni sopra Uguzzone q. Az-
zolmo Tetalasina (29 giugno 1299) » 23
Inquis. di Benedetto de Cummis scolare sopra Jacopo di terra
di Clavasio (29 giugno 1299) » 23v.°
Inquis. di Nicola Galgani da Pisa scolare sopra Andrea Migli
(25 giugno 1299) >■> »
* Inquis. di Montanario q. Pergholano sopra ni. Gentil de Tu-
scia (2 ottobre 1299) » 24
In(juis. di Donato q. Parte da Firenze (ultimo ottobre 1299) . » »
Seconda inquis. del medesimo Donato (ultimo ottobre 1299) . » 24 v.°
Terza inquis. (1." novembre 1299) » »
1 Interrogatus si Deus tecit muschas, pullices et buffones, respondit quod nescit.
2 Alighieri.
ACTA SANCTI OFFICII BONOMAE 289
Inquis. di Giovanna q. m. Giovanni da Pai'ma sopra la fami- p. 25
glia del predetto Donato (2 novembre 1299) » »
* Inquis. di Vanni Ghiandoni da Firenze scolare su Andrea Migli
(4 novembre 1299) » »
Inquis. di Geppo di Lamberto da Firenze scolare sul medesimo
Andrea Migli (4 novembre 1299) » 25v.°
Quarta inquis. di Donato q. Parte da Firenze ' (5 novembre 1299^ » »
Quinta inquis. del predetto Donato- (5 novembre 1299). . . » 26
Sesta inquis. del predetto Donato (5 novembre 1299). ...» »
Settima inquis. del predetto Donato (7 novembre 1299). . . » 26v.°
Inquis. di Contessa moglie del fu Bompetro (7 dicembre 1299) » »
* Inquis. di Manfredino da Campagnola sopra Azzolino da Pre-
posito (15 novembre 1299) » 27
Inquis. di Bernardino sacrista sullo stesso fatto (15 novem-
bre 1299) » »
Inquis. di m.PetroVernicius sullo stesso fatto (ISnovembre 1299) » 27v.°
Referto di Tommasino nunzio dell'Inquisitore (15 novembre 1299) » »
Inquis. di Azzolino del fu Casottino da Castellarano (16 novem-
bre 1299) » »
Inquisizione di Bartolommeo preposto di Castello sul predetto
Azzolino (16 novembre 1299) » 28
Inquisizione di Petrizzuolo de Guerris sul predetto Azzolino
(17 novembre 1299) » »
Seconda inquis. di Azzolino predetto (17 novembre 1299) . . » 28 v."'
* Inquis. di fra Gerardino su Petrobono da Guzolo (17 novem-
bre 1299) » »
* Inquis. di Pietro da monte Umbrario su Bonavitta da Firenze
(18 novembre 1299) » 29
Inquis. di Pietrobono q. Zamboni^ (18 novembre 1299). . . » 29?."
Instromento del vicariato di fra Bernardo (non e' è che l'inti-
tolazione) (19 novembre 1299) » 30
Precetto ai capi della Quinquagina beccariorum di Modena di
costruire un ponte e riparare una via (19 novembre 1299). » »
Promissione di Pietro da monte Umbrario (19 novembre 1299) » »
Deliberazione di parecchi membri della Cinquantina Beccario-
rum di iNIodena sopra un ponte di contro alla residenza
dell'Inquisizione (20 novembre 1299) » 30v.°
1 Promixit attendere mandata dicti inquisitoris sub pena mille libr. bon.
2 . . fecit reverentiam hereticis pluribus vìcibus in domo d. Trince et fratrum suo-
rum, sciens ipsos esse hereticos, et dicebat eis secundura morera hereticorum . Item dicebat
eis benedicite benedicite pluribus vicibus.
3 . . . audivit . . . quod Gerardus (Segarella) miraculose sanavit quosdam infirmos Me-
diolani , et eciani Bononie quendam puerum infìrmum.
290 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Inquis. di Fra Antoaio del fu Giovanni da Ferrara a propo-
sito di predicazioni (21 novembre 1299) p. 30v.°
Inquis. di fra Bartolomeo de Medicis da Reggio sul medesimo
soggetto (21 novembre 1299) » 31
Inquis. di Tommasino di s. Martino da Reggio sul medesimo
soggetto (21 novembre 1299) » 31 v.°
Inquis. di Brunetto dal Ferro su Cursio Bonelle (8 agosto 1301) » 33
Inquis. di Lapo Castellini sul medesimo Cursio (8 agosto 1301) » »
Inquis. di Manetto Munsirri sul predetta Cursio (8 agosto 1301) » »
Citazioni varie dell'Inquisitore (10 apriIe-7 novembre 1299) . » 34
In Christi nomine amen. Liber SECVRri'ATVM hereticorvm et credentivm et
FAVTORVM EORVM PERTINENTES AD OFFICIVM INQVISITIONIS IN CIVITATE Bo-
NONIE TEMPORE VENERABILIS VIRI DOMINI FrATRIS GvIDONIS VICENTINI OR-
DINIS FRATRVM PREDICATORVM, InQVISITORIS HERETICE PRAVITATIS IN BONONIA
ET IN PROVINCIA LOMBARDIE AC MARCHIA lANVENSI.
Inquis. di prete .Jacobo (15 aprile 1299) p. 36 v.°
Inquis. di Martino spagnolo scolare in dir. canonico, sopra
una casa che abita supposta di pertinenza dei Colonnesi ri-
belli di s. Chiesa (lo aprile 1299) » »
Promissione di Benvenuto di Michele (15 aprile 1299) ...» »
Inquis. di Bonifacio de Langlano canonico sopra la predetta
casa dei Colonna (14 aprile 1299) » 37
Inquis. di Pantaleone q. Michele da Riosto sopra il medesimo
negozio (16 aprile 1299) » »
Inquisizioni sopra il predetto negozio, di Matteo di Cambio
notaio, Jacobo q. Ventura, Alessandro di Zenzanome, Ranie-
ro di Rolando Zanzi (16-21 api-ile 1299) » 37v.°
Vari atti per il medesimo atfare (16-21 aprile 1299) .... » 38
Circa 500 atti brevissimi, la maggior parte di inquisizione e
condanna contro gente che mormorò per le sentenze del-
l'Inquisitore (3 maggio-2 novembre 1299) » 39v.°
* Editto generale dell' Inquisitore Guido da Vicenza (26 aprile 1299) » 68
Sentenza contro don Jacobo (4 maggio 1299) » 68 v."
Sentenza assolutoria del medesimo d. Jacopo (7 aprile 1299)
Sentenza contro Giuliano borsaio (12 maggio 1299) . . .
Sentenza contro Bompetro borsaio (12 maggio 1299). . .
Sentenza contro m."* Saviabona (10 giugno 1299) ....
Sentenza contro Paolo Trintinelli (10 giugno 1299) . . .
Sentenza contro Zaccharia da s. Agata (10 giugno 1299) .
Sentenza contro m.* Romengarda (4 luglio 1299) ....
Sentenza contro Francesco Guidetti (14 decerabre 1301) . .
Sentenza contro Bonaccursio da Firenze (primo gennaio 1302)
69
70 v."
72
72v.°
73v.°
74
75
Tr; .. o
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 291
Sentenza assolutoria di Paolo Trintinelli (14 giugno 1299). . p. 76v.°
Sentenza assolutoria di nn.^ Saviabona (15 giugno 1299) . , » 77
Sentenza contro Donato da Firenze (9 novembre 1299) ...» »
Sentenza assolutoria di Donato da Firenze (10 decembre 1299) » 77v.°
Sentenza assolutoria di Bonaccursio da Firenze (1 settem-
bre 1302) » 78
Sentenza contro maestro Giovanni Ribaldini (22 agosto 1303). » »
Sentenza contro Corvolo e Gerardino preti (22 agosto 1303) . » 78v.°
Sentenza contro Aristotile notaio (22 agosto 1303) » »
Sentenza assolutoria di maestro Giovanni Ribaldini (25 ago-
sto 1303) » »
Sentenza assolutoria di Corvolo e Gerardino preti (25 ago-
sto 1303) » 79
Inizio di sentenza contro Zaccharia Baldi da s. Agata (25 a-
gosto 1303) » »
Sentenza contro Rolandino de OUis da Modena (8 ottobre 1304) » 79v.°
Sentenza contro Pietro dal Prao (8 ottobre 1304) » 80
Sentenza contro Guglielmo de Bianrihi da s. Elena (22 no-
vembre 1304) » 81
Sentenza contro Benvenuta da Piumazzo e Ugulino d' Alber-
tino (22 novembre 1304) » 81v.°
Sentenza contro Vitale figlio di Control de la Mane (22 novem-
bre 1394) » 82
Sentenza contro Giovanni d'Albertino da Lirano e contro
Zanibello calzolaio (22 novembre 1304) » 82v.°
Sentenza contro Giovanni Zerbini da Piumazzo (23 novem-
bre 1304) .> 83
Sentenza contro i canonici di Monteveglio (23 novembre 1304) » 83 v."
Sentenza contro i canonici di s. Maria Maggiore (8 decem-
bre 1304) » 84v.°
Sentenza contro Tommaso rettore dell'ospitai di s. Stefano (20
decembre 1304) » 85
Sentenza contro Bartolommea (25 luglio 1305) » 85v.'*
Sentenza contro don Viviano (22 novembre 1304) ..-..» 86 v.°
Inquisizione di Gerardo q. Albertino di Albertinatiis sopra Fi-
lippo di Aldrovandino da Sala (13 gennaio 1300) . ...» 88
Inquis. di Francesco di Jacobo Ghisilieri sopra il predetto F.
da Sala (13 gennaio 1300) » 88v.°
Inquis. di Lambertino di Gerardo Ghisilieri (sopra il predetto
F. da Sala (13 gennaio 1300) » »
Inquisizioni sopra il predetto F. da Sala di Pietro q. Jacobino
Savioli, di Guido q. Primadiciode Primadiciis, di Bartolomeo
q. Saviolo Savioli (13 gennaio 1300) » 89
* Inquis. di Biagio q. Giovanni da Mongiorgio (18 agosto 1303) » 90
292 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Inquis. di Ansaloii di Rolandino da Mongiorgiu (18 agosto 1303) p. 90
Inquis. di Corvolo cappellano di s. Sismondo di Mongiorgio
(19 agosto 1303) » 90v.°
Inquis. di Gerardino rettore di s. Giovanni di Monte Marvo
(20 agosto 1303) » »
Citazione dell'Inquisitore (21 agosto 1303) » 91
Referto di Nascimbene nunzio dell'Inquisitore (22 agosto 1303) » »
Inquis. di don Bono monaro di s. Felice (28 agosto 1303). . » »
* Inquis. di Zaccaria Baldi da s. Agata (9 decembre 1303) . . » 92
Seconda inquis. di Zaccaria Baldi (9 decembre 1303). ...» 92%'."
Terza inquis. del medesimo (10 decembre 1303) » 93
Quarta inquis. del predetto (12 decembre 1303) » 93v.**
Quinta inquis. dello stesso (16 decembre 1303) » 94
Inquis. di Rolandino de Ollis da Modena (16 settembre 1304) . » 94v.°
Seconda inquis. di Rolandino predetto (22 settembre 1304) . » »
Terza inquis. del medesimo (22 settembre 1304) » 95
Inquisizione e citazione contro parecchi uomini da Piumazzo
(Giovanni di Zaccaria Zerbini, Pietro de Gaglano, Jacobo
di Pietro, Brunetto Basenghi) (27 settembre 1304) .... » 96
Inquis. di p. Jacobo rettore di s. Salvatore di Dosentola (3
ottobre 1304) » 97v.°
Inquisizioni contro Berga da Lirano (27 luglio 1304). ...» »
Inquis. di Damiano de Bianchi (17 agosto 1304) » 98
Inquis. di Guglielmo de Bianchi (17 agosto 1304) » »
Inquis. di Iraelda di Damiano de Bianchi (17 agosto 1304) . » 98 v."
Inquis. di Salvetto di Petrizzuolo da Borgo Panigale (18 ago-
sto 1304) » »
Mandato dell'Inquisitore (18 agosto 1304) » »
Inquis. di Maria q. Osti de Osti da sant' Elena (18 agosto 1304) » »
Inquis. di Giovanni de Bianchi (18 agosto 1304) » 99
Inquis. di Guglielmo de Bianchi (24-.27 agosto 1304) .... » »
Inquis. di Viviano canonico sopra Rolandino de Ollis (27 ago-
sto 1304) » »
Inquis. di Damiano de Bianchi (penultimo agosto 1304) ...» »
Inquis. di Imelda figlia di Damiano de Bianchi (30 agosto 1304) » 99v.°
Inquis. di Pietro di Giovanni Butrigari da Piumazzo (2 set-
tembre r304) » 100
Inquis. di Albertino de Ollis (18 settembre 1304) » »
Prima citazione di vari disobbedienti (8 settembre 1304) . . » 100 v.**
Seconda citazione (13 settembre 1304) » »
Terza citazione (21 settembre 1304) » 101
Inquisizione di maestro Jacobo de Mantighelli ' (12 ottobre 1304) » »
1 doctor in arte ftsice . . . quasi ex verecundia , . . nescivit dare comiatum quibusdam
hereticis qui venerunt ad domum suam.
ACTA SANXTI OFFICII BONONIAE 293
Inquis. di don Benedetto canonico di s. Maria di Monteveglio
(9 ottobre 1304) p. 101
Inquis. di don Vando canonico di s. Maria di Monteveglio
(8 ottobre 1304) ' » »
Scomunica di Giovanni e Bona de Ostis e Bartolomea q. Gu-
glielmina (domenica 15 novembre 1304) » »
Inquis. di don Bondi (20 maggio 1304) » 102
Inquis. di don Pace (20 maggio 1304) » »
Inquis. di Ubaldino canonico (20 maggio 1304) » »
Inquis. di Niccola d'Antonio da Nugarano (19 maggio 1304) » 102 v.**
Inquis. di Tommaso rettore dell'ospitai di s. Stefano (20 mag-
gio 1304) » »
Inquis. di d. Placidio (30 maggio 1304) » 103
Inquis. di Giovanna di Bona da Mongiorgio (30 maggio 1304) » 103 v."
Inquis. di don Pace rettore di s. Benedetto (30 maggio 1304) . » »
Inquis. di don Tancredi da Mugello canonico di s. Maria Mag-
giore (30 maggio 1304) » »
Inquis. di don Bondi (30 maggio 1304) » 104
Inquis. di Bonduccio q. Salvetti canonico (30 maggio 1304) . » »
Inquis. di don Bondi (30 maggio 1304) » 104 v.°
Inquis. di prete Gorvolo (5 giugno 1304) » »
Mandati dell' Inquisitore riguardanti don Bondi e don Gorvolo
(6 giugno 1304) » 105
Inquis. di Biagio da Mongiorgio (6 giugno 1304) » »
Inquis. di Jacobo di Gerardino da Serravalle (26 giugno 1304) » 105 v.°
Inquis. di suor Margherita (26 giugno 1304) » »
Inquis. di frate Andrea (26 giugno 1304) » 106
Inquis. di Bono q. Villani da Firenze copista ' (9 luglio 1204) » »
Inquis. di Bonaccursio q. Villani da Firenze (9 luglio 1304) . » 106v.°
Inquis. di Nascimbene di Giovanni Biscellini da Piumazzo (29
luglio 1304) » »
Inquis. di Nascimbene di Adelardo (29 luglio 1304). ...» 107 v."
Inquis. di Giovanni di Petrizzolo (29 luglio 1304) » »
Inquis. di fra Pinamonte (29 luglio 1304) » >■>
Inquis. di Giovanni di maestro Ardizzone (penultimo di lu-
glio 1304) » >>
i Interrogatus si ipse Bonus scribit in diebus dominicis, appostolorum et in aliis festis et
diebus solempnibus, retipondit et dixit sic. Interrogatus si ipse Bonus sit vel nunquam au-
divit dici quod laborare in diebus dominicis et solempnis sit prohibitum et peccalum re-
spondit et dixit sic . Interrogatus quare hoc facit, respondit et dixit quod hoc facit eo quia
proniittit scolaribus dare eis tantam scripturam infra certuin tempus . . . Interrogatus si ipse
Bonus unquam dixit quod dare ad usuras non sit peccatuni , respondit quod bene dixit uni
fratri penitentie et cuidain nomine Dinus quod dare ad usuras a quatuor den. infra non est
peccatum secundum quendam versum quem ipse Bonus invenit in digesto velieri.
294 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Inquis. <^i Zannibello di Raniero calzolaio (1.° agosto 1304) . p. 108
Due inquis. di Giovanni di Albertino da Lirano (1.° Agosto 1304) » 108 v.**
Due inquis. di Ugolina di Albertino da Lirano (2 agosto 1304) » 109
Inquis. di suor Maria detta T eremita (2 agosto 1304) ...» 109 v.°
Inquis. di Giovanni di Albertino da Lirano (2 agosto 1304) . » »
Inquis. di Vitale di Control da la Mane (6 agosto 1304) . . » HO
Inquis. di Giovanni di Albertino da Lirano (6 agosto 1304) . » »
Inquis. di don Viviano di Guidone (8 agosto 1304) .... » 110v.°
Inquis. di p. Francesco rettore di s. Pietro di Mongiorgio (8
agosto 1304) » »
Inquis. di Bitino q, Zannis (9 agosto (1304) » »
* Seconda inquis. di Bitino q. Zannis (9 agosto 1304) . . . . » 111
Inquis. di don Viviano di (luidone (14 agosto 1304) . . . . » lllv.°
Inquis. di Martino q. Menaboi (15 agosto 1304) » »
Inquis. di Lambertino di Martino da Mongiorgio (17 ago-
sto 1304) » 112
Riferto di Benincasa di Martino notaio dell'Inquisitore (17 a-
gosto 1304) » 112v.°
Inquis. di fra Foventino da Milano' (19 agosto 1304) . . . » 113
Inquis. di Jacobo di Petrizino (22 agosto 1304) » 113v.°
Inquis. di Alberghetto di Gerardino Trughi da Mongiorgio (23
agosto 1304) » 114
Mandato dell'Inquisitore (23 agosto 1304) » 114 v.°
Inquis. di Benvenuto de Bianchi (23 agosto 1304) » »
Inquis. di Gerardo de Bianchi (23 agosto 1304) » »
Inquis. di Francesco di Giovanni de Bianchi (23 agosto 1304) » 115
Inquis. di Guido di Benvenuto de Bianchi (23 agosto 1304) . » »
Referto di Nascirabene di Adelardo notaio dell' Inquisitore (27
agosto 1304) » »
Inquis. di Pietro dal Prao (5 ottobre 1304) » »
Quarta inquis. di Rolaudino de Ollis (6 ottobre 1304) ...» 115v.°
1 . . . Itera dixit quoJ audivit dici quod Maria uxor Salvitti de Sancta Helena, dicebat
publice liomiiiibus et personis: videte quod inquisitores et fratres persecuntur illos qui sunt
de numero appostolorum, certe male faciunt quia isti appostoli sunt boni homines. Et quando
e;;o cocho unam cottam panis et ipsi fratres appostoli veniunt ad domum raeara, illa cotta
panis durat octo diebus ulterius quod t'aciat quando non veniunt. Et hoc est propter santi-
tatem ipsorum appostolorum.
2 . . . Interrogatus de verbis quibus usus fuit Rolandinus [de Ollis] quando fuit in tega
dicti Damiani de s. Helena, presentibus ipso Jacobo, Bona de Ostis et Yraelda filia ipsius
Damiani, respondit quod ipse Rolandinus loquebatur de consiliis Christi et dicebat quod
quidam iuvenis ivit ad Christura et interrogavit eum: Domine quid faciendo, vitam eternam
possidebo? cui Christus respondit: serva mandata, cui iuvenis iterum dixit: quomodo possura
ego tacere plus ut habeara maiorem perfectionem? respondit ei Christus: si vis perfectus esse vade
et vende omnia que habes et da pauperibus. Et in alio loco dixit Christus quod vulpes fo-
veas habent et volucres celi nidos, tìlius autem hominis non habet ubi capud reclinet . . .
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 295
Inquis. di Bonamico di Martino de Lorentiis (6 ottobre 1304) . p. 116
Inquis. di Ugolina q. Albertino da Lirano (7 ottobre 1304) . » 116v.°
Inquis. di Giovanni di Albertino (7 ottobre 1304) » »
Quinta inquis. di Rolandino de OUis (7 ottobre 1304) ...» 117v.°
Seconda inquis. di Pietro dal Prao (7 ottobre 1304) . . , . » 117
Seconda inquis. di Benvenuta ferraria (8 ottobre 1304) ...» 117v.°
Secf.nda inquis. di p. Ventura parroco di S. Antonio in S. Vitale
(9 ottobre 1304) » 118v.°
Seconda inquis. di p. Cortollo (9 ottobre 1304) » »
Seconda inquis. di p. Giovanni di Pietro da Zappolino cano-
nico (10 ottobre 1304) » 119v.°
Seconda inquis. di Gualando Guaraschi da Monteveglio (23
Maggio 1305) » »
Hoc est exemplum quorundam actorura receptorum sub
examine fratris Bonifacii inquisitoris ereticorum in civitate
Mutine scripta et exemplata per rae Guidonem Bontalenti
notarium officii inquisitionis.
Inquis. di fra Giovanni q. Alberto de Yberia ' (4 luglio 1307) , » 120
Due altre inquis. del medesimo fra Giovanni (5 luglio 1307) . » 120 v.°
Inquis. di suor Lazzarina q. lacobino (22 luglio 1307). ...» 121 v.°
Altra inquis. della medesima suor Lazzarina (23 luglio 1307) » 122
Inquis. di Bartolo da Massa circa Guglielmo de Bianchi (20
agosto 1304) » 124
Assoluzione di Bonamico da Castelnuovo (6 ottobre 1304) . . » »
Fideiussione di Andreolo q. Andreolo (IGnovembre 1304) . . » »
Termine assegnato per la difesa a Brunello da Piumazzo (21
novembre 1304) ....»»
Inquis. Jacopo da Pistoia circa Damiano de Bianchi (26 ago-
sto 1304) » »
Precetto a Jacobo di Guidone (21 novembre 1304) » 124 v.**
Lettera mandata a Jacopo di Guidone (21 novembre 1304). . » »
Fideiussione di Ugolotto di Rodolfo da Zappolino (28 novem-
bre 1304) » »
Inquis. di Ugolotto di Rodolfo da Zappolino contro Giovanni di
Gerardino Trugli e Bonavisina da Mongiorgio (30 novem-
bre 1304) » »
Assoluzione di Ugolotto (30 novembre 1304) » 125
Inquis. di Bonavisina figlia di Rolando da Mongiorgio (1.° de-
cembre 1304) » »
Precetto di deposito a Bonavisina (1° decembre 1304). ...» »
1 . . . item dicit quod sit quod ipsa d. Betixia est devota et familiaris predictorum
fratrum apostolorum et quod circa finem niensis Maij proxime preteriti dieta Betixia misit
per Romengardatn servitrìcem suam ipsi testi quandam anipullam vitreani, in qua erant ossa
quedam combusta . . .
20
296 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Inquis. di doa Tancredi di s. :\Iaria Maggiore (3° decembre
1304) P- ^~5
Inquis. di don Rondi (3 decembre 1304) . . . • . . . . » liSv."
Termine assegnato a don Tancredi per udir la sentenza (3 de-
cembre *^ *
Inquis. di don Pace di s. Maria Maggiore (3 decembre 1304). » »
Termine assegnato a don Pace per udir la sentenza (3 decem-
bre 1304) » »
Inquis. di Salvetto di Petrizzolo da s. Elena circa Giovanni
Osti (4 decembre 1304) >^ »
Inquis. di Damiamo de Bianchi (4 decembre 1304). .... » 126
Termine assegnato a Salvetto e Damiano per la difesa (4
decembre 1304) >> »
Inquis. di d. Tommaso rettore dell'ospedale di s. Stefano (9
decembre 1304) » »
Precetto a d. Tommaso di prestar cauzione (9 decembre 1304) » 126 v.°
Cauzione di d. Tommaso (10 dicembre 1304) » »
Inquis. di m.^ Betisia di Giordano Boccadiferro (11 decembre) » »
Cauzione di p. Giovanni di S. Antonio (11 decembre 1304). . » 127
Termine concesso a don Tommaso per difendersi (11 decembre
1304) >^ »
Cauzione di Betisia Boccadiferro (13 decembre 1304). ...» 127 v.°
Citazione di m. Betisia a difendersi (14 decembre 1304). . . » »
SENTENZE
Sentenza assolutoria di Zanibello calzolaro da Calcara (25 gen-
naio 1305) » 128
Sentenza contro m. Jacobo Manteghelli (11 febbraio 1305). . » »
Sentenza assolutoria dei canonici di s. Maria Maggiore
fpenul. marzo 1305) >•> 129
Sentenza assolutoria di Ubaldino canonico (penult. mazo 1305) » »
Sentenza assolutoria di m. Jacobo Manteghelli (5 aprile 1305) . » 129v.°
Sentenza contro i Canonici di S. Antonio (ultimo aprile 1305) » »
Sentenza assolutoria di Guglielmo de Bianchi (17 raagirio
1305) » ISt)
Sentenza assolutoria di d. Ventura priore di s. Antonio (20
maggio 1305) » 130v.»
Sentenza assolutoria di don Viviano (20 maggio 1305) ...» »
Dispensazione di don Viviano (1° maggio 1305) » 131
Sentenza contro Damiano de Bianchi (23 maggio 1305) ...» »
Sentenza contro Salvetto da s. Elena (23 maggio 1305). . . » 131 v."*
Dispensazione del prior di s. Antonio (22 luglio 1305) ...» »
Assoluzione di Albertino de OUis (4 gennaio 1305) . . . . » 132
Precetto di deposito a Damiano de Bianchi (26 gennaio 1305) » 133
Ultima inquis. di m. Jacobo Manteghelli (11 febbraio 1365). . » »
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 297
Inquis. di fra Bonifacio ordinis de peiiitencia (13 febbraio
1365) p 133
Assoluzione di Onesta figlia di Guinizello (7 marzo 1305) . . » >>
Inquis. di Pietro da Roduano (14 marzo 1305) » >>
Cauzione di m. Jacobo Manteghelli (3 aprile 1362) .... » 133v.°
Termine assegnato ai preti di s. Antonio per la difesa (5 aprile
1365) » »
Precetto a Damiano e Salvetto (17 maggio) 1365 » »
Precetti e riferti di citazioni fatte a nome dell'Inquisitore da
Ugolino Gasdiani da Serravalle nunzio (22 maggio 1305) . » 134
Cauzione di Gualando di Gerardino Guaraschi (24 maggio
1305) » 134v.°
Cauzione di Giovanni Zerbini (28 maggio 1305) » »
Inquis. di m.* Francesca da Piumazzo (28 maggio 1305) . . » »
Inquis. di m.* Marchesana da Piumazzo (29 maggio 1305). . » 135
Fideiussori di m.® Marchesana da Piumazzo (29 maggio 1305) » »
Inquis. di Francesca da Mugello contro Bona eremita (6 giu-
gno 1305) » »
Seconda inquis. di Francesca da Mugello contro Bona eremita
(6 giugno 1305) » 135v.°
Terza inquis. di Francesca da Mugello contro Bona eremita
(6 giugno 1305) » 136
Inquis. di Michel d. Carnelvaris sopra la predetta Bona (6 giu-
gno 1305) » »
Inquis. di Manzolo di Bouacursio da Borgo Panigale (ultimo
giugno 1305) » 136v.°
Inquis. di suor Maria sopra Bona eremita (ultimo giugno 1305) » »
Promissione di m. Borghesana ed Imelda (1° luglio 1305). . y >•>
Abiura di Bartoloraea q. Pietro da Savigno (21 luglio 1305) . » »
Consiglio sopra Bompetro (4 aprile 1299) » 137
Consiglio sulla vendita delle case di Bompetro e Giuliano
(26 ottobre 1299) » »
Consiglio sopra don Jacobo (29 aprile 1299) » >>
Consiglio sopra Giuliano (29 aprile 1299) » 137v.°
Consiglio sopra ra. Roraengarda (29 aprile 1299) » »
Consiglio sopra m. Romengarda (11 maggio 1299) >■> »
Consiglio sopra Giuliano (11 maggio 1299) » 138
Consiglio sopra Bompetro (11 maggio 1299) >> »
Consiglio sopra Donato (6 novembre 1299) » »
Consiglio sopra Donato (6 novembre 1299) » 138v.''
Consiglio sopra Donato (7 novembre 1299) » ■ »
298 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Consiglio sopra Menaboi q. Pasqual de Putis (0 deoembre
1301) ' V- 138v.°
Consiglio sopra Francesco Guidetti (6 decembre 1301) . . . » 137
Consiglio sopra Bonaccursio Neri Bonelle (ultimo decembre
1302) » »
Consiglio sopra il medesimo Bonaccursio (3 gennaio 1303) . . » »
Consiglio sopra Zaccaria da s. Agata (3 gennaio 1303) ...» i39v.°
Consiglio sopra Rolandino de OUis (ultimo settembre 1304) . » »
Consiglio sopra Pietro dal Pra^ (6 ottobre 1304) » »
Consiglio sopra i Canonici di s. Maria Maggiore (2,4 decem-
bre 1304) » 140
Consigli sopra Ugolotto e Bonavisina (18 decembre 1304) . . » »
Consiglio sopra Salvetto da s. Elena (18 decembre 1304) . . » »
Consiglio sopra Damiano de Bianchi (19 decembre 1304) . . » UOv.**
Consiglio sopra don Tommaso dell'ospitai di s. Stefano (18
decembre 1304) » »
Consiglio sopra Ugolotto, Bonavisina, Salvetto, Damiano e d.
Tommaso (19 decembre 1304) » »
Consigli sopra molti e diversi negozi (29 ottobre 1304). . . » 141
Consigli sopra molti e diversi negozi (12 decembre 1305) . . » 141 v.°
Consigli sopra molti e diversi negozi (24 febbraio 1306) . . » 142
Consigli sopra molti e diversi negozi (27 febbraio 1306) . . » 142 v.°
Consigli sopra molti e diversi negozi (penultimo ottobre 1307) » »
Editto generale dell'Inquisitore Niccolò Tascheri (17 otto-
bre 1305) » 143
Sentenza assolutoria di don Tommaso (5 decembre 1305) . . » 143 v."
Sentenza assolutoria di don Viviano q. Guidonis (10 decem-
bre 1305) » 144
Sentenza contro Bonvisina da Mongiorgio (17 decembre 1305) » 144 v.°
Sentenza contro Imelda de Bianchi da S. Elena (penultimo
decembre 1306) » »
Sentenza contro Maria moglie di Salvetto (penultimo decem-
bre 1306) » 145
Sentenza assolutoria delle predette Imelda e Maria (penultimo
decembre 1306) » 145 v.°
Sentenza contro Richelda Lanfranchini Scortighini da Piu-
mazzo (ultimo decembre 1306) » »
1 ... et insuper quod ecclesia que constructa fuit ad procurationem dicti Menaboy ultra
Padum ex opposito ville Miliarii districtus ferrar, ad honorem angeli aliquando dampnati
et nunc cousecuti miram ut docebat dictus Menaboy et quem angelum nominabat Celesti-
num, funditus destruatur.
2 . . . tanquam hereticum et relapsum in heresim abiuratani . . . tradetur eum iuditi
et brachi» seculari.
ACTA SANCTI OFFICII BONONIAE 299
Sentenza contro Gualando di Gerardino Guaraschi da Monte-
veglio (14 gennaio 1306) p. 14G
Sentenza contro Francesca e Marchesana da Piumazzo (18 gen-
naio 1306) » 146v.<»
Sentenza assolutoria di Guidotto e Giovanni da Monteveglio
(19 gennaio 1306) » »
Sentenza assolutoria di Damiano de Bianchi (20 gennaio 1306). » 147 v.**
Sentenza assolutoria di Gualando da Monteveglio (21 gennaio
1306) » »
Sentenza assolutoria di Vitale da Piunoazzo (21 gennaio 1306) » 147
Sentenza contro Corbolo e suoi complici da Monteveglio (22
gennaio 1306) » »
Sentenza contro Martino di Giovanni Valentini da s. Giovanni
in Persiceto (28 aprile 1306) » 148
Sentenza assolutoria di Richeldina Scortighini (22 aprile 1306) » 148 v.°
Sentenza contro Giovanni Zonis de Polis da s. Giovanni in
Persiceto (26 aprile 1306) » »
Sentenza contro Francesca e Richeldina da Piumazzo (28 aprile
1306) » 149
Sentenza contro Brunello da s. Elena » 149v.°
Sentenza contro Giovanni e Bartolino di Pietro Ballugani (29
aprile 1306) » »
Sentenza contro Beatrice e Michele de Ostis da s. Elena (29
aprile 1306) » 150
Sentenza assolutoria di Francesca moglie di Francesco da
Piumazzo (29 aprile 1306) » »
Sentenza contro Biagio da Mongiorgio (ultimo aprile 1306) . » 150 v.°
Sentenza contro Guidone Paucere da Paderno (1° maggio
1306) » 151
Sentenza assolutoria di Salvetto da s. Elena (3 maggio 1306). » 151 v."
Sentenza contro Giuliano e Arardo da s. Elena (3 maggio 1306) » »
Sentenza contro Uguzzone da Mongiorgio (9 maggio 1306). . » 152
Sentenza assolutoria di Ghisolina , Michelina e Vei'diana da
Mongiorgio (9 maggio 1306) » 152v.°
Sentenza assolutoria di Azzone da s. Elena (9 luglio 1306) . » 153
Sentenza contro Uguzzone da Mongiorgo (9 maggio 1306) . . » 153 v.°
Sentenza assolutoria di Corbolo e Beatrice sua moglie (19
maggio 1306) » 154
Sentenza di Geminiano e Brunetto fratelli (25 ottobre 1306) . » »
Sentenza assolutoria di Ghiselina e Uguzzone (23 marzo 1307) » 154 v."
Sentenza assolutoria di Guido da Montemario (1° aprile
1307) » »
Sentenza assolutoria di Giovanni e Bertolino da Balugola
(25 aprile 1307) » 155
300 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Sentenza contro suor Bartolomea da Savigno (4 novembre
1307) p. 155
Sentenza contro Richelda q. Lanfrancbino da Piumazzo (4 no-
vembre 1307) » 156
Sentenza contro Uguzzone di Benedetto da Samoggia (4 no-
vembre 1307) » 156 v.o
Sentenza contro Raniero di Rolandino e Rolandino di Berto-
luccio da Samoggia (4 novembre 1307) » 157
Sentenza assolutoria di Richelda e Francesca sorelle da Piu-
mazzo (15 novembre 1307) » »
Sentenza assolutoria di Raniero di Rol. e Rol. di Bert. pre-
detti (18 novembre 1307) » »
Sentenza assolutoria di Ugolotto di Rodolfo di Ugolotto da Zap-
polino (14 decembre 1307) » 157 v."
Sentenza assolutoria di Pier da Savigno (23 maggio 1308) . » »
Sentenza assolutoria di p. Gregorio rettore della chiesa di
s. Cristoforo in Castenaso (25 maggio 1308) » 158
Sentenza di Uguzzone di Benedetto Samoggia (26 maggio 1308) » »
Sentenza assolutoria di Guidone di Albertino e di Richelda
di Lanfrancbino Scortighini (26 maggio 1308) » 158v.''
Sentenza contro Giovanni q. Gerardino da Monzorgio (6 lu-
glio 1308) « »
Sentenza assolutoria di Vanna q. Cambio dell' Oca (4 ago-
sto 1308) » 159v.°
Sentenza contro Zulittina q. Pellegrino da Borgo Panigale
(8 agosto 1308) » »
Sentenza assolutoria di Guido di Albertino da Razzano (11 ot-
tobre 1308) » leOv."
Sentenza assolutoria di p. Benvenuto rettore di s. Filippo in
Savigno (16 ottobre 1309) » 161 v.°
Sentenza assolutoria di Pietro da Piumazzo (11 decembre 1309) » »
SUL VALORE BELLA LIRA BOLOGNESE
i nostri studii sulla moneta bolognese ^ vennero incorag-
giati con una singolare benevolenza, tanto da stimolarci a ri-
tornarvi su non appena altri lavori più strettamente professionali
ce lo permettessero. Si ricorderà che nel nostro primo lavoro
si seguivano le fasi della moneta bolognese dalla sua prima intro-
duzione nel 1191 infìno al 1464, ossia ci occupavamo della parte
più oscura e più travagliata della storia bolognese. La nostra
guida in quella ricerca era stato il Savigny, ma non siffatta-
mente, che non ci riuscisse di correggere e di documentare ta-
lune sue affermazioni e di ampliarle così da rinfrescarle in certo
qual modo e rinnovarle. Ripreso in mano quello studio^ ci pareva
sopratutto urgente di colmare la lacuna esistente nello scrittore
tedesco per ben 175 anni, cioè dal 1289 al citato anno 1464.
Potevasi ragionevolmente supporre che, essendosi la moneta bolo-
gnese tormentata così spesso dal 1191 al 1289, la si lasciasse tran-
quilla per due secoli? P]ra, sott'altro aspetto, possibile che la lira di
Bologna subisse d'un tratto una alterazione così grave conie quella
rivelata dai patti del 1464? Rileggendo perciò gli appunti pre-
ziosi lasciati dallo Zanetti e rifrugando nell' Archivio di Stato,
ci apprestavamo a ritornare sul nostro tema, quando potemmo
sapere che un distintissimo nostro collega, già provato negli
' Cfr. Atti e Memorie della Deputazione di Storia patria per le pro-
vince di Romagna, S. Ili, Volume XII, pp. 140-170; 29o-329.
302 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
studii numismatici, più famigliare di noi colla lettura delle an-
tiche carte, in situazione più agevole della nostra per disporne
e consultarle, si era impegnato in questo medesimo studio e si
proponeva di fare sulla moneta bolognese quelle indagini ac-
curate, anche delle sue forme esteriori, che ancora mancano alla
storiografia bolognese. Aspettando adunque dallo stesso un ma-
teriale compiuto di notizie e di documenti, per una benintosa
divisione del lavoro, ci restringiamo ora a sfruttare una parte
soltanto delle notizie da noi raccolte, quelle cioè che riguar-
dano la storia del valore della lira di Bologna attraverso il
tempo, al fine di porgere, se non definitivamente e con preci-
sione (definitivo e preciso sono vocaboli purtroppo ignoti a que-
sto capitolo della storia economica), almeno provvisoriamente,
un ragguaglio che appaghi molte curiosità e forse anche torni
a servigio di qualche discussione giuridica intorno a remoti rap-
porti di contrattazioni e di pie fondazioni,
I.
La zecca di Bologna nel 1291.
Nomina a zecchiere di Giacobino di Carlino Truffi.
Entro i brevi e modesti termini nei quali rimane perciò
chiusa r opera nostra, vorremmo tuttavia chiedere venia, se non
tanto a titolo di storia, ma almeno di cronistoria , esporremo
qualche altra notizia, non strettamente economica, raccolta per
via nel corso della nostra ricerca principale, anche se si ri-
ferisse al tempo già da noi illustrato col Savigny alla mano.
Per approfittare subito della licenza che abbiamo domandato,
cominceremo dal riferire che nel 1291 ci si presenta un docu-
mento, dal quale risulta che le società del Cambio e della mer-
canzia, concessionarie, come sappiamo, della zecca, erano sem-
pre imbarazzate a trovare uno zecchiere. Non possiamo com-
prenderne, a vero dire, il come, ma dalle ultime notizie del
1289 (Mem. cit. p. 302 e segg.) a questo nuovo documento,
che è del 6 novembre 1291, erano avvenute molte , anzi
troppe, cose. Si era ripescato uno zecchiere a Pisa e questi
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 303
non solo aveva lavorato nelle monete di Bologna , ma aveva
ancora , conforme ai patti , istruito nell' arte stessa altri
allievi cittadini. Ora, quasi tutti , zecchiere ed allievi, alla
fine del 1291 erano morti. Il Comune e le Arti citate a-
vevano sciupato per questa faccenda oltre 500 lire (circa 2600
lire ital.), il materiale da coniare abbondava nella zecca e la
coniazione della moneta grossa e piccola non si faceva. Essendo
perciò nel 1291 capitano del popolo Folco de' Buzzacarini, pro-
poneva al Consiglio che si conducesse per zecchiere certo Gia-
cobino di Carlino di cui ci manca il casato, ma che lo Zanetti
attinge al registro de' banditi che era de' Truffi , bandito per
ragione di parte. Al Giacobino, e per 1' esperienza che aveva
della monetazione e per i buoni patti che proponeva, ridu-
cendo la mercede della coniatura da 44 d. a 39 d. per marca,
si commettevano le operazioni del conio rimasto in sospeso
e si accettava perciò che, nonostante il bando, fosse riammesso
liberamente in patria ed avesse la gestione della zecca. Il che
tutto dice, se non più chiaramente, almeno più autenticamente,
il documento che riportiamo ^ :
Die sexto novembris [1291].
Conscilium populi et masse populi civitatis bononie fecit nobiUs
et potens miles dominus fulchus de buz[acharinisj honorabilis capita-
neus populi bononie sono campane et voce preconia in palatio novo
comunis Bononie more solito congregari. In quo quidam Consilio de
voluntate maioris partis ancianorum et consulum proposuit infra-
scripta super quilus peciit sibi conscilium exiberi.
( Omìssis)
Item quod placet conscilio quod infrascripta petitio cujus tenor
talis est: cum per comune Bononie et societates cambii et mercandie
actenus a civitate Pissarum cum magnis expensis et salariis conducti
fuerunt Bononiam quidam magistri ut deberent facere raonetam bo-
nam et decere ipsam monetam facere et laborare illos cives bono-
> Dal libro delle Riformagioni del Comune, lett. F., fol. 152 v;rso, 153
recto, nell'Archivio di Stato di Bologna.
304 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
nienses qui essent eis a comuni Bononie et dictis societatibus presen-
tati et hoc fecerunt propter magnum defectum operariorum scienciuin
tacere dictara monetam quem habebant ia civitate Bononie, et ipsi magi-
stri forenses docuerunt ipsam monetarii facere illos cives Bononie qui
eis presentati fuerunt, quod constitit comuni Bononie et dictis so-
cietatibus quingentas libras bononinorum et ultra. Et modo illi cives in
dieta arte docti quasi sunt omnes mortai, ita quod per illos qui estant
ex eis , sine auxllio forensium operariorum, magno dampno et in-
commodo comunis Bononie et dictarum societatum, moneta bona crossa
et parva non poterat fieri vel laborari. Et modo diete societates vo-
lentes prò utilitate et honore comunis Bononie et sui facere fieri mo-
netam bonam crossa[ra] et parvam et quosdam idoneos cives Bononie
facere doceri et discore dictam artem faciendi monetam ut de in-
ceps in civitate Bononie operiarum (5?'c) monete semper copia habeatur,
non potuerunt invenire aliquem qui ipsam monetam faceret et ope-
rarios de novo doceret et ipsam artem, ad tam bonum pactum
ut facit Jacobinus Carolini qui est magister diete artis et cuius per-
sona et pacis condictio comunis bononie dictarum societatum et la-
borerii monete utilior et melior facit ex quia illi magis pasivi et o-
perarii veteres habeant de qualibet marcha bon. xliiij, denariorum bo-
noninorum et dictus Jacobinus docet et docere pactus est dictis societati-
bus stipulantibus prò se et comuni Bononie artem faciendi monetam
illos quos volunt doceri in ipsa arte sine aliqua expensa comunis Bononie
sive dictarum societatum. Et promixerunt tam ipso Jacobinus quam
operarli quos de novo facit facere monetam bonam prò xxxviiij de-
nariis bononiensibus marcham ut hoc ex publicis instrumentis apparet
et abeat modo ipse Jacobinus cum illis operariis quos de novo facit
ultra duo millia marcharum argentis (sic) et bulzonis per quas co-
tidie laborat et vertit in monetam bononinorum grossam et parvam,
quod argentum et bulzonem si non compleret laborare maximum dam-
pnum et periculum esset comuni Bononie, dictis societatibus [cambii] et
mercandie, quod vobis placeat firmare et facere reformari cum effectu
in conscilio populi, quod dictus Jacobinus possit, teneatur et debeat
commorari et stare in civitate Bononie ad voluntatera domini capi-
tanei quamdiu dieta moneta laborabitur sub protectione comunis et
populi Bononie non obstante quod sit vel dicatur esse confinatus prò
parte, etc.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 305
(Omìssis)
Item plcicuit toti conscilio facto partito de sedendo ad levandum per
dictura dominum capitaneum quod petitio domini Jacobi Carlolini (sic)
magistri monete quae incipit: « Cura per comune et homines civi-
tatis Bononie et societates cambii et raercandie etc. » sit firma, rata,
valeat et teneat et plenum sortiatur effectura, quod in qualibet parte
sui executioni mandetur, prout scripta est et lecta est et lecta fuit in
presenti conscilio, auctoritate presentis conscilii, non obstantibus ali-
quibus statutis, ordinamentis et reformacionibus communis et populì
Bononie, etc.
II.
La zecca isell'anno 1296.
Elezione a zecchiere di Andrea di Bonino.
Della prova fatta dal Truffi o dal Giacomino di Carlino,
che si voglia chiamare, non ho trovato altre notizie, e quindi
devo saltar a pie' pari ad un documento del 16 marzo 1296.
Esso si trova nei Memoriali di Giovannino di Fra Deulay de
Sala, notare per i primi sei mesi dell'anno 1296. Pur troppo per
la documentazione compiuta delle vicende della zecca bolognese
molte volte i Memoriali non contengono che un cenno dei patti
relativi, ma nel caso in questione noi abbiamo un sufficiente
riassunto della stipulazione. Da questa apparisce che la zecca
era affidata all'Arte del Cambio (sola nominata in questa
circostanza) e che da essa era stata conceduta alla data so-
praddetta e per rogito del notaro Bettino Zovenzoni ad un
Andrea di Bonino oveteriits (?) della parrocchia di S. Bar-
tolomeo. Nessuna innovazione era stata noli' intervallo intro-
dotta nel regime della nostra moneta; per cui, a commento di
questi patti, valgono le argomentazioni ed i calcoli che si tro-
vano alle citate pp. 302 e segg. della nostra antecedente
Memoria. Diamo dunque senz' altro la parola al documento
stesso :
306 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Die veneris sextodecimo marcii.
D. Andreas fìlius quondam bonini oveterius capello Sancii Bar-
tholj porte ravonatis , omnibus infrascriptis per se et suos heredes
ac successores solempniter se obligando, promissit et convenit solenipni-
ter, quia propter omnem exceptionem juris et occaxionis vel facti re-
motain, domino Bombologno de Pogolotis presenti defensor] societatis
cambj civitatis Bononie, stipulanti nomine et vice suorum successorum
et vice et nomine procuratoris ipsius societatis et societatis predicte
et eciam comraunis Bononie, eundem frabrichare (sic) facere et laborare
cum omni efectu, solicitudine et cautela et opere oportuno, in civitate
Bononie solum et non allias, monetam bononinorum grossam, parvam
et medagliolas, bonam rectara et legalem, que sit de tredecim sclidis
et quatuor denariis honordnorum grossos in qualibet marcha, et
de viginti solidis bononinorum numero in qualibet libra , compu-
tatis fortibus cum fìevelibus de ilio argento [et] ex bulzone quod
prò ipsis monetis faciliendis reciperit, hoc tamen addito quod fleviles
non sint plus tredecim solidis et sex denariis hononinorum grossis
in marcha et fortes sint ad minus de solidis tredecim et duobus de-
nariis bononinorum grossis in qualibet marcha * ; bonzonos ^ vero
parvos de quinquagintatribus solidis in libra, ita quod magis fortes
sint solidorum quinquaginta in libra et magis fleviles quinquaginta sex in
libra. Mox postquara inventa fuerit condidiceret {sic) laborare et cudere
ut supra dictum est continueque atendere et comorarj in domo, ubj mo-
neta conficitur, ad ipsam facihendam; et si quos denarios extra pre-
dictam formam pondus et numerum fecerit, illos reducere ad formam
pondus et numerum superius declaratum suis omnibus sumptis et ex-
pensis, nulo habito a societate vel a comuni Bononie supradictis ,
prò refectione dictorum denariorum, salario vel mercede ; ipsosque
denarios tam grossos quam parvos vel medagiias bononinorum cudere
' Nei documenti del 1289 (pp. 303, 306 della Mem. antecedente) si
trova il peso di s. 13 d. 2; ma o esiste una lacuna o questo era evidentenaente
il peso dei denari forti, mentre quello dei deboli (fleviles) era di s. 13
d. 6. Il presente documento , sotto questo aspetto , è adunque più esatto.
Reggono in ogni caso i nostri calcoli perchè si riferirono, sino dalla Me-
moria antecedente, al peso normale di s. 13 d. 4.
^ Legffi bononinos.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 307
et facere in bona et palerà forma bene balancatos svaratos *,rotondos
cuniatos, stampitos et iniblanchitos et omnibus necessariis operibus
bene et aperte completos ad sensum bulgani presentis et alliornm
qui fuerint temporibus secuturis; bulzonem et argentum totum quod
datum sibi fuerit a dictis societatibus vel communi seu bulgano monete
presenti vel secuturo laborare et vertere in bononi[ni]s grossis par vis et
medaglis, ut supra dictum est, factis et completis, quot et quociens si-
bi datum fuerit et extiterit requissitus prò treginta novera denariis bo-
noninorum marcham videlicet bononini grossi ad omnes ejusdem son-
ptus et marcham bononinorum parvorum prò decem denariis bononi-
norum nomine operagij ad omnes tam allios soraptus monete; et so-
cietatis predicte argentum et bulzonum quod habuerit et reciperit,
ut dictum est supra, diete societati si ve bulgano presenti vel secuturis
ntegre sine ullo defectu restituere et consignare in bonon[in]is grossis
et parvis bonis et legalibus et bene factis ut dictum est in eadem
quantitate ponderis, bonitate argentj et bulzonis in qua vel quo
ipsum receperit ; nonque ulatenus observare consuetudinem con-
signandi in ^ omni die in sero argentum et bulzonem quod in
mane habuerit et reciperit prò laborando , set de pacto teneatur ipse
Andreas dictum argentum et bulzonem penes se retinere quamdiu
placuerit bulgano sive bulganis monete presentibus et futuris, illndque
etiam bulgano seu bulganis restituere in bonon[iii]is grossis, parvis es
medaglis, ut dictum est, bene factis ad bulgani omnimodam voluntaterat
dareque eciam, restituere et consignare bulgano presenti et fucturi,
totbononinos grosses et parvos et medaglias quot argentum et bulzonem
recipiet aligatos ad predictum modum a predicto modo completos, la-
boratos et factos, nec non etiam artem predictam cudendj et frabri-
candj monetam bononinorum grossara parvam et medaglias cura ipsam
siverit cum effectu et omnia que ad artem pertinent supra dictam, arti-
ficia aliter et cum efectu docere et operarios facere illos omnes et sin-
gulos qui placuerit conscilio diete societatis, quot et quocihens so-
cietati placuerit supra diete, bona fide solum in civitate Bononie et
non allias, in domo ubj fiet moneta bononinorum, illorum tamen qui
' Ripuliti (ctV. il bolognese sguràr, lucidare) o squadrati?
^ Neir originale doveva dire « in omne die » ma nel Memoriale non
risulta chiaro.
308 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
dixere voluerint sonptibus et expensis; et nichilominus stare continue
et permanerò prò posse bona fide ad predicta omnia et singula fac-
cihenda ad voluntatem comunis Bononie et societatis predicte quamdiu
eis placuerit in civitato Bononie ubi fuerit constitutus. Et inde se
cedere ultra mandata et voluntatem diete societatis seu comunis
predicti facereque omnia et singula supradicta in quocumque domo
placuerit diete societati et communi Bononie et non allibi uilo modo;
custodire fideliter diligenter ac salvare dictam monetam et omnia que
ad eum pervenerit occaxione diete monete, et ea omnia diete societati
sive bulgano integre restituere, conslgnare et dare; fraudes vel frau-
dem seu falsitatem alliquam in moneta non committere ullo modo nec
asentire allicui comittenti; et comittentem seu comittentes nulate-
nus silentio tegere, imo quam velocius poterit et dignoverit propalare,
septam, juramenta conspirationera promissionem vel sacramentum capi-
taneum vel Rectorem, procuratorem, syndicum vel actorem, priorem vel
defensorem vel alliquem acusa[re]; congregationera alliqualem, occa-
xione monete bononinorum, haruni promissionum, vel centra libertatem
diete monete et communis Bononie et societatis predicte nulatenus facere,
constituere vel creare sed possetenus centra volentibus facere discen-
cihendo totaliter oviare et si quos senserit contrariare pandere socie-
tati predicte; verum tamen si ipsum Andream procuratorem, actorem,
syndicum vel Rectorem capitaneura vel dominum alliquem circa mo-
netam vel inherens artificio monete contigerit habere, vel et hoc
de ipsius societatis emanaverit voluntate, illi parere efichaciter et o-
bedire promissit que diete societatis conscilio duxerit statuhendum.
Haec autem omnia et singula supradictus Andrea cum hac pactione
precipua tam ipso quam eius filii, successores et descendentes ab eo
in hac obligatione cedant, sub pena centum librarum bononinorum et e.
^ De inde dominus Jacobus fìlius domini Petrecoli de Blanchuoris
capello sancti Michaellis de Lebroxeto eiusdem Andree precibus et man-
datis se in predictis omnibus constituens principalem per se et suos
heredes solempniter se obligando promissit dicto domino Bombolognio
stipulanti modo et nomine supradicto se facturum et curaturum quod
d ictus Andreas dictam monetam laborare continue, dixit ipsam quam
fideliter laborabit, ut supra dictum est. Et omnia et singula observa-
bit fideliter et adimplebit ut supra promissit et convenit defensorj
predicto in presentj centrato. Et si non fecerit et propterea dieta so-
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 309
cietas aut comune Bononie alliquod dampnum substinerent in judicio
sive extra, promissit eidem defensori, ut dictum est, stipulanti, ipsani
societatem et comune Bononie indempnes totaliter conservare sub
pena centum librarum bononinorura etc. Et versa vice dictus dominus
Bombolognus nomine et vice diete societatis se soleniter obligando
promissit dicto Andrea prò se et suis heredibus soleniter stipulanti se
daturum eidem domnm abilera actam et suflcientem prò dicto opere
monete facihende tagliatorem fetorum et cuniorum, sazatorem, pillas
et torsellos suficihentes prò dieta moneta laboranda tociens quociens
ipsam voluerit laborare in opere supradicto sub pena quinquaginta li-
brarum bononinorum salvo quod si dictum instrumentum reperire-
tur factum esse centra pacta et conventiones olim facta monetariis et
operariis per dictam societatem, sit vanum et capsum et nullius mo-
menti et valoris. Ex instruraento Philipi quondam domini Bitiui de
Zovenzonibus notarli hodie facto Bononie in Cambio, presentibus Ben-
venuto Guidolotj, nuncio societatis qui dixit cognoscere contrahentes,
Ugolino Upicini notario, Palamadexio Michaellis de Scalamis notarlo
et domino Petro de Cacitis testibus. Et sic dicti contrahentes una
cum dicto Notario venerunt, dixerunt et scribi fecerunt V
Il documento che abbiamo riferito, modellandosi in sostanza
sopra altri che conosciamo, è in alcuni punti oscuro. Sopra-
tutto sono da avvertire in sul principio del documento stesso
le parole « Mox postquam inventa fuerit condidiceret » che
non danno un senso ragionevole. Tuttavolta si ponga mente
che nel 1296 Bologna non aveva, come è indubitato, la do-
mus della zecca, tanto è vero che il difensore o capo del-
l' Arte del Cambio stipulante, il Bombologno de' Pegolotti, si
obbliga a cercarne una adatta e sufficiente per la monetazione.
Io leggerei perciò « Mox postquam inventa fuerit domus mo-
nete : ecc. » ivi il Bonini starà di continuo ed abiterà per la-
vorare e battere le monete. E il condidiceret'? Quello è certo
un grosso inciampo, ma proprio non può reggere per nessun
* Dal Quinterno dei Memoriali di Giovannino di Fra Deulay de Sala
notaro per i primi sei mesi dell' anno 1296 e deputato all' uffizio dei Me-
moriali al foglio 23 redo e verso.
310 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
conto e bisogna pigliarsela, una volta di più, col copista. Se
p. es. il óiceret fosse un deheat maltrattato, non avremmo ini
verbo indispensabile per reggere tutta la tessitura del documento?
Anche il salario dato al Bonino è un po' arruffatamente
determinato: egli si contenta dei soliti 39 denari per marca,
ma forse gli si assegnarono altri dieci denari di soprassoldo per
41 conio più difficile dei bolognini piccioli a titolo di « operaggio ».
Del resto, salvo l'obbligo più recentemente introdotto ed a noi
già noto, di dover istruire nell' arte nuovi allievi, a loro spese,
la stipulazione non contiene nulla di particolare. La zecca è sempre
sorvegliata da un hulgano, o direttore, il concessionario della zecca
riceve dal Comune o dalla società delegata (la società del Cambio)
r edifìcio ed i conii. Infatti è sempre stato d'uso nelle zecche che
anche quando venivano esercitate per impresa privata, i conii
fossero fatti incidere, conservati e somministrati da parte del-
l' autorità sovrana. Nel documento perciò sono promessi dalla
società del Cambio « pillas et torsellos » in numero sufficente.
Questi sono i conii e precisamente la pilla o pila il conio in-
feriore che serviva per il rovescio delle monete e conteneva
la croce o lo stemma ed il torsello, il conio superiore che con-
teneva r effìgie del sovrano ^ Per la formazione dei conii oc-
correva un incisore che è il iaglaiorem fetorum (?) et cu-
niorum del documento ^. Siccome poi 1' assaggio delle monete
si faceva nell' interesse del Comune concedente anche il sag-
' In francese: pile e trousseau. La pila veniva infissa solidamente per
una lunga coda appuntita in un ceppo (cepeau fr.), il pezzo da monetare era
collocato al di sopra, e sopra questo il torsello: il martello battendo impron-
tava dai due lati il disco metallico. Il giuoco francese « pile ou face » (in
Toscana dicono o santo a jìalle) ricorda questa tecnica monetaria antica. Si
noti r adozione nel linguaggio francese della nostra terminologia, di cui vi
hanno altri esempi.
' Nel Ducange una dichiarazione per il fetorum manca e così manca
taglator, ma ritroviamo taillator per incisore di monete ed ancora nel secolo
scorso esisteva a Parigi un tailleur general delle monete eh' era appunto
quello che forniva ad altri tailleurs subordinati delle zecche provinciali, le
matrici dei conii. Si confrontino anche le voci italiane intaglio, intagliatore;
le francesi: taille de hois, taille-douce.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 311
giatore è costituito dal Comune o, per esso, dalla Società del
Cambio.
Dopo il 1296 non troviamo altro avvenimento notevole
che ci arresti insino al 1305.
II.
I « VENEZIANI DI RASSA » NEL 1305.
DISORDINI, PROVVEDIMENTI, PROCESSO, AMNISTIA.
Nel 1305 la piazza di Bologna, ed in generale, in quel torno
di tempo, altre piazze d' Italia, sono turbate da una crisi che
air economista storico presenta un interesse particolare, perchè
fa riscontro con quel corso delle monete d' argento balcaniche
e di rame deprezzate che anche ai giorni nostri hanno dato e
danno tuttora luogo alle circolari del governo. Nel 1305 non
è una moneta non riconosciuta, non ammessa nella circola-
zione, che provoca la crisi, ma la falsificazione di una moneta
straniera tollerata nel commercio locale.
Si era, a farla breve, costituito al principio del secolo XIII,
sotto r influenza del Pontefice Onorio III, un regno di Serbia,
che per evitare le gelosie di Andrea, re d'Ungheria che si ar-
rogava quel titolo, fu detto regno di Rascia. La Rascia era in-
fatti la regione orientale della Serbia così chiamata, come si
assevera, dal fiume Rasca che scorreva nel suo territorio.
I nuovi re si diedero a coniare, prima con lealtà, poi fal-
sandola, la moneta veneziana. Alla imitazione, i veneziani si ac-
conciarono, perchè tornava loro ad onore ed a comodo, agevo-
lando i traffici col nuovo regno, ma contro la falsificazione,
che deve attribuirsi al re Usorio nell' annuo 1282, essi promul-
garono una Parte del marzo 1282, come ci riferisce il Papado-
poli ^ In questa il Maggior Consiglio eccitava il Camerlengo
' Capta fuit pars, quod addatur in Capitulai-i Cameriarorum Comunis
et aliorura ofRcialium, qui recipiunt pecuniara prò Communi, quod tenean-
tur diligenter inquirere denarios Regis Rasie contrafactos nostris venetis
grossis, si ad eorum manus pervenerint; et si perveneriut, teneantur eos
21
312 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
del Comune a saggiare i denari del re di R;..scia perchè questi
aveva contraffatto i grossi veneti ; se gliene venissero di con-
traffatti alle mani gli era imposto di tagliarli. Questo medesimo
dovevano fare i banchieri, i bottegai di Rialto ed i loro gar-
zoni, colla pena a chi ne fosse trovato in possesso, di perdere
il 10 7o d^' valore della moneta contraffatta, oltre, s' intende,
al taglio della medesima. Di questo decreto si doveva dare co-
municazione anche ai rettori nominati fuori di Venezia, anzi
doveva essere inserito nelle loro commissioni od istruzioni, fatta
eccezione espressa del comite di Ragusa (praeter comitem Ra-
gusa, praeter dicium comitem RagusiiJ. Il perchè di questa ec-
cezione non è commentato dal Papadopoli, ma anche se non lo
affermasse il Nani, è facile congetturare che fosse a motivo
della prossimità fra il nuovo regno e la piazza di Ragusa per
cui si stimasse minor male lasciar correre la moneta alterata
che intralciarne i commerci.
1 denari di Rascia erano però tenaci, come oggigiorno i soldi
dell'Argentina, cosicché il governo veneto nel 24 giugno 1291
rinnovava 1' ordine di tagliarli j^er traversum. Non se ne fece
nulla. Correvano anche al 24 giugno 1294, in modo da dover
permettere che per 15 giorni dalla pubblicazione del Decreto po-
tessero circolare nel Dogado da Grado a Cavarzere per il va-
lore di 28 piccioli, coir obbligo, passato quel termine, di portarli
alla zecca. È da avvertire che il grosso veneziano autentico
valeva, dopo il 1282, 32 piccioli ^; era dunque una perdita su-
periore al 12 7o ^^^ cascava addosso ai detentori.
È naturale che, in parte per la repulsa di Venezia, in parte
per la malignità degli incettatori, la moneta migrasse altrove e
nel 16 aprile 1300 molestava per es. il veronese, costringendo
anche Alberto della Scala a darle lo sfratto. Ed eccola nel 1305
a Bologna. I veneziani di « rassa », come vengono chiamati,
incidere, etc. Cfr. Papadopoi.i, Le monete di Venezia descritte ed illustrate,
Venezia, Ongania, 1893, p. 90; ed anche Zanetti, yiiova raccolta delle
monete e zecche d' Italia, T. IV, p. 129; Nani Bernardo, De duohiis Ini-
peratorum Rascie nummis, Ed. altera, Venetiis, MDCCLII, p. XXVII.
' Papadopoli, op. cit. p. 121.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 313
sono dai nostri reggitori riconosciuti, non solo come falsi, ma
il loro intrinseco che, secondo i ragguagli correnti, avrebbe
dovuto essere di oltre 20 denari, era di 18 denari al massimo
e qualche volta anche di 16 e di 12.
Qiiest' episodio non ha soltanto importanza nella storia eco-
nomica, ma anche nella letteraria, perchè è noto come Dante
il quale aveva nel sangue lo spirito mercantile dei suoi concit-
tadini ed è sempre tanto implacabile contro i falsificatori di
monete, accenna nel Paradiso, e. XIX, vv. 140, 141, a
« quel di Rascia
Che male aggiustò il conio di Venezia » *
0 come altrimenti voglia leggersi dagli eruditi. Ora di questo episo-
dio rimangono a Bologna, e lo ha già notato il Mazzoni Toselli,
non solo molte leggi, ma anche il processo originario condotto
nel 1305 contro gli incettatori di tale moneta. E poiché i do-
cumenti legislativi in particolare giovano ad illustrazione così
della storia economica, come della letteraria, ci facciamo lecito
di pubblicarne qualcuno.
La questione venne portata ' nel Consiglio popolare di Bo-
logna per la prima volta nel 28 giugno 1305 dal vicario del
capitano del popolo che era allora un Ramberto dei Ramberti
e pare che la proposta prima fosse quella di diminuire il valore
dei raocenses, anche buoni, in corso, al prezzo di 19 denari, e
questo per due mesi, dopo di che fossero tutti banditi. Dalla
deliberazione del Consiglio invece si apprende che venne distinto
tra i veteres ed i novi veneziani di Rascia, che ai vecchi ge-
nuini fu mantenuto provvisoriamente il corso normale di 20
denari, che ai nuovi falsificati ed alterati venne dato immedia-
tamente il bando e la minaccia di romperli e di distruggerli. Il
documento ci esprime più minutamente ogni cosa. Eccolo * :
' Il commento del Fraticelli che va, od almeno andò per tante mani,
commenta Raugia, Ragusa, ed altri, se fosse possibile, peggio. Intende per-
fettamente ed illustra sapientemente il passo il recente commento dello
Scartazzini.
2 Estratto dal libro delle Riformagioni del Comune, lett. G, e. 52.
314 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Die vigessimo octavo mensis junij [1305]
Consilium populi et masse popiili fecit sapiens et discretus vir do-
minus Franciscus Esaù, judex et vicarius nobilis viri doraini Ramberti
de Rambei'tis, honorabilis capitanei populi Bononie, in palacio novo di-
cti comunis, voce preconum et campariarum sonitu, ut moris est, con-
gregari. In quo quideni Consilio interfuerunt ultra quam due partes
anzianorum et consullurn mensis presentis, ibidem presencium, de quo-
rum consensu , dictus dominus vicarius proposuit infrascripta, super
quibus consilium postulavit :
In primis, cum in civitate et comitatu Bononie nunc expendantur
veneziani de rassa prò malori parte tocius monete que erat per civitatem
et comitatum Bononie, ita quod quasi tota moneta comunis Bononie sci-
licet bononini grossi et parvi sunt destructi seu exportati de civitate, ita
quod pauci inveniuntur, et multi ex dictis venezianis de rassa inve-
niuntur falsi, et multi qui valent solummodo duodecim aut sedecim vel
decem et octo denarios bononinorum, quod cedit ad magnum dampnum
tocius comunis et populi bon. et hominum, arcium populi ipsius, idcirco
supplicatur vobis dominis capitaneo et anzianis et consulibus populi Bono-
nie domino defensori et domino proconsuli per consules societatis merca-
torum, per ministrales societatis bechariorum , linarolum (sic), peli-
pariorum merzariorum et aurificum quatenus vobis placeat in Consilio
populi proponere et in eo facere reformare quod dicti veneziani de
rassa solummodo per decem et novera bononinis parvis quilibet ipso-
rum et quilibet de civitate et comitatu bononie vel aliunde teneantur
ipsos dare et recipere in qualibet solutione que de cetero fiat tantum
prò dicto precio decem et novera bononinorum parvorum quemlibet,
hinc ad duos raenses proximos, nisi solvens vellet solvere in bononinis
grossis vel parvis. Et a dicto termino in antea omnes predicti vene-
ziani de rassa sint baniti in civitate et comitatu Bononie ita quod
nullo modo expendi possint, pena cuilibet expendenti seu recipienti et
prò qualibet vice Et quod a die presentis reforraationis
in antea omnes alij veneziani de rassa novi aut falsi sint exbaniti
in civitate et comitatu Bononie ita quod nulUis possit vel debeat
ipsos expendere vel recipere pena cuilibet contrafacienti prò qualibet
vice . . . quod placeat dicto concilio super predictis generaliter pre-
videro.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 315
(Omissis)
In reformatione cujus consilii et masse populi facto partito per
dictum d. vicariura de sedendo ad levandum et postmodum ad scrupti-
niiim cum fabis albis et nigris datis hominibus dicti consilii per ba-
nitores populi et restitutis fratribus heremitanis beati Jacobi strato
sancti Donati per dictos consiliarios et numeratis per duos ex anzia-
nis et coiisulibus populi in presencia dictorum fratrum et dicti con-
silii, placuit ponentibus fabas albas, qui fuerunt numero ducenti quin-
queginta, quod boni veneti de rassa veteres debeant expendi in civi-
tate comitatu et districtu Bononie per viginti danariis bononinorum
parvis prò quolibet usque quo aliud provissum fuerit super predictis
per anzianos et consulles populi bononiensis, defensores viginti socie-
tatum arcium populi et proconsulem societatis notariorum qui prò
tempore fuerint et sapientes quos secum habere voluerint ; et quod
provissum fuerit per eos vel majorem partem ipsorum reduci debeat
ad consilium populi. Et tunc secundum voluntatem dicti consilii pro-
cedatur. Et quod isto medio quilibet teneatur eos accipere modo pre-
dicto prò quolibet foro quod fiet in civitate Bononie, comitatu, districtu
ejusdem quacumque de causa, pena cuilibet renuncianti eos acci-
pere decem solidoram bononinorum prò quolibet dictorum venetorum.
Alii vero novi vel falsi sint, et esse debeant exbaniti. Et debeant
incidi vel rumpi per campsores mercatores et aurifices cis'itatis Bo-
nonie ad quorum manus pervenerint, pena et banno cuilibet campsori
mercatori vel aurifici ad quorum manus pervenerint, qui non inciderent
vel non ruraperent ipsos, decem solidorum bononinorum prò quolibet
dictorum venetorum novorum vel falsorum non incisorum vel rupto-
rum per eum. Et quilibet possit accusare et denunciare contrafacien-
tes, non obstantibus aliquibus statutis etc. Qui vero posuerunt fabas
nigras in contrarium, quibus displicuerunt predicta, fuerunt numero
quinquaginta.
Da questo documento possiamo raccogliere un dato che si
collega colla nostra ricerca principale. I grossi veneziani si rag-
guagliano nel 1305 a 20 denari bolognesi ossia ad un grosso
bolognese e due terzi (12 -\- 8 denari). Il calcolo ci conferme-
31 G R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
rebbe questo resultato. Se infatti, come riferisce il Papadopoli,^
un grosso veneziano pesava grammi 2,178 alla lega del ^^Viooo
conteneva di fino circa grammi 2,100. Il nostro grosso del 1289
conteneva {Mem. nostra citata p. 315) grammi 1, 257 di fino
a cui aggiungendo gr. 0,838 per i due terzi in più, abbiamo
gr. 2,095 ossia un resultato sensibilmente uguale, la piccola
differenza in meno essendo giustificata dall' intento di non fa-
vorire la circolazione della moneta straniera -.
La severa conchiusione a cui era venuto il Consiglio
contro i rascensi falsificati probabilmente invelenì la popolazione,
la quale si trovò fra mano molte monete deprezzate e svalutate,
e perciò se la pigliò con coloro che ne avevano fatto incetta
e ne avevano infestata la città. Di questo sdegno popolare è
l'eco la deliberazione, che pubblichiamo, del 9 luglio 1305, perchè
quando il legislatore concede che si proceda contro ai delinquenti
non solo per prohationes, ma pe/* famam, per indicia et pre-
swriptiones, è segno che si è lasciato levare la mano dalla o-
pinione pubblica indignata. Siccome però le crisi monetarie hanno
spesso per cagione il difetto di buona moneta, e questo sembrava
il caso di Bologna , per cui i bolognesi si erano acconciati ai
» Op. cit., p. 86.
* Questo calcolo ci impone l'obbligo di un'avvertenza. In questi delica-
tissimi studii nulla è piii facile che di inciampare in qualche inesattezza.
È certo però che quando un documento vi dice « sicut est argentura vene-
torum crossorum (Mem. citata p. 300), de argento veniciani crossi » (ibid.
pag. 301), è assai difficile non dedurre che la lega dei grossi di Bologna
non fosse identica a quella dei grossi veneziani. Ora il Papadopoli che può^
saggiare le sue monete « alla bilancia ed al crogiuolo » ci dà la lega dei
grossi veneziani del ^^Viooo • quella dei grossi bolognesi era certamente del-
l' ^^Viooo- ^^ l®o^ veneziana non ha dunque che vedere colla bolognese e
cade quindi ogni opportunità della nota a p. 301 della precedente Memoria.
A che serve dunque quella menzione? Dobbiamo ritenere soltanto a fissare
quella tolleranza di ^^/si ^"^ meno nel titolo, per cui per es. 10 '/g oncie
d'argento fino potevano in realtà contenere soltanto 10 oncie. Per questi ed
altri errori sfuggitici mi sia lecito citare un passo dei Mss. Zanetti: « Simili
trascorsi, benché piccoli {non tocca veramente a me giudicare se piccoli o
grandi)., confessati e corretti, mostrano l'ingenuità dello scrittore, né punto
gli detraggono ». Dio lo voglia, anche a costo di passare per « ingenuo » l
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 817
rascensl, si nominava una grossa commissione con amplissimi po-
teri, acciò vedesse di provvedere al conio di nuova moneta ed
a rimarginare i danni prodotti dalla circolazione falsificata.
Infatti ecco quanto risulta dai documenti *.
In dicto anno millesimo trecentesimo quinto, indictione tercia.
Infrascripta sunt reforraationes consilij et masse populi facte tempore
regiminis magnifici viri domini Raraberti de Rambertis honorabilis ca-
pitanei comunis et populi Bononie et scripte per me guidonem Ben-
zevennis de Casula notarium anzianorum et consulum mensis julii
presentis, sub dicto millesimo et infrascriptis diebus.
Die nono julii.
Consilium populi et masse populi comunis Bononie fecit discretus vir
dominus Franciscus Esaù de Parma judex et vicarius nobilis et magnifici
\iri domini Rambertus {sic) de Rambertis honorabilis capitanei comunis
et populi Bononie in palacio novo dicti comunis ad sonum campane et
voce preconum, more solito, congregari. In quo quidem Consilio interfue-
runt ultra quam due partes anzianorum et consulum populi Bononie
ot de ipsorum voluntate et consensu proposuit infrascripta, super
quibus sibi consilium petiit exhiberi.
Cum homines civitatis Bononie sint et videntur esse in magno
errore ratione monete de raxa que expenditur et solita est expendi
per civitatem Bononie et modo expendi non potest, ita quod homines
non possunt eraere nec alias mercationes tacere cum dieta moneta,
quia nuUus vult eam recipere, quia dicitur fore minoris valoris quam
consuevit vallere seu expendi nec habeant copia bononinorum qui possint
expendi, quid placet conscilio et masse populi generaliter providere?
(Omtssù)
In reformatione cuius consilii et masse populi facto partito per
dictum dominum vicariura de sedendo ad levandum et postmodum ad
scruptinium cum fabis albis et nigris datis consiliariis dicti consilii
per bannitores comunis Bononie et postmodum restitutis ab eis fratribus
heremitanis saucti Jacobi de strata sancti Donati , placuit ponentibus
' Estratto dal Libro delle Riformar/ioni, lett. G, e. 53 v. 55 r. e v.
318 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
fabas albas qui fuerunt numero trecenti sexaginta sex quod dominus
potestas Bononie presens habeat purum et merum arbitrium iiiijui-
rendi per se vel per suara fatniliara contra omnes et singulos qui
fraudulenter ad civitatem Bononie portassent seu portare fecissent
vel qui fraudulenter expendissent vel expendi fecissent monetam raxen-
sem mancham vel falsam, et procedere ad inquirendum per proba-
tiones, per famara, per indictia et presumptiones et puniendum realite?
et personaliter quoscumque culpabiles invenerint, quod quidera arbi-
trium durare debeat, bine ad kalendas augusti; fabe nigre in contra-
rium fuerunt vigintitres.
Item quod facto partito per dictum dominum vicarium de se-
dendo ad levandum et postmodum ad scruptinium cum fabis albis
et nigris ut supra, placuit ponentibus fabas albas qui fuerunt nu-
mero trecenti octuaginta sex, quod dieta moneta non expendatur
ulterius. Et generaliter quod super moneta bononinorum grossa et
parva conficienda et habeada prò comuni Bononie et qualiter unde et
quando haberi possit et de dampno secuto occassione monete raxensìs
refìciendo et restaurando remaneat in arbitrio et provisione dictorum
capitanei anzianorum et consulum presentium , domini Homoboni
Tederixiis defensoris viginti societatum arcium populi Bononie et
Bernardini de Bambagiolis prpconsulis societatis notariorum et mini-
stralium illarum duarum societatum quae presunt aliis ad defen-
sionem ordinamentorum comunis et populi Bononie, dominorum presi-
dencium defensioni averis comunis Bononie et omnium qui actenus
fuerunt defensores dictarum societatum, quod provissum et ordinatum
et deliberatum et firmatum fuerit per eos vel per majorem parfcem
ipsorum valeat et teneat et habeat plenum robur et executioni man-
detur, sic si foret factum et firmatum per dictum consilium et massam
populi Bononie, non obstantibus aliquibus statutis ordinamentis et re-
formationibus in contrarium loquentibus ; fabe nigre in contrarium
fuerunt numero tredecim.
Il 10 luglio, cioè air indomani, il podestà, il vicario, i giu-
dici, i notarii e tutta la famiglia del podestà pensano prima
di tutto al processo. Si mettono in moto e ne segue un in-
terrogare copioso ed affrettato di testimonii, i quali o sape-
vano di cognizione propria, « da uomini che avevano veduto »
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 819
il fatto dell' incetta avvenuta o lo avevano saputo dalla fama,
dalla voce pubblica, da dodici persone e più, dalla maggior
parte della città, come spiegano al magistrato. Un oste, sbu-
giardando la proverbiale reticenza della sua casta , fra le
altre cose, narra che certi lodigiani, alloggiati da lui, avevano
introdotto la moneta sospetta; altri sanno che la moneta di Ra-
scia era venuta in città in altrettante botticelle, denunziate
come ripiene di biacca ai troppo corrivi gabellieri. De' rei si
dicevano i nomi: un Marzuppino Chiarenti pistojese, un Vanno
Nuvoloni, un Paolo del fu .\medeo Poeti, un Mellino di Litterio,
un Giovanni Guidotti da Milano ed altri. Il processo è nel no-
stro Archivio di Stato al n. 399 dell'anno 1305 e porta ester-
namente il titolo alquanto svanito di « Liber actoram factorum
super inquisitione facta de moneta raxensi » ma poi, in forma
più scultoria, la parola « RAXA » in grosse majuscole gotiche.
E non solo abbiamo le deposizioni di testimonii, dei qnali
chi parla per fama generale , chi ricevette in pagamento i
rascensi, chi li ha spesi in buona fede vedendoli correre, ecc. ecc.
ma abbiamo le confessioni degli imputati, che introdussero uno
200 lire, uno 150 lire di rascensi in più mesi. I rascensi si
comperavano nella ragione di s. 42 d. 8 per fiorino. Ora, se
questo valeva normalmente 30 s., è evidente che i campsores
fraudolenti guadagnavano s. 12 circa per fiorino, o come a dire
il 40 °/q, sulle somme maggiori o minori confessate e delle quali,
converrà contestare molto probabilmente la veridicità.
Ma, come non è avvenuto soltanto nel 1305, o che il go-
verno del Comune non avesse frenato a tempo la crisi e se ne
sentisse responsabile, o che non avesse provveduto, come ac-
cennammo, a tempo al difetto di buona moneta nella città, il
che ci pare molto probabile, o che si fosse trovato dinanzi ad
accusati che erano troppo in alto per poterli colpire, certo è in
ogni modo, che il 16 luglio si facevano le ultime deposizioni dei
testi e già il 23 luglio 1305 l' assemblea popolare s' incam-
minava air amnistia. Vi fu qualche condanna? Dal testo del
documento converrebbe argomentare che vi fu, ma dalle carte
del processo e dal seguito delle date nulla comparisce di posi-
320 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
tivo. Il processo in ogni modo ebbe per epilogo definitivo
quanto apparisce dal documento, che qui riferiamo per ultimo:
Die veneris vigesimo tertio julij
Consilium populi et masse populi civitatis Boiionie fecit vir nobilis
dominus Rambertus de Rambertis capitaneus populi Bononie in palacio
novo dicti comunis ad sonum campane et vocem preconium (sic) more
solito, congregari. In quo quidem Consilio fuerunt ultra quara due
partes anzianorum et consulum populi Bononie et de ipsorura volun-
tate proposuit infrascripta, super quibus consilium postulavit :
Anno domini millesimo trecentesimo quinto indictione tertia die vi-
gesimo tercio julij. Infrascripta est petitio approbata et deliberata per
infrascriptum dominum Jlomobonura defensorem viginti societatum
arcium populi Bononie ac etiam per consilium quadraginta ipsius
domini defensoris scruptinio inter eos legiptime celebrato, et post-
modum deliberata et approbata una vicissim cum domino Francischo
Esaù, judice et vicario domini Ramberti de Rambertis, capitane!
populi Bononie, anzianis et consulibus, proconsulibus societatls no-
tariorum et ministralibus societatum quarteriorum et draperiorum
prò arte qui nunc presunt aliis societatibus de presenti mense ad
observationem ordinamentorum sacratorum seu majore parte ipsorum
et postmodum ad consilium populi proponenda. Et hoc exequendo
formam provisionis seu reformationis populi Bononie facta vigore
cedularum missarum per societates arcium et armorum populi Bo-
nonie facta de mense madii millesimi trecentesimi quarti indictione
secunda.
Nomina quorum sunt haec:
(Omissis)
Cum per multos bonos et sapientes viros, tam de societatibus po-
puli quam non, quos certum est quod diligunt et semper dilexerunt
bonum et pacificum statum comunis et populi Bononie et etiam offi-
cium defensoris, ipso defensor interpellatus sit et cotidie interpellatur,
ut ipse debeat per se et cum suo Consilio taliter previdero quod dominus
potestas de cetero desistat ab omni processa faciendo ulterius centra
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 321
aliquos ratione monete de rassa quae dicitur conducta ad civitatem
Bononie et comuniter sub uno errore expensa esse tam in civitate
Bononie et comitatu Bononie quam in aliis civitatibus et provinciis
Roraaniole,Tiissiae, Lombardie et Marchie ita quod aliqua societas nec,
boni et honorati homines possint ulterius infamari vel vituperari.
Et ne rancor vel hodia turaultus seu seditio possit inter societates et
homines de populo Bononie evenire, sed ut amor et unio semper cre-
scat in populo supradicto et ne inimici comunis Bononie lectari va-
leant de predictis, quod placeat Consilio populi quod dominus potestas
et ejus farailia de cetero desistat ab orani processu et inquisitione fa-
cienda per eum centra aliquos ulterius ratione diete monete de rassa
et quod predictum arbitrium intelligatur esse fìnitum. Et ratio dicti
arbitrii ulterius centra aliquos procedi non possit ratione diete mo-
nete de rassa per dominum potestatera vel ejus familiam, salvo quod
predicta non prosint in aliquo condempnatis per dictum dominum po-
testatem occassione diete monete de rassa. Et quod omnes et singuli
de societate cambii, qui artem cambii exercent vel exercuerint ab
uno anno citra, teneantur et debeant facere et fieri facere de bono et
legali argento sexaginta millia librarum bononinorum grossoriim ad
bonum et justum pondus et conium secundum modum actenus con-
suetum eorura expensis, bine ad quatuor menses proximos, ita quod
de dieta moneta copia habeatur prò populo Bononie, sub pena et ar-
bitrio consilii populi ordinanda, salvo quod ad dictam raonetam fieri
faciendam non teneantur condempnati occassione diete monete , non
obstantibus aliquibus statutis etc.
In reformatione cliJus consilii et masse populi facto partito per
dictam dominum capitaneura de sedendo ad levandtim et postmodum
ad scruptiniiim cum fabis albis et nigris datis hominibus dicti con-
silii per bannitores comunis et populi Bononie, et postmodum resti-
tutis a consiliariis dicti consilij fratribus heremitanis, et numeratis
per anzianos et consules in presencia dicti consilii et fratrura, placuit
ponentibus fabas albas qui faerunt numero trecenti decem quod su-
pradicta petitio quae incipit: « Cum per multos et sapiontes viros, tam
de societate populi quam non, quos certum est quod diliguat et sem-
per dilexerunt bonum et pacificum statum comunis et populi Bono-
niensis etc. « sit firma et rata et valetit et teneat et habeat plenum
robur et effectui demandetur in qualibet parte sua, ut scripta est et
322 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
lecta fuit in presenti Consilio , non obstantibus aliquibus statutis ,
orclinamentis, refox'mationibus et provisionibus coraunis et populi Bo-
nonie sacratis vel sacratissimis, occasionatis vel dependentibus ab eis,
lectis vel non lectis, legendis vel non legendis, de quibus opporteat
vel non opporteat expressam fieri mentionem , a quibus omnibus et
singulis dominus potestas, dominus capitaneus et eorum familie, an-
ziani et consules et eorura notarli et onines quos predicta tangerent
sint penitus absoluti. lUi vero qui posuerunt fabas nigras in contra-
rium fuerunt numero centum septuaginta.
Testes: Johannes Bonaventure et Anzianus Oliverii *.
Noi non vogliamo insistere più oltre su questo argomento,
ma se il « prò bono pacis » non fosse stato inventato per altre
circostanze, nessun documento ne sarebbe più saturo di quello
testé offerto al lettore. Sbolliti i primi furori, pronunciatasi
anche qualche condanna, non sappiamo di quali persone, è una
gara di pacificazione, di por fine alle inchieste ed ai sospetti ,
non tanto unanime però che anche nel 1305 la « questione
morale » non trovasse in seno all' assemblea popolare un nu-
mero di voti favorevoli, straordinario per i documenti del tempo,
cioè 170 voti dissenzienti contro i 310 che votarono V amnistia
dei banchieri prevaricatori.
V.
Il valore in ORO della lira bolognese dal 1264
SINO alla coniazione del FIORINO D' ORO IN BOLOGNA (1380).
Ma è del compito che ci siamo proposti il perdersi cosi
nelle cose della Bosnia e della Serbia? Per quanto la crisi mo-
netaria bolognese del 1305 possa essere interessante anche per
un certo sapore maligno di riscontri moderni, ciò nondimeno
ci affrettiamo a rientrare nel nostro tema principale. Noi ab-
biamo affermato, non ha guari, che il fiorino d' oro al princi-
pio del secolo XIV valeva 30 soldi, ora sappiamo anche che
' Dai libri delle Riformagioni, lett. G, p. 61 r. e v., e 62 r.
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 323
la crisi dei racoenses, l'aveva ridotto a 41 soldi ^ Questo dato
ci renderà facile computare il valore a cui era discesa la lira
per r invasione di quella disgraziata valuta. Il ragguaglio ac-
cennato ha certo in mira il fiorino di Firenze (allora Bologna
non possedeva ancora un fiorino di proprio conio). Ora, noi
consideriamo sempre il fiorino di Firenze del peso di grani 3. 537
d' oro puro e del valore corrispondente di L. 12,18. Il ragguaglio
non è di una precisione matematica assoluta, ma lo adottiamo per-
chè è quello medesimo da noi introdotto nella nostra memoria sul
« La popolazione di Bologna » {Alli e Memorie, ser. 3.% Vili, 55).
Perciò, sempre con le stesse riserve, è facile conchiudere che
il soldo bolognese era nel 1305 uguale a ^^^ = 0.297 L. it. o
30 centesimi circa. La lira dunque equivaleva a L. 6 italiane
(30 X 20). Questo però, come si è detto, era Y effetto della
crisi provocata dall' introduzione della moneta deprezzata. Come
si era adunque comportata, durante il tempo anteriore, la lira
rispetto al fiorino? La nostra Memoria antecedente ha esami-
nato il valore di argento della lira bolognese, quali furono le
vicende di essa ragguagliate all'oro?
Ecco i fatti che stanno a nostra cognizione. Essi potranno
essere aumentati a volontà da successive esplorazioni nelle no-
stre carte medievali ma per lo scopo sommario di questa me-
moria ci sembrano sufficienti.
Nel 1264 in cui si era progettato per la prima volta, come si
disse altrove {Meni, antec. p. 299), di coniare uno zecchino bolo-
gnese, il ragguaglio con la lira era dato così, che grani 60 e ,^ bo-
lognesi d' oro puro rispondeva ad una lira. I grani 60 e fy sono
grammi metrici 2. 872 d' oro fino e quindi la lira bolognese
corrispondeva a L. it. 9,90 in oro.
Il fiorino fiorentino pesava circa 74 ^^ pi"^i (grani 75),
nel 1264 doveva perciò ragguagliarsi a 24 soldi. E questo un
• Cfr. Libro delle Riforma g ioni , lett. I, p. 8 :«..., et etiam in duobus
florinis, iiij.°'" libras et duos solidos bononinorum, ad rationem xlj. solidorum
bononinorum prò quolibet fiorino, quia prò tanto eos recepit et sibi compu-
tati fuerunt ». Il documento è datato 12 novembre 1305.
321 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
dato che può servire di paragone per misurare il deprezza-
meuto successivo della lira bolognese, sia prodotto dai raooenses,
sia da altre cause di crisi nell' argento, che si verificarono nella
prima metà del secolo XIV.
Avvertiamo intanto che questo deprezzamento non fu im-
provviso.
Lo Zanetti infatti, ha veduto un documento del 5 gennaio
1267, in cui i tutori del figlio di un quondam Artemisio cedono
un loro credito di « 1125 florenos grossos auri per millequin-
gentasquinquaginta libras bononinorum ». Abbiamo quindi
1125 : 1550 X 20 ~ 1 : ^ , ovvero
1125 : 31000 = 1 : 57. 5
Tre anni adunque dopo il 1264 vi ha un primo deprez-
zamento dell' argento, da soldi 24 a soldi 27. 5. Non sarà dif-
ficile nemmeno di riconoscere nel mutato rapporto dei due me-
talli, la proporzione di questo deprezzamento. Se infatti, nel
1264 abbiamo:
grani d'oi-o grani d'argento oro argento
60 U : 533 J = 1 : 8. 75
avremo nel 1267
75 : 733 — 1 : 9.77.
Quanto al valore in particolare della lira bolognese nel 1267
esso risulta dalla finizione 1|^ X 20 --= 0. 44 X 320 = L. it. 8,86.
Da un documento del 12 giugno 1285, che il Savigny ri-
ferisce dal nostro Sarti (T. I, P. I, p. 221 dell'ediz. 1888-96) ab-
biamo il seguente ragguaglio: « receperunt D. florenos
auri in septingentis quinquaginta quatuor lib. iij sol. iiij den.
bon. », avremo, cioè, un altro deprezzamento perchè
fiorini soldi fiorini soldi
500 : 15083 = 1 : 30.1
Questo ragguaglio ci è confermato infatti da un altro do-
cumento del 1292 iu cui si tratta dell' acquisto del castello di
Capreno da parte dei Bolognesi. In quella occasione questi prò-
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 325
mettono di depositare 15000 fiorini d'oro, ragguagliando:
« qiiemlibet florenuiiì trigiiita solidis bononinoriim ».
Il valore della lira sarà quindi dato, per questo periodo,
dalla frazione ^ X 20 r= 0. 106 X 20 = L. it. 8,12.
È bene fissare questo risultato giacché per lungo tratto di
tempo, a cavaliere dei secoli XIII e XIV, questo fu il valore
del fiorino ^ Ma siccome era inevitabile che questo ragguaglio
non resistesse alle vicende del mercato, avviene a Bologna
quello che avviene altrove, cioè che il fiorino accennò a sdop-
piarsi in un fiorino convenzionale o di computo che corrispon-
deva appunto al comodo ragguaglio di lire bolognesi 1 Yo 6*^
in un fiorino d' oro reale che subiva le vicende del mercato.
La crisi dei rascensi avendo portato il valore in oro della
lira bolognese, che normalmente era it. L. 8,12, a L. 6, è facile
vedere la gravità della perdita subita dai detentori della mo-
neta falsificata, cioè oltre il 25 ^o-
Ma noi non l'aggraviamo troppo la responsabilità di quei
poveri Re della Serbia, già tanto compromessi nella letteratura?
Abbiamo veduto dai documenti pubblicati che il comune di
Bologna, a riparo della crisi, aveva dato un forte impulso a
nuova coniazione di moneta genuina. Eppure da dati raccolti
dallo Zanetti risulta che il fiorino valeva: nel 1312, 40 soldi ;
nel 1313, ancor più, 44 s. e 4 d.; nel 1316, 40 s. 2 d., era
dunque una crisi permanente che travagliava la moneta d' ar-
gento. Le alterazioni in uno stesso anno ed a breve distanza
sono spesso assai gravi. Se infatti nei Memoriali di Ugolino
Querci (p. xv) del 17 aprile 1326 è scritto: « centum libras
bononinorum prò pretio centum solidorum venetorum grossorum
vel quinquaginta florenos auri » ciò significa che il fiorino va-
leva, in aprile, 2 lire o 40 soldi, ed ecco che nei Memoriali di
Carlo di Guido Bonaparte , f. xviij , si legge un contratto del
25 maggio a. m., col seguente ragguaglio: « vigintiquinque
libras bononinorum prò pretio tredecim florenorum auri » ossia il
' Cosi ci attesta anche il Sarti, op. cit., ediz. citata, T. I, P. II, p. 569,
nota 5.
326 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
fiorino è equivalente a 38 s. e 6 .d. Questo miglioramento con-
tinua negli anni successivi, perchè nel 1333 si accenna ad un
ragguaglio più conforme all' antico, il fiorino si valuta dai soldi
33 ai 36. Sarebbe certo utile 1' esplorare le cause di questa
crisi : se, infatti, un rincaro nell' oro può essere spiegato nella
seconda metà del secolo XIII dalle coniazioni auree iniziate a
Firenze ed a Venezia, questa causa, al principio del secolo XIV,
era da lunga pezza superata, noi dunque non possiamo che li-
mitarci al puro accertamento del fenomeno.
Ripigliando la storia, nel 1336 la città di Bologna prestò
15 mila fiorini d' oro al Re Giovanni di Boemia, che vennero
ragguagliati a soldi 36 per fiorino. Nel 1338 sotto il reggi-
mento di Taddeo Pepoli questo ragguaglio rimane immutato e
lo troviamo esplicitamente confermato nel 5 febbraio 1339 da
un rogito di Antonio Aldobrandini da Cento, che si trova nei
suoi Memoriali (p. viiij). Un Pietro della Barba promette di
pagare: « trecentos florenos auri bonos legales expendibiles
et iusti ponderis ad rationem triginta sex solidorum bononì-
norum prò quolibet ducato ». Un mese dopo , cioè il 2
marzo, troviamo : «... viginti septera florenorura aureorura, ho-
norum et legalium in pendere et auro ad rationem triginta
sex soìidorum et odo denariorimi prò quolibet floreno »
(p. xxv) e così , ci avviciniamo alla seconda metà del se-
colo XIV.
Nella seconda metà del secolo XIV il rialzo dell' argento
si fa più deciso. Già nel 1350 , 5 decembre , trovo 4 fiorini
valutati L. 6 s. 8, ossia a 32 soldi per ciascuno, e nel 23 de-
cembre a. m., 437 fior. 7 s. vengono ragguagliati, alla medesima
stregua, a L. 699 s. 11. In alcuni computi del 25 novembre
1351 troviamo la stessa valutazione. Nel 1352 il fiorino ac-
cennava forse ad aumentare, perchè rimane la traccia di talune
consultazioni che ebbero luogo nel giugno di quell'anno, e sulle
quali avremo occasione di ritornare, che avevano in mira per
l'appunto di reagire contro il corso (probabilmente commerciale)
di 34 soldi del fiorino mediante la fissazione di un corso legale
SUL VALORE DELLA LIRA BOLOGNESE 327
di 32 soldi ^ . Neil' 8 ottobre infatti il fiorino non vale
che 32 soldi , come da un documento di quell' anno - ; nel
1353 abbiamo nel 10 aprile e nel 5 agosto il valore di soldi
32 ^, m luglio un ragguaglio di soldi 31 d. 1, in ottobre di
s. 33 d. 4, in decembre ancora di soldi 32 ^. Nel 1355 il fio-
rino oscilla così che non vale, il 20 agosto, che 35 soldi, in ottobre
soli soldi 32, ai 25 decembre soldi 34, Nel 28 nov. 1360 si
trova il fiorino ragguagliato a soldi 34. Per il periodo dal 1360
al 1364 torna opportuno di richiamare le informazioni rac-
colte dal Tlieiner e da noi riportate nella nostra « Popola-
zione di Bologna » (p. 59), che ci darebbero per il fiorino
di Firenze :
valore massimo
vai. minimo
medio
1360
soldi 33. 1
29.0
31.6
1361
» 33. 2
31.5
31.3
1364
» 32. 10
32.4
32.7
La stessa Memoria (pag. 50) ci dà il valore del fiorino per
il 1368: soldi 31 e d. 6 ; nel 1371 siamo sempre allo stesso
punto (ibid., pag. 42). Con questi particolari siamo giunti presso
al 1380, in cui tronchiamo questa nostra indagine, perchè in
quest' anno Bologna sorge a più nobile situazione monetaria ,
coniando un proprio fiorino d' oro: dobbiamo quindi prima
ripigliare la storia da noi abbandonata.
' I ragguagli del 1350-1352 sono stati da noi raccolti dai libri delle
Riformagioni di quegli anni. Non ne diamo una citazione più minuta perchè
i volumi e fascicoli relativi non sono numerati ed è facile rintracciarli nelle
bollette (o mandati) alle date accennate nel testo.
2 Libro delle Provvisioni dei Ire ultimi mesi del 1352, p. 8.
3 Libro delle Provvisioni, n. 41, p. 75; ibib. n. 40. xvij. Quest' ultimo
è una provvisione esplicita sul valore del fiorino; nel primo documento
sono ragguagliati a 32 soldi i 200,000 fiorini assegnati per le spese ordi-
narie e straordinarie del Comune di Bologna.
■• Cfr. Libro delle Provvisioni n. 40, iiij v.; ibid. cxvij (la numerazione
delle pagine del Ms. è irregolare); ibid. p. IsxxiiiJ.
328 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Prima però dobbiamo coiichiudere:
che la lira bolognese valutata in oro, nel corso di questo
periodo, cioè, dal 1264 al 1380, discese dal ragguaglio origi-
nario di L. it. 9,90 sino a L. it. 5,49 (nel 1313);
che mentre essa lira nello scorcio del secolo XIII ed al
principio del XIV poteva valutarsi L. 8,12, superata la fortis-
sima crisi del 1313, era risalita in sul cadere del medesimo se-
colo XIV a circa it. L. 7,60.
Del che, più e meglio informerà il lettore la tavola parti-
colareggiata con cui dovremo chiudere il presente studio.
Prof. Giovanni Battista Salvioni
fContinua)
ATTI
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER LE PROVINCIE DI ROMAGNA.
Anno accademico 1895-96
Tornata III — 12 gennaio 1896.
A continuazione della monografia sulle Scuole dello StiicUo bo-
lognese il Socio corr. conte cav. Francesco Gavazza ne prende a
leggere 1' ultima parte riguardante le scuole nell' Archiginnasio dalla
metà del XVI secolo fino al XIX.
Sotto la Legazione del card. Carlo Borromeo, il suo Vice Legato
mons. Cesi, che, reggendo quasi sempre da solo il governo, aveva
dato notevole sviluppo all' edilizia in Bologna, concepì il disegno di
dotare lo Studio di un suntuoso palazzo, iniziando con ciò i provve-
dimenti a risollevarlo dalle misere condizioni a cui da varie cause
era stato ridotto. E, ottenuto da Pio IV un Breve che ordinò la
fabbrica della nuova sede delle scuole , destinandovi proventi già
assegnati ai Lettori, si pose all'impresa con tale pertinacia che a
nulla valsero i tentativi del Senato per sottrarsi alla grave spesa
di questa fabbrica prima colla scusa che avrebbe impedito il com-
pimento della basilica di San Petronio, poi colle pretese di emende
di danni, ed in fine con reiterate proteste contro la distrazione di
somme impegnate per gli stipendi dei professori.
Sui primi mesi del 1562 si cominciarono i lavori per la costru-
zione dell' Archiginnasio ; e il Reggimento dovette anche sottostare a
nuovi aggravi per colmare la eccedenza delle spese, che, senza alcun
aiuto da Roma, salirono a 63,832 lire di Bologna. Ma nell'ottobre del
330 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
1568, con celerità che sarebbe straordinaria anche ai di nostri, la
grande fabbrica era compiuta, e s' inaugurava il 21 di quel mese, so-
lennizzata con orazioni del Luppi, del Regoli, dell'Amaseo e del
Sigonio, e tramandata ai posteri in una medaglia, riprodotta in dise-
gno dal Bonanni, coli' effige di Pio IV e il prospetto della fabbrica
innalzata.
Da documenti dell'Archivio di Stato e di quoUo dell'Ospedale della
Morte il conte Gavazza ha scoperto che architetto del magnifico
edifizio, contrariamente alle asserzioni di scrittori antichi e moderni,
fu Antonio Terribilia, fiorito nella prima metà del '500, e che aveva
avuto parte, agli stipendi del re di Spagna, nei lavori del Duomo di
Milano.
Tornata IV — 26 gennaio 1896.
A compimento delle memorie già lette a questa R. Deputazione
sotto il titolo : Delle scuole dello Studio bolognese, il Socio conte
cav. Francesco Gavazza legge gli ultimi tre capitoli della sua mono-
grafia, nei quali riassume la storia dello Studio nei secoli che visse
nel celebre palazzo dell'Archiginnasio.
Nel primo di questi capitoli descrive l' edifizio nelle sue aule e
nella Capella, traendo occasione da ciò a trattare delle orazioni inau-
gurali, a cui erano obbligati, per antica consuetudine, i Lettori dì
latino e di greco, e che un anno s'indirizzavano ai Legisti ed un altro
agli Artisti. Illustrato poi il Teatro anatomico, costruito nel 1639 su
disegno dell'Architetto Antonio Levanti, completato nel 1645, e nel
1732 decorato colle meravigliose statue anatomiche del Lelli, il conte
Gavazza rievoca le memorie della funzione della pubblica anatomia
che durava per dieci giorni con solenne pompa, e costituiva per le
Autorità, e per ogni ordine di cittadini e per le dame, praesente
cadavere^ una dilettevole attrativa dei giorni carnevaleschi.
Parimenti con grande solennità compivasi annualmente dai far-
macisti, alla presenza del Gollegio medico, di dame, cavalieri, dottori
e scolari, nel cortile dell' Archiginnasio apparato a festa, la fabbrica-
zione della triaca.
Il conte Gavazza passa poi a discorrere degli stemmi dipinti che
decorano con singolare ed artistico ornamento, tutto il palazzo, i-ag-
ATTI 331
grappati a memoria dei Consiglieri annuali delle Università ; e ricorda
l'uso e l'abuso di porre lapidi in onore dei Legati pontifici e dei pro-
fessori mediante collette che si esigevano al primo cader della neve.
Un altro capitolo è speso dall' egregio socio a narrare le sorti
del nostro Ateneo in quel periodo, che può dirsi di sua generale de-
cadenza sebbene uomini illustri v' insegnassero, che va dagli ultimi
ventennii del secolo XVI alla instaurazione del governo democratico in
Bologna. In particolare s'intrattiene sui più eminenti Lettori (fra i quali
si annoveravano anche donne), sui Collegi dello Studio, sul numero e
l'insubordinazione dei professori, accusati anche d'ignoranza asinina^
un dei quali persino, laureato a dieci anni, otteneva, a undici, la
cattedra di logica, mentre la notoria vacuità presuntuosa dei più
scadenti fra essi, accresciuta dallo spirito dialettico e retorico del se-
colo XVII, si incarnava nella maschera bolognese del dottor Balan-
zone. A ciò facevano riscontro gli eccessi e i disordini degli scolari,
ridotti un anno a men di 150 e che, nella debolezza dell'autorità, pur
facendo, armati, ogni sorta d'insolenze e di violenze ai cittadini e alle
donne e talvolta persino commettendo omicidi , ottenevano spesso la
mortificazione degli sbirri quando pure non ottenevano che questi
fossero appiccati, per aver tentato di eseguire contro di loro la legge !
Si narra poi nell' ultimo capitolo come lo Studio, pagato alla
patria nei primi moti per la libertà, il tributo dei due martiri Zam-
boni e De Rolandis, studenti, dall'entrata dei Francesi e dall'abolirsì
delle vetuste corporazioni universitarie, ricevesse nuova costituzione.
La quale, sebbene per breve tempo interrotta, nel 1799, dalla venuta
degli Austriaci e dalla reazione che tentò ripristinare gli antichi Isti-
tuti, risorse più vitale per moderni concetti nella Università Nazio-
nale, riunita all'Istituto delle Scienze sull'inizio di questo secolo.
Tornata V — 8 marzo 1896.
Il prof. cav. Augusto Gaudenzi, Socio effettivo^ legge una memo-
ria intorno Le Società delle Arti in Bologna nel secolo XIII \ nella
quale anzitutto combatte l'opinione (non più attendibile di quella che
vuol far discendere dai Municipii romani i Comuni del medio evo), la
quale dai Collegi romani degli artefici fa derivare le società delle
arti dei tempi comunali; mentre invece le scarse menzioni di capi
332 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
d'arte che s'incontrano nel primo medio evo, il trovarsene in Roma
e in Ravenna soltanto, e l'esistenza di queste corporazioni in servitù
del fisco, non provano la continuità e discordano dalla natura e dal
fine delle nostre associazioni, nate e cresciute colla libertà.
In Bologna, come altrove, prime riunioni di questo genere furon
quelle dei Cambiatori e dei Mercanti : i primi dal cambio delle mo-
nete, dell'argento, dell'oro e delle pietre preziose divenuti banchieri ;
i secondi, negozianti di panni specialmente francesi, che compaiono
nelle Cronache sotto il 1174, quando, fusi colle società dei militi,
creavano i Consoli.
Le altre Società dovevano esser già sorte alla fine del secolo
Xll, quando una glossa di Azone ricordava la Compagnia dei pellic-
ciari. Ma solo nel 1228, unitesi, formarono il Popolo che prima si
oppose al Comune e poi fini per assorbirlo, impadronendosi di tutto
il governo dello Stato.
Fino al 1274 la direzione di esso stette nelle Società dei Cam-
biatori e dei Mercanti, che fecer crescere il Comune in ricchezza e
potenza, ma dopo il 1274 passò alla Società dei Notai, sotto i quali
cominciò la decadenza di Bologna, non ostante le leggi eccezionali con
cui Rolandino Passaggeri tentò di ristabilire la pace e la giustizia.
Le Compagnie delle arti furono da prima associazioni volontarie
foggiate sulla più antica costituzione comunale ; ebbero a rettori dei
ministrali, come il Comune dei Consoli, poi un 'preministrale, come
il Comune un Podestà, e vari ufiìciali per l'interna amministrazione.
Era fine della Società lo scambievole aiuto, specialmente per la
tutela dei singoli che lo stato allora non poteva assicurare ; poi la
protezione degl' interessi commerciali, industriali e professionali di
tutti. Più tardi la Società, divenuta organo dell'associazione politica,
finì coll'abbracciare la vita religiosa, politica ed economica dei soci,
con una tal serie di legami fra essi, che solo le condizioni politiche
dei tempi medioevali possono far comprendere e spiegare.
Tornata VI — 22 marzo 1896.
Per assenso del Presidente si leggono in questa tornata due
memorie, una del dott. Battista Emilio Orioli sotto-archivista nel R.
Archivio di Stato di Bologna, intorno di. Documenti sulla fazione
ATTI 333"
dei Bianchì, ed una del conte Luigi Aldrovandi che s'intitola Com-
tnentario alle lettere di uno studente tedesco da Bologna.
Il dottor Orioli, toccate brevemente^ e illustrate cou nuovi docu-
menti, le relazioni fra Bologna e Firenze dopo che quella ebbe cac-
ciati i Bianchi nel 1302, e gli aiuti che, l'anno appresso, diede il
nostro Comune ai fuorusciti fiorentini segnatamente in occasione del-
l' assedio di Montepulciano e dell' assalto di Pistoia, riferisce varie
provvisioni e alcuni contratti, dai quali risulta con quanto fervore i
bolognesi s'adoprassero in prò' dei Bianchi, finché, prevalsi i Guelfi
tra noi, gli esuli Bianchi furono espulsi dal nostro territorio.
11 disserente pone poi il quesito se Dante avesse parte in queste
imprese della sua fazione, e più^recisamente quando sia avvenuto il suo
distacco dalla parte dei Bianchi, sapendosi che nel giugno del 1302
cogli altri esuli fu al convegno di S. Godenzo. Ora il dott. Orioli
per un contratto di mutuo del 18 giugno 1303 (stipulato in Bologna,
per mandato della detta fazione per sostener le spese di guerra) nel
quale contratto sono riprodotti i nomi di tutti i fuorusciti fiorentini
ancora uniti in Società pel riacquisto della patria, ma ove non trovasi
il nome ^ii Dante, deduce che già prima d'allora egli si fosse staccato
dal suo partito, notando che questo documento può determinare il
tempo di tale abbandono, così variamente disputato dai biografi del
poeta.
Il conte Luigi Aldrovandi presenta un suo commentario alle
lettere che scriveva da Bologna alla famiglia Cristoforo Cress di No-
rimberga, scolare allo Studio bolognese nel 1559 e '60.
Queste lettere non sono meno interessanti pei ricordi che tra-
mandano degli avvenimenti della città, che per le pregevoli memorie
che ci hanno serbato dei costumi bolognesi del tempo.
Da esse l'illustratore prende argomento per parlare degli studenti
tedeschi a Bologna, delle pensioni e dei precettori degli scolari, delle
carestie che colpivano il popolo tra il fasto dei ricchi, delle feste
celebrate per l'entrata dei magistrati, del lusso e dei costumi degli
scolari, e ancor di quell'inno per San Martino (composto da Antonio
Urceo, detto Cedro) che, portato in Germania, vi divenne ed è tuttora,
con lievi parafrasi, l' inno universitario Gaudeamus igitnr. L' abuso.
334 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
antico nel nostro Studio, delle poche lezioni che si leggono e delle
spesse e insolite vacanze che si fanno, i tumulti e i rumori della
scolaresca, l'apertura e chiusura delle scuole, le funzioni delle lauree,
1 rapporti tra discepoli e docenti, gli esercizi di musica e di scherma,
i balli e le giostre, sono richiamati in luce con copia di dati e vi-
vezza di colori.
Ma particolarmente sui tumulti che originarono il tentato abitan-
done dello Studio per parte degli scolari nel 1560, e che si narrano
in una lunga lettera del Cress, il conte Aldrovandi, con proprie indu-
zioni, reca nuove notizie che ne spiegano le cause, fin qui rimaste
ignote agli storici bolognesi.
TORNATA VII. — 19 aprile 1896.
Uno studio sul tipo della cupola che doveva erigersi sulla cro-
ciera della, basilica di S. Petronio , secondo il piano di maestro
Antonio di Vincenzo, offre occasione al socio corrispondente prof.
Angelo Gatti di intrattenere la Deputazione sopra nuove indagini ,
che conducono a fondate conclusioni, sorrette da memorie di archi-
vio e da osservazioni di fatto, collegate con 1' esame del concetto
che mosse la Signoria di Bologna alla costruzione del nostro maggior
tempio.
Premesso e dimostrato che 1' architetto bolognese fece studi sul
nascente duomo di Milano, ma solo cinque anni dopo quelli per
San Petronio, il nostro Socio svolge i principii delle ispirazioni archi-
tettoniche delle chiese cristiane, dimostrando che maestro Antonio
accoppiò in quest' opera all' espansione del perimetro un inaudito
svolgimento verticale sull' intersezione dei bracci di croce. E però
illustra questo speciale concetto, manifestatosi nelle prime basiliche
cristiane e svoltosi nel duomo di Pisa e in quelli di Siena e di
Firenze e in San Petronio, e che trae ragione della necessità di larga
base nella cupola per lo svolgimento della decorazione verticale
esteriore , avente una mole di 50 metri di diametro alla base con
152 metri d' altezza. Le quali misure non consentivano 1' elevazione
di una cupola nel vero senso della parola, ma soltanto di una guglia
centrale.
ATTI 335
Il prof. Gatti dimostra poi erronea la credenza che i quattro
campanili di San Petronio dovessero sorgere sui quattro angoli dei
capicroce, mentre il luogo loro era intorno alla cupola, per servire
di nascimento alla guglia anzidetta, impostata sopra una cupola di
50 metri di diametro.
Questa singolare concezione architettonica compendiava in sé il
maggior vigore artistico nella parte più importante del tempio, collo
svolgimento verticale dell' intersezione della croce latina , partito che
segna nella storia dell' architettura il punto più culminante dello
stile ogivale di transizione, senza mostrare alcuna incertezza nel suo
complesso estetico. Il quale fatto serve a provar maggiormente
r altissimo valore di Antonio di Vincenzo , cui spetta una certa
priorità sul Brunellesco pel concepimento di una volta si ampia e
sfogata, mentre la parte compiuta di San Petronio dimostra nel suo
autore uno dei più valenti architetti, ed assicura che non gli sa-
rebbe mancata la scienza per condurre a fine in ogni sua parte
r opera che sarebbe riescita la più vasta e completa del genere
ecclesiastico medioevale.
TORNATA Vili. — 17 maggio 1896.
Con annuenza del nostro Presidente senatore Carducci , il Se-
gretario dà lettura di una Memoria, favorita dal eh. signor avvocato
cav. Paolo Accame della Società ligure di Storia Patria, che s' in-
titola Notizie e documenti "per servire alla ^storia delle relazioni
di Genova con Bologna.
L' ampio lavoro è diviso in sette capitoli, il primo dei quali
riguarda le relazioni politiche fra i due Comuni dagli inizii del du-
gento, frequentissime per Podestà e Ufficiali di illustri famiglie che
essi si scambiarono in tutto quel secolo; durate, principalmente ad
opera dei Pepoli, nel XIV, in fine del quale le turbarono ragioni
d' interessi, che però non impedirono che si rendesser più strette
nel '400 e continuassero in seguito cordialmente.
Assai interessante si dimostra il secondo capitolo, che tratta
del commercio fra i due Comuni e ne ricorda i trattati , indagando
le ragioni, anche politiche, per cui, a seconda dei tempi, le varie
qualità di merci prevalsero in questi traffici.
336 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Nei successivi capitoli terzo e quarto, 1' uno sul contributo dei
liguri allo Studio bolognese, l'altro sul Collegio Fieschi in Bologna,
professori e scolari liguri nella nostra città sono accuratamente il-
lustrati, con dati e fatti in parte non prima conosciuti.
In altro capitolo ancora si menzionano e si esaminano le molte
quistioni fra Genova e i principati limitrofi, per le quali fu ricorso
air autorevole consiglio dei nostri Collegi di diritto. Una di queste
assai importante tra i Genovesi e la Casa di Savoia deferita ai
Collegi di Bologna nel 1596 per il feudo di Pornassio e Viozenne,
e per la quale replicatamente Clemente YIII ebbe ad esortare i dot-
tori alla giustizia, off're al chiaro Autore argomento di svelare i ma-
neggi e le arti pei quali, fra l'accanimento delle due parti, la
controversia rimase indecisa, finché la rivoluzione francese di fatto
la soffocò.
La Memoria è corredata di oltre 70 documenti illustrativi ,
tratti dagli Archivi liguri e bolognesi, dal 1225 al principio del se-
colo XVI, e di due appendici contenenti i cataloghi dei bolognesi e
genovesi che ebbero rispettivamente uflici nelle due città, e dei liguri
che furono professori, ripetitori e scolari nel nostro Studio.
TORNATA IX ed ultima. — 31 maggio 1896.
Il conte dott. Filippo Bosdari, ammesso, per concessione del signor
Presidente, a dar lettura di una sua Memoria intitolata Bologna
nella prima Lega lombarda , esamina , dai documenti raccolti nel
i/èro grosso dell' Archivio di Stato, gli elementi primi del nostro
Comune nuovamente sorto, nelle consuetudini, nel legalismo impe-
riale, nelle aggregazioni di varii castelli e nella istituzione dei Con-
soli. E, traendo da leggi, da atti e da rogiti contemporanei e da
cronache di tempo posteriore molti elementi importanti di studio,
determina la società legale bolognese alla Dieta di Roncaglia, dedu-
cendone ohe ivi i quattro dottori non rappresentavano, come Irnerio
a Governolo, il Comune, ma solo una esigua parte di esso.
La seconda fermata di Federico presso Bologna nel 1159, dà
agio al disserente di esaminare le ragioni dell' Impero contro quelle
dei Comuni e della Chiesa, e la terza, nel 1162, di stabilire, dai
rapporti tra Federico e la nostra città, le vere cagioni di quella che
ATTI 337
a torto i cronisti dei secoli seguenti chiamarono distruzione di
Bologna; illustrando altresì la persona di Bezone, che non crede un
legato imperiale di oltremonte. Di lui e della sua pretesa uccisione
tratta poi in rapporto al risorgere dell' elemento comunale , ( per
impulso di Alessandro III) e della reazione contro 1' elemento impe-
riale, studiando, infine, nella quarta fermata di Federico a Bologna ,
nel Il(>7, il bando che ne seguì, e dal quale essa potè riscattarsi.
E qui ripigliando il concetto del Muratori sulla Lega lombarda,
come di una associazione di durata indefinita e rinnovabile, espone a
lungo le ragioni che sostengono questa opinione, e illustra la politica
di Bologna in servizio della Lega nel decennio 1168-1177, che, re-
cando sussidio anche di documenti inediti , esamina in tutti i parti-
colari in tre punti principali e distinti, cioè nella guerra con Faenza,
nelle relazioni con Modena e col Frignano, e nei fatti dì Alessandria
e di S. Cassiano, fino al tempo in cui il Comune, non ostante qualche
accenno verso la politica imperiale , si avviò al suo stadio migliore
per la fusione dei due elementi feudale e comunale.
Il conte Bosdari con un rapido accenno ad un lavoro , che po-
trebbe farsi , sulla durata della prima Laga lombarda , pone termine
a questa notevole illustrazione di un' epoca così importante del medio
evo, alla quale reca il contributo della storia e della critica e del-
l' esame diplomatico, che svela nuovi aspetti sotto i quali i documenti,
anche editi, possono esaminarsi con molto efficace utilità.
Carlo Malagola Segretario.
PEI MONUMENTI RAVENNATI.
Bologna 28 febbraio 1897.
LA R, DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE ROMAGNE
Considerato la importanza massima dei monumenti romano-greci
di Ravenna e le condizioni della lor conservazione incerte e pericolose
considerato eh' è urgente iniziare e condurre di grado in grado
a termine lavori di sgombro e di escavamento per salvare questi
338 R. DEPUTAZIOiNE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
monumenti e per ridurre la loro elevazione e il contorno a una miglior
visione non pure in servizio dell'arte ma della storia della civiltà:
considerato che della somma assegnata al mantenimento dei
monumenti nelle provincie dell' Emilia dal Ministero dell' Istruzione,
della cui liberalità questa Deputazione è grata e riconoscente, una
conspicua parte va adoperata per i monumenti di Ravenna, ma tut-
tavia resta d' assai inferiore alle spese occorrenti per i nuovi lavori
che l'importanza mondiale di essi richiederebbe:
tutto ciò considerato, questa Deputazione prega V. E. a provo-
care, se Le paia opportuno, come a noi tutti pare, dal Parlamento una
legge che disponga e determini straordinariamente i fondi necessari per
provvedere alla conservazione e restaurazione dei monumenti romano-
greci di Ravenna, come fu già ottenuto per i monumenti di Roma.
Il Presidente
Giosuè Carducci
Il Segretario
Carlo Malagola
A S. E. il Ministro Segretario di Stato fjer la Pubblica Istruzione
ROMA
Quest' Ordine del giorno, approvato dalla R. Deputazione all' u-
nanimità, fu provocato dalla seguente proposta:
Illustrissimo Sig. Presidente della R. Deputazione di Storia patria
per le Provincie di Romagna
BOLOGNA.
I monumenti che in Ravenna restano del periodo romano bizantino,
come S. Vitale, la tomba di Galla Placidia, Classe fuori, S. Apollinare,
il Battistero, la tomba di Teodorico, sono di una importanza incom-
parabile, non solo per la storia dell' arte, ma per la storia universale.
Essi formano un gruppo di avanzi che interessano la cultura di tutti
i popoli civili, la quale non ha per la visione e lo studio dei monu-
menti del V. e VI. secolo, e del risveglio trionfale romano-greco qual
ATTI 339
fu il regno del grande Giustiniano, quasi nuli' altro all' infuori di
questi edifizii di Ravenna e la mirabile Santa Sofia di Bisanzio.
È però opinione diffusa in Italia e fuori che questi monumenti
meritino provvedimenti eccezionali, oltre quelli ordinari e lodevoli con
cui il Governo cura il patrimonio monumentale d' Italia : provvedi-
menti eccezionali che raggiungano lo scopo non solo di assicurarne
la conservazione, ma anche di metterne in ogni migliore evidenza pos-
sibile le molte parti nascoste da posteriori costruzioni insignificanti, o
i resti sepolti nel suolo, e che, scoperti, permetterebbero una cono-
scenza più sicura di loro icnografia ed elevazione. Così che diverrebbe
possibile attorno ad essi monumenti quel fervore di studii monografici
per parte di dotti italiani e stranieri, caratteristica manifestazione
della moderna cultura, i quali studi a Ravenna furono finora contra-
stati e impediti dalle condizioni speciali topografiche in cui trovansi
codeste antichità, accerchiate, come sono, da caserme, da casipole, da
rottami o affondate nel suolo.
La gravità di questo stato di cose non sembra sfuggire alla cri-
tica estera, di cui non sarebbe desiderabile, per onor nostro, una ma-
nifestazione, di quelle che, a proposito di altre cose archeologiche e
monumentali d'Italia, fecero anche troppo rumore. Può e deve bastare
la coscienza nostra della preziosità eccezionale di cotesti monumenti
per giustificare un pronto studio di provvedimenti eccezionali e una
loro pronta attuazione. E la benemerenza del Governo non sarebbe
meno universale di quella acquisita per le opere da esso compiute in
Roma onde aumentare la visione più limpida ed estesa delle antichità
romane.
Considerando tutto questo, si propone alla R. Deputazione di Storia
Patria per le Romagne :
1°) che deliberi di scrivere e mandare al Signor Ministro della
Pubblica Istruzione una memoria che meglio riferendo i fatti, meglio
descrivendo le cose, e svolgendo le considerazioni (di cui è cenno più
sopra), ma pur contenendosi in limiti di solenne brevità, gli offra i
termini per determinare od invocare eccezionali provvedimenti per la
conservazione e migliore evidenza dei monumenti romani-greci di
Ravenna :
2") che detta memoria venga in pari tempo largamente diftusa
in Italia e fuori, affinchè sia manifesto a tutta la gente colta che è
340
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
attendibile la speranza di una prossima, spedita e perfetta rivendica-
zione dei cimelii ravennati dall' abbandono in cui sembrano ancora
diserti.
12 gennaio 1897.
Pier Desiderio Pasolini Membro effettivo della Deputazione.
Francesco Gavazza »
Alfonso Rubbiani »
Nerio Malvezzi »
» »
» »
» » » »
Carlo Malagola » » >^ ^^
Luigi Rava Socio corrispondente
Corrado Ricci Membro effettivo
» »
» »
ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI
PERVENUTE ALLA R. DEPUTAZIONE
DAL 1.° GENNAIO AL 31 DICEMBRE 1896
Classe I/^ Opere.
1. Annuario della Nobiltà italiana. Anno XVIII-1896. Bari, 1896. {In S.o)
2. Campagne del Principe Eugenio di Savoia. (Voi. Vili con Atlante)
3. Gavazza Francesco. — Le Scuole dell'antico Studio bolognese. Milano,
1896. {In 8." fig.)
4. Costa Emilio. — Del Diritto privato romano nelle comedie di Plauto.
Torino, 1890. (7n 8°)
5. » — Papiniano. Studio di storia interna del diritto romano. Bolo-
gna, 1894-96. {Voi. Ili, in 8.")
6. Gallerie (Le) Nazionali italiane. Notizie e documenti. Anno II. Roma,
1896. {In 4° fig.)
7. Montenegro (II) da relazioni dei Provveditori Veneti (1687-1735). Roma,
1896. {In 4.°)
8. Morte (In) di Cesare Cantù, a cura della famiglia, Milano, 1896. {In 4.'^
con ritr.)
9. Onoranze fatte a Giosuè Carducci per la celebrazione del XXXV anni-
versario del suo insegnamento. Bologna, 1895. {In 8.°)
10. Pazzi Muzio. — Storia scientifico-sociale della levatrice. Milano, (1895).
{In 8.°)
11. » — Saggio bibliografico di Ostetricia e Ginecologia italiana (dal
1870 al 1892). Bologna, 1896. {In 8.°)
12. » — Bibliografia ostetrica per gli anni 1893-84. Roma, 1896. {In 8.")
13. » — Compendio universale d'ostetricia. Bologna, 1894. {In 8.°)
14. Pollini Giacomo. — Notizie storiche. Statuti antichi e antichità ro-
mane di Malesco. Torino, 1896. {In 8.°)
15. Regesta Honorii Papae III. Romae, 1896. (In 4.°, voi. II.)
16. Sanito Marino. — Diarii. {Voi. XLIV e XLV.)
342 R, DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Classe II.'' Opuscoli.
1. Antolini Carlo. — Il dominio estense in Fei-rara. L' Acquisto. Ricerche
storiche. Ferrara, 1896. (In 8°)
2. Bechmann (von) Alglst. — Der churbayerische Kanzler Alois Freicherr
von Kreittnmyr. Munchen, 1896. {In 4.")
3. Carducci Giosuè; — La liberté perpétuelle de Saint Marin. Discours.
Napoli, 1896. {In 8°, trad. di Romeo Romei)
4. Castracane Degli Antelminelli Alessandro. — Genealogia dei Castra-
cane di Fano. Rimini, 1896. (7n ■^.°)
5. Corradi Augusto. — Il giornalismo nell'antica Roma. Correggio Emilia,
1895. {In 8°)
6. » — Strenae Kalendariae. Correggio Emilia, 1896. {In 8°)
7. Ferrerò Ermanno. — Sul corredo dei sepolcreti di Ornavasso. Torino,
1896. {In S.«)
8. FiLELKO Francesco. — Egloga edita per la prima volta secondo il Co-
dice urbinate 368 della Vaticana. Tolentino, 1896. (In 8°)
9. Gandino Giambattista. — Ad .Josue Carduccium Doctores Ordinis Philo-
sophiae et Litterarum Universitatis bononiensis. Bononiae, 1896.
(In fol. voi.)
10. Gatti Angelo. — S. Michele in Bosco di Bologna. Bologna, 1896. {In 8°)
11. » — Notizie storiche intorno alla R. Accademia di Belle Arti in
Bologna. Bologna, 1896. {In 8° copie 2)
12. Malagola Carlo. — Prefazione alla seconda edizione dell'opera di Mauro
Sarti e di Mauro Fattorini : De claris Archigymnasii bononiensis
Professoribus. — Bologna, 1888-96. {In 4°)
13. Malvezzi Nerio. — Eugenia Oudinot. Racconti di guerra e di famiglia.
Bologna, 1896. {In 8.")
14. » — Elogio di Giovanni Veronesi. Bologna, 1896. {In 8°)
lo. Mini Giovanni. — Una visita alla Badia del Borgo pre.sso Marradi e
all' Osservanza di Brisighelia. Castrocaro, 1896. {In 8.*^').
16. MoDONA Leonello. — La Reale Biblioteca di Parma (Estr. dalla Ri-
vista delle Biblioteche e degli Archivi). Anno VI, voi. VI, n. 11-12.
(In iS.")
17. Onoranze a Galileo Galilei nel terzo centenario della sua prelezione
nell'Università di Padova. Dicembre, 1892. Padova, 1896. {In 8°)
18. Orsi Paolo. — Die Nekropole von Novilara bei Pesaro hire Stellung
in der Worgeschichte Italien (Separatabdruck ans Heft. 2 der
Centralblatt fur Anthropologie, 1896). (In 8°)
19. Patrizi Patrizio. — La Montagnola di Bologna. Bologna, 1896. (In 8°)
20. Piette Ed. — Etudes d' Ethnographie préhistorique. Les plantes eulti-
vées de la période etc. Pai'is (s. a.). (In S.")
21. Ricci Luigl — Nuovo compendio della storia di Forlimpopoli. Berti-
noro, 1895. {In 8°)
PUBBLICAZIONI 343
22. Tambirello Guseppe. — Collesano nella storia, nelle cronache, nei di-
plorai, con notizie topografiche. Acireale, 1893. {In 8°)
23. » — La Sicilia nel II secolo av. l'È. C. dal 136 al 100 av. C.
(Scene storiche e descrittive). Acireale, 1896. {In 8°)
24. Venuti Teres.\. — A Giosuè Carducci nel suo giubileo magistrale (Versi)
(s. a.) {fol. voi.)
CL.4SSE III.^ Pubblicazioni periodiche
e serie di istituti storici
ITALIA
Ancona. — R. Deputazione di Storia Patria per le Marche:
Atti e Memorie, Voi. II.
Statuti Anconitani del mare, Voi. I.
Aquila. — Società di Storia Patria A. L. Antinori negli Abruzzi:
Bollettino, Anno VIII (1896).
Arcevia. — Nuova Rivista Misena (1896).
Bologna. — R. Università: Annuario, Anno scolastico 1895-96.
» Regia Deputazione di Storia Patria per le Romagne:
Atti e Memorie, Anno 1896.
» R. Commissione pei testi di lingua :
Collesione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua:
Serafino Aquilano, Le Rime, voi. I. — Il Tristano Riccardiano ,
ed. da Parodi. — Amabile di Continentia, Romanso morale del
Sec. XV, a cura di Cesari.
Brescia — Ateneo: Commentari (1895J.
Castelfiorentino. — Miscellanea storica della Valdelsa, Anno IV, fase. I
(1896).
Ferrara. — Deputazione comunale di Storia Patria:
Atti, T. Vili.
Firenze. — R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Toscana
Archivio storico italiano (1896).
» Biblioteca Nazionale Centrale:
Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa.
(1896).
Genova. — Società Ligure di Storia Patria:
Atti, Voi. XXVII.
Lopi. — Archivio storico per la città e comuni del Circondario di Lodi,
A. XV (1896).
Milano. — Società storica lombarda:
A)'chivio storico lombardo, A. XXIII (1896).
Napoli. — Società Africana d'Italia:
Bollettino, Anno 1896.
23
344 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Palermo, — Società Siciliana per la Stoi-ia Patria:
Archivio storico siciliano, N. S., A. XXI (1896).
» Documenti per servire alla storia di Sicilia, Serie I, Voi. II, f. 4 ; Serie
III, Voi. XVI, f. 1, p. l.''; Serie IV, Voi. IV e V,
Parma. — R. Deputazione di Storia Patria:
Archivio storico, Voi. II (1893).
Perigia. — Società Umbra di Storia Patria:
Bollettino, Anno II, Voi. II, f. 1, 2, 3.
Pisa. — R. Accademia Araldica Italiana:
Giornale araldico-genealogico-dijjlomatico (1896).
Roma. — Ministero di Pubblica Istruzione:
Bollettino ufficiale, A. XXIII (1896).
» Bessarione, Pubblicazione periodica di Studi orientali. Anno I, N. T,
Roma (1896).
» Accademia di conferenze storiche e giuridiche:
Studi e Documenti di Storia e Diritto, Anno XVII (1896).
» R. Accademia dei Lincei:
Atti, (Rendiconto dell'adunanza solenne 1896).
» Rendiconti, Serie V, Voi, V (1896).
» R. Istituto Storico Italiano:
Bollettino, N. 17 (1896).
» Fonti per la Storia d' Italia, — N, 4, 17, 24, 26,
» R. Società Romana di Storia Patria:
Archivio, Voi. XIX (1896).
» La Cultura, Rivista di scienze, lettere ed arti. Anno XV, N. 1-16 (1896).
» Rivista geografica italiana. Anno III.
» Rivista italiana per le scienze giuridiche, Disp. 61 64 (1896).
Siena. — Commissione senese di Storia Patria:
Bullettino, Anno III (1896).
Miscellanea storica senese (1896).
Conferenze tenute nei giorni 16, 23, 30 marzo e 6 aprile 1895, Siena
(1895).
Torino. — R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Piemonte
e Lombardia:
» Rivista storica italiana. Anno XIII (1896).
» Bollettino storico bibliografico subalpino, diretto da F. Gabotto, Anno I,
N. 1 (1896)
Venezia, — R, Istituto Veneto;
Atti, T. LIV (1896),
» Ateneo (L') Yeneto (lì
PUBBLICAZIONI 345
ESTERO
FRANCIA — Seni.is. Comité Archeologi que: Bullettin, S.* Ili, T. IX. a.
1894.
La Tour. Société historique vaudoise : Bullettin, N. 13 (1896),
Parigi. Société Nationale des Antiquaires de France : Bullettin et mé-
moires (1894) e: Table alphab. des puhlications 1807-1889 (1894).
» Nouvelle Reviie historique de droit frangais (1896).
» Revue historique (1896).
SVIZZERA — Beli,inzona. Bollettino storico della Svizzera italiana (1896).
IMPERO AUSTRO UNGARICO — Vienna. K. Accad. der Wisseuschaften
(Philosophisch-historische Classe): Sitsungsberichte, a. i895,
» Wissenschaftliche Mittheihmgen aus Bosnien und der Hercegovina,
Voi IV.
Leopoli. Kioartalnick Historyczny (4 puntate) (Leopoli, 1896).
Innsbruck. Institut fùr Oesterreichische Geschichts forschung: Mitthei-
lungen, voi. XVII (1896).
Rovereto. Accademia degli Agiati di Rovereto: Atti (1896).
Trento. Archivio Trentino, Anno XIII, f. I.
Trieste. Archeografo Triestino, N. S., voi. XXI, 1895-96, f. I.
Parenzo. Società istriana di archeol. e storia patria: Atti e Memorie,
a. XII, f. 3-4.
Spalato. Bullettino di archeologia e storia dalmata, pubblicato per
cura del prof. F. Bulic (1896),
Gratz. Historiscben Vereins fùr Steiermark: Mittheilungen. T. XLIII.
Beitrage zur Hunde Steiermarkischen Geschichtsquelle, a. 1895.
Cracovia. Acadéraie des Sciences de Cracovie : Bullettin International
(1896).
IMPERO GERMANICO — Giessen. Mittheilungen des Oberhessischen Ge-
schichtsvereins in Giessen (1893, 1894J:
Rader Karl. Beitrage zur Geschichte des Kòlner Yerhundbriefes von
i396. Inaugural-Dissertation. (Darmstadt, 1896, in 8").
Dietorich J. Die polenkriege Konrad IL und der Friede von Merseburg.
(Giessen, 1895 in 8").
Froram Emanuel. Frankfurts Textilgewerbe im Mittelalter. Inaugural-
Dissertation. (Frankfurt, in 8^).
Wege Bernhard. Ber Prozefs Calas im Briefioechsel Voliaires. Inau-
gural-Dissertation. (Berlin, 1896 in 4<').
Wittekind Henricus. Sermo Sophocleus quatenus cum scriptoribus
lonicis congruat differat ah Atticis. Dissertatio inauguralis. (Bu-
dingae, 1895 in 8").
Monaco. Philos.-philol. und der histor. Classe der Akademie der Wis-
seuschaften zu Miinchen: Sitzungsbericte, anno 1895, f. 4, a. 1896,
f. 1, 2.
346 R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Abhandlungen der Historischen Classe der Koniglich Bayerischen
Akademie der Wissenschaften. A. 1895, f. 1, 2.
SVEZIA — Upsaia. R. Università:
Upsala Universitets Arsskrift. (Upsala, 1895, in 8°).
Annerstedt Claes. Om SamhàUsklasser och Lefnadssàtt under Forra
hrdften af 1600 talet. (Stockholm, in 8°).
Arosenius E. Om Sàttet fór Grundlagsàndring under tiden 1809-
1866. Akademisk Afhandling. (Stockolm, 1895 in 80).
Fries T. M. Bidrag till on Lefnadsieckning Òfver Cari von Ltnné
III e IV. (Upsala, 1895-1896, in S», fase. 2).
Hamnstrom Malte. Om liealisationsfragan vid Riksdagen I Norrkò-
ping àr 1800. Akademisk Afhandling. (Hernosand, 1896, in 80).
Pira Karl. Svensk-Danska Forhandlingar 1593-1600. Akademisk
Afhandling. (Stockholm, 1895, in S»).
Sundin Erik Reinhold. Om Svensk Konungs Rntt att Upplósa Riksdag.
Akademisk Afhandling. (Tryckt, 1896 in 80).
AMERICA — Balthimore. Johns Hopkins : University Stiidies, 13^ Serie
f. 9-12; 14^ Ser.,f. 1-7.
INDICE ALFABETICO
DEL VOLUME XIV.°
DEGLI ATTI E MEMORIE \
Abbati, 6.
Accademia dei Desti in Bologna, 27.
Accame Paolo, S. C, 135-224,
335-336.
Accarisi Sebastiano, 45.
Accoramboni Gius., 45.
Accursio, V. Alighieri Rengarda.
Acqua\iva (di) Giuliano, 112,
Adelardi Nascimbene, nunzio del-
l' Inquisizione, 233.
Adiraari, fara., 3, 6.
Adorno, fam., 145, 150.
Agata (S.) (Da) Zaccaria di Balbo,
263, 264.
Agata (S.) luogo, 112.
Albenga, 159; Precettoria di Malta
ivi, 143.
Alberghetti Gius., 45.
Alberti Gio. da s. Sepolcro, 131.
Alberti Massimiliano, S. C. ,
VII.
Al bici ni Cesare, V.'; 250'.
Albini Giuseppe, S. C, Vili.
Aldrovandi Annibale 21', Francesco
150; Luigi, S. C, 14-41 ; 225-
300 ; 333-334.
Alessandretti Alessandro, 45.
Alessandro IV, papa, 138, 147.
Alfeoniano Almino, 45.
Alighieri Dante, 5, 6, 333; Rengarda,
moglie di Francesco d'Accursio,
229.
Aliprandi Gio., 141,
Amadei Corsino, 3,
Araaducci Paolo, S. G., Vili.
Amati Basilio, 60; Pasquale, 60.
Amerbach, studenti in Bologna, 14,
21».
Ancona, 136.
Andalò da Bologna, pod. di Genova,
137.
Andrea di Bonino zecchiere in Bo-
logna, 305-311.
Andrichane Andrea, maestro di scher-
ma, 26.
Angeli Luigi, 45.
Anghiari (d') Gregorio, 145,
Ansaldo da Bologna, pod. di Ge-
nova, 137.
A n sei mi Anselmo, S. C., Vili.
Antaldi Ciro, S. C, Vili.
Antonio di Vincenzo, architetto,
334.
Apollinare (S.) in Classe di Ravenna,
106,
Arcangelo (S.) 1., 63.
Archivio di Stato di Bologna, 3,
122.
Archivio Sassatelli in Imola, 46.
Arezzo (d') Guido, 236^.
Argele, poggio, 105.
Argnani Federico, S. C, Vili, 43.
Aria Pompeo, S, C. , Vili.
Ariosti, V. Riosti.
Armandi Federico, 43,
Armi antiche di pietra, 57,
M. A. significa: Membro Attivo; S. C. : Socio Con: : I num, ad esponente indicano le note.
348
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Arti in Bologna, v. Statuti.
Assemani Simone, 46.
Asse reto Ugo, 136.
Asti, Comune, 137, 138, 161-163.
Aulla, 150.
Austria, arciduchi, 15.
Avellaneta, v. Treforce.
Azzaiolo Filippo, musicista, 26,
Azzolino canonico della Cattedrale
di Boloorna, 139.
Babini Paolo, 42.
Bacchi Della Lega Alberto,
S. C, Vili.
Baden, marchesi, 15.
Badiali Gius., 42.
Bagli Gius. Gaspare, S. C, Vili,
42-63,
Bagnacavallo, 3.
Bagnolo, 1., 242^.
Baldi Zaccaria, eretico, 228.
Balesmanza da Verona, eidetico, 242*.
Ballo in Bologna, 26.
Baluffi Gaet., 46.
Bandi Gian Carlo, card. , 45-47.
Barboni Matteo, 132.
Bari, 136.
Barignano, 1., 1 12.
Barnabei Felice, S. C, Vili.
Barozzi Nicolò, S. C, Vili.
Bartoloniea, (suor) eremita, 228,
270-274.
Baruzzi Cincinnato, 56.
Basacomaii Zaccaria, 114.
Bassani llarione, 46.
Baudana Vaccolini, 44.
Baviera (Casa di), 15.
Beccadelli Fantone, 114.
Bellucci Giuseppe, S. C, Vili.
Beltrami Luca, S. C, Vili.
Benacci Giuseppe, 60.
Benadduci Giovanni, S. C. ,
Vili.
Benevento, arcivescovo, 145.
Bentivoglio Ercole, 150; famiglia
149; Francesco 106; Ivano 106.
Bergamo (da) Ghisalberto, 177.
Berge, eretica, 233.
Bei-guUo, 46.
Bernabei Felice, S. C, Vili.
Bernardo (S.), oratorio presso Or-
navasso, 64.
Bernardo Vescovo di Bologna, 235.
Beroaldo Filippo, seniore, 15.
Berti Domenico, S. C. , Vili.
Bertinoro, 78-79.
Bertoldo, Bertoldino, etc, 46.
Bertolin i Francesco, M. A.; V.,
VII.
Besio Filippo, 183.
Bianchetti Enrico di Ornavasso, 64.
Bianchi, fazione, 1-13; 332-333.
Bianchi Gio. , 60.
Biancuzzi, fam. di JMedicina, 82^
Bibliografia romagnola, 42-63.
Birri in Bologna, 29.
Boccaccio Giovanni, 5.
Boccafogacci Lazzaro , depositano
del Com. di Bologna, 124.
Boemia (re), v. Giovanni.
Boi, galli, 117, 118.
Bollati di S.t Pierre Ema-
nuele, s. c, vin.
Bologna, Comune 122, 192, 193,
196, Priori e Gonfalonieri, 221,
224; relazioni con Genova 135-
224; 235, 236; v. Commercio\
Fiorino; Geremei; Lambertazzi]
Lira; Pianta.
Bolognesi Gius., 58.
Bolognesi in Genova, v. Giudici;
Podestà.
Bombotti Corrado, 3.
Bompietro, eretico, 252-254.
INDICE ALFABETICO DEL VOLUME
349
Ixuui' ohi Passerino, Signore di Man-
tova, 107.
Bonagiunta Giacobaccio, 123.
Bonanato Guido, 175.
Bonapase Carlo di Guido, not. boi.
325.
Bonfantipi Gante, 3.
Bonifazio Vili, papa.
Bouigrino da Verona, 252'.
Bonoli Girolamo, 43, 44.
Borghesi Pietro, 61.
Borgia Cesare, 76-79; Lucrezia 21,
58, 159.
Bosco Gio.; 140-141.
Bosdari Filippo, 336-337.
Bosnia, 322.
Bottardi Flaminio, 46.
Bottrigari Enrico, S. E., XIV,
47.
Bovarelli, o Bovarello, 137.
Bovoni Censorio, 151.
Bragaglia Luigi, 47.
Biaida Pietro, 47.
Brancaleone d'Andalò da Bologna,
podestà di Genova, 137.
Brandi Brando, S. C, IX.
Brantòme, 26.
Braschi G. B., 61.
Breventani Luigi, S. C. , IX,
Brignole Sale, 158.
Brini Giuseppe, S. C. , IX.
Brizio Edoardo,M. A., V, VII,
93, 132.
Brunellesco, 335.
Brunetta, eretica, 231, 275, 276.
Brunswick (Casa di), 15.
Bruschi Pietro, 47.
Buriel Ant. , 47.
Busi Leonida, S. C. , IX.
Cacciaguida, 5.
Calaniilla Guido, Pod. di Bologna,
139.
Calderini Viuc. , 47.
Caigarini Giacinto, 43.
Calzini, Egidio, S. C , IX.
Camerario Gioachino, lo.
Campanini Naborre, 159.
Campeggi, famiglia, 44.
Campofregoso Battista, 148; Gia-
como 141, 142, 145, 192, 193;
Melchiorre, 146; Pietro, Doge di
Genova, 147.
Canetoli Beroso, 108.
Canonici genovesi in Bologna, 155.
Canossa (da) Guido, pod. di Bologna,
94.
Cantalamessa Giulio, S. C.
IX.
Capellini Giovanni, S. C. , IX.
Caracci Agostino, 132.
Caravagli M.* Annunziata, 60.
Carbonesi Alberto, 137; Pietro, po-
destà di Genova, 139.
Carducci Giosuè, M. A.; V,
VI, 338.
Carestia in Bologna, 24, 33.
Carlo V, imp. , 150.
Cartara, molino, presso Treforce, 86.
Ca rutti di Cantogno Dome-
nico, S. C, IX.
Casa gran di Vincenzo, S. C. ,
IX.
Cassiano (S.), 58.
Castagnoli Achille, 42.
Castel del Rio, 60.
Castel Guelfo, 86, 89, 97, 973.
Castel S. Pietro, 91-93.
Castelfranco Pompeo, S. C. ,
IX, 64.
Castellari Gius., 76-79.
Castelli, G. B., 148.
Castelli della Valle d'Idice, 86-118.
Castello (Da) Alberto, 150.
Castracane da Lucca, 168.
Cattaneo, fam. ,158; Tommaso, 158.
350
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Cattani Giovanni, dott. di leggi,
140, MI.
Cavalieri della Viola in Bologna,
27.
Cavalli, castello, pieve e torre, 105-
110.
Gavazza Francesco, S. C. , IX;
329-331, 340.
Geccola di Bertolino, 233.
Gedicone Bariodino, 61.
Celestino V., 121.
Geltis Corrado, lo.
Cento, 107.
Centurione, fam., 158.
Cerchiari Gioacchino, 44.
Cerchi, famiglia, 6.
Cesena, 78, 79.
Cesena (da) Vincenzo, 63.
Ceva (marchese di), 179.
Chiesa dei Genovesi in Bologna, 140.
Cholera morbus, 58.
Cilleni Nepis Carlo, S. C, IX.
Cisalpina repubblica, 46.
Cistela Guido, eretico, 228.
Clavasio (Da) Giacomo, eretico, 232.
Clavesana (Marchesi di) 163-176.
Codici, v. Info7'2iato.
Codronchi Gio., 60.
Collegio Fiaschi in Bologna, 149,
184-187.
Colonna Prospero, 46.
Comelli G. B., M. A.; VII.
Commercio in Bologna, 156-160,
Compagni Dino, 2.
Concoi-eggio, 242^
Condanne dì eretici in Bologna,
287-300.
Congregaz. dei 72 preti d' Imola, 47.
Copernico Nicolò, 15.
Corazza Sebastiano, carnefice in Bo-
logna, 32'.
Corradi Augusto, S.C, IX.
Cosio 1., 218-221.
Cospi Lorenzo, 141.
Costa Torquato, S. C, IX,
Coterio Bergamino, 178, 179.
Cremona (da) Guglielmo, 238.
Cress Cristoforo di Norimberga ,
stud. in Bologna, 14-41:333,334.
Croce Giulio Cesare, 46,
Croce dei Capuccini d' Imo.la, 57.
Croce (S.) luogo, 112.
Dallari Umberto, M. A.; VII.
Dal Ferro Nanne, giustiziato, 236'.
Dall'Osso 1 nnocenzo, S. C. IX.
Dalmonte Casoni Domenico, 47.
Dal Verne Giacomo, 108,
Dame bolognesi, 25, 35-36.
Da Ponte Pietro, S. C, IX.
Dattari Ghinolfo, musicista, 26.
Dattili Scipione, 131.
De Franchi Pompeo, gesuita, 158.
Del Caretto Ambrogio, 143; Corra-
do, 141; Lodovico, pod. di Bolo-
gna, 142.
De Leva Gi usep pe, S. E., XIV.
Della Rovere Giuliano, card. . 149.
Della Volpe Taddeo, 45.
Del Lungo Isidoro, S.C, IX.
De Montet Alberto, S. C, IX,
De Paoli Enrico, S. C, IX.
Depositi quaternari nell'imolese, 57.
Desiderio Filippo, 156.
Dignità ecclesiastiche imolesi, 57,
Diolaiti Neri, 233.
Doge di Genova, 215, 216, 221-224.
Dolcino da Novara, 227, 234,
Donati Alberto, 2.
Dozza 44, 112.
Duhn (von) Federico, S.C, X.
Ellero Pietro, S. C, X,
Enrico 11 imp. , 111.
INDICE ALFABETICO DEL VOLUME
351
Eretici in Bologna, 225-300.
Este (d') Ercole, 58; Nicolò, 108;
famiglia 3, 4, 143, 146.
Esarcato, 105.
Eymerico Nicolò, iaquisitore, 230.
Eugenio IV, papa, 142.
Fabbi Lorenzo, 192 193.
Faccioli Raffaele, M. A ; V, VII.
Faenza, 1, 3, 4, 78, 79.
Fagnano (da) Carlo Battista, 142;
Battista, 208, 209.
Falconi Pinuccio, 2.
Fai letti Fossati Ca r 1 o, S.C, X.
Fannucci Fanuccio, 151.
Fano, 78,79.
Fanti Innocenzo, S.C, X.
Fantuzza 1., 113, 114.
Fantuzzi Gio. , 113.
Farini Domenico Ant. , 43; Luigi,
42, 43; Pellegrino, 43, 60; fa-
miglia 42.
Fausto da S. Lorenzo, frate, 60.
Fa varo Antonio, M. A.; VII.
Federico II, irap., 137.
Ferentino (da) Riccardo, 121.
Fermo (S.) monastero in Verona, 121
Ferrara, 4, 107.
Ferrari Gregorio, 60.
Ferrare Giuseppe, S.C, X.
Ferrerò Ermanno, S. C;,X.
Ferretto Arturo, 136.
Fieschi Battista, 143, 149; France-
sco, 150; Lorenzo, 149, Papiniano,
184; famiglia, 158; Collegio in
Bologna, v. Collegio.
Filaterio Manfredo, 145.
Filippini Benedetto, 45.
Finali Gaspare, S.C, X, 43.
Fiorini Vittorio, S. C, X.
Fiorino di Firenze, 323; fiorino
d'oro di Bologna, 322-328.
Firenze, 3, 4.
Fiumi Gio. , 44.
Flamenghi Giacomo, eretico, 232, 279.
Fontana, 44, 60.
Forlì, 1, 3, 78, 79, 143.
Fornari (de) Girolamo, 151.
Fornelli Nicola, S. C,X.
Francia Francesco, 17.
Frati Luigi, V, 1, 133, 237».
Fregoso Alessandro, 150; Lodovico,
Doge di Genova, 146; famiglia, 141.
Friedlaender Ernesto, 19'.
Fuccirolo Cattaneo, 82.
G
Gaiana, torr, , 116.
Gallisano 1., 89, 116.
Galluzzi Lodisio, 137.
Gamurrini Fran cesco, S.C,X.
G a n d i n i Luigi A 1 b e r t o, S. C, X.
G a n d i n 0 G i a m b a 1 1 i s t a, S. C, X.
Ganglandi (Co. di) Pigella, 3.
Ganzanigo, 80-85.
Gastaldi Galvano di Bologna, 151.
Gattalugio Lucchetto, 168.
Gatti Angelo, S.C,X, 334-335.
Gaudeamus igitiir (inno), 33!?.
Gaudenzi Augusto, M. A.; V,
VII, 331, 332.
Gennarelli Achille, S. C, X.
Genova, doge, 209; podestà, 187; re-
lazioni con Bologna , 135-224 ,
335, 336; repubblica, 161-163;
196, 197, 209-215.
Genovesi in Bologna, v. Canonici;
Giudici^ Governatori:, Legati\ Po-
destà'^ Yescom\ Vicelegati.
Gentile Gottifredo, 137.
Gerard! ni, 6.
Geremei, fazione, 119 130.
Chinassi Domenico, 44; Giovanni, 43.
Ghirardini Gherardo, S. C, X.
Ghisilieri Ettore, 27-, Virgilio, 150.
•Òb2
K. DEPUTAZIONE 1)1 STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Ghisilina, suora, 268, 270.
Giacomo di Balduino, Pel. di Gè
nova, 138.
Giano, Doge di Genova, 145.
Gibelli Gaetano, 43.
Giordani Gaetano, 44.
Giorgi Francesco, S.C, XI
Giostre in Bologna, 28.
Giovanni (S.) 'li Gerusalemme, 143;
Crisostomo, 56.
Giovanni, re di Boemia, 326.
Giovannini Bartolomeo, 146; Cri-
stoforo, 146; Filippo, 156; Gian-
nettino, 146; Tomaso, 146.
Gisolfo, duca d' Imola, 80'.
Giudici Battista, 151.
Giudici di Bjlogna genovesi, 153,
154; genovesi in Bologna, 153.
Giuliano eretico, 228, 252-254.
Giulio II, papa, 149.
Giustiniani Benedetto, cai-d., 152; Ni-
colò, 150.
Glizberg (de) Finiza, 105.
Goano (di) Barnaba, 142, 144; Bat-
tista, 146
Godenzo (S.) !., 5, 6;
Goldmann Arturo, S. C, XI.
Gommi Flamini Nicola, 58.
Gonzaga Federico, stud. in Bolo-
gna, 33.
Gurdano Pietro, 149.
Gozzadini Castellano, 137; Gio-
vanni, V; Nanne, 108, 137;
Nicolò, 142, 197; Tommaso, 137
Gravina Giorgio da Puglia, 112.
Grimaldo Ansaldo, 151; Taddeo, 168.
Gregorio VI, 106; Gregorio IX, 235.
Gregorio (S.) chiesa dei Genovesi
in Bologna, 140; in Imola, 56.
Guarini Filippo, S. C, XI.
Guasconi Alberto, 137.
Guastavillani Francesco, 6.
Guastuzzi Gabriello Maria, 61, 62.
Guatteri Gius., 58.
Gubbio (da) France.sco, 233; v. Ta-
vole eugubine.
Guerrini Olindo, S. C, XI.
Guidetti Achille, S. C, XI.
Guilieto Raimondo, 175-176.
Guzolo (da) Pietrobono, 258, 259.
Hercolani Alfonso, S. C, XI;
Cesare, 94.
Hodgkin Tommaso, S. C, XI.
Hoffman W. I., S. C, XI.
Icuoteca imolese, 46.
mica, 1., 209.
lllione Girol., mere, genovese in
Bologna, 148.
Imiza, 105.
Imola, 3, 45-59, 78, 79; confini, 109;
vescovi, 138. V. Icnoteca.
Inforziato, codice, suo prezzo, 178-
179.
Innocenzo da Imola, 28.
Innocenzo IV, papa, 147.
Inno per S. Martino, 333.
Inquisizione, v. Sant'ufficio.
Isola del Triumvirato, 60.
Isolani Giacomo, card., 142.
Jonesco Nicola, S. C, XI.
K
Kress (barone) 14'.
La Mantia Vito, S. C, XI.
Lambertazzi, faz., 99, 118, 119-130.
INDICE ALFABETICO DEL VOLUME
353
Lamberti, vese. di Bologna, 106.
Lami Giovani, 62.
Landi Luigi, 104.
Landolfi Pasquale, eretico, 235.
Lazzari, v. Leazeri.
Leazeii Leazaro, pod. di Genova, 139.
Lega Achille, S. C, XI.
Lega lombarda, 336, 337.
Legati poiit., di Genova, in Bologna,
154, 155.
Legnani Valerio, 27.
Leone X, papa, 46.
Lercari G. B., 150.
Libri, V. Jnforsiato, presso.
Limidiccio, 1., 1 12.
Linaro, torr., 45.
Lioto (di) Paolo, 177, 178.
Lira bolognese, suo valore, 301-328.
Lodovico il Bavaro, 139.
Lombroso Giacomo, S. C, XI.
Lomellini Matteo, 143; fam. 158.
Lorenzini Ermete, 42.
Losano (da) Daniele, 237, 238.
Lotario li, imp., Ili, 111 '.
Lovatelli Ersilia, S. C, XI.
Lucca, 4.
Ludovisi Girolamo, 150; Nicolò, 108-
Lugio (da) Giovanni, di Bergamo,
242 2.
L u s e li i n ( V. ) E b e n g r e u t h S. G„
XI.
Luso, fiume, 62.
Lutero Martino, 18.
ai
Maccagnani Marsilio, IH.
Madonna del Piratello presso Imola,
45, 47, 56.
Madonna (di) V. Ugolino.
Mainetto Giacomo, 150.
Maioliche in Bologna, 23.
Malagola Carlo,M. A.;V',VI,19;
131-134, 250 2, 329-337; 338-340
Malaguzzi Valeri Francesco,
S. C., XI.
Malaguzzi Valeri Ippolito,
S. C., XI.
Malavolta Alberto, Pod. di Genova,
138-139; Giacomo, 177.
Malocello Lanfranco, Pod. di Bolo-
gna, 139-140.
Malta (Ordine), V. Gh. (S.) di Ge-
rusalemme.
Malvezzi Fabrizio, 98; N e r i o, M. A.;
V, VI, 340; Zano o Zanucchino,
84, 85.
Mamante (S.) di Medicina, 85.
Mancio Pietro, maestro di scherma,
26.
Manno Antonio, 136.
Mantova, marchese, 146.
Manzino (Rodolfo), maestro di ballo
in Bologna, 26.
Manzoni Luigi, S. C., XI.
Marabotto Simone, 142.
Marcello Andrea, S. G., XI.
Marche, 136.
Marchi Michele, 3.
Marescotti Galeazzo, 147.
Maria (S.) dei Cavalli, 105, 106;
della Salute, in Imola, 47; delle
Grazie presso Imola, 47; in Gan-
zanigo, 80; in Organo, in Verona,
120, 121; in Regola, 45.
Marini Gaetano, 77.
Marsili Marco Antonio, 18; Ugolino,
137.
Marzara, 1., 1 15.
Masi Ernesto, M. A.; VI.
Masini Cesare, 61, 62.
Mauri Achille, 43.
Mauro (S.) 1., 78, 79.
M azzati n ti Giuseppe, S.C,,XI.
Medesano 1., 101, 102, 113.
Medici imolesi, 46.
Medicina, 80-118, confini, 109; V.
Flebato.
354
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Medicina (da) Pier, 822.
Medola l.,78, 79.
Meliorali Firmano, 145.
Mendatica 1., 218-221.
Mengoni Gius., 44.
Mezzoviliani Francesco, 114,
Migli Andrea da Firenze, eretico,
283.
Milani Luigi A d r., S. C, XI.
Minino Card., 47.
Mina di Marco, 233.
Minori (frati) in Bologna, 237.
Mita Domenico, 60.
Miteili Agostino, 132.
Molinella, 105, 108.
Monasteri di Genova, 158.
Mondaino, 78, 79.
Moneta bolognese, V. Fiorino; Lira.
Monferrato (di) Marchese, 141.
Mongiorgio (da) Biagio eretico, 229,
232, 261, 262.
Monta di Gallisano, V. Gallisano.
Montalti Cesare, 62.
Montanari Antonio, M A.; VI;
Gius. Ignazio, 43.
Mante Annona, in Bologna, 158.
Monte Castellaccio, 57.
Montefeltro (da) Guido, 129.
Montefiore, 78, 79.
Monte li US Oscar, S. C, XII,
Montenegro Gio., 143.
Montepulciano, 1, 2.
Monte Umbrario (da) Pietro, ere-
tico, 229, 260, 261.
Montirone presso Medicina, 86, 93.
Montrone, torrente, 45.
Monumenti ravennati, 337-340.
Moratini Giac, 56.
Mordano 1 , 43.
Moi'purgo Solomo ne, S. C, XII.
Musatti Eugenio, S.C.; V; XII,
Musica in Bologna, 26.
Muzzardi Giac, dott. bolognese, 147.
N
Napoli (re), 4.
Nazaro e Celso monast. di Vero-
na, 121.
Nazioni allo Studio di Bologna, 19;
nazione tedesca, 191.
Negrotti Gio. fr. Card., 152.
Nettuno fontana in Bologna, 17.
Neudorfer Gio., 15.
Nicolò V, papa, 147.
Nicolucci Giustiniano, S. C,
XII.
Noi'imberga, 15, 333, 334.
Novara, V. Dolcino.
Novara Domenico Maria, 15.
Oddone Guido conte di Sassello,
Pod. di Bologna, 142.
Olle (Dalle) Pietro, eretico, 229.
Onesio di Forese, 3.
Opere Pie di Genova, 158.
OrdelafR Riccardino, 231; Scarpet-
ta, 1, 3.
Orioli Batt. Emilio, S. C, 1, 13,
122,236'; 332, 333; Lorenzo, 42.
Ormea, Comune, 218-221 ; Signori
(di) 165-168, 188-191.
Ormea (d') Filippino, 168-172.
Oraavasso, 64-75.
Orsi Paolo, M. A.; VII.
Orsini Antonio, S. C, XII.
Pace (della) G. F., 142.
Paci Fazio di Bologna, 208-209.
Padova (Carestia), IG.
Palcofilo C, 63.
Paleotti Rodolfo, 57.
Palladio Andrea, 17.
Palmieri Gian. Battista, S. C,
XII.
INDICE ALFABETICO DEL VOLUME
355
Panni di lana di Bologna, 157; di [
Mantova, 156.
Panvolto Francesco, 156.
Panzacchi Enrico, S. C, XII.
Parte, speziale, eretico, 278.
Partecipanza di Medicina, 83.
Pascili Giorgio, boi., Pod. di Geno-
va, 147.
Pasolini Pier Desiderio, M. A.;
VII, 340.
Pedocca Fr., Rettore dello Studio
di Bologna, 18.
Pegolotti Bombologno , Difensore
dell' Arte del Cambio in Bologna,
309.
Pellegrini Flaminio, S. C. ,
XII, 119-130.
Pepoli Barnaba, 137; Giovanni, 137,
140; Opizone, 137.
Peruzzi Baldassare, 17.
Pesaro, 78, 79.
Petronio (S.) basilica , sua cupola,
334-335.
Pianta di Bologna, 131.
Piccigotti Bart., 137.
Piccinino Francesco, 44.
Pier (S.) Crisologo, chiesa in Imola,
46, 56.
Pietrasanta, 149.
Pietro di Audalò, Pod. di Genova,
138.
Piev-e di Teco, 172-175: 188-191;
197,198.
Pio VI, papa, 46; Pio IX, 46.
Piratello, V. Madonna.
Pisa, 138, 139; 303; porto, 157.
Pistoia, 2, 3.
Plebato di Medicina, 91 ».
Podestà Bartolomeo, S. C, XII.
Podestà di Bologna genovesi, 153,
154.
Podestà di Genova bolognesi, 153.
Poggi Vittorio, S. C, Xll.
Polenta (da) Bernardino, 3.
Polo (S.) Castello, 83; 94-104.
Ponte Elio, 134.
Ponte Lungo, 132-134.
Ponte romano sul Reno presso Bo-
logna, 132-134.
Ponte romano sul Sillaro, 133.
Pornassio 1. , 135; conti 179.
Portonovo, presso Medicina, 109,
112, 112», 113», 114.
Porto Venere, Podestà, 187.
Putito (S.) luogo, 44.
Pozzi artesiani, 57; pozzi in Imola,
57.
Prato, 4.
Proposito (da) Azolino, eretico, 232,
284, 285.
Prezzo dei libri, 22-23; di un in-
forziate, 178-179.
Privilegi scolastici, 30.
Prunaro, chiesa, 117.
Pubblicazioni ricevute in dono o
in cambio dalla Deputazione di St.
Patr., 341.
Quaderna, torr., 116.
Quintano, notaio veronese, 120.
Ragusa, 312.
Ratubaldi Benvenuto, 58.
Rambertino di Guido di Boviilello
Pod. di Genova, 137, 138.
Randi Tommaso, S. C, XII.
Rapallo Gabriele, 147; Leardo, 147.
Rascia (moneta di), V. Yenesiani di
Rascia.
Rava Luigi, S. C, XII, 340.
Ravenna, confini, 109; V. Monu-
menti ravennati.
Reggio Emilia, 159.
Reggio (da) Aldobrandino, 237.
Reno, V. Ponte romano.
356
K. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA ROMAGNA
Revere, 125.
Ricchi Giacomina, 236 '^.
Ricci Corrado, M.A.; VI, 340;
Pellegrino, 45.
Ricevuto, bastaio, eretico, 276-278.
Ridolfi Maddalena, 60.
Riraini, 63, 78, 79.
Riolo, 42, 46.
Riosti Ghedino, giustiziato, 236'.
Rocchi Gino, S. C, XII.
Romagna, 136.
Romani Felice, 56.
RoncagliGiuseppe,S. C, XII.
Roncaglia Dom., 47.
Ronchi Michele, 44.
Rossi Girolamo, S. C, XII.
Rossi Luigi, S. C, XII.
Restano, medico, 178, 179.
RubbianiAlfonso,M.A.,Vl,VII,
63, 93, 340'.
Ruga Cesare, S. C, XII.
Rugarli Vittorio, XII.
Rusconi Ant. , card., 56, 59.
Russi, 42, 43.
S
Sabadini Manzo, 106.
Sabatieri Arnoldo, Vesc. di Bolo-
gna, 107.
Sabattani Gius., 56.
Sabattini Lorenzino, pitt., 131.
Sacchi Giac, 62.
Sala (da) Giovannino, not, 305.
Salini beni Zanasio, Podestà di Bo-
logna, 124.
Salvardi Natale, 56.
Salvioni G.B.,M. A.; VII. 301-328.
Sammarini Achille, S. C, XII.
Sansovino Frane, 56, 57.
Santagata Domenico, S.C.,X1II.
Santarelli Antonio, S.C, XIII.
Santerno (Dipartim.), 45; valle, 59,
Sant'Ufficio di Bologna, 225-300.
Sanvitale Stefano, S.C, XIII.
Sardegna, 138.
Sarsina, 78.
Sarti Mauro, 250».
Sassatelli Giovanni, 46; Manfredo.
45; V. Archivio Sassatelli.
Sassello, 1., 142.
Sassonia (Casa di), 15.
Sauli, fam., 158.
Saviabona, eretica, 256.
Savignano di Romagna, 60-61.
Savoia (duchi di), 135; 209-215, V.
Tommaso conte di Savoia. ;
Scali Vieri, 3.
Scaligeri Alberto, 119, 312.
Scar abelli Gommi Flamini
Giuseppe, S.C, XIII, 57, 58.
Scarabelli, conti, 179.
Schu p fer Francesco, S.C, XIII.
Scuole dello Studio bolognese, 329-
331.
Scutellari Girolamo, S. C,
XIV.
Segarella Jacopo, 227.
Selustra, torr., IH, 114.
Sentenza dell' Inquisitore, 238-251.
Sepolcri Gallici nell' Ossola, 63-75.
Sepolcro (S.) luogo, 131.
Serafini Filippo, S.C, XIII.
Serbia, 322.
Sergi Giuseppe, S.C, XIII.
Sermide, 122, 125, 127.
Serpieri Giulio, 63.
Serra Gian. Angelo, 61, 62, 63
fam., 158.
Serviti d' Imola, 47.
Sesto Imolese. 114.
Sete, commercio, 158, 159.
Setti Giovanni, S. C, XIII.
Sforza Caterina, 47; Francesco 146,
Galeazzo Maria, 17.
Siena, 4; ambasciatore, 150; peste
16.
Sillaro, V. Ponte romano.
Selva litana, 118.
INDICE ALFABETICO DEL VOLUME
357
Silveri Gentiloni Aristide,
S. C, XIII.
Silvestri Gherardo, 43.
Si moni G iuseppe, S. C. , XIII,
80-118.
Sinodo, imolese, 58.
Società di arti in Bologna, v. Sta-
tuti.
Sordi Federico, 57.
Sordomuti, 237-.
Solarolo, 43, 44.
Solerti Angelo, S. C. XIII.
Solinas Antonino, S. C. , XII.
Spinelli Alessandro, S. C,
XIII.
Spinola Giorgio, Podestà di Bologna,
144, 193, 194; 217, studenti in
Balogna, 20.
Spiolaui Marchesino, 114.
Stagni Lod., 57.
Statuti delle Società di Arti di Bo-
logna, 331,332.
Stopiti Gius., 58.
Stemma del Coni, di Fontana, 44.
Studenti in Bologna, 37-41; 149;
178, 179, V. Cress.
Studio di Bologna, 14-41, v. Scuole.
Sutfragio (opera pia) in Imola, 41.
Supplizi in Bologna, 235-238.
Suzzi Arduino, 58.
Tabarini Marco, S. G., XIII.
Tamassia Nino, S. C. , XIII.
Tamburini Gio. , 58.
Tartagni Alessandro, 47, 59.
Tasso Torquato, 23.
Tavelli Gio. , 60.
Taveruazze, 1., 44.
Tavole eugubine, 87^.
Tedeschi Gio., 58, Lelio maestro
di scherma, 26.
Tessitori genovesi in Bologna, 159.
Testa Pietro di Genova, 183.
Tettalasini Uguccione di Azzolino,
eretico, 232, 280, 281, famiglia
(genealogia), 280'.
Teza Emilio, M. A, VII.
Theiner, 327.
Tibaldo Domenico, 131.
Tomaso conte di Savoia, 161, 163,
Tomaso (S.) del Mercato, chiesa in
Bologna, 252».
Tonini Carlo, S. C, XIII.
Torelli Salinguerra, 4.
Toscana (da) Gentile, eretico, 282.
Toschi Pietro, 58, G i a m b a 1 1 i s t a
S. C, XIV; Pietro, 58.
Tossignano, 59-60.
Tozzoli Cassiano, 58.
Trattati dei genovesi con Bologna,
156-160.
Trebbia, v.Yal di Trebbia.
Trebbo dell'Asino, 110, 113.
Trecenta, 110-116.
Trecentola, 110, IH.
Treforce dell' Avellaneta, 86-93.
Trentinelli Paolo, eretico, 233, 255,
256.
Tresenta, v. Trecenta.
Treviso, 99.
Tribunale del S. Ufficio, v. San-
t' Ufficio.
Triumvii'ato, v. Isola.
Toncossi Vinc. , 43.
Trotti Luciano, 147.
Trovanelli Silvio, S. C. , XIV.
Truffi Giacomino, zecchiere in Bo-
logna, 302*305.
Ubaldini, conti, 3, 5.
Ubaldino di ZaiFone, eretico, 286.
liberti, 6.
Ufficio (Sant'), v. SanV Ufficio.
Ughelli Ferd., 58, 59.
358
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER. LA ROMAGNA
Ugolino da Bologna, giudice in Ge-
nova, 138.
Ugolino di Madonna, 138.
Uagarelli Gas pare, S. C, XIV.
Urbani De Gheltof, S. C., XIV.
Urceo Antonio, detto Codro, 21;
333.
V
Vaccolini Domenico, 59.
Valeriani Molinari, 59.
Valle d' Amone, 79.
Valle di Trebbia, 136.
Vandelli Domenico, 62.
Variguana (Da) Bartolomeo, 177.
Vatrenio Cassiano, 44.
Vedrete, 112.
Veneziani di Rascia, moneta, 311-
322.
Venturelli Gio., Vicario del Legato
di Bologna, 148.
Venturi Adolfo, S. C, XIV.
Vernarecci Augusto, S. C,
XIV.
Vernazza (da) Verdina, 137.
Verona, 119-130.
Verona (da) Bonigrino, 229.
Vescovi genovesi in Bologna, 155.
Vesi Antonio, 43, 44, 59 60.
Vespignani Clelia, 59.
Viareggio, 149.
Vicelegati genovesi in Bologna, 154^
155.
Vicenza (da) Guido, 238.
Vigna, luogo, 104.
Vignola (da), architetto, 17.
Villani Giac. , 63.
Villari Pasquale, M. A., VI.
Viozenne, 1., 135, 163-176; 188-191,
197-198, 218-224.
Visconti Gian Galeazzo, 58, 119;
fam. 112.
Visconti Matteo, 119.
Visenaria, 1., 1 12.
Vito (S) , 1., 62.
Zaccaria A. F. , 59.
Zaccaria (S.) Abazia in Trecenta,
110-116.
Zaccheroni Gius. , 59.
Zacchiroli Matteo, 59.
Zalafoni Guidobono, 1.
Zara bri ni Francesco, 59.
Zampieri Camillo, 56.
Zandonella Giuseppe, 59.
Zannoni Antonio, 42.
Zapante Bettino, 2. '
Zauli Naldi Francesco, 63.
Zecca di Bologna, 301-328.
Zen atti Albino, S. C , XIV.
Zingari, 115,
Zonghi Aurelio, S. C, XIV.
Zorli Alberto, S. C. XIV.
Zovenzoni Bettino, 305; Biancolino,
90.
INDICE
DEGLI ATTI E MEMORIE
contenuti nel voi. XIV.'' della serie III.^
Albo della Deputazione pag. v
Orioli B. E. — Documenti bolognesi sulla fazione dei
Bianchi » 1
Aldrovaxdi L. — Commentario alle lettere di uno
studente tedesco da Bologna [Cristoforo Kress,
1559-60] » 14
Bagli G. G. — Contributo agli studi di bibliografia sto-
rica romagnola {Continuasione) » 42
Castelfranco P. — I sepolcri gallici dell' Ossola . . » 64
Castellani G. — Il Duca Valentino (Due documenti inediti)» 76
SiMONi G. — Notizie storiche di taluni castelli distrutti
nelle vallate del Sillaro e dell' Idice .... » 80
Pellegrini F. — Un documento inedito delle lotte tra
Lambertazzi e Geremei nel secolo XIII. . . » 119
Accame P. — Notizie e documenti per servire alla
storia delle relazioni di Genova con Bologna » 135
Aldrovandi L. — Ada Sancii Offìcii Bononiae ab
anno 1291 usque ad annum 1309 ...» 225
Salvioni G. B. — Sul valore della lira bolognese . . » 301
Atti della Deputazione :
Sunti delle letture (C. Malagola, Segretario) ...» 131 e 329
Pei Monumenti ravennati (Ordine del giorno e Proposta) » 337
Elenco delle pubblicazioni pervenute alla Deputazione
dal 1.° gennaio al 31 dicembre 1896 ...» 341
Indice alfabetico del voi. XIV degli Atti e Memorie . » 347
0
DO Deputazione di storia patria
975 per le provino© di Romagna
R7Di^7 Atti e memorie
ser. 3
V. U
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